I Libri del Nuovo Testamento

Ai tempi di Gesù, la Scrittura era già presente nella forma dell’Antico Testamento

Gesù e gli apostoli ne facevano riferimento «La Scrittura non può essere annullata» (Gv 10:35)

«Fin da bambino hai avuto conoscenza delle sacre Scritture, le quali possono darti la sapienza che conduce alla salvezza mediante la fede in Cristo Gesù. Ogni Scrittura è ispirata da Dio» (2 Tm 3:15-16)

«Nessuna profezia della Scrittura proviene da un'interpretazione personale; infatti nessuna profezia venne mai dalla volontà dell'uomo, ma degli uomini hanno parlato da parte di Dio, perché sospinti dallo Spirito Santo» (2 Pietro 1:20-21)

Gesù affermava che le Sue parole avevano autorità da parte del Padre «Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non

passeranno» (Matteo 24:35)

«Chi mi respinge e non riceve le mie parole, ha chi lo giudica; la parola che ho annunciata è quella che lo giudicherà nell'ultimo giorno. Perché io non ho parlato di mio; ma il Padre, che mi ha mandato, mi ha comandato lui quello che devo dire e di cui devo parlare; e so che il suo comandamento è vita eterna. Le cose dunque che io dico, le dico così come il Padre le ha dette a me» (Giovanni 12:48-50)

Gli apostoli si ricordarono delle parole di Gesù, aiutati dallo Spirito Santo «Il Consolatore, lo Spirito Santo, che il Padre

manderà nel mio nome, vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto quello che vi ho detto» (Gv 14:26)

«Mi ricordai allora di quella parola del Signore che diceva: "Giovanni ha battezzato con acqua, ma voi sarete battezzati con lo Spirito Santo"» (Atti 11:16)

Diedero peso a queste parole come alle Scritture «Quando dunque fu risorto dai morti, i suoi

discepoli si ricordarono che egli aveva detto questo; e credettero alla Scrittura e alla parola che Gesù aveva detta» (Gv 2:22)

Gli apostoli trasmisero queste parole con la stessa autorità delle Scritture ebraiche «Carissimi, questa è già la seconda lettera che vi

scrivo; e in entrambe io tengo desta la vostra mente sincera facendo appello alla vostra memoria, perché vi ricordiate le parole già dette dai santi profeti, e il comandamento del Signore e Salvatore trasmessovi dai vostri apostoli» (2 Pietro 3:1-2)

«In ogni cosa vi ho mostrato che bisogna venire in aiuto ai deboli lavorando così, e ricordarsi delle parole del Signore Gesù, il quale disse egli stesso: "Vi è più gioia nel dare che nel ricevere"» (Atti 20:35)

Nei loro scritti (lettere) gli apostoli affermarono di parlare da parte di Dio «Ai coniugi poi ordino, non io ma il Signore, che la

moglie non si separi dal marito» (1 Corinzi 7:10)

«Poiché ho ricevuto dal Signore quello che vi ho anche trasmesso» (1 Corinzi 11:23)

«Il vangelo da me annunziato non è opera d'uomo; perché io stesso non l'ho ricevuto né l'ho imparato da un uomo, ma l'ho ricevuto per rivelazione di Gesù Cristo» (Galati 1:11-12)

«Questo è il messaggio che abbiamo udito da lui e che vi annunziamo: Dio è luce, e in lui non ci sono tenebre» (1 Giovanni 1:5)

Paolo chiedeva che si leggessero le sue lettere a tutti i fratelli anche in chiese diverse da quelle a cui erano indirizzate «Io vi scongiuro per il Signore che si legga questa

lettera a tutti i fratelli» (1 Tessalonicesi 5:27)

«Quando questa lettera sarà stata letta da voi, fate che sia letta anche nella chiesa dei Laodicesi, e leggete anche voi quella che vi sarà mandata da Laodicea» (Colossesi 4:16)

«E se qualcuno non ubbidisce a ciò che diciamo in questa lettera, notatelo, e non abbiate relazione con lui, affinché si vergogni» (2 Tessalonicesi 3:14)

Giovanni riporta dodici volte nell’Apocalisse l’ordine di scrivere quello che vedeva in modo da renderlo noto alla fratellanza «Quello che vedi, scrivilo in un libro e mandalo alle

sette chiese» (Apocalisse 1:11)

