“I SERVIZI EDUCATIVI DANNO L’ANIMA AI MUSEI” · 60 ANNI AL SERVIZIO DELL’APPRENDIMENTO...

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“I SERVIZI EDUCATIVI DANNO L’ANIMA AI MUSEI” L’EDUCAZIONE NEL MUSEO NAZIONALE DELLA SCIENZA E DELLA TECNOLOGIA LEONARDO DA VINCI: 60 ANNI AL SERVIZIO DELL’APPRENDIMENTO. MARIA XANTHOUDAKI MUSEO NAZIONALE DELLA SCIENZA E DELLA TECNOLOGIA LEONARDO DA VINCI DIRETTORE EDUCATION & CREI

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“I SERVIZI EDUCATIVI DANNO L’ANIMA AI MUSEI”L’EDUCAZIONE NEL MUSEO NAZIONALE DELLA SCIENZA E DELLA TECNOLOGIA LEONARDO DA VINCI:60 ANNI AL SERVIZIO DELL’APPRENDIMENTO.

MARIA XANTHOUDAKI

MUSEO NAZIONALE DELLA SCIENZA E DELLA TECNOLOGIA LEONARDO DA VINCI

DIRETTORE EDUCATION & CREI

60 ANNI AL SERVIZIO DELL’APPRENDIMENTO

MUSEO NAZIONALE DELLA SCIENZA E DELLA TECNOLOGIA LEONARDO DA VINCI

Nell’anno dell’anniversario dei 60 anni dall’apertura del Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci riflettiamo sul percorso che abbiamo fatto, che ci porta, oggi, a essere riconosciuti a livello interna-zionale per le nostre competenze educative.

Questo articolo intende rispondere alle seguenti domande:

Come si colloca il nostro lavoro educativo nel corso della lunga storia dei musei, cambiati radicalmente in termini di luogo fisico, di missione e del loro rapporto con il visitatore? Come si colloca all’interno della comunità professionale globale?

Le risposte emergono dall’analisi del ruolo educativo dei musei in generale, e del MUST in particolare.

Più specificamente, il primo paragrafo esamina il contributo dei musei all’apprendimento nel contesto delle correnti tendenze della scienza dell’educazione. Il secondo paragrafo presenta la storia dei Servizi educativi del MUST sofferman-dosi sui momenti che hanno segnato tappe importanti dagli anni ’50 fino ai giorni d’oggi. L’ultima parte parla dell’identità distinta e degli obiettivi dell’attuale funzione ‘Education & CREI’ del MUST guardandoli anche in prospettiva futura.

0.0INTRODUZIONE

INTRODUZIONE 2

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Le nostre riflessioni partono da due domandedi ‘inquadramento’:

Come è cambiato il ruolo educativo dei musei?E come, oggi, tale ruolo continua a essere rilevante per la società?

Siamo passati da:

Musei come templi di conoscenzae di avanzamento intellettuale;

Musei per la contemplazione delle meraviglie del mondo;

Musei per l’acculturamento e l’alfabetizzazione delle masse;

Musei per l’istruzione delle giovani generazioni;

Musei per la divulgazione come responsabilità pubblica;

a:

Musei come risorsa per l’apprendimentolungo tutto l’arco della vita;

Musei come esperienza - personale, unica;

Musei come luoghi della nostra identità,individuale e collettiva;

Musei come mediatori per una cittadinanzaattiva;

Musei come macchine della democrazia;

Musei che appartengono a tutti, che sonoparte integrante della società.

IL RUOLO EDUCATIVO DEI MUSEI 3

1.0IL RUOLOEDUCATIVODEI MUSEI

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Il cambiamento della percezione che un museo ha di se stesso e del proprio ruolo è perennemente correlato col cambiamento del modo in cui esso viene fruito dalle persone. Dall’uso del museo come ‘momento culturale eccezionale’, siamo passati al suo uso come parte di un percorso di lifelong learning - informale, personalizzato, scelto liberamente, coscientemente e per ragioni diverse da ciascuno di noi. Oggi il visitatore è un ‘ricercatore’, in un percorso di esplorazione e ricerca di significato personale1.

La conseguenza, ma, allo stesso tempo, una delle ragioni che porta a tale cambiamento è l’evoluzione dell’approccio educativo, ovvero delle metodologie e degli strumenti che i musei studiano, sviluppano, mettono in atto - e a volte difendono - per fortificare un rapporto che per la prima volta si manifesta in modo così forte: il rapporto fra museo e i suoi visitatori; un rapporto fra pari, che consente di ascoltare, rispettare,

accogliere i vissuti di ciascuna parte, volendo costruire conoscenza in modo condiviso e creare reciproca co prensione e una maggiore ricchezza culturale2.

Se guardiamo intorno a noi e dentro il, nuovo per tante cose, 21° secolo, ci accorgiamo che non poteva andare diversamente. Il ruolo del museo oggi rispecchia il (e rientra nel) mutamento dello stile e dei ritmi di vita contemporanei; ma ancor più rispecchia un emergente modello di edu-cazione. Cresce l’esigenza di percorsi formativi personalizzati, dell’apertura delle strutture di istru-zione tradizionali, della creazione di opportunità per apprendimento ‘sociale’. La conoscenza e l’esperienza diventano terreni di condivisione e di continua re-interpretazione, tutto mentre la società cambia talmente velocemente che spes-so i discenti si trovano a saperne più dei propri educatori3.

In questa nuova concezione di educazione, cambiano la definizione di ‘esperto’, il modello pedagogico, ma anche la nozione dell’istituzione educativa stessa. Oggi apprendimento significa - e questo non è una conquista del 21° secolo ma di ben prima - un percorso esperienziale stret-tamente legato a tutta la vita di una persona e non più solo ai processi dell’educazione formale4. Significa, inoltre, avere la possibilità di decidere cosa e come imparare5.

