I padri della conservazione: VICTOR HUGO: ARCHITETTURA E...

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1 I padri della conservazione: VICTOR HUGO: ARCHITETTURA E SCRITTURA “poiché così si trattano da quasi duecent’anni le meravigliose chiese del medioevo (…); il prete le intonaca e l’architetto le raschia; viene poi il popolo che le demolisce” Victor Hugo, Notre Dame de Paris, prefazione, 1831 “nei primi anni del secolo sotto governi regolari e forti si è più distrutto che sotto il Terrore; la Bande Noire regnava incontrastata. Trovava complici ovunque (…) . Il medioevo era condannato senza appello” Montalembert, 14 giugno 1853 GUERRA AI RESTAURATORI 1. Ode alla Bande Noire, 1823 2. Guerra ai demolitori, 1825, 1832 3. Notre Dame de Paris, ed. ampliata 1832 Riou, La Bande Noire, (dall’edizione del 1880 delle opere complete di Hugo) 1. ODE ALLA BANDE NOIRE 1° parte: O muri, o feritoie! O torrette! Bastioni! Fossati dai ponti levatoi! Pesanti fasci di fragili colonne! Fieri castelli! Modesti conventi! Chiostri polverosi, sale antiche Dove gemevano i sacri cantici, Dove risuonavano gioiosi banchetti (…) Voi che testimoniate delle nostre glorie, Voi che proclamate le nostre grandezze! O ruderi! Rovine di Francia, Che il nostro amore invano difende Soggiorni di gioia o di sofferenza Vecchi monumenti di un popolo bambino! Resti sui quali il tempo si avanza!

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I padri della conservazione:

VICTOR HUGO: ARCHITETTURA E SCRITTURA

“poiché così si trattano da quasi duecent’anni le meravigliose chiese del medioevo (…); il prete le intonaca e l’architetto le raschia; viene poi il popolo che le demolisce”

Victor Hugo, Notre Dame de Paris, prefazione, 1831

“nei primi anni del secolo sotto governi regolari e forti si è più distrutto che sotto il Terrore; la Bande Noire regnava incontrastata. Trovava complici ovunque (…) . Il medioevo era condannato senza appello”

Montalembert, 14 giugno 1853

GUERRA AI RESTAURATORI

1. Ode alla Bande Noire, 1823

2. Guerra ai demolitori, 1825, 1832

3. Notre Dame de Paris, ed. ampliata 1832

Riou, La Bande Noire, (dall’edizione del 1880 delle opere complete di Hugo)

1. ODE ALLA BANDE NOIRE

1° parte:O muri, o feritoie! O torrette!Bastioni! Fossati dai ponti levatoi! Pesanti fasci di fragili colonne!Fieri castelli! Modesti conventi!Chiostri polverosi, sale anticheDove gemevano i sacri cantici,Dove risuonavano gioiosi banchetti (…)Voi che testimoniate delle nostre glorie,Voi che proclamate le nostre grandezze!

O ruderi! Rovine di Francia, Che il nostro amore invano difendeSoggiorni di gioia o di sofferenzaVecchi monumenti di un popolo bambino!Resti sui quali il tempo si avanza!

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Archi crollati, volte spezzate (…)Si, io credo quando vi contemplo, Degli eroi udire l’addioSpesso, tra le rovine di un tempio Brilla come un raggio di dio

I miei passi erranti cercano le tracce/Di quei fieri guerrieri (…)/Io chiedo scordando le ore/All’antica eco di quelle dimore/Ciò che resta della loro voce

Ho amato il castello che la strada nasconde/ tra i boschi con le sue curve/ con la porta d’ingresso che sprofonda/sotto la volta tra due vaste torri

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Ho amato lo sciame d’uccelli funebri/ che sopra i tetti, nelle tenebre / raggruppa i suoi neri battaglioni/ o innalzando voci sepolcrali/ volteggia in mobili spirali/ attorno ai leggeri padiglioni