«Scrivi dunque le cose che hai viste, quelle che sono e quelle che devono avvenire in seguito» (Apocalisse 1:19)

«Poi mi disse: "Scrivi, perché queste parole sono fedeli e veritiere"» (Apocalisse 21:5)

Giovanni fu l’ultimo degli apostoli a rimanere in vita e poteva indicare quali scritti non fossero autentici «Mi sono molto rallegrato di aver trovato fra i tuoi

figli alcuni che camminano nella verità, secondo il comandamento che abbiamo ricevuto dal Padre … Poiché molti seduttori sono usciti per il mondo, i quali non riconoscono pubblicamente che Gesù Cristo è venuto in carne … Chi va oltre e non rimane nella dottrina di Cristo, non ha Dio. Chi rimane nella dottrina, ha il Padre e il Figlio. Se qualcuno viene a voi e non reca questa dottrina, non ricevetelo in casa e non salutatelo» (2 Gv 1:4-10)

Pietro riconobbe nelle lettere di Paolo l’autorità delle Scritture: «Considerate che la pazienza del nostro Signore è

per la vostra salvezza, come anche il nostro caro fratello Paolo vi ha scritto, secondo la sapienza che gli è stata data; e questo egli fa in tutte le sue lettere, in cui tratta di questi argomenti. In esse ci sono alcune cose difficili a capirsi, che gli uomini ignoranti e instabili travisano a loro perdizione come anche le altre Scritture» (2 Pietro 3:15-16)

Sembra che durante la vita di Paolo le sue lettere siano state raccolte e diffuse insieme

In conclusione, ci si rese conto che le Scritture dei profeti erano confermate dalle Scritture degli apostoli «Carissimi, questa è già la seconda lettera che vi

scrivo; e in entrambe io tengo desta la vostra mente sincera facendo appello alla vostra memoria, perché vi ricordiate le parole già dette dai santi profeti, e il comandamento del Signore e Salvatore trasmessovi dai vostri apostoli» (2 Pietro 3:1-2)

«Siete stati edificati sul fondamento degli apostoli e dei profeti, essendo Cristo Gesù stesso la pietra angolare» (Efesini 2:20)

La prima fonte di autorità nella chiesa delle origini erano le Scritture ebraiche (AT)

Gli apostoli riferirono le parole e gli insegnamenti di Gesù con l’aiuto dello Spirito Santo

Ben presto si passò a mettere per iscritto i fatti riguardanti la vita e le parole di Gesù (Vangeli) e gli insegnamenti dottrinali e pratici (Epistole)

Ma quali libri dovevano essere accettati alla pari della Scritture ebraiche? Il processo fu lungo.

Se per l’AT era importante il collegamento con un profeta, per il nascente NT ci voleva un apostolo

La prima lista di libri del Nuovo Testamento fu opera di Marcione (85-160 d.C.), nativo del Ponto

Marcione era gnostico e riteneva che il Dio dell’AT fosse diverso da quello del Nuovo Patto

Redisse una lista di libri che non tenessero conto dell’AT, comprendendo il solo Vangelo di Luca (meno i primi capitoli e l’ultimo) e le lettere di Paolo alle chiese (ma non le Epistole Pastorali)

Questo elenco viene chiamato il Canone di Marcione e diede inizio a un dibattito che portò alla formazione del Canone del NT

Nel 1740 fu pubblicato dallo storico Ludovico Muratori un frammento di manoscritto in latino scoperto nella Biblioteca Ambrosiana di Milano

Viene datato intorno al 170 d.C.

Contiene un elenco di libri che sono «per tutta la Chiesa», che sono giudicati «apostolici» e che possono essere letti in pubblico nelle chiese

Sono elencati 22 libri, ma forse altri erano inclusi nella parte danneggiata del manoscritto

«Non conviene che il fiele sia mescolato col miele» - perciò vengono respinte lettere attribuite a Paolo da Marcione e i suoi seguaci

Il contributo di Ireneo di Lione (130-202 d.C.):

Nato a Smirne nell’Asia Minore

Studiò sotto Policarpo che era stato discepolo dell’Apostolo Giovanni

Divenne vescovo di Lione nel 177 d.C.

