I problemi dell’apicoltura: “Perché le api non salgono...

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I problemi dell’apicoltura: “Perché le api non salgono a melario? Quale la grandezza del nido ideale?” Spesso l’apicoltore, dopo aver messo a dimora il melario, si accorge che le api non salgono a popolarlo e, ovviamente, di conseguenza, non si danno nemmeno da fare per riempirlo. Si tratta sempre di una forte delusione perché siamo al momento delle fioriture importanti e della tanto attesa produzione di miele. In ogni caso bisogna iniziar a fare dei distinguo: se le api in breve tempo salgono e prendono rapidamente possesso del melario, ma non lo riempiono di miele, significa che la colonia è forte, ma le condizioni climatiche e delle fioriture non sono favorevoli. In questo caso possiamo fare ben poco: o speriamo in una evoluzione positiva delle condizioni o spostiamo l’apiario in zona più favorevole. In questo specifico contesto l’apicoltore ha ben operato, la famiglia di api è pronta, ma l’andamento stagionale non consente una produzione di miele. Quando le api non salgono a melario bisogna distinguere due casi ben diversi: 1. melario messo a dimora già completamente costruito; 2. melario messo a dimora con soli fogli cerei. Caso 2: melario di fogli cerei Quasi sempre i nuovi apicoltori si trovano nella condizione di non avere melari costruiti e sono costretti a mettere sopra al nido un melario di soli fogli cerei. La costruzione del melario è sempre problematica, gli apicoltori esperti lo sanno bene e approfittano delle annate molto favorevoli per la loro costruzione: quando le colonie molto forti hanno riempito due melari di miele inseriscono fra il nido e i due pieni un melario di fogli cerei. In queste particolari condizioni la costruzione è molto rapida: bastano 4-5 giorni di flusso nettarifero per arrivare ad una completa costruzione e ad un parziale riempimento del melario. Per il neo apicoltore ovviamente questo non è possibile. Come fare allora? Io consiglio spesso ai neofiti questo metodo: Fioritura dell’acacia in Valsugana: nelle arnie con tre melari quello presente fra il nido e i due superiori già pieni di miele è di fogli cerei. In queste condizioni ideali la costruzione è molto rapida e avremo dei magnifici melari nuovi con cera bianchissima (la cera prodotta durante la fioritura dell’acacia ha questa caratteristica).

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I problemi dell’apicoltura:

“Perché le api non salgono a melario? Quale la grandezza del

nido ideale?”

Spesso l’apicoltore, dopo aver messo a dimora il melario, si accorge che le api non

salgono a popolarlo e, ovviamente, di conseguenza, non si danno nemmeno da fare per

riempirlo. Si tratta sempre di una forte delusione perché siamo al momento delle

fioriture importanti e della tanto attesa produzione di miele.

In ogni caso bisogna iniziar a fare dei distinguo: se le api in breve tempo salgono e

prendono rapidamente possesso del melario, ma non lo riempiono di miele, significa

che la colonia è forte, ma le condizioni climatiche e delle fioriture non sono favorevoli.

In questo caso possiamo fare ben poco: o speriamo in una evoluzione positiva delle

condizioni o spostiamo l’apiario in zona più favorevole. In questo specifico contesto

l’apicoltore ha ben operato, la famiglia di api è pronta, ma l’andamento stagionale non

consente una produzione di miele.

Quando le api non salgono a melario bisogna distinguere due casi ben diversi:

1. melario messo a dimora già completamente costruito;

2. melario messo a dimora con soli fogli cerei.

Caso 2: melario di fogli cerei

Quasi sempre i nuovi apicoltori si trovano nella condizione di non avere melari costruiti

e sono costretti a mettere sopra al nido un melario di soli fogli cerei. La costruzione del

melario è sempre problematica, gli apicoltori esperti lo sanno bene e approfittano delle

annate molto favorevoli per la loro costruzione: quando le colonie molto forti hanno

riempito due melari di miele inseriscono fra il nido e i due pieni un melario di fogli cerei.

