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I gruppi di imprese nei distretti industriali italiani Giulio Cainelli Giulio Cainelli Università di Bari e CERIS-CNR, Milano Novara, 28 Giugno 2007

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I gruppi di imprese nei distretti industriali

italiani

Giulio CainelliGiulio CainelliUniversità di Bari e CERIS-CNR,

Milano

Novara, 28 Giugno 2007

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Struttura della presentazione il dibattito sulle caratteristiche dimensionali ed

organizzative del sistema industriale italiano; il gruppo di imprese: definizione, esempi e

prime evidenze empiriche; diffusione e specificità organizzativa dei gruppi

d’impresa nei distretti industriali italiani; il ‘gruppo distrettuale’: architettura

organizzativa e strategie competitive; gerarchizzazione e concentrazione nei distretti

industriali; possibili implicazioni di policy.

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Il dibattito sulle ‘caratteristiche’ del sistema industriale italiano: il

ruolo dei DIQuesto dibattito si è andato articolando lungo due prospettive di analisi:

la prima prospettiva si è basata sullo slogan: ‘il piccolo è bello’. Le specificità dimensionali ed organizzative – prevalenza di piccole imprese nei distretti industriali (DI) – e produttive – forte specializzazione in settori ‘tradizionali’ e specialised suppliers rappresentano una anomalia positiva del sistema industriale italiano;

in particolare, grande interesse ed enfasi per lo studio dei DI.

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Il dibattito sulle ‘caratteristiche’ del sistema industriale italiano: il

ruolo dei DI Nell’ambito del tradizionale modello del DI

Marshalliano, descritto nei fondamentali contributi di Becattini, Brusco e Dei Ottati si è generalmente ipotizzato come nell’ambito di questa forma di organizzazione industriale – fondata sulla divisione tecnica del lavoro tra una pluralità di piccole e piccolissime imprese e su relazioni di natura orizzontale – tenda a prevalere l’effetto di sistema, identificato dall’azione delle forze agglomerative e dalla compenetrazione tra dimensione sociale (la comunità locale) e dimensione produttiva (il sistema delle imprese) sull’azione, i comportamenti e le strategie adottate dalle singole imprese.

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Il dibattito sulle ‘caratteristiche’ del sistema industriale italiano: il

ruolo dei DI Nel modello canonico del DI l’impresa e le sue

scelte, in particolare quelle che riguardano i processi di crescita, non sembrano assumere un ruolo di particolare rilievo (eccezione lavori Ferruccio e Varaldo (1996 e 2004);

ne deriva, da un lato, una meccanica della crescita a livello locale che tende a realizzarsi tramite la replicazione della unità produttiva distrettuale: quest’ultima identificata, dal punto di vista organizzativo, nel modello della piccola e piccolissima impresa distrettettuale e, dall’altro, l’idea che nei DI la presenza dei gruppi dovrebbe essere molto modesta.

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Il dibattito sulle ‘caratteristiche’ del sistema industriale italiano

La seconda prospettiva ha enfatizzato il ruolo della grande impresa nella sua funzione di leadership nei processi innovativi ed in quelli di internazionalizzazione. Visione più tradizionale della struttura dimensionale ed organizzativa di un sistema industriale. In questa prospettiva di analisi, la prevalenza dell’impresa minore viene vista come un fattore di debolezza strutturale dell’industria italiana (competitività, attività innovativa, ecc.)

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Il dibattito sulle ‘caratteristiche’ del sistema industriale italiano

A partire dalla seconda metà dagli anni ’90, a queste due impostazioni si ne è andata aggiungendo una terza. Il focus dell’analisi si è, infatti, andato spostando dall’impresa intesa come unità giuridica all’impresa intesa come gruppo: ossia, dall’impresa ‘giuridica’ all’impresa ‘economica’. Con ciò superando la sterile contrapposizione ‘piccola-grande impresa’ per abbracciare un’impostazione più attenta all’analisi delle forme organizzative d’impresa;

nell’ambito di questo dibattito, un ruolo di un certo rilievo è stato assunto dagli studi focalizzati sull’analisi della diffusione e delle specificità organizzative dei gruppi nei DI;

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Il gruppo di imprese: definizione, esempi e prime evidenze empiriche

Il gruppo di imprese può essere definito come un “insieme, spesso molto numeroso, di società giuridicamente indipendenti collegate da mutui legami azionari che, complessivamente, consentono il controllo unitario di tutte le attività” (Brioschi et al., 1990)