Ho amato la torre, verdeggiante d’edera/ Scossa dalla campana della sera

Ho amato (…)/ i gradini della croce di pietra / dove il viaggiatore va a sedersi / La chiesa che vigila sulle tombe/

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Ho amato (…)/ la cittadella merlata / che apre le sue braccia sulla valle/ come le ali di un avvoltoio

Ho amato la torre degli allarmi; / la corte dove risuonavano le trombe; / la sala dove deponendo le loro armature / si riunivano i grandi baroni /

Le vetrate risplendenti o oscure; / la gelida cripta dove, tra le ombre / sotto i muri che il tempo sfida / i prodi sordi al sussurrar del vento / dormono coricati nella loro armatura / come alla vigilia di un assalto

Oggi tra le cascate/ sotto una cupola intessuta di legni/ i plastri, le agili arcate/ ahimé inclinano i loro fronti confusi / le fortezze crollate / percorse dalla capra errante / incurvano la loro testa di granito

Resti amati e venerati / (…) la gloria abita quel niente / gli eroi popolano quelle macerie (…)

O francesi! Rispettiamo questi resti / Il cielo benedice i figli pietosi / che conservano, nei giorni funesti/ l’eredità dei loro avi. / Come una gloria nascosta contiamo ogni pietra caduta

2° parte

Taci lira! Fai silenzio, o lira del poeta! / Ah! Lascia in pace crollare questi resti gloriosi / nell’abisso senza amici, nel dolore muto/ (…) Ah fuggite questo secolo nemico! / Crollate, resti sacri, rovinesolenni/ (…) che il tempo acceleri la sua marcia

Andiamo! Danneggiate queste mura, che hanno vinto tanti anni/ No, che niente resti dei vecchi giorni sulla terra/ niente ne resta nei nostri cuori /Questa immensa eredità, nella quale si accumulano le nostre glorie/ per le nuove generazioni che avanzano / è troppo pesante a sostenersi

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3° parte (conclusione)

Quanto a noi, non profaniamo punto questa madre sacra / consolando la sua gloria in lacrime / cantiamo i suoi astri eclissati / perché la nostra giovane musa, sfidando l’anarchia / non vuole agitare la sua bandiera / fattasi bianca dalla polvere dei tempi passati

2. GUERRA AI DEMOLITORI

“Se le cose vanno ancora qualche tempo di questo passo, non resteràben presto alla Francia nessun altro monumento nazionale se non i Voyages pittoresques et romantiques dove rivaleggiano in grazia, immaginazione e poesia la matita di Taylor e la penna di Charles Nodier”. (…)

“E’ venuto il momento in cui non è più consentito a nessuno rimanere in silenzio. Un grido universale deve finalmente chiamare la nuova Francia in soccorso dell’antica. Ogni genere di profanazione, di degradazione e di rovina minaccia ciò che ci resta dei pregevoli edifici medioevali nei quali èimpressa l’antica gloria nazionale (…). Mentre si costruiscono con grande spesa non so che razza di edifici bastardi, che, con ridicola pretesa di essere greci o romani in Francia, non sono né romani, né greci, altri edifici interessanti ed originali, cadono senza che nessuno se ne interessi, e il loro solo torto è di essere francesi nelle loro origini, nella loro storia e nei loro ideali”.

“A Blois il castello degli stati serve da caserma e la bella torre ottagonale di Caterina de’ medici crolla sepolta sotto la copertura di un quartier generale di cavalleria”

“Abbiamo visitato Chambord, questo Alhambra di Francia. Vacilla di già, minato dalle acque del cielo, che si infiltrano attraverso la pietra tenera dei suoi tetti privati del piombo. (…) se non ce ne occupiamo subito, la sottoscrizione, sottoscrizione che, certamente meritava di essere nazionale, che ha restituito al Paese il capolavoro del primaticcio saràstata inutile”

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Non c’è forse stato a Saint-Omerun prefetto che ha distrutto tre quarti delle magnifiche rovine del Saint-Bertin, con il pretesto di dare lavoro agli operai? Ridicolo!

