I volti dell’amore

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I VOLTI DELL’AMORE

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I volti dell’amore. Ricapitolando. Tre elementi dell’amore: Bisogno Apprezzamento Dono Due intenzioni dell’amore Intentio benevolentiae Intentio unionis Tre volti dell’amore Affetto Eros Amicizia. Elogio dell’affetto. Bisogno e dono insieme - PowerPoint PPT Presentation

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I VOLTI DELL’AMORE

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Ricapitolando Tre elementi dell’amore:

I. BisognoII. ApprezzamentoIII. Dono

Due intenzioni dell’amoreA. Intentio benevolentiaeB. Intentio unionis

Tre volti dell’amore1. Affetto2. Eros3. Amicizia

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Elogio dell’affetto Bisogno e dono insieme Non ha bisogno di essere preceduto

dall’apprezzamento. Necessita della consuetudine. Umile, poco eroico, persino

imbarazzante. “Allo stato puro” e anche “mescolato” ad

eros e amicizia. Volto “minore” e “casalingo” dell’amore

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L’altro è “a modo suo”“Ecco perché gli amici e gli innamorati sentono di essere «fatti l’uno per l’altro». Vanto dell’affetto, invece, è proprio il fatto di legare persone che, nella maniera più assoluta – talvolta fino a sfiorare il ridicolo – non si direbbero certo spiriti affini; individui che, se il fato non avesse deciso di metterli a vivere nello stesso ambiente familiare o nella stessa comunità, non avrebbero mai avuto niente in comune. […]. Nel momento in cui ci affezioniamo al «vecchio tal dei tali», che inizialmente frequentavamo soltanto perché per caso si trovava accanto a noi, ci accorgiamo che in lui, dopo tutto, «c’è qualcosa di buono». Quando diciamo per la prima volta, e convinti, che per quanto non sia il «nostro tipo» egli è, dopo tutto, «a modo suo» un gran brav’uomo, otteniamo un effetto liberatorio. Potremo non rendercene conto, o sentirci soltanto tolleranti e indulgenti, ma in realtà avremo superato una barriera. Quell’«a modo suo» significa che stiamo passando sopra alle nostre idiosincrasie personali, che stiamo imparando ad apprezzare la bontà, o l’intelligenza, in se stesse, e non semplicemente la bontà, o l’intelligenza condite e servite come piace al nostro palato”. (C. S. LEWIS),

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Distorsioni dell’affetto – del bisogno La pretesa d’affetto

Il ricatto affettivoGli odii come altrerazioni delle dinamiche di

familiarità (in tono minore, ma costante)Ho il diritto di essere amato senza il dovere

di essere amabile? La gelosia

Rottura della consuetudineIl senso del possesso

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Distorsioni dell’affetto – del dono L’amore-di-dono non è, ipso facto,

“salvifico”. L’egoismo nel bisogno-di-donare: tenere

l’altro in condizione di “minorità”, fargli sentire il bisogno-del-nostro-dono.

L’affetto è capace di beni molto grandi, ma solo se connesso all’ordine delle virtù.

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Eros “L’amore tra uomo e donna, che non

nasce dal pensare e dal volere ma in certo qual modo s’impone all’essere umano”. (BENEDETTO XVI, Deus caritas est, n. 3).

Distinto dal mero desiderio sessuale, ma connesso.

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Uomo e donna La “persona umana” è un’astrazione. Differenze sessuali:

caratteri anatomici primari e secondari, fattori endocrino-neurologici, fattori cromosomici

Il fenotipo esprime il cariotipo Sessualità: una dimensione del corpo e

dello spirito.

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Distinzione metafisica“La distinzione tra uomo e donna è metafisica, come giustamente intuivano già i pitagorici quando ponevano il maschile e il femminile tra le categorie, e come concepiva il Medioevo allorché formulava il quesito se anche per gli angeli ci fosse distinzione di sesso. Vi sono, almeno per l’uomo, due espressioni della persona spirituale, come (mi si permetta il paragone) i diversi ordini di qualsiasi comunità rappresentano dif ferenti rami dell’unico corteo di Cristo. E questi due tipi di persona, che hanno speciale facoltà di integrazione e speciale significato l’uno per l’altro, collegandosi spiritualmente e in maniera singolarissima, possono anche formare un’intima unità di compensazione reciproca”. (D. VON HILDEBRAND)

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Profondità della dimensione sessuale Differenza dalle operazioni meramente

fisiche. “Spessore di mistero”, partecipazione

della persona. Il fenomeno del pudore. “Conoscere”. “Non datur parvitas”.

