I QUADERNI DEL GENTILE / 8 Collana di documentazione e saggi … · Premio nazionale Gentile da...

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I QUADERNI DEL GENTILE / 8 Collana di documentazione e saggi diretta da Galliano Crinella

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I QUADERNI DEL GENTILE / 8

Collana di documentazione e saggi diretta da

Galliano Crinella

In copertina: Giorgio Cutini, La baronessa, 2003

Premio nazionale Gentile da Fabriano

Giorgio CutiniCiò che si rivelaOpere fotografiche 1972 - 2010

Giorgio CutiniCiò che si rivelaOpere fotografiche 1972 - 2010

Fabriano, Museo della Carta e della filigrana9 Ottobre - 7 Novembre 2010

A cura di Galliano Crinella e Gilberto Marconi

In collaborazione con il Museo della Carta e della filigrana e con il patrocinio del Comune di Fabriano - Assessorato al Turismo

© 2010 Premio nazionale Gentile da Fabriano60044 Fabriano

Tutti i diritti riservati.

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“Ho rispetto per la fotografia docu-mentaristica, di narrazione, sociale o direportage, ma mi dissocio da essa. Iocerco di lavorare nell’oscurità, attraversola luce e sono particolarmente interessa-to al nulla, al vuoto che è contrario delpieno. Sono personalmente attratto dauna fotografia ‘di ricerca’, del pensiero,del sentimento e della poesia. Le mie im-magini non vogliono essere documentoma invenzione, o meglio, espressione dimie emozioni comunque sempre positi-ve”. Così afferma Giorgio Cutini nell’in-tervista condotta da Enzo Carli e pubbli-cata in appendice a G. Cutini, Immaginidall’interno. Fotografie, con un testo cri-tico di Jean Claude Lemagny (Ancona2009; è il Catalogo della mostra tenutasia Fermo nel maggio - luglio 2009). Vi silegge ancora: “Ciò che più conta non èla realtà fissata nella fotografia ma l’emo-zione suscitata, la capacità di impadro-nirsi di un aspetto poetico, immaginario,di recuperare un frammento di tempo esintetizzare tutto ciò nell’immagine.Nell’arte in cui viene usata la tecnologia- ci sovviene qui l’ormai classico L’operad’arte nell’epoca della sua riproducibilitàtecnica di Walter Benjamin - ‘artista’ ècolui che riesce ad utilizzare l’essenzadella tecnica e le sue trasformazioni perpersonalizzare ed esaltare il suo pensieroe la qualità della propria immagine”.

È dunque Cutini stesso ad indicarela direzione di senso, l’ispirazione delsuo ormai decennale impegno artistico.Che non potranno così non orientarechi voglia tentare una pur sintetica rico-gnizione critica. E allora, tenendo contodel contesto così chiaramente delineato,

intendo sottolineare alcuni elementi edaspetti per un’ipotesi ermeneutica a par-tire dalle opere fotografiche contenutenel Catalogo ed esposte nella mostra, ri-ferite ad un arco di tempo quasi quaran-tennale, 1972 - 2010.

In un testo fondamentale della filoso-fia del novecento, Geist der Utopie, ErnstBloch elabora il concetto, suggestivo e si-gnificante, di Vorschein, o del pre-appari-re. È il modo d’essere che risveglia la co-scienza utopica, la tensione verso il non-ancora. I contenuti dell’opera d’arte, nelloro pre-apparire, darebbero la figurazio-ne di un compimento potenziale che sti-mola l‘immaginazione e la creatività. Le-gato al pre-apparire è il tema del fram-mento. Il pre-apparire, anzi, si configuraesso stesso come frammento. Il fram-mento è ciò che lascia trasparire la realtàcon le sue rotture e i suoi salti. Nel pre-apparire e nel frammento albeggia l’indi-cazione di un senso ancora in parte cela-to, che si ri-vela, nel senso di togliere ilvelo e di rimetterlo: un apparire e un na-scondersi. È l’inquieto apparire di ciòche sfugge alla razionalità. I significatipiù veri dell’arte, compresa quella foto-grafica, si presenterebbero dunque comeframmenti, come tracce.

E qui un po’ di filologia può esserci diaiuto. La lingua latina, afferma RolandBarthes, ‘dice’ il termine fotografia in unaforma quanto mai esplicativa: “imago lu-cis opera expressa”. L’identità della foto-grafia risiede nell’essere immagine rivela-ta, “tirata fuori”, allestita, spremutadall’azione della luce. E se la fotografia

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appartenesse ad un mondo sensibile allepotenzialità del mito, sostiene ancora ilsemiologo francese, essa sicuramente siesalterebbe nell’interpretazione della ric-chezza e della polisemia dei simboli.

Torna in mente quanto affermava PaulKlee nel suo volume Confessione creatrice:“L’arte non ripete cose visibili, ma rendevisibile”. È un’espressione che si fa benintendere: se l’arte si limita a riprodurreciò che tutti possono facilmente vedere,essa non è arte. È tale solo quando tra-scende il reale, le sue linee e i suoi tratti,libera dal dominio del materiale e del fisi-co. In Cutini vedo ricorrente questoaspetto in una ricerca di tutto ciò che sicolloca oltre la superficie e il registro og-gettivo dell’immagine. Come una presen-za che afferma l’assenza ed un’assenza cheafferma la presenza. “Distanza nella vici-nanza, assenza nella presenza, immagina-rio nel reale: ciò conferisce alla foto la suaaura”, così si esprime Benjamin nell’operaricordata sopra. In modo ancor più sinte-tico, potremmo definire la fotografia‘traccia di un’assenza’, prima che rappre-sentazione e segno di una presenza, comedistanza posta ed abolita ad un tempo.

È ancora Benjamin a sottolineare unaspetto che a me sembra fecondo: “Latecnica che è alla base del lavoro fotogra-fico permette di conferire ai suoi ‘prodot-ti’ un valore magico che la pittura per noinon possiede più”. Il rapporto tra foto-grafia e pittura è, peraltro, un tema che ciaiuta a far luce sullo stesso lavoro fotogra-fico di Cutini. Credo che la fotografia siatutt’altra cosa rispetto alla pittura. Lo stes-so Barthes ne fissa, direi perentoriamente,la differenza: “La pittura costruisce, la fo-tografia rivela”. La pittura ha come obiet-

tivo l’oggetto, dà l’immagine dell’oggetto,e per poter far questo ha bisogno del co-lore. Gli oggetti sono colorati e non si dàun’efficace sensazione visiva in assenza dicolore. La fotografia, invece, non miraall’oggetto ma al gesto che dà forma e fi-gura, che dà posizione all’oggetto, al gestoche traccia lo spazio dell’oggetto. La pit-tura, anche quando si astrae dalla realtà, èconcreta e reale, in quanto è legata almondo, ai colori del mondo, e, pur quan-do li nega, li presuppone. Al contrario, lafotografia, per sua stessa natura, è astratta,irreale, perché anche quando riprende uo-mini e cose ha di mira non l’orizzontemondano bensì il gesto che lo di-segna eche dà figura e forma. E tale gesto, che di-segna l’orizzonte del mondo, il modo cheha l’uomo di guardare il mondo (LuigiGhirri), si cela nelle figure e nell’orizzonteche traccia. Alla fotografia il compito disorprendere questo gesto nell’atto in cuiesso si nasconde per portarlo alla luce, ri-velarlo e farlo apparire.