In queste particolari condizioni la costruzione è molto rapida: bastano 4-5 giorni di

flusso nettarifero per arrivare ad una completa costruzione e ad un parziale riempimento

del melario. Per il neo apicoltore ovviamente questo non è possibile. Come fare allora?

Io consiglio spesso ai neofiti questo metodo:

Fioritura dell’acacia in Valsugana: nelle arnie con tre melari quello presente fra il nido e i due superiori già pieni di miele è di fogli cerei. In

queste condizioni ideali la costruzione è molto rapida e avremo dei magnifici melari nuovi con cera bianchissima (la cera prodotta durante la

fioritura dell’acacia ha questa caratteristica).

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1. Acquistare in un negozio di edilizia qualche pannello coibentante di materiale duro

dello spessore di 2 cm. e tagliare dei pezzi delle dimensioni di un telaio da

melario.

2. Inserire sopra il nido l’escludi regina.

3. Mettere a dimora il melario tenendo nelle posizioni più centrali 4-5 telai da

melario con foglio cereo e sui bordi i pannelli precedentemente preparati.

Da questo momento in poi la situazione va monitorata ogni 5-7 giorni facendo se

necessario le seguenti operazioni quando i telai inseriti sono costruiti:

Togliere due pannelli a fianco dei telai costruiti.

Prendere due favi costruiti al centro del melario e portarli in periferia al posto dei

pannelli tolti.

Inserire al loro posto in centro due fogli cerei da costruire (le api costruiscono

sempre meglio e più facilmente nelle posizioni centrali del melario).

Queste operazioni vanno ripetute ogni qual volta i favi sono costruiti fino a completa

eliminazione dei pannelli.

Caso 1 Melario già completamente costruito

Quando le api non salgono a melario non abbiamo mai una singola causa, ma una serie

di fattori che, combinati fra loro, giocano a sfavore. Sarebbe superficiale ed ingiusto

attribuire l’insuccesso semplicemente alla presenza di una regina scadente o pensare

che l’escludi regina renda difficile la risalita delle api. Il più delle volte la colpa non è né

della regina né di altri fattori naturali, ma più semplicemente dell’apicoltore.

Il melario deve essere messo a dimora al momento giusto e dopo un meticoloso lavoro

di preparazione delle colonie che dura mesi: nutrizione stimolante con controlli periodici

per determinare i quantitativi di sciroppo da somministrare, allargamento del nido,

verifica della presenza di spazio adeguato per la deposizione da parte della regina,

pareggiamento delle colonie, controllo della sciamatura, introduzione di fogli cerei da

costruire solo per citare gli interventi più importanti.

Quando queste operazioni sono fatte bene arriviamo alle condizioni ideali per la posa

dei melari vale a dire:

1. Adeguata presenza di insetti adulti. Le casse devono essere completamente

piene e traboccanti di api: i telai devono essere tutti completamente coperti di

api su tutta la loro superficie, anche i due più periferici sulle facce che guardano

verso la parete dell’arnia. Quando vi sono tante api nel nido risulta difficile

togliere il primo telaio senza schiacciarle e tolto il copri-favo il dorso dei telai non

si vede perché completamente coperto da una massa scura …

2. Covata opercolata. Si noti che non mi riferisco genericamente alla covata, ma

in particolare a quella opercolata: da essa nasceranno moltissime operaie nel giro

di pochi giorni e proprio esse dovranno popolare il melario. In un’arnia Dadant

devono essere presenti come minimo 8 favi di covata opercolata estesa (una

covata che copra almeno i due terzi della superficie del favo).

Al momento della posa del melario la covata dei favi deve essere quasi

esclusivamente opercolata e ben estesa (in questo caso siamo oltre i due

terzi della superficie disponibile).

