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Milano, 16 novembre 2011 – Prot.n.120.11 - Pag. 1 IL “DECALOGO” DELLE ASSOCIAZIONI DEL LEGNO DI FEDERLEGNOARREDO
IL “DECALOGO” DELLE ASSOCIAZIONI DEL LEGNO DI
FEDERLEGNOARREDO
PRIME PROPOSTE PER LA FILIERA FORESTA-LEGNO
(Il filo verde – Stati Generali della foresta, dell’industria, del commercio e del riciclo del legno)
Firenze, 18-19 novembre 2011
Milano, 16 novembre 2011 – Prot.n.120.11 - Pag. 2 IL “DECALOGO” DELLE ASSOCIAZIONI DEL LEGNO DI FEDERLEGNOARREDO
IL “DECALOGO DELLE ASSOCIAZIONI DEL LEGNO DI FEDERLEGNOARREDO
PRIME PROPOSTE PER LA FILIERA FORESTA-LEGNO
(Il filo verde – Stati generali della foresta, dell’industria, del commercio e del riciclo del legno)
Firenze, 18-19 novembre 2011
Obiettivi principali e condivisi da tutte le Associazioni della filiera legno aderenti a FederlegnoArredo sono:
* favorire una maggiore conoscenza della materia prima legno, della filiera e dei prodotti in legno.
* ottenere un aumento progressivo delle quantità messe a disposizione dell’industria italiana, attraverso una
gestione attiva e sostenibile delle ingenti risorse forestali presenti sul nostro territorio.
Considerato che i Presidenti delle Associazioni di FederlegnoArredo afferenti all’area legno, hanno dato la loro
adesione formale ed attiva al “Tavolo di Filiera Legno” MIPAAF ed ai relativi Gruppi di lavoro, costituiti nel
dicembre del 2010 presso la sede del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, le scriventi
organizzazioni ritengono utile presentare schematicamente, le seguenti proposte:
1) Adottare processi di formazione, e informazione, con l’obiettivo di accrescere la consapevolezza economica e sociale del ruolo della filiera
foresta-legno fin dalle più giovani generazioni. Creare figure
professionali di elevata competenza e specializzazione, sia nel settore
industriale che nel settore delle utilizzazioni forestali.
2) Sottolineare le peculiarità del legno, l’ unica materia prima rigenerabile (oltre al cuoio!) e dei prodotti da esso derivati, sia per la loro elevata
sostenibilità ambientale, dovuta alla capacità di assorbimento e
stoccaggio della CO2 (effetti carbon sink e carbon stock) , che per il
loro valore aggiunto commerciale, anche mediante opportuna
informazione e divulgazione rivolta ai consumatori e all’opinione pubblica
in genere.
3) (Ri)costruire nel nostro Paese una seria ed operativa cultura della gestione forestale e dell’arboricoltura da legno (in particolare la
pioppicoltura) e dell’utilizzo del legno locale (legno a km. zero).
4) Individuare gli interventi operativi necessari al consolidamento e /o creazione di nuovi modelli organizzativi, idonei a garantire una gestione
sostenibile, attiva e costante della proprietà forestale, per favorire uno
sviluppo competitivo dell’economia forestale e delle lavorazioni
successive ed un progressivo aumento dell’offerta di materia prima
legno, in un’ottica di pianificazione, continuità e controllo.
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5) Applicare, su scala nazionale, adeguati interventi per la filiera del legno italiana (compreso il comparto del legno energia), al fine di garantire
l’aumento dell’efficienza produttiva e dell’innovazione di processo e di
prodotto.
6) Coordinare ed ottimizzare le filiere produttive (inclusa quella
energetica) attraverso l’incentivazione e la promozione di nuove
opportunità imprenditoriali e occupazionali nel settore forestale, e
l’ottimizzazione e riqualificazione delle trasformazioni successive.
7) Sviluppare interventi normativi e finanziari, nella prossima PAC 2013-2020, per un aumento dei finanziamenti (europei e/o nazionali) a favore
della pioppicoltura tradizionale certificata e di quella a turno breve.
8) Aumentare l’attuale estensione delle aree agricole destinate a pioppeto per ottenere materia prima per il settore industriale e per produzione di
biomassa ad uso energetico; valutare anche se ridurre, da 24 a 12 mesi,
il fermo biologico attualmente previsto a livello normativo per i pioppeti.
