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- "I1 Che: testimonianze di una generazione (Milano anni '60-'70)", in Poesia e Rivoluzione, a cura di Anna Cecilia Prenz. San Vito al Tagliamento: Ellerani Editore, 20 10:105- 1 15

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- "I1 Che: testimonianze di una generazione (Milano anni '60-'70)", in Poesia e Rivoluzione, a cura di Anna Cecilia Prenz. San Vito al Tagliamento: Ellerani Editore, 20 10: 105- 1 15

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Poesia e Rivoluzione a cura di

Ana Cecilia Prenz

UNIVEKS~TA DEGLI STUDI DI TRIESTE 16-20 marzo 2009

con In ndilrgn al brtrzo y z m libro de ver-sos eri lil m o c h i l ~ ~

Ernesto Che Guevara (1928- 2008) Archivio EGL., Archivio Ernesto Guevara Lynch

Seminario e mostra organizzati dalla Cattedra di Letteratiira Spagrro!tì, Facoltà di Lettere e Filosofia

In collaborazione con:

CSAL - Ceiicro Scudi per I ' ~ ~ i z r i c a Latina, Gniversità di 'li-iesre Iniziativa Europea - Associazione Non I'roht Centro Szrvizi Volonrariato Eriuli Venezia Giulia Associazione culturale Il Laboratorio

INIZIA'TIVA EUROPEA il laboratorio

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IL< cii ,iiia o J , dai 2, dai t,n i11 o, dei

I ~iisce ira nel iltimi ilenre

\ 2 del

I1 Che: testimonianze di una generazione (Milano anni '60-'70)

Anronio Luigi Palmisano

Eccomi a svolgere la parre di cultore della memoria storica di un periodo parcicolare della nostra Italia: il cosidderro '68, a hlilano.. .

Era un '68 che è durato molro più di un anno, in efferti. E per molti non e ancora finito, e imperterrito prosegue. E' nella nostra vira quotidiana, permeando il nosrro mondo-della-vita." Consisre in un atceggiamenro parricolare nei confronri sia del mondo che della vita. Si rratta di una specifica Einstell~rn~, di un parricolare atreggiarnento. La menre di un szssantorrino è tesa in quesco atceggiamenro e condivide molro della vica e della esperienza del Che.

Un collega -un sessantortino, intendo- scriveva:

iVella primavera del 1956, due giovsni, poco più che ragauzz, si riunivano o<pi sera a ilfinmi, Florid~z. Studiavirno carte geog~aJI~he e mappe, prendevano appunti, cercavano armi, contatt~zvano compagni. Uno era zrn medico argentino di 27 anni. Un tipo avventuroso che nel '52 e per quasi due anni

A A

aveva compiuto un viaggio in motociclettLz in tutta lymerica latinit. "

I c',:e giox~zni .Erano Fi&! CI-S~TQ ì Che Guevara. ~ i à , E' I luci A-I L a a L i v . T., ,.+,-,,I Nella mia ~ e r n o r i a , ne!!a memoria fresca di q ~ ~ c g i i

anni dal ' 65 a1 '76, Fidel occupava uno spazio minimo. Eppure, ogni giorno scntivarno della rivoluzione cubana, e le aspeaative erano pocenti, quotidiane. Turri eravamo incenri in una interpretazione polirico-storica di ciò che accadeva. Avevamo iconografie del Che, esattamente come quelle che si rrovano oggi; ma nessuno aveva foco di Fidel! Vi era anche qualche rara immagine, intendo in casa, di Vo Nguyen Giap e di H o Chi Minh; nia nessuna di Fidel. Fidel Cascro era un rivoluzionario di professione. Che Gucvara era qualcosa di diverso, faceva parre di una categoria di uomini di gran lunga superiore a quella del rivoluzionario, nella mia prospzrtiva, nella nostra prospettiva. Il mondo e la scoria - così ci sembrava -