Forte impegno contro le eresie (la sua opera principale è un libro in cinque volumi «Adversus Haereses») - Marcione venne indicato come gnostico

Riconobbe 22 libri come canonici e respinse altri scritti che si pretendevano essere apostolici

Per la Chiesa d’Oriente, l’elenco definitivo dei 27 libri del NT si trova nella 39° lettera pasquale di Atanasio di Alessandria d’Egitto nel 367 d.C.

Lo stesso elenco fu approvato nella Chiesa d’Occidente nel 397 d.C. dal Terzo Consiglio di Cartagine a cui partecipò Agostino d’Ippona

La Vulgata di Girolamo (circa 405 d.C.) comprese la traduzione in latino degli stessi 27 libri

Possiamo quindi affermare che l’attuale canone del Nuovo Testamento fu universalmente accettato durante il 4° secolo d.C.

All’inizio del NT troviamo quattro Vangeli che parlano della vita e ministero di Gesù e terminano con la Sua morte e risurrezione

I Vangeli sono quattro perché scritti per gruppi diversi - abbiamo così una visione più completa della persona e del ministero di Gesù

I primi tre Vangeli vengono chiamati «sinottici» perché hanno una struttura molto simile

Il quarto Vangelo, scritto più tardi rispetto agli altri, fornisce ulteriori prove della divinità di Gesù per contrastare gli gnostici

Attribuito fin dal I° secolo all’apostolo Matteo (Levi), l’esattore di imposte da Capernaum

Datata prima della distruzione di Gerusalemme

Diversi padri apostolici dicono che il Vangelo fu scritto prima in aramaico e poi tradotto in greco

Indirizzato in modo particolare ai Giudei, con una cinquantina di citazioni dall’AT

Presenta Gesù come il Messia delle profezie dell’AT e come Re (la parola «regno» compare 50 volte)

Riporta cinque lunghi discorsi di Gesù (come i 5 discorsi di Mosè in Deuteronomio)

Attribuito a Giovanni Marco, cugino di Barnaba

La tradizione antica (a partire da Papias nel 110 d.C. citando Giovanni) afferma che Marco era collaboratore dell’apostolo Pietro, e questo vangelo era anche chiamato «Il Vangelo di Pietro»

Pietro chiamò Marco «mio figlio» (1 Pietro 5:13)

Scritto probabilmente prima di Matteo

Indirizzato principalmente ai pagani, soprattutto ai Romani, con spiegazioni delle usanze giudaiche

Cristo è presentato come Figlio di Dio e il Vangelo si concentra più sui miracoli (19) che sugli insegnamenti - un Vangelo di azione

Luca fu compagno di viaggio di Paolo e durante la prigionia di Paolo a Cesarea (59-61 d.C.) poté parlare con testimoni oculari di Cristo

L’unico scrittore biblico non ebreo

Atti è il seguito del Vangelo di Luca, e termina con la prima prigionia di Paolo a Roma (63 d.C.). Luca fu scritto probabilmente attorno al 60 d.C.

Scritto in ottimo greco, a tratti quasi classico

Gesù è presentato come Figlio dell’uomo

Luca dà particolare enfasi alla preghiera, al contributo delle donne e all’estensione universale del vangelo

Attribuito all’apostolo Giovanni che si descrive nel Vangelo come «il discepolo che Gesù amava»

Scritto probabilmente verso la fine del I° secolo a Efeso dove Giovanni ministrò per diversi anni

Il contenuto di Giovanni integra quello dei Vangeli sinottici

I miracoli e i discorsi di Gesù riportati in questo Vangelo presentano Gesù come Figlio di Dio, vero uomo e vero Dio, in contrasto con lo gnosticismo

«Questi sono stati scritti, affinché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e, affinché, credendo, abbiate vita nel suo nome» (Giov 20:31)

Il prologo evidenzia lo stretto collegamento con il Vangelo di Luca - entrambi dedicati a Teofilo

Attribuito a Luca «il caro medico» (Col 4:14)

In alcuni passi (16:10-17; 20:5-15; 21:1-18; 27:1-28:16) viene usato «noi» indicando che Luca era presente

Scritto probabilmente a Roma nel 63 d.C.