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Reciprocità e comunione“Il corpo, che esprime la femminilità «per» la mascolinità e viceversa la mascolinità «per» la femminilità, manifesta la reciprocità e la comunione delle persone. La esprime attraverso il dono come caratteristica fondamentale dell’esistenza personale. Questo è il corpo: testimone della creazione come di un dono fondamentale, quindi testimone dell’Amore come sorgente da cui è nato questo stesso donare. La mascolinità-femminilità – cioè il sesso – è il segno originario di una donazione creatrice di una presa di coscienza da parte dell’uomo maschio-femmina, di un dono vissuto per così dire in modo originario”. (GIOVANNI PAOLO II)

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Scissioni tra sesso e persona Gnostici e puritani Freud Spiritualismo razionalista e volontarista Necessità di recuperare un’antropologia

della totalità unificata

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L’amore come integrazione Differenza tra “obbedienza” e “integrazione. Un amore che comprenda bisogno,

apprezzamento e dono. Un amore in cui l’apertura al “tu” si

caratterizza come risposta al valore dell’altra persona, conosciuta nella sua alterità sessuale e riconosciuta in quanto persona.

Atto di auto-trascendenza, rivolto a “quella donna” / “quell’uomo, per quello che è.

La benevolenza attraverso l’unione.

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La più significativa unione Io-Tu“L’amore coniugale è, fra tutte le unioni

terrene, la più significativa unione io-tu. In essa l’essere amato è già oggetto del nostro pensiero, del nostro sentimento, della nostra volontà, del nostro desiderio e della nostra speranza; è anzi il punto centrale della nostra vita, per quanto concerne i beni creati. E non soltanto con lui, ma per lui vive che ha pienezza di tale amore”. (D. von HILDEBRAND).

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Donazione totale“È ben vero che in ogni affetto io dono, fino a

un certo punto, il mio cuore; ma qui ciò si verifica in senso letterale; e non soltanto il mio cuore, ma tutta la mia persona apparterrà a un’altra creatura […] Ogni amore desta in noi la nostalgia della corrispondenza - né vi è in ciò traccia di egoismo - ma qui si brama, dalla creatura diletta, non soltanto la corrispondenza, ma quel particolare amore attraverso il quale essa appartiene a me ed a me soltanto, in quella stessa maniera in cui io pure voglio appartenerle”. (D. von HILDEBRAND)

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Tenerezza“Infatti noi vogliamo in questo caso, direi quasi

pervadere di bontà tutte le parti dell’essere amato fin nelle pieghe più profonde della sua personalità. La tenerezza non spinge soltanto a circondare di bontà il centro della sua persona, ma a seguire in qualche modo con l’amore tutti i contorni del suo essere. Quasi vorremmo fonderci nella forma del suo essere per riprodurre con amorosa fedeltà la sua figura spirituale. Con cura gioiosa vogliamo proteggere il profumo del suo essere, il soffio e lo splendore della sua personalità” (D. von HILDEBRAND).

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Non-senso dell’eros“Amor, ch’al cor gentil ratto s’apprende,prese costui de la bella personache mi fu tolta; e ‘l modo ancor m’offende.Amor, ch’a nullo amato amar perdona,mi prese del costui piacer sì forte,che, come vedi, ancor non m’abbandona”.

(DANTE, Inferno, V, 100-105).

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Eros è un falso dio“Notate con che tono gli innamorati dicono, di un’azione per la quale ci sarebbe motivo di biasimarli: «È stato l’amore che ci ha spinto a farlo». È ben diverso quando un uomo dice: «L’ho fatto perché ero spaventato» o «L’ho fatto in preda all’ira»; in questo caso egli mette avanti una scusa per giustificare qualcosa che egli sa averne bisogno. Gli innamorati, invece, di rado agiscono in questo modo. Notate con che tono tremulo, quasi devoto, essi pronunciano la parola amore, non come se invocassero una «circostanza attenuante», ma, piuttosto, come se si appellassero a un’autorità. La confessione può addirittura trasformarsi in una vanteria. Si può quasi cogliere una sfumatura di sfida nella loro voce. essi «si sentono martiri». Nei casi estremi, ciò che le loro parole realmente esprimono è un’alleanza pudica, eppure incrollabile, con il dio dell’amore” (C. S. LEWIS).