70 Cfr. Alfrrd Schua 1981 (1932). 71 Cfr. Giulio Scocchi, Conferenza presso la LibrrriaTildcun, blilano, 2001

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erano chiamati a confrontarsi con una dimensione titanica dell'essere-in-questo- mondo. Mi ricordo che ero fin troppo giovane, ma molto attivo politicamente e socialmente. A 16 anni ero il presidente dell'assemblea degli studenti salesiani a Milano, in un Istituto dal quale di lì a poco sarei stato espulso.. . E passavo molto tempo in Università, alla Statale, molto più tempo che nel mio liceo. Ero lì, insieme ad altre migliaia di adolescenti, per ascoltare dai nostri fratelli maggiori come si fa, come si doveva fare una "rivoluzione". La rivoluzione era però da noi interpretata non come un evento pianificabile - diversamente dalla prospettiva che ci sembrava specifica di Fidel Castro - quanto piuttosto come un atteggiamento di vita nei confronti del mondo. Anche se i partiti, il Pci fra ,gli altri, cercarono in tutti i modi di far rientrare questo atteggiamento di aperta ribellione e contestazione dello status quo, sociale e politico, economico e intellettuale. Del resto, il ribelle per definizione era appunto il Che, ed era ribelle anche quando parlava all'Onu:

LImnperialismo ,zmericano è colpevole di agressione e i suoi crimini sono immensi i n tutto il mondo. Lo sappiamo, signori! :Vfu sono colpevoli anche coloro che, a l momento di decidere, hanno esitato a fure del K e t n a m parte inviolabile del territorio sociulista: ciò avrebbe forse comportato il rischio di una guerra mondiule, m a avrebbe anche costretto gli imperialisti nordamericuni a una decisione. E sono anche colpevoli coloro che tengono in piedi u n a guerra di insulti e ripicche, cominciata già da tempo du i rappresentanti delle due m a g i o r i potenze del campo socialista.

Chiediamo, per averne una risposta onesta: è O non è isolato il Vietnam, costretto a pericolosi equilibri tra le due potenze i n contr~sto?'~

< C . Non era un integrxo" e noi, lo era in q~alsi-v.og!ia ca ipo . Sapevamu già -

e ci interrogavamo sulla questione: Che Guevara si iscrisse ai partito comunista cubano solo dopo aver portato a termine quella rivoluzione, dopo essere diventato praticamente Minisrro, e non prima:

La m i a storia di riz~oluziomzario è COYM e comincia realmente nel Grunmu e c o n t i n t ~ u j n o u questo momento. Mi sono iscritto a l Partito Comunista solo da quando sono u Cuba...'?

Del Che già sapevamo; e sapevamo che il '68 era un sogno dalle ambizioni

72 Cfr. Che Guevara, "La rivoluzione dei popoli oppressi". Intervento per la Triconciriental, 1967. 73 Cfr. Che Guevara, "La riosua è una lotta all'ulcimo sangue". Secorido incervenco alla IX sessiorie dell'Assemblea Generaie deli'ONU. 11 dicembre 1964.

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non proprio miniriie: cambiare il mondo e non semplicemenre sovvertire una o più forme di governo. Cambiare il mondo e cambiare radicalmente il modo di pensare, pensare il rutto in rermini diversi: solo quesro ci interessava. Uno slogan che poi divenne universale, ed è passar0 anche alle generazioni seguenti, suggeriva: la fantasia al potere. Quesro slogan chiariva la immensa potenzidità del sogno e del nostro programma: la forza dell'uropia. L'uropia era ed è una visione del domani, una questione dunque serissima. E il Che era un utopista, un uomo che aveva visioni del domani, ma visioni a lungo rempo e sulla lunga distanza. E quesre sono le unichs visioni che permettono di far confluire energie infinire in una specifica direzione, in una direzione che ancora non si intravede bene, una direzione che i più neppure riescono a intuire. Fidel Castro prendeva appunri per fare la rivoluzione a Cuba, cioè per cambiare forma di potere. Che Guevara aveva altri intenti, decisamenre titanici: F~re sì che il mondo pensasse in rnodo nuovo.. . e realizzasse momenti di comunicazione che non possono essere conseguiti con forme di comunicazione logico-specularive o burocratiche. Solo un ripo di comunicazione ad alta valenza emotiva, a compenerrazione simpaterica, può permertere di immaginare il domani e il dopodomani. Dunque, la poesia era considerara Lin possibile strumento! E infatti Che si riferiva anche a poeti, quando voleva comunicare qualche cosa di fondamentale. E' quanto fa, per esempio, nella seconda Conferenza di Roma, nel 1964:

Noi possiamo dire che ta~ztt volte abbiamo rqttuto di qzlella famosa massima di hfarti, che ogni vtro uomo deve sentire jzdproprio volto il colpo inferto sul volto di qzuhiuji uomo.'"