9) Ottemperare a quanto previsto dal Regolamento del Parlamento e del Consiglio Europeo n. 995/2010 – Due Diligence, definendo quanto prima
possibile l’autorità italiana competente in materia. Riconoscimento del
Consorzio Servizi Legno-Sughero come organismo di monitoraggio della
Due Dilicence.
10) Valorizzare il legno perchè materiale rinnovabile e riciclabile a fine vita, caratterizzato da eccezionali proprietà di resistenza, flessibilità,
lavorabilità e riparabilità, ideale anche per la costruzione di imballaggi e
pallets, che rappresentano una componente ineliminabile della logistica,
del trasporto e delle esportazioni e quindi della competitività di quasi
tutte le merci sui mercati mondiali. Sottolinearne l’estrema facilità di
riciclaggio/recupero e di conseguenza l’ecosostenibilità. Diffondere
la conoscenza delle attività del Consorzio Rilegno, nato per raccogliere
e recuperare i rifiuti di imballaggi di legno.
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INQUADRAMENTO GENERALE
Facendo riferimento alla situazione della filiera foresta-legno esistente quando si tennero i primi Stati Generali del Legno, organizzati da FederlegnoArredo a Roma nell’ormai lontano 1981, in Italia sono sopravvenute rilevanti modifiche nei PRINCIPALI PARAMETRI FORESTALI E DELL’INDUSTRIA DEL LEGNO :
IL MONDO GEOGRAFICO
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IL MONDO RIDISEGNATO SECONDO LE SUPERFICI FORESTALI
• Dal 1980 ad oggi, LA SUPERFICIE FORESTALE ITALIANA è passata dai 6.305.000 ettari, agli attuali 10,5 milioni circa di ettari, con un incremento totale di 4.195.000 m3 (+ 66,5 %), a seguito di conversione di terreni agricoli e improduttivi in foresta (la più ampia forma di cambiamento di uso nella storia della Repubblica), interventi di rimboschimento, ma, soprattutto, di ricolonizzazione naturale di terreni agricoli abbandonati.
• L’INDICE DI COPERTURA FORESTALE, di conseguenza, è passato dal 22 % registrato nel 1980 all’attuale 36%, con un tasso di incremento di circa 100.000 ha/anno.
• LA PROVVIGIONE LEGNOSA è pari a circa 1 miliardo e 270 milioni di m3 (circa 145 m3/ha), di
cui 1 miliardo potenzialmente utilizzabile a fini commerciali.
• L’INCREMENTO CORRENTE DI VOLUME è del 4,1 % (circa 36 milioni di m³/anno). • IL CONSUMO DI LEGNO PRO CAPITE in Italia, pur collocandosi tra i più bassi d’Europa, è
aumentato rispetto al 1980 da meno di 0,9 m3 agli attuali 0.18 m3. Il trend appare comunque delineato e fa prevedere un’ulteriore crescita.
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L’ITALIA DELL’INDUSTRIA E DEL COMMERCIO DEL LEGNO OGGI • Segati di conifere: 1° importatore europeo, 5° mondiale • Segati di latifoglie: 1° importatore europeo, 2° mondiale • Legno di pioppo: 1° importatore europeo con circa 457.000 m3/anno (IPC, 2008); • Legna da ardere: 1° importatore mondiale • Legno lamellare: 1° importatore europeo • Pannelli a base di legno 2° importatore europeo, 5° mondiale
IL MONDO RIDISEGNATO SECONDO L’IMPORTAZIONE DI PRODOTTI
FORESTALI
IL MACRO SETTORE LEGNO-EDILIZIA ARREDO (in milioni di €)
2009 2010 var. % 10/09
Fatturato alla produzione (a) 11.924 € 12.195 € 2,3%
Esportazioni (b) 1.430 € 1.624 € 13,5%
Importazioni (c) 1.608 € 1.949 € 21,2%
Saldo (b - c) -178 € -326 € -82,7%
Consumo interno apparente 11.871 € 12.304 € 3,7%
Export/fatturato (% b/a) 12,0% 13,3% 11,0%
Addetti 169.736 167.190* -1,5%
Imprese 40.473 40.407* -0,16%
Fonte: Centro Studi COSMIT/FEDERLEGNOARREDO * stimato a dicembre 2010
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Va anche segnalato un continuo sviluppo di nuovi comparti nella filiera (uno dei più recenti è rappresentato dal
settore delle biomasse per uso energetico) e di numerosi nuovi prodotti (legno ingegnerizzato): il pannello di
fibra a media densità o MDF, il legno lamellare, i pannelli a strati incrociati per la costruzione di edifici a struttura
in legno e la nuova proposta di strutture in legno per l’edilizia, solo per citarne alcuni.
