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IL “DECALOGO” DELLE ASSOCIAZIONI DEL LEGNO DI

FEDERLEGNOARREDO

PRIME PROPOSTE PER LA FILIERA FORESTA-LEGNO

(Il filo verde – Stati Generali della foresta, dell’industria, del commercio e del riciclo del legno)

Firenze, 18-19 novembre 2011

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IL “DECALOGO DELLE ASSOCIAZIONI DEL LEGNO DI FEDERLEGNOARREDO

PRIME PROPOSTE PER LA FILIERA FORESTA-LEGNO

(Il filo verde – Stati generali della foresta, dell’industria, del commercio e del riciclo del legno)

Firenze, 18-19 novembre 2011

Obiettivi principali e condivisi da tutte le Associazioni della filiera legno aderenti a FederlegnoArredo sono:

* favorire una maggiore conoscenza della materia prima legno, della filiera e dei prodotti in legno.

* ottenere un aumento progressivo delle quantità messe a disposizione dell’industria italiana, attraverso una

gestione attiva e sostenibile delle ingenti risorse forestali presenti sul nostro territorio.

Considerato che i Presidenti delle Associazioni di FederlegnoArredo afferenti all’area legno, hanno dato la loro

adesione formale ed attiva al “Tavolo di Filiera Legno” MIPAAF ed ai relativi Gruppi di lavoro, costituiti nel

dicembre del 2010 presso la sede del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, le scriventi

organizzazioni ritengono utile presentare schematicamente, le seguenti proposte:

1) Adottare processi di formazione, e informazione, con l’obiettivo di accrescere la consapevolezza economica e sociale del ruolo della filiera

foresta-legno fin dalle più giovani generazioni. Creare figure

professionali di elevata competenza e specializzazione, sia nel settore

industriale che nel settore delle utilizzazioni forestali.

2) Sottolineare le peculiarità del legno, l’ unica materia prima rigenerabile (oltre al cuoio!) e dei prodotti da esso derivati, sia per la loro elevata

sostenibilità ambientale, dovuta alla capacità di assorbimento e

stoccaggio della CO2 (effetti carbon sink e carbon stock) , che per il

loro valore aggiunto commerciale, anche mediante opportuna

informazione e divulgazione rivolta ai consumatori e all’opinione pubblica

in genere.

3) (Ri)costruire nel nostro Paese una seria ed operativa cultura della gestione forestale e dell’arboricoltura da legno (in particolare la

pioppicoltura) e dell’utilizzo del legno locale (legno a km. zero).

4) Individuare gli interventi operativi necessari al consolidamento e /o creazione di nuovi modelli organizzativi, idonei a garantire una gestione

sostenibile, attiva e costante della proprietà forestale, per favorire uno

sviluppo competitivo dell’economia forestale e delle lavorazioni

successive ed un progressivo aumento dell’offerta di materia prima

legno, in un’ottica di pianificazione, continuità e controllo.

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5) Applicare, su scala nazionale, adeguati interventi per la filiera del legno italiana (compreso il comparto del legno energia), al fine di garantire

l’aumento dell’efficienza produttiva e dell’innovazione di processo e di

prodotto.

6) Coordinare ed ottimizzare le filiere produttive (inclusa quella

energetica) attraverso l’incentivazione e la promozione di nuove

opportunità imprenditoriali e occupazionali nel settore forestale, e

l’ottimizzazione e riqualificazione delle trasformazioni successive.

7) Sviluppare interventi normativi e finanziari, nella prossima PAC 2013-2020, per un aumento dei finanziamenti (europei e/o nazionali) a favore

della pioppicoltura tradizionale certificata e di quella a turno breve.

8) Aumentare l’attuale estensione delle aree agricole destinate a pioppeto per ottenere materia prima per il settore industriale e per produzione di

biomassa ad uso energetico; valutare anche se ridurre, da 24 a 12 mesi,

il fermo biologico attualmente previsto a livello normativo per i pioppeti.

9) Ottemperare a quanto previsto dal Regolamento del Parlamento e del Consiglio Europeo n. 995/2010 – Due Diligence, definendo quanto prima

possibile l’autorità italiana competente in materia. Riconoscimento del

Consorzio Servizi Legno-Sughero come organismo di monitoraggio della

Due Dilicence.

