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Monitor dei Distretti Servizio Studi e Ricerche Ottobre 2010

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Executive Summary 3

1. L’export dei distretti nel secondo trimestre del 2010 11 1.1 I settori economici 11 1.2 I mercati di sbocco 12 1.3 Le regioni italiane 15 1.4 La dispersione dei risultati 16 1.5 In sintesi 23

2. La geografia dei distretti industriali italiani 25 2.1 La mappa delle performance dell’export dei distretti 25 2.2 Il planisfero delle esportazioni dei distretti 31

Gli approfondimenti 32 3. La Cassa Integrazione Guadagni nei distretti industriali 32 4. Il mercato indiano: quali spazi per i distretti italiani? 42

4.1 Il potenziale del mercato indiano 42 4.2 La crescente presenza dei distretti italiani in India 45 4.3 Quali spazi di miglioramento? 48 4.4 Conclusioni 50

5. Il distretto del tessile e abbigliamento di Treviso 51 6. L’occhialeria di Belluno all’uscita dalla crisi: quale futuro per il tessuto produttivo locale? 57

7. Il Cruscotto dei distretti 61

Appendice Metodologica 68

Monitor dei Distretti

Ottobre 2010

Trimestrale – n. 31

Intesa Sanpaolo Servizio Studi e Ricerche

Industry and Banking

Fabrizio Guelpa Responsabile

Cristina De Michele

Giovanni Foresti

Serena Fumagalli

Ilaria Sangalli

Stefania Trenti

Database management: Angelo Palumbo

International Economics Silvia Guizzo

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Executive Summary

Sono tornate a crescere le esportazioni dei distretti industriali italiani, che nel secondo trimestre del 2010 hanno registrato un aumento tendenziale del 13,8%. E’ questo il principale risultato che emerge dagli ultimi dati di interscambio commerciale delle province italiane. Bene l’export distrettuale nei mercati avanzati e, soprattutto, nei “nuovi” mercati (+15% la variazione tendenziale). Spiccano, in particolare, le performance conseguite in Sudafrica, Brasile e India, dove l’aumento delle vendite estere è stato superiore al 40%. Bene anche i flussi diretti in altre economie emergenti (su tutti Cina, Turchia, Messico, Egitto). Primi segnali di recupero anche in Russia.

Dopo un primo trimestre 2010 ancora difficile, è partita la fase di recupero dei distretti industriali, che hanno mostrato un tasso di crescita non molto inferiore alla media del manifatturiero italiano. Nel confronto con il resto d’Italia, spicca, in particolare, la miglior dinamica dei distretti specializzati in beni intermedi del sistema moda, grazie alle performance dei principali poli conciari (Arzignano, Santa Croce sull’Arno e Solofra) e tessili (Prato e Biella). Fanno meglio anche i distretti della meccanica, spinti dai buoni risultati conseguiti dalla meccanica strumentale di Varese, Bergamo e Brescia e dalle macchine agricole di Modena e Reggio Emilia.

Il tessuto distrettuale italiano è pertanto vivo e quanto mai determinato a superare la crisi con un posizionamento competitivo rafforzato, per proporsi con rinnovato successo sui mercati internazionali. Sono significative a questo proposito le strategie intraprese da un campione di imprese distrettuali calzaturiere, che nel corso del difficilissimo 2009 hanno puntato con determinazione sulla ricerca e sviluppo (spesso anche collaborando con università ed enti di ricerca), e sulla qualità del prodotto. Molte di queste, inoltre, hanno cercato di rafforzare la loro presenza sui mercati, adottando strategie di marchio, migliorando il proprio network distributivo, studiando le location più adatte per l’apertura di nuovi punti vendita e cercando di affermarsi in nuovi mercati ad alto potenziale.

Nel secondo trimestre del 2010 le esportazioni distrettuali sono tornate a crescere a ritmi sostenuti (+13,8% la variazione tendenziale). Era dal 2007 che il tessuto distrettuale italiano non registrava tassi di crescita a due cifre.

Evoluzione delle esportazioni dei distretti industriali (var. % tendenziali)

10,17,4 8,0

-0,2 1,4

-0,6-2,6

-9,0

-23,5-25,9

-22,2-17,8

-0,9

13,8

-30

-20

-10

0

10

20

I 07 II 07 III 07 IV 07 I 08 II 08 III 08 IV 08 I 09 II 09 III 09 IV 09 I 10 II 10

Fonte: elaborazioni Intesa Sanpaolo su dati Istat

Tutte le produzioni distrettuali si sono portate in territorio positivo, con performance brillanti per i distretti specializzati nella metallurgia, in crescita del 45% tendenziale. Seguono nell’ordine gli altri intermedi (gomma e plastica, legno e carta), gli elettrodomestici e i beni intermedi del sistema moda, con tassi di crescita superiori al 20%. Bene anche le esportazioni distrettuali di

La congiuntura del secondo trimestre 2010

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beni di consumo del sistema moda (in progresso del 13,9%), della meccanica (+12%) e dei prodotti in metallo. Appaiono, invece, relativamente meno dinamici i distretti del mobile, che sono stati verosimilmente penalizzati dalla difficile situazione attraversata dal mercato immobiliare e dai problemi presenti nel mercato del lavoro. Mostrano solo una lieve crescita, infine, le esportazioni dei distretti alimentari, tra i pochi non colpiti dalla crisi.

Evoluzione dei distretti industriali italiani per settore (var. % tendenziale)

-21,7

-34,9

-25,6

-20,2

-25,9

-28,9

-34,8

-23,3

-23,3

1,7

45,0

23,9

21,8

21,1

13,9

13,8

12,0

11,4

9,6

5,1

-57,7

1,7

-60 -40 -20 0 20 40 60

Metallurgia

Altri intermedi

Elettrodomestici

Moda: intermedi

Moda: beni di consumo

Totale distretti

Meccanica

Prodotti in metallo

Prod. e mat. da costr.

Mobili

AlimentareII trim. '10

II trim. '09

Fonte: elaborazioni Intesa Sanpaolo su dati Istat

E’ salito a 83 (su un totale di 104 distretti da noi monitorati) il numero dei distretti che ha chiuso il secondo trimestre del 2010 in territorio positivo (erano 50 nel primo trimestre e addirittura 15 nel quarto trimestre dello scorso anno).

Numero di distretti in cui la variazione tendenziale delle esportazioni è positiva

81 78 75

59 58

47

37

21

4 7 1015

50

83

0

10

20

30

40

50

60

70

80

90

I 07 II 07 III 07 IV 07 I 08 II 08 III 08 IV 08 I 09 II 09 III 09 IV 09 I 10 II 10

Fonte: elaborazioni Intesa Sanpaolo su dati Istat

Si segnala, in particolare, la crescita a due cifre e superiore al 20% su base tendenziale di alcuni importanti distretti industriali specializzati nel sistema moda (Polo fiorentino della pelle, concia di Arzignano, concia e calzature di Santa Croce sull’Arno, i poli orafi, favoriti anche dai picchi toccati dal prezzo dell’oro), negli elettrodomestici (Fabriano, che mostra primi segnali positivi, dopo anni di forte crisi), nella metalmeccanica (metalli di Brescia e termomeccanica scaligera) e nell’alimentare (Parma). Hanno mostrato un buon ritmo di crescita anche Prato e Biella, dove sono tornate in territorio positivo le esportazioni di prodotti tessili.

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In questo contesto, tutte le regioni ad alta intensità distrettuale hanno visto tornare a crescere le esportazioni dei loro distretti industriali. Il miglioramento è stato più marcato in alcune regioni che avevano sofferto maggiormente nel 2009 (Marche e Lombardia) e in Toscana, dove, come si è visto, alcuni importanti poli del sistema moda sono tornati a crescere a ritmi sostenuti. Appare in ritardo l’Emilia Romagna, che ha risentito delle difficoltà incontrate da alcune importanti aree della regione (su tutti la maglieria e abbigliamento di Carpi), che hanno quasi annullato i buoni risultati conseguiti da diversi distretti regionali (tra questi le piastrelle di Sassuolo, l’abbigliamento di Rimini, l’alimentare di Parma).

Regioni a maggiore intensità distrettuale (variazione % tendenziale delle esportazioni)

-35,8

-17,8

-24,8

-34,2

-22,7

-25,9

-23,5

-20,8

-29,3

-1,5

-27,6

24,3

20,9

18,2

16,0

14,0

13,8

8,1

4,4

2,6

2,6

-0,9

-40 -30 -20 -10 0 10 20 30

Marche

Toscana

Piemonte

Lombardia

Veneto

Totale distretti

Puglia

Emilia-Romagna

Friuli-Venezia Giulia

Campania

Abruzzo II trim. '10

II trim. '09

Fonte: elaborazioni Intesa Sanpaolo su dati Istat

E’, inoltre, salita al 70% circa la quota dei mercati che ha offerto un contributo positivo alla crescita dei distretti nel secondo trimestre del 2010.

Quota dei mercati in cui la variazione tendenziale dell’export dei distretti è positiva

72 74 75

61 58 5650

44

21 1923

19

52

69

0

10

20

30

40

50

60

70

80

I 07 II 07 III 07 IV 07 I 08 II 08 III 08 IV 08 I 09 II 09 III 09 IV 09 I 10 II 10

Nota: calcoli riferiti ai primi 131 sbocchi commerciali nel 2007 (almeno 5 milioni di export). Fonte: Intesa Sanpaolo su dati Istat

Tra questi vi sono molti “nuovi mercati”. In Sudafrica, Brasile e India, ad esempio, le esportazioni dei distretti hanno registrato una crescita superiore al 40% tendenziale. In questi paesi si è assistito ad una crescita dei distretti quasi generalizzata, con performance particolarmente brillanti della meccanica strumentale di Varese. Oltre a Varese, in Sudafrica si sono distinte anche le macchine agricole di Modena e Reggio Emilia. In Brasile hanno brillato anche l’occhialeria di Belluno e le macchine utensili e per il legno di Pesaro, mentre in India sono significativamente aumentate le esportazioni della concia di Arzignano e della metalmeccanica di Lecco.

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Primi 50 sbocchi commerciali dei distretti: i best 21 nel secondo trimestre del 2010 (var. % tend.)

43,7

42,8

42,1

38,7

34,5

34,3

30,1

29,5

26,6

25,8

24,6

22,5

22,3

20,6

19,7

19,5

18,7

16,6

14,9

13,7

13,6

0 10 20 30 40 50

Sudafrica

Brasile

India

Hong Kong

Turchia

Messico

Australia

Egitto

Svezia

Iran

Canada

Stati Uniti

Corea del Sud

Cina

Romania

Rep. Ceca

Germania

Russia

Spagna

Slovenia

Francia

Nota: sono rappresentati in blu i mercati avanzati e in rosso i nuovi mercati. Si considerano solo i primi 50 sbocchi commerciali dei distretti. Fonte: elaborazioni Intesa Sanpaolo su dati Istat

Qualche segnale positivo è emerso anche da un altro “nuovo” mercato, la Russia, che fino al 2008 aveva trainato le vendite estere di molti distretti italiani del sistema moda e del mobile. L’export distrettuale diretto nella Federazione Russa, infatti, dopo il crollo maturato nel 2009, è tornato in territorio positivo (+16,6% la variazione tendenziale nel secondo trimestre del 2010). In Russia hanno registrato una crescita sostenuta le vendite dell’abbigliamento di Rimini, della metalmeccanica di Lecco, della rubinetteria e pentolame di Lumezzane, delle calzature di Fermo e delle piastrelle di Sassuolo. Sempre su questo mercato, hanno, invece, accusato nuovi cali di export le macchine per l’imballaggio di Bologna e alcuni importanti distretti del tessile-abbigliamento (Empoli, Schio-Thiene-Valdagno, Carpi e Val Seriana).

I distretti hanno continuato a crescere a ritmi sostenuti sul mercato cinese (Cina e Hong Kong). Bene, in particolare, i poli conciari e della pelle (Arzignano, Santa Croce sull’Arno, Solofra, Polo fiorentino), le macchine tessili di Biella, le macchine tessili e per materie plastiche di Brescia e gli orafi di Vicenza e Arezzo.

Sono tornati in territorio positivo anche molti tra i principali mercati avanzati. L’unica eccezione è la Grecia, le cui importazioni sono state colpite dalla pesante crisi finanziaria che ha investito il paese. Tra i mercati avanzati va segnalata l’inversione di tendenza maturata negli Stati Uniti, dove si è osservata una ripresa di alcuni importanti poli distrettuali italiani. Tra questi l’occhialeria di Belluno, la rubinetteria e pentolame di Lumezzane, gli orafi di Vicenza, Arezzo e Valenza, le piastrelle di Sassuolo, la concia di Arzignano, il Polo fiorentino della pelle e i vini di Langhe, Roero e Monferrato.

In questo contesto di quasi generalizzato miglioramento, i “nuovi mercati” hanno registrato un recupero di poco più intenso rispetto agli sbocchi commerciali avanzati (+15% tendenziale nel secondo trimestre 2010 vs. +13%). I mercati emergenti, inoltre, già nel primo trimestre di

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quest’anno si erano portati, seppur di poco, in territorio positivo, risultando in calo per un periodo più breve (dal quarto trimestre del 2008 al quarto del 2009) rispetto ai mercati maturi. In questi ultimi, al contrario, la “crisi” dei distretti è stata più lunga: è iniziata già sul finire del 2007 ed è terminata solo nella primavera dell’anno in corso.

Export dei distretti verso nuovi mercati e mercati maturi a confronto (var. % tendenziale)

12 12 13

1

11

5 6

-26

1

15

-1 -2 -3-7

-12

-23

-2-3

-26

-20-24

669

13

-16-20

-26-30

-25

-20

-15

-10

-5

0

5

10

15

20

I 07 II 07 III 07 IV 07 I 08 II 08 III 08 IV 08 I 09 II 09 III 09 IV 09 I 10 II 10

Nuovi mercati

Mercati maturi

Fonte: elaborazioni Intesa Sanpaolo su dati Istat

Il recupero emerso nel secondo trimestre del 2010 lascia molti distretti lontani dai valori esportati nel 2008, con punte negative per alcuni distretti calzaturieri (Casarano e Vigevano), delle macchine per il legno (Pesaro e Rimini), del tessile-abbigliamento (Treviso e Sud Abruzzese), degli elettrodomestici (Fabriano). Solo 15 distretti nel primo semestre del 2010 hanno mostrato livelli di export per lo più analoghi o superiori ai livelli toccati nella prima metà del 2008.

Quanto è lontano il 2008? I distretti ai massimi storici var. % I sem. 2010

su I sem. 2008 I distretti in forte ritardo var. % I sem. 2010

su I sem. 2008 Prosciutto San Daniele Del Friuli 47,3 Macchine uten. di Piacenza -36,0 Macchine tessili di Biella 25,2 Abbigliamento Sud Abruzzese -36,3 Alimentare di Parma 15,4 Metalli di Brescia -38,7 Calzature di Lucca 14,0 Cappe aspiranti ed elettrod. di Fabriano -39,8 Oreficeria di Arezzo 9,7 Tessile e abbigliamento di Treviso -41,4 Mobili imbottiti di Forlì 7,1 Macchine agric. di Reggio/Modena -41,6 Abbigliamento di Rimini 6,6 Macchine legno di Rimini -45,0 Vini di Langhe, Roero e Monferrato 5,3 Macchine utensili e per il legno di Pesaro -48,1 Concia di Solofra 3,6 Calzature di Vigevano -50,6 Prosecco di Conegliano Valdobbiadene 2,9 Scarpe di Casarano -80,8 Fonte: elaborazioni Intesa Sanpaolo su dati Istat

Tra questi, molti distretti sono specializzati nel settore alimentare. Il ritardo delle altre produzioni distrettuali è, invece, notevole, soprattutto nella metallurgia (sotto del 38,7%), negli elettrodomestici (-32,7%) e nei prodotti in metallo (-29,4%). Sono lontani dai valori raggiunti nel 2008 anche i distretti della meccanica, del mobile e dei prodotti e materiali da costruzione.

