I Quale stampa, bellezza? · dall’edizione su carta alla guida del sito BusinessWeek.com....

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LIBRI A cura di LUDOVICARICCIARDI 16. 24settembre7ottobre2007 pag.diciassette 16. 24settembre7ottobre2007 pag.sedici Il Paginone Il Paginone I nternet sta trasformando i media tradizionali, ma i giornali e le riviste sono ancora un buon inve- stimento, se offrono contenuti di qualità e sanno stare al passo coi tempi. Non a caso, nel giro di poche ore si è verificata una svolta che potrebbe signi- ficare moltissimo per il mondo editoriale e digitale: il New York Times ha deciso di riaprire gratuitamente la quasi totalità del suo sito alla luce dei ricavi derivanti dalla pubblicità online. Operazione che potrebbe essere imitata, così scrive il Guardian, dal Wall Street Journal di Ru- pert Murdoch. Sono i primi passi di un inedito rapporto fra Internet e la stampa. Del resto, se ancora l’editoria italiana si limita a integrare l’offerta in edicola con un sito, quella americana è da tempo in piena rivoluzione. Non per chiudere i bat- tenti, ma per sfruttare i canali multimediali e la pubblicità che attraggono. Le parole d’ordine: transizione al “giornalismo sul web” e evoluzione del “rapporto web- stampa”, secondo le indicazioni emerse all’ultimo meeting della Newspapers Association of America. Il New York Ti- mes l’ha definita “graduale riallocazione delle risorse dalla stampa verso il canale digitale” e si è impegnato a scrivere sto- rie meno lunghe e a dare più spazio alle ultime notizie. Niente tagli al personale (almeno in questo caso): il direttore Bill Keller dice che “Internet crea spazio per lavori altamente specializzati”. Via libera a chiunque sappia raccontare le storie non più con carta e penna, e nemmeno solo con la tastiera di un pc, ma con filmati digitali o rispondendo alle domande sui blog. Un cambiamento necessario per il NYTimes, che vede scendere le vendite dei suoi gior- nali e riviste (e degli spazi pubblicitari) e, al contrario, gonfiarsi le entrate pub- blicitarie sul Web. Il trend riguarda tutta l’industria. Secondo un’analisi condotta dal WSJ, nel primo trimestre le entrate di ogni maggiore categoria di pubblicità su carta sono diminuite. Il dato peggiore si registra per le inserzioni o classified, dove la spesa è scesa del 13,2%. Secondo Edward Atorino, analista del broker finan- ziario Benchmark, il declino totale delle entrate pubblicitarie sarà quest’anno del 4,3%, uno dei più gravi della storia ame- ricana. Le cause sono varie: meno copie vendute, ma soprattutto spietata concor- renza di Internet con i grandi portali e i siti di inserzioni gratuite come Craigslist. È anche questo declino nella pubblicità che ha spinto tutti i giornali americani, grandi e piccoli, a una serie di misure di ristrutturazione e consolidamento. Ma attenzione: gli analisti dicono che anche la crescita delle entrate pubblicitarie su Internet comincia a rallentare e che non è sufficiente a controbilanciare ciò che si perde su carta. Dati alla mano, le entrate pubblicitarie online dei giornali sono cre- sciute del 31,5% nel 2006 a 2,7 miliardi di dollari. Nel primo trimestre del 2007, sono aumentate del 22,3% a 750 milioni. Tuttavia, l’online ha rappresentato solo il 5% dei 49,3 miliardi di dollari di entrate Il NY Times riapre al free web e anche il Wall Street Journal pensa di seguire le stesse orme Solo due macro-segnali della mutazione che stanno attuando i giornali per arginare la crisi di vendite e Internet complessive in advertising dei giornali americani nel 2006. Trasformare i giornali in risposta alle esigenze dell’era digitale è dunque necessario non solo per un proble- ma di pubblicità, ma per rispondere a una più ampia rivoluzione culturale nel modo di produrre e consumare media. Secondo il fondatore di IDG, il milionario Patrick J. McGovern, Internet è un ottimo alleato della stampa. Permette di capire subito se un argomento o una rubrica funzionano: se hanno successo online, possono essere trasferiti su carta. Il cambiamento di men- talità nei giornalisti è un altro fattore di successo. Redattori di più di 40 anni sono a volte riluttanti a trasformarsi in giornali- sti