Rivoluzionare l’educazione è inevitabile; e vuol dire andare incontro alla nuova definizione di apprendimento e alle esigenze di oggi, creando contesti in cui si favorisce la crescita delle capacità di esplorare e indagare, partecipare in modo attivo e ragionato, osservare, porre delle domande, sperimentare, mettendo al centro del processo educativo il discente stesso con le sue caratteristiche e con i suoi bisogni. L’indagine e la sperimentazione rimangono strumenti fonda-

4IL RUOLO EDUCATIVO DEI MUSEI

1.0IL RUOLOEDUCATIVODEI MUSEI

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mentali anche nel contesto della vita contempo-ranea permeata dalla tecnologia (in cui l’espe-rienza educativa cambia ancora e le relazioni inter-personali assumono una natura ben diversa, in cui rischi e potenzialità sono ancora oggetti di forte dibattito6): creano opportunità per un rap-porto ‘fisico’, diretto e sensoriale, incoraggiano l’utilizzo di strumenti cognitivi, della dimensione emotiva e dell’interazione con altri, contribuendo così a mantenere e sviluppare la ricchezza e il potenziale delle qualità umane.

Pensando in questo modo (e, mi sembra, non ci sia altro modo in cui pensare, oggi), i musei possono fornire un contributo fondamentale all’attuazione e alla diffusione di questo approccio con risultati importanti per il potenziamento della conoscenza, della comprensione e delle capacità, il miglioramento della qualità della vita, la democratizzazione della conoscenza, la respon-sabilità sociale. Tale ruolo si deve all’approccio

educativo e al fatto che i musei sono parte di un sistema di ‘attuatori’ di educazione informale con ruoli ben definiti nel lifelong learning e nei nuovi modelli di educazione e formazione7.

La ‘nuova educazione’ si costruisce sul rapporto fra pari di cui si è già detto, su un dialogo con-tinuo e costruttivo fra i due ‘esperti’: il museo e il visitatore. Il museo mette a disposizione tutta la conoscenza, la ricerca, le domande di cui quotidianamente si occupa; il visitatore porta la propria expertise che proviene dal proprio vissuto, dalle proprie conoscenze, dalla propria identità. Gli approcci frontali, mono-direzionali, positivisti cedono il loro posto all’indagine, al metodo scientifico, alla creatività’ (anche nella scienza) valorizzando il bagaglio personale del visitatore come strumento per l’apprendimento, la comprensione, l’esperienza8.

In questa ottica, il percorso esperienziale del visi-tatore-ricercatore diventa il driver del lavoro edu-cativo del museo che, esso stesso, evolve acco-gliendo (quindi accettando) la natura soggettiva di una tale ricerca. L’apprendimento nel museo è multiforme, emotivo e cognitivo, di velocità variabile, si basa su esperienza, esplorazione, investigazione e sperimentazione ma anche sull’immagina-zione e sull’intuizione, in una forte dimensione sociale e culturale. La sua complessità sta, da un lato, nella brevità, irregolarità e volontarietà della visita; e dall’altro, nell’indiscutibile, per quanto variegato, effetto dell’incontro fra visitatore e museo sull’apprendimento, sul comportamento e sulla memoria9.

IL RUOLO EDUCATIVO DEI MUSEI 5

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Si va dunque oggi oltre i modelli che vedono l’uso del museo esclusivamente all’interno di un rigido processo di “prima-durante-dopo”10 o quelli che ne riconoscono il valore soltanto se legato ad apprendimenti di tipo ‘logico-matematico’. Nonostante in passato questi schemi abbiano avuto un’influenza positiva per il riconoscimento del ruolo educativo del museo, non sono più adatti né al contesto educativo che sta nascendo, né alla natura del museo contemporaneo. L’impatto del museo, sulla comunità e sui visitatori, è sottile, indiretto, cumulativo nel tempo, e spesso intercon-nesso con l’impatto di esperienze provenienti da altri fonti di educazione informale e formale.

Le necessità di migliorare la conoscenza sull’ap-prendimento museale e di dimostrare il valore pubblico dei musei è reale, tuttavia non deve es-sere legata soltanto agli aspetti misurabili o dimo-strabili escludendo tutto il resto che un processo esperienziale e di apprendimento comprende11.

Intendendo il loro ruolo educativo in questo modo, i musei mirano a essere luoghi:

Per trovare risposte a molte domande su un mondo che cambia velocemente, e per crearne delle nuove;Per immaginarsi scenari nuovi;Per (voler) cambiare il mondo.

IL RUOLO EDUCATIVO DEI MUSEI 6

1.0IL RUOLOEDUCATIVODEI MUSEI

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Per capire qual è oggi il ruolo educativo del MUST, riflettere su quanto detto sopra non basta. È altrettanto necessario guardare alla sua storia e alle scelte dei trascorsi 60 anni.

Nel suo lungo cammino (anche se non lunghis-simo, se paragonato con altri musei al mondo), il lavoro educativo del MUST ha sempre rispec-chiato sia le diverse epoche storiche sia il suo obiettivo di essere al servizio della società e il Museo “del divenire del mondo”.12

Fin dalla nascita del Museo Nazionale della Scienza e della Tecnica il 15 febbraio 1953, il suo fondatore, ingegner Guido Ucelli di Nemi, si è impegnato nella comunicazione scientifica con finalità specifiche: quella dell’alfabetizzazione scientifica e tecnica dei giovani in un Paese in trasformazione e quella dello sviluppo di una cultura scientifica. Oltre che con le esposizioni, queste finalità vengono perseguite attraverso un programma di iniziative e attività che negli anni sono cresciute avvalendosi di un Museo di cui la ricerca, la scienza, la tecnologia, l’industria e l’artigianato sono stati sempre parte integrante.