Questo era l'augurio: un programma che è rutro meno che partirico. Noi del '68 eravamo inf~rti in piena roctura con il Pci, ed eravamo "marxisti-

leninisti Mao-Tse-Dong pensiero", così come si diceva allora. Eravamo parte costiruenre di movimenti exrra-parlamentari e tenevamo

molro a che il movimenro rimanesse extra-parlamentare. Nessuno di noi ha mai sognaro cii trasformare i l rnovimenro in un cliialcosa di isriruziode. E rnolci di

1..U ~ i o ; ~ G ~ L I ; v ~ I ~ ~ ) ic; L I L L L L L L ~ Z ~ O ~ ~ ?iell'essere e dell'esseie politico: spesso finivo fra gli anarchici e poi rirornavo nel Movimento Srudenresco e avanti così, quasi in un movimento a pzndolo. Come diceva un caro amico, la cosa più importanre per un ribelle è prepararsi, studiare, leggere, sapere e sapere analizzare: leggere il mondo che si costruisce, anche. La conoscenza era ritenura di importanza fondamenrale, perché solo una conoscenza approfondita permetteva - e permette - ni mantenere posizioni solide e sostanzialmenre di contrasto, non eccessivamente negoziarorie, insomma, lungo interi decenni.. . Ecco un inviro, lo stesso invito di Che Guevara: "Studiate e przpararevi, siate colti il piìi possibile!". E Che Guevara leggeva di tutto.

74 Cfr. Che Guevara, "La nosrra è una lotra all'ulrimo sangue". Secondo incervenro alla E sessione dell'Assemblea Genfrale dell'ONU, 11 dicembre 1964

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Noi leggevamo molto, anche hlam.. . Anche.. . Leggevanlo molta letteratura, ma anche molta psicologia e psicoanalisi, letture del resto praticate dallo stesso Che. Leggevamo Eric Fromm e i maestri della Scuola di Francoforte. e altri. E non leggevamo mai autori anglosassoni.. . Fra questi si leggeva solo Kerouac, e non certo per meriti letterari, e pochi altri. In compenso abbiamo letto tutta la poesia e la letteratura di lingua spagnola e lacino-americana, da Antonio Machado e Pablo Neruda in poi.

Vi era dunque un atteggiamento di ribellione a un ordine, un ordine per altro di complessa identificazione, un ordine che ci appariva ignorante: ignorava il mondo, l'essere costruzione sociale della realtà ... I1 Pci cercava sempre di riportare il movimento alla sua ortodossia; voleva - forse talvolta riteneva dawero che la questione fosse semplicemente tale - che questa ribellione fosse antifascista e antinazista. Era appunto l'esperienza di scontro compiuta in Europa. Che Guevara, naturalmente, non ha mai parlato di antifascismo. Era in effetti molto più in là, già nel futuro. Ecco un'interessante frase tratta da un suo intervento tenuto alllOnu, giusto per mostrare quanto nel 1964 fosse su posizioni in anticipo sui tempi, almeno di cinquanta anni, rispetto al Pci e a molta altra democrazia:

Come è possibile dimenticare il modo in cui fu tradita la speranza che Patrice Lumumba pose nelle Nazioni CTnite? Conze potremmo dimenticare gli intrighi e le manovre che seguirono alloccz~pazione di quel paese da parte delle Puppe delle iVazion i Unite, sotto i cui auspici agirono impunemente gli assassini del grande patriota africano?

Come potremmo dimenticare, iignori delegati, che chi si sottraxse allhutorità delle ivazioni Unite in Congo, e non proprio per ragioni patriottiche ma in virtù della lotta@ imperialisti, fu iVIoise Ciombe, che diede inizio alla secessione del lhtanga con lhppogio belgd?