10) Valorizzare il legno perchè materiale rinnovabile e riciclabile a fine vita, caratterizzato da eccezionali proprietà di resistenza, flessibilità,

lavorabilità e riparabilità, ideale anche per la costruzione di imballaggi e

pallets, che rappresentano una componente ineliminabile della logistica,

del trasporto e delle esportazioni e quindi della competitività di quasi

tutte le merci sui mercati mondiali. Sottolinearne l’estrema facilità di

riciclaggio/recupero e di conseguenza l’ecosostenibilità. Diffondere

la conoscenza delle attività del Consorzio Rilegno, nato per raccogliere

e recuperare i rifiuti di imballaggi di legno.

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INQUADRAMENTO GENERALE

Facendo riferimento alla situazione della filiera foresta-legno esistente quando si tennero i primi Stati Generali del Legno, organizzati da FederlegnoArredo a Roma nell’ormai lontano 1981, in Italia sono sopravvenute rilevanti modifiche nei PRINCIPALI PARAMETRI FORESTALI E DELL’INDUSTRIA DEL LEGNO :

IL MONDO GEOGRAFICO

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IL MONDO RIDISEGNATO SECONDO LE SUPERFICI FORESTALI

• Dal 1980 ad oggi, LA SUPERFICIE FORESTALE ITALIANA è passata dai 6.305.000 ettari, agli attuali 10,5 milioni circa di ettari, con un incremento totale di 4.195.000 m3 (+ 66,5 %), a seguito di conversione di terreni agricoli e improduttivi in foresta (la più ampia forma di cambiamento di uso nella storia della Repubblica), interventi di rimboschimento, ma, soprattutto, di ricolonizzazione naturale di terreni agricoli abbandonati.

• L’INDICE DI COPERTURA FORESTALE, di conseguenza, è passato dal 22 % registrato nel 1980 all’attuale 36%, con un tasso di incremento di circa 100.000 ha/anno.

• LA PROVVIGIONE LEGNOSA è pari a circa 1 miliardo e 270 milioni di m3 (circa 145 m3/ha), di

cui 1 miliardo potenzialmente utilizzabile a fini commerciali.

• L’INCREMENTO CORRENTE DI VOLUME è del 4,1 % (circa 36 milioni di m³/anno). • IL CONSUMO DI LEGNO PRO CAPITE in Italia, pur collocandosi tra i più bassi d’Europa, è

aumentato rispetto al 1980 da meno di 0,9 m3 agli attuali 0.18 m3. Il trend appare comunque delineato e fa prevedere un’ulteriore crescita.

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L’ITALIA DELL’INDUSTRIA E DEL COMMERCIO DEL LEGNO OGGI • Segati di conifere: 1° importatore europeo, 5° mondiale • Segati di latifoglie: 1° importatore europeo, 2° mondiale • Legno di pioppo: 1° importatore europeo con circa 457.000 m3/anno (IPC, 2008); • Legna da ardere: 1° importatore mondiale • Legno lamellare: 1° importatore europeo • Pannelli a base di legno 2° importatore europeo, 5° mondiale

IL MONDO RIDISEGNATO SECONDO L’IMPORTAZIONE DI PRODOTTI

FORESTALI

IL MACRO SETTORE LEGNO-EDILIZIA ARREDO (in milioni di €)

2009 2010 var. % 10/09

Fatturato alla produzione (a) 11.924 € 12.195 € 2,3%

Esportazioni (b) 1.430 € 1.624 € 13,5%

Importazioni (c) 1.608 € 1.949 € 21,2%

Saldo (b - c) -178 € -326 € -82,7%

Consumo interno apparente 11.871 € 12.304 € 3,7%

Export/fatturato (% b/a) 12,0% 13,3% 11,0%

Addetti 169.736 167.190* -1,5%

Imprese 40.473 40.407* -0,16%

Fonte: Centro Studi COSMIT/FEDERLEGNOARREDO * stimato a dicembre 2010

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Va anche segnalato un continuo sviluppo di nuovi comparti nella filiera (uno dei più recenti è rappresentato dal

settore delle biomasse per uso energetico) e di numerosi nuovi prodotti (legno ingegnerizzato): il pannello di

fibra a media densità o MDF, il legno lamellare, i pannelli a strati incrociati per la costruzione di edifici a struttura

in legno e la nuova proposta di strutture in legno per l’edilizia, solo per citarne alcuni.