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Family

AAteco 652

Emp. 0

BAteco 293Emp. 297

CAteco 293

Emp. 1

DAteco 516Emp. 11

EAteco 285Emp. 17

FAteco 316Emp. 10

100% 100%

99.0%

5,0%

1.0%

95.0%

IX, p. 65

40.0% 30.0%

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Family

CAteco 193Emp. 91

BAteco 193Emp. 21

AAteco 652

Emp. 0

DAteco 193Emp. 25

100%100%

100%

100%

V, p. 176

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AAteco 182

Emp. 3

CAteco 501

Emp. 1

BAteco 177Emp. 22

DAteco 177

Emp. 1

100% 52.0%

75.5%

61.0%

12.5%

III, p. 98

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Il gruppo di imprese: definizione, esempi e prime evidenze empiriche

Imprese industriali organizzate nella forma di gruppo: analisi Banca d’Italia (1994) Invind Indagine sui gruppi % % 10-19 8,0 4,9 20-49 18,2 13,4 50-99 35,1 31,2 100-199 63,1 62,6 200-499 78,4 76,8 500-999 85,4 89,1 >999 97,7 99,1 Totale 10 e oltre n.d. 8,8 Totale 50 e oltre 50,8 48,5

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Diffusione e specificità organizzativa dei gruppi d’impresa nei distretti industriali

italiani

L’analisi della diffusione e delle caratteristiche dei gruppi di impresa nei distretti industriali ha conosciuto un certo sviluppo solo a partire dai primi anni ’90 (Bianchi e Gualtieri, 1990; Brusco et al., 1996; Dei Ottati, 1996; Cainelli e Nuti, 1996).

In questi lavori la diffusione dei gruppi nei DI è associata a due fenomeni: (i) crescente concentrazione della produzione nelle mani di un modesto numero di imprese leader; (ii) crescente controllo esercitato da queste imprese sulla catena del valore.

Limiti di queste analisi: (i) specifiche regioni (Toscana ed Emilia Romagna)/DI (‘maturi’); (ii) non si analizza la relazione tra DI e diffusione e caratteristiche dei gruppi di imprese.

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Diffusione e specificità organizzativa dei gruppi d’impresa nei distretti industriali

italiani

In questa direzione si sono mossi alcuni più recenti contributi (Balloni e Iacobucci, 1997 e 2004); Brioschi e Cainelli (2001); Brioschi et al. (2002 e 2004);

In questi lavori si mostra che: (i) nei DI la diffusione dei gruppi di impresa è più massiccia che all’esterno dei DI; (ii) esiste una specifica forma organizzativa dei gruppi operanti in un DI, che viene per l’appunto definito ‘gruppo distrettuale’;

il GD appare costituito da un insieme di imprese giuridiche con sede legale nell’area distrettuale ed operanti in una delle diverse fasi della filiera produttiva del DI.

Limiti di queste analisi: si rifanno a realtà locali come le Marche e l’Emilia Romagna.

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Diffusione e specificità organizzativa dei gruppi d’impresa nei distretti industriali

italiani

L’utilizzo dell’Archivio Gruppi costruito dall’ISTAT, riferito al 2001, e della definizione empirica di DI sottesa alla cosiddetta procedura ISTAT-Sforzi ha consentito di generalizzare questi risultati al complesso dei 199 DI italiani (Cainelli e Iacobucci, 2007);

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Diffusione e specificità organizzativa dei gruppi d’impresa nei distretti industriali

italiani

Table – Firms belonging to a business group: 2001

Firms Employees (c)/ (a) (c)/ (b) (c)/ (a) (c)/ (b) % % % % Non-district LLSs (585) 4.63 21.31 44.94 63.47 District LLS (199) 5.87 23.88 35.39 53.05 District LLS (only district sector) (199) 5.86 24.11 35.67 53.28 (a) All firms (b) Joint-stock firms (c) Joint-stock firms belonging to a business group

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Diffusione e specificità organizzativa dei gruppi d’impresa nei distretti

industriali italiani

Table – Firms belonging to a business group (2001), % of firms District firms Non-district firms (c)/ (a) (c)/ (b) (c)/ (a) (c)/ (b) % % % % Food (17) 5.67 20.61 2.69 17.75 Textile and clothing (68) 5.01 21.82 3.09 17.43 Leather and footwear (28) 4.06 15.92 2.83 14.73 Furniture (39) 4.91 25.33 2.39 18.66 Mechanics (33) 7.46 25.77 5.43 22.31 Other sectors (14) 7.23 20.99 9.27 26.27 (a) All firms (b) Joint-stock firms (c) Joint-stock firms belonging to a business group

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Diffusione e specificità organizzativa dei gruppi d’impresa nei distretti

industriali italiani

Primo risultato: nei DI italiani, la diffusione dei gruppi di impresa è maggiore che nelle aree non-distrettuali;

L’unica eccezione è costituita dai DI operanti nei cosiddetti ‘altri settori’;

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Diffusione e specificità organizzativa dei gruppi d’impresa nei distretti

industriali italiani

Table – Degree of specialization of business groups District

Groups Non-district

groups Test of mean differences

N. of groups

Degree of spec.

