IL BACIAMANO: UN GESTO VERO · Crotone, un tempo città di Pitagora, og-gi terra di nessuno e...

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Periodico d’informazione e cultura della Parrocchia SS. Cosma e Damiano -Crotone- IL BACIAMANO: UN GESTO VERO la donna, riscattata dalle bassezze e dall’insulsaggine in cui si tende ad imprigionarla, si fa provocante -questo sì- e altera ispiratrice di ‘bellezza’ O gni tanto capita di assistere personalmente o attraver- so il video ad un gesto un po’ demodé: il baciamano alla signora o signorina di turno. Può apparire un gesto di sola galanteria magari un tantino pruriginoso. A ben consi- derare, però, vi si possono trovare buone ragioni, mi si passi il parolone, ‘antropologiche’. Basti pensare alla lunga tradizione poetica e artistica in genere per ritrovare, percepito ed espresso, un comune sentire circa il femminile: luogo della ‘grazia’, della genti- lezza, della accoglienza e della benevolenza. Non sono all’oscuro, dicendo questo, che esistono variazioni sul tema: si pensi alla caccia alle streghe, quella drammatica di ieri e quella un po’ ipocrita di oggi... Ma, così mi pare, si tratta di aspetti comunque laterali, che non inficiano il dato essenziale. La natura -Dio?- ha assegnato al femminile fattezze che esprimono dolcezza e suscita- no abbandono: certamente il ruolo di affida- taria e nutrice della vita che sboccia ne è il senso. Non per ridurre la donna a ruolo materno, ma per derivarne, da questa non marginale connotazione, il ‘genio’ che le è proprio, che appare come un presagio: quella ‘bellezza’ è la meta cui tutti devono pervenire. In un tempo in cui, finalmente, ci si avvia a riconoscere alla donna dignità e ruolo nella vita pubblica, sarà importante, credo, sfug- gire alla deriva dell’egualitarismo e del ri- vendicazionismo della serie: ‘tutto ciò che è maschile deve essere accessibile alla don- na’. Quando il contrario suonerebbe semplice- mente ridicolo! Marcando invece la diversità la donna potrà occupare quegli spazi e responsabilità so- ciali e pubbliche che non siano in contraddi- zione con quel suo carisma e, ivi, portarvi quella nobiltà umana di cui è singolarmente dotata. Ma, la donna, dovrà anche conseguire una più spiccata consapevolezza del proprio genio, per tutelare la sua statura da ogni strumentale celebrazione della femminilità: lo dico non certo per rappresentarla come un essere asessuato, una frigida icona ma perché la volgarità e l’ipocrisia, con cui oggi la si propone, ed a cui, anche troppo spesso si adegua, non disperda il fascino che le appartiene: patrimonio di tutti. Il Poeta, cantandone le grazie, non ci riporta ad un passato né a uno stile di scrittura, ma prevede un futuro. La donna, riscattata dalle bassezze e dalla insulsaggine in cui si tende ad imprigionarla, si fa provocante -questo sì- e altera ispira- trice di ‘bellezza’. R.A. TANTO GENTIL E TANTO ONESTA PARE LA DONNA MIA QUAND'ELLA ALTRUI SALUTA, CH'OGNE LINGUA DEVEN TREMANDO MUTA, E LI OCCHI NO L'ARDISCON DI GUARDARE. ELLA SI VA, SENTENDOSI LAUDARE, BENIGNAMENTE D'UMILTA' VESTUTA; E PAR CHE SIA UNA COSA VENUTA DA CIELO IN TERRA A MIRACOL MOSTRARE. MOSTRASI SI' PIACENTE A CHI LA MIRA, CHE DA' PER LI OCCHI UNA DOLCEZZA AL CORE, CHE 'NTENDER NON LA PUO' CHI NO LA PROVA; E PAR CHE DE LA SUA LABBIA SI MOVA UNO SPIRITO SOAVE PIEN D'AMORE, CHE VA DICENDO A L'ANIMA: SOSPIRA.

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Periodico d’informazione e cultura della Parrocchia SS. Cosma e Damiano -Crotone-

IL BACIAMANO: UN GESTO VERO la donna, riscattata dalle bassezze e dall’insulsaggine in cui si tende ad imprigionarla,

si fa provocante -questo sì- e altera ispiratrice di ‘bellezza’

O gni tanto capita di assistere personalmente o attraver-so il video ad un gesto un po’ demodé: il baciamano

alla signora o signorina di turno. Può apparire un gesto di sola galanteria magari un tantino pruriginoso. A ben consi-derare, però, vi si possono trovare buone ragioni, mi si

passi il parolone, ‘antropologiche’. Basti pensare alla lunga tradizione poetica e artistica in genere per ritrovare, percepito ed espresso, un comune sentire circa il femminile: luogo della ‘grazia’, della genti-lezza, della accoglienza e della benevolenza.

Non sono all’oscuro, dicendo questo, che esistono variazioni sul tema: si pensi alla caccia alle streghe, quella drammatica di ieri e quella un po’ ipocrita di oggi... Ma, così mi pare, si tratta di aspetti comunque laterali, che non inficiano il dato essenziale. La natura -Dio?- ha assegnato al femminile fattezze che esprimono dolcezza e suscita-no abbandono: certamente il ruolo di affida-taria e nutrice della vita che sboccia ne è il senso. Non per ridurre la donna a ruolo materno, ma per derivarne, da questa non marginale connotazione, il ‘genio’ che le è proprio, che appare come un presagio: quella ‘bellezza’ è la meta cui tutti devono pervenire. In un tempo in cui, finalmente, ci si avvia a riconoscere alla donna dignità e ruolo nella vita pubblica, sarà importante, credo, sfug-gire alla deriva dell’egualitarismo e del ri-vendicazionismo della serie: ‘tutto ciò che è maschile deve essere accessibile alla don-na’. Quando il contrario suonerebbe semplice-mente ridicolo! Marcando invece la diversità la donna potrà occupare quegli spazi e responsabilità so-ciali e pubbliche che non siano in contraddi-zione con quel suo carisma e, ivi, portarvi quella nobiltà umana di cui è singolarmente dotata. Ma, la donna, dovrà anche conseguire una più spiccata consapevolezza del proprio genio, per tutelare la sua statura da ogni strumentale celebrazione della femminilità: lo dico non certo per rappresentarla come un essere asessuato, una frigida icona ma perché la volgarità e l’ipocrisia, con cui oggi la si propone, ed a cui, anche troppo spesso si adegua, non disperda il fascino che le appartiene: patrimonio di tutti. Il Poeta, cantandone le grazie, non ci riporta ad un passato né a uno stile di scrittura, ma prevede un futuro. La donna, riscattata dalle bassezze e dalla insulsaggine in cui si tende ad imprigionarla, si fa provocante -questo sì- e altera ispira-trice di ‘bellezza’.

R.A.

TANTO GENTIL E TANTO ONESTA PARE LA DONNA MIA QUAND'ELLA ALTRUI SALUTA, CH'OGNE LINGUA DEVEN TREMANDO MUTA,

E LI OCCHI NO L'ARDISCON DI GUARDARE.

ELLA SI VA, SENTENDOSI LAUDARE, BENIGNAMENTE D'UMILTA' VESTUTA;

E PAR CHE SIA UNA COSA VENUTA DA CIELO IN TERRA A MIRACOL MOSTRARE.

MOSTRASI SI' PIACENTE A CHI LA MIRA, CHE DA' PER LI OCCHI UNA DOLCEZZA AL CORE, CHE 'NTENDER NON LA PUO' CHI NO LA PROVA;

E PAR CHE DE LA SUA LABBIA SI MOVA UNO SPIRITO SOAVE PIEN D'AMORE,

CHE VA DICENDO A L'ANIMA: SOSPIRA.

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luoghi comuni? Anche i conventi non sa-ranno più destinati a ri-manere dei luoghi dove, suore o monaci, condu-cono una vita piuttosto

“isolata”? Ovvero “anacronistica”, per alcuni” e “fuori del tempo”, per altri? Proprio così. Secondo la notizia pubblicata da un quotidiano, recen-temente, proveniente da Londra. Infatti, la suora Camilla Oberding,

cinque anni or sono, ha avuto il benestare del Vaticano per fare nascere una nuova comunità nell’-Essex “Our Lady of Walsigham”. Come mai, ci si domanda, non è entrata in uno dei tanti “Ordini” esi-stenti? Perché Suor Camilla ha precisato, alle Autorità Vaticane, che la sua “comunità” dovrà presentare la “povertà dei Francescani, la verità dei Domenicani e la liturgia dei Benedettini”.

e suor Camilla? Quante virtù, suor Camilla! Ma, evidentemente, i “principi” sot-toposti all’attenzione del Vaticano non sono più bastevoli per Suor Camilla, dato che ha dichiarato: “ Tradizionalmente, gli ordini religiosi sono femminili o maschili, ma quando degli uomini hanno iniziato a venirci a trovare chiedendo se potevano unirsi a noi ho pensato: perché no?”. Aggiungendo, poi: “Roma non ha avuto nulla da obiet-tare ed io penso che gli uomini portino una dimensione diversa, aggiungano qualcosa alle nostre vite”.

una richiesta... Riteniamo che il Vaticano non pos-sa aver aderito ad una richiesta così strampalata. Anche perché, alcuni mesi or sono, ha stigmatiz-

zato il fatto che, presso un Con-vento, in Italia, sia andato per un lasso di tempo un uomo per ac-compagnare le suore di una certa età in ospedale o in altri posti. Figurarsi, ora, un’autorizzazione del genere! Anche perché Suor Camilla pensa che “avere degli uomini nella comunità sarebbe la testimonianza del fatto che uomini e donne sono capaci di vivere in castità”. Naturalmente, diciamo noi, a parole. Dato che sia Suor Camilla che Suor Katie (l’altra Suora della comunità religiosa, quest’ultima una ex assistente di volo della British Airwais), essen-dosi decise di entrare in convento, alla vigilia dei 50 anni, hanno avuto dei fidanzati e sono esperte delle relazioni tra uomini e donne. Quindi, secondo noi, potrebbe es-sere plausibile soltanto il fatto che le due suore abbiano voluto procu-rarsi della pubblicità. E non sareb-be proprio accettabile che il Vatica-no potesse accettare una simile proposta.

Rodolfo Bava

Oh quanti buoni amici! E’ tempo di elezioni e vecchi politici si risvegliano dal letargo,tolgono dalla naftalina le varie promesse elettora-li,proclamate solennemente in occa-sione di precedenti consultazioni, e

tutti pimpanti, si lanciano “nell’agone”. Alla schiera dei seniores si aggrega.

Oggetto: morte di Crotone

L'onorevole Pitagora partecipa alla cittadinanza

tutta la morte, per abbandono e sfinimento, della città di Crotone. Cause della triste dipartita, la cecità, la mancanza di progettualità, senso del bene comune dei politici tutti e disamore ed indifferen-za dei "concittadini di Pitagora". L'illustre matematico promette terribile anatema a coloro che osassero acco-stare il suo riverito nome a quello di Crotone, un tempo città di Pitagora, og-gi terra di nessuno e deserto dei tartari. Quanti volessero, pietosamente, rende-re omaggio alle misere spoglie del-la"cara estinta" possono visitarle presso i vari cassonetti, sparsi per le vie cittadi-ne, che pietosamente le hanno accolte. UNA PRECE.

Giuliana Franceschini

osservatorio

Da far rizzare i capelli non c’è più religione: il convento delle suore ora

apre ai “suori”?

il comico a lavoro nella rappresentazione

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SSOMMARIOOMMARIO

OSSERVATORIO Lavoratori in crisi e mobilità 34 anni di attività e di impegno Elio Cortese Tutti a casa Liguori per… Teresa Liguori Educare alla attenzione di Dio Damiano Milone

LETTERATURA Teatro e crescita Angela Caccia Io e il principio di realtà Lucia Bellassai Poesia e Ricordi Antonio Puccio

SALUTE

Il cervello Gianfranco Paluccio Tante voci ed una passione Stefania Grassi

SCUOLA

Libro piacere di conoscerti Walter Frisina Tecnologia e competitività W. F. Musica contro la droga W. F. Premio Rotary W. F. Una partita per l’Abruzzo W. F. Alla scoperta della Romania Antonella Noviello Didona Gli amici del centro territoriale A. N. D. Un messaggio di attesa e speranza Ambrogio Ryllo Quando si lavora e bene conoscersii IV A

PARROCCHIA I ragazzi del catechismo Silvana Esposito Spaghetti cozze e ceci Tonino Laratta

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osservatorio

Per commentare qualche articolo, o per affrontare un argomento

contattateci all’indirizzo internet: [email protected]

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un rapporto importante Uomo e natura sono legati da un indissolubile rapporto di reciproca coesistenza. La natura, quindi, non può essere preda indiscriminata di sfruttamento, per soddisfare le no-stre necessità, molto spesso ma-scherate da incontenibile avidità di ricchezza e potere. Molti guasti e dissesti geologici, sono, in gran parte, da addebitare alla mancan-za di una cultura di salvaguardia del nostro habitat. L’associazione ItaliaNostra, fondata nel 1955 a Roma da Zanotti Bianco, Giorgio Bassani, Elena Croce ed altri intel-lettuali, e poi diffusa in tutto il Pae-se, consapevole dei danni provo-cati dall’incuria umana sull’ambien-te e sui beni culturali, anteponendo l’interesse generale a quello locale, s’impegna attivamente, per la tute-la e salvaguardia del patrimonio storico, artistico e naturale e del

paesaggio, rimanendo libera da ogni forma di condizionamenti e di compromesso: questa è la sua forza nel senso di autorevolezza morale e di forte spirito di servizio.

come riferisce Bassani Afferma, infatti, Giorgio Bassani: «Nessuna generazione ha mai avuto tanta responsabilità, nei con-fronti del futuro, come la nostra. Salvare i beni culturali, l’ambiente e la natura è oggi un impegno civile a cui siamo tutti chiama-ti». A Crotone, la presenza attiva d'ItaliaNostra, per opera di Teresa Liguori e di altri so-ci, risale al 1975, come refe-rente regionale di Educazione Ambientale. Nel 1979 viene costituita ufficialmente la se-zione cittadina, formata da un gruppo di cittadini, “che svol-gono volontariamente una funzione che spetterebbe allo Stato” (G. Bassani). La sua militanza appassionata e at-

tenta si articolerà per più di 34 an-ni. Nel 2002 vince il premio Pericle d’Oro, per l’impegno nella tutela del patrimonio storico, artistico e naturale della Calabria. Dal 2002 al 2006 ricopre la carica di Presiden-te del Consiglio Regionale di Italia-Nostra in Calabria, divenendo, dal 2006, Consigliere nazionale. Buo-na parte dell’intensa, proficua atti-vità di questi anni è raccolta in una splendida pubblicazione, “Primo

Crotone 15 Aprile 2009 A CROTONE CIGS IN DERO-GA E MOBILITA’ PER I LA-VORATORI DELLE AZIENDE IN CRISI. La Regione Cala-bria, di concerto con le forze Sindacali, l’Associazione Indu-striale e le Istituzioni hanno concluso l’iter per l’ottenimen-to della Mobilità e la Cassa Interazione in Deroga delle Aziende in Crisi del Crotonese Pertusola Sud, Centro Carni Crotonesi, Fosfotec, La Giara,