L’EDUCAZIONE AL MUST 7

2.0L’EDUCAZIONEAL MUST

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IL CENTRO DI FISICA

In questo percorso, il Museo è stato pioniere in alcune sue azioni fin da ‘giovane’. La prima è l’istituzione, nel 1955, del Centro di Fisica sperimentale. Il Centro risponde alla necessità di avere risorse per lo studio della fisica “in quanto scienza fondamentale nello studio della natura” attraverso un allestimento che favo-risce “la dinamicità” e consente al visitatore di “azionare direttamente esperimenti apposi-tamente allestiti”.13

I primi destinatari sono gli insegnanti che assistono a sperimentazioni e utilizzano apparecchiature scientifiche didattiche per la fisica. Fino all’inizio degli anni ’80, il Centro progetta e propone corsi di aggiornamento, lezioni sperimentali nelle scuole, materiali scientifico-didattici e mostre didattiche. Supporto importante in questo lavoro è l’Unità Mobile, un pulmino della scienza rivoluzionario che, fornito di attrezzature fatte arrivare dagli Stati Uniti, raggiunge direttamente le scuole.

L’EDUCAZIONE AL MUST / IL CENTRO DI FISICA 8

2.0L’EDUCAZIONEAL MUST

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I LABORATORI INTERATTIVI

Gli anni ’80, come accadde per molti musei del-la scienza di impostazione classica, costituisco-no un periodo di riflessione e di cambiamento dell’approccio divulgativo, anche per effetto del-la diffusione e del successo degli science center. L’approccio che caratterizza gli science centre trova un terreno fertile, poiché già alla sua nascita il Museo crede fortemente che la sua funzione educativa non debba “esplicarsi in forme aride e pedanti” ma debba scaturire “dall’osservazione di oggetti e dalla esecuzione di esperienze, così da risvegliare l’attenzione, la curiosità e suscitare desiderio e interesse di maggiori conoscenze”. Un approccio di questo genere è considerato strumentale per la “formazione del raziocinio individuale […] per la cultura e per la rivelazione della personalità”. 14

In un tale contesto, arrivano negli anni ’90 le prime ‘mostre didattiche’15, ulteriore conferma della necessità di consentire ai giovani una sperimen-tazione dal vivo attraverso apparati interattivi. Il momento è maturo per compiere un altro dei passi innovativi nella storia del lavoro educativo del Museo: l’avvio, nel 1993, dei primi laboratori interattivi ispirati dalla filosofia di Frank Oppenhei-mer e dell’Exploratorium di San Francisco.16 Con gli ‘i.lab’, il Museo progetta aree attive stretta-mente collegate con gli oggetti delle esposizioni permanenti. In molti casi l’area si trova proprio vicino all’esposizione di riferimento volendo inte-grare fra loro oggetti storici e fenomeni e ‘dare voce’ ad apparati altrimenti ‘muti’ nelle vetrine.17

Il Museo è fedele al suo intento di creare opportunità per la partecipazione diretta dei visitatori nella speri-mentazione scientifica, ma non diventa un science centre nella definizione classica del termine.Sceglie invece un modello che rispecchia la sua storia e identità e con ciò crea un primato a livello nazionale. I laboratori interattivi dialogano con le esposizioni, e l’esperienza del visitatore germoglia dall’unione di: la forza dell’oggetto storico origi-nale – con le sue storie, i personaggi, il contesto socio-culturale – e l’immediatezza del fenomeno, dell’esperimento, che si vede, si tocca, si discute. All’interno di un’interpretazione diversificata dei temi e della ricchezza dei linguaggi, il visitato-re-ricercatore costruisce il suo significato e trova il suo ruolo come protagonista della sua esperienza di apprendimento nel Museo.

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L’EDUCAZIONE AL MUST / I LABORATORI INTERATTIVI

L’EDUCAZIONEAL MUST

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L’EDUCAZIONE AL MUST / I LABORATORI INTERATTIVI

Lo sviluppo dei laboratori interattivi stimola un lavoro via via più strutturato sul metodo educativo attraverso cui coinvolgere le persone in un percorso di indagine. La metodologia dei labo-ratori si basa sull’esplorazione, articolata in più sequenze di esperienze: si parte da un fenomeno ricco di elementi o da un oggetto simbolo e da una domanda, e da questi si snoda una sequenza di fenomeni e/o attività collegati concettualmente l’uno all’altro. In questo contesto, il termine ‘fenomeno’ va inteso nel senso esteso di ‘qualcosa che acca-de’: può essere l’apparire di ombre colorate, l’as-sorbimento degli infrarossi emessi da un fornelletto elettrico o, oggi, la reazione di un materiale a memoria di forma. Il fenomeno di partenza potrà essere lo stesso per visitatori di tipologie diverse, ma il suo uso tiene conto delle loro differenti modalità di apprendimento e valuta i loro interessi.

Questi fattori portano alla scelta di un linguag-gio diverso, alla valorizzazione, diversificata, del bagaglio personale dei visitatori, alla scelta del livello di profondità della discussione. I laboratori interattivi sono tuttora parte delle risorse offerte ai visitatori ed evolvono continuamente. La fisica, una volta tema principale delle attività educative, viene oggi integrata in un approccio interdisciplinare all’interno di più laboratori; e viene ‘affiancata’ da laboratori sulle scienze della vita e altri temi offrendo così l’opportunità di avere uno sguardo più globale sulle scienze. I temi e le attività dei laboratori e, ancor più, il metodo che adottano per incoraggiare la partecipazione di tutti in prima persona sono gli elementi che fanno sì che gli i.lab siano oggi uno degli asset più importanti del Museo. Non sono soltanto spazi interattivi; sono ormai diventati contesti di ricerca metodologica.