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Una promessa d’eternità“Eppure l’eros in un certo senso ha ragione a fare queste promesse. Il fatto di innamorarsi per sua natura giustifica il nostro respingere come intollerabile l’idea che questo sentimento debba essere transitori. Con un solo, enorme balzo, esso ha superato il massiccio muro del nostro egoismo, ha reso altruistico lo stesso appetito fisico, ha messo da parte, come irrilevante, la nostra felicità personale e ha piantato al centro del nostro essere gli interessi di un altro. Spontaneamente, e senza sforzo, abbiamo adempiuto (nei riguardi di una persona) alla legge che ci impone di amare il nostro prossimo come noi stessi. Esso è un’immagine, un’anticipazione, di come dovremmo arrivare a comportarci verso tutti, se Colui che è l’Amore stesso regnasse in noi senza rivali. Se ben usato, esso può persino aiutarci in questo senso […]. L’eros, fatte le sue titaniche promesse e dopo averci fatto intravedere di che cosa sia capace, ha «esaurito il suo compito». Esso, come un padrino, pronuncia i voti, ma siamo noi che dobbiamo poi mantenerli” (C. S. LEWIS).

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Amicizia La vita potrebbe sussistere anche senza

amicizia, ma non sarebbe “vita vitale” (Cicerone).

“Due che marciano insieme” (Omero). Concetto classico (qualunque forma di

attrazione che spinge un essere umano verso gli altri) e concetto moderno (elezione e selezione).

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Rapporto elettivo Libera scelta

“Non ho il dovere di essere amico verso nessuno, e nessuno ha il dovere di esserlo nei miei confronti. Niente pretese, nemmeno l’ombra di un obbligo. L’amicizia è superflua, come la filosofia, l’arte, l’universo stesso (Dio, infatti, non aveva bisogno di creare). Essa non ha valore per la sopravvivenza; è piuttosto una di quelle cose che danno valore alla sopravvivenza” (C. S. LEWIS).

Nobiltà e indipendenza Serena, pacifica, consolante gioia

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Rapporto selettivo Necessariamente particolare:

“Il branco, il gregge, la comunità, possono persino nutrire, nei suoi riguardi, avversione e sfiducia, e ancor più facilmente i suoi capi: presidi, superiori di comunità religiose, colonnelli e capitani di vascello, possono disapprovare il formarsi di autentiche e profonde amicizie che dividono i loro sottoposti in piccoli gruppi” (C. S. LEWIS).

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L’amore che nasce dal modo “Noi” All’interno di una relazione “Noi” si

costituisce un “tra-noi”, sulla basa di una affinità particolare.

Possibile concomitanza del rapporto erotico (Io-Tu), e sua distinzione dall’amicizia.

Una solitudine non cercata. Necessità di una vita insieme. “Non è possibile essere amici di molti di

un’amicizia perfetta” (ARISTOTELE).

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Icone

del rapporto erotico dell’amicizia

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Amicizie di utilità e piacere

“Sono accidentali: infatti, non è in quanto quello che è che l’amato è amato, ma in quanto procura un bene o un piacere. Per conseguenza, le amicizie di tale natura si dissolvono facilmente, perché gli amici non rimangono uguali a se stessi: se, infatti, uno non è più utile o piacevole, l’altro cessa di amarlo. E l’utile non è costante, ma è diverso di volta in volta. Quindi, svanito il motivo per cui erano amici, si dissolve anche l’amicizia, dal momento che l’amicizia sussiste in relazione a quei fini” (ARISTOTELE).

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Amicizie di virtù I piaceri e gli interessi sono caduchi,

così le amicizie che si fondano su di essi.

La virtù è cosa durevole, così l’amicizia che su essa si fonda.

