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I PROCESSI DI PRODUZIONE
La produzione è la realizzazione dei prodotti, tramite la
combinazione dei fattori produttivi. Questa produzione
è una attività complessa nella quale convergono più
profili di rilievo che riguardano:
• L’aspetto tecnico: tecnica/tecnologia della
produzione che trasforma un fattore in un
prodotto finito;
• L’aspetto economico: la produzione deve essere
«economica», ossia in modo tale che il risultato
che si ottiene deve essere superiore ai costi dei
fattori produttivi utilizzati;
• L’aspetto organizzativo: la produzione deve
avvenire in maniera coordinata;
Prof. Michele Galeotti - Anno Accademico 2014 - 2015
I PROCESSI DI PRODUZIONE
Fasi del processo di produzione:
• Acquisizione dei fattori pluriennali: struttura
produttiva dell’azienda che determina le successive
fasi
• Acquisizione dei materiali/servizi
• Acquisizione del fattore lavoro
• Processi di produzione
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I PROCESSI DI PRODUZIONE
Sono diversi a seconda della struttura produttiva esistente in una specifica azienda.
Tipologie:
• Produzione su commessa/ordine: la produzione avviene dopo la «vendita», nel senso che perviene prima la richiesta di un determinato prodotto, e successivamente lo si produce; in questo caso prevale la logica pull; inoltre qui non vi è un rischio di mercato (poiché sappiamo già a chi e a quanto vendere), ma solamente un rischio di efficienza (che riguarda il margine di guadagno);
• Produzione su previsione/per il magazzino: la produzione avviene prima della vendita del prodotto; in questo caso prevale la logica push; in questo modo si ha sia il rischio di mercato (prodotti invenduti) che il rischio di efficienza (prodotti venduti a basso costo).
Se il cliente ha la possibilità di attendere il ricevimento di un prodotto, si potrà operare secondo una produzione su commessa. Viceversa, se il tempo di produzione è più lungo del tempo di attesa accettato dal cliente, allora si produrrà su previsione.
Inoltre la produzione può avvenire:
• Per lotti: realizzando dei quantitativi ben definiti
• Continua: flusso di produzione continuato nel tempo
Per quanto riguarda la disposizione della produzione, essa può avvenire:
• Per reparto
• A catena
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I PROCESSI DI PRODUZIONE
La produzione può essere caratterizzata da diversi livelli
di complessità. Questi possono riguardare:
• L’aumento dimensionale dell’azienda
• Evoluzione dei processi e dei prodotti
• L’integrazione verticale
• La multi-localizzazione geografica
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I PROCESSI DI PRODUZIONE
Tendenze evolutive
• Una prima tendenza è quella della ricerca di sistemi produttivi flessibili, ossia di una capacità di gestire processi produttivi molto variabili nel tempo (volumi, oggetto, risultato del processo di produzione).
• Una seconda tendenza riguarda la ricerca di una logica pull, ossia lavorare su ordini/commesse, piuttosto che su previsioni. In questo caso i tempi di produzione devono essere ridotti, poiché determinano il passaggio da una logica push a una di tipo pull.
• Una terza tendenza evolutiva è la ricerca del just-in-time, che è una logica produttiva inventata dalle aziende giapponesi alla fine degli anni ‘70, diffusa successivamente nei Paesi occidentali. Questa logica si propone di azzerare le scorte di magazzino.
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ANALISI DEI COSTI
• Costi diretti: sono riferibili espressamente
all’oggetto di misurazione del costo. Sono
sostenuti esclusivamente per la produzione di
uno specifico prodotto. C’è una correlazione tra
questi costi con quelli variabili
• Costi indiretti: sono caratterizzati dalla
«comunanza», quindi vengono sostenuti per la
produzione di più prodotti diversi. Correlazione
con i costi di struttura
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Partendo dal piano dei conti, si individuano tutte le voci di costo specifiche che abbiamo sostenuto per la produzione di uno specifico prodotto «A» (costi diretti).
Tutti gli altri costi sono costi indiretti, poiché sono comuni a tutte le produzioni, quindi non sono specifici di una data produzione.
Anche questi costi indiretti concorrono a formare il costo del prodotto. Siccome non sono facilmente individuabili, bisogna trovare un «criterio di ripartizione», in modo da imputare in maniera corretta il costo indiretto al costo totale del prodotto (Ct = C.Dir+C.Ind)
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Una tecnica di ripartizione dei costi indiretti è
quella relativa alla formazione di cosiddetti «centri
di costo».
La logica dei centri di costo è individuare dei
centri di imputazione rispetto ai quali i costi
indiretti diventano costi diretti, non rispetto al
prodotto, ma rispetto a un determinato reparto
produttivo.
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CONFIGURAZIONE DEI COSTI
Con riferimento ai costi di prodotto abbiamo visto la logica/metodo di fondo con cui si arriva a misurare il costo della produzione relativa a quel prodotto, poi dividendo per le quantità abbiamo calcolato il costo unitario.
Ora introduciamo la «configurazione dei costi», che attengono alla tipologia dei costi che viene inserita nel calcolo.