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La ricerca sui metodi dell’educazione informale diventa uno strumento importante per l’identifica-zione e lo sviluppo degli approcci che portano al potenziamento dell’esperienza educativa per tutti i visitatori. In quest’ottica, una terza fase nel percorso di innovazione nella storia dei Servizi educativi del MUST è la fondazione, nel 2009, del CREI© – il Centro di Ricerca per l’Educazione Infor-male. Il Centro si può considerare come il conso-lidamento di una crescente attività educativa e formativa che caratterizza l’era più recente, cioè quella che parte nel 2000 con il passaggio del Museo da istituzione pubblica a Fondazione di diritto privato.

CREI© fa parte della funzione dei Servizi educa-tivi del Museo e nasce come centro di ricerca, sperimentazione e pratica di metodologie, stru-menti e attività sull’educazione informale che,

come metodo, sta al cuore dell’offerta educativa del Museo. Concretamente, il CREI© progetta e offre corsi di formazione per gli insegnanti sui temi tecnico-scientifici del Museo e sulle metodo-logie di educazione informale e apprendimento sperimentale; kit educativi utili per la pratica sperimentale in classe; incontri con esperti della comunità scientifica, delle aziende e del Museo stesso; confronto e consulenza (gratuita) per i progetti didattici degli insegnanti stessi; presenta-zioni speciali, anteprime a mostre e nuove espo-sizioni e laboratori.

Finora, sono circa 500 gli insegnanti che, dal 2009, hanno partecipato ai corsi di formazione del CREI© a livello nazionale ed europeo (a cui si aggiungono i 500 insegnanti che sono stati formati, dal 2005 al 2009, nell’ambito del Progetto EST). I corsi di formazione del CREI© si rivolgono

ogni volta a piccoli gruppi, investono sulla pro-fessionalità dell’insegnante e sul suo ruolo di facilitatore dell’apprendimento. Questo significa partecipazione attiva, sperimentazione diretta, valorizzazione del bagaglio personale dell’inse-gnante ‘in quanto discente’ e delle sue compe-tenze in quanto educatore. Attraverso un lavoro di co-progettazione e di accompagnamento si garantisce la continuazione della pratica sperimentale in classe, anche negli anni a venire e con nuovi studenti. Un elemento fondamentale e innovativo in questo senso sono i kit educativi che il Museo fornisce, gratuitamente, alle scuole che partecipano ai corsi, contribuendo ulterior-mente alla sostenibilità della pratica sperimentale in classe.

IL CENTRO DI RICERCA PER L’EDUCAZIONE INFORMALE

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L’EDUCAZIONE AL MUST / IL CENTRO DI RICERCA PER L’EDUCAZIONE INFORMALE

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Oltre offrire un servizio alla scuola, l’obiettivo prin-cipale del CREI© è continuare la ricerca meto-dologica. Costruire un’esperienza educativa di valore per ogni persona che viene al Museo è un compito molto complesso. Gli studi di ricerca e le tendenze a livello internazionale ci guidano e ci aiutano a rimanere aperti ai cambiamenti e a riflettere sull’evoluzione del ruolo dei musei nei confronti dei visitatori.

La nostra riflessione ha portato alla scelta di specifici approcci interpretativi e metodologie educative che oggi contraddistinguono i programmi educativi e impattano sulla qualità dell’esperienza vissuta al Museo. Le principali metodologie oggi adottate sono:

L’inquiry-based learning, che favorisce processi di sperimentazione diretta e l’uso del metodo scientifico come strumenti per esplorare e interpretare la scienza e la tecnologia, con particolare riferimento ai temi trattati dai labo-ratori interattivi e nelle sezioni espositive.

Il Tinkering (ispirato da, e avviato insieme all’Exploratorium), che integra il metodo scientifico con la creatività della scienza attraverso processi di costruzione manuale e di problem solving.

Scienza & Società, come approccio alla scienza, tecnologia e alla loro comunicazione, che porta alla luce gli aspetti socio-culturali di scienza a tecnologia e crea nuovi strumenti e modalità di dialogo diretto fra i cittadini e la comunità scientifica.

LA METODOLOGIA EDUCATIVA DEL MUST

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L’EDUCAZIONE AL MUST / LA METODOLOGIA EDUCATIVA DEL MUST

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La ricerca metodologica non si limita ai labo-ratori. Essa riguarda anche le proposte educa-tive mirate all’esplorazione delle esposizioni del Museo e alla valorizzazione degli oggetti delle collezioni (in qualche occasione anche di quel-li non esposti). L’osservazione dell’oggetto, l’uso delle domande, delle emozioni, dell’immagi-nazione, lo story-telling, diventano strumenti per creare un legame con il vissuto del visitatore at-traverso il quale l’oggetto-documento ‘rilascia’ le sue ‘tessere di mosaico’ che trovano il loro posto, unico, nell’esperienza educativa del visitatore. Ovviamente, ciò è possibile solo in un contesto di esposizione adatto, come quello sviluppato dal MUST negli ultimi anni, che utilizza strumenti interpretativi, tecniche narrative e modalità di in-terazione tali da consentire una fruizione aperta e diversificata.