E come giustiJ1care, come spiegare che, alla fine di tutta lkzione a'elie i'jaziani iiizite, Cio i~zbe, caiciato &i Katan,ca, - rit~rizil padtvns z jigizore del LOrzgo? Chi potrebbe negare i i tristo ruolo chegli iinperialistifecero svolgere all '0~~ani.z.- ,azione delle ivazioni Unite? Ria~sumendo: è stato maso in moto tutto urz vistoso apparato per evitare la scissione del Iktanga e a g i il /(dtan<ga è al potere, le ricchezze del Congo in mano agli iw~periahti ... e le spese debbono essewpagate da degne nazioni. Lrn buon a f i ~ e p e r i mercanti della guerra! Per questo il Governo di Cuba appogia la giust~ posizione dell'Unione Sovietica, che r i f i ta di pagare le spese di questo crimine. Per colmo di scherrzo, cigettano ora infdccia queste ultzmeazioni che hanno riempito di indignazione il mondo intero. Chi sono gli autori? Paracadutisti belgi, tvasportati da aerei nordamericani decolhti da basi inglesi. Ci viene irz rnente che pochi anrzi or sono, ieri quasi, un pic-colo paese d'Europa, Lavoratore e civilizzato, il regno del Belgio, era invaso dalle orde hitleriane; la nostra coscienza era amaregiata

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dal sapere che qzlesto popolo era massacrato dallZmperialismo te~lesco e lo vedevamo con affetto. M a qzlest'ultra faccia della rnedizglia imperialista era sconoscizlta aipizi.

Forse son $:li di patrioti belgi, morti in dgèsa dell'z libertà del proprio paese, quelli che assassinano a fieddo migìiaia ~ i i iongolesi in nomr delh razza bianca cosi come essi firono .iogetti al tallone tedesco perché la loro percentuale di sangue ariano non era abbastanza alta.

I nostri occhi liberi si aprono og i su nuovi orizzonti esono azpaci di vedere qzlellu L - / J ~ ieri l~z nostra condizione di schiavi coloniali ci impediv~z di osservare: cioè che la 'L-iviltà occident'zle" n'zsconde sotto la sua vistosa fizcci~zta una realtà di iene e di sciacalli.

Perché non possiamo chiamnre diversamente quelli che sono andati a compiere azioni cosi 'izlrnnnitarie" nel Congo. Animale carnivoro chesi nutre dipopoli inermi; ecco n che couz riduce l'uomo l'imperialisrno, questo è ciò che distingue il "bianco" im~erinle.'~

A volte i partiti rendono sordi e ciechi i loro sostenitori 2 appartenenti. Per il Che, il vero problema inrernazioiiale già è rappresentato dai monopoli e dalle ideologie che li parroriscono - non certo dal fascismo n2 dal nazionalsocialismo: cluesri cono finiti in effitri da decenni -, inonopoli da identificare rielle forme apparentemente più moderne, allora intraviste in America Latina e ogzi ovunque riscontrabili. Il problema 2, più clie mai, rappresentar0 dai monopoli: è il problema della concenrrazione dei capirali finanziari nelle mani di quelle clie nell'epoca post-globale chiamiamo trnnsnational corporations e mzlltinationnl hol~lingj. Ecco il problema dell'ilmerica Latina, s anche mondiale: i monopoli e oligopoli, principalmente anglo-sassoni, clie sono in azione sul territorio.

L%nericu Latina costituisce un complesso p 6 o meno nmnueneo; in quasi tz~tto ilsuo territorio i capitalirti monopolisti

3 nordamertcmi deteizgnno i l prc~iominiù ~ J S O ~ L L M . go~erx i I;Zntocc~o o, nei migiiore dei casi, a>it.lu~'i e riinuruji, zoi? iono iiz grado di opporsi rzgli ordini del padrone yankee.

Gli Stati Uniti non avevnno colonie in questo continente: ora lottar10 perpenetrare nelle risrrve dei loro soci. Si può essere certi che, nella stvategin dellJimperialismo americano, l24jica costituisce In riserva a lurya jradenw. Isz~oiinvestimentiatcu~lisono considerevoli 1,olo nell'unione szldajricanu; ora inizia lu jun penetrazione nel Congo, Nigeria e nltri Paesi, e ciò provoca zrna violenta concorrenza ber ornpnc$cu) con altre potenze imperiuliste.

'7 j Cfr. Che Guevara, "La Scoria dovrà cener conco dei popoli d'hrncrica". Primo intervento alla L\( sessione dcll'hsernblea Generale dell'ONU, 11 dicembre 1964.