IL MONDO RIDISEGNATO SECONDO L’ESPORTAZIONE DI PRODOTTI
FORESTALI
Al momento attuale, dunque, in Italia l’anello debole della filiera foresta-legno-energia è certamente
rappresentato dal comparto forestale, ossia l’elemento fondamentale ed irrinunciabile per
l’approvvigionamento dell’intera filiera.
Come si evince dai dati sopra riportati, nonostante il costante aumento delle risorse forestali nazionali,
il mancato sviluppo dei primi anelli della filiera - lavorazioni forestali e prime lavorazioni (segherie)
– ha aumentato la nostra dipendenza dalle importazioni, mentre risulta confermata la nostra
vocazione di commercianti e trasformatori, evidenziata dal forte sviluppo di questi comparti.
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Due domande, allora, nascono spontanee:
� può una nazione che si definisce moderna (e civile) non possedere e, soprattutto, non
implementare una strategia di gestione sostenibile, da un punto di vista economico ed
ambientale, per il 36% del proprio territorio ?
� ha senso assistere passivamente al ridimensionamento o alla sparizione di alcuni comparti della
filiera, quando nelle foreste, nell’industria e nel commercio del legno in Italia vi sono grandi
opprtunità inesplorate, con un altrettanto grande riserva di potenziali posti di lavoro non
delocalizzabili, proprio grazie all’inscindibile legame di queste attività con il territorio in cui esse
sono svolte ?
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LA PROPOSTA DI FEDERLEGNOARREDO:
E’ giunto il momento di cogliere anche nei primi anelli della filiera, le opportunità che abbiamo saputo valorizzare in quelli successivi.
A nostro avviso, premesse per il corretto funzionamento del sistema sono una maggiore pianificazione, per
garantire la continuità delle operazioni e delle forniture ed una scrupolosa attività controllo.
Va confutata la convinzione che le attività forestali siano di semplice gestione, mentre al contrario, dato il
contenuto valore del materiale, per garantirne l’economicità, è richiesta una elevatissima specializzazione a
tutti i livelli coinvolti. Questo non vuol dire certamente che nel bosco non ci sia posto per tutti, ma è sempre
necessario definire correttamente le professionalità necessarie nelle varie fasi di intervento.
Grazie ad un aumento naturale e sostenibile della produttività delle foreste, ad uno sfruttamento della superficie
forestale aggiuntiva e ad un uso sostenibile delle notevoli riserve di legname (anche nei boschi privati di piccole
estensioni) è possibile, dunque, contribuire fortemente all’aumento della stabilità e della vitalità delle foreste,
garantendo un costante futuro approvvigionamento di materia prima, anche in vista dell’entrata in vigore
(obbligatoria) del Regolamento del Parlamento e del Consiglio Europeo n. 995/2010 (previsto per il marzo 2013),
che stabilisce gli obblighi degli operatori che commercializzano legno e prodotti da esso derivati sulla base di una
procedura di Due Diligence.
Obiettivo fondamentale, in aderenza agli impegni internazionali sottoscritti dal nostro Paese ed in coerenza
con le strategie nazionali di settore definite nel Programma Quadro per il Settore Forestale, è la definizione di
strategie condivise e interventi puntuali al fine di valorizzare il prodotto legno nazionale, nel medio lungo periodo,
rendendo competitive le filiere produttive ad esso collegate, con particolare attenzione agli utilizzi industriali
attuali (compresa la filiera legno energia) e alle future necessità industriali e sociali.
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ALLEGATO
APPROFONDIMENTI
Obiettivo 1
Adottare processi di formazione e divulgazione, con l’obiettivo di accrescere la consapevolezza economica e
sociale del ruolo della filiera foresta-legno fin dalle più giovani generazioni. Generare figure professionali di
elevata competenza e specializzazione sia nel settore industriale che nel settore delle utilizzazioni forestali.