Tradizioni Italiana, Tradizione Calabria, Tradizioni Ita-liane, Sovreco, V&V Consulting Inductive e Catarsi Marine e Cellulosa 2000. Un lavoro durato mesi curato dall’Assessore al Lavoro della Provincia di Crotone Pino Bonessi in stretta collaborazione con i funzionari della Regione Calabria dell’Unità di Crisi Tonino Sor-rentino e dal Dirigente Mimmo Carnevale. La presenza e l’impegno del Governatore Agazio Loiero e dell’As-sessore regionale al lavoro Mario Maiolo hanno per-messo di ottenere, per la prima volta, i fondi per le crisi aziendali calabresi nei primi mesi dell’anno e erogare le spettanze della Cigs e della Mobilità ai lavoratori nel

primo semestre dell’anno e non gravare sulle economie familiari già straziate per la mancanza del lavoro. Un segno positi-vo che viene dal buon governo della Re-gione Calabria che ha avviato le procedu-re anzitempo già dalla fine del 2008. Que-sto ha permesso di concludere tutte le pratiche delle aziende in crisi in tempi re-cord e chiudere le vertenze in maniera lampo. <<Non era mai stato possibile pa-

gare in tempi record i lavoratori delle aziende in crisi prima di novembre, facendo rimanere senza soldi le famiglie e creando indebitamento non dovuto>> ha affermato Pino Bonessi <<Oggi, lavorando sodo insie-me ai sindacati, abbiamo alleviato le sofferenze di tan-te famiglie crotonesi>>. L’Unità di Crisi, ha comunicato Tonino Sorrentino, ha fatto l’impossibile per frenare l’emorragia grazie alla insistenza di Agazio Loiero che si è prodigato ad ottenere i fondi per le crisi aziendali. 11 aziende in crisi supportate dall’agenzia del Ministe-ro del Welfare Italia Lavoro e dall’esperto di politiche del lavoro della provincia di Crotone – Salvatore Barre-si che ha sviluppato, in sede di concertazione con i sindacati Cgil, Cisl e Uil provinciali, i piani di formazio-ne e le ipotesi progettuali di rilancio delle attività in cri-si. Rimane ancora aperta la vertenza dell’azienda Villa Giose in attesa della certificazione del nuovo assetto societario, che ha già sottoscritto l’accordo territoriale per la Cigs in deroga a turnazione per un gruppo di lavoratori e per il quale la Regione Calabria ha già ac-certato la crisi aziendale. Non è un vanto, né una vitto-ria quando si ottengono i benefici degli ammortizzatori sociali, ha detto Pino Bonessi, perché questo vuol dire “crisi economica”, ma dalla morte si può risorgere e Crotone deve “risorgere” a vita nuova.

Assessorato al Lavoro della Provincia di Crotone

34 anni di attività e di impegno

un dossier per illustrare anni di impegno e dedizione

osservatorio

Lavoratori in crisi e mobilità... comunicato da conoscere circa la mobilità delle

aziende che attualmente sono in crisi

un impegno per ridare umanità alle città

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osservatorio

Trofeo della Magna Grecia Umber-to Zanotti Bianco”- ItaliaNostra a Crotone e nella sua Provincia1975-2008”, edita col contributo dell’Are-a Marina Protetta di Capo Rizzato e della Provincia di Crotone.

ripercorrendo il dossier Percorrere le pagine del libro è come rivivere il pathos che ha ani-mato i rappresentanti di ItaliaNo-stra, nel sensibilizzare le coscienze dei cittadini e le Istituzioni, per pro-muovere e diffondere la cultura della conoscenza oltre che della tutela. Sono stati anni di feconda attività, non scevri da difficoltà. Il temperamento coinvolgente della Presidente Liguori ha contribuito a superare ogni impedimento, aven-do assunto, come forma mentis, il volontariato, inteso, secondo Ca-notti Bianco, primo prestigioso Pre-sidente di ItaliaNostra, come “una scelta morale di vita per un’azione libera e senza compromessi”. Tra le tante “battaglie”, sostenute dalla sezione di Crotone, indichia-mo: la mobilitazione per la salva-guardare dal degrado l’area arche-ologica di Capo Colonna, poi dive-nuta Parco Archeologico; il Castel-lo di Carlo V, in rovina prima che,

su sollecitazione di ItaliaNostra e del comitato civico, fossero iniziati i lavori di restauro; la realizzazione di tante aree verdi e giardini, poi fruibili, come Parco delle Rose, Parco Zanotti Bianco, Giardino Falcome e Borsellino e tante altre ancora.

l’impegno rilevante L’impegno di Teresa Liguori non rimane circoscritto al nostro territo-rio. Per inserire la nostra Provincia in progetti nazionali, si è adoperata con successo alla celebrazione della Giornata nazionale dei PAE-SAGGI SENSIBILI, organizzando, con la sezione di Taranto e la Lega Navale di Crotone e di Taranto, il Primo Trofeo Umberto Canotti Bianco - Regata Velica Taranto-Crotone. Con pari entusiasmo, ha contribuito ad organizzare il Con-vegno nazionale sugli Incendi Bo-schivi il 23 Maggio 2007 a Roma. Dal 2007, partecipa con entusia-smo alla Giornata nazionale delle Ferrovie Dimenticate, giunta alla seconda edizione. La passione civile, che anima i soci della sezio-ne di Crotone, anche a distanza di 34 anni, è da ricercare nella co-scienza di questi cittadini, profon-

damente radicati nel territorio, attivi e convinti nella tutela del patrimo-nio artistico, culturale e ambientale della regione, in quanto non inte-ressati a perseguire personali ri-vendicazioni o protagonismi. I nu-merosi articoli, che appaiono sulle pagine del libro, testimoniano le finalità “alte” dell’associazione, mentre l’insieme delle attività di tutti questi anni rappresenta anche un prezioso archivio, a cui possono attingere giovani studiosi e ricerca-tori.

un esempio di riciclo Il testo, inoltre, redatto su carta riciclata, vuole essere un piccolo contributo di conoscenza di 34 an-ni della vita cittadina, ed in partico-lare per gli anni ottanta e novanta. La valenza intrinseca della pubbli-cazione offre soprattutto una di-mensione educativo/formativa vali-da per tutti, ma ancora di più per i giovani, perché aiuta a conoscere un po’ meglio l’evoluzione urbani-stica del nostro territorio. Inoltre, conferma quanto sia indispensabi-le, per una migliore qualità del vi-vere, impegnarsi, come cittadini, nella difesa attiva del nostro patri-monio culturale, da consegnare alle generazioni future.

concludendo Giovanni Losavio, attuale presi-dente nazionale di ItaliaNostra, asserisce: «La tutela del principio costituzionale potrà tradursi in real-tà effettiva e prassi operosa, se sarà sostenuta dal più vasto movi-mento di cittadini, consapevoli che il diritto al paesaggio, cioè alla qua-lità dell’ambiente della nostra vita, implica necessariamente il dovere di una responsabile partecipazione di tutti».

Elio Cortese

Il compito di ItaliaNostra Italia Nostra protegge i beni culturali e

ambientali. È’ una missione che impegna Italia No-stra da oltre 50anni e i risultati non sono mancati: la legge quadro sui parchi, la tutela dei centri storici e poi le campa-

gne per salvare Venezia dall'Expo 2000 e Castel Sant'Angelo dal Giubileo, solo

per citarne alcune. Il nostro compito non si esaurisce nel salvare dall'abbandono e dal de-grado monumenti antichi, bellezze naturali o opere dell'ingegno; Italia

Nostra persegue un nuovo modello di sviluppo, fondato sulla valorizza-zione dell'inestimabile patrimonio culturale e naturale italiano, capace di

fornire risposte in termini di qualità del vivere e di occupazione.

il dossier

riqualificare il territorio

ridare città ai cittadini

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centri storici Tra i progetti integrati di riqualificazione dei centri storici della Ca-labria, finanziati recen-temente dalla Regio-

ne, c’è anche il recupero di Casa Liguori, da destinare a Biblioteca e Museo Civico, a Casabona. Con la cifra erogata saranno completati i lavori di recupero ed adeguamento dell’edificio, purtroppo fermi da al-cuni anni dopo il finanziamento del primo lotto. Davvero singolari le vicende legate a questo edificio ed ai suoi proprie-tari, una delle famiglie che “hanno segnato la storia del paese”, come si può leggere nella relazione tecni-ca dei due progettisti.

storia di una donazione Sono passati nove anni da quando gli eredi Liguori hanno sottoscritto atto di donazione al Comune di Casabona dell’immobile di loro pro-prietà, “per essere destinato a fini pubblici nel settore dei beni cultura-li, i quali saranno intitolati alla me-moria del padre della donante, Sal-vatore Liguori”. L’iter burocratico è stato lungo, passando dall’approvazione, da parte del Consiglio Comunale, della disponibilità degli eredi Liguori di donare l’immobile con le finalità di una fruizione pubblica nel settore dei beni culturali e con la richiesta di un urgente restauro conservativo della casa, ridotta ormai in condi-zioni di degrado. Il palazzo, risalente agli inizi del ’900, uno dei pochi edifici storici ancora non manomessi, una volta recuperato e destinato a Biblioteca -Museo civico, contribuirà a valoriz-zare il centro storico, soggetto nel passato ad alcuni interventi non consoni, doterà Casabona di un punto di aggregazione culturale e sociale e porterà anche nuova oc-cupazione tra i giovani. L’apertura di una Biblioteca-Museo Civico nel centro antico contribuirà a custodi-re le tradizioni e la memoria storica dell’antico borgo di Casabona, da non disperdere e da tramandare alle future generazioni.

pertanto Con l’atto di donazione della loro

casa, i di-s c e n d e n t i della famiglia Liguori, pur non vivendo più a Casa-bona, hanno voluto confer-mare il forte legame di affetto che li lega al paese di origine, dove af-fondano le radici familiari. La casa, dove hanno vissuto i loro cari, potrà ritornare a nuova vita grazie alla fruizione della Biblioteca-Museo da

parte dei cittadini. Crotone, 12 Maggio 2009

Teresa Liguori

osservatorio

Tutti a Casa Liguori per... Casabona:dopo un lungo iter, Casa

Liguori, donata al Comune, diventerà Biblioteca e Museo Civico

veduta da Casabona

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un insegnamento interessante La riflessione che riporto e riconduco, ma che serve a delineare una meditazione che inte-ressa un fatto educativo rilevante, è colta par-tendo dalla riflessione di un’autrice Simone

Weil. Lo scritto, a mo d’intervento, contenuto all’interno della raccolta con il nome “Attesa di Dio”, che mi ha veramente impressionato e che mi ha dato molti spunti di riflessione critica sulle metodologie del docente e sul modo di fare didattica è: “Riflessioni sull’utilità degli studi scolastici, al fine dell’amore di Dio”. Il titolo dello scritto preso in esame, a prima vista, potrebbe far stor-cere il naso a chi non vuole, nella sua elaborazione di contenuti pedagogici e filosofici, far rientrare per niente la fede cristiana ed il nome di Dio. Fede cristiana e nome di Dio sono ambiti che si devono solo enunciare e proclamare nelle chiese e nelle università così dette cristiane, non c’entrano con il modo di dire e di vivere comune della gente; con la vita quotidiana, le sue di-namiche e le sue attese. Eppure, questa argomenta-zione, potrebbe essere giusta e ben commisurata se si ha davanti a sé, come interlocutore, un autore cristia-no in senso forte, non parliamo se è riferito come auc-toritas dal santo di turno. Ma se si deve parlare di filo-sofia e di Simon Weil, le cose cominciano nettamente a non quadrare.

Simon Weil una vita spesa per... La sua vita, diversamente da molti filosofi, mostra una coerenza dimessa ed uno sforzo di ricerca impavido, che non rasenta mai il pietismo ed il volontarismo di certi intellettuali atei o laici, i quali quando parlano di Dio o della chiesa assomigliano, nelle loro elucubra-zioni mentali, a quelle vecchie signore che frequenta-no generalmente le sacrestie. Simon Weil, pensa, par-la, questiona, di Dio e non è cristiana nel senso orto-dosso, che il laico attende di udire. Il suo presupposto di vita, quello della scelta di stare fuori dalla chiesa, è stato preso, diversamente, per poter stare veramente vicino a tutti. Una scelta, che fa storcere il naso e fa tremare le vene ai polsi a chi crede che si possa fare del bene solo all’interno della chiesa. Eppure, come lei dice, il farsi degli abiti e delle etichette (spesso addu-cendo titoli altisonanti), denotano imprescindibilmente la distanza dall’uomo comune. Da quell’uomo che nor-

malmente lavora, ama, soffre, si dispera; in-somma vive. La Weil ha voluto vivere ai mar-gini della chiesa, non perché non credesse (molto spesso nelle lettere viene posto una grande passione ed un vivo interesse per il senso vero della chiesa e del cristianesimo), ma perché voleva stare vicino a chi non cre-desse, per poter dare non una testimonianza cristiana, ma per poter essere accanto attual-mente a chi era in difficoltà. Su questo punto,

davvero le cose non sembrano minimamente inqua-drare. Quante volte si sta vicino agli altri solo per il fatto che si è etichettati a fare ciò, quante volte ci si attende il riconoscimento dagli altri di quelle caratteri-stiche sublimi, che fa tanto bene sentirsi dire. La Weil decide di stare fuori, vicina con la sua profondità, ma lontana da tutte quelle strutture della chiesa, che fa tanto comunione, ma che si ferma inesorabilmente alla diversità che incombe. Ebbene, non ci si è accorti che la diversità invece è vicina alle porte e, bethoviana-mente, bussa ripe-tutamente. Ritor-nando al senso pedagogico che la Weil esprime nel saggio menzionato sopra, non si può rimanere colpiti dal grande senso di umana compren-sione che si leggo-no nelle sue paro-le. Lo scritto si a-pre con il tema della attenzione. L’Autrice ricalca il c omandamen t o dell’amore, nel quale il fulcro è posto dal riporre, in tutto ciò che si fa, la costante atten-zione a Dio. Parla, cioè, dell’attenzio-ne, come quel continuo sforzo a ricondurre il baricen-tro del proprio cuore o della propria interiorità in un punto istantaneo, rimembrante, che ha bisogno di un effettivo momento d’attenzione, di sintomatica attesa. L’attenzione, dice Lei, può essere costante, ma solo la parte di quell’attenzione più alta entra in contatto con Dio. L’altra, scade nella distorsione delle distrazioni, dalle passioni dell’io, dai suoi torbidi desideri, che han-no l’unica pecca, nel far distogliere il vero ed unico suono, la genuina armonia consonante. A tal pro, si guarda in maniera analitica, agli esercizi scolastici.

a cosa serve la scuola? La questione è: a cosa servono? Se, ad esempio, nel cimentarsi in loro si scade inevitabilmente nel fallimen-to, nella totale incomprensione di un testo o di una traduzione infelice. Quale è la loro intima utilità? A ri-prova di una concezione efficientistica degli studi si potrebbe obiettare, che bisogna riprovare e riprovare finché non si riesce, poiché è la riuscita, il traguardo più idoneo ad un allievo di successo. La perdita, il falli-mento, la sofferenza del non, non sono meritevoli; so-no solo da compatire, da alleviare con la speranza di una sana riuscita futura. Ma per Simon Weil, non è questo il senso degli studi. Il suo modo di intendere lo studio rasenta, quello che è oggi rappresenta la così detta qualità dell’apprendimento studentesco. Lo sco-po reale degli studi è uno, cioè “formare la facoltà dell’-attenzione”. Tutto lo studio ha un unico senso, che è quello dello stimolare e potenziare la facoltà dell’attenzio-

Educare alla attenzione di Dio possono gli studi aiutare a sviluppare il senso

della preghiera e dell’amore?