Il ritardo rispetto al 2008

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Export dei distretti industriali nel primo semestre 2010 (var. % rispetto al primo semestre 2008)

-8,1

-15,3

-16,4

-20,0

-20,5

-22,4

-24,0

-29,4

-32,7

-38,7

2,3

-60 -50 -40 -30 -20 -10 0 10

Alimentare

Altri intermedi

Moda: beni di consumo

Moda: intermedi

Totale distretti

Prod. e mat. da costr.

Mobili

Meccanica

Prodotti in metallo

Elettrodomestici

Metallurgia

Fonte: elaborazioni Intesa Sanpaolo su dati Istat

A livello di sbocchi commerciali, inoltre, solo 5 tra i primi quaranta mercati distrettuali nel primo semestre del 2010 hanno registrato valori esportati superiori a quelli del corrispondente periodo del 2008; tra questi tre BRIC (Cina, India e Brasile) e due paesi del Nord Africa (la Libia e l’Egitto). Restano ancora molto distanti dai valori massimi toccati nel 2008, due tra i più dinamici mercati emergenti nel corso degli anni Duemila, l’Ucraina e la Russia. Insieme a questi, vi sono tutti i mercati maturi, dalla Grecia alla Spagna, al Giappone, agli Stati Uniti.

I mercati ai massimi storici: export dei distretti nel primo semestre 2010 (var. % rispetto al primo semestre 2008)

In mercati in forte ritardo sul 2008: export dei distretti nel primo semestre 2010 (var. % rispetto al primo semestre 2008)

40,6

22,8

9,1

6,2

2,8

0 10 20 30 40 50

Libia

Cina

Egitto

India

Brasile

-24,4

-25,2

-31,5

-37,7

-39,8

-47,8

-60 -50 -40 -30 -20 -10 0

Stati Uniti

Giappone

Spagna

Russia

Grecia

Ucraina

Nota: si considerano solo i primi 41 sbocchi commerciali dei distretti. Fonte: elab. Intesa Sanpaolo su dati Istat

Nota: si considerano solo i primi 41 sbocchi commerciali dei distretti. Fonte: elab. Intesa Sanpaolo su dati Istat

Per tornare ai livelli del 2008 ci vorranno anni. Secondo le nostre stime, al termine del 2010 solo 5 dei 15 miliardi persi nel 2009 saranno recuperati. Nella media del 2010, infatti, l’export distrettuale è previsto mostrare una crescita vicina al 10%, lasciando i valori esportati lontani dai livelli toccati nel 2008.

Questo processo di lento recupero sta mettendo sotto pressione molte imprese distrettuali. E’ questo ciò che emerge anche osservando i dati sull’utilizzo degli ammortizzatori sociali. Sono aumentate, in particolare, le ore autorizzate di cassa integrazione straordinaria (salite tra gennaio e settembre 2010 a 105,5 milioni di ore, da 36 milioni del corrispondente periodo del 2009) e di cassa integrazione in deroga (25,4 vs. 5,3). Al contempo si è ridotto il ricorso alla

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cassa integrazione ordinaria. L’accelerazione della CIG straordinaria (CIGS) ed in deroga (CIGD) e il contemporaneo rallentamento della CIG ordinaria (CIGO) si spiegano anche con il passaggio di alcune aziende dalla CIGO alla CIGS a causa dell’insorgere di situazioni di crisi aziendali.

Il momento è quindi difficile e delicato e non pochi soggetti sono destinati ad uscire dal mercato. Il tessuto distrettuale italiano è tuttavia vivo e quanto mai determinato a superare la crisi con un posizionamento competitivo rafforzato, per proporsi con rinnovato successo sui mercati internazionali. Sono significativi a questo proposito i risultati di un’analisi condotta sulle strategie adottate da un campione di imprese calzaturiere distrettuali, che nel corso del difficilissimo 2009 hanno puntato con determinazione sulla ricerca e sviluppo (spesso anche collaborando con università ed enti di ricerca), e sulla qualità del prodotto. Molte di queste, inoltre, hanno cercato di rafforzare la loro presenza sui mercati, adottando strategie di marchio, migliorando il proprio network distributivo, studiando le location più adatte per l’apertura di nuovi punti vendita e cercando di affermarsi in nuovi mercati ad alto potenziale.

Strategie aziendali adottate nel 2009 dalle imprese dei distretti calzaturieri

0 10 20 30 40 50 60 70 80 90

Riorganizzazioni (societarie)

Razionalizzazione processi produttivi

Contenimento costi

Comunicazione

Diversificazione mercati/prodotti

Razionalizzazione logistico-distributiva

Strategie di marchio

Qualità

Ricerca e sviluppo

Fonte: elaborazioni Intesa Sanpaolo su relazioni aziendali di cinquanta imprese calzaturiere

Il potenziamento del marketing e della distribuzione può essere raggiunto anche attraverso la formazione di consorzi, reti d’impresa o la crescita dimensionale delle piccole imprese del distretto, tramite processi di fusione e/o acquisizione. Bassi volumi di produzione, legati alle ridotte dimensioni delle imprese del distretto, non consentono, infatti, di raggiungere la soglia minima per i necessari investimenti commerciali nel branding e nella comunicazione d’azienda.

L’adozione di queste strategie sarà fondamentale per superare quei limiti e/o ritardi che ancora il nostro tessuto produttivo mostra sul fronte commerciale nel raggiungere con successo i mercati a più alto potenziale. Limiti che sono ben evidenti, ad esempio, se si confronta la quota di mercato italiana in India con quella tedesca (2,1% vs. 6,3%). Il differenziale che emerge, infatti, non pare giustificato da un analogo divario in termini di occupati nel manifatturiero, che al contrario, è molto più contenuto (in termini di addetti l’industria manifatturiera italiana è di poco inferiore ai due terzi di quella tedesca).

Sfruttare le opportunità dei “nuovi” mercati non sarà facile e richiederà un potenziamento della fase commerciale, anche con investimenti diretti in loco. L’efficace gestione di questi processi richiede la presenza di capitale umano altamente qualificato, con forti competenze immateriali (marketing, logistica, assistenza tecnica, etc.), che va supportato con adeguati investimenti in information technology. Più in generale andrà potenziato il management e dovranno essere introdotte nuove professionalità in campo distributivo non ancora sufficientemente diffuse ma cruciali per gestire la crescente complessità dei mercati.

Prospettive

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10 Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche

Al contempo è necessario non disperdere il patrimonio di know-how produttivo presente nel territorio, attivando meccanismi volti a riportare l’interesse delle giovani generazioni verso le scuole tecniche industriali. La competitività dei distretti industriali italiani non può infatti prescindere dalla presenza di manodopera qualificata e di alte competenze professionali, che finora sono state alla base dell’alta qualità delle produzioni italiane.

I primi 7 fattori di successo del Tessile/Abbigliamento italiano secondo gli imprenditori (quota % di 295 imprese intervistate nei primi mesi del 2010)

0 10 20 30 40 50 60 70 80 90

Creatività

Forza lavoro qualificata

Imprenditori

Diffusa presenza di eccellenze

Servizio flessibile

Innovazione di processo

Filiera completa ed integrata

Fonte: Astra Ricerche per SMI

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1. L’export dei distretti nel secondo trimestre del 2010

1.1 I settori economici

Nel secondo trimestre del 2010 le esportazioni distrettuali hanno registrato una crescita sostenuta (+13,8% la variazione tendenziale; Tab. 1.1)1. Era dal 2007 che il tessuto distrettuale italiano non registrava tassi di crescita a due cifre (Fig. 1.1).

Tutte le produzioni distrettuali si sono portate in territorio positivo, con performance brillanti per i distretti specializzati nella metallurgia, in crescita del 45% tendenziale. Seguono nell’ordine gli altri intermedi (gomma e plastica, legno e carta), gli elettrodomestici e i beni intermedi del sistema moda, con tassi di crescita superiori al 20%. Hanno ottenuto buoni risultati anche le esportazioni distrettuali di beni di consumo del sistema moda (in progresso del 13,9%), della meccanica (+12%) e dei prodotti in metallo. Appaiono, invece, relativamente meno dinamici i distretti del mobile, che sono stati verosimilmente penalizzati dalla difficile situazione attraversata dal mercato immobiliare e dai problemi presenti nel mercato del lavoro. Mostrano solo una lieve crescita, infine, le esportazioni dei distretti alimentari, tra i pochi non colpiti dalla crisi.

Tab. 1.1 - Andamento export dei distretti per settore (variazione % tendenziale) 2009 2009 Gennaio-Giugno 2010 Aprile-Giugno 2010 Comp. % distretti distretti non distretti distretti non distretti distretti non distrettiIndustria manifatturiera italiana - -21,0 - 13,1 - 18,9Totale settori distrettuale, di cui: 100,0 -22,4 -19,2 6,2 7,6 13,8 15,6

Metallurgia 3,7 -47,1 -32,1 22,9 32,3 45,0 51,1Altri intermedi 4,2 -15,1 -16,2 18,0 13,8 23,9 18,5Elettrodomestici 3,6 -27,5 -21,7 4,4 0,7 21,8 13,3Sistema moda: intermedi 8,8 -22,6 -24,6 16,4 12,5 21,1 17,7Sistema moda: beni di consumo 31,6 -19,7 -14,1 4,5 6,8 13,9 19,3Meccanica 19,2 -25,4 -22,5 4,0 3,1 12,0 7,9Prodotti in metallo 4,9 -29,0 -22,5 0,5 9,5 11,4 17,2Prodotti e Materiali da Costruzione 5,8 -21,1 -19,8 5,5 5,0 9,6 9,1Mobili 9,9 -21,6 -22,3 3,0 2,5 5,1 8,7Alimentare e Bevande 6,1 0,9 -5,3 3,7 11,9 1,7 14,0

Nota: l’evoluzione delle esportazioni delle aree non distrettuali è ottenuta combinando la struttura produttiva settoriale dei distretti con la performance conseguita nelle aree non distrettuali. Fonte: elaborazioni Intesa Sanpaolo su dati Istat

Nel confronto con il resto d’Italia, spicca la miglior dinamica dei distretti specializzati in beni intermedi del sistema moda, grazie alle performance dei principali poli conciari (Arzignano, Santa Croce sull’Arno e Solofra) e tessili (Prato e Biella). Fanno meglio anche i distretti della meccanica, spinti dai buoni risultati conseguiti dalla meccanica strumentale di Varese, Bergamo e Brescia e dalle macchine agricole di Modena e Reggio Emilia.

In un contesto di domanda favorevole e in presenza di condizioni di cambio non penalizzanti2, è salito a 83 (su un totale di 104 distretti monitorati in questo rapporto) il numero dei distretti che ha chiuso il secondo trimestre del 2010 in territorio positivo (erano 50 nel primo trimestre e addirittura 15 nel quarto trimestre dello scorso anno; Fig. 1.2). Molti distretti pertanto hanno saputo sfruttare la finestra di opportunità (anche valutaria) che si è aperta sui mercati esteri nei mesi primaverili.

1 Nel valutare il buon andamento dell’export distrettuale si tenga conto che il secondo trimestre del 2010

si confronta con un secondo trimestre del 2009 molto negativo. Per molti distretti, inoltre, i valori esportati sono stati significativamente influenzati dall’aumento dei prezzi alla produzione, causato, a sua volta, dai rincari delle commodity di riferimento. E’ questo il caso, ad esempio, dei distretti orafi o di quelli conciari.

2 Nel secondo trimestre del 2010.

Giovanni Foresti e Serena Fumagalli

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12 Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche

Si segnala, in particolare, la crescita a due cifre e superiore al 20% su base tendenziale di alcuni importanti distretti industriali specializzati nel sistema moda (Polo fiorentino della pelle, concia di Arzignano, concia e calzature di Santa Croce sull’Arno, i poli orafi), negli elettrodomestici (Fabriano, che mostra primi segnali positivi, dopo anni di forte crisi), nella metalmeccanica (metalli di Brescia e termomeccanica scaligera) e nell’alimentare (Parma). Hanno mostrato un buon ritmo di crescita anche Prato e Biella, dove sono tornate in territorio positivo le esportazioni di prodotti tessili.

Fig. 1.1 - Evoluzione dell’export dei distretti industriali italiani (variazione % tendenziale)

Fig. 1.2 - Numero di distretti in cui la variazione tendenziale delle esportazioni è positiva

1,4 -0,6

-2,6

-9,0

-25,9

-0,9

13,810,1 7,4 8,0

-0,2

-22,2-17,8

-23,5-30

-20

-10

0

10

20

I07

II07

III07

IV07

I08

II08

III08

IV08

I09

II09

III09

IV09

I10

II10

81 78 75

59 58

4737

21

4 7 1015

50

83

0102030405060708090

I07

II07

III07

IV07

I08

II08

III08

IV08

I09

II09

III09

IV09

I10

II10

Fonte: elaborazioni Intesa Sanpaolo su dati Istat Fonte: elaborazioni Intesa Sanpaolo su dati Istat

1.2 I mercati di sbocco

Nel secondo trimestre del 2010 è salita al 70% circa la quota dei mercati che ha offerto un contributo positivo alla crescita dei distretti industriali (Fig. 1.3).

Fig. 1.3 - Quota di mercati in cui la variazione tendenziale dell’export dei distretti è positiva

72 74 75

61 58 5650

44

21 1923

19

52

69

0

10

20

30

40

50

60

70

80

I 07 II 07 III 07 IV 07 I 08 II 08 III 08 IV 08 I 09 II 09 III 09 IV 09 I 10 II 10

Nota: i calcoli si riferiscono a 131 sbocchi commerciali. Non sono considerate le destinazioni commerciali che nel 2007 hanno assorbito meno di 5 milioni di euro delle esportazioni dei distretti industriali italiani. Fonte: elab. Intesa Sanpaolo su dati Istat

Tra questi vi sono molti “nuovi mercati”. In Sudafrica, Brasile e India, ad esempio, le esportazioni dei distretti hanno registrato una crescita superiore al 40% tendenziale. In questi paesi si è assistito a una crescita dei distretti quasi generalizzata, con performance particolarmente brillanti della meccanica strumentale di Varese. Oltre a Varese, in Sudafrica si sono distinte anche le macchine agricole di Modena e Reggio Emilia. In Brasile hanno brillato anche l’occhialeria di

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Belluno e le macchine utensili e per il legno di Pesaro, mentre in India sono significativamente aumentate le esportazioni della concia di Arzignano e della metalmeccanica di Lecco3.

Qualche segnale positivo è emerso anche da un altro “nuovo” mercato, la Russia, che fino al 2008 aveva trainato le vendite estere di molti distretti italiani del sistema moda e del mobile. L’export distrettuale diretto nella Federazione Russa, infatti, dopo il crollo maturato nel 2009, è tornato in territorio positivo (+16,6% la variazione tendenziale nel secondo trimestre del 2010). In Russia hanno registrato una crescita sostenuta le vendite dell’abbigliamento di Rimini, della metalmeccanica di Lecco, della rubinetteria e pentolame di Lumezzane, delle calzature di Fermo e delle piastrelle di Sassuolo. Sempre su questo mercato, hanno, invece, accusato nuovi cali di export le macchine per l’imballaggio di Bologna e alcuni importanti distretti del tessile-abbigliamento (Empoli, Schio-Thiene-Valdagno, Carpi e Val Seriana).

