I— Lo scaffale di Poesia - SUR · 2018-02-26 · la poesia è il Dichterisches, ovvero il...

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I— Lo scaffale di Poesia A cura di ARNALDO COLASANTI E DANIELE PICCINI \ Ifabeto Baude- l\ taire sta alle Fleurs du mal co- me la lucertola sta al coccodrillo. Co- me poche stelle bastano a traccia- re le figure delle costellazioni, così le poesie selezio- nate e tradotte da Mario Fresa offro- no un'impressione esaustiva del percorso poetico e quindi filosofico del poeta fran- cese. La scelta di rendere diretto l'impatto con il testo, oltre che dal metodo tradutti- vo, è rafforzata dalla mancanza di un'im- palcatura critica che si accompagni alle poesie singole e dalla presenza, a chiusura del volume, del saggio Ars contra vitam dello stesso Fresa e di Serre volanti e fon- dali di Davide Cortese. I due contributi forniscono chiavi di lettura ed elementi chiarificatori alle poesie selezionate, ma non appaiono che alla fine del volume, quasi come una sicura costa d'approdo dopo il viaggio della lettura. Oltretutto, i disegni di Massimo Dagnino, che impre- ziosiscono il volume, si configurano quasi come unulteriore piano interpretativo e volutamente straniante rispetto al conte- nuto dei testi. Le poesie scelte mettono a fuoco il continuo dialogo tra il poeta e il suo Doppelgànger, scandagliandone le forze contrastanti che da un lato spingono come impulso vitalistico e seduttivo, dall'altro aspirano a diventare "nulla che sa nulla". Lo iato che ne viene fuori è ov- viamente anche quello immenso ed incol- mabile tra valori borghesi e sensibilità da artista, tra l'ansia del possedere e l'ambi- zione totalizzante dell'essere. La prospet- tiva di pensiero di Baudelaire è assoluta- mente nuova e moderna rispetto ai suoi contemporanei. Tuttavia questa novità contenutistica è ben racchiusa, come in una noce, in una forma classica che affida al verso e alla sua misura quasi una fun- zione di sana delimitazione. Igor' Stravin- skij, durante le sue lezioni americane, espone il concetto di "dogma" come pre- supposto indispensabile per perseguire una reale libertà compositiva. Baudelaire sembra essere un anticipatore di questo assunto ed è "un romantico felicemente prigioniero della forma", proprio come lo era Brahms agli occhi di Massimo Mila. Le traduzioni di Fresa lasciano ben inten- dere questo colore letterario, tanto da fare delle traduzioni delle gemelle italiane del- le versioni originali, oppure, se si preferi- sce, è quasi come se i testi avessero subito un trasporto da una tonalità all'altra. La lingua di Fresa, che già nella sua produ- zione critica in italiano mi appare sensi- bilmente arricchita dalla conoscenza del francese, è opulenta e metamorfica, a trat- ti volutamente desueta per rendere giusti- zia all'impressione straniante degli origi- nali. Quello che mi è sembrato interessan- te durante la lettura è l'approccio non da studioso, ma da amante del testo nella sua migliore accezione, come Fresa stesso di- chiara di essere. Traduzioni pur "giuste", fedeli e puntuali dei testi mi sono spesso apparse come 'carogne', se paragonate al corpo vivo del testo originale. Non a caso, Octavio Paz parlava del tradurre come di "traghettare cadaveri", qualora questa operazione avesse avuto come unico ob- biettivo il trasporto dei contenuti. Come invece sostiene Benjamin, l'essenziale nel- la poesia è il Dichterisches, ovvero il poe- tico, che il traduttore può conservare esclusivamente poetando a sua volta. L'amore di Fresa per queste poesie le ha rese corpi vivi di vita propria, che fanno anche dell'imprecisione consapevole una scintilla di maggiore vicinanza al testo e di puro estro linguistico. Il lavoro del tra- duttore è una missione che necessita del coraggio di abbandonare la sudditanza ri- spetto all'originale e di dimenticarlo del tutto dopo averlo onestamente attraversa- to. Fatto ciò, bisogna sporcarsi le mani e lavarle con l'amore per il materiale che si traduce. Personalmente, credo questo sia l'unico approccio possibile alla traduzio- ne, soprattutto di testi poetici. Infine mi sembra opportuno sottolineare che la sensibilità musicale di Fresa, esperto non solo di letteratura, ma anche di musica, gli fornisce un ulteriore strumento di azione. Oltre ad avere effetto diretto sul verso, il mondo musicale si configura quasi come un libro "scritto sotto" tutto ciò che con l'arte e la creazione ha a che fare. Federica Giordano Alfabeto Baudelaire, traduzioni a cura di Ma- rio Fresa, illustrazioni di Massimo Dagnino, EDB Edizioni, Bologna 2017, pp. 56, 19,00. ROBERTO BOLANO ntrodotto da u- 8 P passionata prefa- zione di Andrés Neuman, il volu- me di Roberto Bolano (edito da SUR con traduzio- ne spagnola a fronte) consta - come si evince dal titolo - di tre se- zioni: Prosa del- l'autunno a Girona, I Neochilenos, Una passeggiata nella letteratura. Bolano (1953-2003), autore cileno di culto, co- nosciuto da noi per i romanzi e i racconti pubblicati soprattutto da Adelphi, deve molto della sua fama a una scaltra strate- gia editoriale che lo ha imposto come scrittore maudit, icona della trasgressio- ne, con un passato di ribellione politica e di arresti, di viaggi turbolenti e droga, di lavori umili e rabbiosi, a ravvivare la leg- genda di un Sudamerica alquanto sfrutta- to letterariamente. Arrivato tardi alla nar- rativa, dopo aver scritto alcune raccolte di versi, Bolano così disse del suo rappor- to con la poesia: "La mia poesia e la mia prosa sono due cugine che vanno d'ac- cordo. La mia poesia è platonica, la mia prosa è aristotelica... Io sono fondamen- talmente un poeta, ho iniziato come poe- ta e ho sempre creduto che scrivere prosa sia di cattivo gusto". Secondo Neuman, che gli fu amico e lo ricorda con stima e affetto, la sua scrittura è nutrita di dispe- razione, della "malinconia vitalistica dei malati gravi... di un moribondo nell'atto 76