Simone Weil

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osservatorio

ne, quel dimenticare altro, per un fine, per un tendere; ed in quello è il suo più puro risultato. Quando uno studente liceale (la Weil è stata docente di filosofia, poi licenziata perché dava lo stipendio agli operai), ha a che fare con le discipline, non deve dire “mi piace la matematica” o “non mi piace la filosofia”; ma deve usare tutte le materie, an-che quelle a lui moleste, come segno e strumento per il potenziamento della propria attenzione. L’esempio che l’Autrice porta è quello della geometria. Come riferisce, poco importa che l’allievo non riesca, cimentandosi, a porre il giusto risultato. Poco importa che, riprovando ri-provando, non capisca e non riesca a districarsi tra biset-trici e lati; l’importante è lo sviluppo che tale disciplina ha apportato alla sua facoltà dell’attenzione. Si cerca (la do-cimologia in primis) il risultato nel far letteralmente risulta-re competente l’alunno, ma diversamente il frutto dell’at-tenzione non si evince dal successo di un esercizio, ma da qualcosa di più grande e più misterioso, che è la facol-tà dell’attenzione.

lo sviluppo di una facoltà Tale facoltà ha dei frutti a lungo termine, lontani dalle logi-che del consumo e della risposta certa. La facoltà dell’at-tenzione è il senso di tutta una vita, che viene spesa nel volere irriducibilmente comprendere se stessi e ciò che gli sta attorno. Colui, ovvero, quel discente che avrà speso tempo vano a risolvere ed a tradurre infelicemente versi di Ovidio, saprà un domani co-gliere direttamente ed autonoma-mente la bellezza di un verso di Rilke, ed avrò quel senso di com-penetrazione delle cose, che la vita e la logica del mondo coman-da. La logica del risolvere istanta-neamente, fa intendere che la stessa vita vada commisurata per quelli che sono i livelli di risposta che danno il successo, ed invece per la Weil è dato proprio da quel livello d’interiorizzazione che ac-cende il desiderio verso le pieghe ultime ed infinite dell’individuo. Anche quando tali sforzi sono rimasti elusi per molti anni, lo sforzo che tale esercizio imporrà all’individuo, rischiarerà le pianure del quotidiano, per aprire uno spazio di serietà e di pienezza, che prima non si avvertiva. S’in-tende per formazione dello stu-dente sempre una denotazione legata alle competenze strumen-tali o alle competenze così dette motivazionali, ma le prime e le seconde non hanno alcun senso, se non hanno un fine precipuo ed illimitato. Le competen-ze fanno sapientoni e praticoni, le motivazioni fanno ra-gazzi convinti, ma né l’uno né l’altro fanno persone, che hanno capito e compreso il senso del loro essere. Si par-la sempre dell’essere e delle sue dinamiche, ma non si insegna mai a farlo parte di sé, poiché ci si è latamente immersi, in un pant- egotismo radicale. Ebbene si, un tutto che ha a che fare con l’io di ciascuno che, a buon ragione di chi attende la parola o chi attende la funzione, non smette comunque di essere ad essere. Insegnare ad essere ed imparare ogni giorno con la formazione dell’at-tenzione ad essere.

una educazione legata all’umano Questa strada apre una formazione educativa, che strin-ge la mano ad una porzione della persona umana, che sa un po’ di magismo: lo spirito. C’è chi attende quotidiana-mente domande immediate per bloccarle sempre con risposte sufficienti e non si accorge che arriva solo alla sufficienza della risposta. L’attenzione arriva all’optimum,

alla quint’essenza dell’essere che viene toccato dall’at-tenzione alta. La formazione dello spirito è una formazio-ne che non valuta, non si arresta alle tassonomie didatti-che, che fa tanto punti della spesa, ma esplora grotte oscure della difficoltà umana per poter ricondurre costan-temente sé stessi. La Weil a questo punto non può non dire che la formazione dello spirito d’attenzione forma in maniera implicita alla “virtù dell’umiltà”. L’umiltà di cui par-la l’Autrice non è riferita a quell’atteggiamento dello stare con la faccia china dopo un sopruso subito, non è quel dire sempre sì con glaciale compiacenza; ma diversa-mente è il senso della propria mediocrità. Questo senso d’inferiorità è inesplicabilmente sano, poiché fa valutare il proprio costante sapere di non sapere, il proprio non riu-scire a comprendere un passo o una teoria. Questo eser-cizio è migliore, di quello che fa incentrare la propria vita spirituale sul peccato, poiché da quest’ultimo ne viene solo, in sottofondo, un orgoglio (questo perché fonda-mentalmente piace cadere) implicito e rischioso. Ed allora il comandamento da ricercare è fare attenzione.

con un’attenzione coscienziosa Ma facendo attenzione solamente si riesce a ciò? La Weil risponde con un diniego, non è così in verità. Quando si fanno esercizi e traduzioni od ancora si leggono passi filosofici, il problema è che si cerca troppo velocemente una risposta, troppo rapidamente uno svincolo sicuro per

potersi mettere al sicuro. C’è, insito, il valore determinante del movimento. L’io non riesce a vi-vere immobile, nella pura atten-zione verso; fa paura restare im-mobili, invece è proprio il punto d’intersezione. La coscienza si sente in rivolta nello stare in at-tenzione, vuole risolvere l’eserci-zio, poiché vuole risolvere se stessa in una sicurezza limitata si, ma sempre limitata. L’accetta-zione della paura ed il convoglia-mento spirituale verso l’attenzio-ne, attengono verso una meta sovraestatica, sovraeccezzionale: l’essere. La Weil per concludere pone una similitudine che coglie in profondità il tema da lei pre-scelto. Il padrone sta ad una fe-sta, mangia e beve e si agita; lo schiavo sta in attesa, nell’insicu-rezza della sua venuta, nella pau-ra di farsi trovare impreparato. Il padrone si diverte, affonda i denti nelle pietanze e gode il suo esser padrone, ma il servo attende la sua venuta e coglie il suo atten-

dere ed il suo esser schiavo. Il padrone va via e vede il servo. Il servo ha, con attenzione, atteso ed ha toccato il padrone che non se lo aspettava, che è in questo caso, più schiavo di lui, poiché non aveva atteso, aveva dato risposte subitanee alla propria manchevolezza. Il servo diviene, così, padrone del suo padrone, poiché ha atteso con attenzione l’arrivo. L’umiltà non contraddistingue so-lo, pertanto, una disposizione d’animo, ma un’attesa ri-flessa nell’attenzione consapevole dell’individuo. Per ter-minare questa parte non si può non citare il passo risoluti-vo della Weil, che mette in maniera sintetica l’accento della sua argomentazione: “Uno sguardo anzitutto atten-to, in cui l’anima si svuota di ogni contenuto proprio per accogliere in sé l’essere che essa vede così com’è nel suo aspetto vero. Soltanto chi è capace di attenzione è capace di questo sguardo”.

Damiano Milone

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un appuntamento 1° aprile 2009, cinema Apollo ore 20,45. E' in scena un adattamento teatrale del libro di Roberto Saviano, GOMORRA.

Decisamente insoliti gli attori: lo rappresentano alcuni alunni dell’I.I.S.S. Polo di Cutro. Che strano!... La scuola di oggi, proiettata com’è a plasmare l’alunno – attraverso pof, pon e chi più ne ha più ne metta di que-sti suoni strani ! – in ‘cittadino del mondo’, oggi non la si fa capace di tanto osare: trattare un fenomeno così turpe, la camorra, apparentata com’è con nostre radici locali. Questa scuola frenetica nell’espletamento di

programmi fiume - che devono comunque raggiungere il traguardo prefissato, pena l’incapacità conclamata dell’insegnante –, riempie l’alunno come il budello di un insaccato, e propina a raffica informazioni lampo che non consentiranno mai, al “salame in questione”, di diventare saporito (sapere, dal latino sàpere, ha, come prima accezione, non tanto l’atto del conoscere, quanto quello di avere sapore, degustare, proposito che non può prescindere da certi tempi).

che la scuola fa suo Ancor meno si farebbe capace una scuola, qual è l’I.I.S.S. Polo di Cutro, di fornire ai ragazzi le basi di un’attualità cruda, eppure così atavica qual è la camor-ra, così impegnativa nella sua trattazione da non poter prescindere da implicazioni psicologiche, storiche, so-ciologiche, umanistiche, ambiti che non appartengono, se non di striscio, ai programmi di istituti tecnici. Eppu-re, mai pregiudizio si è rivelato più infondato! Inizia lo spettacolo e, su un gioco di luci, ombre e oscurità inat-tese, di suoni fini, inquietanti bisbigli e boati improvvisi si innerva lenta una strana malia. Il tentativo – lo si intuisce subito ! – è quello di instillare nello spettatore tutta l’angoscia che il tema ha in sé. Nonostante la platea, prevalentemente adulta, riconosca la strategia,

questa si dimostra ugualmente vincente e riesce a coinvolgere stupendo, rattristando, stringendo in una morsa che ora scema ora attanaglia, ma resta sempre accesa, protesa a consentire che su di essa e intorno ad essa si intessi tutta la trama. Pensieri sciolti per lo

più, racconti disarticolati, toni dimessi o roboanti vivificano la linfa di quella suggestione. Lo scam-panellio discreto del mio cellulare mi segnala un sms - dove sei ? - Sto assistendo alla teatralizza-zione di Gomorra: un peso sul cuore.

guardando la rappresentazione Invio la risposta e, nel riportare la mia attenzione al palco, vedo le ragazze - che, fino ad allora “avevano raccontato”, recitando con voce atona, quasi a rimarcare che la gravità dell’argomento è così scontata che ogni tentativo di accentuarla risulterebbe mistificante, retorico – coprirsi il volto col lembo di un foulard: il volto, ogni volto, diventa un profilo uguale e anonimo, come uguale e ano-nima è la paura che omologa e incentiva all’omer-

tà, paura che cristallizza e assuefa al male. E mi rim-balzano alcuni ritratti di René Magritte. Nella sua pro-duzione artistica ritorna spesso un volto di donna co-perto da un telo bianco a rievocare la tragedia che se-gnò la sua vita e implementò la sua arte: la madre, annegata in un fiume, fu ritrovata col volto coperto da un lembo del suo vestito, morta suicida. Un nesso e un percorso in me si fanno strada, mi sfiora quella catarsi che agisce e deve agire nell’intimo a svelare e a purifi-care, che solo giustifica, valorizza e finalizza – Aristo-tele docet – un’opera teatrale che sia degna di chia-marsi tale. E così ricevo un insegnamento che non mi aspettavo da una tranquilla e pianificata serata a tea-tro: tutti siamo chiamati a consapevolizzare il fenome-no della camorra – il male, nei sui diversi nomi per am-biti regionali - a portare ognuno quel peso sul cuore, perché il cuore produca la giusta indignazione e la giu-sta voce contro. Coprirsi il volto nell’anonimato della paura muta, che non vuole vedere né sapere, non è solo complicità, è suicidio!

e un messaggio rilevante Grande la scuola che, nella persona del Preside – Se-rafina Scerra - e degli insegnanti tutti, hanno osato un’impresa ardua e raggiunto la meta; magico il regi-sta, Giuseppe Cucco, dal suo cappello di prestigiatore ha tirato fuori rivoli e rivoli di emozioni, di quelle che non si regalano né ti raggiungono se, chi le porge, non si è lasciato scorticare la propria pelle; grande Giovan-na Ripolo - mia amica e nostra associata - quel peso sul cuore l’ha vessata per prima nel gravoso compito di estrapolare i testi giusti di un tutto così complesso; immensi i giovani, vero stupore di quella serata! Mi piace pensare che ognuno, come me, è tornato a ca-sa, reggendo si quel peso, ma alimentando forza da una speranza e una promessa: c’è una gioventù sana e consapevole che ha trovato modi e tempi nuovi, forti, efficaci per farsi voce, protesta e sbarramento al male di sempre.

Angela Caccia

letteratura

Teatro e crescita QUANDO IL CIELO È IN UNA FRASE

T UTTI SIAMO CHIAMATI A CONSAPEVOLIZZARE IL FENOMENO DELLA CAMORRA – IL MALE, NEI SUI DIVERSI NOMI PER AMBITI REGIONALI

il film rivelazione dell’anno approda in teatro

Saviano… un giornalista impegnato per liberare le ipocrisie della nostra società meridionale

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rieccomi… IO E IL PRINCIPIO DI REALTA’. C’è un princi-pio, il cui contrario mi affascina da tempo; og-

gi so che si chiama “principio di realtà”; il contrario non ha nome scientifico; quando ero ragazzina era una cosa che mi inquietava: senza nome ma c’era. Lo sentivo. Cosa è? Provate a giocare con un bambino in un momento in cui sono presenti altri adulti, in un contesto serioso. Accendete con lui una scintilla di complicità, entrate nel suo mondo o fate in modo che questi possa entrare nel Vostro. Vi dovete la-sciare ad un certo momento, per-ché il tempo è finito e il contesto serioso si scioglie. Tutti gli adulti che erano presenti probabilmente non si saranno nemmeno accorti di quanto è avvenuto, della scintilla di complicità. Passano mesi e Voi, dimentichi ormai di cosa avete detto o del gioco imbastito con quel bimbo, Ve lo ritrovate improvvisamente da-vanti. Non da solo ma con altre persone. Adulte anch’esse. E, ma-gari, anche con altri bambini. Il bambino in questione riprenderà il contatto con Voi esattamente da dove era stato ultimato: si riaccen-de la complicità, e il piccolo tirerà fuori dai suoi ricordi, come giocat-toli, gli argomenti che Voi avevate usato con lui in quel momento ini-ziale della relazione. Il piccolo si pone fuori dal principio di realtà, incurante di quanto lo circonda e del tempo passato. Al piccolo non importerà nulla che il suo agire sia consono alla realtà corrente, sia declinato secondo le esigenze che il contesto attuale richiederebbe. Lascia che emerga un altro livello di relazione. Lascia che emerga un’altra realtà, più im-periosa di qualunque altra che chiede che le porte del cuore, e non quelle della ragione, vengano spalancate. Questo atteggiamento ci porta a moti di simpatia verso i piccoli ma lo stesso atteggiamento, parrebbe, secondo gli studiosi, nel caso in cui riguardi chi non è più bambino, patologico. Ebbene, io ho una particolare sim-patia per chi soffre di tale sindro-me. In piccole dosi, la sofferenza deve essere in piccole dosi ma ci deve essere, perché il mio interlo-

cutore possa essere a me gradito: mi dà margi-ni di maggiore affidabilità rispetto a chi ha un ele-vato controllo della realtà fino a diventare un e-sperto camaleonte. Questo non vuol dire che non riesco a distin-guere le situazioni, che pacata e per niente allarmata intreccio ora una serena relazione con qualcuna che pensa di essere la Regina Eli-sabetta ora con qualcuno che cre-de di essere Napoleone redivivo ma mi rasserena sapere che il mio interlocutore non ha perso la me-moria di una situazione empatica che non teme di rivivere con spon-taneità qualsiasi nuova situazione si trovi a vivere. Il tizio risulte-rà, forse, fuori dalla realtà, niente affatto camaleonte, piuttosto zan-zara, sempre presente e zz zz an-che eloquente: avrà le sue ragioni del cuore con cui sempre riavviare

un contatto. Meglio così piuttosto che avere a che fare con tipi tanto legnosi da essere affidabili solo per una falegnameria o per una nuova edizione di Pinocchio… Bugie comprese.