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N o n ha, comunque, grandi interessi da difendere, salvo i lsuo preteso diritto a interveniw dovunque i suoi monopoli j u t i n o buoni profitti o grandi riserve di m a t e r i e p ~ i m e . : ~

Oggi abbiamo oligopoli di varia matrice nazionale, ma allora, ai tempi del Che, questi erano statunitensi o comunque anglosassorii.. . L'analisi critica dunque che Guevara andava formulando consisteva in una elaborazione della teoria marxista dell'economia, quando Mam owiamente non poteva aver visto questo tipo di monopoli perché non si erano ancora formati nella veste attuale -anche se ne aveva presenti di altro genere, come ad esempio la Compagnia delle Indie Orientali. Dunque, il vero problema per la libertà di tutti i "popoli", che furono poi chiamati "popoli oppressi" ecc., consisteva e consiste in una alienazione totale dellepersonae e dei gruppi, owero delle comunità, data dall'appropriazione conseguita dai monopoli di ogni forma di ricchezza e dello stesso mondo della vita. Non da ideologie di destra, fasciste o naziste che fossero. Insomma, il vero problema è di una concretezza inaudita: chi detiene le ricchezze del mondo? Cosa ne fa? Ne consegue una affermazione incredibile:

La nostra azione è tutta u n grido di guerra contro ltmperialismo e u n appello all 'uniti dei popoli contro ilgrande nemiio delgenere umano: gli S t t t i Uni t i diilrnerica."

No11 è che il Che avesse un particolare rancore nei confronti del paese "Staci Uniti d'America"; semplicemente, gli Stati Uniti d'America erano e sono L'icona di quella specifica forma di capitale che è il capitale finanziario; un capitale che è stato storicamente protetto dai vari governi succedutisi negli Stati Uniti:

Sappiamo che oggi liilssemblea non è i n condizionidi chiedere spiegazioni su questi-fitti; ;n~z deve essere assolutamente chiaro che i l g w o r n c ~ degli Stati Unit i non è guardiano delliz libertd,

7 ,

m a Y y p e t r a /o s r u t t ~ m e n t o e j e p r e ~ ~ z n n o rnnrro i popoh dei mondo e contro buona parte deisuo stesso popolo.'"

Già da tempo, cornunque, la protezione di queste forme del capitale finanziario non è più esclusiva degli Stati Uniti. Ma davvero nessuno si è accorto in tutti q~iesti anni di che genere di capitale si tratta? 1Mi sembra che ultimamente se ne siano accorti perfino Giulio Trernonti e Angela Merkel: e la sinistra istituzionale che

76 Cfr. Che Guevara, "La rivoluzione dei popoli oppressiM. Intervento per la Tricontinentai, 1967 77 Cfr. Che Guevara, "La nostra P una lotta all'ultimo sangue". Secondo intelvento aila IX sessione dell'A.ssemblea Generale dell'ONU, 11 dicembre 1964 78 Cfr. Che Guevara. "La Storia dovrà tener conto dei popoli d'America". Primo intervento alla LY sessione dell',4sseniblea Generale dell'ONU, 11 dicembre 1964.

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cosa ha fatto nel frattempo? È possibile che, in oltre 44 anni da quella conferenza del Che, le cosidderrte sinistre non abbiano visro? Perfino Angela Merkel ha ultimamente dichiarato che se c'è un problema in quesro mondo è quello dell'economia dei mercati finanziari! Perfino Tremonti ha rilevato che vi è un problema appunto globale ed è dato dalla struttura anglosassone dell'economia mondiale. Quanti giocano con s~ock options, con fondi, con scommesse su ogni genere di bonh ecc., disgregano de fitto l'universo. Questo ripo d'azione porta a situazioni che sono la replica delle situazioni strutturaresi negli anni '30 del secolo scorso in America Latina, situazioni analizzate perfettamente da questi ribelli e rivoluzionari, ovvero analiticamence stigmatizzate da Che Guevara, Fidel Castro e gli altri: situazioni diverse da quelle che si vivevano in altre parri del mondo, ma molto simili a quelle che si vivono negli ultimi tempi in Africa e in ogni alrro continenre. Tanto l'atreggiamento di questo '68 quanto la visions di Che Guevara erano il frutto, sì, della visione di un rivoluzionario, ma quesra visione aveva qualcosa di ritmico, ed era accompagnata da una dimensione erica formidabile. E su questo insisto. A quelli della mia generazione era la purezza diamantina, la statura etica di personaggi come il Che ad interessare e affascinare. Ecco, finalmenre dvenura sroria, l'antitesi della morale e dell'ecica borghese e, ovviamente, capitalista.