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3. Scorte. Il nido deve essere completamente pieno di scorte: se sono presenti favi

laterali vuoti o non pieni del tutto le api non saliranno a melario perché prima

riempiranno quei favi di miele. Un favo laterale Dadant completamente vuoto per

essere riempito necessita di circa 2,5 Kg di miele. Tre favi laterali vuoti con in più

qualche spazio nei favi centrali di covata per essere riempiti necessitano di circa

12 Kg di miele (praticamente un intero melario ben pieno). In queste condizioni

le api non salgono di certo a melario perché riempiono sempre dal basso verso

l’alto e dal centro verso la periferia. Serviranno 4-5 giorni di tempo favorevole ed

importazione per riempire i favi centrali del nido e altri 7-10 giorni (sempre

favorevoli) per riempire i favi laterali completamente vuoti. Probabilmente non

saliranno mai a melario perché potrebbe succedere che tutto il miele prodotto

finisca solo per riempire un nido che l’apicoltore ha lasciato colpevolmente vuoto.

Dico colpevolmente perché bastava fare qualche verifica in itinere e nutrire di più

durante la primavera, il che non solo avrebbe reso la colonia pronta per il raccolto,

ma ne avrebbe anche favorito un più armonico e rapido sviluppo. Si consideri che

un Kg di sciroppo costa circa 1 Euro, mentre un Kg di miele vale circa 12 Euro.

4. Segnali per la posa del melario. Quando il nido è ben pieno di scorte, le api

sono molte e la covata abbondante le colonie “sbiancano” come amavano dire i

nostri nonni: cioè la parte superiore dei favi e i ponti di cera fra essi vengono

ricoperti di cera nuova bianchissima con goccioline di nettare nelle cellette.

Questo è il segnale che una colonia è pronta per il melario. Notate che non lo dice

l’apicoltore nella sua presunzione di sapere e capire sempre tutto, ce lo dicono

direttamente le api cercando di sfruttare i pochi spazi rimanenti per costruire cera

e stoccare il nettare. Gli apicoltori che mettono i melari molto presto per

disincentivare la sciamatura spesso lo fanno quando le colonie in realtà non sono

ancora pronte per il raccolto. Per di più l’aumento di volume, se da un lato fornisce

maggiore spazio alla colonia che sta crescendo, aspetto che disincentiva la

sciamatura, dall’altro invece impedisce una buona circolazione del feromone

mandibolare della regina in tutti i volumi inducendo la colonia a costruire celle

Un favo laterale di scorte veramente pieno di miele opercolato (peso fra i 3 e i 4 Kg.). Così dovrebbero essere i

favi laterali di scorte quando si mette il melario.

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reali per sciamare. Per questo motivo consiglio di mettere a dimora il melario solo

al momento giusto senza anticiparne la posa.

Condizioni climatiche ed ambientali

Anche le condizioni climatiche e di fioritura possono avere la loro incidenza nel senso

che le api salgono più facilmente a melario in presenza di bel tempo, temperature miti

e quando vi è importazione di nettare.

Tuttavia va tenuto presente che, indipendentemente da questi fattori, le colonie di api

molto forti e pronte per il melario lo popolano in ogni caso nel giro di 4-7 giorni. Se così

non è, certamente fra le cause va messo in campo anche qualche errore da parte

dell’apicoltore. Tutto sommato, attraverso le visite di assistenza tecnica, ho potuto

notare che l’errore di gran lunga più frequente è una errata valutazione delle scorte con

posa del melario in un momento in cui le api hanno da lavorare ancora molto per

riempire il nido. Un’arnia Dadant da 10 favi con nido ben pieno di miele pronta per il

melario pesa circa 50 Kg, provate ad alzarla da soli, bisogna riuscirci solo a fatica: è un

buon test !!!

Il nido inizia a “sbiancare” si vede la prima cera chiara fra i favi e le cellette contengono già nettare fresco. Fra qualche

giorno sarà tempo di melario …

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Conclusioni

Melario popolato o non popolato è una problematica che riguarda il lavoro

dell’apicoltore, le colonie molto forti e ben sviluppate popolano sempre bene i loro

melari. Poi la produzione è tutt’altra questione perché dipende da fattori climatici e

stagionali che non possiamo controllare. Tuttavia possiamo dire che quando il melario

di una colonia di api si presenta come quello di questa immagine noi abbiamo fatto la

nostra parte e i presupposti per la produzione ci sono!

Tipo di arnia, salita a melario e produzione di miele.