IL MONDO RIDISEGNATO SECONDO L’ESPORTAZIONE DI PRODOTTI

FORESTALI

Al momento attuale, dunque, in Italia l’anello debole della filiera foresta-legno-energia è certamente

rappresentato dal comparto forestale, ossia l’elemento fondamentale ed irrinunciabile per

l’approvvigionamento dell’intera filiera.

Come si evince dai dati sopra riportati, nonostante il costante aumento delle risorse forestali nazionali,

il mancato sviluppo dei primi anelli della filiera - lavorazioni forestali e prime lavorazioni (segherie)

– ha aumentato la nostra dipendenza dalle importazioni, mentre risulta confermata la nostra

vocazione di commercianti e trasformatori, evidenziata dal forte sviluppo di questi comparti.

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Due domande, allora, nascono spontanee:

� può una nazione che si definisce moderna (e civile) non possedere e, soprattutto, non

implementare una strategia di gestione sostenibile, da un punto di vista economico ed

ambientale, per il 36% del proprio territorio ?

� ha senso assistere passivamente al ridimensionamento o alla sparizione di alcuni comparti della

filiera, quando nelle foreste, nell’industria e nel commercio del legno in Italia vi sono grandi

opprtunità inesplorate, con un altrettanto grande riserva di potenziali posti di lavoro non

delocalizzabili, proprio grazie all’inscindibile legame di queste attività con il territorio in cui esse

sono svolte ?

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LA PROPOSTA DI FEDERLEGNOARREDO:

E’ giunto il momento di cogliere anche nei primi anelli della filiera, le opportunità che abbiamo saputo valorizzare in quelli successivi.

A nostro avviso, premesse per il corretto funzionamento del sistema sono una maggiore pianificazione, per

garantire la continuità delle operazioni e delle forniture ed una scrupolosa attività controllo.

Va confutata la convinzione che le attività forestali siano di semplice gestione, mentre al contrario, dato il

contenuto valore del materiale, per garantirne l’economicità, è richiesta una elevatissima specializzazione a

tutti i livelli coinvolti. Questo non vuol dire certamente che nel bosco non ci sia posto per tutti, ma è sempre

necessario definire correttamente le professionalità necessarie nelle varie fasi di intervento.

Grazie ad un aumento naturale e sostenibile della produttività delle foreste, ad uno sfruttamento della superficie

forestale aggiuntiva e ad un uso sostenibile delle notevoli riserve di legname (anche nei boschi privati di piccole

estensioni) è possibile, dunque, contribuire fortemente all’aumento della stabilità e della vitalità delle foreste,

garantendo un costante futuro approvvigionamento di materia prima, anche in vista dell’entrata in vigore

(obbligatoria) del Regolamento del Parlamento e del Consiglio Europeo n. 995/2010 (previsto per il marzo 2013),

che stabilisce gli obblighi degli operatori che commercializzano legno e prodotti da esso derivati sulla base di una

procedura di Due Diligence.

Obiettivo fondamentale, in aderenza agli impegni internazionali sottoscritti dal nostro Paese ed in coerenza

con le strategie nazionali di settore definite nel Programma Quadro per il Settore Forestale, è la definizione di

strategie condivise e interventi puntuali al fine di valorizzare il prodotto legno nazionale, nel medio lungo periodo,

rendendo competitive le filiere produttive ad esso collegate, con particolare attenzione agli utilizzi industriali

attuali (compresa la filiera legno energia) e alle future necessità industriali e sociali.

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ALLEGATO

APPROFONDIMENTI

Obiettivo 1

Adottare processi di formazione e divulgazione, con l’obiettivo di accrescere la consapevolezza economica e

sociale del ruolo della filiera foresta-legno fin dalle più giovani generazioni. Generare figure professionali di

elevata competenza e specializzazione sia nel settore industriale che nel settore delle utilizzazioni forestali.