Lucia Bellassai

letteratura

Io ed il principio di realtà...

un principio che affascina da tanto tempo

capire per capirsi

Il principio del piacere e il principio di realtà Il processo primario è regolato dal principio del piacere, il processo se-condario dal principio di realtà. Il PRINCIPIO DEL PIACERE è un princi-pio economico che ha per scopo quello della gratificazione immediata, ovvero, di evitare il dispiacere e di procurare piacere che, equivalgono

l'uno, all'aumento della quantità di eccitazione e, l'altro, alla sua riduzio-ne. Il PRINCIPIO DI REALTÀ è un principio regolatore, ha lo scopo di

rinviare la gratificazione in funzione delle condizioni imposte dal mondo esterno. Da un punto di vista economico corrisponde ad una trasforma-zione dell'energia libera in energia "legata". Il principio di realtà da un

punto di vista temporale compare più tardi. All'inizio della vita il bambino per soddisfare i suoi bisogni dipende completamente dagli adulti che lo circondano, egli non può sfuggire all'aumento di tensione generato dal bisogno. A tale aumento segue un tentativo di scarica motoria che si

traduce generalmente in pianto, la risposta materna al pianto e l'adegua-tezza di tale risposta stabilisce una prima connessione con la realtà e,

soprattutto, un rapporto positivo con essa. In questa fase vi è un'assolu-ta prevalenza del processo primario e del principio del piacere, il bambi-

no non ammette rinvii e se non può fare altrimenti tenta di trovare, in modo allucinatorio, una possibilità di scaricare la tensione pulsionale.

L'inadeguatezza di questa soluzione spinge in seguito il bambino a fare i conti con la realtà anche se spiacevole. Il principio di realtà, principio

regolatore del funzionamento psichico, compare secondaria-mente come modificazione del principio di piacere, che prima era l'unico sovrano. Tuttavia le modalità allucinatorie del pro-cesso primario permangono

tutta la vita, il principio del pia-cere continua a regnare in tutto un campo di attività psichiche, nei sogni, nelle fantasie, nel-l'attività artistica, nella forma-zione dei sintomi e nelle re-gressioni psicotiche, oltre ad

essere, secondo Freud la mo-dalità di funzionamento dell'Es

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OSO RIPETERE COL CARDUCCI

letteratura

Poesia e ricordi 25 Settembre 2008

A FrancescoA Francesco al nipotino predilettoal nipotino prediletto

dal nonno Eziodal nonno Ezio

È’ nato Francesco un fiorellino di bimbo spuntato alla gioia di mamma e papà per fare l’orgoglio del nonno materno

che meglio nel segno dello slancio paterno

il caso si diede nel nome di Abramo la giusta mercede

del canto a Francesco di buon augurio

del cigno morente.

… il caso di diede… Francesco’s birth give rise to change acted by mammy who, in comparison with five bro-thers, being the only daughter and sister, she bound to the centre of the attention communicating ideally to the father, ma-ternal grandfather, the fire of the paternal

instinct

Antonio Puccio noto poeta del pa-

norama calabrese è stimato

per le composizione poeti-che e letterarie; stimato

anche per le sue arringhe canore

“… fu una nota del poema eterno

quel ch’io sentiva e or un picciol canto è.”

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il cervello Brain training è il ter-mine che oggi va più di moda da quando si parla di cervello. Cioè,

definire attraverso alcuni percorsi la propria età mentale. Il cervello, come tutti gli organi, va incontro ad un naturale decadimento. Esso è la cabina di regia della nostra vita di relazione, dei nostri rapporti con gli altri, con il mondo esterno. È lui che ci fa amare, soffrire, sentire, pensare, conoscere, apprendere, ricordare… I recenti progressi delle neuroscienze ci dicono che è un organo plastico. Questo ci permet-te di superare alcuni limiti fisici, però bisogna tenerlo allenato come si fa con i muscoli ed allora quali possono essere le attività mirate a questo scopo? In pratica come possiamo prepararci alla cosiddet-ta terza età? Esistono segnali di stanchezza del cervello? Istruzioni per restare intelligenti è il libro del prof. Alberto Oliverio psicobiologo all’università di Roma “La Sapien-za”. Egli afferma che bisogna svi-luppare un atteggiamento positivo sin da quando si è giovani adulti. Che il cervello abbia un qualcosa di plasticità è accertato, perché altrimenti non esisterebbero le te-rapie neuro-riabilitative. Il trucco sta nel fatto che questa versatilità celebrale va sfruttata non solo quando bisogna recuperare una malattia in atto (ictus), ma soprat-tutto quando stiamo bene. Il cervel-lo è come una spugna che può migliorare anche nel corso degli anni, purché sia stimolato. Ci sono persone che hanno bisogno di mantenere il loro cervello in forma, perché devono studiare o lavorare.

com’è formato? Comunemente, per "cervello" si può intendere l'insieme delle parti del sistema centrale contenute nella scatola cranica, denominate più propriamente encefalo. Il cer-vello è diviso in due parti (emisferi) con una struttura centrale che fa da ponte che si chiama corpo cal-loso. La metà sinistra del nostro corpo è gestita dall’emisfero destro e, viceversa, la metà destra del nostro corpo dall’emisfero sinistro. Gran parte delle strutture che coin-volgono il linguaggio si trovano nella parte sinistra e questo spiga ad esempio come le alterazioni appunto del linguaggio hanno alla base una sofferenza proprio delle

sezioni sinistre del cervello, che sono anche più voluminose delle contro laterali proprio per la pre-senza di questi centri del lin-guaggio. Nel cervello lo sviluppo delle aree pre-frontali fa si che l’uomo si distingua dalle altre specie animali e tale sviluppo si

completa durante la seconda deca-de di vita. Nell’invecchiamento, invece, il cer-vello diminuisce il suo volume e anche lo spessore della corteccia celebrale e si ha la perdita di neu-roni. Se è vero che questi neuroni non ricrescono più, è anche vero che quelli rimanenti aumentano le loro connessioni. Il cervello dell’an-ziano tende a mantenere il suo equilibrio proprio grazie ad una maggiore attivazione delle aree pre-frontali.

differenze, maschi e femmine I cervelli sono tutti diversi fra loro, quasi che ci fosse in ognuno una sorta d’impronta digitale. Ci sono differenze tra le varie età, tra i vari individui ed anche tra maschi e femmine. Alcune peculiarità sono legate alla sessualità, ad esempio la presenza dei cicli mestruali indi-ca che esiste un meccanismo ad orologeria che comanda tali feno-meni nella donna, mentre nel ses-so maschile tale meccanismo è bloccato. La cosa interessante è che a livello fetale il cervello è di tipo femminile anche nei maschi. Poi gli ormoni sessuali maschili prodotti dai testicoli fetali blocca il meccanismo suddetto. Le donne sono più soggette degli uomini ad ammalarsi di malattie neurodege-nerative legate all’invecchiamento. Malattie che intaccano le funzioni cognitive e della memoria: una causa potrebbe essere la brusca caduta dei livelli ormonali nella menopausa. Ciò che resta, dicia-

mo, unisex sono le tecniche per mantenere in forma il cervello. Il cervello ha bisogno di essere nutri-to, riposato ed ossigenato. I grassi fanno male al cervello in quanto tendono a restringere i vasi che portano ad esso sangue e, quindi, diminuisce anche l’ossigenazione. È meglio mangiare cibi che hanno dei principi antiossidanti che non fanno miracoli, ma aiutano a tene-re in efficienza i propri neuroni. Ad esempio i cibi rossi come pomodo-ri, mirtilli, carote, arance rosse. Possiamo dire che il colore piace al cervello, senza dimenticare il pesce utile al cervello non per il fosforo quanto per gli acidi grassi omega 3.

parole crociate Senza addentrarci in discorsi diffi-cili come il training informatico pos-siamo dire che l’enigmistica ed in particolare le parole crociate eser-citate con costanza agiscono sul livello d’attenzione e concentrazio-ne. Lo stress, in particolare quello

Salute

Il Cervello cosa gli piace, come si mantiene in forma e

i cura fin da giovani…?

gli spazi della memoria

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Salute

cronico durante il quale si produce una gran quantità di un ormone chiamato cortisolo, può accelerare il processo di invecchiamento del nostro cervello ed in più lo stress può favorire l’insorgere della de-pressione che è grande nemica del nostro cervello.

autovelox per cervello Controllare l’ipertensione, il diabete ed il colesterolo può aiutare non solo a ridurre l’evenienza di un infarto, ma anche a prevenire l’in-vecchiamento celebrale patologico. Fare attenzione all’utilizzo di alcol e di sostanze stupefacenti. Un se-greto contro lo stress è di diminuire la velocità della nostra vita in base all’età. Ogni età ha i suoi tempi. Un neonato è diverso da un bambino di 7 anni che a sua volta è diverso da un adulto, in pratica stiamo di-cendo che ognuno deve accettare i propri limiti senza voler a tutti i co-sti strafare. Tema caro a molti è la memoria. Tutti ci lamentiamo per-ché dimentichiamo le cose, ma attenzione a non confondere ciò che è fisiologico, da ciò che è pato-logico. Un conto è dimenticare dove ab-biamo parcheggiato la macchina un altro è lo smarrimento temporo-spaziale. Un altro segreto per man-tenere in forma il cervello è obbli-garsi ad imparare cose nuove, na-turalmente ognuno con i suoi tem-pi, essere motivati ad avere inte-ressi per il nuovo. Un segno nega-tivo è quando la persona si adagia nella routine senza avere più il de-siderio di imparare. Uno strumento uti l izzato molto da neuro-riabilitatori è il sudoku, poiché rite-nuto un buon esercizio di ragiona-mento e di concentrazione. È chiaro che in tutti questi discorsi non si può sottovalutare la compo-nente socio culturale, ambientale e familiare in cui si vive. Bisogna volersi bene, auto motivarsi, e per dirla calcisticamente, non rasse-gnarsi a sedersi in panchina per sempre solo perché ormai si è rag-giunto una certa età.

Gianfranco Paluccio

Memoria a lungo termine che cos’è

La memoria a lungo termine è definibile come la memoria del passato psicologico (James 1890), perché si occupa dell’informazione che non è in corso d’elaborazione. Vi sono conservati ricordi ed esperienze, im-magazzinati non come copia esatta della realtà, ma come rielaborazioni e interpretazioni della stessa. La memoria a lungo termine non ha capa-cità limitate come la memoria di lavoro e può essere scomposta in più

sottocomponenti tra cui: la memoria episodica, la memoria procedurale e quella semantica (Tulving 1972). La memoria episodica permette la rievocazione consapevole di fatti personali, eventi datati nel passato e le loro relazioni. La definizione di memoria semantica, data da Tulving (1972), la descrive come “una memoria necessaria al linguaggio. La

memoria semantica può essere considerata come un lessico mentale che organizza le conoscenze che una persona possiede circa le parole e gli altri simboli verbali, i loro significati e referenti, le relazioni esistenti tra essi, le leggi, le formule e gli algoritmi relativi alla manipolazione di

questi simboli, concetti e relazioni […]. La memoria semantica non regi-stra le proprietà percettibili degli stimoli, ma piuttosto i loro referenti co-gnitivi.” (p.386). In altre parole, la memoria semantica contiene le cono-

scenze sul mondo in forma organizzata. Lo scopo principale dello studio della memoria semantica è stato com-

prendere come la conoscenza del significato di parole e concetti sia immagazzinata e successivamente utilizzata. I primi a proporre un mo-dello di memoria semantica, in cui siano rappresentate sia le relazioni d’appartenenza categoriale, sia le proprietà dei vari termini, sono Col-

lins e Quillians (1969). Il loro modello delle reti semantiche propone che: i concetti siano rappresentati come gerarchie. Ai livelli più bassi

sono rappresentati i termini più comuni e specifici, mentre ai livelli supe-riori ci sono i termini più generici; ogni concetto abbia attributi associati

al livello della gerarchia cui appartiene; alcuni nodi della gerarchia siano superordinati rispetto ad altri; i nodi subordinati ereditino gli attributi di

quelli superordinati; l’accesso alle proprietà per decidere se un elemen-to appartiene o no ad una particolare categoria avviene attraverso vari nodi. In altre parole, maggiore è la distanza fra nodi, più lungo è il tem-po di risposta. Sebbene sia molto suggestiva, sulla teoria degli attributi

definitori possono essere fatte alcune importanti osservazioni; ad esem-pio, è stato notato che molti concetti non possiedono un insieme chiaro

di caratteristiche definitorie, quest’osservazione vale particolarmente per i concetti astratti. In secondo luogo questa teoria non spiega

“l’effetto tipicità”, per cui è più facile decidere che un “pettirosso” è un uccello di quanto non lo sia con “struzzo”. Rips (1973) mantiene l’idea che esistano degli attributi definitori per i concetti, ma la amplia postu-lando che per ciascun concetto esistano anche degli attributi caratteri-stici. I primi si riferiscono agli elementi necessari a definire un concetto e sono gli attributi condivisi da tutti i membri di una classe. Gli attributi

caratteristici, invece, sono quelli che, sebbene non siano presenti in tutti gli esemplari di una categoria, si presentano frequentemente e determi-nano quanto un concetto è giudicato tipico e rappresentativo della sua classe di appartenenza. Il processo di verifica dei concetti avviene con-frontando entrambi i tipi d’attributi. La teoria dei prototipi (Rosch, 1973) è stata specificatamente proposta per affrontare i due maggiori proble-mi delle teorie delle caratteri-stiche definitorie: l’effetto tipi-cità e l’indefinitezza dei concet-ti. Un concetto sarebbe, secon-do questa prospettiva, rappre-

sentato dalle caratteristiche che sono rappresentative del

concetto stesso e non dai suoi attributi definitori. Più caratteri-

stiche rappresentative sono possedute dal concetto che si sta esaminando e più esso sa-rà prototipico della classe cui

appartiene. In quest’ottica, non esistono caratteristiche che

siano necessarie e sufficienti a determinare l’appartenenza ad

una categoria.

l’alcol debilita enormemente la memoria

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Pensate che sia finita qui… Vi sbagliate. I nostri nonni sanno anche un sacco di filastrocche ed è bellissimo osser-

varli quando con un gran sorriso si affrettano a raccontarci tutto quello che sanno, a volte dimenticano una strofa allora ricominciano

dall’inizio e la ripetono finché non l’hanno ri-cordata tutta, una strofa dietro l’altra.

ecco le loro filastrocche Jennaru siccu massaru riccu. Frevaru curtu a amaru. Marzo ‘ncugna e ne fa tramutare l’ugna.

