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I SANTI HANNO CAMMINATO SULLE NOSTRE STRADE... “Da chi andremo Signore? Tu hai parole di vita eterna” Giugno 2012 211

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I SANTI HANNO CAMMINATOSULLE NOSTRE STRADE...

“Da chi andremo Signore? Tu hai parole di vita eterna”

Giugno 2012211

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di Paolo MartiniOCCHIALI VISTA e SOLE

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SOMMARIO

2 Anagrafe Parrocchiale3 Editoriale

Diario Comunità4 Solennità della Madonna delle Vigne9 Celebrazione delle Prime Comunioni11 Celebrazione delle Prime Confessioni12 Celebrazione degli anniversari di matrimonio13 Celebrazione delle Sante Cresime14 Programma dell’11a Sagra di San Pietro

Diario Oratorio15 La Via Crucis del Venerdì Santo16 Festa di primavera: che giornata!18 Il Coro Giovani19 Giovanni Paolo II e i giovani: un amore senza fine22 Campeggi estivi a Trabuchello23 Camminata della famiglia24 Tornei di calcio di primavera25 Calendario torneo notturno di calcio 201226 Generosità per l’oratorio

Scuola dell’infanzia27 Bambini in visita

Gruppi / Associazioni30 UNITALSI / Gruppo Missionario31 C.A.I. Bergamo - Gruppo Missionario

Rubriche33 Eventi

46a Giornata Mondiale delle ComunicazioniOrdinazioni Presbiteriali 2012Passaggio del Testimone

39 Angolo Libri40 In Viaggio41 Cronache parrocchiali42 Arte e fede45 Salute e Benessere46 Angolo Humor47 Zio Barba Pellegrino48 ‘N Dialèt

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w.p

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no.it

Numeri Utili

Parrocchia San Pietro ApostoloVia Sagrato 13 Parroco: don Pietro NataliTel. e Fax 035 - 847 026Cell. 340.787 04 79E-mail: [email protected]

Oratorio S. Luigi GonzagaVia XI febbraio 31 Curato: don Matteo PeriniTel. e Fax 035. 847119Cell. 333.673 48 01E-mail: [email protected]

Scuola Parrocchiale dell’infanziaVia Benefattori 20 Tel. e Fax 035 - 847 181

Servizi di pubblica utilità

Carabinieri Tel. 112Polizia di Stato Tel. 113Emergenza Infanzia Tel. 114Vigili del fuoco Tel.115Guardia di Finanza Tel.117Emergenza sanitaria Tel. 118

Comune Tel. 035 4494111Polizia Municipale Tel. 035.4494128Poste Italiane - Tagliuno Tel. 035.4425297

Carabinieri - Grumello del MonteTel. 035.4420789 / 830055

Corpo Forestale - Sarnico Tel. 035.911467

INPS - Grumello d.M.Tel. 035.4492611ENEL Tel. 800 900 806Interruzione energia elettrica e perdite di gasSERVIZI COMUNALI Tel. 800 134 781Raccolta rifiutiUNIACQUE Tel. 800 123 955Segnalazione perdite acqua

ASL e sanità pubblica

Cal Center Regionale Tel. 800 638 638Distretto ASL - Grumello d.M.Tel. 035.8356320Guardia medica Tel. 035.830782

RedazioneMariano CabidduDon Matteo PeriniDon Pietro Natali

Laura QuadrelliSergio LochisEzio Marini

Ilaria PandiniDaniela PominelliBruno Pezzotta

MESSE FESTIVE E PREFESTIVE CHE SI CELEBRANO NELLE PARROCCHIE DEL VICARIATO

PARROCCHIA MESSE PREFESTIVE MESSE FESTIVETELGATE

FRATI DI CIVIDINO

CALEPIO

18.3019.0018.00

7.30 - 9.30 - 10.45 - 18.307.00 - 11.00 - 19.008.00 - 10.00 - 18.00

CALCINATE 18.00 7.00 - 8.30 - 10.00 - 11.1516.30 (OSPEDALE) - 18.00

CIVIDINO 18.00 8.00 - 9.00 (QUINTANO)10.30 - 18.00

GRUMELLO 16.00 CASA DI RIPOSO

17.30 SAN PANTALEONE

18.30 PARROCCHIA

7.00 PARROCCHIA

8.30 PARROCCHIA

8.30 BOLDESICO

10.00 PARROCCHIA

10.00 S. PANTALEONE

11.00 ISTITUTO

18.30 PARROCCHIA

CHIUDUNO 18.00 7.308.30 MADONNA DELLA CAMPAGNA

9.30 - 10.45 - 18.00

BOLGARE 18.00 6.30 - 8.00 - 9.30 - 11.00 - 18.00TAGLIUNO 18.00 8.00 - 10.00 - 18.00 (ESTIVA ORE 19.00)

1Indialogo n. 211

Cari genitori, padrini e madrinea voi il compito di educare nella fede i vostri bimbi

che sono rinati dall’acqua e dallo Spirito Santo perché la vita divina che hanno ricevuto in dono

sia preservata dal peccato e cresca di giorno in giorno.

Battesimi“In verità, in verità vi dico:chi ascolta la mia Parola

e crede a Colui che mi ha mandato,ha la vita eterna e non va incontro al giudizio,

ma è passato dalla morte alla vita.E’ venuto il momento

in cui i morti udranno la voce del Figlio Dio e quelli che l’avranno ascoltata, vivranno”.

(Gv. 5, 24-25)

Defunti

26/032012Antonio Rinaldi

di anni 28via Dante 22

28/04/2012Bortolomea Manenti

di anni 80via Roma 51

10/05/2012Ines Manfredi

di anni 81via Roma 32

don Pietro NataliANAGRAFE PARROCCHIALE

2 Indialogo n. 211

07/04/012Alessandro Giovanni Teresi

di Francesco e Consoli Eleonora Iris

via Cantonada 17

Simonpietro Frattari di Carlo

e Piccirillo Annavicolo Mascagni 9

Camilla Martina Giovanelli di Marco

e Bonafè Elenavia dei Mille 140

13/05/012Pietro Leguti

di Dario e Ruggeri Monicavia A. Moro 48

Stefano Iore di Andrea

e Donati Giuseppinavia Bergamo 6

Luca Trufolo di Salvatore e Rizzi Elena

via Bergamo 3

EDITORIALE a cura di don Matteo Perini

Le parole di questo canto ci ricordano che i cristianisono un popolo in cammino verso la pienezza delRegno. Gli Atti degli Apostoli chiamano il Cristianesimo“la strada, il cammino”. Sì, noi siamo sempre in cammi-no e, in particolare, siamo in viaggio con chi ci ha pre-ceduto sul percorso: i Santi.Una domanda torna alla mente: chi sono i Santi? Sonouomini e donne “normali”, per i quali l’incontro conCristo, iniziato nel Battesimo, è diventato la luce del vis-suto quotidiano; sono uomini e donne che, ogni gior-no, hanno accolto l’azione dello Spirito Santo e sonostati plasmati secondo l’immagine di Gesù.Simone, chiamato Pietro, è uno di loro, anzi, SimonPietro è tra i primi nella grande schiera dei Santi che siè lasciato affascinare dal Signore, decidendo di abban-donare tutto per seguirlo. Tante cose si potrebberodire su questa straordinaria figura, ma vorrei evidenzia-re un aspetto che possa essere di aiuto a vivere lasequela verso Cristo: San Pietro ha avuto tempo per ilSignore, e perciò ha avuto tempo per le persone a luiaffidate da Cristo stesso. “Pasci le mie pecorelle”, diràGesù a Pietro nell’affidargli la Chiesa nascente. Sia cosìper noi: l’amore per Cristo e per i fratelli accompagni ilnostro cammino, e l’Apostolo Pietro ci insegni a fartesoro del tempo, a vivere i nostri giorni seguendo ilsuo esempio.Per la Festa Patronale vorrei chiedere due cose alSignore: il dono dell’umiltà e il dono della speranza.Innanzitutto l’umiltà, da cui nasce la consapevolezza deinostri limiti, la disponibilità a lasciarsi “completare” daDio, il desiderio di diventare “terra buona e feconda”,dove il Signore semina i progetti che vuole realizzarecon noi. San Pietro, proprio perché umile pescatore,

arriverà ad esclamare: “Da chi andremo Signore? Tu haiparole di vita eterna”. Pietro riconosce nel Signore laParola di Vita e, per questo, sceglie di dare senso alla suaesistenza vivendo in Lui, senza ripensamenti.La speranza, poi, è l’impegno a restare fedeli anchequando i nostri progetti sembrano fallire. Nel mante-nere la speranza, affidiamo al Signore la nostra vita nonda persone inerti, ma da collaboratori attivi, che silasciano guidare. San Pietro, in virtù di questa speranzae del suo totale affidamento al Signore, nonostante l’infedeltà, il rinnegamento e la debolezza, ha guidatocon forza e coraggio la Chiesa, fino al martirio.La festa Patronale è vicina. San Pietro Apostolo èdiscreto, non vuol far parlare di sé. Egli è un martire, untestimone, uno che parla dell’Altro, di Gesù Cristo, diColui che gli ha fatto gustare la bellezza di amare e diessere libero. San Pietro, primo Papa, e San Paolo,Apostolo delle genti, ci accompagnino non solo nellestrade di Tagliuno, ma anche in quelle della vita.

3Indialogo n. 211

I Santi hanno camminato sulle nostre strade…

“Da chi andremo Signore? Tu hai parole di vita eterna”

“Camminiamo sulla stradache han percorso i santi tuoi;Tutti ci ritroveremo dove eterno splende il sol.E quando in ciel - dei santi tuoi -la grande schiera arriverào Signor come vorreiChe ci fosse un posto per me!”

Lunedì 16 aprileSolennità della Madonna delle Vigne

In occasione della Solennità della Madonna delle Vigne, abbiamo vissuto alcuni momenti particolarmente significativi,durante i quali sono stati approfonditi sia la figura di Maria, esempio di Fede senza riserve, sia il valore attuale della Festa. Oggi le nostre vigne non sono più rovinate dai bruchi ma, come disse il Vescovo Francesco l’anno scorso, altri “bruchi” disturbano la nostra vita e la nostra spiritualità. Solo alla scuola di Maria possiamo imparare a tenerli lontani. Il triduo di preparazione alla Festa è stato predicato da Padre Luca Zanchi, Superioredei Sacramentini di Ponteranica. Monsignor Maurizio Gervasoni ha invece presieduto le due solenni Concelebrazionidi lunedì 16 aprile, alle 10.30 e alle 16.00. Di seguito riportiamo le riflessioni che Padre Luca e MonsignorGervasoni hanno proposto, con l’invito a rileggerle, per una meditazione personale che ci aiuti a rinnovare la devozione alla Madonna Santissima e il desiderio di imitare le Sue virtù.

Triduo di preparazione predicato da Padre Luca ZanchiPrimo giorno, mercoledì 11 aprile: IL SILENZIO DI MARIATra i tanti appellativi attraverso i quali la fede, la poesia e la pietà popolare hanno raccolto l’eredità dellaMadonna, c’è anche quello di Maria, donna del silenzio.E infatti è così. Maria non è stata una che ha fatto rumore, che si è fatta notare, o che ha preteso chissà qualiattenzioni; possiamo però dire che è stata, ed è, una donna presente, silenziosamente e discretamente presente.Maria è una donna di poche parole. Nel Vangelo parla solo quattro volte:• all’Annunciazione, nel breve ma intenso dialogo con l’Angelo;• quando intona il Magnificat, incontrando la cugina Elisabetta;• quando ritrova e rimprovera Gesù adolescente nel Tempio, mentre parla con i dottori;• a Cana di Galilea, quando fa presente a Gesù che il vino è finito, e dice ai servi: “qualsiasi cosa vi dica fate-la!”Il silenzio di Maria non va però inteso solo come assenza di parole, pensieri, desideri; è il silenzio davanti almistero che si apre e ci apre a Dio, ma anche a noi stessi; è un silenzio che ci rende capaci di accogliere, diriconoscere, di stupirci, di non dare nulla per scontato; è il silenzio della meraviglia, dell’essere colti di sorpresa.

È il silenzio “buono”, che ci convocae raccoglie davanti a Dio, nella pacedel cuore. Il silenzio ci sospinge, così,all’unione e alla comunione con Dio,e al desiderio e bisogno dell’altro.È un silenzio che non ti chiude all’in-contro con l’altro, anzi ti schiude, tipermette di cogliere l’originalità, labellezza, la profondità dell’altro.Quando si sta in silenzio davanti alSignore, certo si crea un certo tur-bamento, un senso di vuoto, chepuò essere però riempito e rassere-nato dal fuoco dell’amore che siaccende nel cuore, perché senti cheDio c’è, ti sfiora e ti avvolge con ilsuo abbraccio di Padre. Non è quin-

DIARIO COMUNITÀ a cura della Redazione

4 Indialogo n. 211

Foto Vezzoli

di un silenzio vuoto, ma un silenzio ricol-mo, traboccante di senso, di pienezza, divita. E’ come il silenzio del sabato Santo,da poco sperimentato, che è solo prelu-dio, anticipo, preparazione al canto e algrido della libertà e della vita.Il cardinale Martini scrive che “il silenzioè il grembo della Parola”. Ed è vero!Solo quando impareremo a tacere, Diopotrà parlare. A volte diciamo che Dionon ci ascolta; la verità è che non lolasciamo parlare, perché lo soffochiamocon le nostre parole. A volte siamoforse come i due discepoli protagonistidel vangelo di oggi: ascoltiamo, nel sensoche sentiamo chi ci parla, ma senza interiorizzare,così quello che ci viene detto non trova piena accoglienza in noi, ed è come il seme del seminatore che cade, ma non trova terreno buono per portare frutto.Maria, ci ricorda la Scrittura, “serbava nel suo cuoretutto quello che accadeva nella vita del figlio suo emeditava senza pretendere di comprendere tutto”,ma ridicendo ogni giorno il sì di Nazareth. C’è unabella meditazione di Chiara Lubich che a riguardo delsilenzio di Maria dice: “è la donna che attraverso ilsuo silenzio ha parlato più di tutti…Ha taciuto per-ché in due non potevano parlare, o parlava lei o ilfiglio… ecco il silenzio che nasce e cresce nell’umiltà,e la sua voce si è fatta sentire attraverso la voce delFiglio, non è stato quindi un silenzio vuoto il suo, per-ché è stato riempito dal parlare di Gesù, l’unicaParola che mai fallisce, e lei, come Madre, condivide-va, e faceva suo tutto quello che Gesù annunciava epredicava nel suo pellegrinare incontro ad ogniuomo e donna che cercava un senso nuovo per lasua vita”.Ci sono silenzi che parlano e parole che non dicononulla. Capita, a volte, di dire tante parole, ma non ciòche dobbiamo o vorremmo dire e, quindi, si parla,ma è come se si tacesse. Ci sono, invece, silenzi cari-chi di parole. Ecco il silenzio di Maria. Un silenziofecondo e generoso, che ha generato la fede deisemplici e dei piccoli, di quelli che il mondo ritienegente che non conta, ma che per Dio sono i veri pila-stri della storia e della vita.