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Lo scaffale di PoesiaA cu ra di ARNALDO COLASANTI E DANIELE PICCINI

\ Ifabeto Baude-l \ taire sta alleFleurs du mal co-me la lucertola staal coccodrillo. Co-me poche stellebastano a traccia-re le figure dellecostellazioni, cosìle poesie selezio-nate e tradotte daMario Fresa offro-

no un'impressione esaustiva del percorsopoetico e quindi filosofico del poeta fran-cese. La scelta di rendere diretto l'impattocon il testo, oltre che dal metodo tradutti-vo, è rafforzata dalla mancanza di un'im-palcatura critica che si accompagni allepoesie singole e dalla presenza, a chiusuradel volume, del saggio Ars contra vitamdello stesso Fresa e di Serre volanti e fon-dali di Davide Cortese. I due contributiforniscono chiavi di lettura ed elementichiarificatori alle poesie selezionate, manon appaiono che alla fine del volume,quasi come una sicura costa d'apprododopo il viaggio della lettura. Oltretutto, idisegni di Massimo Dagnino, che impre-ziosiscono il volume, si configurano quasicome un ulteriore piano interpretativo evolutamente straniante rispetto al conte-nuto dei testi. Le poesie scelte mettono afuoco il continuo dialogo tra il poeta e ilsuo Doppelgànger, scandagliandone leforze contrastanti che da un lato spingonocome impulso vitalistico e seduttivo,dall'altro aspirano a diventare "nulla chesa nulla". Lo iato che ne viene fuori è ov-viamente anche quello immenso ed incol-mabile tra valori borghesi e sensibilità daartista, tra l'ansia del possedere e l'ambi-zione totalizzante dell'essere. La prospet-tiva di pensiero di Baudelaire è assoluta-mente nuova e moderna rispetto ai suoicontemporanei. Tuttavia questa novitàcontenutistica è ben racchiusa, come inuna noce, in una forma classica che affidaal verso e alla sua misura quasi una fun-zione di sana delimitazione. Igor' Stravin-skij, durante le sue lezioni americane,espone il concetto di "dogma" come pre-supposto indispensabile per perseguire