Aprile ogni donna jetta u vandile. Maju tename ca caiu. Giugno è mietitore. Luglio è insaccatore. Agosto è un gran signore. Settembre è grappolaio. Ottobre è castagnaro. Novembre è tutto stanco. Dicembre è tutto bianco.

È luni de guardia. Marti è de piantone Mercuri è de ramazza. Juavi è d’iscrizione. Lu vennari santissimo si mancia u baccalà. Lu smaledittu sabato la marcia sa da fare. Pue la domenica e me trova a libera uscita guardu su la tabella e me trovu carceratu. Di 15 più 30 e questa è la licenza del povero soldato e vui cari compagni scriviti alla mia bella ca me truavu carceratu. Di 15 più 30 questa è la licenza del povero soldato.

altre composizioni Carnevale, carnevale che di nome è liberale per la tua malvagità piangono popoli e città. Bimbi belli dagli occhi sognanti che aspettate il più te-

nero amore chiudete finestre e balconi e intonate la lieta canzone.

Madonna Greca, stella del mare vienimi in sogno ti devo pregare, chiave d’avorio e mascature d’argento portame su sonnu ‘nzarvamento.

‘A mmenzu u mari c’è na villa nova è carricata di ferri e catine e tu rubino piate lu pane quannu senti tre corpi i cannoni poom ed è uno poom è su due poom è su tre.

Natale, la stella è sulla pieve e gli angeli scalzi Vanno per la neve Ma tu li hai tutti d’intorno In cucina tant’occhi fratelli I tuoi figli mammina. Dicembre sono dicembre Mi siedo al vostro capezzale E porto la buona novella Su bimbi presto è natale Treman sui pini I lampioncini d’oro Treman le stelle del cielo Turchino che fra pochi giorni arriverà Gesù Bambino.

Stefania Grassi

Salute: anzianità

Tante voci e una passione da Villa Ermelinda Quarta parte

Villa Ermelinda

riscoprire la gioia di un’età che è sintesi della propria vita

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Scuola

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una presentazione all’ITG Presentato, nei giorni scorsi, il lavoro svol-to da alunni e docenti dell’Istituto Tecnico per Geometri “Santoni“ dal titolo “Libro… piacere di conoscerti“. Erano presenti il Dirigente Scolastico Rosanna Barbieri, il

responsabile del progetto prof.ssa Manuela Di Lupo con gli altri docenti del gruppo di progetto prof.sse A-melia Calderazzo e Giuseppa Carvelli. Merito del prof. Carmine Gentile aver invitato, per l’occasione, lo scrit-tore Carmine Abate che è venuto appositamente dal Trentino, dove risiede da oltre dieci anni e il coordina-tore della Direzione Scolastica Provinciale Ispettore Blandino. II progetto è stato sviluppato, durante l’anno scolastico, mantenendo nelle linee generali una conti-nuità didattica dalla prima alla quinta classe. Durante l’attività, impostata organicamente intorno allo sviluppo delle capacità di ascoltare leggere, comprendere, ver-balizzare, dialogare, produrre ed elaborare testi, ha avuto l’obiettivo di motivare gli alunni al piacere della lettura, potenziandone le capacità d’analisi e di com-prensione dei contenuti. Si è dato risalto in particolare alla lettura dei libri: Il Cacciatore d’Aquiloni di “Haled Hosseini” e Gli Anni Veloci di “Carmine Abate” con traduzione e commento in lingua inglese di brevi parti dei testi sopraindicati, ritenuti particolarmente significa-tivi. I risultati, emersi dall’elaborazione dei dati di un questionario, hanno evidenziato che i ragazzi hanno interesse alla lettura, preferendo i generi avventura e fantascienza, ma trovano grosse difficoltà nella com-prensione di testi politici e scientifici.

il problema lettura Pochi leggono il quotidiano e solo la metà acquista un settimanale, ma nonostante ciò, la maggior parte dei ragazzi ritiene che la lettura sia utile: per accrescere il bagaglio lessicale, per migliorare la capacità espressi-va e per la crescita culturale dell’individuo. Il fatto, che i giovani d’oggi leggono sempre meno e hanno perso il desiderio ed il piacere di leggere, è perché i moderni mezzi di comunicazione hanno cambiato il loro modo di rapportarsi con se stessi e con il mondo esterno. I continui messaggi, che propongono modelli comporta-mentali falsi ed insignificanti, hanno portato i ragazzi a riflettere poco e in modo superficiale sui valori fonda-mentali della nostra società, ad utilizzare sempre me-no le parole fino a sostituirle con simboli e linguaggi in gergo. Il compito della scuola è quello di risvegliare nei ragazzi il piacere per la lettura, non solo per aiutarli ad acquisire una maggiore padronanza delle competenze linguistiche principali, ma soprattutto per svilupparne le capacità critiche attraverso un pensiero libero e creati-vo. L’ incontro con lo scrittore, che ha introdotto la conferenza, è stata un’occasione per gli studenti per iniziare il dibattito. Gli alunni Caterina Mazzei e Luana Bruno hanno presentato il lavoro svolto, l’Ispettore Blandino ha evidenziato la valenza culturale dell’inizia-tiva, docenti e allievi si sono susseguiti nel dibattito con l’autore.

a conclusione della giornata A conclusione della giornata, il Dirigente Scolastico ha ringraziato la prof.ssa Di Lupo per l’eccellente lavoro svolto in collaborazione con i colleghi, lasciando esibi-re gli alunni, dei veri talenti musicali, che hanno suo-nato e cantato le canzoni di Lucio Battisti e Rino Gae-tano. Vero protagonista dell’incontro è stato lo scrittore Carmine Abate con il suo ultimo romanzo “ Gli anni veloci”. In questo romanzo, pieno di passioni, l’autore compie la scelta coraggiosa di accostare ai ciottoli a-guzzi del dialetto, quelli lisci e tondi delle parole delle canzoni. Ne nasce una lingua saporita che, intreccian-do i destini dei protagonisti con quelli di due grandi cantautori italiani (Lucio Battisti e Rino Gaetano), rac-

conta una storia intensa come il sole d’estate e delica-ta come una canzone d’autore. Lo scrittore ha raccon-tato il momento ed il motivo per il quale ha deciso di dare vita ai personaggi del romanzo, nonché la volontà di distinguere l’opera dai lavori precedenti, raccontan-do della bellezza della vita e dell’innamoramento, di sentimenti universali positivi. Poi, riagganciandosi al tema dell’emigrazione, spesso affrontato in passato, l’autore ha fornito una personale interpretazione sulla questione dell’attuale intolleranza verso lo straniero, problematica che, soprattutto nell’ultimo periodo, inte-ressa particolarmente il nostro Paese. Libro piacevole, che scorre veloce come gli anni della giovinezza dei protagonisti; bella l’ambientazione e suggestiva l’atmo-sfera intrisa d’attese, speranze e progetti che, con il passare degli anni, non saranno completamente rea-lizzati. Il ritmo del racconto è scandito dalle canzoni di Battisti, ma anche dai silenzi dei protagonisti, dai se-greti inconfessabili che nel finale trovano le parole per essere espressi. Il libro affascina subito, perché de-scrive un angolo suggestivo di Calabria (Crotone fine anni 70) dove convergono personaggi d’umanità varia, ed è in questo contesto dove si sviluppa la struggente storia d’amore di Nicola e Anna, la semplicità e la de-terminazione sono il leit motiv di questo romanzo, arri-va al lettore aria di mare e di prodotti "sfiziusi" calabri da queste pagine, e... passione infinita, indi-menticabile, anche a distanza di tempo, questi cosiddetti "anni veloci" si sono confic-cati nel cuore dei pro-tagonisti ...e non si cancelleranno più. Emozionante e inten-so: gli anni veloci è uno dei pochi libri a rivelarsi capolavoro, non solo per le nume-rose vicende della vita dei protagonisti,

Libro piacere di conoscerti

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Presentato nei giorni scorsi il lavoro svol-to da alunni e docenti dell’ITG “ Santoni”

essere come libri?

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tecnologia srl? Nasce a Crotone “ Tecnologica srl”, il primo centro di ricerca in Italia per la tecnologia applicata dedicato al cavo orale. Tecnologi-ca è collocato all’interno di una cittadella suddivisa per funzioni: il Centro Studi Dentalia, il Centro Odontoiatrico, la Clinica di Chirur-gia Orale e Maxillo facciale, il Cen-tro di Produzione di Protesi Denta-rie, il Centro di Ricerche. Venerdì 17 aprile alle ore 11: 00 presso il Centro Congressi Dentalia, del gruppo Marrelli, c’è stata la pre-sentazione di Tecnologica, con

protagonisti alcuni degli attori del-l’innovazione in Italia, in un con-fronto diretto con la stampa. Mode-ratore degli interventi Emil Abira-scid, giornalista ironico e frizzante specializzato in pubblicazioni dedi-cate all’ecosistema dell’innovazio-ne. Hanno partecipato Massimo Marrelli, Direttore scientifico Tec-nologica, Pino Rossi, Dirigente settore “Ricerca” Dipartimento 11 della Regione Calabria, Antonella Stasi, Presidente di Confindustria Crotone e PST-KR, Alessandro Giari, Presidente APSTI, Associa-zione Parchi Scientifici Tecnologici Italiani, Francesco Riva, Direttore U.O.C. chirurgia odontostomatolo-gica ospedale “G. Eastman”, Anto-nino Catara, Presidente Parco Scientifico e Tecnologico Sicilia e Vice Presidente APSTI, Sergio San Giorgi, Direttore Enea Centro Ricerche – Faenza, Giovanni Cu-da, Professore di Biochimica Clini-ca e Biologia molecolare – UNICZ, Enzo Di Fabrizio, Professore di Bioingegneria e Nanotecnologie – UNICZ, Mirano Sancin, Direttore Generale e Consigliere Delegato della Kilometro Rosso Srl, Maria Bruni, Segretario Generale PST-KR. Tutti i partecipanti hanno dato il loro contributo con interventi bre-

vi e mirati a chiarire aspetti tecnici, tecnologici, medici, scientifici, eco-nomici ed organizzativi. Il core–businnes del gruppo Marrelli è Dentalia, che da oltre 30 anni svi-luppa la sua esperienza per la rea-lizzazione di soluzioni innovative, investendo il 10% del fatturato in ricerca.

e Dentalia? Dentalia è un centro d’innovazione tecnologica per la Produzione di Protesi Dentarie che ospita al suo interno le tecnologie più avanzate e d’avanguardia per la realizzazio-ne di manufatti protesici. Tecnolo-gica rappresenta pertanto uno stru-mento per la valorizzazione e il trasferimento al sistema produttivo di nuove conoscenze in campo scientifico e tecnologico, oltre che per la sperimentazione di nuovi prodotti e nuove metodiche, anche per la cura di tutte le malattie del cavo orale. In quella sede è stata illustrata una nuova metodica di implantologia (inserzione di im-pianti dentali per protesi fisse) gui-data dal computer, con protesizza-zione immediata. Il concetto è ba-sato su una visualizzazione 3D dell'anatomia del paziente che aiu-ta a misurare e localizzare le strut-

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ma anche per i messaggi e i temi che si affrontano. Carmine Abate mostra la Calabria sotto altri occhi; non è più la terra della delinquenza, ma è un luogo in cui si conservano colori, tradizioni, cultura; è un libro bellissi-mo, commovente, che ti fa tornare indietro al primo amore e ti fa battere il cuore.

Carmine Abate Carmine Abate è nato a Carfizzi una comunità arbëre-

she il 24 ottobre 1954. Ha studiato in Italia e si è laure-ato presso l’Università di Bari; poi ha vissuto in Ger-mania e, da oltre dieci anni, vive nel Trentino, dove esercita la professione d’insegnante. Il suo primo libro di poesie risale al 1977: Nel labirinto della vita, come narratore esordisce in Germania con la raccolta di rac-conti Den Koffer und weg!, lo stesso anno pubblica Die Germanesi, una ricerca empirica socio-antropologica sull'emigrazione svolta con Meike Behrmann. Dirige la collana "Biblioteca Emigrazione" per la quale ha curato un’antologia di testi letterari d’emigrati italiani e poi ha pubblicato una raccolta di racconti “muro dei muri”. Nel 1991 è uscito il suo primo romanzo “II ballo tondo”; nel 1996 pubblica un libro di poesie “Terre d’andata” e nel 1999 scrive il romanzo “La moto di Scanderbeg”. Nel 2002 con il romanzo “Tra due mari” è vincitore di nu-merosi prestigiosi premi. Nel 2004 il suo capolavoro “La festa del ritorno” vincitore del “Premio Napoli”, “Premio Selezione Campiello” e Premio “Corrado Alva-ro”e nel 2006 pubblica il romanzo “Mosaico del tempo grande”. Tutti i suoi libri, vincitori di numerosi premi, sono tradotti in Germania, Francia, Olanda, Grecia, Portogallo, Albania, Kosovo, USA e in corso di tradu-zione in arabo.