Secondo giorno, giovedì 12 aprileLA FEDE DI MARIA

Non è facile parlare della fede, perché la fede non èuna nozione da ripetere a memoria tutti i giorni peressere a posto con la coscienza, e non è nemmenosolo un trattato di teologia, peraltro non sempre faci-le da capire, o destinato spesso solo agli “esperti stu-diosi”. È utile chiarire subito allora che la fede non èsolo qualcosa da imparare, ma è soprattutto qualcu-no da incontrare, conoscere, amare e seguire. Parlaredi fede oggi, in questo contesto umano un po’ scivo-loso e non sempre fortemente motivato, dove trop-po spesso la fede è più subita per dovere che vissu-ta per scelta, mi stimola a richiamare l’aspetto dellasperanza che nasce dalla nostra fede in Gesù Cristo.La fede non si definisce, ma si crede e si vive. Infatti,quando si racconta un’esperienza di fede, si raccon-ta fondamentalmente come si è creduto e quanto siè vissuto.La prima beatitudine riportata nel Vangelo è, non perniente, quella della fede, ed è riferita a Maria: “Beatacolei che ha creduto” (Lc 1,45). Queste parole, pro-nunciate da Elisabetta, pongono in rilievo il contrastofra l’incredulità di Zaccaria e la fede di Maria.La fede per noi credenti è una persona, è GesùCristo, e Maria ce lo insegna con la sua vita; si è tira-ta da parte e, da madre del figlio di Dio, è divenutadiscepola del figlio di Dio.La fede che professiamo non è mera adesione intel-lettuale a concetti su Dio o di Dio, ma è serena efiduciosa esperienza di comunione e di condivisione

DIARIO COMUNITÀ

5Indialogo n. 211

Foto Vezzoli

DIARIO COMUNITÀ

con un uomo che, assumendo lanostra natura umana, ci ha aiutatoe ci sta aiutando a cogliere la bel-lezza di credere e di vivere ciòche crediamo.La nostra speranza è una persona,ha un nome proprio: Gesù Cristo.La necessità di “credere alla spe-ranza” nasce dal sentire e ricono-scere di aver bisogno che Cristo ciparli di Dio e del suo amore,soprattutto nei momenti piùdeboli e fragili della vita. Tuttoquesto per non lasciarci tentaredal mito dell’onnipotenza umana,che offusca e limita la visione diDio e appiattisce la vita, ma perlasciarci affascinare da uno stile divita semplice, spontaneo, che dàspessore e vitalità alla speranzache già è in noi dal momento incui abbiamo incontrato Cristo. Ciaiuta Mons. Tonino Bello a nonequivocare sulla speranza, chespesso è vista come un “ripostiglio

dei desideri mancati”, come unarivalsa del nostro limite che cercacompensazioni allungando la testatra le nuvole, o indugiando nellazona pericolosa dei sogni ad occhiaperti. La speranza non è un “tira-misù” psicologico a cui rifarsi pernon lasciarci travolgere dalle tri-stezze della vita, e nemmeno èsolo la soluzione giusta al momen-to giusto... La speranza, invece, èparente stretta del realismo, il rea-lismo della fede: una fede vissuta,celebrata e pregata, che ci stimolaa tenere gli occhi aperti sulla vita,per cogliere il passaggio di Gesùed essere da lui rincuorati erafforzati.Con una piccola storia vorrei cer-care di capire con voi che la fedeè sperare non solo in qualcosa main qualcuno. I campi erano arsi escrepolati dalla mancanza di piog-gia. Le foglie pallide e ingiallitependevano penosamente dai

rami. L’erba era sparita dai prati.La gente era tesa e nervosa, men-tre scrutava il cielo di cristallo blucobalto. Le settimane si succede-vano sempre più infuocate. Damesi non cadeva una vera pioggia.Il parroco del paese organizzòun’ora speciale di preghiera nellapiazza davanti alla chiesa perimplorare la grazia della pioggia.All’ora stabilita la piazza era gre-mita di gente ansiosa, ma piena disperanza. Molti avevano portatooggetti che testimoniavano la lorofede. Il parroco guardava ammira-to le Bibbie, le croci, i rosari. Manon riusciva a distogliere gli occhida una bambina seduta compo-stamente in prima fila. Sulle ginoc-chia aveva un ombrello rosso.(da: Bruno Ferrero, La Vita è TuttoCiò che Abbiamo).Quella bambina, nella sua candidainnocenza, aveva capito quello chenoi dimentichiamo con facilità:

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Foto Vezzoli

non si deve solo pretendere daDio, si deve attendere da Dio.Tuttiavevano in mano croci e rosari, leiun ombrello, sicura che Dio avreb-be esaudito le loro attese, certa dipotere confidare su un Padreattento e premuroso.Mi viene allora naturale doman-darmi: Dio è con noi solo nellenostre preghiere, nelle nostreliturgie, nelle nostre catechesi? ODio è con noi anche nella nostravita, nelle nostre famiglie, neinostri progetti, nei nostri ideali difede e di carità, nella nostra ricer-ca di bene per noi e per chi è vici-no o lontano da noi? Non possiamo amare Dio, e poi inLui i fratelli, senza fare spazio aDio nella nostra vita. Sembraimpossibile questo, eppure a voltesuccede così: Dio è pregato, manon sempre è accolto, Dio è invo-cato e cercato, ma non sempre èriconosciuto, Dio è ringraziato, manon sempre è ricambiato.Non possiamo credere alla speranza senza avere fatto espe-rienza diretta di questa speranza,che nasce solo quando Dio è connoi. Niente e nessuno può sepa-rarci dall’amore di Cristo. Quandoabbiamo fatto esperienza direttadi questo amore, niente e nessu-no ci fa più paura, ci turba o creain noi angoscia. Faremo ancoraesperienza di debolezza, ma giun-geremo al traguardo della vita vit-toriosi, perché abbiamo credutoin Colui che ci è stato vicino e ciha dato forza, ci ha liberato e con-tinua a salvarci. Questa è la veritàdel Vangelo, è la verità della fede,è la certezza della speranza.Eccomi: l’abbandono fiduciosonell’obbedienza, nella fedeltà adun progetto.

Quando la Vergine Maria comprende che Dio ha posto lo sguardo sudi lei, perché si fida di Lei, e che ha un progetto di vita per lei e per l’u-manità intera… Maria si affida, si abbandona, crede e cresce nellafedeltà a Dio. Quell’eccomi pronunciato a Nazareth, non vuol dire altroche, qualunque cosa accada, io non mi tiro indietro, non mi rimangio laparola, non tradisco la fiducia che è stata riposta in me: fedele fino allafine, senza tentennamenti e dubbi di alcun tipo. Maria ci invita ad averequesto spirito di affidamento, la capacità di porsi fiduciosamente nelle“mani di Dio”: il “fiat” ci rivela la vera natura dell’obbedienza, che non èpassivo azzeramento della mia volontà; Maria non fa solo ciò che vuoleDio, ma fa anche quello che in quel momento della sua vita ritiene giu-sto per lei il suo bene. Chi obbedisce non annulla la sua libertà, ma laesalta. Non mortifica i suoi talenti e i suoi doni, ma li mette a servizio,nella logica del dono, della gratuità. Oggi non è facile fare passare que-sto messaggio, perché ormai sembra che tutto si basi sulla logica delloscambio: ti dò se mi dai, altrimenti non se ne fa nulla.L’obbedienza di Maria la possiamo paragonare all’obbedienza di tantinella storia della salvezza di ieri e di oggi, ma in modo particolare all’ob-bedienza del profeta Samuele che, chiamato da Dio, risponde: “parlache il tuo servo ti ascolta”. Capiamo allora come l’autentica natura del-l’obbedienza suppone uno che parli e l’altro che risponda. Uno che fac-cia la proposta con rispetto, e l’altro che vi aderisca con amore.Ecco l’obbedienza e la fedeltà di Maria. Dicendo “sì”, si è abbandonataa Dio liberamente ed è entrata nella storia della salvezza in modocosciente e responsabile.L’obbedienza di Maria può essere la mia obbedienza oggi.«Ecco, io vengo […] per fare, o Dio, la tua volontà» (Eb 10,7).Così afferma il card. Martini: Il cammino dell’imitazione di Cristo nellaChiesa comprende tre gradi:

• quello del sì incondizionato alla legge di Dio e dell’attenta osservan-za di tutte le norme, che regolano la vita di una Comunità cristiana;

• quello di una libertà del cuore, che cerca sinceramente, anche al di làdelle norme, la volontà di Dio per il momento presente, così come indi-cato dalle urgenze del tempo e dall’ispirazione dello Spirito Santo;

• quello della sequela incondizionata del Cristo.Santa Maria, donna obbediente, tu che hai avuto la grazia di «camminare al cospetto di Dio», fa' che anche noi, come te,possiamo essere capaci di «cercare il suo volto». Aiutaci a capire che solo nella sua volontà possiamo trovare la pace. E anche quando egli ci provoca a saltare nel buio per poterlo raggiungere,liberaci dalle vertigini del vuoto e donaci la certezza che chi obbedisce al Signore non si schianta al suolo, ma cade sempre nelle suebraccia.

DIARIO COMUNITÀ

7Indialogo n. 211

Terzo giorno, venerdì 13 aprile: LA FEDELTÀ/OBBEDIENZA DI MARIA

DIARIO COMUNITÀ

L’elemento di spicco è che i bru-chi sembravano avere privilegiatoTagliuno.Da qui nasce la domanda: “Perchéquesto accanimento?” Le risposterinviano al senso complessivodella vita e del destino. La SacraScrittura ci fornisce alcuni indizi dirisposta.Il primo indizio si trova proprionel libro della Genesi, ai capitoli 2e 3. L’eziologia dell’ideale e quelladel reale pongono come elemen-to discriminante proprio il pecca-to di disobbedienza. Prima delpeccato il mondo era un giardinofiorito e ricco di frutti, senza ver-gogna e senza violenza. Dopo ilpeccato, invece, il mondo è pienodi dolore, e il lavoro umano èpieno di fatica e assoggettato alrischio d’inutilità. In qualche modoil dolore non è imputabile soloall’errore e al difetto, ma implicaqualcosa di più che genera minac-cia e violenza. Le conseguenze diquesto male provocato dall’uomo,sono più grandi delle capacitàumane di correzione. C’è, insom-ma l’esperienza della colpa, chegenera l’esperienza della peniten-za e si colloca tra l’attesa dellapunizione e l’invocazione del per-dono.Il secondo indizio rinvia ai testi delDeuteronomio (8, 1-5) e dellaLettera agli Ebrei (12, 1-139. Lasofferenza, anche accanita, vainterpretata come correzione daparte di Dio. Questa correzione sisnoda su più tappe. Comunque,balza all’occhio quella per cui talesofferenza sembra troppo lunga etroppo profonda.E’ qualcosa in più della semplice

sofferenza che accompagna i nor-mali processi di apprendimento:non è la fatica di un allenamento.La Lettera agli Ebrei esorta i cri-stiani, ricordando che essi nonhanno ancora resistito fino al san-gue. C’è, insomma, un male ed unasofferenza che si caratterizzanocome correzione dettata non perpunizione, ma per amore. Anchequi c’è l’esperienza della colpa, ma

si intravede anche la positività delritorno e del senso di un male chedà speranza e insegna a vivereIl terzo indizio rinvia alle grandinarrazioni dell’esodo, dove sidescrive la peregrinazione diIsraele nel deserto, ma anche l’epi-sodio del sacrificio di Isacco.“Perché Dio fa perire nel desertoil Suo popolo liberato dall’Egitto, elo sottopone ad un numero importante di prove? Perché Diopropone ad Abramo di sacrificare

l’unico figlio, così difficilmenteavuto? Anche l’esperienza di Giobbeinterpella: perché la sofferenza delgiusto?”Questi tre spunti rinviano il cre-dente cristiano proprio all’espe-rienza stessa di Gesù, che ci rivelache “non siamo schiavi ma figli”,perciò dobbiamo essere corretti,e ci rinvia alle stesse sofferenze diCristo.Esse ci rivelano una dimensioneredentrice della sofferenza patita,anche per persecuzione.I canti del Servo sofferente antici-pano la rivelazione dell’amore diDio che offre il Figlio per noi sullacroce. Questo amore profondo emisterioso è il cuore dell’esperien-za del dolore. Esso non va capito,ma va vissuto e riconosciuto nellesituazioni di persecuzione e dipeccato che accompagnano lavita dell’umanitàA sostegno e conferma di tuttoquesto, la figura di Maria, che sottola croce affronta la sofferenzaingiusta e l’amore redentore con ilcoraggio dell’amore e della Fede.Perciò possiamo e dobbiamoinvocarla, non tanto per tenerelontano i bruchi dalle nostre vigne,ma dal bruco del peccato chesempre si annida nei nostri cuori. E occorre pregarla perchénon dobbiamo attendere speran-za e salvezza da noi stessi e dainostri idoli, ma dalla Fede nelSignore Gesù, che si manifestaproprio nell’amore che neimomenti di dolore riusciamo ariconoscere e ad apprezzaremeglio.

Lunedì 16 aprile: Solenne Concelebrazione delle ore 10.30 e delle ore 16.00Omelia di Monsignor Maurizio Gervasoni - La Madonna dei Bruchi

8 Indialogo n. 211

DIARIO COMUNITÀ

Adamini MartinaAlborghetti GiorgiaBaldelli ChiaraBelotti PietroBelotti StefanoBertoli LauraBilanzuoli GiovanniBonetti DavideBonetti Davide

Brigati GiorgioCalissi CamillaCarrara GabrieleCattaneo RiccardoCitaristi AndreaCosta MatteoCrocetti LucaFerri EmmaFesta Samuel

Finazzi GaiaGioachin IsabellaManenti AndreaManenti ElenaManenti GiorgioMarenzi StefanoMarini ValentinaMicheletti FrancescaModina Riccardo

Novali MarcoOldrati GiuliaPatelli MirkoPedercini AsiaPellicioli CristianaRossi LucaScarfone FrancescaValli FrancescaViscardi AlessioZini Viola

Hanno ricevuto la Prima Comunione

9Indialogo n. 211

Foto Vezzoli

Domenica 15 aprile

Celebrazione delle Prime Comunioni

DIARIO COMUNITÀ

Il gesto dello spezzare il pane è ungesto quotidiano, che ogni giornosi ripete nelle nostre case. E’ ungesto che richiama la convivialità ela bellezza della condivisione. E’grazie a questo semplice gesto,che i nostri bambini hanno riflet-tuto, compreso e vissuto il signifi-cato dell’Eucarestia.“Rimanete nel mio amore”: que-ste le parole evangeliche chehanno guidato la celebrazione;cosa c’è di più dolce di un Papàche ti chiede di rimanere nel Suoamore, di lasciarti abbracciare e digodere della sua compagnia?

“Io sono la vite, voi i tralci. Chi rima-ne in me e io in lui, fa molto frutto”:che bello per i nostri bambinisapere di potersi fidare di Gesù, dipoter contare su un amico che tipromette gioia e vita vera. Il gior-no della Prima Comunione è un

giorno davvero speciale, per ibambini, i genitori, le famiglie e,penso, per tutta la comunità.E’ un giorno preceduto da freneti-ci preparativi: si cerca di organizza-re tutto perché la festa sia perfet-ta, perché tutti si arrivi pronti aquesto appuntamento. E’ statomolto emozionante vedere inostri figli accogliere Gesù, vestitidi bianco, attorno al TavoloEucaristico. La gioia che trasparivadai loro sorrisi, ci parlava di unentusiasmo che veniva dal cuore.Sono stati i protagonisti della gior-nata, e penso che la loro esperien-za, sia stata per noi genitori piùesaustiva di una catechesi.Personalmente ho visto mio figlioattendere questo momento inmodo trepidante; è stato per luiun momento desiderato e atteso,come un incontro che immagini,sogni e non vedi l’ora di vivere.Ho visto mio figlio crescere, fareun passo avanti nel suo camminodi fede. ”Adesso sei tu che ti acco-sti a Gesù”, pensavo, ”Sei tu chenelle tue mani lo accogli e lo faituo”. Non possiamo restare indif-ferenti! Noi genitori e tutta lacomunità siamo chiamati a daretestimonianza ai nostri ragazzi chequanto hanno ricevuto non è “unacosa da bambini”: questo pane equesto vino sono realmente ilCorpo e il Sangue di Gesù.Questo è grandioso, dovrebbefarci esplodere di gioia e, al tempostesso, tremare di paura. Siamo in

grado di custodire un regalo cosìgrande? Fare la Comunione signifi-ca essere in intimità profonda conDio e con i fratelli; cosa comportaquesto? Sicuramente un continuoconfronto con la Parola e con inostri limiti.Comunicarsi non può essere ungesto di routine legato alla Messa,ma deve essere un momento di relazione profonda con Dio Padree con la comunità.Credo che, nella semplicità che siaddice ai bambini, questi pensierisiano entrati nel cuore dei nostrifigli.E poi….e poi, la festa è semprefesta! Anche la pioggia non è riu-scita a fermarla: gli addobbi, il cor-teo, la banda, i fiori, i parenti, iregali, il pranzo, fanno parte delbellissimo contorno alla splendidaimmagine dei nostri bambini chesi nutrono del Pane della Vita.Allora, rappresentando i genitori,voglio ringraziare il Signore, che sirende presente, si fa riconoscerenello spezzare il pane e ci ha datola possibilità di accompagnare inostri figli a questo incontro.Grazie a Don Pietro e Don Pietroper la loro presenza attenta.Grazie alle catechiste e alle assi-stenti per la grandissima pazienzae l’amorevole vicinanza che hannoavuto nel preparare i bambini a questo appuntamento tantoatteso.

Laura Rossi

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Rimanete nel mio amore“Quando fu a tavola con loro, prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro.Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero” (Lu, 24:30-31)

DIARIO COMUNITÀ

Davvero grande era l’emozioneche si respirava sabato 28 apriletra i banchi della nostra ChiesaParrocchiale. Emozione dei geni-tori che accompagnavano i figli allaFesta del Perdono, ed emozione,ancor più viva, dei bambini che siaccostavano per la prima volta,da veri protagonisti, ad unSacramento, vissuto da loro congrande consapevolezza. Il percorsoformativo li ha accompagnati fino a

quel giorno, preparando i lorocuori alla riconciliazione con Dio,con il desiderio di capire la bellezzae l’importanza di dare il perdono achi li offende, e di chiedere e rice-vere perdono per le loro mancan-ze. Impossibile non cogliere la “leg-gerezza” dei bambini dopo la PrimaConfessione, una leggerezza che sipoteva quasi toccare, e che traspa-riva dai loro occhi radiosi e dai lorosorrisi felici.