Potrebbe essere una memoria difensiva per Paolo

Documenta la diffusione del vangelo da Gerusalemme fino a Roma con molti precisi riferimenti storici e geografici

Particolare enfasi all’opera dello Spirito Santo

Il Nuovo Testamento contiene 21 epistole o lettere

Di queste 13 sono attribuite a Paolo, 1 a Giacomo, 2 a Pietro, 3 a Giovanni e 1 a Giuda

La «lettera agli Ebrei» è anonima (nell’antichità alcuni l’attribuirono a Paolo)

Delle lettere di Paolo, 9 sono indirizzate a chiese, mentre le restanti 4 sono indirizzate a individui. Queste ultime si chiamano «epistole pastorali».

Le lettere di Giacomo, Pietro, Giovanni, Giacomo e Giuda si chiamano «epistole generali» o «cattoliche»

Scritta nel 57 d.C. da Corinto

La sua lettera più lunga e sistematica

Presenta nei dettagli il messaggio del vangelo da lui predicato in vista di una sua visita a Roma

Affronta alcune questioni relative ai rapporti tra giudei e gentili nella chiesa

I primi 8 capitoli affrontano il tema della giustificazione per grazia mediante la fede

I capitoli 9-11 affrontano l’incredulità di Israele

I capitoli 12-16 parlano di questioni pratiche della vita cristiana individuale e comunitaria

Scritta da Efeso durante il terzo viaggio missionario nel 55/56 d.C.

Dà delle risposte a domande pervenute a Paolo riguardanti problemi morali e dottrinali nella chiesa

Contiene gli insegnamenti più dettagliati nella Bibbia sui doni dello Spirito Santo, sulla Santa Cena e sulla risurrezione dei santi

Si fa riferimento in 1 Cor 5:9 a una lettera precedente che non è pervenuta fino a noi

Scritta dalla Macedonia nel 55/56 d.C.

Nel cap. 2 parla di una visita e di una lettera successive a Prima Corinzi

È una lettera intensamente autobiografica - Paolo parla delle sue sofferenze e difficoltà e difende la sua autorità apostolica contro le critiche ricevute

Nei capp. 8 e 9 ripresenta il suo progetto di un’offerta per la chiesa di Gerusalemme

L’ultimo capitolo parla di una nuova visita che farà tra breve a Corinto

Paolo e Barnaba fondarono delle chiese in Galazia durante il primo viaggio missionario

La lettera tratta alcune questioni riguardanti la legge di Mosè e i credenti - è probabile che sia stata scritta poco prima della Conferenza di Gerusalemme in cui questi argomenti furono discussi e risolti in modo definitivo

Data di scrittura: 48-49 d.C. da Antiochia di Siria

Contiene delle parole molto dure contro i «giudaizzanti»

Afferma con forza la giustificazione per grazia

Parla dell’opera dello Spirito nella vita cristiana

La prima lettera della prigionia

Scritta probabilmente a Roma tra i 60-62 d.C.

La mancanza in alcuni manoscritti delle parole «in Efeso» in 1:1 portano a pensare che possa essere una lettera circolare per più chiese - forse la lettera alla chiesa di Laodicea menzionata in Colossesi 4:16

I primi tre capitoli parlano del piano benevolo di Dio nel provvedere la redenzione in Cristo

Gli ultimi tre capitoli parlano della vita individuale e comunitaria dei redenti che va vissuta «in modo degno della vocazione» (4:1)

La seconda lettera della prigionia

Scritta da Roma circa nel 61 d.C.

Scritta per ringraziare la chiesa di Filippi in Macedonia per un’offerta portata da Epafròdito

Temi trattati: La gioia in mezzo alle circostanze difficili della vita

L’esempio di Cristo che si fece servo

La priorità da dare alla conoscenza di Cristo

Ai credenti in una città che era una colonia romana, Paolo scrive «Quanto a noi, la nostra cittadinanza è nei cieli» (3:20)

La terza lettera della prigionia

Tratta temi molto simili a quelli della lettera agli Efesini

Scritto probabilmente da Roma tra il 60-62 d.C.

Afferma il primato di Cristo su ogni altra cosa e combatte i falsi insegnamenti basati su una miscela di filosofia greca e di certe tradizioni ebraiche - una forma precoce di gnosticismo

Portato a Colosse da Tichico e Onesimo (4:7-9)

Scritta da Corinto nel 51 d.C.