Walter Frisina

il piacere della lettura

Tecnologia e competitività tavola Rotonda su “Innovazione & Ricerca per la competitività” Protagonisti alcuni degli attori dell’innovazione in Italia, in

un confronto diretto con la stampa

la sfida della tecnologia

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ture vitali, quali il nervo mandibola-re, le cavità del seno e il pavimento nasale. Peculiarità del sistema pre-sentato è quella di poter eseguire l’intervento senza alcun lembo chi-rurgico ovvero con tecnica a cielo chiuso e quindi completamente “esangue” con enormi van-taggi nel recupero post-operatorio per assenza di postumi (gonfiore e dolore). Il Polo Scientifico diventerà punto di riferimento a livello internazionale per i laboratori e per l'attività di ricerca e inno-vazione in materiali innovativi, robotica, diagnosi per immagi-ni a supporto dell’odontoiatria, medicina rigenerativa e inge-gneria tissutale per ricostru-zioni biologiche di tessuto gengivale. Tecnologica offrirà supporto a medici, dentisti e odontotecnici nazionali e inter-nazionali, sostenendo anche le aziende che vogliano inve-stire nel settore del dentale puntando su innovazione e ricerca.

e CAD\CAM? Tra gli altri interventi è stata illu-strata l’innovativa metodica CAD/CAM, un processo che prevede un’unità SCAN che riprende la ge-ometria del modello in gesso, rile-vando le misure dei contorni in scala 1:1 che vengono trasformate

in immagini digitali; successiva-mente con un software CAD, l’o-dontotecnico progetta virtualmente i lavori sullo schermo e quando si raggiunge un risultato ottimale, il file viene trasferito ad un modulo CAM che calcola automaticamente

i dati di fresatura. Attraverso un fresatore provvisto di frese ad altissima precisione ed a bassa velocità, tali dati vengono riportati su un rocchetto di zirconio sinterizzato riproducendo quanto progettato in fase CAD. Dentalia,

insieme a Tecnologica, labora-torio di Ricerca Spin Off, ha av-viato un’articolata attività di ri-cerca e sviluppo, con la finalità di meglio sviluppare e mettere a frutto le potenzialità dell’Ossido di Zirconio. La ricerca è articola-ta secondo le seguenti macro-attività: Prove di Resistenza Meccanica ISO 6872; Prove di A d e s i o n e S u b s t r a t o -Rivestimento su barrette in Os-sido di Zirconio; Prove di Resi-stenza Meccanica su Armature in Ossido di Zirconio; Prove di Microdurezza Vickers; Prove di

Biocompatibilità; Misura della Tenacità a Frattura su provini in Ossido di Zirconio, con difetto; Misura del Modulo di Young (Modulo di Elasticità). Prove di Usura; Prove di Ageing su Pro-ve Iso 6872. Test per la misura della chiusura marginale su 3 tipologie. Grazie alle metodiche e ai materiali utilizzati per la realizzazione delle protesi in zirconio l’odontoiatra ha a di-sposizione la possibilità di far caratterizzare ogni elemento protesico per sovrapporsi e ri-produrre alla perfezione l’effetto naturale superando definitiva-mente i limiti estetici imposti dalle strutture in metallo. La translucenza sovrapponibile

a quella della dentina naturale pos-seduta dalla struttura in ossido di zirconio consente di ottenere: re-stauri estetici completamente natu-rali, aspetti cromatici del manufatto armonici e naturali, comportamen-to dinamico, ottico e luminoso indi-

stinguibile da quelli del den-te naturale.

sfide future Le sfide future per raggiunge-re competitività passano at-traverso l’innovazione, e ve-dono la ricerca orientata ver-so l’utilizzo dell’ossido di zir-conio considerato, per la sua intrinseca biocompatibilità, un biomateriale, in grado di de-terminare un perfetto adatta-mento del materiale protesico al tessuto biologico, con as-senza d’allergie, d’irritazione dei tessuti del cavo orale e d’alterazioni a carico gengi-vale. Lo zirconio ha inoltre una resistenza ottimale agli elevati carichi masticatori, elevata resistenza alla frattu-ra, superiore a quella di altri materiali in ceramica integra-

le, elevata resistenza all’usura, all’abrasione e stabilità nel lungo termine. La biocompatibilità dell’ossido di zirconio, associate alla bassa con-ducibilità termica, consentono di evitare fastidiose sensibilità agli stimoli termici. Scelta coraggiosa e impegnativa, commenta nelle con-clusioni l’arch. Stasi, la globalizza-zione impone di orientare le azien-de che producono, verso attività innovative che con il tempo porta-no ad una ricaduta economica ed occupazionale. Tecnologica oggi occupa personale altamente spe-cializzato e l’azienda ricerca per l’ampliamento degli organici inge-neri, tecnici CAD/CAM, odontoiatri e odontotecnici con esperienze maturate nel settore.

W. F.

usare l tecnologia per migliorare se stessi e le opportunità

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l’evento C'erano anche 30 alunni dell’Istituto Tecnico per Geo-metri “Santoni” di Crotone il 26 marzo a Roma al con-certo musicale organizzato dalla Polizia di Stato nel-l'ambito del progetto d’educazione alla legalità: “La sicurezza MI… FA ... RE.”. I giovani studenti crotonesi, accompagnati dal Dirigente Scolastico Rosanna Bar-bieri e dai docenti prof. ri Valente e Amodeo, sono par-titi da Crotone con i mezzi messi a disposizione dalla Questura della nostra provincia, che ha inoltre curato tutti gli aspetti organizzativi e logistici. Con gli studenti del Geometra anche il primo Dirigente della Polizia di Stato, e vice Questore dott.sa Rossella Parise, l’ispet-tore Catalano e due sottufficiali della polizia di Croto-ne. Il successo e l’entusiasmo ottenuti negli anni pas-sati con il concerto musicale “Una nota di sicurezza” hanno spinto il Dipartimento della Pubblica Sicurezza a realizzare ancora una volta l’iniziativa, che giunge nel 2009 alla sua IV edizione. La grande partecipazio-ne, il clima festoso, l’atmosfera intensa, l’assoluto va-lore della musica con il suo linguaggio universale so-no, senza dubbio, i “paspartut” privilegiati per entrare nel mondo dei giovani. Il concerto rivolto ai ragazzi delle scuole superiori di secondo grado, infatti, ha of-ferto alla Polizia di Stato la straordinaria opportunità di trasmettere agli adolescenti messaggi d’educazione alla legalità e ha permesso di creare momenti di rifles-sione, su argomenti attuali ed importanti, riguardanti il

tema della sicurezza. L’evento, che ha visto la parteci-pazione del capo della Polizia, Antonio MANGANELLI, del ministro dell’Interno Roberto MARONI, della Banda Musicale della Polizia di Stato diretta dal maestro Maurizio Billi, di personaggi dello spettacolo e della televisione e d’artisti famosi, ha coinvolto 3000 studen-ti provenienti da tutte le regioni italiane che si sono ritrovati al Gran Teatro Tor di Quinto a Roma.

il concerto Il concerto, realizzato anche grazie al contributo di Wind, Ferrero, Fondazione Ania e Lottomatica, è stata un’occasione, per sensibilizzare i ragazzi sul pericolo delle droghe e dell'abuso d’alcol. I ragazzi hanno balla-to a ritmo di musica con Paolo Belli, cantato insieme con Gianluca Grignani, Arisa, Karima, Max Pezzali, Mario Nunziante, ex alunno del geometra di Crotone e i ragazzi di “AMICI”, hanno riso con Enrico Brignano, Ficarra e Picone, Giovanni Vernia. Ad allietare la sera-ta, la presenza di Paola Saluzzi, che ha condotto in modo impeccabile questa manifestazione per la Poli-zia di Stato, fin dalla sua prima edizione. Durante la serata il contributo, fra gli altri, di: Raoul Bova, "Non smettete mai di cercare aiuto!", Karima: "Il divertimento è dentro di noi", Max Pezzali: "La legalità è un privile-gio", Paolo Belli: "Io mi sballo solo con la musica, l'uni-ca droga pulita", Luca Napolitano: "La musica entra nell'animo in modo uguale per tutti", Gianluca Grigna-ni: "Non voglio essere un esempio”, Arisa: "La cosa più importante è il rispetto per la vita", Claudio Amendola: "Di vita ne abbiamo una sola”. L'iniziativa, nelle quattro edizioni, ha coinvolto complessivamente più di 12.000 ragazzi e oltre 123 istituti scolastici di 32 province di-verse, affrontando sempre argomenti e tematiche quanto mai attuali come la sicurezza stradale, la vio-lenza nelle manifestazioni sportive, l’armonia tra le culture, il rispetto del prossimo e la protezione delle fasce più deboli. Parlare ai giovani con il linguaggio che preferiscono, quello della musica e attraverso per-sonaggi che fanno parte del loro mondo, come ha af-fermato il direttore dell'Ufficio Relazioni Esterne e Ceri-moniale del Dipartimento della Pubblica Sicurezza, Maurizio Masciopinto, è lo strumento scelto dalla Poli-zia di Stato per entrare in contatto con gli adolescenti e metterli in guardia sui pericoli dell'abuso d’alcol e l'uso di sostanze stupefacenti. Con il concerto del 26 marzo, il messaggio lanciato ai giovani, è stato quello di sballarsi di note musicali, non d’alcol e droga, in quanto la maggioranza dei decessi tra i giovani è de-terminata dall’abuso di queste sostanze ed è anche la causa di moltissimi incidenti stradali.

un bilancio drammatico Cinquecento giovani morti per droga in un anno, rad-doppio dei sequestri di cannabis, crescita, seppur di poco, di quelli di cocaina. dati sul consumo di stupefa-centi nel 2008, resi noti dal Dipartimento della pubblica sicurezza del ministero dell’Interno, confermano l’allar-me sociale che droga, alcol e sostanze d’abuso rappre-sentano per adolescenti e giovanissimi.

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Musica contro la droga

al Teatro Tor di Quinto di Roma, con il Capo della Polizia di Stato Manganelli, il

Ministro dell'Interno Maroni e personaggi dello spettacolo, per un messaggio di

prevenzione. Testimonial e musica contro la droga iniziativa della Polizia di Stato

con gli studenti. L' Istituto per Geometri “Santoni” presente alla manifestazione

con 30 studenti

al Teatro Tor di Quinto di Roma una testimonianza importante

anche Arisa partecipa alla manifestazione

foto dei partecipanti

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un premio per merito La conclusione del secondo quadri-mestre scolastico, periodo d’attese, sospiri e timori da parte degli alun-ni, coincide con la celeberrima pre-miazione “ Pucciarelli - D’Afflitto” promossa dal Rotary Club di Croto-ne, avvenuta sabato 9 maggio nell’-aula magna dell’Istituto Professio-nale “Sandro Pertini” di Crotone con la partecipazione del presiden-te del Rotary Franco Ferraro, dei past president A. Curatola e P. Scalise, del presidente della com-missione giudicatrice S. Perri, del governatore A. Amoruso e del se-gretario D. Paletta. E’ questa un’ini-ziativa, giunta alla 43^ edizione, volta a premiare gli alunni più meritevoli di ciascuna scuola della Provincia di Crotone. Av-viato nel 1967 come premio Pucciarelli, fondatore e past pre-sident, è divenuto qualche anno dopo premio Pucciarelli – D’Af-flitto, in ricordo anche di que-st’ultimo socio, fondatore e se-gretario del club. Entrambi pro-fessionisti seri e stimati teneva-no sempre presente che nella pratica degli affari e della pro-fessione, come rotariani aveva-no il dovere di agire con la più alta rettitudine. Per queste ra-gioni il Rotary ha intitolato loro un premio ai giovani particolar-mente impegnati e capaci negli studi.

cui partecipano le scuole Tutte le scuole hanno creduto in questa promozione che, a pare-re, del presidente del Rotary club, ha come obiettivo quello di “ riconoscere importanza alla cultura giovanile e valorizzare le capacità intellettive”. Un impe-gno doveroso da parte del mondo dell’educazione a cui si affianca, da anni, l’associazione del Rotary club”. Nel suo intervento il presi-dente, dopo l’elogio a tutti gli stu-denti premiati ( il migliore di ciascu-na scuola), ha documentato l’impe-gno del Rotary in favore delle fasce

deboli di questa so-cietà, carat-terizzata da nuove for-me di po-vertà. Il Ro-tary si dirige con slancio e passione, “ nella prospettiva di contribuire a creare un futuro più giusto e sereno per questi giovani che si affacciano alla vita” ; la storia della “Mission “ del Rotary ne è una testimonianza. Dopo l’introduzione di F. Ferro, sono intervenuti il Diri-gente Scolastico dell’I.T.I.S. Done-gani, Curatola, che ha parlato in particolare del ruolo fondamentale

della scuola nella formazione dei nostri giovani e del coordinatore della Direzione Scolastica Provin-ciale, A. Blandino. La cerimonia ha avuto inizio con la lettura, da parte di E. Silipo (prefetto), del giudizio di ciascun allievo, compilato con cura e professionalità dalla scuola pro-ponente, alla presenza di numerosi

familiari, Dirigenti Scolastici, do-centi e compagni di classe. A cia-scuno degli alunni è stata conse-gnata una targa ed una pergamena seguita dall’immancabile commo-zione dei familiari, dagli slanci go-liardici dei compagni di scuola e dalle foto ricordo “ per un giorno da non dimenticare”. In effetti, la serie-tà e la fama di questa premiazione la si può paragonare al giorno della laurea, giacché “ il premio Puccia-relli - D’Afflitto nell’ambito del terri-torio testimonia maggiormente la profonda ed innata valenza cultura-le”.

a conclusione Il presidente, a conclusione della manifestazione, a questi giovani ha augurato che possano procedere con aumentato impegno negli studi, così da ricoprire un domani, nella nostra società, cariche di notevole prestigio, avendo sempre presenti nella vita gli ideali rotariani, testimo-niati dai due illustri soci cui questa manifestazione va il memore pen-siero. Da questo anno scolastico, il ministero della pubblica istruzione ha inserito nel suo sito i nominativi dell’ eccellenze segnalate dalle scuole di primo e secondo grado, cosi da favorire e semplificare il loro concreto inserimento nel lavoro o nelle università. Assiduità, puntuali-tà, senso di responsabilità, costan-za nello studio, unite ad una natura-le attitudine a facilitare e promuove-re positivi rapporti umani, rappre-sentano ancora elementi di distin-zione.

W. F.

scuola - Istituto per Geometri E. Santoni

Per arginare il fenomeno, il Dipartimento ha deciso di adotta-re una strategia che prevede un mix di repressione e pre-venzione. La polizia non si limita, dunque, alla repressione (nel 2008 sono stati sequestrati complessivamente 42.196 chili di sostanze stupefacenti, il 32% in più del 2007), ma va oltre, e promuove vere e proprie campagne mediatiche e cultuali antidroga rivolte direttamente al mondo giovanile. In questa strategia di prevenzione del Dipartimento di pubblica sicurezza, rientrano le iniziative della Polizia Stradale contro le stragi del sabato sera, la prima causa per morte nella fa-scia d’età compresa fra i 18 e i 22 anni. La campagna di legalità "guidoconprudenza" prevede fuori dalle discoteche l’attività repressiva degli agenti, ma all’interno dei locali, quel-la preventiva con stuart e hostess che fanno fare ai ragazzi l’alcoltest, prima di uscire e mettersi in auto. Con i l progetto di comunicazione "Icaro", invece, il poliziotto di quartiere entra nelle scuole e parla direttamente agli studenti

dei pericoli rappresentati da abuso di droghe e alcol. Su que-sta linea di prevenzione e di promozione culturale antidroga, la polizia ha condiviso la scelta del film interpretato da Raul Bova e intitolato "Sbirri" (nei cinema in aprile). Il personaggio principale (che s'ispira al giornalista d'inchie-sta dell’Espresso Fabrizio Gatti), è un cronista che, dopo la morte del figlio per overdose, si butta a Milano in una corag-giosa e spericolata inchiesta sul mondo degli stupefacenti, entrando ben presto (e qui dalla fiction si passa alla realtà), in stretto contatto con le indagini della polizia. In conclusione la canzone di Renato Zero cantata dai ragazzi di "AMICI”, per-ché è giusto non sprecare i migliori anni della nostra vita con droga, alcol, violenza o altre forzature.