Azioni

• Prevenzione della diffusione del lavoro sommerso e/o irregolare e valorizzazione della preparazione

professionale e dell’efficienza della manodopera forestale, mediante: un costante processo di formazione

tanto per gli addetti del settore, quanto per i proprietari forestali mediante:

� corsi di aggiornamento per insegnanti delle scuole superiori, master di primo e secondo livello sulle

scienze e tecnologia del legno, corsi di formazione professionalizzanti istituiti a livello regionale o

locale;

� creare scuole superiori tecniche professionali del legno e centri di formazione-informazione per

imprese di utilizzazioni boschive in relazione alla possibilità di impiego di mezzi forestali più adatti e

tecnologicamente avanzati per le differenti tipologie di impiego sul territorio, anche con la

realizzazione di sportelli informativi e di assistenza tecnica e logistica

• Prevedere una visibilità immediata per il prodotto legno nazionale, come valore riconoscibilità socio-

economica, con azioni come:

� una specifica campagna di comunicazione sui molteplici benefici derivanti dal’uso del legno (in

particolare di quello locale), attraverso materiale divulgativo, slogan, ecc;

� promuovere il ruolo positivo (dal punto di vista economico e ambientale) del legno, dei prodotti

forestali, dei boschi e loro servizi nel quadro della "green economy" anche attraverso il

riconoscimento economico delle c.d. esternalità garantite dalla gestione dei servizi ecosistemici.

� La creazione di un marchio del tipo “Legno 100% italiano".

Obiettivo 2

• Valorizzare le peculiarità del legno e dei prodotti da esso derivati dal punto di vista della loro elevata

sostenibilità ambientale (in particolare la capacità di immagazzinamento o stoccaggio della CO2), creando e

sostenendo un piano di informazione e divulgazione rivolto a tutti i consumatori ed all’opinione pubblica in

genere, per comunicare i vantaggi dell’uso del legno dal punto di vista del beneficio energetico ottenibile e

del tasso di riduzione della CO2 in atmosfera.

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Obiettivo 3

• Considerando le foreste italiane come un vero e proprio “patrimonio vivente da valorizzare attraverso una

corretta gestione sostenibile attiva” e stante la crescente domanda di materia prima legno che proviene dai

diversi settori dell’industria del legno (il solo settore degli imballaggi in Italia consuma il 40 % della

produzione pioppicola nazionale), si ritiene indispensabile (ri)costruire nel nostro Paese una seria ed

operativa “cultura della gestione forestale”, dell’arboricoltura da legno (particolarmente la pioppicoltura) e

dell’utilizzo del legno locale.

• Rilevato che, nel corso degli ultimi anni, è cresciuta fortemente la competizione per l’approvvigionamento di

legno, tra l’industria del legno (imballaggi in legno inclusi) e la produzione di energia da biomasse solide, si

ritiene che la strategia più adatta per fronteggiare questa “concorrenza” non sia quella di eliminare gli

attuali incentivi previsti per il settore delle biomasse ma, in un’ottica di valorizzazione e premialità delle

energie rinnovabili nel nostro Paese, colmare il gap di approvvigionamento di materia prima attraverso un

significativo aumento della produzione legnosa ritraibile sia da foresta, che da impianti di arboricoltura da

legno (in primis pioppicoltura).

Obiettivo 4

Individuare gli interventi operativi necessari al consolidamento e/o la creazione e di nuovi modelli organizzativi

idonei a garantire una gestione attiva e costante della proprietà forestale individuando forme incentivanti per lo

sviluppo competitivo dell’economia forestale e industriale, per ottenere un concreto e progressivo aumento

dell’offerta di materia prima legno, garantendo all’intero sistema adeguata pianificazione, continuità e

controllo.

Azioni

a. consolidare la definizione giuridica di impresa forestale singola e associata nella sua specificità,

chiarendo che per essere considerati “imprenditori agricoli” ai fine dell’art. 2135 del Codice Civile non è richiesto il

possesso di terreni boschivi;

b. ricondurre almeno i primi tre vincoli (ambientale, idrogeologico e paesaggistico vigenti) in un solo vincolo

forestale in capo alle regioni e province autonome, mantenendo l’obbligo di compensazione per cambi di

destinazione d’uso (salvo eccezioni per piccoli interventi, ripristino agricolo, interventi a conservazione della

biodiversità, ecc.).

c. riduzione dei costi e degli oneri delle utilizzazioni forestali, sulla base di una politica fiscale e di

incentivazione che preveda:

- revisione dei regimi IVA, specifiche detrazioni fiscali, revisione delle aliquote e sgravi fiscali;

- cofinanziamento ai Comuni della viabilità forestale alle seguenti condizioni:

� dimostrazione dell’effettiva necessità di viabilità forestale legata alle condizioni forestali;

� regolamentazione dell’uso (motivi di servizio);

� finanziamento condizionato agli effettivi quantitativi di materiale legnoso esboscato in un lasso di

tempo prefissato;

� dimensionamento e caratteristiche tecniche finalizzate alle utilizzazioni forestali.