multimediali, mentre la parola chiave è integrare la stampa con i nuovi media. Lo ha capito il BusinessWeek, che ha da poco spostato il top editor John Byrne dall’edizione su carta alla guida del sito BusinessWeek.com. BusinessWeek.com è un sito che conta 6,7 milioni di utenti unici al mese e gli utenti mensili sono cresciuti del 22% l’ultimo anno. Il sito ha sezioni per blog, video e podcast. Molti giornali locali Usa hanno anche cominciato a trasmettere newscast, brevi notiziari sul Web, scaricabili sul cellulare, adatti ai giovanissimi, e che coprono argomenti non trasmessi o non approfonditi in tv, da un concerto rock locale a un fatto di cronaca nera. Integrare i due canali, stampa e Internet, è fondamentale se si vogliono trattenere lettori. Un’altra soluzione sembra il ribattezzato “giorna- lismo iperlocale”, notizie per il quartiere o poco più. L’editore del Washington Post ha dato il via all’esperimento con il sito LoudounExtra.com, rivolto ai residenti della contea di Loudoun, nella Virginia. Il sito unisce le tradizionali news e fotografie con blog e notizie locali, dall’orario delle messe ai menu dei ristoranti. Se l’espe- rimento riuscirà, il quotidiano pensa di aprire siti simili in altre zone della Virginia settentrionale, nel Maryland e nel District of Columbia. Lo scopo ancora una volta è duplice: attrarre nuovi utenti e aumentare le entrate pubblicitarie. “Ma è sbagliato pensare che Internet è per i giovani, i giornali per gli anziani”, dice Rebecca McPheters, presidente della McPheters & Company, che ha pubblicato un son- daggio dai risultati sorprendenti: negli Usa i giovani da 19 a 34 anni leggono più degli adulti (sopra i 35 anni): più giornali, più riviste. Non solo Internet. PATRIZIALICATA Informazione. Le strategie degli editori Usa di fronte alla concorrenza digitale Bill Keller direttore del New York Times: «Niente tagli al personale, Internet crea spazio per lavori altamente specializzati» Carta, web, multimedia... Quale stampa, bellezza? Advertising? È oltre l’edicola Nei report dell’Audit Bureau Circulation anche i lettori online UNA DECISIONE «STORICA» è quella presa negli Stati Uniti dall’Audit Bureau of Circulations, il principale gruppo che pubblica statistiche sulla circolazione dei giornali. Il prossimo report misurerà anche il numero dei lettori online di un giornale per calcolarne la tiratura. Le statistiche sul nu- mero di lettori sono un fattore chiave nelle negoziazioni sulle tariffe applicabili alle pubblicità tra giornali e inserzionisti. Ma il numero di persone che acquista l’edizione a stampa ogni giorno è regolarmente diminuito negli ultimi anni, spin- gendo gli inserzionisti a trasferirsi su altri media, e gli editori hanno cominciato a convincere le agenzie di advertising che il dato da guardare non è solo il numero di chi compra le copie in edicola o per abbonamento, ma il totale dei lettori compresi quelli su Internet. L’Audit Bureau of Circulations sembra aver accolto queste istanze e a novembre uscirà il primo report che indicherà: lettori della copia stampata, lettori online, dato combinato e numero di visitatori unici al sito di ogni giornale. La pubblicità dovrà guardare oltre l’edicola. QUARTIERE ANZI RETE Il Washington Post si dà al giornalismo iperlocale con una serie di siti dedicati alle news di quartiere Si va verso l’integrazione fra carta e website anche con rimescolamenti di ruoli per il coordinamento fra i due media Blog, video e podcast stanno diventando requisiti essenziali per sposare le nuove esigenze degli inserzionisti pubblicitari I l Los Angeles Times non sfug- ge al destino che coinvolge tutta l’industria: vendite in calo, pubblicità in fuga dalla carta stampata, licen- ziamenti. Ma il direttore James E. O’Shea ha la sua ricetta: puntare sul canale online e aggiornare lo staff. Il giornalista dell’era contemporanea non può essere più armato di carta e computer. Gli servono una video- camera e un forum di discussione. O’Shea ha creato una nuova figura professionale, il direttore dell’innova- zione, e ha avviato un corso intensivo per i giornalisti della redazione che li metterà in grado di unire le capacità di veicolare informazioni sulla carta stampata con