Azioni
• Prevenzione della diffusione del lavoro sommerso e/o irregolare e valorizzazione della preparazione
professionale e dell’efficienza della manodopera forestale, mediante: un costante processo di formazione
tanto per gli addetti del settore, quanto per i proprietari forestali mediante:
� corsi di aggiornamento per insegnanti delle scuole superiori, master di primo e secondo livello sulle
scienze e tecnologia del legno, corsi di formazione professionalizzanti istituiti a livello regionale o
locale;
� creare scuole superiori tecniche professionali del legno e centri di formazione-informazione per
imprese di utilizzazioni boschive in relazione alla possibilità di impiego di mezzi forestali più adatti e
tecnologicamente avanzati per le differenti tipologie di impiego sul territorio, anche con la
realizzazione di sportelli informativi e di assistenza tecnica e logistica
• Prevedere una visibilità immediata per il prodotto legno nazionale, come valore riconoscibilità socio-
economica, con azioni come:
� una specifica campagna di comunicazione sui molteplici benefici derivanti dal’uso del legno (in
particolare di quello locale), attraverso materiale divulgativo, slogan, ecc;
� promuovere il ruolo positivo (dal punto di vista economico e ambientale) del legno, dei prodotti
forestali, dei boschi e loro servizi nel quadro della "green economy" anche attraverso il
riconoscimento economico delle c.d. esternalità garantite dalla gestione dei servizi ecosistemici.
� La creazione di un marchio del tipo “Legno 100% italiano".
Obiettivo 2
• Valorizzare le peculiarità del legno e dei prodotti da esso derivati dal punto di vista della loro elevata
sostenibilità ambientale (in particolare la capacità di immagazzinamento o stoccaggio della CO2), creando e
sostenendo un piano di informazione e divulgazione rivolto a tutti i consumatori ed all’opinione pubblica in
genere, per comunicare i vantaggi dell’uso del legno dal punto di vista del beneficio energetico ottenibile e
del tasso di riduzione della CO2 in atmosfera.
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Obiettivo 3
• Considerando le foreste italiane come un vero e proprio “patrimonio vivente da valorizzare attraverso una
corretta gestione sostenibile attiva” e stante la crescente domanda di materia prima legno che proviene dai
diversi settori dell’industria del legno (il solo settore degli imballaggi in Italia consuma il 40 % della
produzione pioppicola nazionale), si ritiene indispensabile (ri)costruire nel nostro Paese una seria ed
operativa “cultura della gestione forestale”, dell’arboricoltura da legno (particolarmente la pioppicoltura) e
dell’utilizzo del legno locale.
• Rilevato che, nel corso degli ultimi anni, è cresciuta fortemente la competizione per l’approvvigionamento di
legno, tra l’industria del legno (imballaggi in legno inclusi) e la produzione di energia da biomasse solide, si
ritiene che la strategia più adatta per fronteggiare questa “concorrenza” non sia quella di eliminare gli
attuali incentivi previsti per il settore delle biomasse ma, in un’ottica di valorizzazione e premialità delle
energie rinnovabili nel nostro Paese, colmare il gap di approvvigionamento di materia prima attraverso un
significativo aumento della produzione legnosa ritraibile sia da foresta, che da impianti di arboricoltura da
legno (in primis pioppicoltura).
Obiettivo 4
Individuare gli interventi operativi necessari al consolidamento e/o la creazione e di nuovi modelli organizzativi
idonei a garantire una gestione attiva e costante della proprietà forestale individuando forme incentivanti per lo
sviluppo competitivo dell’economia forestale e industriale, per ottenere un concreto e progressivo aumento
dell’offerta di materia prima legno, garantendo all’intero sistema adeguata pianificazione, continuità e
controllo.
Azioni
a. consolidare la definizione giuridica di impresa forestale singola e associata nella sua specificità,
chiarendo che per essere considerati “imprenditori agricoli” ai fine dell’art. 2135 del Codice Civile non è richiesto il
possesso di terreni boschivi;
b. ricondurre almeno i primi tre vincoli (ambientale, idrogeologico e paesaggistico vigenti) in un solo vincolo
forestale in capo alle regioni e province autonome, mantenendo l’obbligo di compensazione per cambi di
destinazione d’uso (salvo eccezioni per piccoli interventi, ripristino agricolo, interventi a conservazione della
biodiversità, ecc.).
c. riduzione dei costi e degli oneri delle utilizzazioni forestali, sulla base di una politica fiscale e di
incentivazione che preveda:
- revisione dei regimi IVA, specifiche detrazioni fiscali, revisione delle aliquote e sgravi fiscali;
- cofinanziamento ai Comuni della viabilità forestale alle seguenti condizioni:
� dimostrazione dell’effettiva necessità di viabilità forestale legata alle condizioni forestali;
� regolamentazione dell’uso (motivi di servizio);
� finanziamento condizionato agli effettivi quantitativi di materiale legnoso esboscato in un lasso di
tempo prefissato;
� dimensionamento e caratteristiche tecniche finalizzate alle utilizzazioni forestali.