La ricchezza e la forza dell’arte foto-grafica, direi anche la sua complessità,sono una delle ragioni cruciali del ruolocentrale che le immagini possiedono nel-le odierne dinamiche culturali e comuni-cative. Un acuto studioso (cfr. DiegoMormorio, Meditazione e fotografia. Ve-dendo e ascoltando passare l’attimo, Con-trasto, Roma 2008) ha sostenuto un’ulte-riore ragione del fenomeno: “I nostri oc-chi e la nostra mente vedono in manierastraordinariamente complessa, mentre lamacchina fotografica vede in manieramolto elementare. Per questa ragione,mentre abbiamo difficoltà a memorizza-re ciò che gli occhi e la nostra mentehanno scandagliato, non abbiamo diffi-coltà a ricordare la staticità fissata in una

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fotografia”. Ma la fotografia rende possi-bile una rappresentazione dell’essere inuna pluralità di forme e di figure, e talerappresentazione può realizzare unoscarto rispetto al dato, divenire il tramitemediante il quale l’essenza della cosapuò venire parzialmente alla luce.

Dunque un arricchimento e un accre-scimento della realtà. Quando è autenti-ca ricerca artistica, la fotografia non mi-ra a replicare semplicemente il mondo,ma piuttosto a svelarlo, a mostrarlo sottouna nuova luce. Ecco allora che la cono-scenza per immagini, lungi dall’essereuna prospettiva ed un’attività marginaledel pensiero potrebbe rivelarsi un im-portante terreno da arare. Ne consegueche la questione delle immagini imponedi riconsiderare l’essenza stessa dei pro-cessi cognitivi e di ipotizzare l’esistenzadi un pensiero figurativo e di un imma-ginario simbolico dotati di valore seman-tico e concettuale.

Acquisisce così rilevanza anche il te-ma dell’errore, della fotografia per difet-to, che è presente nella serie Fotogram-ma recuperato e in altre opere di Cutini.Al tema dedica uno studio interessanteClément Chéroux (Fautographie. Petitehistoire de l’erreur photographique, tr. it.,L’errore fotografico. Una breve storia, Ei-naudi, Torino 2009). Potremmo ricordare,con Chéroux, Gaston Bachelard e La for-mazione dello spirito scientifico, il volumein cui l’epistemologo francese sostienel’utilità dell’errore quale prezioso indica-tore dei processi in atto nell’esperienza co-noscitiva. Ma ciò si verifica anche in ambi-to fotografico, anche qui l’errore può ma-nifestare il suo valore creativo ed esserestrumento di conoscenza.

Si ritiene oggi che proprio attraversole ombre, gli scatti errati, i suoi lapsused effetti perversi, la fotografia si sveli esi lasci meglio analizzare ed interpreta-re. Intanto un altro elemento, collegatocon l’errore fotografico, ci sembra deb-ba essere sottolineato, ed anche questomolto caratteristico del lavoro di Cuti-ni: la ricerca e la sperimentazione costi-tuiscono un aspetto estremamente posi-tivo per la fotografia d’arte, ne sono an-zi la sua stessa salvezza. “Colui che spe-rimenta - scrive Chéroux - non ha ideeprecostituite. Non crede che la fotogra-fia sia la ripetizione e la trascrizioneesatta della vita ordinaria. Non pensache gli errori fotografici debbano essereevitati”. Della fecondità dell’errore fo-tografico era convinto sostenitore il pit-tore e fotografo ungherese Làszlò Mo-holy-Nagy, che nel 1932 scriveva: “Levirtualità inattese del procedimento fo-tografico ci furono molto spesso rivelatedai risultati accidentali della fotografiaamatoriale”. È un argomento avvertitoanche da Ugo Mulas. Nella serie di Ve-rifiche, interrogandosi sugli elementi co-stitutivi e il valore della fotografia, Mu-las riflette a fondo sul problema. Comepure Man Ray, che in sinergia con leproblematiche del movimento surreali-sta, giungerà a sottolineare la feconditàdegli incidenti, del caso, delle fotografiea rovescio, e vi vedrà la possibilità dinuove scoperte, di originali forme rap-presentative. “L’errore fortuito permet-te di s-coprire il reale, ovvero di solleva-re per un istante il velo che ne offuscal’apparenza. Errare in fotografia è esse-re disposti ad accogliere gli incidenticome piccoli miracoli laici, delle vere eproprie epifanie fotografiche” (L’errore

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fotografico, cit.). Potremmo dire, in so-stanza, che ad ogni errore dei sensi corri-spondono illuminanti ‘fiori’ della ragione.

Tra gli scritti critici sull’opera di Cu-tini mi piace richiamare in questa sedeuna lucida pagina di Bruno Cantarini(Punti di fuga. Per l’oltre. Opuscolo dellaMostra di fotografie, Fano, febbraio2008) in cui si legge: “Anche quando lafoto sembra afferrare un pezzo di realtà,ecco che questa trova il suo punto di fu-ga, si decompone, si deforma, prendevelocità, si dilata in rapide discese, cercabuchi nel vento, emana vibrazioni musi-cali o apre fughe nel tempo, frammentidi memoria, il già e non ancora”. Ci soc-corre qui il grande Eugenio Montale:

“O mio tronco che additi, / in questaebrietudine tarda, / ogni rinato aspetto coigermogli fioriti / sulle tue mani, guarda: /sotto l’azzurro fitto / del cielo qualche uccel-lo di mare se ne va; / né sosta mai: perchétutte le immagini portano scritto: / più inlà!” (Maestrale). “Un rovello è di qua dell’er-to muro. / Se procedi t’imbatti / tu forse nelfantasma che ti salva: / si compongono qui lestorie, gli atti / scancellati pel gioco del futu-ro. / Cerca una maglia rotta nella rete / checi stringe, tu balza fuori, fuggi!” (In limine).

Non si può allora rimanere al di quadel muro dell’immagine, bisogna andareoltre. E con il cuore aperto all‘infinito,Cutini raccomanda: “non frenare”.

Recentemente Goffredo Fofi (Cerca-no il vero, in F. Scarabicchi - G. Cutini,Frammenti dei dodici mesi, Brescia 2010)si sofferma sulla stessa ipotesi: “Certa-mente le foto di Cutini rubano da luoghireali la loro capacità di allargarsi alle di-

mensioni più ampie, di parlare per altrenature, altre luci, altre penombre, altreombre. Perseguono il senso e si ostinanonel guardare e scrutare, per interpretaree capire. Cercano il vero, ‘la verità invisi-bile del mondo’, in ciò che non sta fer-mo e continua. Che il verso e l’immaginepossono, sia pur fuggevolmente, pene-trare”. Mi sembra che Fofi colga nel se-gno. È lo stesso Cutini, infatti, ad affer-mare: “Sono propenso a fotografare leombre, l’oscurità, dove però anche la lu-ce ha il suo ruolo e consente di definire isegni, i corpi delle cose e rendere ‘giu-sta’ l’immagine”. E ancora: “Le mie im-magini sono pensate e nascono dall’in-terno della mente. Uso a pretesto la real-tà, cerco di trasformarla con un’emozio-ne, un sogno, un sentimento, perché èquello il mondo folle, poetico che vedo”.Un modo di ‘fare fotografia’ per il qualeR. Barthes, in più occasioni mostrò inte-resse e apprezzamento.