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- incentivi e finanziamenti regolati da criteri di ripartizione basati su principi di premialità (alla concessione degli

incentivi devono, cioè, corrispondere adeguati aumenti di produttività) e destinati esclusivamente alla

gestione attiva delle risorse forestali che favorisca l’uso di legno locale nel contesto di promozione della filiera

corta. Deve essere prevista anche una rigorosa e trasparente procedura di rendicontazione della corretta

destinazione degli incentivi e finanziamenti ricevuti.

- oltre a misure di sostegno finanziario statale per il raggiungimento dell’obiettivo 20/20/20 previsto dal

pacchetto clima-energia della EU, devono essere previsti anche incentivi destinati ad una maggiore efficienza

nell’utilizzo del legno, in particolare nel settore edilizio, al fine di ottimizzarne l’efficienza energetica e ridurre,

conseguentemente, la domanda di legno per fini energetici.

- sistemi di incentivazione per stimolare un percorso di rinnovamento del parco macchine nell’ottica di

una selvicoltura industriale che impieghi, la dove possibile, macchine ad elevata automazione (forwarder

e harvester) e, nel caso di condizioni orografiche particolarmente proibitive (eccessiva pendenza ed

accidentalità del terreno) di teleferiche;

d. Miglioramento della qualità del lavoro (aumento produttività e sicurezza) nelle utilizzazioni forestali

(abbattimento, allestimento, esbosco, cippatura) anche attraverso la modernizzazione di impianti, strutture

e infrastrutture e dei dispositivi per le attività forestali e la sicurezza individuale degli operatori forestali, in

un’ottica di “logistica di cantiere” adattata, di volta in volta, alle molteplici tipicità del bosco o degli impianti

presenti sul territorio nazionale.

e. garantire, su proprietà pubbliche e private, la manutenzione ordinaria e straordinaria delle strutture e

infrastrutture rivolte alla sicurezza idrogeologica (compresi i manufatti di valenza storica, culturale e spirituale).

f. Realizzare la manutenzione ordinaria e straordinaria, nonché la realizzazione di nuova viabilità forestale con

valenze multiple: utilizzazioni boschive, sicurezza antincendio, sentieristica, percorsi con finalità turistiche,

ricreative o sportive;

Obiettivo 5

Applicare, su scala nazionale, gli adeguati interventi per la filiera del legno italiana (compresa la filiera legno

energia) al fine di garantire la valorizzazione della qualità del prodotto e l’ottenimento di un approvvigionamento

di materia prima legno, di qualità, continuo e costante.

Azioni

a. Mappatura e censimento delle risorse forestali prelevabili (boschi produttivi) in termini di provvigione

presente, incremento corrente utilizzabile, colmando in questo modo le lacune di conoscenza e

caratterizzazione della qualità del legno prodotta in diversi contesti geografici. In particolare, individuare e

mappare le seguenti 3 grandi macro-aree forestali in cui si può suddividere il territorio forestale italiano, sulla

base alle tipologie di assortimenti ritraibili ed utilizzati dall’industria del legno:

Arco alpino: conifere

Area Centro-appenninica: boschi misti, a prevalenza di latifoglie

Aree di pianura: coltura pioppicola e arboricoltura da legno

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Individuare, area per aerea, le tipologie assortimentali ritraibili in funzione dei seguenti elementi:

- loro qualità: il legname pregiato e di qualità deve poter rifornire con costanza e continuità l’industria, mentre

quello di qualità medio-bassa va destinata al settore degli imballaggi; il materiale legnoso “più povero e/o

derivante da diradamenti, da boschi cedui, ecc. va infine indirizzato all’industria dei pannelli di particelle ed al

comparto delle biomasse per uso energetico.