l’utilizzo del canale web. Il corso si chiama “Internet 101” e insegnerà a diventare “abili giornalisti multimediali”, ovvero a unire alla scrittura dei reportage la creazione di materiale audio e video. Una trasformazione che tutte le reda- zioni americane cominciano a cono- scere: il Washington Post è diventato rinomato per la produzione di video, il New York Times si è specializzato in gallerie audio, Usa Today ha unifi- cato redazione web e cartacea, il Wall Street Journal ha trasferito parte delle breaking news e dei dati finanziari sul sito wsj.com, riservando all’edizione in edicola analisi e approfondimen- ti. Anche l’LA Times sta unificando redazione web e cartacea e ha inten- zione di assumere per curare il sito Internet e mettersi al passo con le grandi redazioni web concorrenti: su Nytimes.com lavorano una cinquan- tina di persone e sul sito del Washin- gton Post addirittura 200. Così per chi cerca lavoro nei giornali Usa, meglio essere preparati a proporre un video più che un articolo: il sito About.com, parte del gruppo del NYTimes e fra i maggiori canali di informazione sul web, cerca personale, ma attenzione: le figure più richieste sono i video reporter, capaci di proporre filmati di 2-3 minuti di approfondimento su argomenti specifici. E al LA Times staff a lezione per la new wave TRASFORMAZIONI Formazione al LA Times Free web per il NY Times NON È DETTO CHE LA PUBBLICITÀ sui nuovi media debba fare concorrenza a quella su carta in maniera distruttiva: le due forme di advertising possono darsi una mano. Lo dimostra Usa Today, che ha collegato le pubblicità sulle sezioni finanza, sport e meteo del giornale con una piattaforma mobile della so- cietà 4INFO. Il sistema è semplice: sul giornale i lettori trovano una serie di pubblicità con un numero da digitare sul cellulare per ricevere, gratuitamente, news aggiornate su quegli argo- menti (finanza, sport e meteo). Prima delle news viene inviato sul telefonino uno spot delle stesse società che fanno pubblicità sul giornale. Lo spot è interattivo: chi vuole, può digitare e chiedere più informazioni sul prodotto pubblicizzato (per esempio, un modello di auto e i concessionari di zona). Secondo la 4INFO, il tasso di risposta alle pubblicità mobili interattive è del 15-20%, molto più alto di quello alle e-mail o alla direct tv. “Quando le pubblicità sono integrate in contenuti rilevanti per l’utente, la risposta è molto buona”, dice la società. Usa Today, notizie e pubblicità interattive direttamente sul cellulare «Ma in Italia è lʼedicola a dettare ancora legge» La multimedialità adottata come strumento per arginare la debolezza del mercato editoriale A nche i grandi quotidiani italiani sono consapevoli del trend di trasformazione dei media, ma il panorama editoriale del nostro Paese risente anche di sue specificità e comunque rispon- de ai cambiamenti in atto a livello internazionale in maniera più lenta. Come fa notare Elisabetta Comini, senior research analyst del setto- re Telecom internet media di Idc Italia, “i nostri editori guardano al contesto in un’ottica più ampia, che si inscrive in un più generale cambiamento in atto nel mondo dei media; per loro la multimedialità è solo uno degli strumenti che hanno a disposizione per fare fronte alla debolezza intrinseca del mercato editoriale italiano”. Una debolezza il cui segno sono gli abbonamenti ancora scarsi rispetto alla media europea e americana, con vendite che an- cora dipendono moltissimo dalla tradizionale edicola (che invece comincia a sparire in alcune città degli Stati Uniti) e un forte dominio della televisione. La risposta a questi fattori è sotto gli occhi di tutti: negli ultimi anni gli editori hanno proposto sempre più prodotti collaterali, come corsi di lingua, libri e fu- metti, si sono lanciati in avventure di free press, modificano la loro ve- ste grafica modificando i formati o adottando un aspetto full color per venire incontro alle richieste della pubblicità. “Il potenziamento del sito In- ternet e la proposta di contenuti multimediali è anche una risposta. Ma, appunto, solo una delle varie che vengono adottate”, dice la Comini. Anche perché gli editori oscillano ancora tra una visione di Internet