La fotografia è l’arte che rende pos-sibile “l’illusione della realtà” (France-sca Alinovi). Essa possiede una doppianatura, quella di essere, ad un tempo,strumento preciso e in grado di coglierepienamente il reale, come può fare lascienza, ma anche inesatto e indefinitocome l’arte. Già H.P. Robinson, nel lon-tano 1884, scriveva: “Una delle maggio-ri ispirazioni della mia vita è stata quellaper cui la fotografia potrebbe esserenon solo una registrazione prosaica difatti comuni, ma soprattutto lo strumen-to ideale attraverso cui potessero venirelegittimamente incarnati fatti apparte-nenti all’immaginazione e alla fantasia,le armi segrete dell’arte viva”. Perchénon può essere che così: la foto artistica

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deve nascere prima nella mente e nellaimmaginazione del fotografo e poi trova-re applicazione nella realtà, contraria-mente a quanto avviene nel normaleprocedimento fotografico. È dalla natu-ralità trascendentale dell’immagine chepuò nascere un’insolita sintesi di verità efinzione. I rapporti segreti delle cosepossono essere rivelati, seppur parzial-mente, se vi è un trascendimento, unatensione ad oltrepassare, a cogliere l’ul-teriore, la sproporzione tra il già e il non- ancora. D’altro canto, è la condizionestessa dell’uomo a richiedere quest’aper-tura di senso, il tendere a qualcosa che alui manca e di cui ha ‘fame’. Manca al-l’uomo l’illuminazione piena del propriopresente, il raggiungimento totale dellapropria identità (E. Bloch). Per questoegli è indigente, ha ‘fame’ di qualcosache gli sfugge e lo attira costantemente,senza che lo possa determinare con pre-cisione, proprio perché non ne ha maifatto esperienza. La natura stessa dell’uo-mo si presenta come un insieme di impul-si e di bisogni, di desiderio e di appaga-mento che spinge verso il non - ancora.

È esistita, a giudizio di Jean ClaudeLemagny, una fotografia “idealistica”, si-cura di sé, convinta di poter penetrare leverità del reale con la forza della sua vi-sione, perfettamente incarnata nella poe-tica dell’’istante decisivo’ di Henry Car-tier - Bresson. Ma a questo modello sene contrappone un altro, il modello diuna fotografia meno sicura di sé, che siaccontenta della sua impotenza ad espri-mere qualunque cosa e che riconosce co-me proprii l’incompiuto, l’indistinto dicui consta il tessuto reale del nostro mo-do di guardare. Alle fotografie chiusesuccedono fotografie aperte a tutti i si-

gnificati possibili, compreso quello dinon averne (cfr. R. Signorini, Arte del fo-tografico, Pistoia 2001).

È opportuno citare, a questo propo-sito, la scrittrice e regista statunitense,Susan Sontag (cfr. Sulla fotografia. Realtàe immagine nella nostra società, Torino1978), secondo cui la fotografia ha lastraordinaria facoltà di rivelare (laddovela pittura può soltanto costruire). A suogiudizio, l’intero visibile, nel tempo dellariproducibilità tecnica, rende possibileuna raffigurazione come punctum dell’in-visibile, come impronta, calco di un tra-scendimento non contenibile nella misuraumana del linguaggio e del sapere.

Nelle sperimentazioni di Cutini, inmolte delle sue opere fotografiche, ritro-vo anche la ricerca di una singolare pro-spettiva, direi un valore al quale ha dedi-cato pagine molto belle, ricche di acumeletterario, Italo Calvino nel postumo Le-zioni americane. Sei proposte per il nuovomillennio (Mondadori, Milano, 1993): èil valore della leggerezza. Avverto un le-game con il tema calviniano della legge-rezza dal momento che talune opere delchirurgo - fotografo appaiono veramentecome una sorta di carezza sul mondo.“Togliere peso” alla realtà e rendere piùleggera la propria visione del mondo:questo obiettivo è presente anche nelleinnovazioni fotografiche di Cutini.La leggerezza è un valore positivo - perCalvino la proposta forse più significativaper il nuovo millennio - che nasce dallasensibilità umana delle sue immagini eche si erge quasi a barriera di fronte allapesantezza, all’inerzia, alla pietrificazionedei luoghi e delle persone, all’opacità delmondo. Calvino ricorda Milan Kundera,

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per il quale L’insostenibile leggerezzadell’essere - titolo del romanzo-capolavo-ro dello scrittore ceko - è un’amara con-statazione dell’ineluttabile pesantezza delvivere. “Il romanzo di Kundera - scrive -mostra come nella vita tutto quello chescegliamo e apprezziamo come leggeronon tarda a rivelare il proprio peso inso-stenibile”. Gli fanno eco, dal versante fi-losofico, Herbert Marcuse e Max Hor-kheimer con la teoria della “controfinalitàdella ragione” o dell’“eterogenesi dei fi-ni”: ciò che era stato pensato come positi-vo e liberatorio, alla prova dei fatti si rive-la ideologico, oppressivo e funzionale alpotere, e porta ad esiti diametralmenteopposti a quelli desiderati.

Possiamo riprendere, ampliando l’ar-gomentare calviniano, due momenti as-sai diversi e distanti che segnano questodato della leggerezza. Da un lato, la pri-ma grande poesia, il De rerum natura diLucrezio, in cui sembra emergere la ri-cerca della leggerezza come reazione alpeso del vivere. Lì la conoscenza delmondo “diventa dissoluzione della com-pattezza, percezione di ciò che è infinita-mente minuto, mobile e leggero. Lucre-zio vuole scrivere il poema della materia,ma ci avverte subito che la vera realtà diquesta materia è fatta di corpuscoli invi-sibili e che il vuoto è altrettanto concre-to che i corpi solidi”. Così, commentaCalvino, “la poesia dell’invisibile, comela poesia del nulla, nasce da un poetache non ha dubbi sulla fisicità del mon-do. Se volessi scegliere un simbolo augu-rale per l’affacciarsi del nuovo millenniosceglierei questo: l’agile salto improvvisodel poeta - filosofo che si solleva sullapesantezza del mondo, dimostrando chela sua gravità contiene il segreto della

leggerezza, mentre quella che molti cre-dono essere la vitalità dei tempi, rumo-rosa, aggressiva, scalpitante e rombante,appartiene al regno della morte, comeun cimitero d’automobili arrugginite”.

Chi non ricorda, a tal punto, Giaco-mo Leopardi, che nel suo continuo inter-rogarsi sull’insostenibile peso del vivere,attribuisce alla felicità irrag giun gibile im-magini di leggerezza: gli uccelli, la vocefemminile, la trasparenza dell’aria e so-prattutto la luna; “quella luna che sem-pre, nel linguaggio dei poeti, ha avuto ilpotere di comunicare una sensazione dilevità, di sospensione, di silenzioso e cal-mo incantesimo”.