Tab. 1.2 - Evoluzione delle esportazioni dei distretti nei primi 32 sbocchi commerciali (elaborazioni su dati a prezzi correnti)

Milioni di € Quota % Var. % rispetto al corrispondente periodo dell’anno precedente Var. % rispetto al I sem. 2008

2009 2009 2008 2009 I trim. 2010 II trim. 2010 I sem. 2010Totale distretti, di cui: 52.112 100,0 -2,7 -22,4 -0,9 13,8 -20,0

Germania 6.758 13,0 -2,5 -19,5 -2,2 18,7 -15,7Francia 6.583 12,6 -1,6 -16,3 -2,0 13,6 -14,9Stati Uniti 3.240 6,2 -18,3 -30,5 -1,0 22,5 -24,4Regno Unito 3.107 6,0 -16,5 -25,3 5,6 6,7 -28,0Svizzera 2.745 5,3 9,5 -13,4 -3,0 11,2 -8,8Spagna 2.641 5,1 -13,3 -29,2 -2,5 14,9 -31,5Russia 1.895 3,6 11,3 -39,0 -11,4 16,6 -37,7Belgio 1.370 2,6 -1,6 -11,5 1,6 12,2 -9,4Paesi Bassi 1.343 2,6 1,1 -19,6 -6,3 9,1 -19,9Cina 1.119 2,1 -3,2 -3,2 21,9 20,6 22,8Austria 1.108 2,1 3,7 -19,4 -3,5 13,5 -17,1Polonia 1.099 2,1 5,3 -29,5 -3,2 3,6 -31,6Grecia 1.074 2,1 -0,8 -29,6 -13,0 -17,7 -39,8Hong Kong 956 1,8 -8,2 -20,5 28,8 38,7 -5,5Emirati Arabi Uniti 956 1,8 26,0 -30,8 15,8 11,4 -9,9Romania 859 1,6 -2,7 -27,3 0,1 19,7 -21,2Giappone 785 1,5 -9,7 -18,7 -13,7 3,5 -25,2Turchia 686 1,3 -10,8 -33,4 28,8 34,5 -24,0Portogallo 675 1,3 -4,3 -17,0 1,8 11,6 -14,7Svezia 548 1,1 -8,5 -26,2 4,1 26,6 -22,0Canada 521 1,0 -6,7 -20,5 12,8 24,6 -8,7Repubblica Ceca 517 1,0 3,8 -27,1 0,8 19,5 -22,3Australia 472 0,9 -2,5 -27,7 16,8 30,1 -28,7Danimarca 459 0,9 -7,4 -29,9 -4,8 12,4 -32,5Tunisia 420 0,8 5,8 -8,3 1,8 6,2 -4,1Ungheria 407 0,8 -17,4 -23,9 -12,1 11,3 -27,6Ucraina 399 0,8 6,1 -42,4 -16,3 -4,1 -47,8Arabia Saudita 376 0,7 10,3 -17,6 -7,3 2,2 -16,4India 371 0,7 19,7 -13,9 51,8 42,1 6,2Croazia 369 0,7 -7,6 -22,8 -18,3 -19,2 -37,9Corea del Sud 359 0,7 -13,6 -19,4 19,6 22,3 -21,6Brasile 335 0,6 13,6 -15,9 30,0 42,8 2,8

Fonte: elaborazioni Intesa Sanpaolo su dati Istat

I distretti hanno continuato a crescere a ritmi sostenuti sul mercato cinese (Cina e Hong Kong). Bene, in particolare, i poli conciari e della pelle (Arzignano, Santa Croce sull’Arno, Solofra, Polo

3 Al mercato indiano e alle sue potenzialità, presenti e future, è dedicato un approfondimento di questo

Rapporto (cap. 4).

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fiorentino), le macchine tessili di Biella, le macchine tessili e per materie plastiche di Brescia e gli orafi di Vicenza e Arezzo.

Sono tornati in territorio positivo anche molti tra i più importanti mercati tradizionali. L’unica eccezione è la Grecia, le cui importazioni sono state colpite dalla pesante crisi finanziaria che ha investito il paese. Tra i mercati avanzati va segnalata l’inversione di tendenza maturata negli Stati Uniti, dove sono tornati a crescere alcuni importanti poli distrettuali italiani. Tra questi l’occhialeria di Belluno, la rubinetteria e pentolame di Lumezzane, gli orafi di Vicenza, Arezzo e Valenza, le piastrelle di Sassuolo, la concia di Arzignano, il Polo fiorentino della pelle e i vini di Langhe, Roero e Monferrato. Su questo mercato le imprese italiane hanno saputo sfruttare condizioni valutarie almeno temporaneamente favorevoli.

Tra i mercati tradizionali più importanti si sono portati in territorio positivo anche la Germania, la Francia e il Regno Unito. In Germania hanno mostrato buoni segnali di recupero diversi distretti della filiera metalmeccanica (metalli di Brescia, Rubinetteria e pentolame di Lumezzane, metalmeccanica di Lecco, lavorazione di metalli della Valle dell'Arno), la concia di Arzignano e il tessile di Prato. Sempre su questo mercato il mobile del Livenza e Quartiere del Piave e le piastrelle di Sassuolo hanno interamente recuperato il calo subito lo scorso anno, riportandosi sopra i valori toccati nella prima parte del 2008. Sono, invece, rimasti in territorio negativo, pur attenuando il calo dei trimestri precedenti, le macchine tessili e per le materie plastiche di Bergamo, gli elettrodomestici dell’Inox valley, il serico di Como, il tessile-abbigliamento di Treviso, il calzaturiero di Fermo e le sedie e tavoli di Manzano.

In Francia alcuni distretti della filiera dei metalli e del sistema casa (metalli di Brescia, piastrelle di Sassuolo, cappe aspiranti ed elettrodomestici di Fabriano, rubinetti e pentolame di Lumezzane) hanno mostrato segnali di recupero, mentre, soprattutto i distretti del sistema moda, attivati anche dalle grandi case di moda internazionali, hanno ripianato le perdite dello scorso anno, superando i valori raggiunti nei primi sei mesi del 2008 (oreficeria di Arezzo, tessile di Prato, calzature di Lucca e del Brenta, occhialeria di Belluno). Su questo mercato, tuttavia, alcuni distretti hanno continuato a soffrire, accusando nuovi forti cali delle esportazioni (tessile e abbigliamento di Treviso e macchine tessili e per le materie plastiche di Bergamo).

Nel Regno Unito, va segnalata l’inversione di tendenza delle vendite di cappe aspiranti e degli elettrodomestici di Fabriano, che, dopo il crollo degli anni scorsi, sono tornate a crescere. In recupero anche i metalli di Brescia, la termomeccanica scaligera, il Polo fiorentino della pelle e il mobile del Livenza e Quartiere del Piave, che, tuttavia, sono rimasti lontani dai livelli registrati nel 2008. Grazie a un buon primo semestre del 2010, hanno, invece, ampiamente recuperato il calo del 2009, l’occhialeria di Belluno e la concia e le calzature di Santa Croce sull’Arno. Anche sul mercato inglese, tuttavia, alcuni distretti sono rimasti in territorio negativo. Tra questi tre poli alimentari (le conserve di Nocera Inferiore, i vini di Langhe, Roero e Monferrato e il vino veronese) e gli elettrodomestici dell’Inox valley.

In questo contesto di quasi generalizzato miglioramento, i “nuovi mercati” hanno registrato un recupero di poco più intenso rispetto agli sbocchi commerciali avanzati (+15% tendenziale nel secondo trimestre 2010 vs. +13%). I mercati emergenti, inoltre, già nel primo trimestre di quest’anno si erano portati, seppur di poco, in territorio positivo, risultando in calo per un periodo più breve (dal quarto trimestre del 2008 al quarto del 2009) rispetto ai mercati maturi. In questi ultimi, al contrario, la “crisi” dei distretti è stata più lunga: è iniziata già sul finire del 2007 ed è terminata solo nella primavera dell’anno in corso. I distretti dimostrano pertanto di saper cogliere le maggiori opportunità di crescita offerte dai mercati emergenti, che sono caratterizzati da una elevata dinamicità della domanda.

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Fig. 1.4 - Export dei distretti verso nuovi mercati e mercati maturi a confronto (var. % tendenziale)

12 12 13

1

11

5 6

-26

1

15

-1 -2 -3-7

-12

-23

-2-3

-26

-20-24

669

13

-16-20

-26-30

-25

-20

-15

-10

-5

0

5

10

15

20

I 07 II 07 III 07 IV 07 I 08 II 08 III 08 IV 08 I 09 II 09 III 09 IV 09 I 10 II 10

Nuovi mercati

Mercati maturi

Fonte: elaborazioni Intesa Sanpaolo su dati Istat

1.3 Le regioni italiane

Tutte le regioni ad alta intensità distrettuale hanno registrato un aumento delle esportazioni dei loro distretti industriali. Il miglioramento è stato più marcato in alcune regioni che avevano sofferto maggiormente nel 2009 (Marche e Lombardia) e in Toscana, dove, come si è visto, i più importanti poli del sistema moda sono tornati a crescere a ritmi sostenuti (Tab. 1.3). Nelle Marche tutti i distretti regionali si sono portati in territorio positivo, compresi i principali poli della regione: le calzature di Fermo e le cappe aspiranti ed elettrodomestici di Fabriano. In Lombardia si sono messi in luce i metalli di Brescia, la rubinetteria e pentolame di Lumezzane, la gomma del Sebino Bergamasco e la meccanica strumentale di Varese. Con l’eccezione delle calzature di Vigevano e della metalmeccanica del Basso Mantovano, sono emersi segnali di recupero anche negli altri poli ad alta specializzazione della regione.

Tab. 1.3 - Evoluzione e composizione delle esportazioni dei distretti per ripartizione geografica (elab. su dati a prezzi correnti) 2009 2009 Var. % rispetto al corrispondente periodo dell’anno precedente Var. % rispetto

al I sem. 2008 milioni di € comp. % 2008 2009 I trim. 2010 II trim. 2010 I sem. 2010Nord ovest, di cui: 17.042 32,7 -0,5 -27,2 1,3 16,4 -23,8Lombardia 13.339 25,6 1,5 -29,1 -0,3 16,0 -26,3Piemonte 3.643 7,0 -6,7 -19,2 7,4 18,2 -13,9Nord est, di cui: 22.720 43,6 -1,3 -19,6 -3,7 10,0 -19,1Emilia-Romagna 7.412 14,2 3,3 -17,9 -6,4 4,4 -19,9Friuli-Venezia Giulia 1.455 2,8 -7,9 -23,5 -7,6 2,6 -30,0Veneto 13.817 26,5 -2,8 -20,1 -1,9 14,0 -17,5Centro, di cui: 9.383 18,0 -9,9 -21,9 3,3 21,7 -15,1Marche 2.825 5,4 -17,9 -29,3 -10,7 24,3 -29,8Toscana 6.477 12,4 -5,2 -18,0 10,2 20,9 -7,0Sud, di cui: 2.966 5,7 -1,9 -15,5 -4,5 2,8 -17,0Abruzzo 548 1,1 -3,8 -24,7 -15,0 -0,9 -30,2Campania 1.501 2,9 10,3 -5,2 -3,2 2,6 -3,1Puglia 697 1,3 -13,3 -26,3 4,7 8,1 -25,4Totale distretti 52.112 100,0 -2,7 -22,4 -0,9 13,8 -20,0 Nota: per il 2010 i dati sono provvisori. Fonte: elaborazioni Intesa Sanpaolo su dati Istat

Un buon recupero è stato espresso anche dal Piemonte e dal Veneto, che hanno registrato una crescita a due cifre. In Piemonte tutti i distretti si sono portati in territorio positivo, con performance brillanti dell’orafo di Valenza che ha beneficiato anche degli elevati prezzi raggiunti dall’oro. Tra i principali poli della regione buoni risultati sono stati conseguiti anche dal tessile di Biella e dalla rubinetteria di Cusio-Valsesia. Nel Veneto un contributo importante alla crescita dei distretti è venuto da tre importanti poli del sistema moda (la concia di Arzignano, l’oreficeria di Vicenza e

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l’occhialeria di Belluno) e dalla termomeccanica scaligera. Hanno ritrovato un buon ritmo di crescita anche altre aree ad alta specializzazione nel sistema moda: le calzature del Brenta, la calzatura sportiva di Montebelluna e il tessile-abbigliamento di Schio-Thiene-Valdagno. Tra i distretti più brillanti, spiccano le materie plastiche di Treviso, Vicenza, Padova, in crescita ormai per il terzo trimestre consecutivo. E’ proseguito, invece, il momento difficile per il grafico veronese e il tessile e abbigliamento di Treviso.

Nel processo di uscita dalla crisi, appare in ritardo l’Emilia Romagna, che ha risentito delle difficoltà incontrate da alcune importanti aree della regione (su tutti la maglieria e abbigliamento di Carpi), che hanno quasi annullato i buoni risultati conseguiti da diversi distretti regionali (tra questi le piastrelle di Sassuolo, l’abbigliamento di Rimini, l’alimentare di Parma). Non è ancora ripartito, inoltre, il polo delle macchine per l’imballaggio di Bologna, che, pur soffrendo, meglio di altri si era difeso nella fase più acuta della crisi.

Stentano anche altre importanti regioni italiane, che mostrano un aumento dei valori esportati solo lievemente positivo (Friuli Venezia Giulia e Campania) o addirittura negativo (Abruzzo). L’export distrettuale del Friuli Venezia Giulia ha continuato a risentire delle difficoltà incontrate da due tra i più importanti poli della regione, le sedie e i tavoli di Manzano e l’Inox valley (provincia di Pordenone), che sono rimasti in territorio negativo e hanno quasi annullato i progressi fatti segnare dal prosciutto di San Daniele, dai coltelli e forbici di Maniago e dal mobile del Livenza. La debolezza delle esportazioni della Campania è, invece, da attribuire all’arretramento subito dalle conserve di Nocera Inferiore (ha pesato il calo dei prezzi dei derivati di pomodoro), tra i distretti migliori nel periodo più acuto della crisi. Hanno ottenuto buone performance, infatti, i poli del sistema moda della regione, dalla concia di Solofra alle calzature napoletane, all’abbigliamento del Napoletano. In Abruzzo, infine, tre dei quattro distretti della regione hanno registrato un calo tendenziale delle esportazioni (abbigliamento Sud Abruzzese, pasta di Fara San Martino, mobilio abruzzese). Dopo il drammatico crollo del 2009, ha invece mostrato primi segnali di recupero l’abbigliamento Nord Abruzzese.

Nonostante i segnali di miglioramento emersi nel secondo trimestre dell’anno in corso, gran parte delle regioni sono rimaste molto lontane dai livelli toccati nella prima parte del 2008. Solo i distretti della Campania, infatti, nei primi sei mesi del 2010 hanno registrato livelli di export di poco inferiori a quelli toccati nella prima parte del 2008 (la differenza si ferma al -3,1%; Tab. 1.3), grazie alla tenuta (nel 2009) delle conserve di Nocera Inferiore e della concia di Solofra (che però nel 2008 aveva subito un forte calo). Tra le altre regioni, la Toscana è la migliore con una perdita dei valori esportati che si è fermata al 7%. Il calo si amplia passando ai distretti del Piemonte (-13,9%), del Veneto (-17,5%) e dell’Emilia Romagna (-19,9%, in linea con la media nazionale), fino al -30% circa dei poli distrettuali delle Marche, del Friuli Venezia Giulia e dell’Abruzzo. Il recupero del terreno perso nel corso del 2009 è pertanto parziale e lascia molti poli con un eccesso di capacità produttiva inutilizzata, mettendo sotto pressione l’equilibrio economico-finanziario di non poche imprese e rendendo probabile un intenso processo di selezione e “snellimento” del tessuto produttivo.