• Costo primo: è determinato considerando nel calcolo solamente la somma dei costi diretti (costo dei materiali; manodopera diretta; macchinari utilizzati in maniera specifica per quel prodotto). Questa configurazione di costo ci consente di calcolare il MARGINE DI CONTRIBUZIONE che è pari al (PrezzoUnitario – CostoPrimo). Il M.d.C. è la quota che ci permette di coprire i costi di struttura e a formare l’utile.
• Costo pieno industriale: si ottiene aggiungendo al CostoPrimo i costi indiretti che sono riferibili esclusivamente all’attività di produzione.
• Costo di trasformazione: è dato dal (CostoPienoIndustriale – Costi diretti relativi ai materiali).
• Costo pieno aziendale: si ottiene aggiungendo al CostoPienoIndustriale la quota di tutti gli altri costi restanti (commercializzazione, amministrazione, finanziamento aziendale). Questo costo ci serve a definire i prezzi di vendita o comunque per capire se i prezzi di vendita sono remunerativi o meno.
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LA VARIABILITA’ DEI COSTI
È necessario capire l’andamento dei costi e la loro misurazione nel tempo.
I costi che calcoliamo infatti hanno un determinato significato in un certo intervallo di tempo, e anche nella variabilità dei Cost-driver (fattori di costo).
Tra questi, il principale cost driver, è rappresentato dai Volumi di produzione.
Se ragioniamo in termini di andamento dei costi, possiamo classificare i costi in alcune categorie, individuate prendendo come punto di riferimento la variabilità del costo:
• Costi fissi: costi che nel complessivo conto economico dell’azienda rimangono immutati nel loro ammontare indipendentemente dal volume della produzione. Non variano al variare del cost driver della produzione.
• Costi variabili: costi che ovviamente variano al variare della produzione.
• Costi semi-variabili: hanno una componente fissa e una componente variabile.
• Costi a scalino: rimangono stabili entro un margine contenuto di variabilità del cost driver, e variano in maniera scalare, facendo un «salto» da un livello ad un altro.
• Costi unitari di prodotto: sono dati dal rapporto tra i costi aziendali sulla quantità X. Il costo unitario di prodotto diminuisce l’incidenza dei costi fissi, pertanto ha un andamento decrescente.
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L’ANALISI COSTI-VOLUMI-RISULTATI
L’analisi costi-volumi-risultati tiene in
considerazione la struttura dei CostiTotali (CF+CV)
e la struttura dei Ricavi.
L’incontro tra i CostiTotali e i Ricavi determina il
cosiddetto Break Even Point, che rappresenta il
punto di equilibrio, tra costi e ricavi.
Alla sinistra del Break Even Point, l’azienda sarà in
perdita, poiché i costi saranno superiori ai ricavi.
Viceversa, alla destra del Break Even Point,
l’azienda consegue un utile, poiché i ricavi saranno
superiori ai costi.
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CALCOLO DEL B.E.P.
Devo conoscere l’entità dei costi fissi e il margine di contribuzione (dato da PrezzoUnitarioVendita – CostiVariabili).
Il rapporto tra CostiFissi su Margine Contribuzione Unitario (dato dal rapporto tra Margine Contribuzione su Prezzo di Vendita) restituisce i ricavi del BEP.
Le quantità del BEP sono invece date dal rapporto tra i Ricavi sul Prezzo di Vendita (Ricavi = p * q ; quindi q = R/p)
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CONTROLLO:
• Efficienza:
• Costo
• Rendimenti
• Efficacia:
• Avanzamento della produzione: profilo quantitativo
• Qualità: prestazioni in linea con le aspettative; affidabilità; durata; la qualità può essere oggettiva e soggettiva, a seconda che la valutazione venga effettuata dalle aziende o dai consumatori; TOTAL QUALITY MANAGEMENT;
• Flessibilità: capacità del processo produttivo di assorbire/adattarsi al cambiamento (nelle caratteristiche dei prodotti, nei volumi di produzione, nel mix dei prodotti realizzato, nei fattori utilizzati). Vengono utilizzati degli indicatori di flessibilità basati sul tempo, come ad esempio:
• Time to market: misura il tempo che impiega l’azienda tra il concepire un nuovo prodotto e il momento in cui riesce concretamente ad offrire sul mercato. Avere un «time to market» minore degli altri significa avere una capacità produttiva maggiore ed efficiente rispetto alla concorrenza, e permette di operare in quasi-monopolio per un periodo di tempo.
• Set up time: indica il tempo che intercorre tra l’utilizzo di un impianto per la lavorazione di un prodotto A e la lavorazione del prodotto B. Misura il tempo «improduttivo» di un determinato impianto.
• Manufactoring Lead Time: tempo di attraversamento del processo produttivo, ossia quanto dura il processo produttivo in senso stretto. Maggiore è il Lead Time, minore saranno i vantaggi in termini produttivi per l’impresa.
• Tempo di evasione dell’ordine: il tempo che intercorre tra il ricevimento dell’ordine da parte della clientela, al momento in cui il prodotto diventa finito.
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