I LUOGHI DELL ALDILÀ Benvenuti nel Limbo - normalenews.sns.it · l'anagrafe del Paradiso cristiano...

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I LUOGHI DELL' ALDILÀ Benv enuti nel Limbo Storia di un «settore intermedio» e delle sue implicazioni dogmatiche, teologiche, culturali e sociali. E la sua iconografia di Salvatore Settis E possibile fare la storia del paradiso o dell'in- ferno, luoghi che si suppongono ab aeter- no e in aeternum im- mutabili? Per un cri- stiano almeno, è possibile: perché la Redenzione è un colpo di spada che taglia in due l'intera vicenda del gene- re umano, e il Dio che s'incarna e s'im- mola sulla Croce innesca una nuova de- mografia dell'aldilà. Primo iscritto al- l'anagrafe del Paradiso cristiano è il Buon Ladrone (Dismas secondo gliApocrifi), dato che nel V angelo di Luca Gesù gli dice «In ve- rità ti dico, oggi sarai con me in paradiso». Ma se fu la morte e la resurrezione del Cristo ad aprire le porte del paradiso, quale era sta- to il destino dei profeti dell'Antico Testa- mento? E dove mai saranno andati a finire gli antichi pagani che non poterono esser redenti? Che destino avranno i bambini che muoiono prima di ricevere il battesimo? A dirigere il traffico delle anime nell'oltre- tomba ci vogliono regole sicure, e dove la Bibbia tace ci pensano i fedeli. Nasce così un'immaginosa topografia di luoghi inter- medi, il Purgatorio e il Limbo, che per essere meno codificati meglio si prestano al rac- conto storico, all'analisi in termini di storia sociale. A raccontare La nascita del Purgato- rio, si sa, ci ha pensato Le Goff in un libro fa- moso (1981), che però lasciava al margine la questione del Limbo. Un tema tornato di prepotenza sulla scena della dottrina catto- lica con un documento di Benedetto XVI del gennaio 2007, che chiude unavoltaper tutte «l'ipotesi teologica del Limbo». Il poderoso studio di Chiara Franceschini affronta orala storia del Limbo, la sua iconografia, le im- plicazioni dogmatiche e teologiche della di- scussione sul tema, i suoi molteplici signifi- cati religiosi, culturali e sociali. Maneggiando con sapienza e con grazia una documentazione impressionante per varietà e per mole, Franceschini (ottima studiosa italiana i cui meriti sono stati rico- nosciuti con una cattedra all'università di Monaco di Baviera) intende la storia del Limbo come un terrain vague che si presta a incrociare con inconsueta intensità tre filo- ni troppo spesso disgiunti: la storia delle credenze, quella delle rappresentazioni e la codificazione dottrinale. La Chiesa romana fu a lungo «refrattaria a pronunciarsi chia- ramente riguardo al destino dell'umanità nonbattezzata ma innocente, un'umanità il cui statuto divenne così residuale». Ogni lettore di Dante ricorderà con emozione il IV canto dell'Inferno, dove «gente di molto valore / conobbi che 'n quel limbo eran so- spesi», anime che vivendo «sanza speme ... in disio» «sembianza avean né trista né lie- ta». Senza colpa ma senza battesimo, il Pa- radiso era loro precluso: ma dove altro avrebbe potuto stare lo stesso Virgilio, i po- eti suoi compagni da Omero a Ovidio, gli «spiriti magni» da Cesare ad Aristotele, da Avicenna al Saladino? Il Limbo di Dante è «un nobile castello / sette volte cerchiato d'alte mura», immagine squisitamente cor- tese col suo debito paesaggio terreno, «un bel fiumicello» e «un prato di fresca verdu- ra»: l'estensione nell'aldilà di una vita spiri- tuale mondana, anche se ferita dalla man- cata visione di Dio. Una concezione che of- friva una risposta "naturale" alla suprema ingiustizia di una vita immacolata, ma sen- za retribuzione eterna. Franceschini insiste giustamente sulla «debolezza sistematica» del discorso dot- trinale sul destino dei morti innocenti: e sullo sfondo di questa secolare incertezza si dispiega la sua esplorazione delle credenze e delle rappresentazioni figurate del Limbo, qui indagate come mai prima si era fatto. Perfino Dante esita, menzionando appena gli infanti nella sua lunga descrizione del Limbo in Inferno, IV, e mettendo invece in primo piano nel canto di Sordello (Purgato- rio, VII) i «pargoli innocenti/ dai denti mor-