1.4 La dispersione dei risultati

In questo paragrafo l’analisi dell’evoluzione dei distretti viene realizzata per filiera produttiva e per sbocco commerciale. L’obiettivo è quello di studiare come e con quale velocità i diversi distretti e, in ultima analisi, le imprese si stanno lasciando alle spalle la crisi del biennio 2008-09. Ciò consente, ad esempio, di capire quali sono i mercati alla base del recupero più pronunciato di alcuni poli produttivi, individuando, almeno indirettamente, le strategie commerciali delle imprese localizzate in quelle aree. Al contempo, l’esame dell’andamento geografico dell’export dei distretti ancora in difficoltà, consentirà di individuare le lacune e/o i ritardi sul fronte commerciale delle imprese di queste aree.

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Tab. 1.4 - Andamento dell’export dei principali distretti Var. % sul corrispondente periodo dell’anno precedente Var. % sul

I sem.. 2008 2008 2009 I trim. 2010 II trim. 2010 I sem. 2010Tessile e abbigliamento Tessile di Prato -8,9 -15,2 7,3 11,3 -8,3Tessile-abbigliamento di Schio-Thiene-Valdagno -5,3 -26,3 -5,0 14,8 -23,9Tessile e abbigliamento di Treviso -0,8 -30,0 -25,8 -24,5 -41,4Seta-Tessile di Como -6,3 -22,2 4,2 6,2 -21,9Abbigliamento di Empoli 0,8 -19,4 -13,3 1,1 -25,0Tessile di Biella -2,0 -21,2 0,9 12,3 -17,4Maglieria e abbigliamento di Carpi 10,9 -7,0 -29,9 -39,0 -28,8Tessile e abbigliamento della Val Seriana -17,1 -28,1 -4,5 13,2 -28,6Abbigliamento-tessile Gallaratese -11,2 -17,0 0,2 6,0 -13,9Calzetteria di Castel Goffredo 9,8 -8,6 9,7 6,5 -6,8 Cuoio, pelletteria e calzature Polo fiorentino della pelle 1,6 -18,4 5,0 23,1 -8,9Calzature di Fermo -4,4 -22,1 -11,4 11,4 -23,0Concia di Arzignano -8,0 -21,5 16,4 35,7 -10,4Concia e calz. di Santa Croce S/Arno -12,3 -18,9 26,0 40,2 -6,2Calzatura sportiva di Montebelluna 3,8 -9,7 -9,0 13,1 -10,7Calzature del Brenta -5,5 -19,6 -3,9 18,5 -19,4Calzatura veronese -11,9 -10,8 -2,4 7,5 -10,8 Accessori moda Occhialeria di Belluno -5,1 -13,6 3,2 21,8 -5,8Oreficeria di Vicenza -10,6 -27,6 10,6 36,1 -10,9Oreficeria di Arezzo 4,1 -21,6 42,1 33,9 9,7Orafo di Valenza -16,2 -31,4 9,4 47,4 -15,9 Mobili ed elettrodomestici Mobile del Livenza e Quartiere del Piave 0,0 -17,7 -0,8 6,5 -19,8Cappe aspiranti ed elettrodomestici di Fabriano -37,8 -34,4 -21,8 38,2 -39,8Legno-arredo di Brianza 3,0 -22,5 4,4 4,9 -20,7Elettrodomestici di Inox valley -4,6 -22,1 -5,1 9,1 -26,7Sedie e tavoli di Manzano -9,0 -23,6 -5,8 -3,8 -29,0Mobile imbottito della Murgia -16,5 -21,5 11,1 1,8 -24,5Cucine di Pesaro -6,2 -31,9 3,4 8,1 -30,5 Beni per l'edilizia e Manufatti per la Casa Piastrelle di Sassuolo -4,6 -20,0 1,7 11,9 -18,6Rubinetti e pentolame di Lumezzane 2,7 -29,8 -3,8 20,8 -26,8Rubinetteria e valvolame del Cusio-Valsesia -6,0 -23,2 12,1 14,3 -19,8 Meccanica e lavorezione dei metalli Metalli di Brescia 9,1 -45,1 0,7 38,4 -38,7Macchine per l'imballaggio di Bologna 7,2 -13,5 -5,2 -0,9 -15,8Meccanica strumentale di Vicenza 2,6 -23,5 -19,3 -0,6 -29,9Termomeccanica scaligera 4,5 -22,4 -3,4 33,3 -15,5Metalmeccanica di Lecco 3,9 -26,6 -5,3 5,0 -30,5Meccanica Strumentale di Varese 2,6 -31,5 -10,4 20,1 -26,7Macch. tessili e per mat.plast. di Bergamo -8,2 -19,0 -4,1 17,7 -10,8Macch. tessili e per mat.plast. di Brescia -5,6 -28,6 -0,8 16,4 -27,6Metalmeccanico del Basso Mantovano 22,1 -31,8 -3,8 -13,7 -24,8Macchine agric. di Reggio/Modena 25,5 -38,7 -21,0 13,5 -41,6 Alimentari Conserve di Nocera Inferiore 21,3 1,5 -10,3 -6,9 0,8Vini di Langhe, Roero e Monferrato 3,3 2,7 11,8 0,1 5,3Vino Veronese 5,3 -2,7 15,9 4,3 0,6Alimentare di Parma -5,5 6,4 31,9 22,6 15,4Totale 104 distretti -2,7 -22,4 -0,9 13,8 -20,0 Fonte: elaborazioni Intesa Sanpaolo su dati Istat

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1.4.1 La Metalmeccanica

Dopo un avvio di 2010 solo in debole ripresa, l’export distrettuale della meccanica italiana ha mostrato segnali di accelerazione nel secondo trimestre dell’anno. In tutti i distretti osserviamo un miglioramento dell’evoluzione delle esportazioni, fatta eccezione per il metalmeccanico del Basso Mantovano e la food machinery di Parma, che hanno mostrato un leggero rallentamento rispetto al primo trimestre 2010. Cresce inoltre il numero di distretti che ha chiuso il secondo trimestre in territorio positivo, rispetto ai primi tre mesi del 2010 (da 5 a 13). Si tratta dei ciclomotori di Bologna (+14,1% la variazione tendenziale nel periodo aprile-giugno 2010), della termomeccanica scaligera (+33,3%), dei frigoriferi industriali di Casale Monferrato (+22,2%), delle macchine tessili e per le materie plastiche di Bergamo (+17,7%) e di Brescia (+16,4%), delle macchine agricole di Modena e Reggio Emilia (+13,5%), delle macchine per la filiera della pelle di Vigevano (+31,1%), delle macchine tessili e per il legno di Rimini (+29,8%), delle macchine tessili di Biella (+251%), delle macchine utensili e per il legno di Pesaro (+66,7%), della meccanica strumentale di Varese (20,1%), della metalmeccanica di Lecco (+5%) e dei metalli di Brescia (38,4%).

Nonostante gli indubbi segnali confortanti provenienti dai mercati esteri, i livelli sui quali gli scambi con l’estero si sono attestati rimangono su valori ancora depressi e lontani dai numeri antecedenti la crisi.

A mostrare l’accelerazione più intensa rispetto al primo trimestre, sono i distretti della termomeccanica scaligera e i metalli di Brescia che hanno registrato tassi di crescita rilevanti (superiori al 30%), anche se ancora non sufficienti per compensare le perdite subite nel 2009. Il miglioramento è generalizzato nel distretto veneto che nel secondo trimestre ha evidenziato una buona performance su tutti i principali mercati di sbocco, con variazioni a due cifre delle esportazioni.

Tab. 1.5 - Export della termomeccanica scaligera (var. % su valori nominali del periodo precedente, salvo div. indicazione) Milioni di euro Comp.% Var.% sul corrisp. periodo dell'anno preced. Contributo alla var. % 2009 2009 2009 Gen-Giu 2010 Apr-Giu 2010 2009 Gen-Giu 2010 Apr-Giu 2010Totale, di cui: 907,8 100,0 -22,4 13,5 33,3 -22,4 13,5 33,3Germania 143,5 15,8 -11,0 -3,5 18,3 -1,5 -0,6 3,0Francia 86,5 9,5 -15,8 19,0 36,1 -1,4 1,8 3,3Spagna 85,9 9,5 -26,4 21,0 36,5 -2,6 2,0 3,2Regno Unito 82,6 9,1 -17,4 21,0 39,2 -1,5 2,0 3,9Cina 42,1 4,6 37,3 23,9 45,1 1,0 1,0 2,1Russia 29,8 3,3 -46,4 16,5 52,3 -2,2 0,5 1,7Svizzera 25,2 2,8 -33,8 44,7 50,4 -1,1 1,1 1,4Fonte: elaborazioni Intesa Sanpaolo su dati Istat

Hanno mostrato una crescita sostenuta anche le macchine tessili di Biella e le macchine utensili e per il legno di Pesaro le cui esportazioni verso il Brasile contribuiscono significativamente alla buona performance dell’area. Il distretto biellese è tra i 15 poli (su un totale di 104) che sono riusciti addirittura a compensare le perdite subite nel 2009. Al contrario, il distretto marchigiano, nonostante il recupero, mostra un notevole ritardo, attestandosi su valori inferiori del 48% a quelli antecedenti la crisi.

Si osservano buoni risultati anche nel distretto della meccanica strumentale di Varese, il cui export è stato sostenuto dalla Germania, dagli Stati Uniti e, soprattutto, dal mercato indiano (Tab. 1.6). Al contrario ha mostrato una battuta d’arresto lo scambio commerciale verso la Cina, che però aveva registrato una chiusura positiva nel 2009 (19,5%).

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Tab. 1.6- Export della meccanica strumentale di Varese (var. % su valori nominali del periodo precedente, salvo div. indicazione) Milioni di euro Comp.% Var.% sul corrisp. periodo dell'anno preced. Contributo alla var. % 2009 2009 2009 Gen-Giu 2010 Apr-Giu 2010 2009 Gen-Giu 2010 Apr-Giu 2010Totale, di cui: 660,1 100,0 -31,5 4,9 20,1 -31,5 4,9 20,1Germania 51,9 7,9 -31,4 -8,0 17,1 -2,5 -0,7 1,3Cina 50,1 7,6 19,5 -25,0 -28,3 0,8 -2,3 -3,6Francia 48,8 7,4 -30,6 7,0 9,1 -2,2 0,6 0,8Russia 33,1 5,0 -57,6 6,7 -37,6 -4,7 0,3 -1,1India 32,4 4,9 -19,3 218,5 153,6 -0,8 6,7 4,2Spagna 30,6 4,6 -31,7 -27,1 10,0 -1,5 -1,4 0,4Stati Uniti 30,3 4,6 -40,6 13,2 51,0 -2,2 0,6 2,7Fonte: elaborazioni Intesa Sanpaolo su dati Istat

Sebbene abbiano mostrato segnali di miglioramento, le esportazioni della meccanica strumentale di Vicenza hanno chiuso anche nel secondo trimestre in territorio negativo, a causa soprattutto di performance poco positive verso Germania e Israele, rispettivamente primo e sesto mercato di riferimento (Tab. 1.7). Ha registrato un balzo, invece, l’export del polo diretto in Cina.

Tab. 1.7 - Export della meccanica strumentale di Vicenza (var. % su valori nominali del periodo precedente, salvo div. indicazione) Milioni di euro Comp.% Var.% sul corrisp. periodo dell'anno preced. Contributo alla var. % 2009 2009 2009 Gen-Giu 2010 Apr-Giu 2010 2009 Gen-Giu 2010 Apr-Giu 2010Totale, di cui: 932,2 100,0 -23,5 -9,9 -0,6 -23,5 -9,9 -0,6Germania 80,8 8,7 -24,6 -23,4 -18,9 -2,2 -2,4 -2,1Francia 56,8 6,1 -30,6 -13,7 1,1 -2,1 -1,0 0,1Cina 53,0 5,7 -16,5 11,6 81,5 -0,9 0,6 3,1Stati Uniti 51,6 5,5 -29,9 7,1 47,6 -1,8 0,3 2,0Russia 48,6 5,2 -41,2 -14,5 6,6 -2,8 -0,7 0,3Israele 41,2 4,4 399,0 -92,8 -94,3 2,7 -6,7 -5,7India 36,7 3,9 -18,4 -1,2 -14,6 -0,7 0,0 -0,6Fonte: elaborazioni Intesa Sanpaolo su dati Istat

Sono cresciuti, con tassi tendenziali intorno al 17%, i distretti delle macchine tessili e materie plastiche di Bergamo e di Brescia, trainati soprattutto dai mercati emergenti. In particolare, nel distretto bresciano a contribuire in maniera più sensibile alla ripresa sono state le esportazioni verso i mercati cinese, turco e brasiliano.

Si è osservato un discreto recupero delle esportazioni del distretto delle macchine agricole di Modena e Reggio Emilia, che ha però chiuso il primo semestre ancora in territorio negativo. Il sistema locale sconta la difficoltà di recupero della domanda statunitense, che rappresenta il primo mercato di destinazione delle macchine agricole italiane. Da segnalare invece il buon andamento sui mercati marocchino e sudafricano.

Hanno chiuso in territorio negativo, mostrando però un’attenuazione del calo le macchine da imballaggio di Bologna che hanno sofferto soprattutto sui mercati tedesco e russo, rispettivamente primo e sesto sbocco commerciale. Il distretto nel primo semestre ha registrato un lieve calo, pari a circa il 3% tendenziale. Il dato deve essere però letto alla luce del fatto che nel 2009, grazie ad una clientela meno soggetta all’andamento del ciclo (appartenente ai settori alimentare e farmaceutico), il distretto aveva avuto un calo più contenuto rispetto agli altri comparti della meccanica. Un discorso analogo può essere fatto per la food machinery di Parma, che dopo avere contenuto le perdite nel 2009, nel corso del 2010 ha mostrato segnali di ripresa più altalenanti e volatili, registrando i cali più sostenuti in Cina, Stati Uniti e Spagna.

E’ rimasto in territorio negativo la metalmeccanica del Basso Mantovano, che ha chiuso il secondo trimestre con un calo del 14%, dopo aver chiuso il 2009 con un -32%. A contribuire negativamente è stato soprattutto il crollo della domanda cinese, che non è stato controbilanciato dal buon andamento in Germania, primo mercato di riferimento. Il trend di

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recupero sul mercato tedesco si osserva anche per il distretto della metalmeccanica di Lecco, il cui export verso la Germania è cresciuto del 29% tendenziale nel secondo trimestre dell’anno. Il distretto, nel complesso, ha mostrato un lieve recupero delle esportazioni, che, tuttavia, sono rimaste lontane dai valori antecedenti la crisi.

L’analisi delle esportazioni dei distretti della metalmeccanica offre senza dubbi segnali confortanti di ripresa del commercio internazionale. La ripartenza dell’export distrettuale ha riguardato sia i diversi comparti della meccanica, sia le varie aree di sbocco commerciale. A trainare il recupero sono stati soprattutto i mercati emergenti, ma si osservano miglioramenti anche sui mercati tradizionali. Permangono comunque alcune significative criticità. Da un lato l’entità del recupero è amplificata dal confronto con i valori minimi toccati lo scorso anno, dall’altro, i livelli sui quali le esportazioni si sono attestate risultano ben lontani da quelli pre-crisi. Tra i distretti che più risultano in ritardo rispetto al 2008, troviamo le macchine utensili di Piacenza, i metalli di Brescia, le macchine agricole di Modena e Reggio Emilia, le macchine utensili e per il legno di Rimini e Pesaro.