A Parigi il vandalismo fiorisce e prospera sotto i nostri occhi. Il vandalismo è architetto. Il vandalismo si installa e si mette comodo. Il vandalismo è festeggiato, applaudito, incoraggiato, ammirato, carezzato, protetto, consultato, sovvenzionato, rimborsato, reso naturale. Il vandalismo è impresario di lavori per conto del governo. Si è installato sornionamentenel bilancio e lo mangia a piccoli morsi, come il topo col suo formaggio. (…) Tutti i giorni demolisce qualcosa del poco che resta di quella mirabile vecchia Parigi. Che ne so? Il vandalismo ha intonacato Notre Dame, il vandalismo ha ritoccato le torri del palazzo di giustizia…”

“Sarebbe finalmente tempo di mettere fine a questi scempi (…). Sebbene impoverita dai devastatori rivoluzionari, dagli speculatori, e soprattutto dai restauratori classicisti, la Francia è ancora ricca di monumenti francesi. Bisogna fermare il martello che mutila il volto del paese. Una legge basterebbe; che la si faccia. Qualunque siano i diritti della proprietà privata la distruzione di un edificio storico e monumentale non deve essere permessa a questi ignobili speculatori. (...) il suo uso appartiene al proprietario, la sua bellezza a tutti: distruggerlo èoltrepassare i propri diritti.Una sorveglianza attiva dovrà essere esercitata su i nostri monumenti.”

“Noi dobbiamo render conto del passato al futuro. Posteri, posteri, vestrares agitur”

“BISOGNA FERMARE IL MARTELLO CHE MUTILA IL VOLTO DEL PAESE”

“Bisogna dirlo e dirlo forte, questa distruzione della vecchia Francia, che abbiamo denunciato più volte sotto la Restaurazione, continua con piùaccanimento e barbarie che mai”

“Si fanno leggi su tutto, per tutto, contro tutto, a proposito di tutto. Per trasportare i pacchi da un tale ministero da una parte all’altra della Ruede Grenelle, si fa una legge. E una legge per i monumenti, una legge per l’arte, una legge per la nazione francese, una legge per i ricordi, una legge per le cattedrali, una legge per i più nobili prodotti dell’attivitàumana, una legge per l’opera collettiva dei nostri padri, una legge per la storia, una legge per l’irreparabile che si è distrutto, una legge per ciò che una nazione ha di più sacro per il futuro, una legge per il passato, questa legge giusta, buona eccellente, santa, utile, necessaria, indispensabile, urgente, non si ha il tempo, non la si farà! Ridicolo! Ridicolo! Ridicolo!

RIDICOLO! RIDICOLO! RIDICOLO!

“Ogni giorno qualche vecchio ricordo della Francia se ne va assieme alla pietra su cui era stato scritto. Ogni giorni distruggiamo qualche lettera del venerabile libro della tradizione”.

“Se è vero, come noi crediamo che l’architettura, sola tra tutte le arti, non ha più avvenire, impiegate i vostri soldi per conservare, mantenere, eternare i monumenti nazionali e storici che appartengono allo Stato e per riacquisire quelli che appartengono ai privati. (…) Fate riparare questi edifici belli e importanti. Fateli riparare con cura, con intelligenza, con sobrietà”

“Soprattutto che l’architetto restauratore sia frugale di immaginazione propria; che studi con attenzione il carattere di ciascun edificio, secondo ogni secolo ed ogni clima. Che si penetri nella linea generale e nella linea particolare del monumento che gli si mette tra le mani, e che sappia abilmente saldare il proprio al genio dell’architetto antico”.