Insegna, o Signore, ai nostri bambini,alle loro famiglie e a noi educatori,ad aver sempre sete di quella “leggerezza” che solo la riconcilia-zione con Te ci può donare, ed aiutaci ad essere orgogliosi testimoni della tua Croce, come ibambini hanno dimostrato di esserlo nel giorno della loro PrimaConfessione.

don Matteo

Il perdono in donoQuanto siamo felici quando riceviamo un abbraccio! Il cuore, il volto, tutto sprigiona la nostra gioia.Credo proprio sia questa l’immagine più bella che rimarrà nei miei ricordi preziosi quando riguarderò la foto della giornata Prima Confessione dei nostri bambini; erano davvero molto contenti! Da genitore spero rimanga sempre “con i bambini” l’immagine del Padre che attende il figlio a braccia aperte,e lo fa sentire amato, voluto e prezioso. Raffaella Manenti

Baars AnnaBelotti AlessandroBertoli CristinaBracchi DavideBronzieri RiccardoCamotti Fabio

Carini Luca GabrieleCarrara MariaVittoriaCornago AndreaCurnis AlessandroDavena Stella

Esposito LorisGambarini AndreaGay ViolaIngimati EdoardoLochis FilippoMaietta Giulia

Manenti NicolòMarenzi SimonaMarku DennisModina FedericoMorotti MirkoPagani Cristina

Pagani GiuliaPerletti ThomasSangiorgi GabrieleSantus KevinSerughetti ClaraTambini AndreaTrapletti Alessandro

Hanno ricevuto la Prima Confessione

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Foto Vezzoli

Sabato 28 aprile

Celebrazione delle Prime Confessioni

Domenica 6 maggio la nostraParrocchia ha organizzato l’an-nuale ritrovo delle coppie che festeggiano l’anniversar io dimatrimonio. Come da tradi-zione, ci siamo r itrovati inOratorio, per poi incamminar-ci in cor teo verso la ChiesaParrocchiale , accompagnatidalla Banda. E’ sempre emo-zionante entrare in Chiesa unpo’ da “protagonisti”, con lagente che ti guarda incuriositae, forse, anche con ammirazio-ne, sicuramente non per gliabiti, ma per il messaggio che,con semplicità, possiamo trasmettere: un esempio difedeltà, sacrificio e amore reci-proco. Pur troppo, ho notatoche ogni anno il numero dellecoppie presenti diminuisce e,soprattutto, c’è un’evidente

assenza di coppie giovani.Quest’anno nessuna coppiache festeggiava il 25° era presente. Colpa della crisi deimatrimoni, oppure solo desi-derio di festeggiare in privato? Scelta legittima, ma senza dub-bio un segnale dell’individuali-smo che caratterizza questoperiodo storico, un individuali-smo che supera la voglia diritrovarsi con altre coppie, perfesteggiare insieme e confron-tarsi anche con persone che siconoscono solo di vista.E’ stata davvero una bellafesta. Dopo la Celebrazione inChiesa, i l Sindaco ci ha invitato in Comune per un rinfresco, ed ha omaggiato le signore con una rosa. La gior-nata è proseguita in Oratorio,dove ci aspettava un pranzo

degno del miglior ristorante.Abbiamo mangiato, bevuto,chiacchierato e brindato piùvolte in allegria. Ci hanno fattocompagnia i nostri sacerdoti,don Pietro e don Matteo che,a ricordo della festa, hannoregalato a tutte le coppie un’i-cona della Sacra Famiglia,impressa su cristallo.Grazie di cuore a Lia, Maria,Piera, Rosar ia e Aurel, chehanno garantito il ser vizio aitavoli.I l cuoco Mar io Par is ha superato se stesso con unmenù davvero delizioso.C o n c l u d o s p e r a n d o d i r itrovarci tra cinque anni,ancora tutti insieme in allegriae , soprattutto in salute .Arrivederci a tutti!

Luciana

DIARIO COMUNITÀ

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Foto Vezzoli

Sabato 28 aprile

Celebrazione degli anniversari di matrimonio

DIARIO COMUNITÀ

Basta un raggio di soleIl sole proclama a tutti che l’opera di Dio è stupenda

Il nostro cammino di Fede è iniziato inconsapevolmente con il Battesimo, che i nostri genitori hanno chiesto per noi.Ora siamo stati chiamati personalmente a rinnovare le promesse battesimali, e a scegliere il ruolo che vogliamo avere nella Comunità Cristiana in cui viviamo. Il cammino di preparazione alla Cresima è statodifficoltoso e impegnativo, ma la meta che ci attendeva ci ha dato la forza per vincere, tutti insieme, le nostredebolezze.La parte più coinvolgente del nostro percorso è stata sicuramente quest’ultimo anno, durante ilquale abbiamo cercato di capire il significato dello Spirito che ci veniva donato. Le esperienze di Assisi e diGromo sono state emozionanti, ed hanno rafforzato i rapporti di amicizia che ci legano.Ora, dopo aver ricevuto il sacramento della Cresima, desideriamo che la luce dello Spirito continui ad illuminare la nostra vita e la vita di coloro che ci circondano. Roberta, Federica, Lilly, Leo, Sophie

Acerbis ElisabettaAcerbis Paolo Belotti Marta Belotti RobertaBernacchi Lorenzo Bertoli Federica Bonomelli Jason Cancelli Sara Catania Jessica

Cogoli Federica Curnis Matteo Danesi Serena Delisi Claudia Fico EdoardoFratus Carlo Garrone Federico Gioffrè Riccardo Ingimati Sophie

Lochis Martina Malighetti Leonardo Manenti Gianluca Manfredi Leonardo Mercandelli Veronica Micheletti Andrea Nembrini Alice Novali Giulia Oldrati Valentina

Pagani Giulia Pagani Stefania Pinessi Marta Plebani Maria Chiara Rossi Nicolò Ruggeri Marco Sangiorgi Giordano Toti Elisabetta Zanotti Paolo

Hanno ricevuto la Santa Cresima

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Foto Vezzoli

Domenica 20 maggio

Celebrazione delle Sante Cresime

MERCOLEDÌ 27 GIUGNO20.30 Anteprima e presentazione 11° SAGRA DI SAN PIETRO nel teatro parrocchiale. Commedia dialettale “ ME TE L’ERE DICC” con la Compagnia ISOLABELLA di Villongo

GIOVEDÌ 28 GIUGNO20.30 “GRANDE SPIEDO” (su prenotazione:130 posti)Invitiamo, chi lo desidera, a partecipare con abiti della tradizione contadina bergamasca Funzionerà anche il servizio OSTERIA22.00 TOMBOLA PER TUTTI

VENERDÌ 29 GIUGNO: SOLENNITÀ DEI SS. PIETRO E PAOLO20.00 S.MESSA SOLENNE animata dalla Corale Parrocchiale.

Al termine, processione con la statua del Santo Patrono per le vie del paeseAPERTURA UFFICIALE DELLA 11°SAGRA DI S.PIETRO22.00 GARA DI TIRO ALLA FUNE A SQUADRE (previa iscrizione) Funzionerà il servizio di OSTERIA22.30 TOMBOLA PER TUTTI

SABATO 30 GIUGNO17.00 Apertura degli stand hobbisti, artisti, enogastronomici e servizio OSTERIA

MOSTRA VIDEO-FOTOGRAFICA: “IL PRESEPE DI TAGLIUNO NEGLI ANNI”17.30 Consegna ufficiale dei salami alla giuria per il 6° concorso “ol salam piò bù de Taù”18.00 S. MESSA prefestiva 19.00 Apertura della “CUCINA BERGAMASCA” e dell’ENOTECA VALCALEPIO

“GLI ARTISTI DI STRADA ALLA SAGRA DI SAN PIETRO”Giocolieri, funamboli e clown di strada: questa sera Marco Raparoli e Luca Bellezze22.00 Premiazione 6° concorso “ol salam piò bù de Taù”22.30 TOMBOLA PER TUTTI

DOMENICA 1 LUGLIO09.30 Campane a festa10.00 S.MESSA (dopo la Messa, tradizionale aperitivo con brindisi sul sagrato)17.00 Apertura degli stand hobbisti, artisti, enogastronomici e servizio OSTERIA

MOSTRA VIDEO-FOTOGRAFICA: “IL PRESEPE DI TAGLIUNO NEGLI ANNI”18.00 S.MESSA 19.00 Apertura della “CUCINA BERGAMASCA” e dell’ENOTECA VALCALEPIO20.00 “GLI ARTISTI DI STRADA ALLA SAGRA DI SAN PIETRO”

Giocolieri, funamboli e clown di strada: questa sera Davide Fontana e Giancaclown22.00 Estrazione dei biglietti vincenti della “LOTTERIA 2012”22.30 TOMBOLISSIMA FINALE E ARRIVEDERCI ALLA 12° SAGRA DI SAN PIETRO !!!

DIARIO COMUNITÀ

Programma dell’11a Sagra di San PietroDal 27 giugno al 1° luglio 2012

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La rappresentazione della ViaCrucis del Venerdì Santo è sicura-mente una tradizione consolidatae ben riuscita all’interno dei gruppi adolescenti e giovanidell’Oratorio.Preparare una processione cosìimportante e così partecipata alivello comunitario richiede moltotempo, nonché un lavoro di allesti-mento serio e impegnativo daparte di noi animatori degli adole-scenti, coordinati da don Matteo.Ci sono state riunioni per decide-re il tema e rappresentarlo conbrani di Vangelo, riflessioni e pre-ghiere. Inoltre, sono serviti incon-tri più “pratici” per stabilire dovecollocare e come realizzare leStazioni, assegnare i ruoli ai ragazzi, preparare i materiali,chiedere ai parrocchiani di esporre le radio alle finestre.Diversamente dagli anni prece-denti in cui i testi per la Via Cruciserano tratti dai quattro Vangeli,quest’anno abbiamo scelto ilVangelo di Giovanni, dando rilievo particolare al tema dellacrocifissione, che ci ha accompa-gnato per tutta la Quaresima. Disettimana in settimana, infatti,abbiamo ricostruito la croce,riflettendo sulle diverse parti delCristo crocefisso (lo sguardo, lemani, i piedi, il costato, il viso),dando a ciascuna un significatoparticolare nel contesto dell’interaopera di salvezza.Per rendere concreti i testi delVangelo abbiamo scelto cinqueStazioni che, durante il cammino,

aiutassero i fedeli e a meditare suquella stessa croce che Gesù haportato sul Golgota, soffrendo insilenzio.Noi, camminando per le strade diTagliuno e rivivendo la Sua passio-ne, abbiamo trovato Gesù derisoe umiliato, che portava la crocenon come un condannato amorte costretto a subire il suppli-zio, ma come uno strumento privilegiato per la salvezza dell’umanità intera. Sempre accan-to al Figlio, abbiamo trovato Maria,la Madre per eccellenza, che non

ha mai abbandonato Gesù; l’abbia-mo incontrata sotto la croce,silenziosa, mentre trasmetteva alFiglio la forza che solo una madrepuò dare nei momenti difficili. Eancora, accanto a lei, abbiamoritrovato Giovanni, il discepoloamato che rappresenta un po’tutti noi, e tutti coloro che sotto lacroce si sono lasciati raggiungeredall’amore di Gesù, accompagnan-dolo nella passione.I nostri adolescenti e giovani, conimpegno serio e costante, hannomesso in scena tutto questo.Oltre a loro, un ringraziamentoparticolare va alla “grande macchinaorganizzativa”, che a volte passainosservata. Grazie alle sar teimpegnate per la realizzazione deicostumi, alle famiglie che hannoofferto lo spazio per la rappresen-tazione delle Stazioni, a chi ha preparato l’impianto di amplifica-zione (quest’anno particolarmenteefficace), alla Corale ed al CorpoBandistico cittadino che, con il canto e la musica, hanno solennizzato la processione,aiutando tutti a viverla con l’intimità richiesta da questotempo liturgico forte.

DIARIO ORATORIO

La Via Crucis del Venerdì Santo

Giovanni Paris

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Domenica 22 Aprile, Festa diPrimavera in Oratorio: che giornata!Al mattino freddo, pioggia e grandi-ne, ma nel pomeriggio, con grandestupore, uno splendido e caldo sole.E’ stato proprio un SALUTO all’inverno ed un BENVENUTO allaPrimavera!!! Quest’ anno, il gruppogenitori ha organizzato la secondaedizione di ORATO-KART, una garaa squadre di go-kart spinti a mano;è stato un successo, perché anchequesta volta siamo riusciti a farscendere in pista i più grandi, presidall’euforia di dare il meglio di sé edimostrare che, anche con qualcheanno in piu’, si possono fare “mira-coli”, spingendo un go-kart e cor-rendo a gambe levate!!! I bambinisono stati bravissimi, agili, scattanti e,soprattutto, con il sorriso sul volto ela voglia di divertirsi: gli ingredientigiusti per vivere una bella giornatacon gli amici !!! Don Matteo haaperto ufficialmente la gara guidan-do un go-kart, spinto (a fatica) datutti i bambini presenti!!! C’è statopoi un breve momento di esibizione diun go-kart a motore, all’internodell’Oratorio. Subito dopo, via allagara!!! La musica di Mario ha fatto dasottofondo, mentre in cucina e dietro il bancone, mamme e papàdisponibili e volenterosi, preparava-no la merenda.!!! Verso le 17.00,la premiazione: hanno vinto“I GIOVANI “ , squadra compostada Federica, Luca, Davide, Matteo e Marco, con il tempo record di 1 minuto e 23 secondi. Si sonoaggiudicati un salame! Nella catego-ria bambini ha vinto la squadra della

classe 5 elementare, “I MITICI 5 “,composta da Fidan, Mattia,Francesco, Nicolas e Davide, con iltempo record di 1 minuto e 56secondi. Per loro, un gustoso panino

e salamella!!!! CHE BELLA GIOR-NATA! Un GRAZIE sincero a tutti ivolontari che si rendono disponibilie aiutano a realizzare queste iniziative affinché l’Oratorio sia VIVO !!!!

DIARIO ORATORIO Gigi Perletti

Domenica 22 aprile

Festa di primavera: che giornata!!!

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AVVIO UFFICIALE DELLA GARA

I VINCITORI

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DIARIO ORATORIO

Orato-Kart: alcuni momenti della gara

DIARIO ORATORIO

La stagione canora è giunta ormaiagli sgoccioli per "noi del coro giovani" e, in particolare quest'an-no, è stata ricca di aspettative esoddisfazioni. Per far parte delcoro non è necessario avere l'ugola di Katia Ricciarelli e,proprio per questo, c'è stataofferta la possibilità di parteciparea un corso di canto. Per otto serate il nostro lavoro si è concentrato su nozioni teoriche,ma soprattutto sulla gestione el'uso della voce con vocalizzi edesercizi, spesso molto buffi edivertenti, che ci sembravanoimpossibili. Dai risultati, però,sembra che la nostra fatica abbia

portato i suoi frutti; i complimentiper l’evidente miglioramentosono stati numerosi, portandocosì una ventata di entusiasmo,grandi attese e buoni propositiper il futuro. In particolar modo èmolto forte la speranza di acquisire nuovi membri e riuscirecosì ad allargare il gruppo.Già, dico gruppo perché è proprio questo ciò che siamo!L'appuntamento settimanale conle prove, infatti, non è solo ilmomento in cui s’imparano nuovicanti, ma è soprattutto aggrega-zione, stare in compagnia e farsi due risate che, molto spesso,prendono il sopravvento e

costringono il nostro pazientedirettore a riprenderci per riportare un po’ di serietà.Far parte del coro è quindi unabellissima esperienza, che ci permette di condividere imomenti importanti con la comunità: grazie alla musica,infatti, gioiamo alla S. Messa diNatale, accompagnano una sposa all'altare, animiamo leCelebrazioni delle PrimeComunioni e delle Cresime.Proprio per questo, vi invitiamo a condividere queste emozionicon noi, e vi ricordiamo che “la porta è sempre aperta”.

Gloria Tasca

Il Coro Giovani

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Foto Vezzoli

DIARIO ORATORIO Laura Quadrelli

Karol Josef Wojtyla nacque il 18maggio 1920 in una città non lon-tana da Cracovia, in Polonia. Ebbeun’infanzie difficile e travagliata,segnata dalla perdita della madreper motivi di salute, quando luiaveva solo 9 anni, e dalla scompar-sa, tre anni più tardi, del fratello. AKarol rimase solo il padre, ex-uffi-ciale dell’esercito e uomo moltoreligioso, che aveva a cuore l’edu-cazione del figlio. I due si trasferi-rono a Cracovia, dove Karol intra-prese l’Università presso la facoltàdi filologia, lingua e letteraturapolacca. Nel frattempo lavoròcome bibliotecario volontario,fece l'addestramento militareobbligatorio nella legione accade-mica e iniziò lo studio delle lingue,che lo portò poi a conoscere eparlare 11 idiomi diversi.Nel settembre del 1939 laGermania invase la Polonia e lanazione fu occupata prima dalleforze naziste, e poi da quellesovietiche. Allo scoppio dellaseconda guerra mondiale, Karol esuo padre, insieme a migliaia dialtri polacchi, fuggirono daCracovia verso est. Durante lamarcia dovettero a volte rifugiarsidentro i fossi, per nascondersi daibombardamenti; dopo avere cam-minato per 200 chilometri furonotuttavia obbligati a ritornare aCracovia. Due anni più tardi, la suascelta di entrare in seminario furafforzata da una sorta di segnodivino che colse nella sua totaleripresa dopo due settimane diricovero in ospedale in stato di

semi coscienza dopo che erastato investito da un camion.Scampato alle persecuzioni nazi-ste, alla fine della guerra, nel 1946,fu ordinato sacerdote. Da quelmomento iniziò il suo operatoche lo portò a ricoprire diversiruoli: da quello di Cardinale, aquello di Arcivescovo e, infine,quello di Papa, che svolse con pas-sione e dedizione, pur nella soffe-renza per i molti problemi di salu-te, dal 16 ottobre 1978 al 2 aprile2005.L’iniziale diffidenza verso il Papastraniero, primo dopo più di quat-tro secoli di pontefici italiani, crol-lò fin da subito per la sua simpatiae il suo sorriso solare: appenaeletto, affacciandosi alla loggia diPiazza San Pietro, Giovanni PaoloII improvvisò un breve discorso initaliano, e pronunciò una frase

destinata a suscitare gli applausi e a rimanere nel tempo: “se misbaglio mi corriggerete”.