1.4.2 Il Sistema Casa

All’interno del sistema casa si osserva un’elevata dispersione dei risultati nel secondo trimestre 2010. Nei principali distretti del mobile, tra i quali, il mobile del Livenza e Quartiere del Piave (+6,5%), il legno-arredo della Brianza (+4,9%), le cucine di Pesaro (+8,1%) si sono registrate variazioni tendenziali positive delle esportazioni, in moderato miglioramento rispetto al primo trimestre. L’export del distretto brianzolo, seppur solo in leggero recupero, ha mostrato segnali positivi provenienti dal mercato russo, di nuovo in crescita (+2,4%), e dal mercato statunitense (+13,2%), verso il quale si è consolidato ulteriormente il recupero delle esportazioni osservato già ad avvio 2010.

Tab. 1.8 - Export del legno-arredo della Brianza (var. % su valori nominali del periodo precedente, salvo div. indicazione) Milioni di euro Comp.% Var.% sul corrisp. periodo dell'anno preced. Contributo alla var. % 2009 2009 2009 Gen-Giu 2010 Apr-Giu 2010 2009 Gen-Giu 2010 Apr-Giu 2010Totale, di cui: 1331,5 100,0 -22,5 4,6 4,9 -22,5 4,6 4,9Francia 183,9 13,8 -16,4 -1,6 -5,6 -2,1 -0,2 -0,9Russia 118,3 8,9 -25,4 -0,1 2,4 -2,3 0,0 0,2Svizzera 112,7 8,5 -8,8 13,7 9,1 -0,6 1,1 0,8Stati Uniti 110,9 8,3 -35,5 7,9 13,2 -3,5 0,7 1,1Germania 103,0 7,7 -16,3 1,4 -1,5 -1,2 0,1 -0,1Regno Unito 58,9 4,4 -39,2 3,6 2,9 -2,2 0,2 0,1Belgio 51,3 3,8 -0,9 5,0 7,0 0,0 0,2 0,3

Fonte: elaborazioni Intesa Sanpaolo su dati Istat

Nel complesso, dopo i crolli a due cifre del 2009, il recupero del primo semestre 2010 osservato in gran parte dei distretti del mobile, appare di entità troppo modesta per presupporre un rapido ritorno a livelli pre-crisi. Si registrano inoltre andamenti poco brillanti nel polo delle sedie e tavoli di Manzano che ha chiuso il trimestre in miglioramento, ma ancora in territorio negativo (-3,8%), e nel distretto mobile imbottito della Murgia, in sensibile peggioramento, scontando un calo delle esportazioni verso Regno Unito e Germania, rispettivamente primo e quarto mercato di sbocco del distretto.

Sono tornate in territorio positivo le esportazioni degli elettrodomestici della Inox Valley (+9%), grazie agli ottimi risultati conseguiti in Russia, Svizzera, Polonia, Australia. Al contrario, si osservano ancora cali verso tutti i principali mercati di destinazione, e in particolare il Regno Unito (-25,6%). Ha registrato un rimbalzo invece l’export di cappe aspiranti ed elettrodomestici di Fabriano (+38,2%), trainato dalle ottime perfomance sui mercati francese (+50,3%) e soprattutto inglese (+222,6%). Nonostante il recupero però, il distretto continua a mostrare un ritardo significativo rispetto ai valori antecedenti la crisi.

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Tab. 1.9 - Export delle cappe aspiranti ed elettrodomestici di Fabriano (variazione % tendenziale, salvo diversa indicazione) Milioni di euro Comp.% Var.% sul corrisp. periodo dell'anno preced. Contributo alla var. % 2009 2009 2009 Gen-Giu 2010 Apr-Giu 2010 2009 Gen-Giu 2010 Apr-Giu 2010Totale, di cui: 787,6 100,0 -34,4 8,0 38,2 -34,4 8,0 38,2Francia 118,7 15,1 -24,9 -2,4 50,3 -3,3 -0,4 8,2Germania 59,7 7,6 -33,9 -8,3 20,9 -2,5 -0,7 1,6Russia 54,9 7,0 -50,1 13,6 23,0 -4,6 0,9 1,4Spagna 43,0 5,5 -40,2 -4,5 17,6 -2,4 -0,3 1,0Regno Unito 37,0 4,7 -60,0 112,5 222,6 -4,6 4,3 9,6Polonia 36,4 4,6 -57,3 -14,7 16,4 -4,1 -0,7 0,8Stati Uniti 29,3 3,7 -43,6 37,5 58,3 -1,9 1,3 1,8Fonte: elaborazioni Intesa Sanpaolo su dati Istat

Si consolidano invece i segnali positivi provenienti dal distretto delle piastrelle di Sassuolo, che nel secondo trimestre ha mostrato un’accelerazione (+11,9%) verso i principali sbocchi commerciali: Francia (+11%), Germania (+13%), Stati Uniti (+19,4%) e Belgio (9,5%).

Tab. 1.10 - Export del distretto delle piastrelle di Sassuolo (variazione % tendenziale, salvo diversa indicazione) Milioni di euro Comp.% Var.% sul corrisp. periodo dell'anno preced. Contributo alla var. % 2009 2009 2009 Gen-Giu 2010 Apr-Giu 2010 2009 Gen-Giu 2010 Apr-Giu 2010Totale, di cui: 2198,6 100,0 -20,0 7,1 11,9 -20,0 7,1 11,9Francia 474,0 21,6 -7,3 4,8 11,1 -1,4 1,1 2,6Germania 303,1 13,8 -1,1 7,8 13,1 -0,1 1,0 1,6Stati Uniti 183,4 8,3 -36,8 13,8 19,4 -3,9 1,2 1,7Belgio 94,2 4,3 -8,1 2,1 9,5 -0,3 0,1 0,4Grecia 94,2 4,3 -29,8 -9,1 -10,5 -1,5 -0,4 -0,4Austria 72,9 3,3 -5,8 3,3 3,0 -0,2 0,1 0,1Svizzera 69,0 3,1 -5,9 5,6 6,3 -0,2 0,2 0,2Fonte: elaborazioni Intesa Sanpaolo su dati Istat

Negli altri comparti del sistema casa si osserva il consolidamento del recupero della rubinetteria e valvolame del Cusio-Valsesia (+14,3%) che ha registrato un buon andamento sui principali mercati di riferimento, fatta eccezione per il mercato greco (-26%). E’ tornato in territorio positivo anche l’export del distretto della rubinetteria e pentolame di Lumezzane (+20,8%). Intenso infine il recupero dei casalinghi di Omegna, che hanno evidenziato un’ottima performance nei primi sei mesi del 2010.

1.4.3 L’alimentare

I distretti del settore alimentare, meno sensibili al ciclo economico, hanno chiuso il 2009 con cali contenuti o moderate variazioni positive dei loro flussi commerciali. A soffrire maggiormente invece, già dal 2008, è stato il distretto del prosciutto San Daniele che ha registrato un ridimensionamento dei valori degli scambi del 30% circa. Il distretto nel primo semestre 2010, sostenuto dal balzo della domanda tedesca, ha registrato però il più rapido ritorno ai valori pre-crisi, evidenziando una crescita rispetto allo stesso periodo del 2008 del 47%. Nonostante l’attenuazione del ritmo di crescita rispetto al primo trimestre, il distretto dell’alimentare di Parma ha più che recuperato i valori antecedenti la crisi grazie alla buona performance sui principali mercati. Sostanzialmente stabili sono state le esportazioni dei distretti del vino di Langhe, Roero e Monferrato che soffre del calo della domanda inglese, ma che resta comunque uno dei distretti con tassi di crescita più sostenuti nella prima parte dell’anno rispetto al 2008. In rallentamento, nel secondo trimestre, la crescita del vino veronese (+4,3%) che sconta una minor domanda sul mercato tedesco e inglese, primo e terzo paese di riferimento.

Hanno chiuso invece in territorio negativo le esportazioni dei distretti delle conserve di Nocera Inferiore e del distretto vitivinicolo della Sicilia Occidentale, che nel 2009 avevano registrato un aumento e che ora soffrono soprattutto sul mercato inglese, primo sbocco commerciale per entrambi i distretti. Il calo delle vendite estere di conserve di Nocera Inferiore ha risentito anche

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della riduzione dei prezzi di vendita dei derivati del pomodoro, che a sua volta, è la conseguenza della maggior produzione di pomodoro nel corso della campagna di trasformazione dell’estate del 2009.

Tab. 1.11- Export del distretto dei vini di Langhe, Roero e Monferrato (variazione % tendenziale, salvo diversa indicazione) Milioni di euro Comp.% Var.% sul corrisp. periodo dell'anno preced. Contributo alla var. % 2009 2009 2009 Gen-Giu 2010 Apr-Giu 2010 2009 Gen-Giu 2010 Apr-Giu 2010Totale, di cui: 785,2 100,0 2,7 5,4 0,1 2,7 5,4 0,1Regno Unito 202,6 25,8 11,0 -15,3 -27,4 2,6 -4,1 -7,7Germania 164,0 20,9 -2,0 12,7 22,3 -0,4 2,7 4,3Stati Uniti 81,3 10,4 -2,5 56,0 51,1 -0,3 5,5 4,9Francia 43,1 5,5 5,3 -10,6 -19,0 0,3 -0,6 -1,1Svizzera 32,2 4,1 -13,7 31,7 28,1 -0,7 1,4 1,0Spagna 30,3 3,9 44,6 4,9 -12,0 1,2 0,2 -0,5Danimarca 22,9 2,9 -5,4 19,2 5,7 -0,2 0,6 0,2Fonte: elaborazioni Intesa Sanpaolo su dati Istat

1.4.3 Il sistema Moda

Nel sistema moda i distretti specializzati in beni intermedi (nella concia in primis) hanno continuato a mostrare un andamento migliore. Tra i poli più dinamici vi sono anche quelli che producono accessori, come il Polo fiorentino della pelle, l’occhialeria di Belluno e i distretti orafi. In molte di queste aree l’aumento dei valori esportati ha riflesso anche i rincari delle materie prime di riferimento. Negli altri comparti (calzature e abbigliamento) si è invece osservata una forte dispersione dei risultati, con distretti in recupero e distretti ancora in territorio negativo.

La filiera della pelle ha mostrato una sensibile accelerazione della ripresa delle esportazioni nel secondo trimestre 2010. I distretti della concia di Arzignano, di Santa Croce sull’Arno e di Solofra hanno chiuso il trimestre con tassi di crescita superiori al 30%, sostenuti in parte dal rincaro dei prezzi delle commodity e in forte progresso in gran parte dei loro principali sbocchi commerciali (Hong Kong in primis). Segnali confortanti provengono anche dai distretti della pelletteria: nel secondo trimestre il Polo fiorentino della pelle è cresciuto grazie al consolidamento della ripresa su tutti i principali mercati di sbocco, Svizzera (24,6%), Francia (+23,6%) e Stati Uniti (+27,8%); la pelletteria del Tolentino ha invece recuperato soprattutto sui mercati rumeno e russo.

Tab. 1.12- Export del Polo fiorentino della pelle (variazione % tendenziale, salvo diversa indicazione) Milioni di euro Comp.% Var.% sul corrisp. periodo dell'anno preced. Contributo alla var. % 2009 2009 2009 Gen-Giu 2010 Apr-Giu 2010 2009 Gen-Giu 2010 Apr-Giu 2010Totale, di cui: 1497,7 100,0 -18,4 13,3 23,1 -18,4 13,3 23,1Svizzera 451,2 30,1 -23,7 23,1 24,6 -7,6 6,7 7,8Francia 191,4 12,8 -9,1 13,4 23,6 -1,0 1,7 2,7Stati Uniti 126,1 8,4 -33,2 2,7 27,8 -3,4 0,3 2,7Regno Unito 106,3 7,1 -19,0 15,4 22,0 -1,4 1,0 1,6Giappone 67,0 4,5 -21,3 1,8 18,4 -1,0 0,1 0,7Germania 66,7 4,5 -7,5 18,2 20,0 -0,3 0,8 0,8Hong Kong 59,6 4,0 -17,4 38,0 65,4 -0,7 1,4 2,8Fonte: elaborazioni Intesa Sanpaolo su dati Istat

Tra i distretti specializzati in accessori ha ben figurato l’occhialeria di Belluno, che nel secondo trimestre 2010 ha espresso una crescita tendenziale del 21,8%. Va segnalata in particolare la ripresa dei flussi diretti verso gli Stati Uniti, primo sbocco del distretto e in progresso del 37,1%. Le imprese del distretto hanno, inoltre, manifestato un crescente interesse per le economie emergenti, maturando un balzo delle vendite estere in Brasile, Cina, Emirati Arabi Uniti, Messico, Singapore, Russia.

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Monitor dei Distretti Ottobre 2010

Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche 23

Sempre negli accessori, ha chiuso il secondo trimestre in territorio positivo anche la calzetteria di Castel Goffredo, che ha sperimentato un buon andamento sui mercati francese (30,7%), lituano (10,8%) e inglese (15,7%). Meno brillante invece il recupero della calzetteria-abbigliamento del Salento, per lo più ferma sui bassi livelli toccati lo scorso anno.

Nel secondo trimestre nel settore orafo si sono osservate variazioni positive superiori al 30%. Ha recuperato il distretto di Valenza, grazie soprattutto all’importante contributo dato dall’export verso la Svizzera, primo sbocco commerciale del paese. Segnali di recupero sono emersi anche negli Stati Uniti e negli Emirati Arabi Uniti. In crescita anche Vicenza, grazie alle buone performance sui più importanti mercati di riferimento: Emirati Arabi Uniti, Stati Uniti e Svizzera in primis. Ha continuato a crescere l’export di Arezzo. Contribuiscono in particolare a quest’evoluzione positiva il buon andamento delle vendite sui mercati degli Emirati Arabi Uniti, Francia, Stati Uniti, Turchia e Hong Kong.

Tra i poli calzaturieri sono rimasti in territorio negativo i distretti di San Mauro Pascoli e di Vigevano. Meglio hanno fatto le altre aree ad elevata specializzazione calzaturiera, sperimentando un recupero dei valori esportati. Tra queste anche alcuni importanti distretti calzaturieri, come Fermo, Montebelluna, la Riviera del Brenta e il Napoletano. Per Fermo sono ripartiti, in particolare, il mercato russo, gli Stati Uniti e il Regno Unito. Le imprese del distretto, inoltre, hanno fatto il loro ingresso nel mercato cinese, dove, pur avendo ancora una presenza contenuta, hanno ottenuto performance brillanti. L’export di Montebelluna è stato invece trainato da Romania, Spagna, Stati Uniti e Germania, mentre la Riviera del Brenta è tornata a crescere a ritmi sostenuti in Francia e negli Stati Uniti. Infine, il calzaturiero del Napoletano è stato trainato dalle economie dell’Europa occidentale (Francia e Germania), ma anche da alcune aree emergenti (Russia, Nigeria, Libia).

Nei distretti del tessile-abbigliamento è rimasta alta la dispersione dei risultati, con distretti che hanno consolidato la crescita del primo trimestre (Prato, Como, Biella, Gallaratese, Napoletano, Rimini), distretti che si sono riportati in territorio positivo (Schio-Thiene-Valdagno, Val Seriana, Barese, Jeans valley di Montefeltro) e distretti ancora in contrazione (Carpi, Treviso). Tra i principali distretti si segnala Prato, che è tornato a crescere a ritmi sostenuti nei suoi due più importanti sbocchi commerciali (Germania e Francia), nonché in alcune mete emergenti (Hong Kong, Romania, Russia, Turchia). In particolare, il distretto ha registrato un aumento delle esportazioni sia nella maglieria e abbigliamento sia nel comparto tessile. A Biella, invece, ha mostrato un forte incremento l’export di filati e tessuti, mentre l’abbigliamento è rimasto in territorio negativo. A livello di sbocchi commerciali si segnalano i buoni risultati conseguiti sia nei mercati tradizionali (Germania e Francia), sia soprattutto nei nuovi mercati (Hong Kong, Cina, Romania, Turchia, Ungheria, Bulgaria). Nuovi mercati che sono stati alla base del recupero dell’abbigliamento di Rimini (Russia). In altri poli è invece prevalso il contributo dei mercati tradizionali: è questo il caso di Como (Francia, Stati Uniti e Svizzera), del Napoletano, del Gallaratese (Stati Uniti, Germania, Francia, Spagna), di Schio-Thiene-Valdagno (Svizzera e Germania), della Val Seriana (Francia) e della Jeans valley di Montefeltro (Germania).