In questo percorso di ricerca, di grande aiuto sono stati i numerosissimi progetti educativi svolti a livello nazionale e internazionale, che hanno creato le condizioni (anche economiche) e le sinergie necessarie per portare avanti la matu-razione del pensiero e per arricchire la professio-nalità dello staff. Fra i tantissimi e diversi progetti cito la mostra Semplice e Complesso, Scienza Under 18, il progetto europeo SMEC e il Progetto EST, che sono stati fondamentali per l’avvio di riflessioni nuove; ma anche Fatti un’Opinione, i progetti europei Nano to Touch ed Engineer, la mostra Buon Appetito, contesti strumentali per l’arricchimento dei temi e dei metodi. I progetti hanno creato opportunità per avere relazioni dirette con la comunità professionale internazio-nale e per la costruire le nostre best practice in al-cuni casi esempio ad altri in Italia e nel mondo.18

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L’EDUCAZIONE AL MUST / LA METODOLOGIA EDUCATIVA DEL MUST

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L’EDUCAZIONE AL MUST / I SERVIZI EDUCATIVI COME FUNZIONE INTERNA DEL MUSEO

L’anima di tutto questo lavoro è lo staff dei Servizi educativi del Museo, responsabile dell’ideazione, della progettazione, dello sviluppo e dell’ero-gazione diretta di tutti i programmi e attività. La presenza di una sezione educativa interna e stabile manifesta quanto il MUST creda e investa nel valore di un’azione educativa continua e strutturata. Fin dai primi anni, il Museo interpreta il ruolo di “Museo vivo, Museo di tutti aperto a tutti e soprattutto a quanti hanno interesse alla sua funzione didattica ed educativa”.19 Le prime attività strutturate si avviano nel 1955 con il Centro di Fisica sotto la direzione del Professor Lenzi, eme-rito professore di fisica, con l’intesa del Ministero della Pubblica Istruzione e finanziamenti da parte del CNR, del Comune di Milano e di privati.20 Nei successivi quarant’anni, i Servizi educativi attraversano varie fasi di sviluppo che si caratte-rizzano per numerosi corsi di formazione per inse-

gnanti, per la presenza di docenti distaccati, per concorsi per gli studenti, oltre che l’avvio, nel 1970, delle visite guidate, e delle attività laboratoriali di Bruno Munari nel 1986.

La prima ‘sistematizzazione’ simile al modello di oggi inizia negli anni ’90. La Sezione dei Servizi educativi si occupa della progettazione dei laboratori interattivi e di attività educative, exhibit ed eventi speciali. Inoltre, organizza le visite delle classi e il lavoro degli animatori scientifici, curando prevalentemente un pubblico scolastico. In quegli anni inizia a formarsi un primo gruppo di operatori esperti che sarà il primo nucleo per la successiva crescita.

I SERVIZI EDUCATIVI COME FUNZIONE INTERNA DEL MUSEO

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i temi del Museo, e i legami fra loro, integrati in tutte le proposte educative.

L’organigramma attuale della funzione, oggi chiamata Education & CREI, comprende tre set-tori principali:

Ricerca e formazione responsabile dello sviluppo professionale degli insegnanti e dello staff edu-cativo (del MUST e di altri musei);Programmi educativi per le scuole e le famiglie, con uffici dedicati allo sviluppo dei laboratori educativi e di progetti educativi speciali, all’ero-gazione del ‘servizio’ e all’organizzazione dell’of-ferta educativa permanente e straordinaria;Scienza e cittadini che, attraverso le metodolo-gie e gli strumenti di ‘Scienza & Società’, sviluppa programmi concepiti prevalentemente per un pubblico adulto.

È la trasformazione dell’ente pubblico a Fonda-zione con personalità giuridica di diritto privato a dare una svolta allo sviluppo dei Servizi educativi: non si tratta soltanto dell’incremento del numero delle attività educative o dei progetti ma, ancora più importante, della graduale creazione di una organizzazione strutturata, composta da professio-nisti qualificati e parte dello staff permanente del MUST. Si struttura pian piano un organigramma con settori e uffici che sviluppano l’offerta edu-cativa tenendo conto di:

le diverse tipologie di visitatori (studenti delle scuole, insegnanti, famiglie, adulti, ecc.) e i loro bisogni, interessi e modalità di apprendimento; la pluralità di metodologie, strumenti e risorse che incoraggiano un apprendimento informale attivo;

Dall’ideazione all’erogazione, tutte le fasi del la-voro coinvolgono conoscenze e competenze da diversi campi, quali le scienze, l’educazione scien-tifica, la pedagogia, l’educazione informale, le materie umanistiche, la ricerca educativa.

La definizione della funzione attuale ha permesso di creare una continuità col lavoro iniziato molti anni fa con il già rivoluzionario Centro di Fisica, rin-saldare quelli elementi che fanno del Museo una realtà educativa unica e innovativa, e posizionare gli esperti del MUST all’interno di una comunità professionale internazionale.

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L’EDUCAZIONE AL MUST / I SERVIZI EDUCATIVI COME FUNZIONE INTERNA DEL MUSEO

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IL MUST, OGGI E DOMANI

In particolare negli ultimi 12 anni il MUST ha lavorato per il potenziamento della sua expertise nel campo dell’educazione informale. La meto-dologia dell’educazione informale è la base per lo sviluppo di programmi adatti a diverse tipo-logie di visitatori, la formazione dei professionisti che lavorano nel campo educativo in musei e science centre, per il sostegno dell’educazione scientifica a scuola e per lo sviluppo professionale degli insegnanti.

Nell’anno del 60° anniversario, gli elementi che contraddistinguono il nostro lavoro educativo sono:

la metodologia educativa che valorizza l’im-mediatezza degli esperimenti e dei fenomeni, la forza degli oggetti e la ricchezza dell’espe-rienza degli esperti per creare un rapporto diretto con il visitatore a livello cognitivo, emotivo, fisico e sociale;

gli stessi laboratori interattivi, per il modo in cui coinvolgono i visitatori e per i temi che affrontano;l’innovatività delle proposte educative, ciascuna delle quali cerca di raggiungere temi, pubblici e obiettivi diversi;il servizio alla scuola, che va dalle attività per gli studenti alla formazione degli insegnanti, in modo continuato e gratuito;l’impegno - con nuovi strumenti che facilitano il dialogo diretto fra cittadini e comunità’ scientifica e la formazione dei ricercatori - nello sviluppo di cittadinanza scientifica e nella discussione critica di temi scientifici di interesse sociale;il fatto che lo staff dei servizi educativi rappresenti ‘la voce del pubblico’ nei gruppi di lavoro interni: per lo sviluppo delle sezioni storiche (di cui fanno parte curatori, esperti di exhibition design e di comunicazione); di marketing e fundraising. Cosa non sorprendente nei musei all’estero, ma probabilmente ancora rara nei musei italiani.