MORTE DELL’ARCHITETTURA COME SCRITTURA 3. NOTRE DAME DE PARIS

“Alcuni anni orsono l’autore di questo libro, visitando o meglio ancora, rovistando Notre Dame di Parigi, trovò in un oscuro recesso di una delle torri questa parola incisa a mano sul muro

‘ΑΝΑΓΚΗ(…) in seguito si è intonacato o raschiato (non ricordo bene) il muro, e l’iscrizione è scomparsa. Poiché così si trattano da quasi duecent’anni le meravigliose chiese del medio evo, alle quali le mutilazioni giungono da ogni parte, così dall’esterno, quanto dall’interno: il prete le intonaca e l’architetto le raschia; viene poi il popolo che le demolisce. (…) Per quella parola è stato scritto questo libro” (1831)

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“Tre sorta di devastazioni sfigurano oggi l’architettura gotica: grinze e verruche sull’epidermide, opera del tempo; vie di fatto, brutalità, contusioni e fratture, opera delle rivoluzioni (...); mutilazioni amputazioni, fratture delle membra, restauri , lavoro romano greco e barbaro dei professori secondo Vitruvio e Vignola. Gli accademici hanno ucciso quell’arte magnifica che i Vandali avevano prodotto. Ai secoli e alle rivoluzioni, che almeno devastano con imparzialità e grandezza, è venuto ad aggiungersi lo sciame degli architetti di scuola, patentati e vincolati con il giuramento, che danneggiano tutto con il discernimento e colla capacità di scelta che vengono dal cattivo gusto e che sostituiscono le cicorie di Luigi XV ai merletti gotici, a maggior gloria del Partenone” ”

LE 3 DEVASTAZIONI DELL’ARCHITETTURA GOTICA

LA 4° SCIAGURA: LA SCRITTURA A STAMPA

“Per la Pasqua di Dio! Che razza di libri sono i vostri?-Eccone uno – disse l’arcidiacono. E aperta la finestra della cella, accennò col dito l’immensa chiesa di Nostra Signora (...). L’arcidiacono considerò per qualche tempo in silenzio il gigantesco edificio; poi stendendo con un sospiro la mano destra verso il libro stampato che era aperto e la mano sinistra verso Nostra Signora disse, volgendo alternativamente lo sguardo dal libro alla chiesa: -Ahimè! Questo ucciderà quello”(…)-E poi? Cosa c’è di temibile in questo (…) è un libro di Pietro Lombardo, il Maestro delle Sentenze. Forse perché è stampato?-Proprio per questo! – rispose Claudio (…) il libro ucciderà l’edificio.”

1. Il nuovo sapere veicolato dai libri ucciderà la fede:“era il terrore e l’abbacinamento dell’uomo del chiostro al cospetto del luminoso torchio di Gutenberg. Erano la cattedra e il manoscritto, la parola parlata e la parola scritta, che si allarmavano davanti alla parola stampata”. Era “il grido del profeta, che sente già rumoreggiare e formicolare l’umanità emancipata, che vede nel futuro l’intelligenza scalzare la fede (...); il pronostico del filosofo che vede il pensiero umano, evaporato dalla stampa, sfuggire dal recipiente della teocrazia”

2. L’uniformità e linearità della scrittura a stampa sostituirà la polifonia geroglifica del racconto in pietra:“era il presentimento che il pensiero umano, cambiando di forma, stava per cambiare il modo di esprimersi; (...) che il libro di pietra, così solido e duraturo, stava per far posto al libro di carta, ancor più solido, ancor piùduraturo. (...) Un’arte stava per sbalzar di trono un’altra arte”.

1482: GUTENBERG UCCIDE L’ARCHITETTURA

ARCHITETTURA, SCRITTURA DI MONDO

“L’architettura cominciò come incomincia ogni scrittura: fu dapprima alfabeto. (...) Si rizzava sul suolo una pietra ed era una lettera, ognuna delle quali era un geroglifico (…). Più tardi si fecero delle parole. Si sovrappose pietra su pietra, si accoppiarono quelle sillabe di granito e il verbo tentò qualche combinazione (…). Talvolta, quando si disponeva di molte pietre e di molto spazio, si scriveva una frase; e l’immenso ammassamento di Carnac è già una formula completa. Infine si fecero dei libri. Le tradizioni avevano partorito dei simboli(...). I primitivi monumenti non bastavano a contenerli, tanto i simboli ne traboccavano da ogni parte (...). Il simbolo aveva bisogno disvolgersi nell’edificio ed allora l’architettura si sviluppò col pensiero umano; (...) meravigliosi libri che erano anche meravigliosi edifici”.