1.5 In sintesi

Il secondo trimestre del 2010 si è caratterizzato per un miglioramento quasi generalizzato dell’evoluzione dei distretti industriali, che nel complesso hanno registrato un aumento delle esportazioni del 13,8% sul corrispondente periodo dell’anno precedente. Tutte le filiere produttive distrettuali, infatti, sono tornate a crescere, mentre è salita al 70% la quota dei mercati che hanno offerto un contributo positivo alla crescita dell’export distrettuale.

Nonostante questo miglioramento sono ancora molte le criticità che caratterizzano il sistema distrettuale italiano. 21 dei 104 distretti qui monitorati, infatti, hanno accusato un calo

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Monitor dei Distretti Ottobre 2010

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tendenziale dell’export anche nel secondo trimestre del 2010. Molti degli 83 distretti tornati in territorio positivo, inoltre, restano lontani dai valori esportati nel 2008, con punte negative per alcuni distretti calzaturieri (Casarano e Vigevano), delle macchine per il legno (Pesaro e Rimini), del tessile-abbigliamento (Treviso e Sud Abruzzese), degli elettrodomestici (Fabriano). Solo 15 distretti nel primo semestre del 2010 hanno mostrato livelli di export per lo più analoghi o superiori ai livelli toccati nella prima metà del 2008.

Tra questi molti sono specializzati nel settore alimentare. Il ritardo delle altre produzioni distrettuali è, invece, notevole, soprattutto nella metallurgia (sotto del 38,7%), negli elettrodomestici (-32,7%) e nei prodotti in metallo (-29,4%). Sono lontani dai valori raggiunti nel 2008 anche i distretti della meccanica, del mobile e dei prodotti e materiali da costruzione.

A livello di sbocchi commerciali, inoltre, solo 5 tra i primi quaranta mercati distrettuali nel primo semestre del 2010 hanno registrato valori esportati superiori a quelli del corrispondente periodo del 2008. Tra questi tre BRIC (Cina, India e Brasile) e due paesi del Nord Africa (la Libia e l’Egitto). Restano ancora molto distanti dai valori massimi toccati nel 2008, due tra i più dinamici mercati emergenti nel corso degli anni Duemila, l’Ucraina e la Russia. Insieme a questi, vi sono tutti i mercati maturi, dalla Grecia alla Spagna, al Giappone, agli Stati Uniti.

Per tornare ai livelli del 2008 ci vorranno anni. Secondo le nostre stime, al termine del 2010 solo 5 dei 15 miliardi persi nel 2009 saranno recuperati. Nella media del 2010, infatti, l’export distrettuale è previsto mostrare una crescita vicina al 10%, lasciando i valori esportati lontani dai livelli toccati nel 2008. Questa previsione tiene conto di una crescita delle esportazioni distrettuali su ritmi sostenuti anche nella seconda metà dell’anno in corso. Conferme in tal senso provengono anche dall’ultima indagine Isae (Fig. 1.5), che rileva un nuovo miglioramento della fiducia delle imprese specializzate nel made in Italy, che negli ultimi mesi si è portata al di sopra della media di lungo periodo.

Fig. 1.5 - Indice di fiducia delle imprese manifatturiere (differenziale rispetto alla media di lungo periodo)

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settori non distrettuali

settori distrettuali

Fonte: elaborazioni Intesa Sanpaolo su dati Isae

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Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche 25

2. La geografia dei distretti industriali italiani

2.1 La mappa delle performance dell’export dei distretti

In questo paragrafo si vuole fornire un’indicazione visiva dell’andamento dei distretti industriali italiani nei mercati esteri. Sulla cartina geografica dell’Italia sono rappresentati (attraverso dei cerchi) i distretti industriali analizzati nel Monitor dei Distretti.

La dimensione del cerchio indica l’importanza di ogni distretto in termini di fatturato e di numero di imprese appartenenti al distretto stesso.

Il colore dei cerchi fornisce, invece, indicazioni circa l’andamento delle esportazioni dei distretti nel trimestre indicato, rispetto al corrispondente periodo dell’anno precedente:

In verde sono colorati i distretti che hanno registrato un aumento delle esportazioni superiore al 5%;

In rosso sono colorati i distretti che hanno subito un calo delle esportazioni non inferiore al -5%;

In bianco sono indicati i distretti che hanno maturato una variazione delle esportazioni compresa tra il -5% e il +5%.

Nella prima cartina geografica è illustrato l’andamento di tutti i distretti nel secondo trimestre del 2010. Nelle cartine successive è invece rappresentata l’evoluzione dei distretti per filiera produttiva (Metalmeccanica, Sistema casa e Sistema moda).

Nella tavola che segue sono indicati i 104 distretti rappresentati nelle cartine geografiche dell’Italia.

Angelo Palumbo

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Monitor dei Distretti Ottobre 2010

26 Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche

Label Distretto Label Distretto 1 Abbigliamento del barese 53 Macchine tessili di Biella 2 Abbigliamento del Napoletano 54 Macchine uten. di Piacenza 3 Abbigliamento di Empoli 55 Macchine utensili e per il legno di Pesaro 4 Abbigliamento di Rimini 56 Maglieria e abbigliamento di Carpi 5 Abbigliamento e calzature della Bassa Bresciana 57 Marmo di Carrara 6 Abbigliamento Lecce 58 Marmo e granito di Valpolicella 7 Abbigliamento Nord Abruzzese 59 Materie plastiche di Treviso, Vicenza e Padova 8 Abbigliamento Sud Abruzzese 60 Macchine tessili e per materie plastiche di Brescia 9 Abbigliamento-tessile Gallaratese 61 Macchine tessili e per materie plastiche di Bergamo 10 Alimentare di Parma 62 Meccanica Strumentale di Varese 11 Articoli in gomma e materie plastiche di Varese 63 Meccanica strumentale di Vicenza 12 Biomedicale di Mirandola 64 Metalli di Brescia 13 Calzatura sportiva di Montebelluna 65 Metalmeccanico del Basso Mantovano 14 Calzatura veronese 66 Mobile d'arte del Bassanese 15 Calzature del Brenta 67 Mobile del Livenza e Quartiere del Piave 16 Calzature di Fermo 68 Mobile imbottito di Quarrata 17 Calzature di Fusignano-Bagnacavallo 69 Mobili di Poggibonsi-Sinalunga 18 Calzature di Lamporecchio 70 Mobili imbottiti di Forlì 19 Calzature di Lucca 71 Mobili in stile di Bovolone 20 Calzature di San Mauro Pascoli 72 Mobilio abruzzese 21 Calzature di Vigevano 73 Imbottito della Murgia 22 Calzature Napoletane 74 Occhialeria di Belluno 23 Calzetteria di Castel Goffredo 75 Orafo di Valenza 24 Cappe aspiranti ed elettrodomestici di Fabriano 76 Oreficeria di Arezzo 25 Cartario di Capannori 77 Oreficeria di Vicenza 26 Casalinghi di Omegna 78 Pasta di Fara San Martino 27 Ceramica artistica di Bassano del Grappa e Nove 79 Pecorino di Thiesi 28 Ceramica di Civita Castellana 80 Pelletteria del Tolentino 29 Ceramica di Sesto Fiorentino 81 Piastrelle di Sassuolo 30 Ciclomotori di Bologna 82 Polo fiorentino della pelle 31 Coltelli, forbici di Maniago 83 Porfido di Val di Cembra 32 Concia di Arzignano 84 Metalmeccanica di Lecco 33 Concia di Solofra 85 Prosciutto San Daniele Del Friuli 34 Concia e calz. di Santa Croce Sull’Arno 86 Prosecco di Conegliano Valdobbiadene 35 Conserve di Nocera Inferiore 87 Rubinetteria e valvolame del Cusio-Valsesia 36 Cucine di Pesaro 88 Scarpe del Nord Barese 37 Elettrodomestici di Inox valley 89 Scarpe di Casarano 38 Elettronica di Sestri Ponente 90 Sedie e tavoli di Manzano 39 Food Machinery di Parma 91 Seta-Tessile di Como 40 Gomma del Sebino Bergamasco 92 Strumenti music. di Castelfidardo 41 Grafico Veronese 93 Sughero di Calangianus 42 ICT di Torino 94 Termomeccanica scaligera 43 Jeans valley di Montefeltro 95 Tessile di Biella 44 Lavor. ardesia di Val Fontanabuona 96 Tessile di Prato 45 Lavor. metalli di Valle dell’Arno 97 Tessile e abbigliamento della Val Seriana 46 Legno di Casalasco-Viadanese 98 Tessile e abbigliamento di Treviso 47 Legno-arredo di Brianza 99 Tessile-abbigliamento di Schio-Thiene-Valdagno 48 Lumezzane: rubinetti e pentolame 100 Vetro artistico di Murano 49 Macchine agric. di Reggio Emilia e Modena 101 Vini di Langhe, Roero e Monferrato 50 Macchine concia/pelle di Vigevano 102 Vino Veronese 51 Macchine legno di Rimini 103 Vitivinicolo della Sicilia Occidentale 52 Macchine per l'imballaggio di Bologna 104 Frigoriferi industriali di Casal Monferrato

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Monitor dei Distretti Ottobre 2010

Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche 27

2.1.1 - Evoluzione delle esportazioni dei distretti nel secondo trimestre del 2010

Fonte: elaborazioni Intesa Sanpaolo su dati Istat

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28 Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche

2.1.2 - Evoluzione dell’export dei distretti nel secondo trimestre del 2010: METALMECCANICA

Fonte: elaborazioni Intesa Sanpaolo su dati Istat

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Monitor dei Distretti Ottobre 2010

Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche 29

2.1.3 - Evoluzione delle esportazioni dei distretti nel secondo trimestre del 2010: SISTEMA CASA

Fonte: elaborazioni Intesa Sanpaolo su dati Istat

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Monitor dei Distretti Ottobre 2010

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2.1.4 - Evoluzione delle esportazioni dei distretti nel secondo trimestre del 2010: SISTEMA MODA

Fonte: elaborazioni Intesa Sanpaolo su dati Istat

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Monitor dei Distretti Ottobre 2010

Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche 31

2.2 Il planisfero delle esportazioni dei distretti

In questo planisfero è illustrato l’andamento delle esportazioni nei 131 sbocchi commerciali, dove i distretti nel 2007 hanno esportato beni per un valore non inferiore a 5 milioni di euro. Sono ombreggiati i paesi dove i distretti nel 2007 hanno registrato un valore dell’export inferiore a 5 milioni. I paesi dove i distretti hanno registrato un aumento tendenziale delle esportazioni superiore al 5% sono dipinti in verde. I mercati dove l’export distrettuale si è ridotto di almeno il -5% sono illustrati in rosso. Gli sbocchi commerciali in cui i distretti hanno sperimentato una variazione delle vendite estere compresa tra il -5% e il +5% sono dipinti in bianco.

Evoluzione delle esportazioni dei distretti nel secondo trimestre del 2010

Fonte: elaborazioni Intesa Sanpaolo su dati Istat

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Monitor dei Distretti Ottobre 2010

32 Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche

Gli approfondimenti

3. La Cassa Integrazione Guadagni nei distretti industriali

E’ proseguita anche nei mesi estivi la progressiva riduzione del monte ore autorizzato CIGO4 (Cassa Integrazione Guadagni Ordinaria) all’interno dei distretti industriali (Fig. 3.2). Il cumulato gennaio-settembre 2010 (85,5 milioni di ore) totalizza nel complesso un -35,1% di ore autorizzate sul corrispettivo 2009 (131,7 milioni). Dopo la stabilizzazione di ore del primo trimestre 2010 a una quota media di 13 milioni circa, si è infatti innescato un meccanismo di discesa, che ha portato il secondo e il terzo trimestre a chiudere rispettivamente con un monte ore medio di 9,3 e 6 milioni di ore. Sul dato del terzo trimestre ha inciso anche il livello strutturalmente più basso delle ore autorizzate nel mese di agosto (3 milioni soltanto), per via delle massicce chiusure estive programmate. Siamo ad ogni modo parecchio distanti dal picco dei 27 milioni di ore di Cassa Ordinaria sfiorato nel settembre del 2009.

Fig. 3.1 – Il monte ore complessivo della Cassa Integrazione Guadagni nei distretti (Milioni di ore autorizzate)

Fig. 3.2 – Il monte ore della CIG ORDINARIA (CIGO) all’interno dei distretti (Milioni di ore autorizzate)

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Fonte: elaborazioni Intesa Sanpaolo su dati INPS Fonte: elaborazioni Intesa Sanpaolo su dati INPS

Fig. 3.3 – Il monte ore della CIG STRAORDINARIA (CIGS) all’interno dei distretti (Milioni di ore autorizzate)

Fig. 3.4 – Il monte ore della CIG in DEROGA (CIGD) all’interno dei distretti (Milioni di ore autorizzate)

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Fonte: elaborazioni Intesa Sanpaolo su dati INPS Fonte: elaborazioni Intesa Sanpaolo su dati INPS

4 La CIGO è rivolta alle aziende industriali non edili e alle aziende industriali ed artigiane dell’edilizia e del settore lapideo che sospendono o riducono l’attività aziendale a causa di eventi temporanei e transitori quali ad es. la mancanza di commesse, le avversità atmosferiche. Può essere concessa per 13 settimane, più eventuali proroghe fino a 12 mesi; in determinate aree territoriali il limite è elevato a 24 mesi.

Ilaria Sangalli

La Cassa Ordinaria nel complesso distrettuale

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Monitor dei Distretti Ottobre 2010

Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche 33

Le contrazioni finora messe in risalto sono tuttavia ben lontane dal sintetizzare una situazione di miglioramento del mercato del lavoro. La fase difficile in cui versa ancora la realtà distrettuale dal punto di vista del fattore lavoro, si intravede infatti negli incrementi di ore autorizzate in corrispondenza della Cassa Straordinaria (CIGS, in Fig. 3.3) e di quella in Deroga (CIGD, in Fig. 3.4). Entrambi gli strumenti di integrazione salariale fungono da supporto alle imprese che si trovano ad affrontare situazioni di crisi, propedeutiche a ristrutturazioni, riorganizzazioni, riconversioni aziendali e in caso di innesco di procedure concorsuali. La CIGD5, in particolare, si rivolge al segmento dell’artigianato e delle realtà industriali che non presentano i requisiti necessari per usufruire della CIGS6.

I dati disponibili fino a settembre 2010 vedono un monte ore mensile di Cassa Straordinaria duplicato (in alcuni casi triplicato) rispetto ai corrispondenti mesi del 2009 e costantemente superiore ai 10 milioni di ore autorizzate. Il cumulato gennaio-settembre 2010 (105,5 milioni di ore) segna infatti un incremento del 193% circa sull’anno precedente (36 milioni). Si sono sforati i 19 milioni nel solo mese di marzo. Soltanto il monte ore di agosto (strutturalmente più basso) fa eccezione, con 7 milioni, ma si dimostra comunque superiore (di 2 milioni di ore circa) alle ore richieste dalle realtà distrettuali durante l’agosto 2009.