Prova del riconoscimento del ruolo educativo del MUST sono anche i numeri:

dal 2000, anno della Fondazione MNST, circa 64.000 gruppi scolastici, ovvero più di un 1.600.000 di studenti, hanno usufruito delle attività educative del Museo;dal 2000, sono più di 300 le istituzioni (museali, educative, di ricerca) con le quali il Museo ha sviluppato progetti in partenariato a livello nazionale e internazionale; dal 2009, con l’inizio del CREI©, contiamo una comunità di circa 2200 insegnanti che seguo-no le attività del Centro;solo nel 2012, abbiamo avuto un totale di 400.000 visitatori fra scuole, famiglie, visitatori adulti, ai quali abbiamo cercato di dare un servizio qualificato - il lavoro che il Museo cerca di fare dall’anno della sua nascita.

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3.0IL MUSTOGGI,E DOMANI

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Nel caso del MUST, i ricavi derivanti direttamente da attività educative sono generati da:

i biglietti dei gruppi scolastici in visitale visite guidate nelle sezioni storiche e dai percorsi negli i.lable visite guidate al sottomarino Totile visite guidate e dalle attività nei laboratori per gli eventi aziendali che hanno luogo negli spazi del Museoi progetti speciali (ad esempio i campus estivi, la Notte al Museo, ecc.).

Allo stesso tempo ci sono anche dei ricavi indiretti provenienti da:

i progetti educativi finanziati dall’Unione Europea;i progetti educativi e/o formativi finanziati da istituzioni o aziende;una quota dei biglietti ridotti (ad esempio, visite delle famiglie nel fine settimana).

C’è una domanda inevitabile da porre a questo punto: una funzione di servizi educativi che fa ricerca, progetta ed eroga attività, è economica-mente sostenibile per un’istituzione museale? Nella definizione dei musei dell’ICOM, l’educazione è una delle tre finalità principali dei musei - quindi non può essere considerata un servizio aggiuntivo; anzi, è una delle competenze distintive e fattore critico del successo. Tuttavia, nel settore museale oggi, le strategie di insourcing di questa funzione sono molto rare anche a causa dell’impatto rile-vante sulla struttura dei costi fissi. A uno sguardo più attento però, nella politica culturale del MUST e nella sua strategia di sviluppo, la funzione edu-cativa gioca un ruolo primario anche in termini di generazione di ricavi e di miglioramento dell’attrattività.

Per chiudere a pareggio un ipotetico bilancio specifico per i servizi educativi, oltre i dati sopra, dovremmo considerare che il 50% del pubblico delle famiglie frequenta il Museo durante il fine settimana proprio per la presenza delle attività educative (incluse nel biglietto di ingresso al Museo).

Negli ultimi anni, la qualità e l’impatto dei servizi educativi hanno ispirato e convinto istituzioni, fondazioni, associazioni industriali e aziende a finanziare attività e progetti educativi e formativi. In un momento storico in cui la crisi è un fatto globale, il ruolo e la responsabilità del Museo assumono sempre maggiore rilevanza nella costruzione di prospettive future, nello sviluppo di cittadini informati, consapevoli e ispirati.

L’EDUCAZIONE A SUPPORTO DELLA SOSTENIBILITÀ ISTITUZIONALE

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3.0IL MUSTOGGI,E DOMANI

IL MUST, OGGI E DOMANI

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Per la maggior parte dell’economia però, il settore culturale e l’educazione alla scienza vengono presi in considerazione dopo che tutto è stato pagato, i profitti registrati e i margini raggiunti. Fanno spesso parte degli avanzi, di soldi e di tempo. Si pensa che, se non si sostiene l’educazione, non si soffra in fondo alcuna conseguenza economica. Invece, poiché esiste un reale bisogno e una domanda autentica dei risultati che i musei producono, e non soltanto un elegante apprez-zamento, è necessario trovare nuovi modi per in-serire i risultati socio-educativi all’interno delle mura dell’economia, dove è possibile valorizzare il loro impatto.22

Per questo, il sostegno e la partecipazione di sta-keholder alla missione educativa del MUST deve intensificarsi sempre di più. Il 56% dei consumatori attenti alla responsabilità sociale d’impresa (glo-bal socially-conscious consumers) pensa che le aziende che restituiscono alla società sostenendo cause sociali dovrebbero investire in forma prio-ritaria sulla STEM Education (Science, Technology, Engineering and Mathematics Education).21 Tali attività migliorano la reputazione delle aziende, che a sua volta si traduce in desiderio di lavorarvi, disponibilità a comprarne i prodotti e i servizi e a corrispondere un premium price, a investirvi. Il dialogo tra museo e aziende può permettere di raggiungere mutui obiettivi, con benefici rilevanti per la società.