Il pontificato di Giovanni Paolo II siè distinto per il continuo dialogocon le istituzioni e la politica, l’at-tenzione a ogni tipo di problemadella società e, soprattutto, per iviaggi apostolici. Nessun Papa haincontrato tante persone comeGiovanni Paolo II, nessun Papa haparlato con tanti potenti e leaderpolitici, si è avvicinato nel dialogoa tanti capi di religioni diverse;nessuno, infine, ha accarezzatotanti bambini, ha visto tanti fedelinelle numerose visite pastorali ecelebrazioni, e ha parlato al cuoredi tanta gente con straordinariadolcezza. Il pontificato di GiovanniPaolo II è stato esemplare, con-dotto con passione, dedizione e

Giovanni Paolo II e i giovani:un amore senza fine

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DIARIO ORATORIO

fede straordinarie.Wojtyla è statoper tutta la sua vita un costrutto-re e sostenitore della pace, unostraordinario comunicatore, unuomo dalla volontà d’acciaio, unesempio per tutti, soprattutto peri giovani.I GIOVANI, appunto... PapaWojtyla nutriva un affetto specialeper i giovani ai quali si sentiva par-ticolarmente vicino, e dai qualitraeva energia spirituale. Fin daquando era un giovane sacerdote,egli fu un punto di riferimento perle nuove generazioni, che lui stes-so, del resto, cercava in un rappor-to reciproco di affetto. I ragazziscoprirono presto che quel preteera diverso dagli altri: non parlavasolo di chiesa, di religione, maanche delle questioni esistenzialicome l’amore, il lavoro, il matri-monio; offriva loro i suoi insegna-menti, li esortava a non acconten-tarsi ma a cercare Dio in ognicosa. Fu in quel periodo che ilPapa inventò l’”apostolato dell’e-scursione”, portando i ragazzi e leragazze in montagna, in campeg-gio, ai laghi. Per non dare nell’oc-chio si vestiva con abiti civili, e glistudenti lo chiamavano zio.Divenuto Papa, questo rapportospeciale con i giovani si è ulterior-mente evoluto e radicato; con iragazzi ha sempre scherzato, par-lato a braccio, costruendo unanuova immagine di ponteficeromano, lontana da quella solennee lontana di molti dei suoi prede-cessori.Giovanni Paolo II amava i giovani,li considerava la speranza e l’unicasalvezza per l’umanità: “Se saretequello che dovete essere, incen-dierete il mondo!”,“Si deve punta-

re sui giovani. Io lo penso sempre,a loro appartiene il TerzoMillennio”. Ai due milioni e mezzodi giovani radunatisi a Roma inoccasione della prima giornatamondiale della gioventù nel 1983,rivolse le famosa e bellissimaimmagine delle sentinelle a guar-dia del futuro: “Cari amici, vedo invoi le sentinelle del mattino inquest’alba del terzo millennio”. Eancora: “Abbiamo bisogno dellagioia di vivere che hanno i giovani:in essa si riflette qualcosa dellagioia originaria che Dio ebbecreando l’uomo”; “A me piacesempre incontrare i giovani; nonso perché, ma mi piace, i giovanimi ringiovaniscono”.Fu proprio per consolidare que-sto rapporto con i giovani chepapa Wojtyla, a partire dal 1984,ha costituito le famose GiornateMondiali della Gioventù, un incon-tro a cadenza biennale tra il papae i giovani cattolici di tutto il

mondo, che in fondo altro non è,in termini molto più vasti, chequell’ ”apostolato dell’escursione”adottato negli anni di parroco aCracovia. Si è rivelato un successostraordinario, al di là di ogni aspet-tativa: dal 1987 al 2002 centinaiadi migliaia di ragazzi lo hannoaccolto a Buenos Aires, a Santiagode Compostela, a Czestochowa inPolonia, a Denver, a Manila nelleFilippine, a Parigi, a Roma eToronto, dopo giorni di preghiera,raccoglimento, ma anche feste,canti e balli. E i giovani hanno sem-pre ricambiato questo profondosentimento per il papa polacco:impossibile dimenticare i tanti gio-vani accorsi a Roma il 2 aprile2005 per dare l’ultimo saluto alPapa; impossibile non emozionarsidi fronte alle immagine dei migliaiadi giovani che a una voce cantava-no e pregavano durante leGiornate Mondiali della Gioventù.

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DIARIO ORATORIO

In quelle occasioni Giovanni PaoloII non ha mai lusingato i giovanipronunciando loro discorsi facili.Tutt’altro. A Roma ha spronato isuoi giovani interlocutori ad unimpegno coraggioso e militante:”Voi non vi rassegnerete ad unmondo in cui altri esseri umanimuoiono di fame, restano analfa-beti, mancano di lavoro.Voi difen-derete la vita in ogni momentodel suo sviluppo terreno, vi sforze-rete con ogni vostra energia direndere questa terra sempre piùabitabile per tutti'', ha detto difronte all'immensa platea di TorVergata. Ma in quelle occasioni ilPapa ha saputo anche avvicinarsiai ragazzi nel vero senso dellaparola: è stato con loro, ha parla-to con loro, ha cantato, danzato, siè lasciato trasportare, seppurmalato e quasi spossato sulla suasedia, e così, vivendo vicino a loro,ha potuto rivolgere ai giovaniparole sublimi, ha indicato loro la“stella polare” dell’esistenza: GesùCristo. Così facendo ha offerto uninteressante “metodo” educativo,predicando la coraggiosa ricercadi Dio nel mondo e nell’impegnoin esso, un messaggio tanto piùconvincente se pronunciato conaffetto, sincerità e vicinanza concreta, lontano dalla cattedraepiscopale.Sono parole, quelle di papaWojtyla, che hanno segnato la vita di un’intera generazione digiovani cambiando radicalmente illoro rapporto con la Chiesa.Sono parole d’amore e di fiduciain quei ragazzi che spesso gli adulti sottovalutano, parole chequei giovani non devono dimenticare.

Riportiamo di seguito un bellissimo estratto della lettera letta dal Papaai giovani del Kazakhistan in occasione della sua visita pastorale nelpaese asiatico “Cari amici, voi intuite che nessuna realtà terrestre vi potrà soddisfare pie-namente.Voi siete coscienti che l'apertura al mondo non è sufficiente a col-mare la vostra sete di vita e che la libertà e la pace possono venire solo daun Altro, infinitamente più grande di voi, eppure a voi familiarmente vicino.Sappiate riconoscere di non essere i padroni di voi stessi, e apritevi a Coluiche vi ha creati per amore e vuole fare di voi persone degne, libere e belle.Io vi incoraggio in questo atteggiamento di fiduciosa apertura: imparate adascoltare nel silenzio la voce di Dio, che parla nell'intimo di ciascuno; datebasi solide e sicure alla costruzione dell'edificio della vostra vita; non abbia-te paura dell'impegno e del sacrificio, che richiedono oggi un grande investi-mento di forze, ma che sono garanzia del successo di domani. Scoprirete laverità su voi stessi e nuovi orizzonti non cesseranno di aprirsi davanti a voi.Cari giovani, questo discorso vi può forse apparire inconsueto. Io ritengo inve-ce che sia attuale ed essenziale per l'uomo moderno, che talvolta si illudedi essere onnipotente, perché ha realizzato grandi progressi scientifici e rie-sce in qualche modo a controllare il complesso mondo tecnologico. Ma l'uo-mo ha un cuore: se l'intelligenza dirige le macchine, il cuore pulsa per la vita!Date al vostro cuore risorse vitali, permettete a Dio di entrare nella vostraesistenza: essa sarà allora rischiarata dalla sua luce divina”.

21Indialogo n. 211

DIARIO ORATORIO

La proposta del campeggio estivoè una bella occasione di vita insie-me, e fa parte a pieno titolo delcammino formativo dell’Oratorio.In montagna facciamo molte cose:si cammina, si vedono paesaggimagnifici, si gioca, si sta insieme, cisi diverte con serate e momenticomuni, si impara a diventare piùresponsabili di sé e degli altri, siprega, si imparano cose nuove.In montagna c’è la presenza delCurato, degli animatori adole-scenti e giovani, di alcunemamme; tutti hanno compitidiversi, ma con un unico obiettivo:garantire ai ragazzi la possibilità diun’esperienza memorabile, di cuiparleranno anche dopo molti anniper due motivi principali:- l’esperienza li lega sicuramentetra loro, ma anche con le figureeducative;- la proposta di vita e di preghie-

ra rende i nostri bambini e ragaz-zi più saldi e più grandi. Doveandremo la prossima estate?A Trabuchello, una frazione delcomune di Isola di Fondra, in ValleBrembana, poco lontano daFoppolo.Il 25 aprile, con alcuni animatori,

sono andato a vedere la casa chel’Oratorio ha affittato per i cam-peggi 2012 (quanta neve abbiamotrovato!).Ragazzi, la casa ci aspetta, contanta voglia di divertirci e di stareinsieme!!!

don Matteo

Campeggi estivi a TrabuchelloI, II e III media: dal 21 al 28 luglio

Adolescenti: dal 28 luglio al 4 agosto

Foppolo sotto la neve il 25 aprile

25 aprile 2012 a Trabuchello

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23Indialogo n. 211

DIARIO ORATORIO a cura della Redazione

Quest’anno, la Camminata della famiglia organizzata dal Gruppo Genitori Oratorio Tagliuno,ha assunto ancora più significato, perché è stata vissuta in preparazione al VII incontro mondiale delle famiglie con il Papa. Il tema dell’evento, presieduto dal Santo Padre, è stato: “La famiglia: il lavoro e la festa” .Nonostante le fatiche di ogni giorno, la famiglia esiste e resiste, sfidando mutamenti economici e sociali. La famiglia esiste ancora, perché fondata su valori veri, cristiani, profondamente umani.Di questo siamo convinti, nella consapevolezza che il futuro appartiene a questa famiglia.Noi crediamo nella famiglia come luogo dove l’amore è possibile, amore al quale ogni uomo aspira,e per il quale è nato.

Domenica 27 maggio

Camminata della Famiglia

Preghiera per il VII Incontro mondiale delle famiglie Milano 2012

Padre del Signore Gesù Cristo, e Padre nostronoi ti adoriamo, Fonte di ogni comunionecustodisci le nostre famiglie nella tua benedizioneperché siano luoghi di comunione tra gli sposie di vita piena reciprocamente donatatra genitori e figli.

Noi ti contempliamoArtefice di ogni perfezione e di ogni bellezzaconcedi ad ogni famiglia un lavoro giusto e dignitosoperché possiamo avere il necessario nutrimentoe gustare il privilegio di essere tuoi collaboratorinell’edificare il mondo.

Noi ti glorifichiamo, Motivo della gioia e della festaapri anche alle nostre famigliele vie della letizia e del riposoper gustare fin d’ora quella gioia perfettache ci hai donato nel Cristo risorto.

Così i nostri giorni laboriosi e fraternisaranno spiraglio aperto sul tuo misterodi amore e di luceche il Cristo tuo Figlio ci ha rivelatoe lo Spirito Vivificante ci ha anticipato.E vivremo lieti di essere la tua famigliain cammino verso di Te Dio Benedetto nei secoli.Amen

(Dionigi card.Tettamanzi)

DIARIO ORATORIO a cura del Gruppo Sportivo

Maggio 2012

Tornei di calcio di primavera

24 Indialogo n. 211

A GB HC ID LE M

Giovedì 21.00 A- AL VECCHIO POZZO B- COSTA E BELLEZZE07 giugno 21.50 C- CASTELLESE D- MOVEXVenerdì 21.00 G- BAR VIA DEI MILLE H- RAJA

08 giugno 21.50 I- M.C.M. L-TODA JOYALunedì 21.00 B- COSTA E BELLEZZE C- CASTELLESE

11 giugno 21.50 D- MOVEX E- BENIMERMercoledì 21.00 H- RAJA I- M.C.M.13 giugno 21.50 L-TODA JOYA M- TAGLIUNO CITYVenerdì 21.00 A- AL VECCHIO POZZO C- CASTELLESE

15 giugno 21.50 B- COSTA E BELLEZZE E- BENIMERMartedì 21.00 G- BAR VIA DEI MILLE I- M.C.M.

19 giugno 21.50 H- RAJA M- TAGLIUNO CITYMercoledì 21.00 A- AL VECCHIO POZZO D- MOVEX20 giugno 21.50 C- CASTELLESE E- BENIMERVenerdì 21.00 G- BAR VIA DEI MILLE L-TODA JOYA

22 giugno 21.50 I- M.C.M. M- TAGLIUNO CITYLunedì 21.00 B- COSTA E BELLEZZE D- MOVEX

25 giugno 21.50 A- AL VECCHIO POZZO E- BENIMERMartedì 21.00 H- RAJA L-TODA JOYA

26 Giugno 21.50 G- BAR VIA DEI MILLE M- TAGLIUNO CITY

Lunedì 21.00 X 1^ Class. GIRONE 1 4^ Class. GIRONE 22 luglio 21.50 Y 2^ Class. GIRONE 1 3^ Class. GIRONE 2Martedì 21.00 Z 1^ Class. GIRONE 2 4^ Class. GIRONE 13 luglio 21.50 K 2^ Class. GIRONE 2 3^ Class. GIRONE 1

Giovedì 21.00 VINCENTE X VINCENTE K5 luglio 21.50 VINCENTE Y VINCENTE Z

Venerdì 21.006 luglio 22.00

CALENDARIO TORNEO NOTTURNO DI CALCIO 2012Organizzato dall'Oratorio Tagliuno in collaborazione con il C.S.I. di Bergamo

GIRONE 1 GIRONE 2AL VECCHIO POZZO

CASTELLESE

BENIMERMOVEX

BAR VIA DEI MILLERAJA

M.C.M.TODA JOYA

TAGLIUNO CITY

COSTA E BELLEZZE

FASE ELIMINATORIA

SEMIFINALI

FINALIFINALE 3° e 4° POSTOFINALE 1° e 2° POSTO

QUARTI DI FINALE (a eliminazione diretta)

DIARIO ORATORIO

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Torneo notturno di calcio 2012

DIARIO ORATORIO

"Vi è più gioia nel dare che nel ricevere" (Atti 20,35). Non si tratta di un semplice richiamo morale, né di unimperativo che giunge all'uomo dall'esterno. L'inclinazione al dono è insita nel fondo genuino del cuoreumano: ogni persona avverte il desiderio di entrare in contatto con gli altri, e realizza pienamente se stessaquando agli altri liberamente si dona”. (Beato Giovanni Paolo II)

INIZIATIVE FEBBRAIO - MAGGIO 2012 OFFERTE RACCOLTEQuaresima MissionariaI ragazzi del catechismo hanno raccolto le offerte per le Missioni diocesane a Cuba, Costa d’Avorio e Bolivia. Euro 1.129,73Fondo di carità Dottor Luigi FerriLa disponibilità del fondo ci ha permesso di aiutare,anche in questi mesi, alcune famiglie bisognose. Euro 550,00Pesca di Beneficenza Euro 5.961,00Grazie di cuore:• alle volontarie ed ai volontari che lavorano tutto l’anno

per allestire la “Pesca” in occasione della Solennità della Madonna delle Vigne;• a quanti hanno donato il materiale e gli oggetti per la “Pesca”;• a tutti coloro che sono passati in Sala Parrocchiale a “pescare”Offerta per spese di gestione dell’Oratorio (G.M. e F.M.) Euro 500,00Offerta del gruppo vedove Euro 135,00Offerta di domenica 29 aprile del gruppo AVIS Euro 223,90

Alla riconoscenza per la generosità dimostrata nelle singole iniziative, desidero aggiungere un grazie di cuorea chi dona sempre, con semplicità e gioia.Grazie per le offerte ricevute dagli ammalati, che sono stati generosianche la Domenica delle Palme, quando i ragazzi del catechismo sonopassati a salutarli e gli hanno donato l’ulivo benedetto.Grazie alla Ditta PA.VE., che ha realizzato tre nuove croci per laProcessione del Venerdì Santo.Grazie alle mamme, che hanno cucito i nuovi costumi per le stazioni dellaVia Crucis del Venerdì Santo, animata dagli adolescenti e dai giovani.Grazie ad Anna Zerbini, Dolores Zerbini e Lucia Rossi, per aver confezionato gratuitamente le nuove tuniche per la Prima Comunione ele tovaglie utilizzate durante la Celebrazione.Grazie ai Genitori dei ragazzi che hanno ricevuto i Sacramenti: con le loroofferte, ordinarie e straordinarie, hanno permesso di sostenere tutte lespese per le Celebrazioni.Grazie a chi lavora instancabilmente per l’Oratorio: baristi, catechisti, assi-stenti, animatori,membri del gruppo sportivo e del gruppo genitori, responsabili della segreteria, delle feste,della cucina e volontari tutti.Le spese per la gestione dell’Oratorio e l’organizzazione delle varie iniziative (attività formative per ragazzi,adolescenti e giovani, ritiri, uscite di gruppo, CRE, campeggi, Celebrazioni, feste, manutenzione ordinaria,eventi sportivi, spese per cancelleria e fotocopie, consumo di acqua, gas, energia elettrica, ecc.,) sono elevate, ma grazie al volontariato ed alla generosità di tutti, ogni anno riusciamo a “non toccare” i risparmi, emettiamo da parte qualcosa per il futuro. Grazie. don Matteo

Generosità per l’Oratorio

26 Indialogo n. 211

La Peonia: simbolo di generosità

SCUOLA DELL’INFANZIA

L'ultima par te di quest'annoscolastico ha por tato tre visitedidattiche, una per ogni fasciad'età. Venerdì 27 aprile i “mez-zani” sono andati a Bergamoalla mostra dedicata a Car lo Ceresa, pittore delSeicento lombardo, presenteanche nella nostra ChiesaParrocchiale con una delle sueopere. I “piccoli” sono stati inuna fattoria didattica a Bolgarevenerdì 4 maggio. I “grandi”hanno raggiunto il Parco deiColli di Bergamo, in localitàMaresana presso la Cà Mattalunedì 7 maggio.In tutti e tre i casi abbiamoavuto la for tuna di contare sugiornate di bel tempo.