Arnie con nido piccolo e grande a confronto sulla salita a melario e produzione. Da anni

lavoro sia con arnie con nido piccolo (Langstroth ad un solo corpo o arnie a produzione

rapida con un solo corpo) nido medio (Dadant da 10 favi ad un solo corpo) o nido grande

(Langstroth con due corpi di nido o Dadant con un nido “allargato” nelle quali il primo

melario è adibito a nido)

Nelle arnie con nido piccolo tipo Dadant da 6 o 8 favi o Langstroth con un solo corpo di

nido succede questo:

Le api la primavera salgono a melario prima in senso cronologico con alcuni giorni

di anticipo perché il nido raggiunge più rapidamente la saturazione del posto

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disponibile e quindi abbiamo un periodo di bottinatura con destinazione melario

un po’ più lungo.

Tuttavia la colonia non raggiunge mai uno sviluppo pieno per la mancanza di

spazio adeguato per la covata, le bottinatrici sono in numero inferiore e quindi,

nell’unità di tempo, il nettare importato è inferiore rispetto ad una colonia con

nido medio o grande. Un discorso a parte va fatto per le scorte nel nido che, in

questo tipo di arnia, sono spesso troppo scarse. Quest’ultimo problema richiede

attenzione ed esperienza da parte dell’apicoltore perché si tratta di un nido che

favorisce uno sviluppo non armonico e bilanciato dei favi i quali contengono, in

linea di massima, tanta covata e poche scorte.

Bisogna distinguere fra produrre miele fin dalla primavera presto e produrne molto

perché si tratta di due aspetti ben diversi. Parlando di mieli non esistono le primizie: il

miele primaverile vale esattamente quanto quello estivo…

Si può quindi concludere che per chi produce miele (faccio notare che mi riferisco solo

a questo tipo di produzione):

Il nido piccolo può essere interessante per chi pratica un’apicoltura stanziale in

presenza di fioriture brevi caratteristiche dei climi continentali freddi. Un esempio

tipico è l’apicoltura stanziale di montagna.

Chi pratica il nomadismo su 3 o più tappe opera sempre su fioriture lunghe anche

in clima continentale freddo (tanto più in climi caldi). In questo caso il nido medio

consente di produrre decisamente di più, parlo ovviamente di quantità totale di

miele e non di anticipo nella produzione. Succede infatti che se qualche colonia

di api si presenta non ancora ben sviluppata per il raccolto sulla prima tappa in

pianura sarà in ogni caso pronta per le tappe successive. Per di più le colonie con

nido medio o grande che nella prima tappa hanno già prodotto 1-3 melari di miele

hanno un potenziale produttivo molto alto nelle tappe successive. Personalmente

opero in clima continentale freddo su tre o più tappe di nomadismo e con i nidi

medi ho sempre ottenuto risultati migliori rispetto ai nidi piccoli. Mi riferisco a

dati che comprendono una decina di anni di prove con un numero significativo di

arnie di tipo diverso e nidi di tutte le dimensioni. Chi opera in climi caldi con molte

tappe di nomadismo può ragionevolmente optare anche per nidi molto grandi.

In seconda fila sono visibili arnie Langstroth con due corpi di nido (colore azzurro

seconda, terza, quarta e quinta da sinistra e prima e seconda da destra) e quindi

con nido grande, arnie Langstroth con un solo corpo di nido (quindi nido piccolo

nella parte centrale della seconda fila) e nelle file più in alto Dadant normali (nido

di grandezza media) e Dadant “allargate” con primo melario destinato a nido)

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Un discorso diverso va fatto per i nidi con più corpi e più regine, ma a questo tema

dedicheremo in futuro un intero articolo.

Auguro buon lavoro a tutti, in un’annata apistica fin qui molto positiva.

Romano Nesler

Arnia Dadant da 10 favi condotta con due nidi uno di colore grigio in

basso con entrata convenzionale larga e bassa e uno di colore marrone

più in alto con entrata costituita da un foro chiudibile del diametro di

20 mm. Ciascun nido ha la sua regina. Un melario è posizionato fra i

nidi, l’altro superiormente (servono tre escludi-regina).