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rischio di inquietudine sociale. Oggi come mai prima emerge la necessità di rispondere non solo a un mondo che cambia ma anche a dei problemi nuovi. In questo contesto, nessuna istitu-zione museale del 21° secolo può - o deve - pensare che la propria missione sia semplicemente aprire le porte aspettando che le persone visitino, per quanto le proprie collezioni ed esposizioni possano essere belle o importanti. Oggi come mai prima i musei si vedono in un ruolo di responsabilità per il benessere e la qualità della vita delle persone, in-teso come supporto concreto e sistematico all’e-ducazione e alla crescita, ai diritti umani e alla partecipazione nelle attività e nelle decisioni, alla rigenerazione culturale e allo sviluppo economico.

Oggi il MUST è un fulcro, un motore di co-produzio-ne sociale. E l’investimento di istituzioni e aziende sul Museo e sul suo progetto rappresenta un investimento sulla società attraverso il Museo. Si tratta di un processo sociale e politico che ha bisogno di idee forti, perché pone in relazione soggetti di natura diversa quali le istituzioni, i musei, il business e pertanto contribuisce a fare innovazione culturale e sociale.23

Questo discorso, per quanto possa suonare estra-neo alle questioni di tipo educativo, sta diven-tando particolarmente rilevante nella situazione attuale. La crisi economica globale porta effetti devastanti per l’occupazione, l’attività produttiva, l’approvvigionamento di beni pubblici e mette in pericolo il futuro stesso delle giovani generazioni. Questo implica un declino nella qualità della vita, uno spirito negativo permanente e un possibile

Volendo rispondere alle necessità di oggi, la policy e l’attività educativa del MUST si focalizzano sui seguenti ambiti:

far crescere una nuova generazione di innovatori ‘radicali’ con un atteggiamento informato, consapevole e ‘scientifico’;innescare alle persone la voglia di apprendi-mento come ‘percorso di ricerca’ lungo tutto l’arco della vita; far vivere il Museo come un luogo che appartiene a tutti, un luogo per la crescita personale e il benessere della comunità.

IL MUST NEL CONTESTO CONTEMPORANEO

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IL MUST, OGGI E DOMANI

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Per ora, celebriamo i primi 60 anni del MUST. Buon compleanno Museo!

Maria XanthoudakiDirettore Education & CREI15 febbraio 2013

Il MUST è sempre stato un museo contemporaneo, è nostro dovere quindi rimanere tale per ciò che oggi significa apprendimento ed esperienza per un visitatore. Quello che facciamo vuole essere in linea con gli obiettivi di un museo contempora-neo senza perdere di vista un’identità del nostro Museo, e la sua storia.

Abbiamo ancora molta strada da fare per rimanere all’altezza delle aspettative di una società che crede nell’importanza di individui competenti, consapevoli e responsabili e all’importanza della scienza come componente della cultura. L’obiettivo per il futuro è poter ‘servire’ questi valori attraverso il potenziamento e l’arricchimento costante anche del metodo educativo.

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Siamo orgogliosi di essere noi una delle best practice a cui altri guardano. Ma ci sono anche tanti a cui noi guardiamo, che vogliamo ringraziare per l’ispirazione, l’in-segnamento, il sostegno (anche economico), il lavoro svolto insieme, il fatto che credono in noi, perché ci incoraggiano a porre l’asta sempre più in alto:

i musei e science centre specifici, a partire dall’Exploratorium che ha ispirato i primi passi di innovazione, fino alle 300 istituzioni con le quali abbiamo lavorato in tutti questi anni;i nostri colleghi in tante parti del mondo;la comunità professionale ed Ecsite (la rete europea dei musei e science centre) per il confronto e per il senso di appartenenza;il mondo scolastico, dalle autorità agli studenti, che ci aiutano a imparare ogni giorno;gli esperti e scienziati per le competenze e l’impegno che mettono a nostra disposizione.

Ma tutto ciò non sarebbe stato possibile senza i nostri visitatori, che vengono ogni giorno perché il Museo dà loro qualcosa da portare a casa, nella mente e nel cuore, forse per sempre; e non sarebbe possibile senza lo staff di Edu-cation & CREI che lavora con passione, serietà, divertimento, spirito di collaborazione, anche quando i tempi difficili portano preoccupazione.

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4.0INSIEME

INSIEME

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1. Xanthoudaki, M., Tickle, L. & V. Sekules (2003) ‘Museum Education and Research-based Practice’, in M. Xanthoudaki, L. Tickle & V. Sekules (eds) Visual Arts Education in Museums and Galleries: An International Research Reader, Amsterdam, Kluwer Academic Publishers.

2.Cairns, S. (2013) Mutualizing Museum Knowledge: Folksonomies and the Changing Shape of Expertise, Curator, 56/1.

3.Peel, Y. (2013) How Museums Can Transform the Art of Lear-ning, CNN business blog, 24 gennaio business.blogs.cnn.com/2013/01/24/how-museums-can-transform-the-art-of-lear-ning/Cairns, S. (2013) Mutualizing Museum Knowledge: Folksonomies and the Changing Shape of Expertise, Curator, 56/1.Edgecliffe-Johnson, A. & C. Cook (2013) Blackboard to Keyboard, Financial Times, 18 gennaio. Dembosky, A. (2013) Celebral Circuity, Financial Times, 4 gennaio. Verhard, B. (2012) Education is Failing the Future Makers, WIRED, febbraio.Bevan, B. & J. Dillon (2010) Broadening Views of Learning: Deve-loping Educators for the 21st Century Through an International Research Partnership at the Exploratorium and Kings College London, The New Educator, 6.See also www.coursera.org

4.Per la ‘nuova’ definizione dell’apprendimento guardare: Fenichel, M. & Schweingruber, H.A. (2010) Surrounded by Science: Learning Science in Informal Enrivonments , Board on Science Educa-tion, Centre for Education, Division of Behavioral and Social Science and Education, Washington DC., The National Academies Press, www.nap.edu/catalog.php?record_id=12614National Research Council (2009) Learning Science in Informal Environments: People, Places, Pursuits, Committee on Learning Science in Informal Enrvironments: Bell, P., Lewenstein, B., Shouse, A.W., Feder, M.A. (eds), Board on Science Education , Division of Behavioral and Social Science and Education, Centre for Education, Washington DC. National Academies Press, www.nap.edu/catalog.php?record_id=12190#tocInspiring Learning for All: www.inspiringlearningforall.gov.uk/Constructivist Learning Theory: www.exploratorium.edu/IFI/resources/constructivistlearning.htmlISE Summit 2010 caise.insci.org/news/99/51/ISE-Summit-2010/d,resources-page-item-detail

5.Falk, J. & Sheppard, B.K (2006) Thriving in the Knowledge Age: New Business Models for Museums and Other Cultural Institutions, Altamira Press.