E il Che ribadisce questa erica nell'ultima lettera alla famiglia, nel suo tesramento, insomma, dove è reso manifesto l'assoluto distacco per ogni forma di ricchezza economica e perfino materiale. Un distacco indiscuribile. E non vi è retorica in quella Ierrera. Del resto, quando il Che f i ~ trovato a Las Higueras, aveva un orologio Rolex al polso. Ciò può apparire sorprendente: pensate ad un rivoluzionario, presunro comunista, clie se ne va in giro per la Sizrra con un orologio Rolex al polso e un fucile nella mano, a fare la rivoluzione, intenro insomma in operazioni di guerriglia. Non interessava nulla, al Che, di questo valore economico porrato al polso: il valore d'uso e una sorta di difficile e epico gioco, come è anche la vita del ribelle, sono con ciò indicati e ~om~rensibi l i . Diverso era il significa10 di un Rolex per l'agente della C M , il cui nome non cito perché non merita di essere i.icci:dato neanche come appe!!arivv dell'inf~me, chk, !i presente, sottrasse il Rolex al cadavere dei Che per trofeo ohre che per il suo intrinseco ~ a l o i ~ econoniic~.

Un mondo di signori del rempo e dello spazio si era incontrato, e quindi scontraro, con un mondo di aguzzini, miserabili figure storiche, minima moralia. . . E questa è una costante che ritrovo anche oggi: i miserabili in termini etici cercano di sopraffare i semplici eroi: uomini che come il Che dicono, in una lettsra alla moglie e ai figli, "non vi lascio niente"; perché lasciare beni è senza senso, almeno nella prospetriva della costruzione di una società nuova e secondo chi a questa lavora. E Che Guevara era srato Presidente del Banco Nacional de Cuba, avrebbe ' potuto impossessarsi di qualunque cosa, come poi hanno fatto altri a Cuba. Ma il Che non compì mai nulla del genere. Del resto, non aveva voluto nemmeno firmare le banconore con il suo nome.. . Perfino porre il suo nome in calce a una banconora, anche se nella funzione di Presidente del Banco, era azione che lo infastidiva.. . Firmava allora con "Che" e basta.

Parliamo dunque di un uomo dalla straordinaria dimensione etica. Quando mi si chiede: "Che cosa era per voi il Che?", la mia risposra è: il carisma assoluto

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del ribelle incorruttibile, l'inesauribile energia di chi ritiene che la giustizia sociale è redizzabile. In questo senso, che nel '65 il Che fosse andato in Congo per poi subito ripiegare in i4ngola o che ne1 '67 i l Che fosse stato ucciso su un'altra Sierra, in Bolivia, non significava nulla per noi." Ciò che contava per noi era riconoscere ciò che riessuno riusciva a ritrovare e neppure intravedere in altri leaders politici: una dimensione etica eccezionale, iina prassi di vita quasi ascetica rispetto alle ricchezze del mondo. E anche noi ragionavamo in questo senso: in una sorta di austerità inflessibile, in una sorta di rigetto di beni materiali o di beni intesi come icone del successo all'interno del sistema d'ordine imposto dai mercati finanziari. A cena con caviale e champagne o con cassoela e barbera, sdraiati nel (morbido) letto di una principessa o sul (freddo) pavimento in linoleum di una fabbrica, nulla toglieva n6 aggiungeva a l nostro essere rivoluzionari. Sapete bene che andavamo in giro anche sporchi, sicuramente con capelli lunghi; e chi aveva la barba era particolarinente fortunato, perché poteva farla crescere. (E non era il mio caso: ero troppo giovane per avere una lunga barba.. .)