W. F.

Premio Rotary il Rotary promuove gli studenti più merite-

voli alla XLIII edizione del premio “Pucciarelli - D’Afflitto”

simbolo di Crotone

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un evento importante C’era tanta gente, lunedì 11 mag-gio, al campo di calcio del quartie-re Tufolo a Crotone, per assistere ad una partita tra una squadra dell’ Ist i tuto Tecnico Industr iale “Donegani” ed una dell’Istituto tecnico per Geometri “Santoni”: una bella giornata di sole, l’entu-siasmo giusto, molte foto, gli spalti gremiti da dirigenti, docenti, alunni, spettatori occasionali. I giocatori delle due squadre si sono cavallerescamente affrontati ed hanno giocato con passione; gli spettatori si sono divertiti, hanno applaudito, si sono anche esibiti in qualche ola.

la vittoria Alla fine una squadra ha vinto, l’al-tra ha perso, ma non era questa la cosa più importante e tutti si sono abbracciati. Al campo di Tufolo non si è giocata soltanto una partita di calcio tra due Istituti Scolastici cittadini, si è giocata invece una partita ben più importante: una partita per la vita , che ha visto unite in uno slancio generoso due scuole di Crotone.

L’idea era nata subito dopo il terremoto che ha dolorosa-mente coinvolto

i nostri fratelli Abruzzesi; nel mo-mento in cui tutti gli organismi del Paese si mobilitavano per dare una mano, il mondo della scuola non poteva tirarsi indietro.

i dirigenti I dirigenti delle due scuole, dr. ssa Anna Curatola e dr. ssa Rosanna Barbieri , coadiuvati dai docenti di Educazione Fisica, proff. Antonio Bitonti, Oscar Facente, Mariangela Valenti, Donatella Galdieri e Mim-

mo Borrelli, hanno pensato sin da subito di dover fare qualcosa ed hanno organizzato una giornata sportiva destinata alla raccolta di fondi. Tutti hanno dato la loro disponibili-tà per il successo della manifesta-zione e tutto è andato per il meglio e la somma raccolta sarà subito messa a disposizione delle popola-zioni colpite. A distanza di qualche giorno resta la sensazione di aver dato vita ad una giornata meravigliosa, piena di fascino e che dà un senso concre-to a quel sentimento della solida-rietà che alberga in tutti i noi.

W. F.

scuola - Istituto per Geometri E. Santoni

Una partita per l’Abruzzo

I.T.I.S. “G. Donegani”- I.T.G. “E. Santoni”11/05/2009

le squadre a raccolta dopo la partita della solidarietà

Una spinta verso la solidarietà Anche alcuni noti calciatori hanno espresso, consci della pro-pria notorietà televisiva soprattutto nel mondo giovanile, la pro-pria solidarietà verso le popolazioni dell’Abruzzo. Daniele De Rossi ha invitato tutti a non dimenticare, Francesco Totti (in

collegamento a Sky tg24) ha espresso il suo dolore per il dram-ma dell'Abruzzo. «Bisogna aiutare e stare vicini a queste per-sone colpite dal terribile sisma - le parole del capitano della

Roma -. In questo caso il calcio va messo da parte. In un mo-mento così difficile non è facile trovare le parole giuste, tutto il paese deve essere unito, ognuno secondo le sue possibilità deve contribuire a dare una grande mano. Sicuramente non

faremo cose avventate per mobilitarci, ma insieme cercheremo di prendere decisioni importati, poi ci uniremo a tutti gli altri.

Sappiamo che quando c'è un pallone di mezzo si possono fare felici le persone, ma ora il calcio va messo da parte e dobbia-

mo stare vicino a chi all'improvviso si è trovato senza più nulla. In questo momento pensiamo più all'esterno che al mondo del calcio, perché è molto più importante». La spinta alla collegiali-tà degli interventi di solidarietà è la posizione più rilevante da

ottenere in questo contesto... Totti

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Romania: struttura demografica La Romania è la seconda nazione più popolata dell’Europa centro-orientale, 22.800.000 abitanti, con una densità della popolazione di 96 persone per kmq, leggermente più bassa rispetto

alla Repubblica Ceca e l’Ungheria. Etnicamente la po-polazione è mista. I romeni sono l’89% della popola-zione, gli ungheresi il 7% della popolazione totale; ne-gli ultimi anni il tasso delle nascite è diminuito ed è attualmente tra i più bassi d’Europa, facendo scendere la popolazione di 400 mila unità nell'ultimo decennio. La popolazione è relativamente giovane, il 45% della popolazione ha meno di trent’anni, indice di una consi-derevole potenzialità per i prodotti orientati ai giovani. Gli standard di vita in Romania sono sensibilmente più bassi rispetto a quelli dell’Europa Occidentale. I salari medi si aggirano tra i 70 ai 200 dollari al mese, la di-soccupazione è elevata anche tra coloro che hanno un titolo universitario e il potere di acquisto ha subìto negli ultimi anni una severa contrazione. La durata di vita media è di 70 anni; il 42% della popolazione vive sotto il limite della sopravvivenza e per il 32% il reddito non è sufficiente per alcuna spesa accessoria.

livello di istruzione L’analfabetismo riguarda meno dell’1% della popola-zione in età scolare. L’istruzione è obbligatoria dai 6 ai 16 anni, i bambini sotto i 6 anni frequentano l’asilo. Una prevalenza di giovani nella fascia d’età compresa fra 19-23 anni optano per il proseguimento degli studi universitari, privilegiando le facoltà economiche e u-manistiche. Dopo tre anni consecutivi di forte recessio-ne, l’economia della Romania ha finalmente manife-stato nel 2000 i primi segnali di ripresa; i risultati positi-vi sono stati diversi ed importanti: la riduzione del defi-cit, il rilancio delle esportazioni, il puntuale rispetto del-le scadenze e degli impegni finanziari. I successi ottenuti, tuttavia, sono rimasti tuttavia fragili a causa dei mancati progressi nelle riforme strutturali e nel campo della regolamentazione finanziaria. Il setto-re agricolo, per anni motore trainante dell’economia principale fonte di manodopera del Paese, ha conti-nuato a deteriorarsi a causa della mancanza di sussidi agli agricoltori. Molti progressi sono stati comunque registrati nel sistema fiscale e doganale, nei trasporti,

nella giustizia, nell’ambiente, negli affari sociali. Sono stati adottati programmi e strategie a medio termine a conferma della consapevolezza dell’importanza delle riforme economiche. Si stanno esaminando progetti per la ricostruzione di strade, autostrade, ferrovie, reti idriche ed elettriche, porti ed aeroporti.

la situazione socio-politica In Romania, non vi è mai stata una vera opposizione al regime di Ceasescu, solo dopo gli eventi del 1989 si sono visti al potere validi leader politici in grado di ge-stire interessi contrastanti, ma un governo di ispirazione socialdemocratica, non durò a lungo di fronte al tentativo di introdurre riforme democratiche e fu costretto alle dimissioni dalle dimostrazioni delle minoranze che occuparono gli edifici presidenziali a Bucarest. Successivamente, nel 1996, le elezioni sono state vinte da un gruppo di centro-destra, con la nomi-na a presidente di Costantinescu. Nel 2000 è tornato al potere un governo di sinistra di-versa, più moderna e orintata alla democrazia; dalle elezioni presidenziali è uscito vincitore Iliescu, già ca-po di stato dal ’90 al ’96, negli anni del dopo Cease-scu, Iliescu nominò primo ministro Nastase, uomo di grandi capacità, e creò un ministero formato da politici e giovani tecnici. Attualmente il paese dispone di istitu-zioni democratiche, la cui stabilità è consolidata, ma che necessita ancora di un’applicazione più attenta della legalità. Sarebbero opportune misure più efficaci per fronteggiare il grave problema della corruzione, piuttosto diffusa nei più svariati settori; occorrebbe an-che rivedere l’assetto burocratico che talvolta ostacola per gli investitori sia per la sua tortuosità, sia per le infiltrazioni della corruzione. L’attuale miglioramento, tuttavia, lascia presagire che la Romania sarà in grado di soddisfare i criteri politici per una più solida integra-zione nell’U.E.

lo sviluppo e l’industria La Romania possiede un grande potenziale di svilup-po, orientandosi verso una politica di apertura com-merciale e sfruttando le dimensioni del mercato inter-no: la posizione strategica del paese, il vantaggio in termini di costo della manodopera e delle risorse natu-rali. Uno dei motori dello sviluppo economico romeno risiede nelle produzioni realizzate con beni di importa-zione, che hanno attirato un gran numero di investitori, favorendo la specializzazione del paese nell’importa-zione di semilavorati destinati ad una successiva tra-sformazione, riesportazione del prodotto finito. Questo tipo di produzioni è presente soprattutto nei settori del abbigliamento, calzature e mobili. L’industria ha contribuito alla crescita del PIL. Dopo il declino, subìto nel 1999, si è avuta nel 2000 una crescita per merito delle esportazioni, che hanno assorbito una

scuola - Istituto Maria Grazia Cutuli

Alla scoperta della Romania

scorci dal progetto eTwinning

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un corso importante Il Centro territoriale dell’Istituto Cu-tuli ospita corsi di alfabetizzazione per adulti e quest’anno è frequentato anche dagli immigrati del centro di Isola. Io li ho conosciuti e ho dialoga-to un po’ con loro: sono persone desiderose di contatti umani e di sorrisi, molti sono scappati dalle guerre lasciando in patria le loro fa-miglie. Ma queste sono cose risapu-te, potrebbe dire qualcuno, ma a-scoltare le testimonianze è tutta un’-altra cosa! Io li vedo disciplinati e diligenti nello svolgere i loro compitini di italiano e fa tanta tenerezza osser-vare il loro impegno per cercare di imparare la nostra lingua tanto diver-sa dalle loro. Provengono da tanti Paesi: Congo, Somalia, Afghanistan, Turchia, Pakistan ecc, fra loro c’è Denis Kapinga di Kinshasa che sa parlare molto bene della tenerezza di Dio e, pur essendo in Italia da soli sette mesi, parla e scrive bene in italiano. Denis è dolcissimo, discreto

e molto disponibile al dialogo, certo sente la mancanza della madre e dei fratelli, ma le circostanze della vita lo hanno condotto qui!

incontri che aprono mentalità E poi ho conosciuto Omar Osman che è venuto dalla Somalia compien-do un viaggio a piedi, poi in macchi-na e nave. Perché è venuto via dalla sua terra? Per il problema guerra! Che cosa spera di trovare? Molto lavoro. Con gli italiani si trova benis-simo, sta imparando la nostra lingua e qui non ha parenti o amici. Il suo sguardo è dolce e sereno, ma nel fondo dei suoi occhi si legge la tri-stezza per la moglie e il figlio lontani. Sembrano storie già lette o ascoltate al telegiornale, ma io mi sono sentita stringere il cuore mentre li intervista-vo: sono uomini come noi, con le loro gioie e i dolori nel fondo dei loro cuori.

infine Forse se li conoscessimo di più, po-tremmo cancellare quella diffidenza che scaturisce dalle immagini di altri uomini che vengono qui per traffici poco leciti. Io, probabilmente, lascio parlare troppo il cuore, agisco spinta dai sentimenti, ma credo sia giusto mettersi in gioco per aiutare gli altri: non tutti sono malvagi! Ognuno sta scrivendo la sua storia e, rispettando l’anonimato, spero di poterle pubbli-care fra breve sul nostro giornale.

A. N. D.

scuola - Istituto Maria Grazia Cutuli

buona parte della produzione. L’era comunista ha la-sciato alla Romania le industrie metallurgiche e chimi-che, con una scarsa competitività a causa del mancato rinnovo del settore, che utilizza tecnologie obsolete di almeno 15-20 anni. Per essere competitiva, la Roma-nia dovrebbe rilanciare la produzione di prodotti dure-voli e prodotti dell’industria leggera: cibi, bevande, pro-dotti tessili, pellicce, cuoio, calzature. In seguito ai pro-cessi di ristrutturazione si sta assistendo ad un sensi-bile miglioramento qualitativo della produttività e della redditività. I settori interessati alla trasformazione sono quelli della lavorazione del legno, dei computer e delle apparec-chiature per ufficio, il settore tessile, dell’abbigliamen-to, dei mobili, delle apparecchiature elettronici, delle attrezzature televisive, delle telecomunicazioni e dell’-edilizia.

il turismo e le risorse naurali La Romania possiede numerose risorse naturali da sfruttare, ma le infrastrutture e le attrezzature alber-

ghiere sono molto modeste. In questo settore è stato avviato un processo di privatizzazione delle strutture di proprietà dello Stato. La Romania possiede paesaggi molto diversi le cime dei Carpazi, la riviera del Mar Nero, i resti dell’antichità dacio-romana, i monumenti medievali e una vigorosa ed originale cultura popolare. Le risorse del sottosuolo sono determinanti per l’eco-nomia romena. Le principali produzioni sono il petrolio, il gas naturale ed il carbone. Per oltre cento anni la Romania è stata la seconda produttrice europea di greggio e una delle prime al mondo nella produzione di gas naturali. Attualmente il settore petrolchimico risente di gravi ritardi tecnologici; per ovviare a questa situazione ven-gono incentivati gli investimenti esteri. I giacimenti d’o-ro, d’argento, di rame, di sale, di carbone, le foreste, hanno facilitato lo sviluppo economico del paese prima della Seconda Guerra Mondiale; consistente è la di-sponibilità di legname, data l’elevata quantità di bo-schi, che coprono più di un quarto del territorio. La rete stradale e le infrastrutture della Romania sono inadeguate ed hanno rappresentato un freno allo svi-luppo del paese. La rete ferroviaria di 11.400 Km è la più importante via di comunicazione; solo un terzo di essa è elettrificata ed una cospicua parte delle loco-motive hanno ormai superato il limite di obsolescenza. Il trasporto su nave, lungo il Danubio, rappresenta u-n’importante via di comunicazione verso l’Europa cen-trale; è stato gravemente danneggiato in seguito alla distruzione dei ponti provocata dai bombardamenti sulla Jugoslavia durante la guerra in Kosovo. Il tra-sporto aereo, a causa delle difficoltà finanziarie, non ha avuto lo sviluppo necessario. La rete delle teleco-municazioni è piuttosto vecchia, con conseguente o-stacolato per lo sviluppo della tecnologia informatica.

Antonella Noviello Didona

Gli amici del centro territoriale

avvio di un corso di alfabetizzazione

festa popolare rumena

la scoperta dell’altro

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dopo un anno E’ giunto, dopo un anno di carteggio, il mo-mento delle congratulazioni e dei compli-menti. Attraverso il Giornale “La Vela” ab-biamo avuto modo di comunicare, di espri-merci, di esporre le nostre posizioni, anche in modo appassionato, di inquadrare i pro-blemi in modo lucido e di esserci avvicinati al mondo in cui viviamo. E’ stata una gigantesca espe-rienza, da continuare, un percorso di formazione lin-giustico-spirituale.

un percorso intenso Al di sopra della cultura, la voglia di acquisire nuove competenze, ampliare il raggio di attività che svolgiamo, di stare insieme al vostro “cantiere” che lavora intensamente, si iden-tifica con la vita e con il quotidiano, un cen-tro di informazione con una redazione in possesso di specifiche competenze e pro-fessionalità. Ogni articolo trova una giusta collocazione nel quadro d’insieme, ogni nota, evento o sfumatura è di sorprendente attualità. Il giornale, un modello aggiornato secondo i gusti di oggi. La lettura avvincente accre-sce la curiosità, trascina, è un invito a gira-re la pagina, comunica emozioni.

tramite un Giornale Abbiamo ritenuto opportuno lodarlo e giudi-carlo soddisfacente.