Dall’altro lato, anche nella scienza visono visioni e teorie in cui ogni pesan-tezza è, per così dire, dissolta. Il mondosembra reggersi su entità sottilissime, imessaggi del Dna, gli impulsi dei neuro-ni, i quarks. La stessa tecnologia infor-matica mostra che “la seconda rivoluzio-ne industriale non si presenta, come laprima, con immagini schiaccianti, qualipresse di laminatoi o colate d’acciaio,ma come i bits di un flusso d’informazio-ne che corre sui circuiti sotto formad’impulsi elettronici. Le macchine di fer-ro ci sono sempre, ma obbediscono aibits senza peso”.

Vi sono, infine, un riferimento edun’appartenenza, che devono essere mes-si in conto, e che lo stesso Cutini richiamain più occasioni. Sono contenuti in un te-sto interessante, pur se breve, che si inti-tola significativamente: Passaggio di fron-tiera, il Manifesto dei fotografi del “Cen-tro Studi Marche di Senigallia”. Ne furo-no firmatari: Gianni Berengo Gardin, En-zo Carli, Giorgio Cutini, Luigi Erba, Fer-ruccio Ferroni, Mario Giacomelli, Paolo

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Mengucci, Aristide Salvalai, FrancescoSartini, Sofio Valenti. Il Manifesto fu re-datto e pubblicato, con una introduzio-ne di J.C. Lemagny, in occasione dellastorica Mostra degli stessi fotografi tenu-tasi a Senigallia nel luglio - agosto 1995.“Siamo impegnati - vi si legge - in unprogetto di fotografia globale, tra realtà,astrazione e concetto. Siamo per la foto-grafia che nasce dalle emozioni e dall’in-telletto, come un grido di risoluzione al-la vita, espressione latente di un’ideache, nella forma e nel contenuto, è svin-colata dagli obblighi del percorso dellarappresentazione figurativa”. L’esperien-za artistica di Cutini vive pienamente en-tro questa prospettiva, direi che se ne fainterprete in forme originali ed innovati-ve. Egli mostra fortemente, nella sua co-stante opera di sperimentazione e di ri-cerca, l’esigenza di trasfigurare la realtà edi proporre nuove identità visive, imma-gini che riflettano la sua fine percezionedel reale, l’afflato interiore e la ricchezzadi umanità che ne contraddistinguono itratti e la personalità.

Lemagny, nel testo introduttivo, rico-nosce le potenzialità, insieme con le in-novazioni artistiche del movimento chevedeva in Mario Giacomelli la punta didiamante, ed afferma: “Tra le avanguar-die fotografiche sono in atto interessantiricerche per conferire alle immagininuovi significati spazio-temporali o cherecuperano alla fotografia una decisaprogettualità. Sono segnali legati alla di-namica culturale delle profonde muta-zioni, sostenute da un nuovo sapere cri-tico e da impegni di conoscenza chedebbono far riflettere sul destino dei si-stemi figurativi. Questa corrente inarre-stabile di immagini della civiltà interiore

sta segnando il passaggio di frontiera del-la nuova fotografia ed è ormai parte inte-grante della storia della nuova visione”.

Una delle influenze più presenti nellaricerca fotografica di Cutini, come eglistesso riconosce, è senza alcun dubbiol’opera fotografica di quel particolarissi-mo artista che risponde al nome di UgoMulas. Mulas prende le distanze dall’as-sunto bressoniano del “momento decisi-vo”, ritenendo che ogni attimo sia in séirripetibile e quindi decisivo per la ‘pre-sa’ fotografica. “Davanti alla fotografia -scriveva - ci si trova spesso come di frontead un pensiero senza linguaggio, ine-spresso; si possono avanzare mille suppo-sizioni, ma non si è sicuri di centrarequella giusta; tuttavia, anche usando leparole, l’immagine del pensiero può solotrasparire, o mostrarsi nella sua medesi-mezza”. L’ultima fase della sua esperienzaartistica appare come la più originale e locolloca entro la migliore espressionedell’arte concettuale. Mulas abbandona ilrealismo e la rappresentazione della realtàe si dedica, attraverso le ben note Verifi-che, ad uno straordinario lavoro di rifles-sione critica sulla fotografia, e ancor dipiù a trasformare i propri interrogativisulla natura e i processi tecnici di questain veri prodotti artistici, tra cui appaionosignificativi gli omaggi a Niepce e Du-champ. Nelle Verifiche ogni elementofondamentale della pratica fotograficaviene messo a fuoco con acutezza intel-lettuale: il tempo, lo spazio, l’autoritrat-to. Ne emerge la ricerca di una dimen-sione anti-oggettuale, per dare maggiorerisalto alle componenti analitiche e auto-riflessive, estetico-filosofiche e poetiche.Si tende a liberare la ricerca artistica dal

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rispecchiamento dell’oggetto e a porre inprimo piano il pensiero, il concetto,l’astrazione. È una finalizzazione che sem-bra caratterizzare molte serie fotografichecutiniane, che si collocano così entro laprospettiva teorica dell’arte concettuale.

L’opera di Cutini non ha le venaturepessimistiche, il realismo talvolta dram-matico di quel grande artista che è statoMario Giacomelli. Il suo atteggiamentoe le sue opere appaiono più positivi,aperti alla dimensione del futuro e dellasperanza. Nonostante ciò vi sono alcuneannotazioni biografiche del maestro se-nigalliese in cui mi pare si possa ricono-scere il lavoro creativo di Giorgio: “Ilfatto che uno strumento meccanico siaguidato dall’uomo, come del resto avvie-ne per il pennello e lo scalpello o per ilbulino delle tecniche incisorie, non cam-bia la natura del discorso, perché io pen-so sia la gioia di imprigionare l’attimofuggente e di riproporlo con uguale fre-schezza. Al limite, confesso che potreianche non scattare foto, non spingere

quel minuscolo bottone per imprigiona-re sulla carta sensibile un’immagine. Lofaccio perché voglio dare anche agli altrila stessa sensazione di bellezza o di com-mozione che io stesso ho provato. Mi so-no accorto, attraverso tutte le mie espe-rienze, che nei miei lavori alla fine ho so-lo rappresentato me stesso, con i miei di-fetti, le mie illusioni, le mie speranze e lemie sconfitte. E questo non è di consola-zione, perché invece vorrei rappresenta-re la vita. Ma a pensarci bene, forse l’hofatto e lo sto facendo”. Cutini ha cercatodi trasformare l’apparecchio fotograficoin un occhio meditativo, in un amplia-mento dell’organo della vista, quell’oc-chio che nell’antichità era considerato ilcentro dell’uomo. Così ha potuto svilup-pare una straordinaria poesia dellosguardo, un “eroismo” della visione eduna figurazione dell’invisibile, prerogati-ve alle quali vanno riportate immaginiche sembrano scritte con la luce e chesono, al tempo stesso, specchio privile-giato delle sue sperimentazioni e del suomondo interiore.