La visita didattica dei mezzani. Abbiamo pensato di proporreuna mostra di pittura ai bam-bini mezzani perché ci sem-brava interessante creare uncollegamento con il laborato-rio grafico-pittorico realizzatoa scuola tra gennaio e marzo,a cura delle maestre Filly eIlaria. La nostra visita è iniziataal Museo diocesano AdrianoBernareggi, sito in via Pignolo;è proseguita e si è conclusaverso le ore 12.30 alla GalleriaGamec. I bambini sono statisuddivisi in due gruppi ed ognigruppo è stato affidato ad unaguida che ha proposto due tipidi inter venti diversi: un visitaguidata vera e propria selezio-nando poche opere del pitto-re e un laboratorio. In entram-bi i casi la metodologia inte-

rattiva utilizzata ha sollecitatol'attenzione dei bambini, har ichiamato la capacità diosservare che va oltre il sem-plice “vedere”. L'osservazioneè un allenamento preziosissi-mo per conoscere e per pen-sare. Nel laboratorio ai bam-bini è stato chiesto di osserva-re anche con le mani: sonostati toccati e manipolati idiversi materiali che ripropo-nevano i tessuti e gli elementi

di abiti, armature e gioielliindossati dai personaggi ritrat-ti dal Ceresa.Terminata la visita, ci siamospostati per il pranzo pressol'Orator io di Borgo S.Cater ina. Dopo un brevemomento di gioco, siamo rien-trati a scuola. L'insegnanteMaria Pia e il coordinatoreAndrea si sono aggiunti allemaestre Filly e Ilaria nell'ac-compagnamento dei bambini.

a cura delle Insegnanti e del Coordinatore Didattico

Bambini in visita

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I MEZZANI

I MEZZANI

SCUOLA DELL’INFANZIA

La visita dei piccoli.I bambini piccoli sono ancoramolto affascinati dagli animali:a casa normalmente hanno ungrande campionario di pelu-che, riproduzioni in plastica e,a volte, figurine o altri tipi diimmagini. In alcuni casi c'è lapresenza di un animale dacompagnia.Abbiamo così pensato di proporre ai piccoli una gita in una fattor ia didattica,scegliendone una nelle vicinanze in modo tale da contenere i tempi del tragittoe preferendo una strutturache ci garantisse di essere gli unici visitator i durante la nostra permanenza.Le maestre Paola e Orietta,la collaboratr ice ausil iar iaTeresina e i l coordinatoreAndrea, hanno accompagnatoi bambini ad un'azienda agri-cola di Bolgare. Ad accoglierci,oltre al titolare, c'era una edu-catrice che nel corso dellagiornata ha mostrato gli ani-mali presenti in fattoria e haproposto due attività estrapo-late dalla vita contadina: i llaborator io del pane e la sgranatura delle pannocchie dimais.L'ultima proposta si è trasfor-mata in un'attività di esplora-zione sensor iale; i bambini,una volta tolte le scarpe ,si sono mossi su “dune” dimais.

La visita dei grandi.Ai bambini grandi abbiamoproposto una visita all'internodel Parco dei Coll i diBergamo, a poco più di 500metri di altezza sul livello delmare. La Cà Matta è una strut-tura gestita dal ConsorzioSolco Città Aper ta, e pensata

anche per realizzare inter ventidi educazione ambientale perbambini e ragazzi. Le inse-gnanti Giovanna, Maria Pia eIlaria, la collaboratrice ausilia-r ia Stella e il coordinatoreAndrea hanno accompagnato ibambini che, al loro arrivo,sono stati suddivisi in tre

28 Indialogo n. 211

I PICCOLI

I PICCOLI

SCUOLA DELL’INFANZIA

gruppi. Ogni gruppo ha vissu-to tre esperienze affidate a treeducatori diversi: una passeg-giata guidata nel bosco incompagnia dell'asino Maipiù, larealizzazione di un “disegno”speciale, e l'incontro “ravvici-nato” con l'asina Kangu e conla sua cucciola Maya di soli

due giorni.La realizzazione del disegno“speciale” è avvenuta conun'ar teterapeuta che ha pro-posto ai bambini di disegnarein modo diverso dal solito.Come suppor to non più unfoglio di car ta, bensì una roc-cia, il manto erboso oppure il

selciato coper to di sassolini. Ibambini si sono mossi in mezzo al prato ricercando eraccogliendo elementi naturali– foglie secche, rami, sassi,semi, fili d'erba, fiori – coiquali comporre il proprio qua-dro.Abbiamo conosciuto l'asinaKangu osservando come muo-veva le orecchie, come con-trollava premurosamente lasua piccolina tenuta semprenei paraggi, come la allattava,come si lasciava spazzolare ilpelo e come si lasciavaabbracciare sul dorso da ognibambino.La giornata si è conclusa con ilpranzo al sacco e con unbreve momento di gioco.

“Andare in gita” è un'espe-rienza ricca di potenzialità peri bambini: lo spostamento daun luogo familiare ad un luogonuovo, compiuto insieme aicoetanei, sollecita uno sposta-mento cognitivo che integral'insieme delle esperienze vis-sute quotidianamente nel con-testo scolastico. Spostarsi ècambiare il proprio avampostodal quale osservare, sentire,toccare il mondo. E' un eserci-zio che aiuta anche, coltivandocome valor i i l r ispetto e l'accoglienza dell'altro,a guardare le stesse cose conocchi diversi.E' l'occhio che salta il muro.

29Indialogo n. 211

I GRANDI

I GRANDI

GRUPPI / ASSOCIAZIONI

Anche quest’anno da Bergamo intreno e in pullman, e da Orio alSerio in aereo, sono partiti oltre1.000 pellegrini per recarsi alla grotta di Lourdes.Del nostro gruppo sono partiti seivolontari, quattro ammalati e undicipellegrini.A Lourdes la Vergine Maria è apparsa 18 volte e nella 13°apparizione del 2 Marzo 1858 hadetto a Bernadette “ Va a dire aisacerdoti che si venga qui in processione e che si costruisca una cappella”.Più di sei milioni di pellegrini vanno aLourdes tutti gli anni e molti vi ritornano. Ci si chiede: perché ?Perché ogni persona che va aLourdes, dopo aver attraversato lestrade commerciali della città, traauto, pullman e tanto inquinamento,entra poi nel Santuario e, lì, tuttocambia. Poco rumore, persone chepregano, e cantano inni alla VergineMaria, processioni molto ben organizzate; persone sane, malati o disabili, ma nessuno nota le diversità.

Volontari che aiutano, che spingonocarrozzine, volti sorridenti e una sensazione di pace e di gioia che tilibera il cuore e la mente da tutti iproblemi e le preoccupazioni dellavita quotidiana.Tutti chiedono a Maria speranza,gioia, guarigione del cuore e dell’anima.Lunedì 30 Aprile siamo stati raggiunti dal nostro Vescovo Mons.Francesco Beschi, che ha celebratola S. Messa davanti alla grotta. Hapranzato alla mensa del nostro Salus(casa di accoglienza dell’UNITALSI),e molti del nostro gruppo hanno

avuto la fortuna di parlargli e ricevere da lui una benedizione.Il ritorno in treno è stato un po’lungo e faticoso ma, dopo un breveperiodo di riposo, tutti hannoespresso il desiderio di poter ripetere il viaggio.

Ringraziamo tutti i nostri amicisostenitori; anche quest’ anno, conle offerte e i contributi raccolti,abbiamo potuto offrire il viaggioa due piccoli disabili e a tre ragazze consacrate che aiutano la comunità Shalom di Palazzolo sull’Oglio.

UNITALSI Tagliuno - CalepioPellegrinaggio a Lourdes dal 26 aprile al 2 maggio 2012

UNITALSI

Gruppo MissionarioBilancio anno 2011

Il Gruppo Missionario Parrocchiale ricordache si può sempre entrare a far parte della“Catena della Solidarietà” contattando i componenti del Gruppo Missionario eimpegnandosi, oltre a sostenere con le preghiere i nostri Missionari e tutte le persone che operano in missione, a versareuna quota mensile di euro 3,00 per il sostegno concreto ai bisogni delle missioni.

30 Indialogo n. 211

GRUPPI / ASSOCIAZIONI

Non sò se è stata la curiosità,oppure il destino, a portarmi avivere quella, che secondo, me ètra le più belle esperienze divolontariato. Tutto è iniziato adottobre 2009, guardando suBergamo TV la trasmissione daltitolo “Le Orobie e le cime delmondo”. Io, buon escursionista,ero affascinato dalle immagini dimontagne raccontate, viste e sca-late dai nostri alpinisti bergama-schi, che fino ad allora conoscevosolo di fama, per la loro capacità ebravura, e dei quali seguivo leimprese con grande interesse.Abituato a percorrere sentieriabbastanza sicuri, o al massimofare piccole scalate di 1° o 2°grado, volgevo il mio sguardo piùche agli “8 mila”, alla parte di tra-smissione che trattava della sicu-rezza in montagna, ed alla descri-zione dei sentieri che rendonouniche le nostre Orobie. Duranteuna trasmissione, la cronista, inter-rogando l’accompagnatore C.A.I.(Club Alpino Italiano) di turnosulle caratteristiche del sentieroche veniva proposto, ha ampliatola conversazione, chiedendo diquali iniziative il C.A.I. bergamascofosse promotore.La risposta è arrivata non priva divelato ma, in questo caso, sanoorgoglio: “Le attività che il C.A.I.svolge sono molteplici. Mi premeperò qui sottolinearne una in par-ticolare, svolta dalla Commissioneper l’Impegno Sociale. Si devesapere che da anni è in corsoun’esperienza che ci impegnadiversi giorni alla settimana,

nell’accompagnare sui sentieridelle nostre montagne tanti ragaz-zi diversamente abili, frequentatoridi alcuni CDD (Centri Diurni perDisabili) della Provincia”. E aggiunge:“Approfitto dell’occasione perlanciare un invito a chi è libero daimpegni di lavoro di farsi avantiper darci una mano”.Questo messaggio, ho pensato èrivolto anche a me: sono iscritto alC.A.I. di Bergamo da 32 anni, sonosocio co-fondatore del GruppoC.A.I. Valcalepio, e di questa iniziativa non avevo mai saputoniente o, forse, non ne avevo voluto sapere niente. Da gennaiodel 2010 sarei andato in pensione.Sicuramente non avrei lasciatocompletamente il lavoro; a giugnosi sarebbe sposato il mio ultimofiglio; inoltre, avevo tante cose dafare, tra l’altro, mi era stato pro-posto di entrare a far parte delCentro Missionario Diocesanocome volontario. Ho deciso per-tanto di rimandare la scelta, evedere un po’ come sarebbe stata

la mia vita da pensionato.Passano 7-8 mesi, si sposa miofiglio, mi abituo alla nuova “vita”,ma questa proposta continua atormentarmi e, finalmente, midecido a telefonare alla segreteriadel C.A.I. per chiedere un incontro e conoscere più nel dettaglio il progetto.C’era in me grande entusiasmo,misto a paura. Ero attratto e spa-ventato: sapevo che stavo entrandoin un campo dove la mia ignoranzaera pressoché totale. Non ero allaprima esperienza di volontariato edi impegno sociale, ma quello chemi si prospettava era così “particolare” da non poter essere sottovalutato.Alcuni giorni dopo ero alPalamonti (sede del C.A.I. diBergamo) per un colloquio. Hodefinito i miei due interlocutoriAlberto e Nino “semplici saggi”,che mi hanno messo subito a mioagio, sminuendo le mie paure epreoccupazioni. Più li martellavocon domande, più le risposte si

Vi racconto i miei “8 mila”

Sandro Patelli - C.A.I. BERGAMO - GRUPPO VALCALEPIO

31Indialogo n. 211

GRUPPI / ASSOCIAZIONI

facevano rassicuranti, incoraggianti,convincenti.Ci siamo lasciati con la promessadi risentirci dopo una pausa diriflessione; ci avrei pensato un po’e, poi, mi sarei fatto sentire. Miviene ancor da ridere: il giornodopo ho richiamato per dare lamia disponibilità, e due giornidopo ero già alla mia prima gita aPradalunga con i ragazzi del gruppo di Villa d’Almè.Che emozione! Dopo un’ora eracome se li conoscessi da sempre:la loro gioia era anche la mia…Ho avuto come compagno unragazzo in carrozzina, e subitosiamo entrati in sintonia. Neltardo pomeriggio, alla fine dall’e-scursione ho chiesto ad Alberto eNino di entrare a far parte delloro gruppo. Sono stato accolto abraccia aperte, e da allora faccioparte a pieno titolo degli accom-pagnatori. Sono uno dei più giovani come età, ma vi assicuroche tutti hanno un cuore giovanissimo.Da un anno e mezzo ormai svolgo attività settimanale, e ancora non ho conosciuto tutti iragazzi e tutti i Centri Diurni per Disabili che partecipano all’ iniziativa.La costante presenza dei volonta-ri non è sufficiente a soddisfare lerichieste, sempre in aumento.Per finire aggiungo solo che,quando rientro a casa dopo ogniuscita, mi sento arricchito dellaspontanea e sincera dimostrazionedi gioia e affetto che i ragazzi trasmettono, e sono contento diconoscere volontari che tra i loroimpegni trovano il tempo per unanobile attività come il nostro “8

mila” settimanale.Ora vi racconto due episodi perdimostrarvi come queste personehanno abilità diverse dalle nostre.Aldo, 40 anni, è affetto daSindrome di Down e si esprimesolo a gesti e con suoni gutturali; èmolto affettuoso ed ha un suostile tutto particolare: cammina“stinco” e porta sempre il cappel-lo e gli occhiali da sole anchequando piove; per questo io l’hochiamato “barone”. Nell’uscita aMontisola era la prima volta chelo incontravo ed abbiamo raccol-to le castagne; il “barone” nonpoteva abbassarsi a raccoglierle,pertanto dovevo farlo io, ma luime le indicava a versi. A pranzoc’erano maccheroni un po’ grossie non li mangiava: a gesti mi hafatto capire che, se glieli avessitagliati, li avrebbe mangiati. Dabuon servitore l’ho fatto e così il“barone” ha mangiato. Sul traghet-to del ritorno abbiamo cantato,anche lui a modo suo. Poi, in suoonore ho cantato sull’aria dell’in-

no dell’Atalanta “Aldo, Aldo e e -Aldo Aldo o o - Aldo Aldo e e –Aldo Aldo alè alè”. Tutto ad untratto, dimenticando il suo stilecompassato, mi si è avvicinato emi ha dato un lungo ed affettuosobacio. Io mi sono sentito come unre, appagato come non mai.

Orietta è una donna sui 50 anni,che viaggia solo su una carrozza,o meglio una carrozzina con dueruote grandi dietro, e davanti duepiù piccole e pivotanti; per avanza-re, questo mezzo di trasportonecessita di una spinta, quindiviene scherzosamente chiamata 4(ruote) +1 (uomo che spinge).Orietta ha sempre un sorriso dol-cissimo stampato sul volto, e que-sto già fa sentire il +1, cioè la spin-ta umana, a suo agio. Nell’ultimagita alla Madonna della Castagna,io mi subito offerto come +1, e leimi ha accettato con un sorriso, piùradioso del solito. Il giro su unastrada sterrata comincia beninopoi, in su una salita abbastanza,dura vengo aiutato dai miei sociaccompagnatori con un traino(corda e +2, cioè doppia trazioneumana); naturalmente dopo lasalita arriva la discesa, ed il frena-tore deve avere un peso sufficien-te per mantenere una velocità disicurezza. Orietta, nonostante ilrischio di essere catapultata fuoridalla sua carrozza, rideva divertitamentre ci guardava indaffarati. Adun certo punto, la strada ormaipianeggiante, è ostruita completa-mente da una pozzanghera fango-sa e, dopo l’attraversamento e laconseguente inzaccheratura, mi hapreso in giro sempre sorridendo :”Com’è che tu hai le scarpe spor-che e bagnate, mentre le miesono lucide ed asciutte?”Mi sono girato con gli occhi lucidied ho guardato negli occhi i miei+2 e, non riuscendo a trattenerel’emozione, siamo scoppiati in unafragorosa risata.Anche stavolta lei ce l’aveva fatta.