Questo distacco dal mondo avveniva pur nel mondo irripegnati, perché impegnati nella costruzione in itiizere di un mondo nuovo.. . Eravamo posseduti da una missione, una missione molto ambiziosa: modificare i rapporti e le strutture di relazione a livello mondiale. C'era questo ethos, e questa dimensione etica era fortissima, come rigoroso e perfino spontaneo era il rigetto di ogni elemento conformista. LJno che va in giro con un orologio Roles a fare la guerra è un non conformista. Ammettiarriolo. È qualcuno che rimane profondamente originale e iroilicamente essenziale. Che Guevara è quello che ~ I Z Y Weber avrebbe definito un asceta? uno che pratica la innerweltliche Askese insomma, cioè una ascesi condotta direttamente all'interno del mondo, perché attenta a quello che nel mondo accade, come prodromo del mondo altro che costruisce quotidianarrierite; ma un asceta che dispone di una visione nettamente superiore alla contingenza, soprattutto individuale, perché attento a ben altri esiti, a progetti della condivisione di amore. Era un'epoca in cui si parlava rnnlto Si inlore, znche zmore di coppia. Ma era anche itxmnre Inteso corne condivisionc dell'avveiltura di coloro che stanno maie. Fra i primi viaggi di Che Guevara c'è anche un viaggio ad un lazzaretto. Del resto, il Che era un estimatore del volontariato. Fu lui a far partire la campagna di raccolta della canna da zucchero proprio su b x e volontaria. E ci credeva davvero. Questo è Forse un atteggiameilto di condivisione di una azione in mondi "altri"? No, proprio di azione nello stesso nostro mondo! Che si chiamasse Vietnam, Congo, Guatemala o Australia, nulla cambiava.. .

Che Guevara era un uomo che viaggiava in modo particolare: non da turista. Era cittadino del mondo: si trovava a casa dappertutto. Vi era allora un

79 Nessuno di noi ha mai creduto che la sua azione dovesse svolgersi in Bolivia. molti di noi, e

io fra questi, hanno sempre ritenuto che i l C h e volesse svolgere la sua azione in Argentina e non in Bolivia, dove proprio il Partito comunista boliviario poi lo tradì. C h e la preparazione dell'im- presa fosse sicuramerite molto complessa era chiaro a tutti; ma, soprattutto, la contro-rivoliizione era iniziata ormai da tempo, ed e la stessa che si sperimenta oggi a livello mondiale.

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riconoscimento della ~iniversalità dell'azione: eravamo agli antipodi delle logiche della località e dei suoi meccanismi. Tutto era mondiale; eppurc nulla di ciò aveva a che fare con la globalizzazione. Anni dopo, casa mia registrava ancora la continua preseriza dei fiiori~isciti argentini, di coloro che verso il '75-78 avevano dovuto lasciare il Paese. Li ospitavamo a decine. Avevamo gente proveniente da tutto il mondo, già a partire dalla fine degli anni '60, e non per gli scambi Erasrnus ... Venivano da tutto il mondo, e non perché fossero "amici di facebook" ma perché condividevano e condividevamo sogni, sogni minimi: cambiare il mondo.

l'arliamo dunque di figure carismariche della dimensione del Che, potentissime icone dell'esser-ci. h4a-u 'LYeber suggeriva che il carisma è una capacità, una competenza, soprattutto una Gabe, un dono, inerente a un oggetto o a una persona, che è vincolante per questo oggetto o per questa persona, ovvero che una volta che questo carisma mi è riconosciuto devo continuare a muovermi a l suo interno, e ad esso non venire mai meno.80 Ancora, per Weber il carisma non può essere acquisito in nessuna maniera. '4 meno che non venga conseguito con attivirà al di fuori dell'ordinario, dunque con artività eccezionali. La vita del Che era tutta un susseguirsi di atrività straordinarie. Anche se non avesse avuto il carisrna come dono, lo aveva comunque conseguito. E la sua persona continua a decenere ed emanare carisma ancora oggi.

ìvIa non vogliamo solo rispondere alla domanda: "Quale era la visione del Che nel '68?", pxchk la visionc del Che era ed è la nostra visione e con noi pulsa e si rrasforma. .. Occupiamoci ora di illustrare quale è la visione del Che oggi. Chi è oggi il Che? Oltre ad essere il Che del quale abbiamo brevemenre discusso, chi altri è oggi il Che? Vi invito a vedere quesco sorprendente filmato che ho qui per voi ma che pocete visirare anche su youtz~be. Il suo titolo è San Errzato de la H i g z ~ ~ r u (Asi est'in /izs C O X ~ S ) .