* Università degli Studi di Urbino “Carlo Bo”

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“Tu mi hai mentito, Wang-Fo, vecchioimpostore: il mondo non è che un cumulo dimacchie confuse, proiettate sul vuoto da unpittore folle, e continuamente cancellate dal-le nostre lacrime”.

Marguerite Yourcenar Novelle orientali

La verità sembra impossibile trovarla,perché è sempre presente di fronte a noie mentre noi elaboriamo la realtà la-sciando le immagini fissarsi sulla retina,in un tempo infinitamente piccolo ciconvinciamo che il mare di fronte a noisia solo mare, la via solo una via, la piog-gia solo pioggia e i dettagli dell’alta defi-nizione raggiunti dal nostro cervello cene danno continuamente conferma. Maquanto lavoro c’è per arrivare a vedere ladrammatica concretezza quotidiana?Quanto è artefatta la nostra visione chechiamiamo con il nome rassicurante di“realtà”. Potremmo farci aiutare dallatecnologia, che immaginiamo libera daqualunque pre-concetto e da qualsiasivissuto carico di archetipi ed esperienza,ma se penso che la macchina fotograficanon possa, o non debba, offrirci altroche un’immagine speculare del reale(quasi fosse un suo dovere), dovrei pen-sare che il computer non possa o nondebba fare altro che calcoli.

Io credo, invece, che la fotografia siauno spazio dove la realtà è liberata daogni costruzione solamente egocentricae individuale, dando a volte la spiacevolesensazione che attorno a noi vibri il caosper proteggerci dalla tragica pressioneche il vuoto e l’inerzia esercita su tutto,

con l’intenzione di riportare le cose allaloro origine, il nulla. In effetti è così, eGiorgio Cutini ce lo racconta attraversole sue immagini. Nella realtà che ognigiorno ci creiamo attorno, le fotografiedi Giorgio vivono senza alcuna elabora-zione, nessun rito purificatore in cameraoscura. La loro materia non è levigata nélimpida, solo il bianco e nero intervienea filtrare la realtà. Questi attimi liberatiraccontano liricamente la loro tentata re-lazione tra quello che si muove fuori edentro di loro, dialogano con noi ad unlivello superiore al corruttibile intelletto,creando un meccanismo linguistico cherisveglia la nostra sensibilità e ci permet-te di incontrare l’autore in uno spazioche ha la forma delle sue idee, del suodesiderio interiore.

L’immagine del mondo e di noi stessi èun processo e in certi casi il mosso, il rav-vicinato, non permettono al processo diconcludersi per offrirci infinite possibilitàdi lettura, ma sempre ispirate dal dubbio,da quesiti che denudano chi si confrontacon l’opera di Giorgio Cutini. Il non con-cludere l’immagine, non definirla in con-venzioni ottiche, lasciarla trascorrere, ècome non dare un nome alle cose e lascia-re a loro la possibilità di sopravvivere a sestesse. In tante di queste immagini il mo-vimento è inarrestabile, si moltiplicanell’osservatore, diventa movimento an-che ciò che sembra arrestarsi, ma al con-trario innesca un divenire di senso e for-ma, che rende il soggetto solo un prete-sto. E la stessa fotografia diviene luogo inmovimento, e in cui muoversi, e la mac-china da oggetto inanimato e salvo da

Una possibilitàdi Simone Giacomelli *

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ogni desiderio e paura riceve dall’uomoartista la maledizione inquieta e insanabi-le del tutto umana, la possibilità di sba-gliare - è dall’errore che molte volte nascel’opera geniale! - di scegliere di rimanereabbagliata dalla luce che corre veloce enon fermarla del tutto, ma trattenerla unattimo, il tempo di una carezza, una scin-tilla d’amore che l’autore - forse - involon-tariamente trasmette al suo caro oggetto.

La visione di Cutini è un’astrazioneorganica, dove il tempo, lo spazio e ilsenso si distruggono e si ricostruisconocontinuamente, così da vanificare ogniinclusione nel tempo umano che bana-lizza tutto e copre la vita con un drappoche fa sembrare l’esistenza un “nulla”.La sua visione è coscienza, ovvero si po-ne tra conoscenza e reale-immaginario,dove la materia è solo densa informazio-ne e i muri, le luci, l’acqua, sono unapossibilità della coscienza, non una doci-le abitudine, non la realtà confezionatagiudicabile bella o brutta. Cutini non cioffre sicure categorie, ma ci guida all’in-terno della materia mostrandoci comeessa si manifesti in infiniti avatar, ovveroinfinite assunzioni di corpi fisici da partedella nostra interiorità, questo perché inverità la materia è composta e astratta.Un giorno ameremo l’astratto, perchécapiremo che l’universo è astratto.

In quanto artista, Cutini ci offre lapossibilità di intervenire nella sua realtà,di avere un ruolo, di far accadere ciò chelui ha creato, dato che l’opera d’arte, seriuscita, è anche una connessione, possi-bile perché noi e l’ambiente attorno(quindi spazio e tempo compresi) siamoun unico tutto; ecco l‘esorcismo controil timore del nulla, e tuttavia, propriograzie a queste fotografie, mi sono resoconto che il tutto e il nulla sono esatta-mente come la luce e l’ombra di questeimmagini, indivisibili e incomunicabili,in poche parole sono la vita, l’esperienzache si dibatte contro la dipendenza dalrisultato prevedibile dell’esistente, che ciostiniamo a fotografare, e proprio attra-verso quella macchina che registra il “ve-ro” gli artisti cercano l’invisibile, l’azionepoetica del reale.

È inutile dire che Cutini rientra traquegli autori che “poco hanno a che farecon la fotografia”, nel senso con cui PieroRacanicchi si rivolse a mio padre. A pro-posito, userei proprio le parole di mio pa-dre per definire cosa potrebbe essere lafotografia per il nostro medico/artista/fo-tografo: “La fotografia è una forza orga-nizzativa che tenta di tracciare il flussodel tempo e ridurre in un segno unicol’interpretazione di una realtà. Sono io elo spazio fluente”.

* Figlio di Mario, cura e gestisce l’Archivio “Mario Giacomelli” di Senigallia.

SIMONE GIACOMELLI

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Intrigano le immagini di Cutini chel’obiettivo rivolge verso se stesso, primache sull’oggetto da fotografare, per farcivedere il mondo che il cuore suo ha scan-dagliato; pertanto ogniqualvolta ne osser-viamo si ha la sensazione che gli affetti, leemozioni e i sogni che ciascuno si portaappresso si confrontino con quelli suoi, losguardo nostro con il suo: l’immagine è illuogo dell’incontro. Nello scatto del chi-rurgo di Jesi gli occhi trovano molto dachiedere, probabilmente perché, a suavolta, quelli del fotografo hanno avuto piùda domandare che da rubare alla natura oalle persone cui si sono rivolti. Le foto so-no divenute esse stesse luoghi dell’interro-gazione. Se dunque è possibile tentareuna risposta alla domanda circa la capaci-tà di cattura che le foto di Cutini esercita-no, questa va cercata nel senso d’incom-piuto che esprimono, e d’incompreso, perchi gli si pone dinanzi, che dalle immaginipromana. Tanto sapore di altro che resistealla ragione e alle sue categorizzazioni è lospessore della poesia, la capacità di colti-vare ancora la maraviglia e al contempotenersene a una distanza adeguata per me-glio vederla, goderla e ritrarla.