32 Indialogo n. 211

“Cari fratelli e sorelle,all’avvicinarsi della GiornataMondiale delle ComunicazioniSociali 2012, desidero condividerecon voi alcune riflessioni su unaspetto del processo umano dellacomunicazione che a volte èdimenticato, pur essendo moltoimportante, e che oggi appareparticolarmente necessario richia-mare. Si tratta del rapporto trasilenzio e parola: due momentidella comunicazione che devonoequilibrarsi, succedersi e integrarsiper ottenere un autentico dialogoe una profonda vicinanza tra lepersone. Quando parola e silenziosi escludono a vicenda, la comuni-cazione si deteriora, o perchéprovoca un certo stordimento, operché, al contrario, crea un climadi freddezza; quando, invece, siintegrano reciprocamente, lacomunicazione acquista valore esignificato.

Il silenzio è parte integrante dellacomunicazione e senza di essonon esistono parole dense di con-tenuto. Nel silenzio ascoltiamo econosciamo meglio noi stessi,

RUBRICHE a cura della Redazione

Eventi20 maggio 2012

46a Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali

33Indialogo n. 211

Per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni, il Papa ha inviato un messaggio sul rapporto tra Silenzio e Parola.E’ controcorrente la sfida di Benedetto XVI: per parlare bisogna anche saper fare silenzio. Il Papa invita al silenzionon per mortificare la parola o limitare la comunicazione, ma per renderle più espressive ed efficaci. Vi proponia-mo la lettura del messaggio del Santo Padre, per riflettere sul silenzio come parte integrante della comunicazioneperchè senza di esso non esistono parole dense di contenuto.

Messaggio del Santo Padre Benedetto XVI: “Silenzio e Parola: cammino di evangelizzazione"

nasce e si approfondisce il pensie-ro, comprendiamo con maggiorechiarezza ciò che desideriamodire o ciò che ci attendiamo dal-l’altro, scegliamo come esprimerci.Tacendo si permette all’altra per-sona di parlare, di esprimere sestessa, e a noi di non rimanerelegati, senza un opportuno con-fronto, soltanto alle nostre paroleo alle nostre idee. Si apre così unospazio di ascolto reciproco ediventa possibile una relazioneumana più piena. Nel silenzio, adesempio, si colgono i momenti piùautentici della comunicazione tracoloro che si amano: il gesto, l’e-spressione del volto, il corpocome segni che manifestano lapersona. Nel silenzio parlano lagioia, le preoccupazioni, la soffe-renza, che proprio in esso trovanouna forma di espressione partico-larmente intensa. Dal silenzio,dunque, deriva una comunicazio-ne ancora più esigente, che chia-ma in causa la sensibilità e quellacapacità di ascolto che spessorivela la misura e la natura deilegami. Là dove i messaggi el’informazione sono abbondanti, ilsilenzio diventa essenziale perdiscernere ciò che è importanteda ciò che è inutile o accessorio.Una profonda riflessione ci aiuta ascoprire la relazione esistente traavvenimenti che a prima vistasembrano slegati tra loro, a valuta-re, ad analizzare i messaggi; e ciò fasì che si possano condividere opi-nioni ponderate e pertinenti,

dando vita ad un’autentica cono-scenza condivisa. Per questo ènecessario creare un ambientepropizio, quasi una sorta di “ecosi-stema” che sappia equilibraresilenzio, parola, immagini e suoni.

Gran parte della dinamica attualedella comunicazione è orientatada domande alla ricerca di rispo-ste. I motori di ricerca e le retisociali sono il punto di partenzadella comunicazione per moltepersone che cercano consigli, sug-gerimenti, informazioni, risposte.Ai nostri giorni, la Rete sta diven-tando sempre di più il luogo delledomande e delle risposte; anzi,spesso l’uomo contemporaneo èbombardato da risposte a quesitiche egli non si è mai posto e abisogni che non avverte. Il silenzioè prezioso per favorire il necessa-rio discernimento tra i tanti stimo-li e le tante risposte che ricevia-mo, proprio per riconoscere efocalizzare le domande veramen-te importanti. Nel complesso evariegato mondo della comunica-zione emerge, comunque, l’atten-zione di molti verso le domandeultime dell’esistenza umana: chisono? che cosa posso sapere? checosa devo fare? che cosa possosperare? E’ importante accoglierele persone che formulano questiinterrogativi, aprendo la possibilitàdi un dialogo profondo, fatto diparola, di confronto, ma anche diinvito alla riflessione e al silenzio,che, a volte, può essere più elo-

quente di una risposta affrettata epermette a chi si interroga discendere nel più profondo di sestesso e aprirsi a quel cammino dirisposta che Dio ha iscritto nelcuore dell’uomo.

Questo incessante flusso didomande manifesta, in fondo, l’in-quietudine dell’essere umanosempre alla ricerca di verità, picco-le o grandi, che diano senso e spe-ranza all’esistenza. L’uomo nonpuò accontentarsi di un semplicee tollerante scambio di scetticheopinioni ed esperienze di vita: tuttisiamo cercatori di verità e condi-vidiamo questo profondo anelito,tanto più nel nostro tempo in cui“quando le persone si scambianoinformazioni, stanno già condivi-dendo se stesse, la loro visione delmondo, le loro speranze, i loroideali” (Messaggio per la GiornataMondiale delle ComunicazioniSociali 2011).

Sono da considerare con interes-se le varie forme di siti, applicazio-ni e reti sociali che possono aiuta-re l’uomo di oggi a viveremomenti di riflessione e di auten-tica domanda, ma anche a trovarespazi di silenzio, occasioni di pre-ghiera, meditazione o condivisionedella Parola di Dio. Nella essenzia-lità di brevi messaggi, spesso nonpiù lunghi di un versetto biblico, sipossono esprimere pensieriprofondi se ciascuno non trascuradi coltivare la propria interiorità.

RUBRICHE

34 Indialogo n. 211

Non c’è da stupirsi se, nelle diver-se tradizioni religiose, la solitudinee il silenzio siano spazi privilegiatiper aiutare le persone a ritrovarese stesse e quella Verità che dàsenso a tutte le cose. Il Dio dellarivelazione biblica parla anchesenza parole: “Come mostra lacroce di Cristo, Dio parla ancheper mezzo del suo silenzio. Il silen-zio di Dio, l’esperienza della lonta-nanza dell’Onnipotente e Padre ètappa decisiva nel cammino terre-no del Figlio di Dio, Parola incar-nata. (…) Il silenzio di Dio prolun-ga le sue precedenti parole. Inquesti momenti oscuri Egli parlanel mistero del suo silenzio”(Esort. ap. postsin. VerbumDomini, 30 settembre 2010, 21).Nel silenzio della Croce parla l’e-loquenza dell’amore di Dio vissu-to sino al dono supremo. Dopo lamorte di Cristo, la terra rimane insilenzio e nel Sabato Santo, quan-do “il Re dorme e il Dio fattocarne sveglia coloro che dormonoda secoli” (cfr Ufficio delle Letturedel Sabato Santo), risuona la vocedi Dio piena di amore per l’umanità.

Se Dio parla all’uomo anche nelsilenzio, pure l’uomo scopre nelsilenzio la possibilità di parlare conDio e di Dio.“Abbiamo bisogno diquel silenzio che diventa contem-plazione, che ci fa entrare nelsilenzio di Dio e così arrivare alpunto dove nasce la Parola, laParola redentrice” (Omelia,

S. Messa con i Membri della Commissione TeologicaInternazionale, 6 ottobre 2006).Nel parlare della grandezza diDio, il nostro linguaggio risultasempre inadeguato e si apre cosìlo spazio della contemplazionesilenziosa. Da questa contempla-zione nasce in tutta la sua forzainteriore l’urgenza della missione,la necessità imperiosa di “comuni-care ciò che abbiamo visto eudito”, affinché tutti siano incomunione con Dio (cfr 1 Gv1,3). La contemplazione silenziosaci fa immergere nella sorgentedell’Amore, che ci conduce versoil nostro prossimo, per sentire ilsuo dolore e offrire la luce diCristo, il suo Messaggio di vita, ilsuo dono di amore totale chesalva.

Nella contemplazione silenziosaemerge poi, ancora più forte,quella Parola eterna per mezzodella quale fu fatto il mondo, e sicoglie quel disegno di salvezza cheDio realizza attraverso parole egesti in tutta la storia dell’umanità.Come ricorda il Concilio VaticanoII, la Rivelazione divina si realizzacon “eventi e parole intimamenteconnessi, in modo che le opere,compiute da Dio nella storia dellasalvezza, manifestano e rafforzanola dottrina e le realtà significatedalle parole, mentre le parole pro-clamano le opere e illustrano ilmistero in esse contenuto” (DeiVerbum, 2). E questo disegno di

salvezza culmina nella persona diGesù di Nazaret, mediatore e pie-nezza di tutta la Rivelazione. Egli ciha fatto conoscere il vero Volto diDio Padre e con la sua Croce eRisurrezione ci ha fatti passaredalla schiavitù del peccato e dellamorte alla libertà dei figli di Dio.La domanda fondamentale sulsenso dell’uomo trova nel Misterodi Cristo la risposta capace di darepace all’inquietudine del cuoreumano. E’ da questo Mistero chenasce la missione della Chiesa, edè questo Mistero che spinge i cri-stiani a farsi annunciatori di spe-ranza e di salvezza, testimoni diquell’amore che promuove ladignità dell’uomo e che costruiscegiustizia e pace.

Parola e silenzio. Educarsi allacomunicazione vuol dire impararead ascoltare, a contemplare, oltreche a parlare, e questo è partico-larmente importante per gli agen-ti dell’evangelizzazione: silenzio eparola sono entrambi elementiessenziali e integranti dell’agirecomunicativo della Chiesa, per unrinnovato annuncio di Cristo nelmondo contemporaneo.A Maria, il cui silenzio “ascolta e fa fiorire la Parola” (Preghieraper l’Agorà dei Giovani a Loreto,1-2 settembre 2007), affido tutta l’opera di evangelizzazioneche la Chiesa compie tramitemezzi di comunicazione sociale”.

RUBRICHE

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Sabato 26 maggio alle ore 17.00, durante una solenne Celebrazione Eucaristica in Cattedrale, il VescovoFrancesco ha ordinato tredici nuovi sacerdoti.

La Comunità Parrocchiale di Tagliuno è grata al Signore per questo dono, e nel fare gli auguri, si unisce al pensiero scritto da un loro confratello:“Carissimi, nel vostro nuovo modo di essere uomini nella Chiesa, continuate a “decidere di lasciarvi nascere”.Spesso l’umanità vi farà paura; abitatela fino in fondo, nello stupore riconoscente di chi scopre che Dio sta preparando, qui, il Suo Regno; così, tutte le volte che il vostro essere prete ricostruirà umanità, compresa la vostra, sarà opera dello Spirito, e sarà umanità non posseduta, ma affidata…..E l’avete già visto. Perfetti? NO! Uomini. AUGURI.” (da “ALERE”, rivista del Seminario Vescovile di Bergamo, numero speciale 3/2012)

RUBRICHE a cura della Redazione

Cattedrale di Sant’Alessandro martire in Bergamo Ordinazioni Presbiterali 2012

Per la Chiesa di Bergamo:Don Claudio Avogadri, della Parrocchia di VerdellinoDon Gianpaolo Baldi, della Parrocchia di LocateDon Giorgio Carobbio, della Parrocchia di Alzano MaggioreDon Tommaso Frigerio, della Parrocchia di Somana (LC)Don Tiziano Legrenzi, della Parrocchia di Villa d’OgnaDon Mattia Magoni, della Parrocchia di Trescore BalnearioDon Matteo Marcassoli, della Parrocchia di Celadina in BergamoDon Emiliano Poloni, della Parrocchia di Cologno al Serio

Don Andrea Pressiani, della Parrocchia di Villa d’AddaDon Mattia Tomasoni, della Parrocchia di Dorga

Per la diocesi di Latacunga (Ecuador): Don Davide Marchio, della Parrocchia di Olginate

Due Padri Passionisti:Don Alessandro Cancelli, della Parrocchia di CalepioDon Andrea Redaelli, della Parrocchia di Merone

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RUBRICHE fra Silvestro Arosio o. f.m.

Una presenza viva, costante esempre attuale, con 400 anni distoria. È la lunga storia e presenzadi noi frati francescani nel conven-to di Cividino. Siamo arrivati quinel 1620, chiamati dalla gente diCastelli Calepio; da allora siamosempre vissuti tra voi cercando diservirvi in diversi modi, secondo idoni ed i carismi ricevuti.Non voglio fare il nome dei fratipassati in questo bel convento,per non correre il rischio didimenticarne qualcuno. Sonoinfatti numerosi quelli che, con laloro presenza, hanno aiutato,sudato, insegnato, predicato, soli-darizzato con la gente di Cividinoe della zona circostante.Erano frati semplici, erano fratidotti, tra loro ci sono stati grandiinsegnanti e grandi lavoratori dellaterra e, come insegnavaFrancesco, il Santo di Assisi, hannosempre cercato di vivere in sem-plicità e letizia la loro vocazione difrati minori. In passato, i fratihanno condiviso tantissimo; ricor-do semplicemente le varie sop-pressioni e la tenacia costante aprotezione del convento, le vicen-de della grande guerra con i bom-bardamenti del famoso pontedella ferrovia, l'insegnamento deglianni del dopoguerra, che ha for-mato tantissimi frati alla vita reli-giosa e ministeriale; ricordo infine itanti questuanti che, dopo avergirato in lungo e in largo questezone, raccoglievano con unamano, e con l'altra erano capaci di

aiutare le famiglie in difficoltà cheincontravano sul cammino.ORA.... da qualche anno i frati par-lano di unione delle province fran-cescane del nord Italia per varimotivi; non solo per il venir menodelle vocazioni religiose, ma anchee, soprattutto, per un maggior rin-novamento delle vita fraternafrancescana, tenendo conto delmutare dei tempi e delle situazio-ni religiose e sociali. La conseguen-za di ciò è un ridimensionamentodelle strutture, e quindi, la chiusu-ra di alcuni conventi (forse unaventina in tutto il nord Italia), tracui il nostro di Cividino. I criteridelle scelte sono vari, forse nonsempre condivisibili da tutti, macertamente stabiliti con fatica,discernimento e confronto tra ivari gruppi, commissioni di studiocomposte da frati che, bene o

male, possiedono una visione glo-bale della mappatura generaledelle nostre presenze nel nordItalia. Sicuramente Cividino è unodei più bei conventi che abbiamo,con una ricca storia e tradizione,ma, se mi consentite una battuta,siamo in terra bergamasca, unaterra ancora ricca di religiosità,con un buon servizio pastorale ereligioso/liturgico; altre zone delnord Italia sono più povere, piùsguarnite; forse, anche per questomotivo, si è scelto la chiusura delconvento.Una cosa che mi rende sereno è il“PASSAGGIO DEL TESTIMONE”alle sorelle Carmelitane, chehanno chiesto e ottenuto dalVescovo il permesso di prenderepossesso della struttura, e servirein modo nuovo la gente diCividino e dintorni. Inizialmente i

Passaggio del Testimone

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frati non avevano le idee chiare sucome gestire il futuro; si pensavaanche all'eventualità di una vendi-ta dello stabile, comunque sempretenendo presente i motivi per cuiè nato il convento e il servizio afavore della gente della zona; poi,come per ispirazione dello SpiritoSanto (per chi ci crede), abbiamoincontrato questo gruppo disuore che cercavano casa; sonovenute a visitarlo e, da subito sisono “innamorate” del convento edi tutta la zona circostante; edecco la proposta dei frati: “Se viinteressa, possiamo cedervi lo sta-bile e tutto il terreno gratuitamen-te...”.Ecco in breve come sono andatele varie vicende che portano i fratial “passaggio di consegne”. Lemonache Carmelitane sono suoredi clausura, e ciò è per me un'altrasfida o, meglio, una lettura deisegni dei tempi: siamo nel 2012 equeste donne si mettono a totaledisposizione di nostro Signore,vivendo del loro lavoro scanditodalla preghiera in clausura. Pensosarà bello partecipare alle lorofunzioni delle lodi, dei vespri e,naturalmente, della S. Messa quo-tidiana; il tutto sempre ben anima-to e curato. Forse è questo ciò dicui ha bisogno l'Uomo dei nostrigiorni: fermarsi di più e goderedella preghiera a nostro Signore.Le monache Carmelitane aiute-ranno la gente di Cividino,Quintano e dintorni a pregaremeglio.

Un ringraziamento a tutti per labontà sempre dimostrata nei con-fronti dei frati, ed una speranzache tutto quello che avete fattocon noi, voi abitanti della zona, lopossiate fare con le monacheappena arrivate; "il resto vi saràdato in più".In questi giorni mi vengono allamente un passo del NuovoTestamento e un capitoletto dellanostra regola francescana, che mi

aiuta a vivere con fede e serenitàil difficile momento; li offro a voi,nella speranza che vi possano ser-vire ora e sempre per tutta lavita......N.T. 1 TIMOTEO Capitolo 6, ver-setti 6-10. “Certo, la pietà è ungrande guadagno, congiunta però amoderazione! Infatti non abbiamoportato nulla in questo mondo enulla possiamo portarne via.Quando dunque abbiamo di chemangiare e di che coprirci, conten-tiamoci di questo. Al contrario coloroche vogliono arricchire, cadono nella

tentazione, nel laccio e in molte bra-mosie insensate e funeste, chefanno affogare gli uomini in rovina eperdizione. L'attaccamento al dena-ro infatti è la radice di tutti i mali;per il suo sfrenato desiderio alcunihanno deviato dalla fede e si sonoda se stessi tormentati con moltidolori.”