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- incentivi e finanziamenti regolati da criteri di ripartizione basati su principi di premialità (alla concessione degli
incentivi devono, cioè, corrispondere adeguati aumenti di produttività) e destinati esclusivamente alla
gestione attiva delle risorse forestali che favorisca l’uso di legno locale nel contesto di promozione della filiera
corta. Deve essere prevista anche una rigorosa e trasparente procedura di rendicontazione della corretta
destinazione degli incentivi e finanziamenti ricevuti.
- oltre a misure di sostegno finanziario statale per il raggiungimento dell’obiettivo 20/20/20 previsto dal
pacchetto clima-energia della EU, devono essere previsti anche incentivi destinati ad una maggiore efficienza
nell’utilizzo del legno, in particolare nel settore edilizio, al fine di ottimizzarne l’efficienza energetica e ridurre,
conseguentemente, la domanda di legno per fini energetici.
- sistemi di incentivazione per stimolare un percorso di rinnovamento del parco macchine nell’ottica di
una selvicoltura industriale che impieghi, la dove possibile, macchine ad elevata automazione (forwarder
e harvester) e, nel caso di condizioni orografiche particolarmente proibitive (eccessiva pendenza ed
accidentalità del terreno) di teleferiche;
d. Miglioramento della qualità del lavoro (aumento produttività e sicurezza) nelle utilizzazioni forestali
(abbattimento, allestimento, esbosco, cippatura) anche attraverso la modernizzazione di impianti, strutture
e infrastrutture e dei dispositivi per le attività forestali e la sicurezza individuale degli operatori forestali, in
un’ottica di “logistica di cantiere” adattata, di volta in volta, alle molteplici tipicità del bosco o degli impianti
presenti sul territorio nazionale.
e. garantire, su proprietà pubbliche e private, la manutenzione ordinaria e straordinaria delle strutture e
infrastrutture rivolte alla sicurezza idrogeologica (compresi i manufatti di valenza storica, culturale e spirituale).
f. Realizzare la manutenzione ordinaria e straordinaria, nonché la realizzazione di nuova viabilità forestale con
valenze multiple: utilizzazioni boschive, sicurezza antincendio, sentieristica, percorsi con finalità turistiche,
ricreative o sportive;
Obiettivo 5
Applicare, su scala nazionale, gli adeguati interventi per la filiera del legno italiana (compresa la filiera legno
energia) al fine di garantire la valorizzazione della qualità del prodotto e l’ottenimento di un approvvigionamento
di materia prima legno, di qualità, continuo e costante.
Azioni
a. Mappatura e censimento delle risorse forestali prelevabili (boschi produttivi) in termini di provvigione
presente, incremento corrente utilizzabile, colmando in questo modo le lacune di conoscenza e
caratterizzazione della qualità del legno prodotta in diversi contesti geografici. In particolare, individuare e
mappare le seguenti 3 grandi macro-aree forestali in cui si può suddividere il territorio forestale italiano, sulla
base alle tipologie di assortimenti ritraibili ed utilizzati dall’industria del legno:
Arco alpino: conifere
Area Centro-appenninica: boschi misti, a prevalenza di latifoglie
Aree di pianura: coltura pioppicola e arboricoltura da legno
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Individuare, area per aerea, le tipologie assortimentali ritraibili in funzione dei seguenti elementi:
- loro qualità: il legname pregiato e di qualità deve poter rifornire con costanza e continuità l’industria, mentre
quello di qualità medio-bassa va destinata al settore degli imballaggi; il materiale legnoso “più povero e/o
derivante da diradamenti, da boschi cedui, ecc. va infine indirizzato all’industria dei pannelli di particelle ed al
comparto delle biomasse per uso energetico.