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I LUOGHI DELL'ALDILÀ

Benvenuti nel LimboStoria di un «settoreintermedio» e dellesue implicazionidogmatiche, teologiche,culturali e sociali.E la sua iconografia

di Salvatore Settis

Epossibile fare la storiadel paradiso o dell'in-ferno, luoghi che sisuppongono ab aeter-no e in aeternum im-mutabili? Per un cri-

stiano almeno, è possibile: perché laRedenzione è un colpo di spada chetaglia in due l'intera vicenda del gene-re umano, e il Dio che s'incarna e s'im-mola sulla Croce innesca una nuova de-mografia dell'aldilà. Primo iscritto al-l'anagrafe del Paradiso cristiano è il BuonLadrone (Dismas secondo gliApocrifi), datoche nel V angelo di Luca Gesù gli dice «In ve-rità ti dico, oggi sarai con me in paradiso».Ma se fu la morte e la resurrezione del Cristoad aprire le porte del paradiso, quale era sta-to il destino dei profeti dell'Antico Testa-mento? E dove mai saranno andati a finiregli antichi pagani che non poterono esserredenti? Che destino avranno i bambini che

muoiono prima di ricevere il battesimo? Adirigere il traffico delle anime nell'oltre-tomba ci vogliono regole sicure, e dove laBibbia tace ci pensano i fedeli. Nasce cosìun'immaginosa topografia di luoghi inter-medi, il Purgatorio e il Limbo, che per esseremeno codificati meglio si prestano al rac-conto storico, all'analisi in termini di storiasociale. A raccontare La nascita del Purgato-rio, si sa, ci ha pensato Le Goff in un libro fa-moso (1981), che però lasciava al margine laquestione del Limbo. Un tema tornato diprepotenza sulla scena della dottrina catto-lica con un documento di Benedetto XVI delgennaio 2007, che chiude unavoltaper tutte«l'ipotesi teologica del Limbo». Il poderosostudio di Chiara Franceschini affronta oralastoria del Limbo, la sua iconografia, le im-plicazioni dogmatiche e teologiche della di-scussione sul tema, i suoi molteplici signifi-cati religiosi, culturali e sociali.

Maneggiando con sapienza e con graziauna documentazione impressionante pervarietà e per mole, Franceschini (ottimastudiosa italiana i cui meriti sono stati rico-nosciuti con una cattedra all'università diMonaco di Baviera) intende la storia delLimbo come un terrain vague che si presta aincrociare con inconsueta intensità tre filo-ni troppo spesso disgiunti: la storia dellecredenze, quella delle rappresentazioni e lacodificazione dottrinale. La Chiesa romanafu a lungo «refrattaria a pronunciarsi chia-ramente riguardo al destino dell'umanitànonbattezzata ma innocente, un'umanità ilcui statuto divenne così residuale». Ognilettore di Dante ricorderà con emozione il

IV canto dell'Inferno, dove «gente di moltovalore / conobbi che 'n quel limbo eran so-spesi», anime che vivendo «sanza speme ...in disio» «sembianza avean né trista né lie-ta». Senza colpa ma senza battesimo, il Pa-radiso era loro precluso: ma dove altroavrebbe potuto stare lo stesso Virgilio, i po-eti suoi compagni da Omero a Ovidio, gli«spiriti magni» da Cesare ad Aristotele, daAvicenna al Saladino? Il Limbo di Dante è«un nobile castello / sette volte cerchiatod'alte mura», immagine squisitamente cor-tese col suo debito paesaggio terreno, «unbel fiumicello» e «un prato di fresca verdu-ra»: l'estensione nell'aldilà di una vita spiri-tuale mondana, anche se ferita dalla man-cata visione di Dio. Una concezione che of-friva una risposta "naturale" alla supremaingiustizia di una vita immacolata, ma sen-za retribuzione eterna.

Franceschini insiste giustamente sulla«debolezza sistematica» del discorso dot-trinale sul destino dei morti innocenti: esullo sfondo di questa secolare incertezza sidispiega la sua esplorazione delle credenzee delle rappresentazioni figurate del Limbo,qui indagate come mai prima si era fatto.Perfino Dante esita, menzionando appenagli infanti nella sua lunga descrizione delLimbo in Inferno, IV, e mettendo invece inprimo piano nel canto di Sordello (Purgato-rio, VII) i «pargoli innocenti/ dai denti mor-