Regola Bollata, Capitolo VI “CHE IFRATI DI NIENTE SI APPROPRI-NO, E DEL CHIEDERE L'ELEMO-SINA E DEI FRATI INFERMI.” Ifrati non si approprino di nulla, nécasa, né luogo, né alcuna altra cosa.E come pellegrini e forestieri (Sal38,13; 1Pt 2,11) in questo mondo,servendo al Signore in povertà edumiltà, vadano per l'elemosina confiducia. Né devono vergognarsi, per-ché il Signore si è fatto povero (Cfr.2Cor 8,9) per noi in questo mondo.Questa è, fratelli miei carissimi, l'ec-cellenza dell'altissima povertà, chevi costituisce eredi e re del regno deicieli, facendovi poveri di cose e ricchidi virtù. Questa sia la vostra porzio-ne che vi conduce alla terra dei viventi(Cfr. Sal 141,6). E a questapovertà, fratelli carissimi, totalmenteuniti, non vogliate aver altro sotto ilcielo, per sempre, nel nome delSignore nostro Gesù Cristo.....Un augurio che nasce dal miocuore, è il saluto francescano pervoi e le vostre famiglie:IL SIGNORE VI DIA PACE

Cividino, Aprile 2012

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L’estate di cui si parla è quella del1999 quando Zeno, un ragazzino,teenager appassionato di fumetti –da leggere e ridisegnare – incontraper la prima volta un nonno di cuinon conosceva l’esistenza. Lamamma di Zeno aveva rotto conquella figura assente ma ora lamalattia del marito ha reso neces-sario il riavvicinamento e tutta lafamiglia è costretta a trasferirsidalla Sicilia al Piemonte.Qui la storia diventa a due voci: dauna parte, il nonno ebreo che rivi-ve il suo passato, costretto a fuggi-re per non essere deportato e conla costante sensazione di non

essere autorizzato a vivere;dall’altra parte, il nipote che racconta la sua vita di preadole-scente con i problemi tipici dellasua età. Il rapporto tra i due, a trat-ti scontroso e brusco, pian pianocresce d’intensità, con domande acui seguono risposte, racconti diluoghi in cui rifugiarsi, silenzi che non pesano.Le vicende dei due protagonistiscorrono parallele, il ragazzo dioggi e quello di ieri, due adolescen-ti in due diversi spazi temporali: nelmomento in cui si incrociano, moltiaspetti della vita di entrambi possono finalmente chiarirsi.

L’ESTATE ALLA FINE DEL SECOLOFabio Geda - Ed. Dalai

RUBRICHE Marina Fratus

Cosa sarebbe successo se SherlockHolmes e Arsène Lupin fosserostati amici da ragazzini, prima didiventare l'investigatore e il ladropiù famosi di tutti i tempi? Ce loracconta Irene Adler, l'intelligentis-sima compagna di tutte le loroavventure.In questo primo titolo della serie itre amici si incontreranno per laprima volta in vacanza a Saint-Malo, in Francia, nel 1870 e risolve-ranno un intricato caso in cui simescolano fughe sui tetti, partite dibridge e un cadavere portato dal-l'alta marea.Lo pseudonimo Irene Adler -

nome appartenuto a uno dei per-sonaggi di "A Scandal in Bohemia"di Sir Arthur Conan Doyle, pubbli-cato nel 1891 - nasconde lo zam-pino di Pierdomenico Baccalario,acclamato autore di romanzi perragazzi, in collaborazione conAlessandro Gatti.A rendere il libro ancor più grade-vole concorrono le illustrazioni diIacopo Bruno, che grazie ai coloritenui della copertina e alle immagi-ni in seppia con caratteri giornali-stici di inizio Ottocento, sanno atti-rare immediatamente l’attenzionedei giovani lettori (e non solo laloro!)

Angolo libri Per grandi…

SHERLOCK,LUPIN E IO Il trio della dama neraIrene Adler / Alessandro GattiEd. Piemme – Il Battello a Vapore

…e piccini

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Sabato 5 maggio

Gita / pellegrinaggio a Padova

Daniela Pominelli

La foto di gruppo rende bene l’ideadi quanto sia stata condivisa e gradi-ta la giornata trascorsa a Padova.Trentadue persone hanno aderitoalla proposta dell’Oratorio, inizial-mente pensata per i catechisti, e poiestesa a tutti i volontari, proprio pervalorizzare il contributo di tutti e lostare insieme con l’obiettivo di sem-pre: fare Comunità, per essereComunità nel quotidiano.Il programma della giornata, pur consemplicità e senza troppe forzatureorganizzative, ha permesso di viverequello che la città offre in tema dispiritualità, cultura e tempo libero.La visita guidata alla Basilica diSant’Antonio e la Messa Solenne,concelebrata da don Matteo con ilRettore del Santuario, che ha accol-to noi e un altro gruppo di pellegri-ni, hanno dato il valore spirituale all’i-niziativa: nel pellegrinaggio, la pre-ghiera personale e comunitariadiventano infatti il respiro di un cam-minare insieme per entrare nella

Casa del Signore. Sant’Antonio èstato un pellegrino esemplare: dalPortogallo al Marocco, dalla Siciliaalla Romagna, dalle regioni dellaLombardia e del Veneto alla Franciameridionale, ha vissuto un'esistenzatutta itinerante al servizio delVangelo, annunciando la Parola.Dopo il pranzo, c’è stata la possibilitàdi un percorso culturale che, daPiazza delle Erbe e Piazza dellaFrutta, ci ha portato in Piazza deiSignori, per arrivare poi al Duomo eal Battistero. Camminando, abbiamovisto la tomba di Antenore (leggen-dario fondatore della città), il Palazzodella Ragione, la Loggia del Consiglioe la Torre dell’Orologio, quest’ultimacollocata sopra l’arco trionfale delPalazzo del Capitanio.Nel tempo libero, qualcuno è torna-to in Basilica a pregare, altri hannoscelto il tour delle bancarelle, altriancora hanno preferito un caffè allostorico “Caffè Pedrocchi”. Il tuttosenza problemi, in assoluta libertà,

secondo le esigenze di ognuno.Prima del rientro a Tagliuno, un altromomento spirituale significativo: lavisita al Santuario di San LeopoldoMandic, un frate cappuccino arrivatoin Veneto dalla Dalmazia, morto 70anni fa (30 luglio 1942) e canonizza-to nel 1983 da Giovanni Paolo II.A Padova San Leopoldo ha trascor-so più di 30 anni, passando la maggior parte del tempo in confessionale.Si racconta che le sue fossero con-fessioni semplici: poche parole, l'e-sortazione ad avere Fede, un fermoe chiaro richiamo quando propriooccorreva, e l'assoluzione.Eccezionali erano l'amabilità,l'accoglienza e l'esperienza della presenza di Dio che facevano quanti si inginocchiavano davanti a lui per ricevere il perdono.Poco dopo le 17.00, partenza versocasa, tutti convinti che, almeno unavolta l’anno, si possa ripetere l’espe-rienza.

In Viaggio

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Il titolo di queste brevi note è ilmedesimo che venne posto in unarelazione di tre pagine distribuita allapopolazione di Tagliuno l’indomanidelle tre giornate che celebrarononella nostra parrocchia i 150 anni delprodigio dei bruchi. Ne era autoreDon Luigi Camotti, oratore eccel-lente e autore, solo un anno prima,di una celeberrima omelia più voltericordata e ripubblicata dalla nostraParrocchia, a beneficio dei fedeli dioggi. Don Luigi ebbe l’incarico nel1931 di presiedere il comitato deifesteggiamenti, cosa che fece spen-dendo oltre un anno del suo tempoper arrivare all’appuntamento con ilpiù ampio risalto possibile. Nel reso-conto, piuttosto enfatico e correda-to da particolari minuti, oltre che daun puntuale riferimento ai dati finan-ziari, c’è un’espressione degna di unoscrittore di fama: “Tagliuno ideò,Tagliuno volle” e, ancora,“Le feste sidovevano celebrare e si celebraro-no”.Vi leggo come una sorta di sod-disfazione personale, forse a conclu-sione di un percorso di difficoltàorganizzative (teniamo conto deitempi), magari di qualche disaccor-do, visto che qualche riga più sottocita “Le obbiezioni dei timidi,dei pes-simisti, degli indifferenti che furonodisarmate”, ma in quel “volle” ci statutta la fierezza di questo sacerdote,ben evidente anche nei tratti delviso che di lui ci rimangono nellefotografie del tempo.

Tornando al resoconto, vengonodescritti i lavori di restauro dellasagrestia, del trono della Madonna,(gli ultimi prima di quelli di qualcheanno fa); addirittura si parla di unacollaborazione con l’amministrazio-ne comunale per sistemare alcuniproblemi viari. Il tutto, scrive donLuigi, superando gravissime difficoltà.La presenza di fedeli anche dallaprovincia di Brescia, di gente dellacittà e di tutti i paesi vicini, vennecontata in 100.000 persone e, sepensiamo che oggi il nostroComune non ha nemmeno 11.000abitanti, si ha un’idea della partecipa-zione (ci permettiamo tuttavia diesprimere un piccolo dubbio sullacifra, che sarebbe stata davveroimponente ed anche difficilmentegestibile dentro gli spazi dell’areaparrocchiale del tempo). Con il par-roco don Pietro Mazzoleni e altrisacerdoti, celebrarono: i Vescovi diBergamo Luigi Marelli, di ComoAlessandro Macchi e di CremaMarcello Mimmi, che ebbe l’incaricodi consacrare al Cuore di Gesù lapopolazione, dinnanzi ad una statuafatta preparare per l’occasione, etuttora presente nella nostra Chiesa.Il pontificale del 15 agosto fu cele-brato dal cardinale Achille Locatelli.Per alcune predicazioni importantifu chiamato il Vicario dei PadriDomenicani di Bergamo, e alla guidadi una corale che arrivava da S.Maria Maggiore di Bergamo, fu

posto a direttore il maestro chiudu-nese Guido Gambarini, che torneràa dirigere la nostra attuale ScholaCantorum negli anni 70, su richiestadi don Giacomo Belotti. Il serviziobandistico fu garantito, oltre chedalla nostra formazione locale, daaltre due di Ranica e Chiari; gliaddobbi in Chiesa e in paese furonoassicurati dalle ditte Bianchetti diBergamo e Daminelli di Stezzano, laprima tuttora in attività. Ai fuochi diartificio nella serata del 17 agosto,che durarono più di mezzora, prov-videro i Martinelli di Mariano diDalmine, allora tra i più famosi. Glistessi si erano occupati anche dellospettacolo pirotecnico presentato inVaticano diversi anni prima per i 90anni di papa Leone XIII. Lasciamo daultimo il resoconto finanziario. Lespese furono poco meno di 25.000Lire dell’epoca, con un potere d’ac-quisto che oggi corrisponde a circa40.000 Euro, e furono interamentecoperte da offerte per 27.342 Lire,con un saldo positivo di 2.400 Lire,così destinate: 1.500 Lire al restaurodella sagrestia, 500 Lire alla targaancora oggi visibile sui muri esternidella Chiesa e 400 Lire ad unSantuario. Don Luigi esprime, nelleparole finali, tutto il suo ringrazia-mento a chi dovette lavorare per labuona riuscita delle celebrazioni, mafu soprattutto contento che in tuttaquella calca non fosse avvenutoalcun incidente.

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“Le straordinarie e solennissime feste che si celebrarono a Tagliuno il 15 - 16 - 17 agosto 1931 in onore della Madonna dei Bruchi

Cronache parrocchiali

Bruno Pezzotta

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Sappiamo poco della vita di Pietro prima del suo incontro con Gesù, ma, in fondo, ciò che ci interessa di più,èla sua vita dopo l’incontro con Cristo sulle rive del lago di Galilea quando, da semplice pescatore, diviene“pescatore” di uomini. Da quel momento la sua vita non sarà più la stessa, e quella scelta coraggiosa di lascia-re tutto per seguire un perfetto sconosciuto, lo porterà a diventare il primo Papa della storia, la prima guidadella neonata comunità cristiana, colui a cui Gesù ha affidato la Sua Chiesa.Forse proprio per questa sua missione di guida, la figura di Pietro è una delle più rappresentate tra quelle deisanti, soprattutto nei primi secoli del cristianesimo, e a lui sono dedicati molti edifici religiosi. Tra i dipinti, lamaggior parte rappresenta gli episodi della vita di Pietro tratta dagli Atti degli Apostoli, che narrano le vicen-de delle prime comunità cristiane. Il più famoso esempio è l’opera di Masaccio che si trova nella cappellaBrancacci in Santa Maria del Carmine a Firenze. Nonostante quest’opera sia ricca di spunti, per ripercorrerealcune tappe salienti della vita del Santo patrono della nostra Parrocchia, prenderemo in esame, come siamosoliti fare, dipinti di epoche ed autori diversi.

La prima tappa del nostro viaggio è lachiamata di Pietro.“Mentre camminava lungo il mare diGalilea vide due fratelli, Simone, chiamatoPietro, e Andrea suo fratello, che gettava-no la rete in mare, poiché erano pescato-ri. E disse loro: "Seguitemi, vi farò pescato-ri di uomini". Ed essi subito, lasciate le reti,lo seguirono.” (Mt 4,18-20)Nulla di più e nulla di meno è presen-tato da Duccio di Buoninsegna nellasua versione della “Vocazione di Pietroe Andrea” (1308-11); ci sono solo glielementi essenziali della vicenda (lariva, il mare, le reti e, ovviamente, ipesci) e i personaggi citati dall’evangeli-sta; nessuna folla di curiosi, nessunintruso a disturbare il momento piùimportante della vita dei due fratelli.Gesù chiama con un gesto i due pesca-tori ed è interessante la diversa rispo-sta dei fratelli a quella chiamata: Pietro (in abito azzurro che caratterizzerà sempre, insieme al manto giallo, lasua iconografia) si volta verso la riva, fissa Gesù e risponde alla chiamata con un gesto, tenendo quasi distrattamente la rete; Andrea invece regge saldamente la rete con entrambe le mani, e sembra accorgersi amalapena di ciò che sta accadendo, sebbene poi anch’egli diventerà un Apostolo.

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Arte e fedePietro: il “pescatore” di uomini

Gaia Vigani

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La seconda tappa fondamentale è il rinnegamento di Pietro:annunciato durante l’Ultima Cena da Gesù, tristemente poidivenuto realtà nel cortile del palazzo del pretorio, e che portaPietro a piangere amaramente. Il dipinto che, a mio avviso, rap-presenta meglio tutta la vicenda è “Le lacrime di Pietro” (o “Ilpentimento di Pietro”) di George de La Tour (1646-48). Pietroè solo, il suo sguardo guarda nel vuoto, la bocca è semiapertaper lo stupore che ha suscitato in lui l’avverarsi delle parole, disolo poche ore prima, di Gesù; le mani sono giunte non insegno di preghiera, ma sembrano dire a gesti ciò che il viso nonriesce a dire; sembrano dire “Cos’ho fatto? Come ho potutorinnegare il maestro?”. Accanto a lui è appollaiato il gallo, checon il suo canto ha rammentato a Pietro le parole di Gesù. E’questo il simbolo chiave per capire l’evento raccontato dall’ar-tista; non ci sono altri elementi per farci capire dove siamo. Solouna lanterna illumina il buio della scena, una lanterna che, posa-ta ai piedi di Pietro, potrebbe simboleggiare la speranza cherisiede nella luce di Cristo, che guiderà i passi dell’Apostoloanche dopo il suo rinnegamento.

Un’altra tappa della storia di Pietro è rappresentata nell’opera di Raffaello “Pasce oves meas” (o “La conse-gna delle chiavi”) e riassume due momenti della vita del santo: uno prima e una dopo la resurrezione diCristo. In entrambi i casi Gesù affida a Pietro la sua Chiesa.“Gesù disse a Simon Pietro: "Simone di Giovanni, mi vuoi bene tu più di costoro?". Gli rispose: "Certo, Signore, tu losai che ti voglio bene". Gli disse: "Pasci i miei agnelli". Gli disse di nuovo: "Simone di Giovanni, mi vuoi bene?". Gli rispo-se: "Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene". Gli disse: "Pasci le mie pecorelle". Gli disse per la terza volta: "Simonedi Giovanni, mi vuoi bene?". Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli dicesse: Mi vuoi bene?, e gli disse:"Signore, tu sai tutto; tu sai che ti vogliobene". Gli rispose Gesù: "Pasci le miepecorelle”.” (Gv 21,15-17)“Disse loro: "Voi chi dite che io sia?".Rispose Simon Pietro: "Tu sei il Cristo, ilFiglio del Dio vivente". E Gesù: "Beatote, Simone figlio di Giona, perché né lacarne né il sangue te l'hanno rivelato,ma il Padre mio che sta nei cieli. E ioti dico:Tu sei Pietro e su questa pietraedificherò la mia chiesa e le portedegli inferi non prevarranno contro diessa. A te darò le chiavi del regno deicieli, e tutto ciò che legherai sulla terrasarà legato nei cieli, e tutto ciò che

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scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli".” (Mt 16, 15-19)L’opera di Raffaello (1508-11) è un cartone preparatorio per un arazzo, e la sua particolarità consiste pro-prio nel rappresentare, oltre alle chiavi visibili tra le braccia di Pietro, le pecore, simbolo del popolo di Dioche Gesù affida a Pietro. La figura di Gesù presenta i segni della passione, e risulta parzialmente isolata rispet-to a quelle degli Apostoli, ammassati l’uno all’altro come ammassate sono le pecore del gregge che sta die-tro di lui. Cristo, indicando con una mano il gregge e con l’altra Pietro, investe solennemente il discepolo delsuo compito e lo eleva rispetto agli altri apostoli., nel suo ruolo privilegiato di primo Papa. A tal proposito èinteressante notare come, nel momento in cui Pietro diviene il “più grande” tra gli Apostoli, sia raffiguratocome il più piccolo, perché in ginocchio; questa sottigliezza dell’artista potrebbe rimandare alle parole di Gesùnell’Ultima Cena.