Per quanto concerne invece la Cassa in Deroga, i dati relativi al mese di settembre sembrano non interrompere il trend di crescita progressiva delle ore autorizzate, osservabile ormai dall’inizio dell’anno. Non fa eccezione nemmeno il mese di agosto dove, in corrispondenza delle chiusure programmate, si è verificato anzi un picco di 12,6 milioni di ore autorizzate. Il cumulato gennaio-settembre totalizza, nel complesso, una crescita del 391% sul corrispettivo 2009.

L’effetto al rialzo che si osserva in corrispondenza della CIGS e della CIGD delle realtà distrettuali sembra annullare parzialmente quello di progressivo rallentamento delle ore autorizzate CIGO, cui prima si è accennato. Il monte ore totale di Cassa Integrazione Guadagni di settembre (che si ottiene sommando le tre tipologie di interventi di Cassa, in Fig. 3.1) chiude infatti a quota 28 milioni, non così lontano dalla media mensile 2010, di 30 milioni di ore.

Il confronto tra manifatturiero e distretti in termini di monte ore cumulato CIG a settembre 2010, mostra variazioni su base tendenziale sostanzialmente in linea per entrambe le realtà (+44,2% il manifatturiero e +47,7% i distretti, in Tab. 3.1). Guardando allo spaccato per tipologia di interventi, si può notare come anche le variazioni corrispondenti alla cassa Ordinaria, in rallentamento, si dimostrino allineate (-38,7% il manifatturiero e -35,1% i distretti, in Tab. 3.2). Leggermente più elevata nei distretti la crescita del monte ore cumulato di Cassa Straordinaria (193%, contro il +172,8% del manifatturiero nel suo complesso). Soltanto il balzo della Cassa in Deroga evidenzia un distacco maggiore delle realtà distrettuali (a quota +390,5%, in Tab. 3.3) dal totale manifatturiero (+315,2%). La forte concentrazione all’interno degli agglomerati distrettuali di imprese artigiane e di piccole dimensioni può ragionevolmente aver influenzato tale risultato. La sola Cassa in Deroga relativa all’artigianato va infatti a pesare (in base ai dati cumulati gennaio-settembre 2010) in misura pari al 20,5% nei distretti e al 15,4% nel manifatturiero (Figure 3.5 e 3.6). Da segnalare tuttavia come il divario tra distretti e

5 Sono definiti “in deroga” i trattamenti straordinari di integrazione salariale (CIGD) destinati ai lavoratori di imprese escluse dalla CIGS, quindi aziende artigiane e industriali con meno di 15 dipendenti o industriali con oltre 15 dipendenti che non possono usufruire dei trattamenti straordinari. 6 L’intervento di CIGS può essere richiesto per ristrutturazione, riorganizzazione e riconversione aziendale, per crisi aziendale di particolare rilevanza sociale e in caso di procedure concorsuali, quali fallimento, liquidazione coatta amministrativa, ecc. La CIGS è destinata ad aziende con in media più di 15 dipendenti nel semestre precedente la richiesta di intervento.

La Cassa Straordinaria...

...e la Cassa in Deroga

Il confronto tra manifatturiero e distretti

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Monitor dei Distretti Ottobre 2010

34 Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche

manifatturiero in termini di ore autorizzate risultasse molto più evidente nei primi due trimestri del 2010, per andare poi progressivamente ad assottigliarsi.

Fig. 3.5 – Composizione % della CIG nei DISTRETTI in base ai dati cumulati gennaio-settembre 2010

Fig. 3.6 – Composizione % della CIG nel MANIFATTURIERO in base ai dati cumulati gennaio-settembre 2010

31,4%

38,7%

9,3%

20,5%

0,0%

0%

10%

20%

30%

40%

50%

CIGO CIGS CIGD

Industria

Artigianato

28,6%

44,4%

11,6%15,4%

0,0%

0%

10%

20%

30%

40%

50%

CIGO CIGS CIGD

Industria

Artigianato

Fonte: elaborazioni Intesa Sanpaolo su dati INPS Fonte: elaborazioni Intesa Sanpaolo su dati INPS

Tab. 3.1 - Manifatturiero e distretti a confronto: monte ore complessivo CIG (Milioni di ore autorizzate) e var tendenziali

2009 2010 Var% 2010 su 2009 1°trim 1°sem 9mesi 12mesi 1°trim 1°sem 9mesi 1°trim 1°sem 9mesi Manifatturiero 116,1 327,3 542,5 810,0 261,4 539,2 782,2 125,2 64,7 44,2 Distretti 34,7 97,5 184,3 278,7 101,9 191,9 272,3 193,8 96,8 47,7 Fonte: elaborazioni Intesa Sanpaolo su dati INPS

Tab. 3.2 - Manifatturiero e distretti a confronto: monte ore complessivo CIGO (Milioni di ore autorizzate) e var tendenziali

2009 2010 Var% 2010 su 2009 1°trim 1°sem 9mesi 12mesi 1°trim 1°sem 9mesi 1°trim 1°sem 9mesi Manifatturiero 77,9 230,9 364,3 511,9 102,0 175,3 223,4 30,9 -24,1 -38,7 Distretti 24,7 74,4 131,7 186,1 39,6 67,4 85,5 60,4 -9,4 -35,1 Fonte: elaborazioni Intesa Sanpaolo su dati INPS

Tab. 3.3 - Manifatturiero e distretti a confronto: monte ore complessivo CIGS (Milioni di ore autorizzate) e var tendenziali

2009 2010 Var% 2010 su 2009 1°trim 1°sem 9mesi 12mesi 1°trim 1°sem 9mesi 1°trim 1°sem 9mesi Manifatturiero 29,7 78,3 127,3 202,5 104,8 234,6 347,4 252,6 199,6 172,8 Distretti 8,4 19,0 36,0 57,2 40,3 76,0 105,5 379,1 299,1 193,0 Fonte: elaborazioni Intesa Sanpaolo su dati INPS

Tab. 3.4 - Manifatturiero e distretti a confronto: monte ore complessivo CIGD (Milioni di ore autorizzate) e var tendenziali

2009 2010 Var% 2010 su 2009 1°trim 1°sem 9mesi 12mesi 1°trim 1°sem 9mesi 1°trim 1°sem 9mesi Manifatturiero 8,4 18,1 50,9 95,6 54,6 129,2 211,3 547,8 615,0 315,2 Distretti 1,6 4,1 16,6 35,4 22,1 48,5 81,3 1.255,0 1.096,6 390,5 Fonte: elaborazioni Intesa Sanpaolo su dati INPS

Il commento dei dati relativi al tiraggio delle ore di Cassa7, disponibili purtroppo solo a livello nazionale (per il periodo gennaio-luglio), può essere utile per ottenere conferma degli andamenti messi in luce precedentemente. La progressiva contrazione a livello di CIGO nei distretti si rispecchia appieno nella discesa della percentuale di tiraggio delle ore autorizzate CIGO per il

7 Il rapporto tra le ore effettivamente utilizzate dai soggetti richiedenti e le ore autorizzate

Il tiraggio delle ore di Cassa

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Monitor dei Distretti Ottobre 2010

Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche 35

sistema Italia; dal 60,6% del cumulato gennaio-luglio 2009 si passa al 50,2% del 2010. La riduzione delle ore autorizzate di Cassa Ordinaria (che presentano per definizione un carattere fortemente ciclico) si combina cioè ad una contrazione del loro consumo effettivo da parte delle realtà richiedenti. In diminuzione anche la percentuale di tiraggio della Cassa Straordinaria e di quella in Deroga (considerate in forma aggregata) che, dopo essersi mantenuta stabile attorno al 70% nel 2009 e nel primo quadrimestre 2010, scende con il cumulato di luglio 2010 al 47,3%. Ciò potrebbe condurre ad ipotizzare una situazione del mercato del lavoro meno tesa di quanto non venga descritta dai dati grezzi sulle ore autorizzate. Per verificare tale ipotesi anche a livello distrettuale, si procede con il moltiplicare (anche se impropriamente8) le percentuali di tiraggio 2009 e 2010 a livello Italia per il monte ore di Cassa attribuibile ai distretti (CIGO da un lato e CIGS e CIGD in forma congiunta dall’altro). Si può così pervenire ad una stima delle ore effettivamente utilizzate dai distretti nel periodo gennaio-luglio, da confrontare con il dato sulle ore richieste (Figure 3.7 e 3.8). Calcolando le variazioni tendenziali (2010 su 2009) dei nuovi monte ore così stimati, si può riscontrare per la CIGO un calo del 33% a livello di ore utilizzate. Al contempo si ridimensionano molto le ore di CIGS e CIGD, che se si considerano le ore effettivamente utilizzate, mostrano una crescita del 181% contro il +336,7% tendenziale calcolato sul totale delle ore autorizzate. Resta comunque un aumento elevato, che non lascia spazio per commenti troppo ottimisti.

Fig. 3.7 – Confronto tra ore autorizzate ed utilizzate (milioni) dai DISTRETTI nel semestre gennaio-luglio: CIGO

Fig. 3.8 – Confronto tra ore autorizzate ed utilizzate (milioni) dai DISTRETTI nel semestre gennaio-luglio: CIGS e CIGD

92,83

75,05

56,26

37,68

0

20

40

60

80

100

2009 2010

Ore autorizzate gen-lug Ore utilizzate gen-lug

33,61

146,76

24,70

69,42

020406080

100120140160

2009 2010

Ore autorizzate gen-lug Ore utilizzate gen-lug

Fonte: elaborazioni Intesa Sanpaolo su dati INPS Fonte: elaborazioni Intesa Sanpaolo su dati INPS

I dati distrettuali raggruppati per settore di specializzazione9 (Tabelle 3.5, 3.6, 3.7) mettono in evidenza come la meccanica presenti il monte ore autorizzate (cumulato dei primi nove mesi del 2010) più alto, per tutte e tre le tipologie di Cassa. Alla crescita della Cassa Straordinaria e, ancora più sostenuta, di quella in Deroga, si accompagna però un rallentamento della Cassa Ordinaria. Dai 78,8 milioni del cumulato CIGO gennaio-settembre 2009, si passa infatti ai 49,5 milioni del 2010, in diminuzione del 37,2%. La CIGS e la CIGD fanno invece registrare un monte ore più che duplicato rispetto al cumulato 2009, pari rispettivamente a 59 milioni (+330%) e 42,8 milioni (+442,1%). Il tessile, con 9,6 milioni circa di ore di Cassa Ordinaria, 12,6 di Cassa Straordinaria e 10 milioni di Cassa in Deroga si posiziona al secondo posto nel ranking dei settori distrettuali che fanno ricorso agli interventi di Cassa (fa eccezione in verità il ranking della CIGD,

8 Una stima puntuale richiederebbe l’impiego delle percentuali di tiraggio a livello più disaggregato. 9 La classificazione, utilizzata a partire dalla seconda metà del 2009, si discosta parzialmente da quella presentata nelle edizioni del Monitor fino a Giugno 2009. La parziale revisione della classificazione settoriale da parte dell’INPS ha consentito di aggiungere un maggior livello di accuratezza all’analisi. Il settore dell’Abbigliamento, ad esempio, risulta ora scorporato della parte relativa all’arredamento; l’ex segmento Pelli e cuoio risulta invece completo della parte relativa alle calzature (si veda l’appendice al presente approfondimento per un maggior livello di dettaglio in merito alla rispondenza tra le due classificazioni).

I dati CIG dei settori distrettuali...

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36 Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche

dove il settore scende al terzo posto, per lasciare spazio al settore Pelli, cuoio e calzature: 10,4 milioni di ore autorizzate). La Cassa in Deroga in particolare, presentava già a maggio un monte ore cumulato pari all’ammontare totale delle ore dell’intero 2009 e va a chiudere i primi tre trimestri del 2010 con un incremento tendenziale del 222,9%. Le attività metallurgiche chiudono i primi nove mesi del 2010 con un ammontare di ore di Cassa Straordinaria pari a 7,7 milioni (al terzo posto nel ranking settoriale), contro un monte ore di 1,4 milioni circa dell’intero anno 2009. Altre produzioni tradizionali e tipiche dei distretti industriali, quali appunto il settore delle pelli, cuoio e calzature (al secondo posto nel ranking CIGD) e il settore del legno, mostrano anch’essi un forte numero di ore di CIG autorizzate. Rilevante il ricorso alla CIG (in gran parte in Deroga) anche nell’abbigliamento.

Tab. 3.5 – Distretti raggruppati per settore di specializzazione: monte ore CIGO e variazioni tendenziali10 2010 Var% 2010 su 2009

2008 2009 1°trim 1°sem 9mesi

Var% 2009 su

2008 1°trim 1°sem 9mesi

Meccaniche 9.630.576 111.899.553 23.829.492 40.332.360 49.509.979 ++++ ++ - - Tessili 6.456.086 18.331.863 4.180.280 6.445.275 9.615.715 ++ ++ - - Legno 2.228.690 10.154.774 2.439.666 4.606.046 6.150.980 +++ ++ + - Metallurgiche 968.508 14.164.018 2.486.403 3.908.106 4.677.894 ++++ + - -- Abbigliamento 2.006.915 5.453.383 1.637.790 2.945.906 4.147.844 ++ ++ + + Chimica, petrolchimica, gomma e materie plastiche

1.282.287 11.718.229 2.184.399 3.519.597 4.119.785 ++++ + - --

Pelli, cuoio e calzature 3.274.792 8.836.255 1.630.584 3.140.211 3.944.188 ++ + - - Lavorazione minerali non metalliferi 877.911 4.621.338 903.253 1.881.195 2.338.298 +++ ++ - - Alimentari 213.486 534.053 151.271 370.557 614.063 ++ ++ ++ ++ Carta, stampa ed editoria 19.561 247.233 100.792 227.976 334.379 ++++ ++++ ++ ++ Varie 2.892 78.693 11.000 23.374 30.569 ++++ - + - Estrazione minerali metalliferi e non 160 44.575 1.697 3.376 5.734 ++++ ++++ ++ ++ Totale 26.961.864 186.083.967 39.556.627 67.403.979 85.489.428 ++++ ++ - - Nota: i settori distrettuali sono ordinati in base al monte ore dei primi 9 mesi del 2010. Fonte: elaborazioni Intesa Sanpaolo su dati INPS

Tab. 3.6 – Distretti raggruppati per settore di specializzazione: monte ore CIGS e variazioni tendenziali11

2010 Var% 2010 su 2009 2008 2009

1°trim 1°sem 9mesi

Var% 2009 su

2008 1°trim 1°sem 9mesi

Meccaniche 8.006.939 22.377.328 23.224.989 40.779.719 58.964.459 ++ ++++ ++++ +++ Tessili 6.221.589 14.066.066 5.096.409 9.340.009 12.557.272 ++ ++ ++ + Metallurgiche 32.492 1.398.431 3.101.810 5.691.052 7.720.905 ++++ ++++ ++++ ++++ Legno 1.454.926 3.871.580 2.154.508 5.699.243 7.674.041 ++ +++ ++++ +++ Lavorazione minerali non metalliferi 1.445.899 3.147.332 1.651.874 4.754.219 5.874.669 ++ +++ +++ ++ Pelli, cuoio e calzature 2.286.303 6.125.438 1.634.506 3.156.616 4.392.051 ++ + + - Abbigliamento 1.119.175 3.171.629 1.811.935 3.664.640 4.259.758 ++ ++ ++ ++ Chimica, petrolchimica, gomma e materie plastiche