- della loro destinazione, anche in funzione della distribuzione geografica delle diverse imprese dell’industria del

legno, in modo da valorizzare domanda e offerta a livello locale oltre che la filiera corta o “a km zero”;

b. Ampliamento delle ricerche sui legnami strutturali, tramite ampie campagne di campionamento e prova

miranti ad aumentare le possibilità di impiego più competitivo dei legnami italiani delle diverse specie e

provenienze, attraverso:

• adeguate regole di classificazione, definizione di valori caratteristici di resistenza ed elasticità per i

diversi tipi di legname (ampliando il lavoro confluito nelle recenti norme UNI sul legname strutturale

italiano (UNI 11035), in attesa di riconoscimento nelle norme CEN connesse:

• valorizzazione delle produzioni di eccellenza come i semilavorati innovativi (pannelli curvi, elementi

lamellari strutturali e non, derivati da processi di frammentazione e ricomposizione, ecc.);

c. valorizzazione dei prodotti richiesti da edilizia e da bioedilizia attraverso iniziative di diffusione di elevati

standard di risparmio energetico, di nuovi materiali compositi;

d. promozione delle azioni che riguardano il riciclo del legno, eventualmente mediante lo studio dell’LCA dei

prodotti legnosi e non legnosi;

e. valorizzazione dei processi di certificazione del legno e dei prodotti in legno (es. PEFC, FSC) quale

presupposto fondamentale per una selvicoltura di qualità.

Obiettivo 6

Coordinare ed ottimizzare le filiere produttive, compresa la filiera legno-energia, attraverso l’incentivazione e la

promozione di nuove opportunità imprenditoriali e occupazionali nel settore forestale:

Azioni

a. favorire la permanenza delle comunità nelle aree rurali, montane e marginali del Paese, anche attraverso la

creazione e il consolidamento di nuovi modelli organizzativi idonei a garantire una gestione attiva e costante

della proprietà forestale pubblica, privata e collettiva (modelli associati e partecipati;

b. individuare, nei vari ambiti territoriali, l’unità operativa più efficiente (ad es. Aziende forestali di Valle).

c. promuovere nuovi assetti e forme organizzative come le reti di imprese.

d. sostenere l’impresa forestale attraverso:

• la costituzione di forme di gestione selvicolturale e silvo-pastorale del patrimonio forestale

(associazionismo forestale) che associno proprietà, imprese di utilizzazione e di trasformazione capaci

di creare nuova imprenditorialità in aree altrimenti abbandonate, garantendo in questo modo anche

le indispensabili attività di presidio e manutenzione del territorio;

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• approccio di rete che coinvolga diversi attori presenti sul territorio (operatori, industrie di prima e

seconda trasformazione): promozione e formazione di mercati, sviluppo di economie su scala ridotta,

coordinate e concentrate territorialmente e con obiettivi specifici di produzione, utilizzazione,

trasformazione e commercializzazione della materia prima legno e prodotti derivati con approccio

integrato e di filiera � diffusione delle buone prassi adottate da altre realtà forestali.

• sostenere il recupero delle attività produttive tradizionali come l’artigianato, da un lato, e promuovere

innovazione a livello di processo produttivo, di prodotto, dall’altro.

c. incentivare accordi di filiera con tutti gli attori, pubblici e privati, del comparto foresta legno - energia di un

determinato ambito territoriale, con i quali concordare linee di azione ed impegni comuni che ciascun

sottoscrittore singolarmente dovrà mettere in atto per promuovere lo sviluppo del settore;

d. favorire la creazione e il coordinamento degli albi delle imprese Agro forestali qualificate che operano nella

gestione forestale sostenibile, e dei patentini per gli operatori professionali, armonizzando le varie normative

Regionali e prevedendo controlli specifici sull'idoneità tecnica dell'impresa esecutrice;

e. il mondo accademico, quello istituzionale e quello industriale devono lavorare in sinergia, al fine di

incentivare i progetti (anche di ricerca) e diffondere i casi di “best practices” esistenti volti all'innovazione di

processo e di prodotto, al fine di incrementare il valore aggiunto delle produzioni e migliorare l'immagine del

settore, anche attraverso forme di collaborazione con gli enti del sistema nazionale della ricerca;

Obiettivo 7

Sviluppare interventi normativi e finanziari, nella prossima PAC 2013-2020 per un aumento dei

contributi/finanziamenti (europei e/o nazionali) a favore della pioppicoltura tradizionale certificata, e a quella a

turno breve (anche per uno sviluppo compatibile alla produzione di biomassa legnosa ad uso energetico).