La capacità di abitare tanto vicino leemozioni e sufficientemente distante,pertiene alla magia dell’artista, rientranel mistero che vive con la naturalezzadel respirare e del camminare. Né gli sipuò chiedere spiegare oltre, a dispettodelle domande che le labbra di chi osser-va non riescono a contenere. Quali sto-rie fascinose, dal sapore antico quanto lagrana velata della foto, si raccontano gli

alberi quando le cime il vento accostaper affabulare sottovoce? Forse mento-vano, mestamente, il viaggio delle foglie:tinte di buio, non poche sono scese, lanotte ultima, per accrescere il numerodelle radici (Vertigine del movimento,1995). O quanto tempo d’attesa chiedeal fotografo un’opera d’arte per diveniretale, lorché la natura veste i panni dellamodernità seriale, e lui lì, pronto, con lamacchina, come nella foto di famigliadell’agrimensore il giorno del matrimo-nio della figlia in cui tutti i componenti,lentamente, si dispongono in ordine,aspetta si plachi il parlottare infastiditodei fenicotteri convocati da tanto intru-sa attenzione (Non ci sono confini nellaluce, 2005)?

O quali sono i confini dell’andare no-stro, degli affetti, e perfino della corporei-tà, continuamente convocati verso una ul-teriorità cui rinvia il tratto insoddisfacentedell’umano nostro vivere (Vertigine delmovimento, 1995; Donna che scende le sca-le, 2006; Alla viola, 2008)? O quali i per-corsi della luce e quelli del buio, che Gia-comelli aveva separato e indagato e oraCutini ha di nuovo mischiato, per allude-re, forse, a quanto poco districabile sia lacomplessità entro cui quotidianamente cidimeniamo ma dalla quale non possiamoné vogliamo fuggire (Vertigine del movi-mento, 1995; Il canto degli inermi, 2003;Suonata, 2006)? La fotografia di Cutini of-fre la voce alla cerca di un’utopia ancorapossibile, dentro la conflittualità di questanostra storia: le domande ne costituisconol’unica strada percorribile.

Le interrogazioni di Cutinidi Gilberto Marconi *

* Università degli Studi del Molise

Opere fotografiche

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Mistero della fede

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Mistero della fede

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Mistero della fede

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Fotogramma recuperato

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Vertigine del movimento

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La baronessa

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Apparenti incontaminazioni

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Cinetica dell’armonia

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Autoritratto

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Giorgio Cutini nasce a Perugia nel 1947.Svolge attività di chirurgo, specializzato nellenuove tecnologie: chirurgia laparoscopica e robo-tica. Si è inoltre dedicato alla fotografia scientificae alla realizzazione di filmati nell’ambito della suaattività chirurgica. Fondamentale per la sua for-mazione fotografica e artistica è stato l’incontrocon Ugo Mulas, momento in cui si è avvicinato almondo delle arti figurative collaborando alla pub-blicazione di numerose monografie, volumi, e ca-taloghi di autori contemporanei. Di questi contat-ti, avvenuti nel periodo della sua formazione eche lo hanno portato in prima istanza a diventareun collezionista e conoscitore dell’arte e degli ar-tisti contemporanei, sono rimaste tracce indelebi-li, contaminazioni, tutto un bagaglio di esperien-ze, ricordi, emozioni che è sfociato nella necessitàdi esprimersi in prima persona. Importante per lasua vicenda artistica è stata la frequentazione assi-dua, nell’ambito dello storico gruppo di fotografidel Centro Studi Marche, di Mario Giacomelli edEnzo Carli. Dal confronto, dal dialogo e dall’ami-cizia con questi personaggi sono state poste le ba-si e le premesse teoriche per il Manifesto “Passag-gio di Frontiera” (Gennaio 1995), che è stata unatappa decisiva per la ricerca svolta nell’ambitodella fotografia.

La ricerca fotografica di Cutini si inserisce pie-namente, come dichiarato nel Manifesto, comestrumento privilegiato con il quale soddisfare un bi-sogno di conoscenza interiore, libero di spaziare trarealtà, astrazione e concetto.

Il Manifesto venne presentato con una mostrain anteprima nell’aprile 1995, presso l’Associazio-ne culturale “Kn” di Ancona, di cui Giorgio Cuti-ni è stato tra gli organizzatori, successivamente aSenigallia con la presentazione di Jean Claude Le-magny (Luglio 1995). In Italia e all’estero Cutiniha partecipato a numerose esposizioni, sia perso-nali che collettive. Ha curato e pubblicato librid’arte e cartelle di incisioni e fotografie con artistie poeti contemporanei quali Alessandro Catà, Eu-genio De Signoribus, Francesco Scarabicchi, Bru-no Cantarini, Bruno Mangiaterra, Franca Manci-nelli, Umberto Piersanti, Giampiero Neri e MarioSantagostini. Nel 1993 pubblica per le edizioniQuattroventi di Urbino, il volume “Desiderio”,un’antologia di scritti e poesie di amici artisti in col-lezione. Nel 2002 è uscita, per la collana fotograficadell’editrice Gribaudo di Torino, una sua mongra-fia Vertigine del movimento a cura di Enzo Carli.

Nel 2007 è uscito per le edizioni della Mediateca diAncona: “Gli archivi della fotografia e dei quader-ni del Musinf”, il volume: I fotografi del manife-sto: Passaggio di frontiera, a cura di E. Carli eC.E. Bugatti. Nel Luglio 2007 è nel volume “Foto-grafie dell’arte nella Marche”, a cura di MarianoApa, per le edizioni del Comune di Loreto conpoeti e artisti di livello internazionale. Nell’Apriledel 2008 è uscito il volume monografico Memo-grafie ed altre storie, edito dalla edizioni Gribau-do con un saggio di Gabriele Perretta, scritto inoccasione di una sua personale a Roma.

Nel maggio 2009 esce il volume Immagini dal-l’interno, per le edizioni “Il lavoro editoriale”, inoccasione della mostra personale nel Palazzo deiPriori di Fermo. E’ del maggio 2010 la pubblicazio-ne di poesia e fotografia Frammenti dei dodici mesi,con il poeta F. Scarabicchi presentata da GoffredoFofi per le “edizioni dell’Obelisco” di Brescia.

Nel 2008 nel libro di Francesco Scarabicchi“L’attimo terrestre. Cronache di arte 1974-2006”,edito da “Affinità elettive”, gli è stato dedicato uncapitolo. Nel 2009 è citato nel libro di ArmandoGinesi, Cinquant’anni attorno all’arte dalla A alla Z,edito da “Affinità elettive”.

Nel Settembre 2008 ha vinto, per la fotografia,il Premio internazionale delle Arti e della Culturadel Circolo della Stampa di Milano, XX edizione.