- della loro destinazione, anche in funzione della distribuzione geografica delle diverse imprese dell’industria del
legno, in modo da valorizzare domanda e offerta a livello locale oltre che la filiera corta o “a km zero”;
b. Ampliamento delle ricerche sui legnami strutturali, tramite ampie campagne di campionamento e prova
miranti ad aumentare le possibilità di impiego più competitivo dei legnami italiani delle diverse specie e
provenienze, attraverso:
• adeguate regole di classificazione, definizione di valori caratteristici di resistenza ed elasticità per i
diversi tipi di legname (ampliando il lavoro confluito nelle recenti norme UNI sul legname strutturale
italiano (UNI 11035), in attesa di riconoscimento nelle norme CEN connesse:
• valorizzazione delle produzioni di eccellenza come i semilavorati innovativi (pannelli curvi, elementi
lamellari strutturali e non, derivati da processi di frammentazione e ricomposizione, ecc.);
c. valorizzazione dei prodotti richiesti da edilizia e da bioedilizia attraverso iniziative di diffusione di elevati
standard di risparmio energetico, di nuovi materiali compositi;
d. promozione delle azioni che riguardano il riciclo del legno, eventualmente mediante lo studio dell’LCA dei
prodotti legnosi e non legnosi;
e. valorizzazione dei processi di certificazione del legno e dei prodotti in legno (es. PEFC, FSC) quale
presupposto fondamentale per una selvicoltura di qualità.
Obiettivo 6
Coordinare ed ottimizzare le filiere produttive, compresa la filiera legno-energia, attraverso l’incentivazione e la
promozione di nuove opportunità imprenditoriali e occupazionali nel settore forestale:
Azioni
a. favorire la permanenza delle comunità nelle aree rurali, montane e marginali del Paese, anche attraverso la
creazione e il consolidamento di nuovi modelli organizzativi idonei a garantire una gestione attiva e costante
della proprietà forestale pubblica, privata e collettiva (modelli associati e partecipati;
b. individuare, nei vari ambiti territoriali, l’unità operativa più efficiente (ad es. Aziende forestali di Valle).
c. promuovere nuovi assetti e forme organizzative come le reti di imprese.
d. sostenere l’impresa forestale attraverso:
• la costituzione di forme di gestione selvicolturale e silvo-pastorale del patrimonio forestale
(associazionismo forestale) che associno proprietà, imprese di utilizzazione e di trasformazione capaci
di creare nuova imprenditorialità in aree altrimenti abbandonate, garantendo in questo modo anche
le indispensabili attività di presidio e manutenzione del territorio;
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• approccio di rete che coinvolga diversi attori presenti sul territorio (operatori, industrie di prima e
seconda trasformazione): promozione e formazione di mercati, sviluppo di economie su scala ridotta,
coordinate e concentrate territorialmente e con obiettivi specifici di produzione, utilizzazione,
trasformazione e commercializzazione della materia prima legno e prodotti derivati con approccio
integrato e di filiera � diffusione delle buone prassi adottate da altre realtà forestali.
• sostenere il recupero delle attività produttive tradizionali come l’artigianato, da un lato, e promuovere
innovazione a livello di processo produttivo, di prodotto, dall’altro.
c. incentivare accordi di filiera con tutti gli attori, pubblici e privati, del comparto foresta legno - energia di un
determinato ambito territoriale, con i quali concordare linee di azione ed impegni comuni che ciascun
sottoscrittore singolarmente dovrà mettere in atto per promuovere lo sviluppo del settore;
d. favorire la creazione e il coordinamento degli albi delle imprese Agro forestali qualificate che operano nella
gestione forestale sostenibile, e dei patentini per gli operatori professionali, armonizzando le varie normative
Regionali e prevedendo controlli specifici sull'idoneità tecnica dell'impresa esecutrice;
e. il mondo accademico, quello istituzionale e quello industriale devono lavorare in sinergia, al fine di
incentivare i progetti (anche di ricerca) e diffondere i casi di “best practices” esistenti volti all'innovazione di
processo e di prodotto, al fine di incrementare il valore aggiunto delle produzioni e migliorare l'immagine del
settore, anche attraverso forme di collaborazione con gli enti del sistema nazionale della ricerca;
Obiettivo 7
Sviluppare interventi normativi e finanziari, nella prossima PAC 2013-2020 per un aumento dei
contributi/finanziamenti (europei e/o nazionali) a favore della pioppicoltura tradizionale certificata, e a quella a
turno breve (anche per uno sviluppo compatibile alla produzione di biomassa legnosa ad uso energetico).
Azioni
• Ottenere contributi significativi a sostegno della piantumazione di pioppo di qualità e certificato atto
all’industria di trasformazione, diventa essenziale per il mantenimento e lo sviluppo della filiera legno
(compensati, truciolati, imballaggi, ecc).