Salutiamo e ringraziamo la redazione e don Riccardo a nome di tutti gli studenti del Gravina. Con la presen-te, inoltre, cogliamo l’occasione per ringraziarLa nuo-vamente, per le certificazioni che ci ha fatto pervenire! Un caloroso abbraccio.

IV A Scienze della Formazione

un bisogno rilevante <Abbiamo bisogno di un nuovo Istituto e vogliamo essere ascolta-ti>. Dopo la lettera inviata al sinda-co Peppino Vallone nella quale rimarcata la necessità di costruire un nuovo edificio per l’Istituto era stata d’istruzione superiore “G. V. Gravina”, nel mese di aprile il diri-gente scolastico della scuola Al-berto D’Ettoris è ritornato sulla questione nel corso di un collega-mento realizzato in diretta televisi-va nell’ambito degli spazi di appro-

fondimento giornali-stico del Tg 1 della trasmissione Uno mattina. L’iniziativa, coordinata dalla giornalista del Tg1 Maria Barresi, si è svolta nel cortile antistante l’edificio scolastico “Nuova San Francesco” in via Giovanni Paolo II: con D’Ettoris c’e-rano il dirigente del-l’Ufficio scolastico

provinciale Antonio Blandino, la presidentessa del Consiglio d’Isti-tuto Maria Lovallo, i docenti , gli studenti con alcuni genitori (fra questi il capogruppo dell’Udeur in Consiglio comunale Salvatore Ni-coscia) ed i collaboratori scolastici del “Gravina”.

proclamato a viva voce Durante il suo intervento davanti alle telecamere – mentre gli stu-denti dell’Istituto facevano sentire la loro presenza mostrando anche

striscioni in cui con ironia eviden-ziavano la necessità di avere una nuova struttura - il dirigente scola-stico Alberto D’Ettoris ha interloqui-to con i giornalisti del programma Uno mattina Cinzia Fiorato e Bruno Mobrici, ha ringraziato i conduttori per lo spazio concesso all’iniziativa (<Spero che la forza del mezzo televisivo faccia smuovere gli am-ministratori>) ed ha insistito: <Chi governa questa città deve convin-cersi che abbiamo bisogno di un terreno ampio, di 30.000 metri qua-drati circa per costruire una struttu-ra moderna, un vero e proprio “campus” aperto agli studenti lungo tutto l’arco della giornata che sia dotato di laboratori, aula magna e spazi utili ai ragazzi per imparare>. Alle domande dallo studio di Uno mattina ha risposto anche la presi-dentessa del Consiglio d’Istituto Marisa Lovallo che ha chiesto: <Se ci sono i fondi perché non procede-re alla realizzazione di una nuova struttura?>. Ed ancora: <Vorrei fare una proposta alle istituzioni: perché non contrarre un mutuo per acquistare la nuova scuola?>. Du-rante il collegamento sono inoltre intervenute due studentesse del “Gravina” che hanno parlato a no-me dei loro coetanei ed hanno so-stenuto la necessità di arrivare presto ad una soluzione del proble-ma.

Ambrogio Ryllo

scuola - Liceo Gravina

Un messaggio di attesa e speranza una richiesta di aiuto per un istituto importante

Quando si lavora è bene conoscersi

un saluto dopo un anno di...

la classe al completo

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Vita della parrocchia

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un insegnamento <<Se vuoi insegnare la matemati-ca a Pierino, devi prima di tutto conoscere Pierino>>. La frase con-tiene un’anima di verità confermata dall’esperienza di qualsiasi educa-tore. Anche una cosa, per cosi dire <<neutra>>come la matematica, non entrerà mai nella testa (o nel cuore) di Pierino, se l’insegnante non sa creare il giusto interesse e

non riesce a motivarglie-ne l’utilità e i vantaggi. Nella catechesi questa affermazione appare ancora più vera, trattan-dosi di trasmettere valori che per giunta non con-tengono immediatamen-te evidenti vantaggi. Anzi, per molti ragazzi, l’insegna-mento religioso appare spesso come un qualcosa che o prima o poi richiederà qualche rinuncia. E non hanno tutti i torti, anche se nel complesso per un cristiano è evi-dente che il progetto cristiano con-duce alla felicità e alla piena realiz-zazione di sé. La catechesi è diretta specialmen-te ai bambini e ai ragazzi. È un periodo che gli psicologi definisco-no talvolta <<età adulta dell’infan-zia>>ed è abbastanza omogeneo, tranne nei momenti di passaggio, che possono determinare periodi di crisi. Conoscerli bene nel loro mo-mento evolutivo è una premessa indispensabile per qualunque cate-

chista. E’ su questa esigenza che si fonda i l c o s i d d e t t o <<metodo antropolo-gico>>, che premette a qualsiasi insegnamento catechi-stico la conoscenza dei ragazzi e il far capire come questo insegna-mento può coinvolgerli da vicino e integrarsi nella loro vita di ragazzi in crescita e alla ricerca della rea-lizzazione di sé. Per capire meglio i ragazzi della fascia di età che si prepara a ricevere i sacramenti dell’iniziazione cristiana, vediamo-ne dunque le caratteristiche princi-pali.

psicologi dei bambini Dai 3 ai 7 anni è l’età magica, l’età dei <<perché>>. A 4-5 anni un fan-ciullo tende a credere che il mondo giri intorno a lui. Cosi piccolo, così fragile, e tuttavia sovrano! Egli ha alternativamente la sensazione che tutto gli debba ubbidire e il sospetto che spesso il suo potere gli sia tolto dagli altri. Da qui gioie, capricci, tristezze, entusiasmi e furie. A sei o sette anni si risveglia il senso critico. I bambini immagi-nano la grandezza del mondo e si fanno un’idea dei disordini che lo tormentano, almeno di quelli che vedono alla televisione. Ciò non impedisce che restino molto più commossi per le sventure di un eroe immaginario, soprattutto se è un animale, che sulle vittime delle guerre o delle calamità naturali. Dagli 8 ai 12 anni è l’età della ra-gione. Tra gli otto e i dodici anni i ragazzi vivono un periodo di laten-za: in psicologia questa età indica il periodo durante il quale lo svilup-po della sessualità avviene in mo-do occulto. Il ragazzo sa esprimer-si, domina il linguaggio, ama discu-tere, scopre le gioie e le difficoltà della riflessione, dei sentimenti e dell’interiorità. Scopre che il mondo della fanciullezza è appassionante con i suoi giochi, i suoi amici e le sue scoperte. <<A quell’età sono come spugne- afferma un’educatri-ce.- Non hanno problemi di ego, si interessano del mondo che li cir-conda, sono curiosi di tutto. Non bisogna esitare a dar loro “da man-giare”: sono avidi di imparare!>>.

tra i 12 e 15 anni Tra i 12 e i 15 inizia l’adolescenza. È l’età della rivoluzione e della ri-bellione, la fine dello stato di grazia

parrocchia: catechesi

I ragazzi del catechismo

capire il senso di una missione

Parola al catechismo... Il catechismo, κατηχισµός dal greco katechéo "istruisco oralmen-

te" (kata, con ed echos, nell'accezione di voce), è un sommario o espo-sizione didattica di una dottrina, esteso linguisticamente a ideologia, po-litica e religione. Il termine viene utilizzato tradizionalmente nell'insegna-mento religioso cristiano a partire dal Nuovo Testamento. I catechismi sono manuali dottrinali spesso in forma di domande e risposte da man-dare a memoria, un formato anche usato in contesti non religiosi (ad

esempio il FAQ, elencazione di domande e risposte frequenti su un de-terminato argomento. La catechesi è una forma elementare di istruzione religiosa, tipicamente orale, e tradizionalmente sotto la guida di un geni-tore, pastore o prete, insegnante di religione, o altra persona che occu-pa una funzione nell'ambito della comunità cristiana (incluso il diacono, o religioso) che pone una serie di domande e guida gli studenti (o disce-poli) verso la comprensione della risposta data. La catechista è la prati-ca,o lo studio di questo tipo di istruzione. Un catechista è l'addetto a tale

istruzione religiosa. Nella storia della chiesa cristiana il termine "catechési" indica generalmente il corso di istruzione religiosa che viene impartito a coloro che intendono professare la fede cristiana, chiamati

anche catecumeni. Il Nuovo Testamento ci dà alcuni esempi di insegna-mento catechistico. All'inizio doveva essere molto sommario e veniva

impartito ai proseliti prima che ricevessero il battesimo. Vedasi quel che accade a Pentecoste (Atti 2,14-2,17), alla conversione di alcuni perso-naggi come Lidia (Atti 16,13-16,16), l'Etiope (Atti 8,26-8,40), il carceriere di Filippi (Atti 16,25-16,34). Ben presto il catecumenato, cioè seguire una catechesi, acquista una notevole importanza. Già l'apostolo Paolo designa coloro che in partiscono tale istruzione religiosa col nome di «dottori» (Efesini 4:11-12). Essi sono necessari perché gli apostoli, i

quali esercitavano un ministero itinerante, non avevano la possibi-lità di impartire un'istruzione reli-giosa a carattere permanente. La necessità del catecumenato deri-va dall'esplicito ordine di Gesù agli apostoli. Il Cristianesimo è

risposta data alla verità rivelata da Dio. È persuasione dei cristiani che tale verità debba essere co-nosciuta in modo adeguato affin-ché la fede sia salda e venga dif-fusa, mediante la testimonianza individuale dei credenti, a tutte le

genti.

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Periodico d’informazione e cultura della Parrocchia SS. Cosma e Damiano -Crotone-

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320 di spaghetti, 300 gr. di pomodorini freschi, 1-1,5 Kg. di cozze fre-sche, 150-200gr. di ceci Aglio, sale, olio di oliva, prezzemolo q. b.

In una casseruola aprite le cozze dopo averle lavate, sgusciatele e filtrate l’ac-

qua. I ceci invece li cucinate prima come al solito e cioè dopo averli ammollati dalla sera prima e la mattina con la stessa acqua li cucinate e insaporiteli (vedi “pasta e

ceci”). In una padella capiente, soffriggete uno spicchio d’aglio (precedentemente schiacciato ) fino a farlo dorare; aggiungete i pomodorini già schiacciati e, quando questi iniziano a bollire, aggiungete un poco di acqua filtrata delle cozze bollite e

sgusciate precedentemente , fate cuocere a fuoco lento per almeno 15 minuti, dopodiché, aggiungete i ceci cotti, completando l’amalgama e cottura, aggiustando eventualmente di sale. La pasta, intanto, va cotta in acqua salata (10 gr. ogni lt) abbondante ( 1 lt. ogni 80 gr. di pasta); successivamente scolatela ma non troppo e versatela nella padella facendo amalgamare abbondantemente il tutto a fuoco dolce, avendo cura di servire il piatto molto caldo aggiungendo il prezzemolo crudo tritato finemente. Se le

cozze sono piene e grasse, realizzeremo un piatto molto gustoso.

parrocchia: cucina e catechesi

Ingredienti per 4

persone

a cura di Tonino Laratta

Vini consigliati: Cirò Rosato

dell’infanzia. Alcuni si ripiegano su se stessi e si chiudono, altri esplo-dono nelle prime ribellioni. I genito-ri non riconoscono più il fanciullo di ieri, e il fanciullo di ieri non si rico-nosce nell’adolescente che sta diventando. Si ribella, drammatiz-za, si sente perduto, si entusiasma e talvolta da prova di cinismo. Si sente solo, incompreso, strano. Il gruppo diventa essenziale, sia che riesca a integrarvisi, sia che tenti invano di farsi accettare.

i ragazzi a catechismo I ragazzi a catechismo scoprono: -Un gruppo diverso da quello della scuola:a catechismo non ci sono

professori, compiti da fare, lezioni da imparare, voti, esami finale; -spesso isolati a scuola, qui si tro-vano insieme, e questo li rende fiduciosi; -adulti che non apparten-gono né all’ambito familiare, né a quello scolastico, e li accolgono e li trattano con simpatia; -adulti che lavorano per loro gratis, e questo li meraviglia. <<non sei pagato per questo?perché lo fai?>>; -ragazzi <<curiosi di Dio>> come loro. Sco-prono di essere capaci: -di rispet-tarsi, di ascoltarsi, di parlare, di ascoltare sono incoraggiati e favo-riscono l’assimilazione della parola di Dio; -di creare vincoli molto stretti. I ragazzi imparano a stare

insieme, diventano amici; a fare silenzio, meditare, pregare; -a far scoperte sulla fede e condividerle.

scoprono sopratutto Scoprono la vita di figli di Dio; -la storia dell’alleanza del Popolo do Dio; -la venuta di Gesù Cristo, due-mila anni fa, per rivelare l’amore del Padre all’umanità; -la forza del-lo Spirito Santo all’opera nel mon-do; -le testimonianze di fede dei cristiani nel corso dei secoli; -la vita in una porzione di chiesa,la vita di gruppo, con quello che com-porta di amore, difficoltà, perdono, gioie, pene; -l’apertura agli altri.

infine I ragazzi possono accorgersi che i loro desideri non sono necessaria-mente quelli di Dio, che Dio è mol-to vicino, ma è diverso, che Dio è onnipotente, ma non in modo ma-gico, che la preghiera è una do-manda, ma non un ordine. Nella Bibbia i personaggi che entrano in rapporto con Dio non sono tutti perfetti:commettono colpe gravi, tradiscono le promesse fatte. Molti racconti biblici mostrano che Dio è vicino agli uomini anche nei loro fallimenti e nei loro rifiuti. Su queste basi, il catechista può aiutare i ragazzi a servirsi di tutte le loro esperienze, buone e cattive, per avvicinarsi a Dio, da loro un senso e maturare.

Silvana Esposito

catechista: il volto di un’umanità...

pensiero culinario: ogni pasto è una rivelazione

Page 28: IL BACIAMANO: UN GESTO VERO · Crotone, un tempo città di Pitagora, og-gi terra di nessuno e deserto dei tartari. Quanti volessero, pietosamente, rende-re omaggio alle misere spoglie

Periodico d’informazione e cultura della Parrocchia SS. Cosma e Damiano -Crotone

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COMUNICAZIONICOMUNICAZIONI

Periodico d’informazione e cultura della Parroc-chia Ss. Cosma e Damiano

DIRETTORE Salvatore Barresi

COMPOSIZIONE la Parrocchia

STAMPA La Parrocchia

DISTRIBUZIONE i Referenti dei palazzi e i Giovani

EDITORE Parrocchia Ss. Cosma e Damiano

info@[email protected] http://http://

cosmadamiano.myblog.itcosmadamiano.myblog.it

CELEBRAZIONI E S. MESSE: S. Messe festive: ore 10. 00, ore 19.00 S. Messe feriali: ore 8.00; ore 19.00 preghiere della sera Adorazione Eucaristica: ogni Venerdì alle ore 19.00

Ufficio parrocchiale Lunedì, Mercoledì, Venerdì: dalle ore 18.00 alle ore 19.00

Oratorio Feriale: dalle ore 19.00 nella saletta parrocchiale. Festivo: Domenica: ore 11.00

ORARI PARROCCHIALI

Reg. presso il Tribunale di Crotone N.107/05 del 20-09-05