N. of groups

Degree Of spec. t Sig.

(1 tail) Food (17) 46 .89 685 .87 .48 .316 Textile and clothing (68) 477 .92 545 .89 3.08*** .001 Leather and footwear (28) 141 .93 178 .89 2.82*** .003 Furniture (39) 39 .89 82 .83 1.76** .040 Mechanics (33) 826 .92 3329 .90 3.43*** .001 Other sectors (14) 197 .91 2516 .88 2.59*** .005 *** significant at 1%, ** significant at 5%, * significant at 10%

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Diffusione e specificità organizzativa dei gruppi d’impresa nei distretti

industriali italiani Table 8 – Degree of spatial concentration of activities of business groups

District groups

Non-district groups

Test of mean differences

N. of groups

Spatial concent.

N. of groups

Spatial concent. t Sig.

(1 tail) Food (17) 46 .87 685 .90 -1.51 .066 Textile and clothing (68) 477 .94 545 .91 2.88*** .002 Leather and footwear (28) 141 .94 178 .93 .71 .241 Furniture (39) 39 .96 82 .92 1.52* .065 Mechanics (33) 826 .92 3329 .91 1.05 .148 Other sectors (14) 197 .92 2516 .92 .19 .424 *** significant at 1%, ** significant at 5%, * significant at 10%

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Diffusione e specificità organizzativa dei gruppi d’impresa nei distretti industriali

italiani Secondo risultato: i gruppi di impresa

che operano in un DI mostrano una loro specificità organizzativa;

In particolare, mostrano una più elevato grado di specializzazione produttiva ed una più elevata concentrazione spaziale (risultato più ‘debole’) nelle medesime attività rispetto ai gruppi ubicati in aree non-distrettuali.

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Diffusione e specificità organizzativa dei gruppi d’impresa nei distretti industriali

italiani

Una possibile interpretazione: diffusione: la prossimità spaziale, la face-to-face

interaction riducono il costo di acquisizione delle informazioni sulle caratteristiche dei concorrenti/fornitori;

specificità organizzativa: le economie agglomerative di cui beneficiano le imprese distrettuali sono di tipo sector-specific o anche i GD tendono a crescere attorno alle attività e quindi alle competenze accumulate dall’unità ‘originaria’. No attività di diversificazione in altri settori (come invece nel caso imprese science based).

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Il ‘gruppo distrettuale’: architettura organizzativa e strategie competitive

Tabella – Tipologia dei gruppi di impresa presenti nei distretti industriali

Gruppi Imprese per gruppo

‘Pseudo-gruppi’

‘Conglo-merale’

‘Distrettuale’

‘Interna-zionali’ Distretti industriali

N. Media N. N. N. N. Ciclomotori (Bologna) 12 4,0 1 0 9 2 Macchine per il legno (Carpi) 10 4,1 3 3 1 3 Mobili imbottiti (Forlì) 11 2,9 2 2 7 0 Biomedicale (Mirandola) 25 3,1 4 1 13 7 Ceramica (Sassuolo) 30 7,6 7 2 13 8 Macchine utensili (Piacenza) 12 2,8 3 0 7 2 Alimentare (Parma) 21 15,5 1 1 14 5 Calzaturiero (Fusignano) 7 3,1 1 0 6 0 Macchine per il legno (Rimini) 4 8,5 0 0 0 4 Macchine automatiche (Bologna) 20 10,6 3 0 8 9 Calzaturiero (San Mauro Pascoli) 9 3,3 0 1 6 2 Tessile-abbigliamento (Carpi) 30 3,3 10 4 15 1 Macchine agricole (Reggio Emilia) 20 7,3 2 5 12 1 Totale 211 6,3 37 19 112 43

Fonte: Brioschi et al. (2003)

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Il ‘gruppo distrettuale’: architettura organizzativa e strategie competitive

Tabella – La diversificazione settoriale nei ‘gruppi distrettuali’

Gruppi

Imprese

Imprese

per gruppo

[1]

[2]

[3]

[4]

N. N. Media N. N. N. N. Mobili imbottiti (Forlì) 7 22 3,1 19 0 0 3 Biomedicale (Mirandola) 13 48 3,7 34 7 4 3 Ceramica (Sassuolo) 13 55 4,2 39 4 7 5 Alimentare (Parma) 14 42 3,0 30 8 2 2 Calzature (Fusignano) 6 15 2,5 13 0 0 2 Macchine automatiche (Bologna)