La pioppicoltura, con il suo circolo virtuoso, può fornire infatti materiale per lo sviluppo dei compensati e dei
truciolari per mobili, per la realizzazione di imballaggi ortofrutticoli, per la produzione di biomassa per energia
e teleriscaldamento, e termina il suo ciclo virtuoso nella trasformazione dei rifiuti in materia prima per la
produzione ulteriore di pannelli truciolari (che proseguono lo stoccaggio della CO2) attraverso la raccolta
differenziata degli imballaggi predisposta da Rilegno.
Inoltre il pioppo è attualmente la principale specie arborea utilizzata nelle piantagioni da biomassa per scopi
energetici, comunemente indicate come Short Rotation Forestry (SRF); è plausibile che possa continuare a
mantenere un ruolo rilevante, sia per i suoi vantaggi colturali – ovvero rapidità di crescita, facilità di
propagazione e di miglioramento genetico, facilità di espianto –, sia per gli aspetti maggiormente inerenti la
produzione di biomassa legnosa da energia – ovvero facilità di raccolta meccanizzata, di lavorazione, e ottima
qualità del pellet ottenibile.
A livello europeo, è previsto un sensibile spostamento delle produzioni di biomassa da energia dal comparto forestale a quello agricolo: in primis biodiesel, bioetanolo, SRF. L’uso della biomassa legnosa come combustibile produce un impatto quasi nullo sul bilancio del carbonio nell’atmosfera.
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• Riconoscimento delle capacità di stoccaggio della CO2 (effetto di carbon sink) degli impianti di arboricoltura
da legno (dei pioppeti)”.
Come la gestione forestale, anche la riforestazione di terreni agricoli è una strategia ampiamente
riconosciuta per abbattere l’incremento di concentrazione del carbonio atmosferico, come riconosciuto
esplicitamente dal Protocollo di Kyoto (1997) - il trattato internazionale per la riduzione della CO2
atmosferica. Anche la produzione legnosa fuori foresta può ridurre la pressione sui boschi naturaliformi,
permettendo di sviluppare la loro piena funzione di serbatoi di carbonio (sottrazione di CO2 dall’atmosfera o
“effetto carbon sink”).
Nello specifico, la pioppicoltura può contribuire sensibilmente al sequestro della CO2 atmosferica
(accumulo di carbonio nella biomassa arborea epigea ed ipogea e aumento dello stock di sostanza organica,
nel suolo), almeno quando gli impianti sostituiscono le tradizionali colture agricole intensive.
La realizzazione di impianti di pioppo su terreni ex-agricoli (mais, risaie, altre colture agricole), tipicamente a
basso contenuto di carbonio nel suolo, infatti, permette di usare una quantità di pesticidi da 2 a 15 volte
inferiore rispetto alle colture agrarie alternative. I risultati ottenuti da diversi gruppi di ricerca
(Consiglio Nazionale delle Ricerche, Università degli Studi della Tuscia -Viterbo, Centro Comune di Ricerca,
Ispra -Varese) indicano che il bilancio del carbonio relativo alla pioppicoltura è sempre positivo. Il pioppo può
essere impiegato come materia prima in sostituzione di altri materiali maggiormente energivori (quali ad es.
cemento e ferro) nella produzione di prodotti e manufatti durevoli (effetto carbon stock). La pioppicoltura è
in grado di adattarsi agli scenari di global changes, con incrementi di produttività in condizioni di maggior
concentrazione di CO2 atmosferica. Un recente progetto europeo EUROFACE, coordinato dall’Università della
Tuscia e dal CNR ha dimostrato che, simulando una futura composizione dell’atmosfera di 550 ppm CO2 (per
l’anno 2050), la capacità produttiva di biomassa e di sequestro del carbonio da parte di queste piantagioni
aumenterà di circa il 20-25% (Scarascia-Mugnozza et al., 2006; Liberloo et al., 2006).