come “minaccia che può cannibalizzare la vendita del giornale” e quella di “opportunità capace di creare valore aggiunto”: la Rete permette infatti di raggiun- gere i lettori e informarli in ogni momento della giornata, non solo in quelli tradizionalmente riservati alla fruizione del giornale stampato, ovvero la mattina o la tarda sera. “Tutte le ricerche più recenti dimostrano che gli utenti hanno sete di informazioni costante- mente aggiornate e le cercano online - dice l’analista -. I siti dei grandi quotidiani italiani sono un sicuro esempio di successo”. Questi cambiamenti cominciano ad avere delle ripercussioni anche a livello organizzativo all’interno delle redazioni: “Non possiamo ancora parlare di integrazione tra redazione della carta e online come in America”, sottolinea la Comini, “ma senz’altro i redattori del sito non occupano più una posizione marginale e si cerca un coordina- mento tra chi scrive per il giornale e chi crea contenuti per l’online”. Il processo di avvicinamento tra le due redazioni è lento, ma in atto. Il cambiamento, naturalmente, è anche culturale, nonché tecnolo- gico. I siti dei principali quotidiani italiani si sono enormemente ar- ricchiti di video e media center, consapevoli che i filmati sono trainanti nell’attrarre sia il pub- blico che la pubblicità. I sistemi di content management devono supportare informazioni video e questo significa investimenti in tecnologie, cambiamenti organiz- zativi e di mentalità: “Il giornalista dovrà abituarsi a creare contenuti non solo scrivendo”. I reporter americani sono ormai avvezzi all’uso degli strumenti hite- ch nel mestiere di giornalista, quelli italiani molto meno. “Ma i nostri editori stanno cercando di colmare il gap e spesso vanno negli Stati Uniti per capire il trend e studiare i cambiamenti in atto”. Anche perché i giovani di oggi sono i lettori di domani e per sod- disfare le loro esigenze occorre proporre contenuti multimediali e accogliere i contributi creati dall’utente stesso, che sono la vera nuova frontiera dell’infor- mazione. P.L. «I redattori del sito non occupano più ruoli marginali e si tende a coordinare chi scrive per il giornale e per l’edizione web» L’intervista. Elisabetta Comini (Idc): verso l’integrazione fra carta e online I blog, che consentono di presentare online le proprie idee, oggi usando anche la versione 2.0 della piattaforma WordPress, è uno dei temi approfonditi dal- l’autore. Nella prima parte si descrivono le modalità per acquisire un dominio Internet e un database, utili alla costruzione del blog. Banfi esplora da esperto le varie modalità: scrivere ar- ticoli, aggiungere pagine di presentazione, controllare e gestire i commenti e gli utenti, aggiungere link o immagini. Un capitolo è riservato alle elaborazioni dell’interfaccia grafica per personalizzare il vostro blog. Il mio blog DI DARIO BANFI 72 PAGINE, 6,50 EURO APOGEO W ikipedia, l’enciclopedia online a cui tutti possono accedere e colla- borare liberamente, è diventata la metafora di un nuovo modo di concepire l’economia e il business: la wikinomics. È il mondo in cui milioni di persone interconnesse tramite e-mail, blog, network, community e chat usa- no Internet come la pri- ma piattaforma globale di scambio. È il luogo in cui consumatori, la- voratori, fornitori, bu- siness partner e anche concorrenti sfruttano la tecnologia per innova- re. Con esempi vividi e coinvolgenti, il libro spiega i fondamentali cambiamenti avvenuti nella tecnologia, nella demografia e nel business. Wikinomics La collaborazione di massa che sta cambiando il mondo DI DON TAPSCOTT E ANTHONY D.WILLIAMS 377 PAGINE, 17 EURO ETAS È un saggio anglosassone, compren- sibile, appassionante e farcito di prove ed esempi. Il professor Jenkins si immerge nella cultu- ra popolare del nostro tempo, fotografa il cambiamento delle nuove tecnologie, ci mostra un reportage su coloro che usano i mezzi di comuni- cazione. Questo libro va alla radice di molti equivoci, osservando tutto da una nuova prospettiva. Wu Ming nella prefazione dice: ”Come per magia, nelle pagine di questo libro ogni oscurità concettuale si fa cristallina”. Cultura Convergente DI HENRY JENKINS 416 PAGINE, 22 EURO APOGEO