Probabilmente la prima lettera scritta da Paolo inclusa nel Nuovo Testamento, ad eccezione forse della lettera ai Galati

Il tema principale è il ritorno di Cristo e le sue implicazioni per i credenti

Scritta a una chiesa proveniente principalmente dal paganesimo - non ci sono citazioni dall’Antico Testamento

Scritta qualche mese dopo Prima Tessalonicesi (nel 51-52 d.C.) da Corinto

Scritta per correggere delle dottrine errate sul ritorno di Cristo che erano state proposte «da qualche lettera data come nostra» (2:2)

Parla dell’apostasia e dell’anticristo

«Il saluto è di mia propria mano, di me, Paolo; questo serve di segno in ogni mia lettera; è così che scrivo» (3:17)

La prima delle «epistole pastorali» (indirizzate a persone, non a chiese)

Scritta dalla Macedonia tra 63-65 d.C. dopo la prima prigionia di Paolo descritta in Atti

Consigli personali al suo collaboratore che era stato inviato a Efeso

Istruzioni pratiche per la nomina degli anziani e per il comportamento nel ministero

Scritta dalla prigione a Roma. Paolo non aspetta più la liberazione, e quindi si tratta della seconda prigionia, probabilmente nel 67 d.C.

L’ultima delle lettere di Paolo per data di scrittura

Contiene l’affermazione più chiara nella Bibbia sull’ispirazione delle Scritture: «Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona» (2 Timoteo 3:16-17)

Scritta nello stesso periodo di 1 Timoteo, forse da Corinto, nel 63-65 d.C.

Tito, un collaboratore di origine pagana, era stato incaricato di continuare l’opera sull’isola di Creta

La lettera contiene esortazioni e istruzioni per la nomina degli anziani e perché i credenti vivano una vita di buona testimonianza alla grazia di Dio

Anche se è una lettera scritta a una persona, non viene di solito elencata tra le epistole pastorali

Scritta e recapitata assieme alla lettera ai Colossesi, è considerata un’epistola della prigionia

È una lettera personale a Filemone, nella cui casa si incontrava la chiesa di Colosse, perché accogliesse uno schiavo, Onesimo, che era scappato e poi convertitosi a Roma

La lettera è indirizzata a credenti che erano tentati di rientrare nell’ebraismo

Espone con forza il primato di Cristo e il superamento dei sacrifici e del sacerdozio dell’AT

Dev’essere stata scritta prima della distruzione di Gerusalemme nel 70 d.C. perché parla del tempio come ancora in esistenza

Lo scrittore dimostra una profonda conoscenza delle Scritture, delle usanze e della cultura ebraica

Conosce anche Timoteo: «Sappiate che il nostro fratello Timoteo è stato messo in libertà; con lui, se viene presto, verrò a vedervi» (Ebrei 13:23)

Lo stile del greco è il migliore del NT e si avvicina al greco classico più di ogni altro libro del NT

L’inclusione di questo libro nel canone del NT è stata a lungo dibattuta

Non c’è un saluto e neanche una firma (nel V° secolo il libro si attribuì a Paolo per confermare un’autorità apostolica)

Commenti di Origene di Alessandria (185-254 d.C.) «Inizia come un trattato, continua come un

sermone e si conclude come una lettera»

«Dio solo sa chi realmente scrisse questa lettera»

Tertulliano (fine II° secolo) lo attribuì a Barnaba, che fu chiamato apostolo in Atti: «Esiste infatti una lettera agli Ebrei di Barnaba»

Un altro possibile scrittore è Apollo: «Un ebreo di nome Apollo, oriundo di Alessandria, uomo eloquente e versato nelle Scritture, arrivò a Efeso. Egli era stato istruito nella via del Signore; ed essendo fervente di spirito, annunziava e insegnava accuratamente le cose relative a Gesù» (Atti 18:24-25)

Giacomo non era uno dei due apostoli di questo nome ma colui che è presentato in Galati 1:19 come «il fratello del Signore» morto nel 62 d.C.

La sua autorità si vede in Atti 15 dove conclude la Conferenza di Gerusalemme

La lettera è indirizzata «alle dodici tribù che sono disperse nel mondo» (1:1), cioè ai credenti di origine ebraiche nella «diaspora», può darsi in seguito al martirio di Stefano

Scritta probabilmente prima della Conferenza di Gerusalemme (48 d.C.) - forse il primo libro del NT

Scritta da Babilonia (5:13), per alcuni un riferimento in codice a Roma

Scritta forse all’inizio della persecuzione sotto Nerone ca. 64 d.C.