una reale libertà compositiva. Baudelairesembra essere un anticipatore di questoassunto ed è "un romantico felicementeprigioniero della forma", proprio come loera Brahms agli occhi di Massimo Mila.Le traduzioni di Fresa lasciano ben inten-dere questo colore letterario, tanto da faredelle traduzioni delle gemelle italiane del-le versioni originali, oppure, se si preferi-sce, è quasi come se i testi avessero subitoun trasporto da una tonalità all'altra. Lalingua di Fresa, che già nella sua produ-zione critica in italiano mi appare sensi-bilmente arricchita dalla conoscenza delfrancese, è opulenta e metamorfica, a trat-ti volutamente desueta per rendere giusti-zia all'impressione straniante degli origi-nali. Quello che mi è sembrato interessan-te durante la lettura è l'approccio non dastudioso, ma da amante del testo nella suamigliore accezione, come Fresa stesso di-chiara di essere. Traduzioni pur "giuste",fedeli e puntuali dei testi mi sono spessoapparse come 'carogne', se paragonate alcorpo vivo del testo originale. Non a caso,Octavio Paz parlava del tradurre come di"traghettare cadaveri", qualora questaoperazione avesse avuto come unico ob-biettivo il trasporto dei contenuti. Comeinvece sostiene Benjamin, l'essenziale nel-la poesia è il Dichterisches, ovvero il poe-tico, che il traduttore può conservareesclusivamente poetando a sua volta.L'amore di Fresa per queste poesie le harese corpi vivi di vita propria, che fannoanche dell'imprecisione consapevole unascintilla di maggiore vicinanza al testo e dipuro estro linguistico. Il lavoro del tra-duttore è una missione che necessita delcoraggio di abbandonare la sudditanza ri-spetto all'originale e di dimenticarlo deltutto dopo averlo onestamente attraversa-to. Fatto ciò, bisogna sporcarsi le mani elavarle con l'amore per il materiale che sitraduce. Personalmente, credo questo sial'unico approccio possibile alla traduzio-ne, soprattutto di testi poetici. Infine misembra opportuno sottolineare che lasensibilità musicale di Fresa, esperto nonsolo di letteratura, ma anche di musica, glifornisce un ulteriore strumento di azione.Oltre ad avere effetto diretto sul verso, il

mondo musicale si configura quasi comeun libro "scritto sotto" tutto ciò che conl'arte e la creazione ha a che fare.

Federica Giordano

Alfabeto Baudelaire, traduzioni a cura di Ma-rio Fresa, illustrazioni di Massimo Dagnino,EDB Edizioni, Bologna 2017, pp. 56, € 19,00.

ROBERTO

BOLANO

ntrodotto da u-

8 Ppassionata prefa-zione di AndrésNeuman, il volu-me di RobertoBolano (edito daSUR con traduzio-ne spagnola afronte) consta -come si evince daltitolo - di tre se-zioni: Prosa del-

l'autunno a Girona, I Neochilenos, Unapasseggiata nella letteratura. Bolano(1953-2003), autore cileno di culto, co-nosciuto da noi per i romanzi e i raccontipubblicati soprattutto da Adelphi, devemolto della sua fama a una scaltra strate-gia editoriale che lo ha imposto comescrittore maudit, icona della trasgressio-ne, con un passato di ribellione politica edi arresti, di viaggi turbolenti e droga, dilavori umili e rabbiosi, a ravvivare la leg-genda di un Sudamerica alquanto sfrutta-to letterariamente. Arrivato tardi alla nar-rativa, dopo aver scritto alcune raccoltedi versi, Bolano così disse del suo rappor-to con la poesia: "La mia poesia e la miaprosa sono due cugine che vanno d'ac-cordo. La mia poesia è platonica, la miaprosa è aristotelica... Io sono fondamen-talmente un poeta, ho iniziato come poe-ta e ho sempre creduto che scrivere prosasia di cattivo gusto". Secondo Neuman,che gli fu amico e lo ricorda con stima eaffetto, la sua scrittura è nutrita di dispe-razione, della "malinconia vitalistica deimalati gravi... di un moribondo nell'atto