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LIBRIA cura di LUDOVICARICCIARDI

N°16. 24settembre7ottobre2007 pag.diciassetteN°16. 24settembre7ottobre2007pag.sedici Il PaginoneIl Paginone

Internet sta trasformando i media tradizionali, ma i giornali e le riviste sono ancora un buon inve-stimento, se offrono contenuti di

qualità e sanno stare al passo coi tempi. Non a caso, nel giro di poche ore si è verificata una svolta che potrebbe signi-ficare moltissimo per il mondo editoriale e digitale: il New York Times ha deciso di riaprire gratuitamente la quasi totalità del suo sito alla luce dei ricavi derivanti dalla pubblicità online. Operazione che potrebbe essere imitata, così scrive il Guardian, dal Wall Street Journal di Ru-pert Murdoch. Sono i primi passi di un inedito rapporto fra Internet e la stampa. Del resto, se ancora l’editoria italiana si limita a integrare l’offerta in edicola con un sito, quella americana è da tempo in piena rivoluzione. Non per chiudere i bat-tenti, ma per sfruttare i canali multimediali e la pubblicità che attraggono. Le parole d’ordine: transizione al “giornalismo sul web” e evoluzione del “rapporto web-stampa”, secondo le indicazioni emerse all’ultimo meeting della Newspapers Association of America. Il New York Ti-mes l’ha definita “graduale riallocazione delle risorse dalla stampa verso il canale digitale” e si è impegnato a scrivere sto-rie meno lunghe e a dare più spazio alle ultime notizie. Niente tagli al personale (almeno in questo caso): il direttore Bill Keller dice che “Internet crea spazio per lavori altamente specializzati”. Via libera a chiunque sappia raccontare le storie non più con carta e penna, e nemmeno solo con la tastiera di un pc, ma con filmati digitali o rispondendo alle domande sui blog. Un cambiamento necessario per il NYTimes, che vede scendere le vendite dei suoi gior-nali e riviste (e degli spazi pubblicitari) e, al contrario, gonfiarsi le entrate pub-blicitarie sul Web. Il trend riguarda tutta l’industria. Secondo un’analisi condotta dal WSJ, nel primo trimestre le entrate di ogni maggiore categoria di pubblicità

su carta sono diminuite. Il dato peggiore si registra per le inserzioni o classified, dove la spesa è scesa del 13,2%. Secondo Edward Atorino, analista del broker finan-ziario Benchmark, il declino totale delle entrate pubblicitarie sarà quest’anno del 4,3%, uno dei più gravi della storia ame-ricana. Le cause sono varie: meno copie vendute, ma soprattutto spietata concor-renza di Internet con i grandi portali e i siti di inserzioni gratuite come Craigslist. È anche questo declino nella pubblicità che ha spinto tutti i giornali americani, grandi e piccoli, a una serie di misure di ristrutturazione e consolidamento. Ma attenzione: gli analisti dicono che anche la crescita delle entrate pubblicitarie su Internet comincia a rallentare e che non è sufficiente a controbilanciare ciò che si perde su carta. Dati alla mano, le entrate pubblicitarie online dei giornali sono cre-sciute del 31,5% nel 2006 a 2,7 miliardi di dollari. Nel primo trimestre del 2007, sono aumentate del 22,3% a 750 milioni. Tuttavia, l’online ha rappresentato solo il 5% dei 49,3 miliardi di dollari di entrate

Il NY Times riapre al free web e anche il Wall Street

Journal pensa di seguire

le stesse ormeSolo due

macro-segnali della

mutazione che stanno

attuandoi giornali

per arginarela crisi

di vendite e Internet

complessive in advertising dei giornali americani nel 2006. Trasformare i giornali in risposta alle esigenze dell’era digitale è dunque necessario non solo per un proble-ma di pubblicità, ma per rispondere a una più ampia rivoluzione culturale nel modo di produrre e consumare media. Secondo il fondatore di IDG, il milionario Patrick J. McGovern, Internet è un ottimo alleato della stampa. Permette di capire subito se

un argomento o una rubrica funzionano: se hanno successo online, possono essere trasferiti su carta. Il cambiamento di men-talità nei giornalisti è un altro fattore di successo. Redattori di più di 40 anni sono a volte riluttanti a trasformarsi in giornali-sti multimediali, mentre la parola chiave è integrare la stampa con i nuovi media. Lo ha capito il BusinessWeek, che ha da poco spostato il top editor John Byrne