Per la stesura in ottimo greco, Pietro si fece aiutare da Sila: «Per mezzo di Silvano, che considero vostro fedele fratello, vi ho scritto brevemente» (1 Pietro 5:12)

Pietro si presenta come apostolo in 1:1 ma come un anziano tra gli altri nel cap. 5

La lettera incoraggia i credenti in cinque province dell’Asia Minore ad affrontare le prove con gioia

Scritta poco prima della morte di Pietro (65-68 d.C.)

Il greco è più rozzo di quello della prima lettera - Pietro non si sarà avvalso dell’aiuto di Sila

Pietro desidera che i credenti siano rafforzati nella fede e nel cammino cristiano anche dopo la sua imminente partenza

Contiene una definizione dell’ispirazione: «Degli uomini hanno parlato da parte di Dio, perché sospinti dallo Spirito Santo» (1:21)

Il cap. 3 parla del ritorno di Cristo e di come i credenti devono attenderlo attivamente

Il prologo ha molte analogie con quello del Vangelo di Giovanni

Alcuni credono che sia stata una lettera accompagnatoria del Vangelo

Scritta probabilmente da Efeso tra 85-95 d.C.

Contrasta fortemente la nascente eresia gnostica con delle certezze sulla persona di Cristo

Usa 30 volte la parola «conoscere» o sinonimi e 7 volte «sapere» - parole chiave degli gnostici

Alcuni la chiamano «l’epistola delle certezze»

Scritta probabilmente nello stesso periodo della prima lettera di Giovanni (85-95 d.C.)

Lo scrittore si presenta come «l’anziano» e scrive «alla signora eletta» (v.1)

Giovanni era l’ultimo degli apostoli rimasto in vita e scriveva forse a una chiesa

Mette in guardia contro i predicatori itineranti che portavano delle eresie

Anche in questa lettera Giovanni si presenta come «l’anziano»

Il periodo è sempre tra 85-95 d.C.

Indirizzato a Gaio, ma in realtà per una chiesa il cui responsabile, Diotrefe, aveva respinto una lettera

Elogia Gaio per l’ospitalità offerta ai predicatori itineranti che erano fedeli alla verità

Giuda si presenta come «fratello di Giacomo» e quindi di Gesù: «Non è questi il figlio del falegname? Sua madre non si chiama Maria e i suoi fratelli, Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda?» (Matteo 13:55)

Il contenuto della lettera è molto simile a 2 Pietro 2 e fu probabilmente scritta nello stesso periodo (65-68 d.C.)

Contrasta fortemente i falsi dottori

Termina con una bella dossologia (vv.24,25)

«Rivelazione di Gesù Cristo, che Dio gli diede per mostrare ai suoi servi le cose che devono avvenire tra breve, e che egli ha fatto conoscere mandando il suo angelo al suo servo Giovanni» (1:1)

Giovanni è nominato quattro volte come scrittore (1:1,4,9; 22:8)

Scritta durante la prigionia di Giovanni sull’isola di Patmos, ca. 95 d.C. durante il regno di Domiziano che pretese che tutti lo chiamassero «Signore e Dio»

L’unico libro profetico e apocalittico nel NT

Forte uso di numeri e simboli presi dall’AT, principalmente dai libri di Daniele ed Ezechiele

Incoraggia i credenti sotto la persecuzione con una visione della vittoria completa di Dio

Inizia con sette lettere indirizzate dal Cristo risorto a sette chiese dell’Asia Minore

Le visioni illustrano i giudizi di Dio, finendo con il giudizio davanti al grande trono bianco

Termina con la visione della Nuova Gerusalemme e del nuovo cielo e nuova terra

Inizia con un incoraggiamento al lettore: «Beato chi legge e beati quelli che ascoltano le parole di questa profezia e fanno tesoro delle cose che vi sono scritte, perché il tempo è vicino!» (1:3)

Termina con un avvertimento a tutti: «Io lo dichiaro a chiunque ode le parole della profezia di questo libro: se qualcuno vi aggiunge qualcosa, Dio aggiungerà ai suoi mali i flagelli descritti in questo libro; se qualcuno toglie qualcosa dalle parole del libro di questa profezia, Dio gli toglierà la sua parte dell'albero della vita e della santa città che sono descritti in questo libro» (22:18-19)