Il filrnaro va pa rda to con atrenzione e sensibilità. Si tratta della visione che del Che hanno oggi in molte parri del l 'her ica Latina: "San Ernesto de La Higuera: .vira, rrrzmtey resurrection.. ." Il Che viene presentato come un uomo che

m- M.cond+;iso iz sof:r,-fiza'', con;e uli condivisore di couerpn.re. ! &ni n r i A r i ('h4 r---- --' -"L

all'intcrnu dcllc chiese sono icone latinoamericane poste a fianco di Gesh Crisrc e della Madonna: " Chesus Christ~is" è la dicirura proposta.. . Ed al Che vengono oggi attribuiti miracoli.. .

Nella spiritualità popolare, ma più correttamente nella spiritualità c1ell';hlerica Larina, quella dimensione ticanica ed etica che si manifesta nel condividere le sofferenze, le Ferire sul volto dell'altro, un "altro" assurro ormai a conipa6ero deli'esiscenza, dell'esser-ci, deli'essere nel mondo della vita, viene , ad essere pienamente riconosciuca. La vicirianza di qliesco uomo alla propria individuale sofferenza è sentita da un conrinente intero come potence presenza, anche dopo i'efimera apparizione terrena dell'uomo. La rappresentazione religiosa, al contempo fa rnuovcre il Che all'iricerno di un universo che

80 hlax Weber l380 (1922)

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è di fede, come già lo era in precedenza. E' straordinariamente interessante tutto ciò, e non va sottovalutato nella sua consequenzialità e coerenza. Nel 1967, del resto, già pochi giorni dopo la morte del Che era stata composta La zamba del Che, una canzone che parla di un santo: San Ernesto de la Higuera."

l1 processo di santifica~ione del Che è stato dunque tanto popolare quanto immediato. Ma non potremo mai vedere un San Fidel.. . Castro, né un San H o Chi Minh o un San Vo Nguyen Giap. Solo nel contesto della vita del Che viene ad essere istituito un processo di santificazione. Potrebbe domani accadere che ci sia una richiesta alla Chiesa, prima di beatificazione e poi di santificazione del Che! Altri preti in America Latina, per primo Camilo Torres, sono stati rivoluzionari.

A - Non è da sottovalutare questa integrazione di uomini dal carisma immenso in universi di senso che trascendono la sfera del politico, perché percepiti e dichiarati come universali, anche al di fuori dei contesti economici e politici del tempo. La dimensione etica titanica loro attribuita è notevole, vanto da permettere il tributare un culto vero e proprio con rituali che espressamente richiamano la presenza e il riconoscimento del sacro e del soprannaturale.

Quando vivevo nel collegio dei Salesiani, non potevamo avere né fotografie né posters del Che. Mi potrò forse divertire, un giorno, nel trovare un sailtino del Che da riportare all'Istituto dei Salesiani! Cinquanta anni fa questa figura fu contestualmente interpretata in un certo modo; oggi, risultando trans-storica, ancora tutto potrebbe accadere. Del resto, lo stesso Che, rivoluzionario e guerriero, sognava sinceramente uil disarmo globale completo:

Signor Presidente, uno dei temi findamentali di questa Assemblea t? il disamo generale e co7?pleto. Esprimiamo il nostro accordo per quanto riguarda il disarmo generale e completo; propugniamo, inoltre, h distruzione totale delle bombe termonzrcleuri e appoggiamo la proposta per h convocazione di una confèrenza di tutti i paesi del mondo che realizzi queste ,z;plr~ztani dei pupdi. Il nostro Primo hlinistro ha ummonito, . ' nei suo intervento ~fkliaiiii' a que;tu Ass~"z&ie'z, che k corsa dgii armamenti hu sempre condotto alla guerra. lit sono nzlozlepotenze atomiche nel rnondo e hpussibilitri di uno scontro aumentano.

Noi riteniamo che questa conferenza sia necessariaper awivare alla totale distruzione delle armi temonucleari e, come prima misural suggeriamo la proibizione totale degli e~perimenti.'~

Ecco qude era ed è per me la ricezione della figura del Che.

81 La Zamba del C!J~ è stata scritta nel novenibre del 1967 da R~ibén Ortiz Fernandez ed è entrata a fare parte del repertorio non solo di Victor Jara ma di generazioni intere di cantanti di tutto il mondo, in innumerevoli versioni. 82 Cfr. Che Gue-/ara, "La Storia dovrà tener conto dei popoli d'America". Primo intervento alla IX sessione dell'.bsernblea Generale deli'ONU, 11 dicembre 1964.

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