8 24 3,0 19 2 3 0

Calzature (San Mauro Pascoli)

7 22 3,1 14 2 2 4

Tessile-abbigliamento (Carpi)

15 60 4,0 45 3 6 6

Macchine agricole (Reggio Emilia)

12 73 6,1 51 8 6 8

Totale 95 361 3,8 264 34 30 33

[1] Imprese operanti nel settore del distretto [2] Imprese operanti in altri settori [3] Finanziarie [4] Immobiliari

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Il ‘gruppo distrettuale’: architettura organizzativa e strategie competitive

Tabella – Le strutture di controllo nei ‘gruppi distrettuali’

[1]

[2]

[3]

[4]

N. N. N. N. Mobili imbottiti (Forlì) 0 0 0 7 Biomedicale (Mirandola) 1 0 2 10 Ceramica (Sassuolo) 3 0 2 8 Alimentare (Parma) 0 0 2 12 Calzature (Fusignano) 0 0 0 6 Macchine automatiche (Bologna) 2 0 0 6 Calzature (San Mauro Pascoli) 2 0 1 4 Tessile-abbigliamento (Carpi) 5 0 0 10 Macchine agricole (Reggio Emilia) 3 1 1 7 Totale 16 1 8 70

[1] Finanziaria [2] Immobiliare [3] Impresa operativa [4] Insieme di persone fisiche

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Il ‘gruppo distrettuale’: architettura organizzativa e strategie competitive

Tabella – Strategia di crescita prevalentemente adottate dai ‘gruppi distrettuali’ Strategia prevalente

Distretti industriali Numero ‘gruppi

distrettuali’ Diver.

orizzontale Int.

verticale

Ciclomotori (Bologna) 9 6 3 Macchine per il legno (Carpi) 1 1 0 Mobili imbottiti (Forlì) 7 1 6 Biomedicale (Mirandola) 13 8 5 Ceramica (Sassuolo) 13 10 3 Macchine utensili (Piacenza) 7 1 6 Alimentare (Parma) 14 2 12 Calzaturiero (Fusignano) 7 2 5 Macchine per il legno (Rimini) 0 0 0 Macchine automatiche (Bologna) 8 7 1 Calzaturiero (San Mauro Pascoli) 6 2 4 Tessile-abbigliamento (Carpi) 15 5 11 Macchine agricole (Reggio Emilia) 12 9 3

Fonte: Brioschi et al. (2003)

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Gerarchizzazione e concentrazione nei distretti industriali

Valutazione possibile impatto gruppificazione sulla struttura ed organizzazione interna dei DI:

valutazione difficile: mancanza di un termine di raffronto con il passato;

L’effetto può dipendere dalle strategie di crescita delle imprese distrettuali: (i) nel caso di crescita per diversificazione orizzontale l’esito potrebbe essere quello di una maggiore concentrazione industriale; (ii) nel caso di crescita per integrazione verticale a monteintegrazione verticale a monte l’esito potrebbe essere quello di una gerarchizzazione dei rapporti tra imprese lungo la filiera distrettuale;

in quest’ultimo caso, i rapporti di lungo termine tra imprese autonome (per esempio, tra imprese finali e sub-fornitori) verrebbero sostituiti da rapporti ‘formalizzati’ di tipo proprietario: maggiore gerarchia?

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Gerarchizzazione e concentrazione nei distretti industriali

Impatto sulla natura delle economie di agglomerazione tipiche del modello distrettuale:

maggiore concentrazione/gerarchizzazione dei DI sta producendo un mutamento nell’azione e quindi negli effetti delle forze agglomerative;

queste non sembrano più operare nella direzione dei tradizionali vantaggi localizzativi derivanti dalla prossimità spaziale e dall’azione degli spillover di conoscenza tra unità produttive fondamentalmente ‘simili’ dal punto di vista organizzativo: esse operano sempre di più all’interno di network/gruppi di imprese operanti in fasi diverse della filiera distrettuale e caratterizzate da strutture organizzative spesso assai articolate e gerarchizzate.

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Possibili implicazioni di policy la dimensione giuridica delle imprese è solo una

dimensione che dovrebbe essere presa in considerazione nella definizione degli interventi a favore dei sistemi locali/DI;

non prendere in esame anche la dimensione economica – i gruppi – può condurre a distorsioni nella allocazione delle risorse pubbliche. Il numero dei beneficiari effettivi può infatti essere minore rispetto a quello dei beneficiari formali e ciò a causa della diffusione dei gruppi;

Ddl Bersani: enfasi sui gruppi e sulle reti di imprese.

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Grazie a tutti per l’attenzione!!!!