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“Il simbolo aveva bisogno di svolgersi nell’edificio ed allora l’architettura si sviluppò col pensiero umano (…) e fissò sotto una forma eterna, visibilee palpabile tutto quell’ ondeggiare di simboli”,

“GEROGLIFICO”: RIFERIMENTI FILOSOFICI1 . Giambattista VICO, La scienza nuova, 1725-1744

“ci sono pur giunti due gran rottami dell’egiziache antichità, che si sono sopra osservati. De’ quali uno è che gli egizi riducevano tutto il tempo del mondo scorso loro dinanzi a tre età, che furono: l’età degli dei, età degli eroi ed età degli uomini. L’altro che per tutte queste tre età si fussero parlate tre lingue, nell’ordine corrispondenti a dette tre età, che furono: la lingua geroglifica ovvero sagra, la lingua simbolica o per somiglianze, qual è l’eroica, e la pistolare o sia volgare degli uomini, per segni convenuti da comunicare le volgari bisogne della lor vita”“caratteri divini”“come i mutoli si spiegano per atti o corpi c’hanno naturali rapporti all’idee ch’essi vogliono significare”“Qual lingua si conviene alle religioni per tal proprietà: che più importa loro essere riverite che ragionate; e fu necessaria ne’ primi tempi, che gli uomini gentili non sapevano ancora articolar la favella”“gli egizi tutti i loro ritruovati necessari o utili alla vita umana civile riferivano a questo loro Mercurio [Ermete Trismegisto]; talché egli dee esser stato, non un particolare uomo ricco di sapienza riposta che fu poi consacrato dio, ma un carattere poetico de’ primi uomini d’Egitto sappienti di sapienza volgare”.

“GEROGLIFICO”: RIFERIMENTI FILOSOFICI2 . Denis DIDEROT, Lettera sui sordomuti (1751)

“Allora passa nel discorso del poeta uno spirito che ne muove e vivifica tutte le sillabe (…) è ciò che fa sì che le cose siano dette e rappresentate nello stesso momento. (..) Nel momento stesso che l’intelletto le afferra, l’animo ne è mosso, l’immaginazione le vede e l’orecchio le sente”.

“La poesia non è più solamente una concatenazione di termini energici che espongono il pensiero con forza e nobiltà, ma (…) è ancora un tessuto di geroglifici accumulati gli uni sugli altri che la dipingono. Io potrei dire, in questo senso, che tutta la poesia è emblematica”

“l’emblema delicato, il geroglifico sottile (..) regna in una intera descrizione e (..) dipende dalla distribuzione delle lunghe e delle brevi nelle lingue a durata segnata e dalla distribuzione delle vocali tra le consonanti nelle parole di tutte le lingue”

“Ogni arte ha il suo geroglifico”

Victor Hugo, Notre Dame:“ogni faccia, ogni pietra del venerabile monumento [di Notre Dame] è una pagina, non solo della storia di Parigi, ma anche della storia delle scienze e delle arti. (...) Perfino gli alchimisti trovano, nei simboli del portale maggiore, un soddisfacente compendio della loro scienza, laddove la chiesa di san Giacomo al macello ne è il più completo geroglifico”

“quella misteriosa architettura romanica, sorella delle costruzioni teocratiche dell’Egitto e dell’India, emblema inalterabile del cattolicismo puro, geroglificoimmutabile dell’Unità papale”

“Ogni pensiero umano ha la sua pagina e il suo monumento (...). Ogni civiltàincomincia colla teocrazia e termina colla democrazia: e questa legge della libertà che succede all’unità è scritta nell’architettura. Perché non bisogna credere che la muratura sia solo capace di costruire il tempio, di esprimere il mito e il simbolismo sacerdotale, di trascrivere in geroglifici sulle sue pagine di pietra le tavole della legge”.