Azioni

• Ottenere contributi significativi a sostegno della piantumazione di pioppo di qualità e certificato atto

all’industria di trasformazione, diventa essenziale per il mantenimento e lo sviluppo della filiera legno

(compensati, truciolati, imballaggi, ecc).

La pioppicoltura, con il suo circolo virtuoso, può fornire infatti materiale per lo sviluppo dei compensati e dei

truciolari per mobili, per la realizzazione di imballaggi ortofrutticoli, per la produzione di biomassa per energia

e teleriscaldamento, e termina il suo ciclo virtuoso nella trasformazione dei rifiuti in materia prima per la

produzione ulteriore di pannelli truciolari (che proseguono lo stoccaggio della CO2) attraverso la raccolta

differenziata degli imballaggi predisposta da Rilegno.

Inoltre il pioppo è attualmente la principale specie arborea utilizzata nelle piantagioni da biomassa per scopi

energetici, comunemente indicate come Short Rotation Forestry (SRF); è plausibile che possa continuare a

mantenere un ruolo rilevante, sia per i suoi vantaggi colturali – ovvero rapidità di crescita, facilità di

propagazione e di miglioramento genetico, facilità di espianto –, sia per gli aspetti maggiormente inerenti la

produzione di biomassa legnosa da energia – ovvero facilità di raccolta meccanizzata, di lavorazione, e ottima

qualità del pellet ottenibile.

A livello europeo, è previsto un sensibile spostamento delle produzioni di biomassa da energia dal comparto forestale a quello agricolo: in primis biodiesel, bioetanolo, SRF. L’uso della biomassa legnosa come combustibile produce un impatto quasi nullo sul bilancio del carbonio nell’atmosfera.

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• Riconoscimento delle capacità di stoccaggio della CO2 (effetto di carbon sink) degli impianti di arboricoltura

da legno (dei pioppeti)”.

Come la gestione forestale, anche la riforestazione di terreni agricoli è una strategia ampiamente

riconosciuta per abbattere l’incremento di concentrazione del carbonio atmosferico, come riconosciuto

esplicitamente dal Protocollo di Kyoto (1997) - il trattato internazionale per la riduzione della CO2

atmosferica. Anche la produzione legnosa fuori foresta può ridurre la pressione sui boschi naturaliformi,

permettendo di sviluppare la loro piena funzione di serbatoi di carbonio (sottrazione di CO2 dall’atmosfera o

“effetto carbon sink”).

Nello specifico, la pioppicoltura può contribuire sensibilmente al sequestro della CO2 atmosferica

(accumulo di carbonio nella biomassa arborea epigea ed ipogea e aumento dello stock di sostanza organica,

nel suolo), almeno quando gli impianti sostituiscono le tradizionali colture agricole intensive.

La realizzazione di impianti di pioppo su terreni ex-agricoli (mais, risaie, altre colture agricole), tipicamente a

basso contenuto di carbonio nel suolo, infatti, permette di usare una quantità di pesticidi da 2 a 15 volte

inferiore rispetto alle colture agrarie alternative. I risultati ottenuti da diversi gruppi di ricerca

(Consiglio Nazionale delle Ricerche, Università degli Studi della Tuscia -Viterbo, Centro Comune di Ricerca,

Ispra -Varese) indicano che il bilancio del carbonio relativo alla pioppicoltura è sempre positivo. Il pioppo può

essere impiegato come materia prima in sostituzione di altri materiali maggiormente energivori (quali ad es.

cemento e ferro) nella produzione di prodotti e manufatti durevoli (effetto carbon stock). La pioppicoltura è

in grado di adattarsi agli scenari di global changes, con incrementi di produttività in condizioni di maggior

concentrazione di CO2 atmosferica. Un recente progetto europeo EUROFACE, coordinato dall’Università della

Tuscia e dal CNR ha dimostrato che, simulando una futura composizione dell’atmosfera di 550 ppm CO2 (per

l’anno 2050), la capacità produttiva di biomassa e di sequestro del carbonio da parte di queste piantagioni

aumenterà di circa il 20-25% (Scarascia-Mugnozza et al., 2006; Liberloo et al., 2006).