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Lo scaffale di Poesia

di dire addio": emotiva, viscerale, furentee fragile nello stesso tempo. I suoi refe-renti europei furono i simbolisti e i sur-realisti francesi, quelli neolatini Borges eNicanor Parrà, ma rivissuti ed estremiz-zati sfruttando gli episodi salienti dellasua inquieta avventura esistenziale. Laprima sezione del libro di cui parliamo ècomposta di 35 frammenti in prosa poe-tica, che assumono la forma di diario o diaforisma, di narrazione di viaggio o diimprecazione. Ruotano intorno a un ven-tottenne privo di soldi, di lavoro e diidentità, che vive in uno spazio "cancella-to", "bianco come un complotto" (squal-lido appartamento o luogo desertificato),accanto a una presenza femminile "sco-nosciuta" e indifferente, sempre sul pun-to di partire per una destinazione ignota,in una "geometria aliena" e scomposta, incui l'unico segno di vitalità è il cedimentofisico: "Crac, fa il tuo cuore". I cinque-cento versi che compongono la secondaparte descrivono l'esperienza on thè roaddi un gruppo di giovani musicisti "Neo-chilenos", che sperimentano una loropersonale e dannata epopea Beat nei bas-sifondi di sperdute località dell'Americalatina, tra bordelli e rastrellamenti di pat-tuglie militari, concerti rock, miseria edroga: "Ma eravamo così noi Neochile-nos, / Pura ispirazione / E niente meto-do", "E ognuno per suo conto / Visitò lediscariche della / Filosofia, le arche, i /Colori americani, lo stile inconfondibile /Di nascere e rinascere", "In piedi in mez-zo a un pantano / Infinito. / E allora ca-pimmo / Che noi Neochilenos / Sarem-mo stati sempre / Governati / Dal caso".La sezione conclusiva, Una passeggiatanella letteratura, ripercorre con ironia eleggerezza la biblioteca d'elezione di Bo-lano, miniaturizzando come in un sognouna sessantina di scrittori da lui amati:una galleria che si apre e si chiude conGeorges Perec, ma attraversa tutta la let-teratura universale, da Archiloco aSchwob, dal nostro Papini a Borges, daAlfonsina Storni a Philip K. Dick, in uncaleidoscopio surreale e frammentatoche, rispecchiando il mondo, celebra il li-bro-rifugio, il libro-consolazione per an-tonomasia, a sostituire una casa che nonsi trova più: "Poi si metteva a piovere etornavamo tranquillamente a casa. Madov'era la nostra casa?".

Alida Airaghi

Roberto Bolano, Tre, traduzione di Ilide Car-mignani, SUR, Roma 2017, pp. 198, € 16,50.

J orge Luis Bor-ges diede alle

stampe questo vo-lume, che racco-glie versi e prosesotto il titolo diElogio dell'ombra(dove per ombradobbiamo inten-dere sia la cecitàche lo afflisse perdecenni, sia la