si della morte avante/ che fosser da l'umanacolpa esenti», cioè prima del battesimo. Aquesta divergenza interna si annodano al-cune fra le più antiche immagini del Limbo,come la grotta affollata di bambini miniatada Francesco Traini a illustrare il commen-to di Guido da Pisa alla Commedia in un codi-ce di Chantilly (1335-40) e l'assemblea deglispiriti magni in un manoscritto di Altona unpo' più tardo. Uno dei capitoli più intensi econvincenti del libro analizza questi ed altripassi di Dante, per esempio quello in cuiTraiano e il troiano Rifeo sono collocati sen-z'altro in Paradiso; o l'ardua collatio, di sa-pore scolastico, di Paradiso, XIX, dove la vo-ce corale dell'Aquila «che nel dolce frui / lie-te facevan l'anime conserte» condanna ildubbio radicale di Dante. «Ché tu dicevi: unuom nasce a la riva / de l'Indo, e quivi non èchi ragioni / di Cristo (...). Muore non bat-tezzato e senza fede: / ov'è questa giustizia,che '1 condanna?».

In questo libro, le voci altissime comequella di Dante s'intrecciano con testi edepisodi "minori" che però le illuminano diluce nuova. Sul versante figurativo spiccaMichelangelo, in alcune belle pagine sulTondo Doni, a cui l'Autrice aveva già dedica-to un articolo accolto dal «Journal of theWarburg and Courtauld Institutes» (2010),e subito premiato da Harvard Center for Re-naissance Studies come il miglior articolo di

i 4; w._

storia dell'arte dell'anno. Nel famoso dipin-to (1506-7), è difficile capire che cosa ci stia-no a fare i cinque ignudi sullo sfondo. Furo-no davvero dipinti solo «per mostrar l'artesua esser grandissima» (Vasari)? Non sa-ranno invece angeli senza ali, o allusioni al-l'antichità pagana, o all'umanità ante legem?O ha ragione chili considera una «biasime-

vol licenza» dell'artista, che toglie valorealla composizione? Franceschini segue

un'altra strada: valorizzando le diffi-coltà interpretative emerse dalla sto-ria degli studi, propone di leggere ilTondo alla doppia luce della suacommissione e del genere a cui ap-partiene, il tondo devozionale (il-luminante, fra gli altri, il confron-to con la Madonna Medici di LucaSignorelli). Dipinto dopo le noz-ze tra Agnolo Doni e MaddalenaStrozzi (i loro stemmi s'intrec-ciano negli intagli della cornice),il quadro di Michelangelo alludealla sorte dei loro figli, almenoquattro, «morti subito dopo la na-scita, e tutti battezzati Giovanni

Battista». Rappresentati in etàadulta, perché secondo una diffusa

credenza alle anime dei bimbi «mortinel corpo de la madre si accrescerà la

statura tanto quanto funsero morti di 33anni» (Gilio), gli ignudi dello sfondo, scri-

ve Franceschini, possono perciò «rappre-sentare una consolante e salvifica prefigu-razione della terra luminosa "ben purgata"e "glorificata" dove i morti senza battesimo,unavoltarisorti, potranno comunque gode-re dei beni naturali in eterno».

Organizzata in sequenza cronologica marichiamando spesso le grandi e ricorrenti

TONDO DONI i Michelangelo

questioni teologiche e sociali di fondo (inparticolare la natura della giustizia divina),la Storia del Limbo di Chiara Franceschini èricca di medaglioni come questo, squarci vi-vacissimi e ricchi di interesse anche umanoin una vicenda millenaria. Essa si agganciaormai, com'era fatale, alle dispute intornoall'aborto, condannato dalla Chiesa roma-na. Forse per questo, come dichiara il docu-mento papale del 2007, nell'aldilà non puòpiù aver posto «un destino intermedio e na-turale, guadagnatoci dalla grazia di Cristo»come il Limbo. «Nonostante sia concepibileun ordine puramente naturale, di fatto nes-suna esistenza umana viene mai vissuta inun tale ordine. L'ordine attuale è sopranna-turale, e dal primissimo momento in cui hainizio ogni vita umana ci vengono aperti ca-nali di grazia». Meglio dunque, semmai, ga-rantire anche nei casi più difficili che la gra-vidanza non venga interrotta: perciò il mi-racolo che consentì la beatificazione di Pao-lo VI, il papa della Humanae Vitae, fu laguarigione di un feto in California (2014), edè in attesa di conferma un suo secondo e si-mile miracolo, stavolta in Italia, annunciatodal Corriere (31 marzo). «Può accadere che ifeti periclitanti vengano salvati per miraco-lo, ma un destino naturale, intermedio ebuono, non ordinato dalla Chiesa, non puòesistere» (Franceschini). Chiuse per semprele porte del Limbo, era davvero tempo ditracciarne la storia.

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