Rischi: Slanci e delusioni giovaniliIncapacità senili

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Amicizia e onestà“È giusto prima di tutto essere un uomo onesto e poi cercare

un altro simile a sé. Fra simili uomini si può consolidare quella stabilità dell’amicizia, che già da un pezzo trattiamo; quando uomini legati dall’affetto, prima di tutto, domineranno quelle passioni di cui sono schiavi, e poi proveranno gioia dell’imparzialità e della giustizia; l’uno affronterà tutto per l’altro e non chiederà mai niente all’altro che non sia onesto e retto; e non solo si onoreranno e si ameranno a vicenda, ma anche si rispetteranno. […] L’amicizia è stata concessa dalla natura come fautrice di virtù […] affinché, se la virtù da sola non può raggiungere quelle che sono le più alte vette, unita e associata ad un’latra virtù può raggiungerle. Se c’è o c’è stata o ci sarà una simile unione tra alcuni, si deve ritenere la loro compagnia la migliore e la più felice per ottenere il sommo bene della natura” (CICERONE).

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I beni dell’amicizia: condivisione “L’amicizia fa più splendide le cose propizie e, mediante la

condivisione e la comunicazione, fa più leggere le cose avverse” (CICERONE).

“In ciascuno dei miei amici c’è qualcosa che solo un altro amico sa mettere pienamente in luce. Da solo non ho la grandezza sufficiente per stimolarlo ad agire al meglio delle sue possibilità; ho bisogno di altre luci, a sostegno della mia, per illuminare tutte le sue sfaccettature [...] Da ciò consegue, dunque, che l’amicizia è il meno geloso degli affetto. Due amici sono ben lieti che a loro se ne unisca un terzo, e tre, che a loro se ne unisca un quarto, a patto che il nuove venuto abbaia le carte in regola per essere un vero amico. Essi potranno dire allora, come le anime beate di Dante: «Ecco che crescerà li nostri amori», poiché in questo amore «condividere non significa perdere»” (C. S. LEWIS).

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I beni dell’amicizia: verità “Senza verità, la carità scivola nel

sentimentalismo. L’amore diventa un guscio vuoto, da riempire arbitrariamente. È il fatale rischio dell’amore in una cultura senza verità. Esso è preda delle emozioni e delle opinioni contingenti dei soggetti, una parola abusata e distorta, fino a significare il contrario”. (BENEDETTO XVI, Caritas in veritate,n. 3).

La scoperta dell’altro nella relazione “Noi” e l’umiltà vera.

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Limiti e rischi dell’amicizia

Un Aristotele sconcertante: tra amici non possono insorgere accuse e contese, “perché nessuno si adira con chi lo ama e gli fa del bene, ma, se è di fine sentimento, lo ricambia facendogli a sua volta del bene. E chi fa più bene, ottenendo ciò cui aspira, non può lamentarsi dell’amico, giacché ciascuno desidera il bene”.

Un Aristotele più realistico: “Sia che si faccia un dono, sia che si renda un qualsiasi altro servigio a qualcuno, glielo si fa in quanto amico: tuttavia, si pensa di meritare di ricevere altrettanto o di più, come se non si fosse fatto un dono ma un prestito; e chi avrà stretto amicizia in modo diverso da come questa sarà messa in esecuzione solleverà delle accuse”.

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La cerchia esclusiva“In ogni gruppuscolo di amici si crea una sezione di «opinione pubblica» che fortifica i proprio membri contro la più generale opinione pubblica, vale a dire quella della comunità. Ciascuno di essi è, perciò, una sacca di potenziale resistenza. È molto meno facile governare e controllare uomini che hanno dei veri amici; è più difficile, per le buone autorità, correggerli, e per le cattive autorità, corromperli. Da ciò deriva che se i nostri capi, con la forza o con la propaganda a favore della «socievolezza», oppure invadendo la sfera del privato e annullandole occasioni in cui si può usufruire del tempo libero, riuscissero mai a creare un mondo in cui tutti fossero compagni, ma non esistessero amici,essi avrebbero sì rimosso alcuni pericoli, ma ci avrebbero anche privati di qualcosa che sostituisce, forse, la nostra unica salvaguardia contro il completo asservimento. Non di meno i pericoli sono perfettamente reali. L’amicizia (come hanno visto gli antichi) può essere scuola di virtù, ma anche (come essi non hanno visto) scuola di vizi. È ambivalente: rende i buoni migliori, e i cattivi peggiori” (C. S. LEWIS).