morte che sentiva incombere), nel 1969,in occasione del suo settantesimo comple-anno. Ora il testo appare con traduzione,ricco apparato di note e postfazione diTommaso Scarano, cui Adelphi ha affida-to la cura di tutte le opere dello scrittoreargentino. Nel Prologo, Borges affermacon umiltà e sottile ironia di non possede-re un'estetica - da lui ritenuta inlnfluentenell'illuminare il mistero insondabile del-la poesia -, e di anteporre ad essa l'etica,che con la vecchiaia costituisce il nuovotema di questo libro, assieme ad altri piùcollaudati: specchi, labirinti e spade, tò-poi ben noti a ogni "rassegnato lettore"della sua opera. Non rassegnati, ma piut-tosto stimolati dai molteplici spunti di ri-flessione che offrono queste pagine, ritro-viamo in esse tutti gli argomenti che defi-niscono la biblioteca ideale della produ-zione letteraria borgesiana, il suo inesau-ribile enciclopedismo, la curiosità perogni branca del sapere: teologia, scienza,storia, linguistica, arte, geografia, mito:"Altri si vantino delle pagine che hanscritto, / io vado fiero di quello che ho let-to". Nel biennio che precedette l'uscitadel volume, Borges aveva viaggiato in Eu-ropa e in Cile, aveva visitato Israele, e siera stabilito per alcuni mesi a Harvard. Ditali esperienze rimangono vistose traccenelle poesie, ma sopravvive in particolarel'immagine di un vagare nel tempo e nellospazio capace di oltrepassare la contin-genza, recuperando idealmente una cul-tura che dalle Sacre Scritture alle saghenordiche, attraverso le voci dei più ispira-ti interpreti del sentire universale (Virgi-lio e Dante, Shakespeare e De Quincey,Whitman e Joyce...), ha animato e resovitale la civiltà umana. In particolare, l'au-tore confessa la sua assoluta ammirazioneper la letteratura e la storia ebraica, consi-derata fucina spirituale di tutto il saperedell'Occidente. Importanti sono quindi irichiami alla Bibbia e al Vangelo, per lui -agnostico - fonte comunque irrinunciabi-le di sapienza millenaria e di fede in unsovrannaturale, inconoscibile e magico, a

volte tenebroso, più spesso pacificantecome desiderato approdo nel nulla. Per- ;ciò il laico Borges non ricusa di ricorrerealla preghiera, purché non sia richiesta difavori o miracoli, ma ringraziamento e lo-de (per Buenos Aires adorata, per gli og-getti quotidiani che ci soccorrono, per gliamici vivi e defunti, per i libri depositaridi saggezza); non si sottrae all'elencazione idi beatitudini e di comandamenti circo-scritti a una morale del tutto umana, ac-cessibile a chiunque ("Beati quelli chenon hanno fame di giustizia, perché san-no che la nostra sorte, avversa o benevola,è opera del caso, che è imperscrutabile.../ / Felice chi è amato e chi ama, e chi puòfare a meno dell'amore. / / Felici i felici").E sa accostarsi all'ombra della morte elo-giandola, da non credente, quasi con spi-rito religioso: "Nella mia vita sono sem-pre state troppe le cose... / / Ora possodimenticarle. Giungo al mio centro, / allamia chiave e alla mia algebra, giungo almio specchio. / Presto saprò chi sono". IlBorges più filosofo che poeta non lasciatrapelare nei suoi versi slanci emotivi o le-vità musicali, muovendoli invece in unateatralità narrativa, scavandoli nel pensie-ro e nell'ansia di conoscenza, in un oriz- jzonte teorico nutrito di memoria e di cu-riosità intellettuale.

Alida Airaghi

Jorge Luis Borges, Elogio dell'ombra, tradu-zione e cura di Tommaso Scarano, Adelphi,Milano 2017, pp. 158, € 16,00.

11 secondo ap-p u n t a m e n t o

della poesia diEvelina De Signo-ribus (dopo Pro-nuncia d'inverno,2009) ci tiene fer-mi a un titolo an-cora invernale. Le"notti aspre" so-no le notti tra Na-tale e l'Epifania, acavallo dell'anno,

che, secondo un mito nordico rievocatoda Peter Handke, liberano le anime deimorti, mentre i vivi sono rinserrati in ca-sa, davanti al fuoco. E l'autrice spiega inpremessa: "Ho immaginato che questeanime venissero a scuotere gli uomini, abussare alle loro porte, perché possano

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