ARCHITETTURA COME TRASCRIZIONE GEROGLIFICA DELLO SPIRITO DEI POPOLI COSTRUTTORI

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“Fino a Gutenberg, l’architettura è la scrittura principale, la scrittura universale. Di quel libro granitico, incominciato dall’oriente e continuato dall’antichitàgreco-romana, il medioevo ha scritto l’ultima pagina”

“A partire dalla scoperta della stampa, l’architettura si dissecca a poco a poco, s’atrofizza e si denuda. (…) a partire dal secolo decimosesto la malattia dell’architettura è manifesta; essa non esprime più la società e si fa miseramente arte classica”

“il libro stampato, verme roditore dell’edificio la succhia e la divora . Essa si spoglia, si affloscia e dimagra a vista d’occhio; è misera, è povera, è zero. Non esprime più nulla, nemmeno il ricordo dell’arte dei tempi andati”

“Le belle linee dell’arte fan luogo alle fredde e inesorabili linee del geometra: l’edificio non è più tale, è un poliedro”

L’ARCHITETTURA DOPO GUTENBERG E’ PURA GEOMETRIA

“ora noi ci chiediamo a questo punto quale delle due arti rappresenti di fatto, da tre secoli, il pensiero umano. (...) L’architettura o la stampa?” La stampa. Non si prenda abbaglio: l’architettura è morta, morta senza speranza, uccisa dal libro stampato e uccisa perché dura meno, perché costa di più. (…): ci si immagini ora quali disponibilità di denaro occorrerebbero per riscrivere il libro architettonico”

“ormai, se anche l’architettura si risolleverà, non sarà più la padrona: subiràla legge della letteratura (...) e le rispettive posizioni delle due arti saranno invertite”

“Il genere umano ha due libri, due registri, due testamenti: l’edilizia e la stampa, la bibbia di pietra e la bibbia di carta”

REQUIEM PER L’ARCHITETTURA

INCOMMENSURABILITA’ TRA MONDO DELL’ORALITA’ E MONDO DELLA SCRITTURA A STAMPA

MONDO DELL’ORALITA’

• comunicazione e trasmissione delle conoscenze di tipo orale sinestetica, empatica, partecipativa (“medium caldo”)

• architettura come scrittura (geroglifica, simbolica, emblematica)

• unicità del testo

• memoria come ripetizione creativa

MONDO DELLA STAMPA

• comunicazione e trasmissione delle conoscenze attraverso la linearità della scrittura, con predominante visiva: lettura silenziosa (“medium freddo”)

• architettura come mera linearitàgeometrica

• infinita riproducibilità del testo

• memoria come esatta riproduzione di ciò che è scritto

DOPO GUTENBERG

“L’autore esprime ed illustra, sul tema dell’attuale decadenza dell’architettura e della morte a parer suo quasi inevitabile oggidì, di quest’arte sovrana (…). Ma in ogni modo, qualunque possa essere l’avvenire dell’architettura, qualunque possa essere il modo con cui i nostri giovani architetti risolveranno un giorno la questione della loro arte, e mentre aspettiamo i nuovi monumenti, conserviamo i monumenti antichi. Ispiriamo, se è possibile, l’amore per l’architettura nazionale”.

INCOMMENSURABILITA’ TRA ARCHITETTURA PRIMA DI GUTENBERG E DOPO GUTENBERG

PRIMA DI GUTENBERG

“I grandi edifizi, come le grandi montagne, sono opera dei secoli. Spesso l’arte si trasforma mentre essi sono ancora incompiuti; pendent opera interrupta ; ed essi vengono continuati tranquillamente secondo l’arte trasformata. L’arte nuova prende il monumento come lo trova, vi si abbarbica, lo assimila, lo sviluppa secondo la sua fantasia e, se può, lo completa. La cosa avviene senza sforzi, senza turbamenti, senza reazioni, secondo una legge naturale e tranquilla: è un innesto che si forma, una nuova linfa che circola, una vegetazione che rinasce”