dall’edizione su carta alla guida del sito BusinessWeek.com. BusinessWeek.com è un sito che conta 6,7 milioni di utenti unici al mese e gli utenti mensili sono cresciuti del 22% l’ultimo anno. Il sito ha sezioni per blog, video e podcast. Molti giornali locali Usa hanno anche cominciato a trasmettere newscast, brevi notiziari sul Web, scaricabili sul cellulare, adatti ai giovanissimi, e che coprono argomenti non trasmessi o non approfonditi in tv, da un concerto rock locale a un fatto di cronaca nera. Integrare i due canali, stampa e Internet, è fondamentale se si vogliono trattenere lettori. Un’altra soluzione sembra il ribattezzato “giorna-lismo iperlocale”, notizie per il quartiere o poco più. L’editore del Washington Post ha dato il via all’esperimento con il sito LoudounExtra.com, rivolto ai residenti della contea di Loudoun, nella Virginia. Il sito unisce le tradizionali news e fotografie con blog e notizie locali, dall’orario delle messe ai menu dei ristoranti. Se l’espe-rimento riuscirà, il quotidiano pensa di aprire siti simili in altre zone della Virginia settentrionale, nel Maryland e nel District of Columbia. Lo scopo ancora una volta è duplice: attrarre nuovi utenti e aumentare le entrate pubblicitarie. “Ma è sbagliato pensare che Internet è per i giovani, i giornali per gli anziani”, dice Rebecca McPheters, presidente della McPheters & Company, che ha pubblicato un son-daggio dai risultati sorprendenti: negli Usa i giovani da 19 a 34 anni leggono più degli adulti (sopra i 35 anni): più giornali, più riviste. Non solo Internet.

PATRIZIALICATA

Informazione. Le strategie degli editori Usa di fronte alla concorrenza digitale

Bill Keller direttore del New York Times: «Niente tagli al personale, Internet crea spazio per lavori altamente specializzati»

Carta, web, multimedia...Quale stampa, bellezza?

Advertising? È oltre l’edicolaNei report dell’Audit Bureau Circulation anche i lettori onlineUNA DECISIONE «STORICA» è quella presa negli Stati Uniti dall’Audit Bureau of Circulations, il principale gruppo che pubblica statistiche sulla circolazione dei giornali. Il prossimo report misurerà anche il numero dei lettori online di un giornale per calcolarne la tiratura. Le statistiche sul nu-mero di lettori sono un fattore chiave nelle negoziazioni sulle tariffe applicabili alle pubblicità tra giornali e inserzionisti. Ma il numero di persone che acquista l’edizione a stampa ogni giorno è regolarmente diminuito negli ultimi anni, spin-gendo gli inserzionisti a trasferirsi su altri media, e gli editori hanno cominciato a convincere le agenzie di advertising che il dato da guardare non è solo il numero di chi compra le copie in edicola o per abbonamento, ma il totale dei lettori compresi quelli su Internet. L’Audit Bureau of Circulations sembra aver accolto queste istanze e a novembre uscirà il primo report che indicherà: lettori della copia stampata, lettori online, dato combinato e numero di visitatori unici al sito di ogni giornale. La pubblicità dovrà guardare oltre l’edicola.

QUARTIERE ANZI RETE Il Washington Post si dà al giornalismo iperlocale con una seriedi siti dedicati alle news di quartiere

Si va verso l’integrazione fra carta e website anche con rimescolamenti di ruoli per il coordinamento fra i due media

Blog, video e podcast stanno diventando requisiti essenziali per sposare le nuove esigenze degli inserzionisti pubblicitari