Obiettivo 8
• Aumentare l’estensione delle aree agricole destinate a pioppeto tenuto conto che, attualmente, la sola
pioppicoltura da legno riguarda meno di 80.000 ettari (in totale 118.691 ha), ossia di una superficie del tutto
insufficiente a corrispondere alle esigenze delle industrie del legno, del mobile e della carta, la cui domanda è
stimata in 3,1 milioni di tonnellate/anno e può essere soddisfatta dall’abbattimento di 14.000 ettari/anno di
pioppeti e, quindi, da un patrimonio pioppicolo complessivo di 140.000 ettari di pioppeti. Questo è uno dei
principali motivi per cui, oggi, l’Italia è il primo importatore europeo di legno di pioppo in
Europa con circa 457.000 m3 annui (fonte IPC 2008).
• Riduzione, da 24 a 12, mesi del fermo biologico attualmente previsto a livello normativo per i pioppeti.
• La filiera della pioppicoltura in Italia, che permette di sviluppare una produzione di prodotti a km zero,
eliminando una delle principali fonti di emissione di CO2 (causata dal trasporto di materia prima proveniente
dall'estero), è rappresentata da un’industria più che pronta a recepire il pioppo e a realizzare prodotti ad alta
sostenibilità – che hanno un elevato effetto di stoccaggio della CO2. Attualmente, però, quell’industria pronta a recepire il pioppo risente di una fortissima necessità di
approvvigionamento di materia prima, necessità che è in forte concorrenza con altri settori interessati al
legno (in particolare di origine pioppicola). Questo importante settore produttivo deve essere messo nelle
condizioni di creare un ciclo propedeutico sia al sistema agricolo sia al sistema industriale.
Milano, 16 novembre 2011 – Prot.n.120.11 - Pag. 16 IL “DECALOGO” DELLE ASSOCIAZIONI DEL LEGNO DI FEDERLEGNOARREDO
Per invertire questa tendenza è necessario elaborare nuove strategie, con interventi aventi effetti
strutturali e duraturi, percorrendo strade innovative che tengano conto della necessità di coniugare le
esigenze di tipo ambientale con quelle di tipo produttivo, basate soprattutto sulla qualità e sulla
certificazione della materia prima.
• Valorizzare la pioppicoltura a 360 gradi attraverso:
a. specifici incentivi a favore dei pioppicoltori italiani;
b. razionale e sostenibile utilizzazione della pioppicoltura sia per fornitura di materia prima per il settore
industriale che per produzione di biomassa per uso energetico mediante la valorizzazione di cascami
e residui della lavorazione del legno di pioppo.
c. riconoscimento economico delle crescenti capacità di sviluppare le seguenti significative funzioni
ecologiche e ambientali:
• bilancio positivo di carbonio (assorbimento o stoccaggio di CO2) � riconoscimento dei
crediti di carbonio;
• fitorimedio o azione di filtrazione/depurazione;
• regimazione del deflusso idrico;
• tutela del paesaggio.
Obiettivo 9
In vista dell’implementazione obbligatoria del Regolamento del Parlamento e del Consiglio Europeo n. 995/2010
(previsto per il marzo 2013), che stabilisce gli obblighi degli operatori che commercializzano legno e prodotti da
esso derivati, si ritiene necessario e urgente:
a. Definire, quanto prima possibile, l’autorità italiana competente in materia e, contestualmente,
esercitare le dovute pressioni, a livello istituzionale, affinchè Conlegno/Consorzio Servizi Legno-
Sughero riesca ad ottenere il riconoscimento di Conlegno-Consorzio Servizi Legno-Sughero come
organismo di monitoraggio.
b. definire un programma interassociativo di sostegno a favore degli importatori italiani di legno
e di prodotti derivati dal legno durante le fasi iniziali dell’implementazione del Regolamento UE,
che preveda adeguate informazioni attraverso corsi e materiale informativo per illustrare le
procedure da seguire per essere conformi al Regolamento ed alla Due Diligence.
c. prevedere un sostegno finanziario sostegno finanziario per le attività di sostegno
all’implementazione della Due Diligence.
Obiettivo 10
In Italia, il settore degli imballaggi, in particolare per quelli in legno, ha creato un sistema di recupero e di riciclo
fra i più efficienti in Europa e nel mondo che, si ritiene, deve essere sempre più valorizzato e preso come
esempio di best-practice. Questo sistema è gestito da RILEGNO, il Consorzio Nazionale per la raccolta, il
recupero e il riciclaggio degli imballaggi di legno in Italia (che fa parte del sistema Conai - Consorzio Nazionale
Imballaggi) e, ad esso, adriscono le imprese produttrici di imballaggi di legno, i fornitori di materia prima per la
produzione degli imballaggi, gli importatori di materiale o di imballaggi legnosi.