L’ultima tappa del viaggio non poteva essere che il martirio di Pietro. Una delle opere più belle che la rap-presentano si trova a Rom,a nella chiesa di Santa Maria del Popolo: è la “Crocifissione di San Pietro” diCaravaggio (1600-01).Roberto Longhi, celebre storico dell’arte, la definìuna tela di carattere volutamente antieroico eantiaulico; in essa, i gesti dei "serventi" sono più da"operai" indaffarati, che non di carnefici, tanto dadare alla scena un senso d’incolpevole evidenza,dove ognuno attende al suo compito. Nel qua-dro la luce investe la croce e il santo, entrambisimbolo della fondazione e della costruzionedella Chiesa attraverso il martirio del suo fonda-tore. La luce investe altresì i carnefici, qui raffigu-rati non come aguzzini che agiscono in manierabrutalmente gratuita, ma come uomini semplici,costretti a un lavoro faticoso. San Pietro, comesappiamo, si fa crocifiggere a testa in giù perumiltà nei confronti di Cristo.

La figura di Pietro ci ricorda come nella vita tuttopuò cambiare se si ha il coraggio di seguire il pro-getto che Dio ha per noi. Nonostante gli sbagli, ilSignore è sempre pronto a darci un’altra possibi-lità, e ci ricorda che anche un semplice uomo, unumile pescatore, può fare grandi cose. Oggi,ognuno di noi può essere Pietro e, se qualchevolta ce lo scordiamo, basta andare nella nostraChiesa, guardarci intorno, alzare lo sguardo versole tante opere che rappresentano le storie dellavita di Pietro e, semplicemente, lasciarci ispirare.

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RUBRICHE Renato Bertoli

Diventare mamma di corsa:l’attività fisica durante la gravidanza

Salute e Benessere

Fino a qualche anno fa era impensa-bile che una donna in gravidanza svol-gesse attività fisica, perché si pensavache potesse ulteriormente sovracca-ricare l’organismo femminile; oggi lecose sono cambiate, e l’attività fisica èaddirittura incentivata. La donna ingravidanza è sottoposta a notevolicambiamenti morfologici, anatomici efisiologici; si assiste ad un aumento delvolume di sangue del 40/50%,aumenta la frequenza cardiaca a riposo, aumenta il consumo d’ossige-no dal 16 al 32%, cambia notevol-mente la postura poiché lo sviluppodel feto comporta uno spostamentoin avanti del centro di gravità, provo-cando un’accentuata lordosi lombareche può causare dolore; vi sono inoltre possibili perdite di equilibrio e,naturalmente, l’aumento di peso chein media si aggira intorno ai 12/14 kg.L’attività fisica deve essere tenutasotto controllo dal medico, cosìcome il regolare proseguo della gra-vidanza, soprattutto in personesedentarie non abituate a stare inallenamento; detto questo, però,nessuna deve sentirsi “privata” dell’at-tività fisica durante questi mesi perché i benefici che si ottengonosono molteplici: controllo del peso edelle complicanze quali, prevenzionedel diabete gestazionale e controllodell’ipertensione arteriosa. A frontedi questi dati confortanti, sono ancora poche le donne che svolgonoattività fisica durante la gravidanza:solo 1 donna su 5 continua a fare fit-ness dopo aver scoperto di essereincinta.

Da un ulteriore studio, risulta poi chenon solo l’attività diminuisce durantela gravidanza, ma 27 settimane dopoil parto non è ancora stata ripresa.Il motivo principale per cui svolgerefitness durante la gravidanza (natural-mente se non vi sono controindica-zioni), è la possibilità di mantenereuna crescita di peso controllata, diconservare un buon tono muscolaree mantenere l’umore positivo. Lelinee guida per chi vuole intraprende-re attività, sono abbastanza semplici, eda tempo, definite:1) svolgere unapratica regolare di allenamento per2/3 giorni alla settimana, con lezioni di30/40 minuti al massimo; 2) mante-nere la frequenza cardiaca controllatae,,quindi, lavorare ad un’intensità del60-70 % al massimo (per le personepiù allenate); 3) non svolgere attivitàche possano causare perdita di equilibrio; 4) non allenarsi in ambien-ti caldo-umidi e mantenere un buonstato di idratazione; 5) aumentare l’introito calorico (ad esempio 300kcal in più); 6) riprendere gradual-mente l’ attività fisica 4/ 6 settimanedopo il parto. Controindicazioni par-ticolari non ce ne sono, e non esistenessuna evidenza scientifica per cuil’esercizio possa provocare malfor-mazioni al feto. E’ necessario perònon sottovalutare alcuni sintomicome mal di testa, fiato corto, dolorial petto, contrazioni uterine dolorose,perdite di liquido amniotico e diminu-zione del movimento fetale; in questicasi è necessario fermarsi e rivolgersial medico per eventuali accertamen-ti. E’ chiaro che le donne già abituate

al movimento non avranno problemia continuarlo durante la gravidanza,ma è necessario che ci si avviciniall’attività fisica seguendo sempre ilbuon senso ,e tenendo in considera-zione alcune regole fondamentali: evi-tare gli sforzi eccessivi, i traumi addo-minali, le attività ad alto impatto comela corsa o l’aerobica, ed evitare, dopola 20° settimana, la posizione supinapoiché comporta un restringimentodel flusso di sangue verso il feto.Tra leattività consigliate c’è quindi il lavoroaerobico, che si può svolgere concamminate, pedalate su di una bici-cletta stazionaria e non in movimen-to (per problemi di equilibrio), ilnuoto e, particolarmente, il fitness inacqua. L’acqua infatti permette dilavorare nel migliore dei modi: evitatraumi diretti alla persona e garanti-sce ottimi risultati per quanto riguar-da il tono muscolare ed il dispendioenergetico. L’ultima considerazioneriguarda il post-parto. La donna deveriprendere il prima possibile a fareattività fisica per prevenire il sovrap-peso, promuovere l’esercizio aerobi-co, aumentare la densità mineraledelle ossa e prevenire la perdita dicalcio associata all’allattamento.La quantità e la qualità di esercizio fisico non modificano in alcun modola quantità di latte e la sua composizione, perciò anche durantel’allattamento è compatibile fare attività fisica. Non ci sono più scuse care mamme, per la vostra salute e la salute dei vostri figli: “pancione in spalla” e…si corre…

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RUBRICHE

La nostra comunità vive semprecon devozione la Via Crucis delVenerdì Santo, organizzata daigruppi Adolescenti e Giovani. Iragazzi ci mettono molto impegnoperché tutto sia perfetto, ma infase di allestimento e di prepara-zione delle singole Stazioni, si creaun retroscena che, talvolta, puòrivelare momenti di ilarità…Per allestire la Stazione nei pressidi via D’Annunzio, un gruppo dianimatori (Filippo, Federica,Beatrice, Fabio ed il sottoscritto) siè recato sul posto perché la croce,già piantata nel terreno adiacente,aveva il poggiapiedi troppo alto, edera necessario abbassarlo per farsì che Gesù potesse restarvi appe-so. Purtroppo, il poggiapiedi eraavvitato al legno della croce contre viti lunghe 15 cm, e noi nonavevamo un avvitatore. Passandodirettamente alle maniere forti,visto che il tempo stringeva, abbia-mo preso uno scalpello ed unamazza di ferro, tentando di stac-carlo a mazzate, ma………. nienteda fare, non ne voleva sapere.Quando lo scalpello si è incastratodefinitivamente tra la croce ed ilpoggiapiedi, senza possibilità diessere sbloccato, l’abbiamo presoa calci! Una pedata ciascuno, ed ilpoggiapiedi è caduto a pezzi sottoi nostri colpi. Tra i tentativi vari e

disparati, uniti ad imprecazioni(non di cattiva natura, s’intenda..),non è mancata una bella testatatra me e Filippo, mentre un signo-re di passaggio guardava la scenaattonito; chissà cosa avrà pensato!Immaginatevi lo “spettacolo”: cin-que ragazzi che si passavano lamazza per colpire una croce dellaVia Crucis; la gente per strada cheguardava “stupita”, tappandosi leorecchie per il for te rumoremetallico provocato dai colpi ripe-tuti; poi, la croce è stata presa“rabbiosamente a calci” (con unosguardo al cielo per paura di esse-re fulminati da un momento all’al-tro…) e, quando finalmente ilpoggiapiedi si è staccato, un gridodi soddisfazione è esploso permetà paese!!!Un'altra scena divertente si èverificata nelle prime file del cor-teo, dove Renato, armato di unwalkie-talkie, era in collegamentocon me in sagrestia, e con Cristianal centro del corteo, vicino allaBanda. Il collegamento era neces-sario per definire con ordine itempi dedicati alle letture, ai cantied alle preghiere. Il collegamento,ahimè, era talvolta molto disturba-to, per cui continuavo a chiederedi ripetere ciò che mi venivadetto, per essere sicuro di avercapito bene… I fedeli in corteo

vicino a Renato sentivano tutto;ogni volta sembrava di essere inuna base militare:“Parti con le pre-ghiere”. “Non capisco…”. “Par-ticon le pre-ghie-re”. “Scusa manon ho capito niente”. “PARTICON LE PREGHIERE!”. “OK, allo-ra parto con le preghiere…”. Così,per tutta la durata della processio-ne.Un ultimo fatto divertente, è suc-cesso presso un’altra Stazionedella Via Crucis; il ragazzo chedoveva interpretare Gesù, curiosodi sapere a che punto si trovava ilcorteo, è sceso dalla croce e si èdiretto a cercarlo, dirigendosi pur-troppo verso la parte sbagliata. Laprocessione, infatti, si stava avvici-nando dal lato opposto, era già neipressi della Stazione, ma Gesù nonc’era!!! Quando ormai era troppotardi per richiamare il Gesù fuggiti-vo, abbiamo fatto spogliare unragazzo del gruppo che interpre-tava la folla, e lo abbiamo fatto sali-re sulla croce in fretta e furia!!!! Nonostante tutto, la Via Crucis è ilmomento in cui i nostri ragazzi sipresentano a tutta la comunità edimostrano il loro impegno e laloro voglia di fare, anche se qual-che imprevisto è sempre dietrol’angolo…. Ma fino a quando sipuò fare un bella risata nel ripen-sarci, non c’è nulla di male!

Alessandro Pezzotta

Angolo Humor

Via Crucis del Venerdì Santo:i retroscena e gli imprevisti

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Zio Barba Pellegrino

RUBRICHE Ezio Marini

BARBATA DI VAL DEL RISO Io non sono maicosì contento come quando prendo su e vado lontano a cercarcampanili. Prendo su,proprio:uno zaino.Che parte pesante e diven-ta leggero ad ogni chilometro.Tiro fuori un panino, tiro fuori un pen-siero, tiro fuori un patimento, a sera è vuoto. I nomi, poi, fanno ilresto.Come il nome del paese che ha battezzato di ottimismo tuttauna valle: Riso, frazioncina di Gorno.Ci arrivo dall’arco verde curvato addosso ai versanti della valle, traOneta e Scullera, Cantoni d’Oneta e Chignolo d’Oneta attraver-so la Madonna del Frassino che si china su un fazzoletto macchiatocon tre lacrime di sangue, per risalire da Riso il ripido sentiero checollega alla Valle Seriana passando da Barbata ancora invisibile dietroi fitti boschi. Compare in sella ad un poggio trafitto di vento. Sulsagrato della chiesetta, dedicata alla Madonna della Mercede, noncoriandoli di nozze da spazzare via prima di chiudere la porta, maun’ordinata famiglia di legna accatastata ai lati della porta il cui spira-glio aperto invita ad entrare. Mi affaccio e quasi svengo all’incrociar-si di profumo di funghi e profumo d’incenso: al centro della navata,in perfetto trionfante allineamento con l’altare, una tavolata di pre-giato fresco Ben di Dio appena raccolto. Da chi? E perché portato lì? Prego più a lungo del solito, in una chiesa, in unacasa, in un bosco, ecco dove mi sento allo stesso tempo.Ma dietro la parete laterale sinistra cominciano a tenermi com-pagnia voci e rumori di cucina. Busso alla porticina:’Scusi, è il sagrestano lei?’, domando sommesso. E mi ritrovo seduto abere un caffè offerto al pellegrino dalla padrona di casa: ‘ ormai d’inverno Barbata ha soltanto sette abitanti, ma la Messace l’abbiamo ancora’, precisa il Barbabianca degno del nome del paese. ‘Con i funghi?’, vorrei chiedere, ma non oso, forsemancherei di rispetto. Resterà un segreto tra Dio e il popolo di Barbata.

BONDO DI COLZATE Gli ultimi prati di Barbata sidistendono su un dolce dossello pianeggiante, accompagnandomi adiscendere verso la Valle Seriana. Prima di piegare ai margini delbosco che piomba sopra Bondo di Colzate, i profumi di funghi edincenso che ho lasciato a Barbata si rinnovano in un’altra coppia diprofumi: fiori di campo chiazzano di lillà un semispoglio calvariettoalto trenta centimetri, dal quale si erge un crocefisso stagliato sullosfondo di una cumulo di letame: è quel Gesù morto per le bellez-ze e per le miserie? Dei tanti crocifissi che ho incontrato in centi-naia di chiese, questo qui mi prende di sorpresa: quella montagnadi letame verrà distribuita a mucchietti da inforcare in grumi sparsi tutt’intorno, anche sotto il calvario, quasi a mesco-larsi col sangue del Redentore.Alzo lo sguardo all’alto orizzonte di quell’incanto, lo riabbasso al terreno bruno e lillà. E’il momento di raccogliere i pensieri gioiosi del camminatore, che mi fanno ricordare il giorno in cui imparai da un librodi latino che il letame ha la stessa radice della letizia, perché gli antichi vedevano le brune distese di campi concimatisorridere come donne incinte,‘letate’ dal letame che le rendeva madri. E nel vento che riprende a soffiare mi porto giùverso Bondo di Colzate il rimescolarsi di morte e vita.

I funghi, il letame e l’Inno alla Gioia

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RUBRICHE

CASSIGLIO Sorpreso da un’altra letizia, di riso in leti-zia, di letizia in gioia - ne ho conosciuta una a Cassiglio, in altavalle Brembana,che mi aspettava come a un appuntamento,per farmi un regalo meraviglioso nella chiesa parrocchiale diSan Bartolomeo. Il buon Dio sa che sto per giungervi bisogno-so di ristoro fisico e spirituale, al termine di una sgroppata adanello Ornica-valle dell’inferno-Valtorta, e mi accoglie in unraggio di sole che si effonde dall’altare ai banchi deserti e fre-schi. Mi sento un esploratore e m’infilo persino tra le cordepenzolanti dal ventre del campanile, dentro una cella delizio-samente ombrosa.Che voglia di attaccarmi ad una corda e farrisuonare la campana più grossa nella gola della montagna.Trattengo le palme e mi limito ad una carezza lungo le corde, attento a non rompere il silenzio.Ma qualcuno sta entran-do in chiesa. E io che faccio, nascosto in questa cella? Sento scricchiolare, frusciare, salire gradini di legno. E iniziare, soloper me, non un concerto di campane, ma una sinfonia di Beethoven, in una variazione dell’Inno alla Gioia con effettidi campanelli, alternanze di registri concertanti e ripieni e un ottavino sprizzante e chiaro, in una susseguirsi di prove eriprove talmente commoventi da farmi accucciare estasiato per appoggiare i gomiti sulle ginocchia e sorreggermi conle mani il volto sul quale l’ultimo tratto di una corda del campanile scende a sfiorarmi una lacrima di clandestina feli-cità, lasciata ad asciugare finchè la scala di legno non ha ripreso a scricchiolare e la porta della chiesa non si è richiusadietro quel fratello mandato dal Signore a suonare per un viandante sconosciuto.

RUBRICHE Ezio Marini

‘N Dialèt

L’ho ritrovato al Boldesico, ol Sandro Dotti.Tra gli ospiti delricovero, lui si coltiva una bella libertà. Esce ancora al bar,anche per dare una mano nel sistemare i tavolini, o maga-ri per bere soltanto vino mescolato con acqua: ‘öna góha’,una goccia, non si sa bene se è la parte di acqua o la partedi vino, ma comunque ‘öna góha’, una goccia. Quella che inbergamasco in generale si dice ‘góta’. Sempre meglio cheneanche una goccia, cioè ‘ne-góta’, proprio la parola che indialetto significa niente. Il Sandro insomma si accontenta:una sigaretta, un goccino, e via con i suoi passetti a scattoe le dita annerite dal fumo e il cappello elegante.La macchina sportiva, naturalmente, è lì per caso.

Góha, góta e negóta

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