Obiettivo 8

• Aumentare l’estensione delle aree agricole destinate a pioppeto tenuto conto che, attualmente, la sola

pioppicoltura da legno riguarda meno di 80.000 ettari (in totale 118.691 ha), ossia di una superficie del tutto

insufficiente a corrispondere alle esigenze delle industrie del legno, del mobile e della carta, la cui domanda è

stimata in 3,1 milioni di tonnellate/anno e può essere soddisfatta dall’abbattimento di 14.000 ettari/anno di

pioppeti e, quindi, da un patrimonio pioppicolo complessivo di 140.000 ettari di pioppeti. Questo è uno dei

principali motivi per cui, oggi, l’Italia è il primo importatore europeo di legno di pioppo in

Europa con circa 457.000 m3 annui (fonte IPC 2008).

• Riduzione, da 24 a 12, mesi del fermo biologico attualmente previsto a livello normativo per i pioppeti.

• La filiera della pioppicoltura in Italia, che permette di sviluppare una produzione di prodotti a km zero,

eliminando una delle principali fonti di emissione di CO2 (causata dal trasporto di materia prima proveniente

dall'estero), è rappresentata da un’industria più che pronta a recepire il pioppo e a realizzare prodotti ad alta

sostenibilità – che hanno un elevato effetto di stoccaggio della CO2. Attualmente, però, quell’industria pronta a recepire il pioppo risente di una fortissima necessità di

approvvigionamento di materia prima, necessità che è in forte concorrenza con altri settori interessati al

legno (in particolare di origine pioppicola). Questo importante settore produttivo deve essere messo nelle

condizioni di creare un ciclo propedeutico sia al sistema agricolo sia al sistema industriale.

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Per invertire questa tendenza è necessario elaborare nuove strategie, con interventi aventi effetti

strutturali e duraturi, percorrendo strade innovative che tengano conto della necessità di coniugare le

esigenze di tipo ambientale con quelle di tipo produttivo, basate soprattutto sulla qualità e sulla

certificazione della materia prima.

• Valorizzare la pioppicoltura a 360 gradi attraverso:

a. specifici incentivi a favore dei pioppicoltori italiani;

b. razionale e sostenibile utilizzazione della pioppicoltura sia per fornitura di materia prima per il settore

industriale che per produzione di biomassa per uso energetico mediante la valorizzazione di cascami

e residui della lavorazione del legno di pioppo.

c. riconoscimento economico delle crescenti capacità di sviluppare le seguenti significative funzioni

ecologiche e ambientali:

• bilancio positivo di carbonio (assorbimento o stoccaggio di CO2) � riconoscimento dei

crediti di carbonio;

• fitorimedio o azione di filtrazione/depurazione;

• regimazione del deflusso idrico;

• tutela del paesaggio.

Obiettivo 9

In vista dell’implementazione obbligatoria del Regolamento del Parlamento e del Consiglio Europeo n. 995/2010

(previsto per il marzo 2013), che stabilisce gli obblighi degli operatori che commercializzano legno e prodotti da

esso derivati, si ritiene necessario e urgente:

a. Definire, quanto prima possibile, l’autorità italiana competente in materia e, contestualmente,

esercitare le dovute pressioni, a livello istituzionale, affinchè Conlegno/Consorzio Servizi Legno-

Sughero riesca ad ottenere il riconoscimento di Conlegno-Consorzio Servizi Legno-Sughero come

organismo di monitoraggio.

b. definire un programma interassociativo di sostegno a favore degli importatori italiani di legno

e di prodotti derivati dal legno durante le fasi iniziali dell’implementazione del Regolamento UE,

che preveda adeguate informazioni attraverso corsi e materiale informativo per illustrare le

procedure da seguire per essere conformi al Regolamento ed alla Due Diligence.

c. prevedere un sostegno finanziario sostegno finanziario per le attività di sostegno

all’implementazione della Due Diligence.

Obiettivo 10

In Italia, il settore degli imballaggi, in particolare per quelli in legno, ha creato un sistema di recupero e di riciclo

fra i più efficienti in Europa e nel mondo che, si ritiene, deve essere sempre più valorizzato e preso come

esempio di best-practice. Questo sistema è gestito da RILEGNO, il Consorzio Nazionale per la raccolta, il

recupero e il riciclaggio degli imballaggi di legno in Italia (che fa parte del sistema Conai - Consorzio Nazionale

Imballaggi) e, ad esso, adriscono le imprese produttrici di imballaggi di legno, i fornitori di materia prima per la

produzione degli imballaggi, gli importatori di materiale o di imballaggi legnosi.