Il Los Angeles Times non sfug-ge al destino che coinvolge tutta

l’industria: vendite in calo, pubblicità in fuga dalla carta stampata, licen-ziamenti. Ma il direttore James E. O’Shea ha la sua ricetta: puntare sul canale online e aggiornare lo staff. Il giornalista dell’era contemporanea non può essere più armato di carta e computer. Gli servono una video-camera e un forum di discussione. O’Shea ha creato una nuova figura professionale, il direttore dell’innova-

zione, e ha avviato un corso intensivo per i giornalisti della redazione che li metterà in grado di unire le capacità di veicolare informazioni sulla carta stampata con l’utilizzo del canale web. Il corso si chiama “Internet 101” e insegnerà a diventare “abili giornalisti multimediali”, ovvero a unire alla scrittura dei reportage la creazione di materiale audio e video. Una trasformazione che tutte le reda-zioni americane cominciano a cono-scere: il Washington Post è diventato

rinomato per la produzione di video, il New York Times si è specializzato in gallerie audio, Usa Today ha unifi-cato redazione web e cartacea, il Wall Street Journal ha trasferito parte delle breaking news e dei dati finanziari sul sito wsj.com, riservando all’edizione in edicola analisi e approfondimen-ti. Anche l’LA Times sta unificando redazione web e cartacea e ha inten-zione di assumere per curare il sito Internet e mettersi al passo con le grandi redazioni web concorrenti: su

Nytimes.com lavorano una cinquan-tina di persone e sul sito del Washin-gton Post addirittura 200. Così per chi cerca lavoro nei giornali Usa, meglio essere preparati a proporre un video più che un articolo: il sito About.com, parte del gruppo del NYTimes e fra i maggiori canali di informazione sul web, cerca personale, ma attenzione: le figure più richieste sono i video reporter, capaci di proporre filmati di 2-3 minuti di approfondimento su argomenti specifici.

E al LA Times staff a lezione per la new wave

TRASFORMAZIONIFormazione al LA TimesFree web per il NY Times

NON È DETTO CHE LA PUBBLICITÀ sui nuovi media debba fare concorrenza a quella su carta in maniera distruttiva: le due forme di advertising possono darsi una mano. Lo dimostra Usa Today, che ha collegato le pubblicità sulle sezioni finanza, sport e meteo del giornale con una piattaforma mobile della so-cietà 4INFO. Il sistema è semplice: sul giornale i lettori trovano una serie di pubblicità con un numero da digitare sul cellulare per ricevere, gratuitamente, news aggiornate su quegli argo-menti (finanza, sport e meteo). Prima delle news viene inviato sul telefonino uno spot delle stesse società che fanno pubblicità sul giornale. Lo spot è interattivo: chi vuole, può digitare e chiedere più informazioni sul prodotto pubblicizzato (per esempio, un modello di auto e i concessionari di zona). Secondo la 4INFO, il tasso di risposta alle pubblicità mobili interattive è del 15-20%, molto più alto di quello alle e-mail o alla direct tv. “Quando le pubblicità sono integrate in contenuti rilevanti per l’utente, la risposta è molto buona”, dice la società.

Usa Today, notizie e pubblicità interattive direttamente sul cellulare

«Ma in Italia è lʼedicolaa dettare ancora legge»

La multimedialità adottata come strumento per arginare la debolezza del mercato editoriale

Anche i grandi quotidiani italiani sono consapevoli

del trend di trasformazione dei media, ma il panorama editoriale del nostro Paese risente anche di sue specificità e comunque rispon-de ai cambiamenti in atto a livello internazionale in maniera più lenta. Come fa notare Elisabetta Comini, senior research analyst del setto-re Telecom internet media di Idc Italia, “i nostri editori guardano al contesto in un’ottica più ampia, che si inscrive in un più generale cambiamento in atto nel mondo dei media; per loro la multimedialità è solo uno degli strumenti che hanno a disposizione per fare fronte alla debolezza intrinseca del mercato editoriale italiano”.

Una debolezza il cui segno sono gli abbonamenti ancora scarsi rispetto alla media europea e americana, con vendite che an-cora dipendono moltissimo dalla tradizionale edicola (che invece comincia a sparire in alcune città degli Stati Uniti) e un forte dominio della televisione.

La risposta a questi fattori è sotto gli occhi di tutti: negli ultimi anni gli editori hanno proposto sempre più prodotti collaterali, come corsi di lingua, libri e fu-metti, si sono lanciati in avventure di free press, modificano la loro ve-ste grafica modificando i formati o adottando un aspetto full color per venire incontro alle richieste della pubblicità.

“Il potenziamento del sito In-ternet e la proposta di contenuti

multimediali è anche una risposta. Ma, appunto, solo una delle varie che vengono adottate”, dice la Comini.