6.Edgecliffe-Johnson, A. & Cook, C. (2013) Blackboard to keyboard, Financial Times, 18 gennaio.Ito, M. (2009) Sociocultural Contexts for Game-based Learning, www.itofisher.com/mito/publications/sociocultural_c.html Ito, M. (2008) Living and Learning with New Media, www.itofisher.com/mito/publications/living_and_lear.htmlNon parlerò in questa sede dell’utilizzo delle tecnologie, dei social media o dei games nei/dai musei (in particolare per quanto riguarda l’esperienza educativa) poiché tale argomento merita un’analisi ad hoc.

7.Bevan, B. (2008) Capacities to Engage in STEM, Ecsite Annual Conference Budapest, Hungary, May. Museums Association (2012) Museums 2020 Discussion Paper, www.museumsassociation.org/download?id=806530Friedman, A.J. & E.F. Mappen (2011) Establishing Connections between Formal and Informal Science Educators to Advance STEM Learning through Civic Engagement, Science Education and Civic Engagement, 3/2.

8.Falk, J.H & L.D. Dierking (2000) Learning from Museums, Walnut Creek, Altamira Press.

9.Hein, G.E. (1998) Learning in the Museum, London, Routledge.Adams, M., Falk, J.H. & Dierking, L.D. (2003) ‘Things Change: Museums, Learning and Research’, in M. Xanthoudaki, L. Tickle & V. Sekules (eds) Visual Arts Education in Museums and Galleries: An International Research Reader, Amsterdam, Kluwer Academic Publishers.Bevan, B. & Xanthoudaki, M. (2009) Professional Development for Museum Educators: Unpinning the Underpinnings, Journal of Museum Education, 33(1).Claxton, G. (1999) Wise-Up: The Challenge of Lifelong Learning, New York & London, Bloomsbury.Wood, D. (1988) How Children Think and Learn, Second edition, Oxford, Blackwell.Xanthoudaki, M. (2010) Quality Science Education: Where do we stand? Guidelines for practice from a European experience, www.museoscienza.org/setac

10.Hooper-Greenhill è stata la prima a introdurre ‘l’unità di tre parti’ in cui il museo costituisce l’elemento centrale di un processo (proposto alla scuola) di preparazione – visita – elaborazione successive. Vedi Hooper-Greenhill, E. (1991) Museum and Gallery Education, Leicester University Press.

11.Weil, S.E. (1999) From Being about Something to Being about So-mebody: The Ongoing Transformation of the American Museum, Daedalus 128/3.

12.Museo Nazionale della Scienza e della Tecnica (1958) Cinque anni del Museo 1953-1958 Alfieri e Lacroix editori a Milano (edi-zione del 1988).

13.Ghezzi, A. (1966) Il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnica “Leonardo da Vinci”: Presentazione, documento interno.

14.Museo Nazionale della Scienza e della Tecnica (1958) Cinque anni del Museo 1953-1958 Alfieri e Lacroix editori a Milano (edi-zione del 1988), p.184.

15.Mostre didattiche dei primi anni ’90: “Energia” e “Scienza o Magia”. Museo Nazionale della Scienza e della Tecnica (1992) Delibera di fondi Regione Lombardia per l’allestimento di uno spazio interattivo, documento interno Prot. 593 del 24 novembre.

16.Museo Nazionale della Scienza e della Tecnica (1992) Delibera di fondi Regione Lombardia per l’allestimento di uno spazio interattivo, documento interno Prot 593 del 24 novembre.

17.Miotto, E. (2002) La Proposta Educativa del MNST, documento interno.

18.Semplice e Complesso (anno 2000). Scienza Under 18 (al Museo dal 2000 al 2007). Progetto SMEC (2001-2005). Progetto EST (2004-2009). Fatti un’Opinione (dal 2007). Nano to Touch (2009-2012). Engineer (2011-oggi). Buon Appetito (2011).

19.Museo Nazionale della Scienza e della Tecnica (1958) Cinque anni del Museo 1953-1958 Alfieri e Lacroix editori a Milano (edi-zione del 1988).

20.Curti, O. (2000) Un Museo per Milano, Anthelios Edizioni. Museo Nazionale della Scienza e della Tecnica (1958) Cinque anni del Museo 1953-1958 Alfieri e Lacroix editori a Milano (edi-zione del 1988).

21.Nielsen Global Survey of Corporate Citizenship, Q3 2011, www.nielsen.com/us/en/insights/press-room/2012/nielsen-identi-fies-attributes-of-the-global--socially-conscious-.html

22.Crupi, G. (2012) La strategia di una best practice. Il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci. Parola d’ordine? Continuare a crescere, Giornale dell’Arte, www.ilgiornaledellarte.com/fondazioni/articoli/2012/1/111748.html

23.Crupi, G. (2012) La strategia di una best practice. Il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci. Parola d’ordine? Continuare a crescere, Giornale dell’Arte, www.ilgiornaledellarte.com/fondazioni/articoli/2012/1/111748.html

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