Si sono interessati del suo lavoro tra gli altri:Umberto Piersanti, Gualtiero De Santi, MarianoApa, Enzo Carli, Armando Ginesi, Dario Evola, Al-berto Pellegrino, Massimo Renzi, Claudio D’Ange-lo, Enrico Carli, Fausto Paci, Gabriele Perretta,Francesco Scarabicchi, Lucilla Niccolini, Carlo E.Bugatti, Giancarlo Bassotti, Vincenzo Mirisola,Massimo Raffaeli, Bruno Cantarini, Donatella Lu-coni, Carlo Franza, Bruno Ceci, Lucio Martino,Claudia Marin, Giocondo Rongoni, Tullio Malve-stiti, E. De Signoribus, Jean Claude Lemagny, SaraMarilungo, Giancarlo Galeazzi, Alessia Barbieri,Enrico Capodaglio, Luciano Marucci, GoffredoFofi, Gilberto Marconi, Galliano Crinella, SimoneGiacomelli, Daniela Simoni, Edoardo Di Mauro.

Numerosi gli articoli sulle pagine culturalidella stampa nazionale e su riviste specializzatecome: “Progresso Fotografico”, “Resto del Carli-no”, “Corriere Adriatico”, “La Repubblica”, “Li-bero”. “Tutti fotografi”, “Gente di fotografia”,“Nostro Lunedì”, “Iconostasi”, “Segno”, “Arte ecritica”, “La Stampa”, “Juliet”, “Presenza”,“Marche Domani”.

Biografia

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Mostre personali

1992 Giugno - Ancona Pinacoteca Comunale“Desiderio” - Presentazione di M. Apae U. Piersanti, “Ritratto d’artista”.

1994 Marzo - Roma AOC F58 - “Causa ne-cessaria” - Presentazione Dario Evola.

1994 Agosto - Castelfidardo Galleria “Ima-go” (Centro fotografico sperimentale).

1995 Febbraio - Castel S. Giorgio (Salerno)- Rosamilia Gallery - PresentazioneEnzo Carli “Spazi della memoria”.

1996 Marzo - Urbino Galleria Casa Studio -Presentazione di Bruno Ceci - “Oltrela frontiera”.

2000-2001 Novembre / Gennaio - Amburgo - ESI- European Surgical Institute - “Sensodel Segno”.

2001 Settembre - Grosseto - Fortezza Medi-cea “Il senso del segno”.

2002 Marzo / Aprile - Ancona “Palazzo del-la Provincia” - Sala del Rettorato - Pre-sentazione di E. Carli e A. Ginesi - “Lavertigine del movimento”.

2002 Luglio - Arcevia Teatro - “La vertiginedel movimento”.

2005 Ottobre - Caserta, con Bruno Mangia-terra - a cura di Gabriele Perretta - “Ar-chitetture Dense”, Galleria Installart.

2006 Marzo / Aprile - Falconara (AN) - ConBruno Mangiaterra e Eugenio De Si-gnoribus - Natura delle cose - a cura diArmando Ginesi.

2006 Marzo - Edizione d’arte - Natura dellecose, “gf”, Urbino.

2006 Maggio / Giugno - Castell’Arquata (PC)- Antico Palazzo della Pretura - Mu-seum in Motion - D’ARS - Con BrunoMangiaterra e Lello Lopez - A cura diGabriele Perretta - “De installature”.

2007 Marzo - Ascoli Piceno Galleria “L’Idio-ma” - Presentazione di Enzo Carli -“Non ci sono confini nella luce”.

2007 Giugno - Civitanova Marche StudioLattanzi - Presentazione di ArmandoGinesi e Giancarlo Bassotti - “Ana-morfosi e Paradosso”.

2007 Ottobre - Civitanova Marche - Studio“gf” - Urbino “Charta Canta” - Mostradel libro ed edizioni d’arte.

2008 Febbraio - Fano Galleria ExhibitionArt - Presentazione del poeta BrunoCantarini Incontro musicale con Mar-co Poeta - “Punti di fuga. Per l’oltre”.

2008 Aprile - Roma - Spazio Monumentale diS. Salvatore in Lauro - Memografie e al-tre storie - Presentazione di GabrielePerretta.

2008-2009 Ottobre / Aprile - Firenze - Museo diPalazzo Borghese - “Complicati Uni-versi” - Presentazione di Carlo Franza.

2008 Novembre - Milano - Galleria (Creati-ve-Council) - “Passaggio delle Norme”presentazione di Carlo Franza.

2009 Marzo - San Benedetto del Tronto (AP)- Palazzina Azzurra - “La poetica delladurata” - presentazione di ArmandoGinesi.

2009 Maggio / Agosto - Fermo- Palazzo diPriori - “Immagini dall’interno” presen-tazione di Jean Claud Lemagny, EnzoCarli. Pubblicazione del catalogo Imma-gini dall’interno, Il lavoro editoriale.

2009 Novembre - Ascoli Piceno - Palazzodei Capitani - “Udir con gli occhi”presentata da Francesco Scarabicchi.

2010 Settembre - Torino - Fusion Art Galle-ry “Scarto Matto”, presentato da Edo-ardo Di Mauro.

Mostre collettive

1972 Settembre - Perugia - Palazzo dei Prio-ri - Vincitore del 1° premio.

1986 Ottobre - Loreto - Sala Antonio daSangallo - Presentazione di U. Piersan-ti - “Il mistero della fede”.

1994 Agosto - Senigallia - Centro studi Mar-che - Presentazione Enzo Carli - “Lafamiglia”.

1994 Settembre - Ancona - Galleria del Fal-coniere - Artisti internazionali.

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1994 Ottobre - Ripatransone - Centro stu-di Marche - “Percorsi 1935 - 1992”.

1994 Ottobre - Fermo - Presentazione in cata-logo di Enzo Carli - “Fermo immagine”.

1995 Maggio / Giugno - Ancona Kn Asso-ciazione Culturale - Manifesto della fo-tografia: 10 fotografi - “Passaggio difrontiera”.

1995 Giugno - Senigallia - Galleria Expo.

1995 Agosto - Senigallia - Palazzo del Duca- Passaggio di Frontiera. Manifestodella fotografia - 10 fotografi - Intro-duzione di J. C. Lemagny.

1995 Dicembre - Cupramontana - “Omag-gio a Luigi Bartolini” - 6 fotografi. Pre-sentazione di Mariano Apa, A. Pelle-grino, Gualtiero De Santi, Enzo Carli.

1996 Maggio - Schio (VC) - Presentazione diEnzo Carli - “Le forme della città” -CSM; Passaggio di frontiera.

1996 Luglio - S. Elpidio a Mare - PalazzoSinibaldi - 1° Biennale di fotografia.

1997 Febbraio - Torino - Galleria FIAF -“Così come la morte” (sulla vitalitàdell’arte); Passaggio di frontiera.

1997 Giugno - Camerino Photography’ 97 -“Così come la morte”; Passaggio difrontiera.

1998 Giugno - Senigallia - “Dopo il manife-sto” Le verifiche dei fotografi del Ma-nifesto.

1998 Giugno - Senigallia Dibattito: Tenden-ze e nuovi percorsi della fotografia.Cutini, Giacomelli, Carli.

1999 Luglio / Agosto - Rivisondoli - “Cosìcome la morte” - Catalogo - I fotografidel manifesto: Carli, Cutini, Giacomel-li, Mengucci, Valenti, Berengo Gardin,Renzi, Melchiorri, Brunetti.