Anche perché gli editori oscillano ancora tra una visione di Internet come “minaccia che può cannibalizzare la vendita del giornale” e quella di “opportunità capace di creare valore aggiunto”: la Rete permette infatti di raggiun-gere i lettori e informarli in ogni momento della giornata, non solo in quelli tradizionalmente riservati

alla fruizione del giornale stampato, ovvero la mattina o la tarda sera.

“Tutte le ricerche più recenti dimostrano che gli utenti hanno sete di informazioni costante-mente aggiornate e le cercano online - dice l’analista -. I siti dei grandi quotidiani italiani sono un sicuro esempio di successo”. Questi cambiamenti cominciano ad avere delle ripercussioni anche a livello organizzativo all’interno delle redazioni: “Non possiamo ancora parlare di integrazione tra

redazione della carta e online come in America”, sottolinea la Comini, “ma senz’altro i redattori del sito non occupano più una posizione marginale e si cerca un coordina-mento tra chi scrive per il giornale e chi crea contenuti per l’online”. Il processo di avvicinamento tra le due redazioni è lento, ma in atto. Il cambiamento, naturalmente, è anche culturale, nonché tecnolo-gico.

I siti dei principali quotidiani italiani si sono enormemente ar-ricchiti di video e media center, consapevoli che i filmati sono trainanti nell’attrarre sia il pub-blico che la pubblicità. I sistemi di content management devono supportare informazioni video e questo significa investimenti in tecnologie, cambiamenti organiz-zativi e di mentalità: “Il giornalista dovrà abituarsi a creare contenuti non solo scrivendo”.

I reporter americani sono ormai avvezzi all’uso degli strumenti hite-ch nel mestiere di giornalista, quelli italiani molto meno. “Ma i nostri editori stanno cercando di colmare il gap e spesso vanno negli Stati Uniti per capire il trend e studiare i cambiamenti in atto”.

Anche perché i giovani di oggi sono i lettori di domani e per sod-disfare le loro esigenze occorre proporre contenuti multimediali e accogliere i contributi creati dall’utente stesso, che sono la vera nuova frontiera dell’infor-mazione.

P.L.

«I redattori del sito non occupano più ruoli marginali e si tende a coordinare chi scrive per il giornale e per l’edizione web»

L’intervista. Elisabetta Comini (Idc): verso l’integrazione fra carta e online

I blog, che consentono di presentare online le proprie idee, oggi usando

anche la versione 2.0 della piattaforma WordPress, è uno dei temi approfonditi dal-l’autore. Nella prima parte si descrivono le modalità per acquisire un dominio Internet e un database, utili alla costruzione del blog. Banfi esplora da esperto le varie modalità: scrivere ar-

ticoli, aggiungere pagine di presentazione, controllare e gestire i commenti e gli utenti, aggiungere link o immagini. Un capitolo è riservato alle elaborazioni dell’interfaccia grafica per personalizzare il vostro blog.

Il mio blogDI DARIO BANFI72 PAGINE, 6,50 EUROAPOGEO

Wikipedia, l’enciclopedia online a cui tutti possono accedere e colla-

borare liberamente, è diventata la metafora di un nuovo modo di concepire l’economia e il business: la wikinomics. È il mondo in cui milioni di persone interconnesse tramite

e-mail, blog, network, community e chat usa-no Internet come la pri-ma piattaforma globale di scambio. È il luogo in cui consumatori, la-voratori, fornitori, bu-siness partner e anche concorrenti sfruttano la tecnologia per innova-re. Con esempi vividi e

coinvolgenti, il libro spiega i fondamentali cambiamenti avvenuti nella tecnologia, nella demografia e nel business.

WikinomicsLa collaborazione di massa che sta cambiando il mondoDI DON TAPSCOTT E ANTHONY D.WILLIAMS377 PAGINE, 17 EUROETAS

È un saggio anglosassone, compren-sibile, appassionante e farcito di

prove ed esempi. Il professor Jenkins si immerge nella cultu-ra popolare del nostro tempo, fotografa il cambiamento delle nuove tecnologie, ci mostra un reportage su coloro che usano i mezzi di comuni-cazione. Questo libro

va alla radice di molti equivoci, osservando tutto da una nuova prospettiva. Wu Ming nella prefazione dice: ”Come per magia, nelle pagine di questo libro ogni oscurità concettuale si fa cristallina”.

Cultura ConvergenteDI HENRY JENKINS416 PAGINE, 22 EUROAPOGEO