2000 Febbraio - Senigallia - Hotel Duchidella Rovere - Incontro con i fotografidel manifesto. Sponsor Kiwaris Club.

2001 Settembre/ Novembre - Acqualagna (PS)- Presentazione di Enrico Carli e Massi-mo Renzi - “Tra visibile e invisibile”;“Passaggio di frontiera”.

2002 Luglio - Arcevia - Teatro - “Sul colore”(verifica dei fotografi del Manifesto).

2003 Giugno / Luglio - Poggibonsi - SalaComunale - “Poesia nell’ombra”;“Passaggio di frontiera”.

2004 Giugno / Luglio - Ancona - Mediatecadelle Marche - Presentazione cartelladel Manifesto, Carlo E. Bugatti.

2004 Luglio / Settembre - Ancona - MoleVanvitelliana - Eriberto Guidi; raccontie viaggi fotografici nelle Marche; “Pas-saggio di frontiera”.

2004 Agosto - Senigallia “Musinf” - Portfoliodel manifesto “Passaggio di frontiera”.

2004 Giugno / Luglio - Civitanova: CartaCanta mostra del libro.

2005 Maggio / Ottobre - Rivara (TO) Museodel Castello, Blog on Rimbaud - Pre-sentazione di Gabriele Perretta.

2005 Maggio - Senigallia - Museo Comuna-le dell’arte moderna - Biennale “Seni-gallia città della fotografia” “Luci nel-la notte”.

2005 Luglio - Fermo - Palazzo Vitali - Rac-conti e viaggi fotografici nelle Marche.

2005 Luglio - Scandicci (FI) “Passaggio difrontiera”.

2006 Dicembre - Anni - Edizioni d’Arte -G.F. Urbino. Con Francesco Scarabic-chi, Bruno Mangiaterra - Presentazio-ne di Massimo Raffaeli.

2007 Febbraio / Marzo - Roma - Videofusio-ni galleria - Presentazione di GabrielePerretta - Con Bruno Mangiaterra -Rassegna video.

2007 Maggio - Senigallia - Museo dell’infor-mazione - Presentazione del libro “Fo-tografi del passaggio di frontiera” Fo-tografi del Manifesto - Presentazionedi C. E. Bugatti.

2008 Maggio - Caltagirone (CT) - Museodella fotografia dedicata al convegnodi poesia Mario Giacomelli - “Verifi-che” - I fotografi del Manifesto - “Pas-saggio di frontiera” - presentazione diMassimo Renzi.

2008 Maggio - Caltagirone (CT) - GalleriaLuigi Ghirri, con Berengo Gardin,Brunetti, Carli, Melchiorri, Valenti -Presentano Marina Benedetto e PippoPappalardo.

2008 Agosto - Settembre - Senigallia (AN) -Palazzo del Duca - “Contributi per lastoria della fotografia dal MISA ad og-gi” - presentazione a cura di StefanoSchiavoni.

2008 Agosto - Abbazia di Fiastra - I fotogra-fi del Manifesto: “Passaggio di Frontie-ra” con B. Gardin, Brunetti, Carli,Melchiorri, Mengucci, Renzi e Valenti -con presentazione di Enzo Carli.

2009 Luglio/Settembre Teglio (CO) - PalazziStorici - Nuovi scenari, mostra interna-zionale presentata da Carlo Franza.

Edizione numerate Cartelle d’autore

1993 Dialogo - Libro d’arte - con i pittori:Cecchi, D’Addario, Giuliani, Madda-luno, Mangiaterra, Mariani, Natale.Testo poetico di A. Catà - in cento co-pie numerate e firmate.

2000 “Passaggio di Frontiera” - cofanetto inlegno edito da Associazione culturaleKn - con i fotografi Brunetti, Carli,Giacomelli, Melchiorri, Mengucci,Renzi, Valenti - testo del Manifesto,presentazione di Armando Ginesi. 60copie numerate e firmate.

2005 I fotografi del Manifesto “Passaggio diFrontiera” - cartella edita da Mediate-ca delle Marche, presentata da E. Carlie C. E. Bugatti, con i fotografi: G.B.Gardin, E. Carli, L. Brunetti, G. Cuti-ni, M. Melchiorri, P. Mengucci, M.Renzi, S. Valenti.

2006 “Natura delle cose”: quattro incisioni -fotografie con Bruno Mangiaterra; te-sti poetici di Eugenio De Signoribus;presentato da Gualtiero De Santi e Ar-mando Ginesi in occasione della mo-stra omonima a Falconara Marittima.Edito da “gf” di Urbino per il numero16 della collana “I Quaderni della Lu-ce e dell’Ombra”, cento copie nume-rate e firmate.

2006 “Anni” - due incisioni di B. Mangiaterrae due fotografie di G. Cutini, poemettodi F. Scarabicchi, “Anni” - Testimonian-ze di Massimo Raffaeli - edito dallastamperia “gf” di Urbino per il n° 18 deiQuaderni della Luce e dell’Ombra, cen-to copie numerate e firmate.

2008 “Dall’aurora all’alba” - M. Barbetti(musicista), B. Mangiaterra (pittore), F.Rustichelli (fisico-performer), una fotodi G. Cutini, cinque poesie di F. Manci-nelli e uno scritto filosofico di G. Cri-nella. Edito dalla stamperia “gf” di Ur-bino per il n° 21 della collana “I Qua-derni della Luce e dell’Ombra”, centocopie numerate e firmate dagli autori.

2009 Edizione, cm 25x50, Lumière nature,con due calcografie a rilievo di BrunoMangiaterra, Ciro Maddaluno, GiorgioCutini con una fotografia, con tre testipoetici dedicati ai suddetti artisti daipoeti Gianni D’Elia, Francesco Scara-bicchi, Eugenio de Signoribus, presen-tazione di Enrico Capodaglio, edito del-la stamperia “gf” di Urbino per il n° 22della Collana “I quaderni della luce edell’ombra” tiratura 150 esemplari.

2010 Edizione 39x51 cm., Frammenti deidodici mesi, con 14 poesie di FrancescoScarabicchi e 14 fotografie di GiorgioCutini, testimonianza di Goffredo Fo-fi. Tiratura in 20 esemplari, numerati efirmati. Volume edito dalla stamperie“gf” in carta pregiata.

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Sommario

5 Sperimentazione e nuove identità visiveGalliano Crinella

13 Una possibilitàSimone Giacomelli

15 Le interrogazioni di CutiniGilberto Marconi

17 Opere fotografiche

18 Mistero della fede24 Fotogramma recuperato32 Vertigine del movimento39 La baronessa40 Apparenti incontaminazioni46 Cinetica dell’armonia58 Autoritratto

59 Biografia

60 Mostre personali 60 Mostre collettive62 Edizioni numerate / Cartelle d’autore

Finito di stampare nel mese di Ottobre 2010presso l’industria grafica Tecnostampa di Loreto