478.891 2.590.775 833.378 1.838.808 2.466.294 +++ +++ ++ +

Carta, stampa ed editoria 11.595 51.302 325.056 376.693 876.153 +++ ++++ ++++ ++++ Alimentari 1.359.142 389.075 411.077 607.810 640.490 -- +++ +++ ++ Estrazione minerali metalliferi e non 0 48.285 40.770 57.865 63.607 ++++ ++++ ++++ ++++ Varie 0 0 0 33.926 46.016 0 0 ++++ ++++ Totale 22.416.951 57.237.241 40.286.312 76.000.600105.535.715 + +++ +++ ++ Nota: i settori distrettuali sono ordinati in base al monte ore dei primi 9 mesi del 2010. Fonte: elaborazioni Intesa Sanpaolo su dati INPS

10 Le variazioni sono assegnate sulla base del seguente criterio: -100 <= var% < -50: - - -50 <= var% < 0: - 0 <= var% < 50: + 50 <= var% < 250: ++ 250 <= var% < 500: +++ var% > 500: ++++

11 Vedi nota 10 per l’assegnazione delle variazioni tendenziali

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Monitor dei Distretti Ottobre 2010

Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche 37

Tab. 3.7 – Distretti raggruppati per settore di specializzazione: monte ore CIGD e variazioni tendenziali12

2010 Var% 2010 su 2009 2008 2009

1°trim 1°sem 9mesi

Var% 2009 su

2008 1°trim 1°sem 9mesi

Meccaniche 956.613 19.867.249 12.123.341 25.856.092 42.771.358 ++++ ++++ ++++ +++ Pelli, cuoio e calzature 1.555.765 4.335.261 2.971.169 6.201.123 10.406.778 ++ ++++ ++++ +++ Tessili 1.725.761 4.721.250 2.502.669 6.101.973 10.028.623 ++ +++ ++++ ++ Abbigliamento 543.926 2.685.393 1.654.372 3.977.456 6.678.216 +++ ++++ ++++ ++++ Legno 146.348 1.943.323 1.328.660 3.030.169 6.446.797 ++++ ++++ ++++ ++++ Chimica, petrolchimica, gomma e materie plastiche

32.234 704.805 371.958 1.304.352 2.004.992 ++++ ++++ ++++ ++++

Lavorazione minerali non metalliferi 49.739 700.471 727.902 1.382.500 1.976.105 ++++ ++++ ++++ ++++ Metallurgiche 36.885 301.319 115.278 283.426 432.929 ++++ ++++ ++++ +++ Alimentari 63.657 40.223 238.069 260.321 305.276 - ++++ ++++ ++++ Carta, stampa ed editoria 0 29.460 45.786 63.380 137.337 ++++ ++++ ++++ ++++ Varie 0 42.920 15.677 41.931 60.440 ++++ ++++ ++++ +++ Estrazione minerali metalliferi e non 0 0 1.200 1.200 1.200 0 ++++ ++++ ++++ Totale 5.110.928 35.371.674 22.096.081 48.503.923 81.250.051 ++++ ++++ ++++ +++ Nota: i settori distrettuali sono ordinati in base al monte ore dei primi 9 mesi del 2010. Fonte: elaborazioni Intesa Sanpaolo su dati INPS

Il massiccio ricorso alle ore di CIG da parte del settore della meccanica si intravede anche nei dati a livello di singoli distretti (Tabelle 3.8, 3.9, 3.10). La meccanica strumentale del Bresciano, la meccanica strumentale di Varese, la termomeccanica Scaligera, le macchine agricole di Reggio Emilia e Modena, le macchine per l’imballaggio e i ciclomotori di Bologna, la meccanica strumentale di Vicenza, la meccanica strumentale della Val Seriana, figurano tra i primi distretti ordinati in base al monte ore CIGS e CIGD cumulato di settembre 2010. I 12,3 milioni della meccanica strumentale del Bresciano (+773% sul cumulato 2009) capeggiano il ranking della Cassa Straordinaria, mentre i 6,6 milioni delle macchine agricole di Reggio Emilia e Modena spiccano in testa al ranking di Cassa in Deroga. Da sottolineare come l’incremento di CIGD a livello di quest’ultimo distretto risulti particolarmente incisivo, considerando che il cumulato gennaio-settembre 2009 chiudeva ad una quota di appena 250 mila ore autorizzate. La meccanica strumentale della Val Seriana risulta inoltre l’unico distretto, tra quelli prima menzionati, a presentare un monte ore di Cassa Ordinaria ancora in crescita a settembre 2010 (+39%), a fronte di rallentamenti generalizzati per i restanti.

Nell’ambito del tessile spicca ancora una volta il monte ore di Cassa del serico di Como: 3,8 milioni di ore circa la CIGO (in rallentamento del 16,4% sul 2009), 3,7 milioni la CIGS (in aumento del 103%) e 1,4 milioni la CIGD (quasi triplicata). Segue l’abbigliamento-tessile del gallaratese (3 milioni circa di ore autorizzate CIGO e CIGS e 1,4 milioni di CIGD). Il tessile di Prato si colloca in testa a tutti nel ranking della Cassa in Deroga (2 milioni di ore circa).

Per quanto concerne invece le attività metallurgiche, di rilievo il monte ore CIGO e CIGS dei distretti di Lumezzane: rubinetti e pentolame (calcolato congiuntamente al monte ore del distretto dei metalli di Brescia, 1,8 milioni di ore CIGO e 3,7 milioni di ore CIGS) e dei prodotti in metallo del Lecchese/Premana (1,6 milioni di ore autorizzate CIGO).

Il segmento delle pelli, cuoio e calzature, dove il monte ore che rileva di più è quello della Cassa in Deroga, vede in testa il distretto delle Calzature di Fermo e della Pelletteria del Tolentino (3,2 milioni circa di ore), seguito dalle Scarpe di Casarano e dalle Scarpe del Nord Barese. Il settore del legno presenta infine ai primi posti il distretto del Mobile del Livenza e Quartiere del Piave e il Legno-arredo della Brianza.

12 Vedi nota 10 per l’assegnazione delle variazioni tendenziali

...e dei singoli distretti

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Monitor dei Distretti Ottobre 2010

38 Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche

Tab. 3.8 – La CIG ORDINARIA (CIGO) nei distretti: monte ore e variazioni tendenziali13 2010 Var% 2010 su 2009

2008 2009 1°trim 1°sem 9mesi

Var% 2009 su

2008 1°trim 1°sem 9mesi

Meccanica strumentale del Bresciano 1.670.545 22.855.555 4.466.725 7.548.831 9.810.486 ++++ - - - Meccanica strumentale della Val Seriana 582.348 9.033.708 4.038.706 6.562.497 7.550.580 ++++ ++++ ++ + Meccanica Strumentale di Varese 2.397.375 16.983.414 3.250.772 5.750.761 7.022.856 ++++ + - - Macchine agric. di Reggio/Modena 216.762 10.311.110 3.157.203 4.970.494 5.831.437 ++++ ++++ ++ - Seta-Tessile di Como 1.140.808 6.141.079 1.622.599 2.072.783 3.800.875 +++ ++ - - Abbigliamento-tessile Gallaratese 3.153.521 6.471.662 1.300.535 2.237.933 3.047.271 ++ + - - Macchine per l'imballaggio e Ciclomotori di Bologna

547.923 9.039.157 1.658.935 2.500.645 2.992.819 ++++ ++ - --

Elettrodomestici di Inox valley 796.976 6.665.690 1.205.739 2.173.514 2.824.047 ++++ + - - Art in gomma e mat plastiche di Varese 971.915 8.154.267 1.186.508 2.158.203 2.474.523 ++++ - - -- Meccanica strumentale di Vicenza 401.423 5.894.559 1.083.287 1.741.532 2.184.268 ++++ ++ - - Macchine concia/pelle di Vigevano 434.898 6.193.155 828.135 1.727.869 2.156.287 ++++ - - -- Mobile del Livenza e Quartiere del Piave 207.476 2.309.849 821.668 1.672.297 2.054.677 ++++ +++ ++ + Macchine uten. di Piacenza 69.891 2.261.258 542.401 1.397.162 1.941.596 ++++ ++ ++ ++ Lumezzane:rubinetti e pentolame e metalli di Brescia

337.387 5.667.013 944.935 1.603.583 1.768.442 ++++ - - --

Prodotti metallo di Lecchese-Premana 157.257 3.692.475 832.046 1.282.480 1.633.523 ++++ ++ - - Legno-arredo di Brianza 167.961 2.530.068 721.711 1.143.245 1.633.336 ++++ +++ + + Tessile di Biella 1.159.433 3.209.591 445.222 972.416 1.422.611 ++ + - - Frigoriferi ind. Di Casale Monferrato 710.180 4.928.448 572.753 1.249.674 1.416.380 ++++ + - -- Cappe aspiranti, elettrodom di Fabriano 192.156 2.915.548 730.437 1.139.198 1.367.812 ++++ ++ - - Occhialeria di Belluno 663.597 4.826.590 591.997 944.770 1.267.099 ++++ + -- -- Piastrelle di Sassuolo 408.664 2.094.169 415.189 1.050.269 1.230.360 +++ ++ + - Gomma del Sebino Bergamasco 123.503 1.957.832 693.067 886.643 1.055.107 ++++ ++++ + - Abbigliamento del barese 514.712 841.069 398.066 719.644 962.883 ++ ++ ++ ++ Termomeccanica scaligera 216.419 2.489.269 465.041 713.556 898.675 ++++ ++ - -- Tessile e abbigliamento della Val Seriana 816.012 1.697.287 421.153 681.451 870.926 ++ + - - Abbigliamento Sud Abruzzese 109.130 1.296.288 388.932 630.703 829.404 ++++ + + + Metalmeccanico del Basso Mantovano 359.916 2.300.010 330.305 606.017 769.220 ++++ + - -- Lavor.metalli di Valle d/Arno 388.560 3.265.717 552.394 686.872 750.806 ++++ + - -- Calzature di Fermo e Pelletteria del Tolentino

448.807 1.713.289 313.083 566.267 722.593 +++ ++ - -

Abbigliam e calzature Bassa Bresciana 296.861 1.080.149 311.677 471.956 695.090 +++ + - + Macchine utensili e per il legno di Pesaro 94.779 2.350.181 458.858 621.894 692.490 ++++ ++ - -- Mat plastiche di Treviso, Vicenza e Padova 186.869 1.606.130 304.824 474.751 590.155 ++++ ++ - -- Mobile di Pesaro 128.518 1.093.761 280.336 437.637 530.057 ++++ ++ + - Concia e calz. Di Santa Croce S/Arno 308.504 1.064.300 269.519 420.085 499.520 +++ ++ - - Calzetteria e abbigliamento del Salento 629.631 734.000 277.023 426.703 488.932 + ++ + + Ceramica di Civita Castellana 330.164 1.519.184 260.604 362.749 453.646 +++ + -- -- Triangolo del Salotto di Matera - Altamura - Santeramo

1.410.493 793.023 128.216 294.851 448.629 - + - -

Polo fiorentino della pelle 134.983 714.818 115.824 320.078 395.860 +++ ++ + - Legno di Casalasco-Viadanese 36.829 743.633 144.784 299.514 393.065 ++++ + + - Tessile di Prato 229.583 512.778 156.760 275.186 375.884 ++ ++ - + Tessile e abbigliamento di Treviso 132.819 473.681 91.417 228.557 346.571 +++ ++ + - Calzature di Vigevano 317.018 1.167.239 151.033 256.765 343.979 +++ -- -- -- Food machinery di Parma 3.361 586.970 158.404 287.102 339.133 ++++ +++ ++ - Calzature Napoletane 138.913 523.292 115.179 275.544 328.401 +++ + + + Rubinetteria e valvolame Cusio-Valsesia 62.343 822.917 79.738 197.719 310.117 ++++ -- -- - Abbigliamento Nord Abruzzese 80.891 394.937 185.599 254.683 297.193 +++ +++ + + Vitivinicolo della Sicilia Orientale 127.763 265.641 63.876 158.225 288.618 ++ + ++ ++ Calzetteria di Castel Goffredo 80.152 381.458 61.236 162.675 275.047 +++ ++ + + Mobili in stile di Bovolone 39.660 155.657 61.809 215.951 251.703 +++ ++ ++ ++ Macchine legno di Rimini 12.228 1.371.145 147.720 200.246 231.195 ++++ - -- -- Nota: si tratta dei primi 50 distretti per ammontare delle ore autorizzate nei primi 9 mesi del 2010. Fonte: elaborazioni Intesa Sanpaolo su dati INPS

13 Vedi nota 10 per l’assegnazione delle variazioni tendenziali

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Monitor dei Distretti Ottobre 2010

Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche 39

Tab. 3.9 – La CIG STRAORDINARIA (CIGS) nei distretti: monte ore e variazioni tendenziali14 2010 Var% 2010 su 2009

2008 2009 1°trim 1°sem 9mesi

Var% 2009 su

2008 1°trim 1°sem 9mesi

Meccanica strumentale del Bresciano 733.019 3.320.265 5.254.229 8.870.741 12.299.150 +++ ++++ ++++ ++++ Meccanica Strumentale di Varese 271.193 2.247.323 4.561.166 6.714.809 7.889.237 ++++ ++++ ++++ +++ Elettrodomestici di Inox valley 1.345.951 2.522.378 1.537.744 3.225.548 6.914.913 ++ ++++ ++++ +++ Termomeccanica scaligera 39.591 219.443 2.903.480 3.526.459 5.314.707 +++ ++++ ++++ ++++ Macchine agric. di Reggio/Modena 88.598 1.439.275 1.077.327 2.910.120 4.170.770 ++++ ++++ ++++ +++ Macchine per l'imballaggio e Ciclomotori di Bologna

472.096 1.119.476 1.346.106 3.296.601 4.039.000 ++ ++++ ++++ ++++

Seta-Tessile di Como 274.019 3.866.217 1.273.003 2.517.684 3.749.802 ++++ +++ ++ ++ Lumezzane:rubinetti e pentolame e metalli di Brescia

32.492 1.058.524 2.268.810 2.966.951 3.662.342 ++++ ++++ ++++ ++++

Piastrelle di Sassuolo 320.086 1.441.671 982.239 2.877.097 3.564.083 +++ ++++ ++++ +++ Meccanica strumentale di Vicenza 837.013 2.513.513 1.068.519 2.428.962 3.378.381 ++ +++ +++ ++ Meccanica strumentale della Val Seriana 947.453 2.265.487 1.364.986 2.104.589 3.181.359 ++ ++++ ++ ++ Abbigliamento-tessile Gallaratese 1.550.716 2.252.587 1.276.401 2.883.400 3.078.525 + + ++ ++ Cappe aspiranti ed elettrodomestici di Fabriano

1.699.543 3.014.425 733.040 1.628.161 2.755.837 ++ - + +

Lavor.metalli di Valle d/Arno 0 246.200 260.624 1.496.775 2.390.959 ++++ ++++ ++++ ++++ Frigoriferi ind. Di Casale Monferrato 1.333.933 1.779.098 403.187 1.174.534 2.312.983 + + ++ ++ Tessile e abbigliamento della Val Seriana 1.586.952 2.546.079 1.012.791 1.468.163 2.090.891 ++ ++ + + Triangolo del Salotto di Matera - Altamura - Santeramo

1.304.735 1.462.259 129.131 1.649.850 1.902.578 + -- +++ ++

Macchine uten. di Piacenza 66.860 257.785 770.805 1.194.041 1.772.189 +++ ++++ ++++ ++++ Mobile del Livenza e Quartiere del Piave 1.636 462.653 547.562 1.051.550 1.480.958 ++++ ++++ ++++ +++ Tessile di Biella 1.332.195 2.714.786 625.406 1.061.311 1.453.130 ++ - - - Ceramica di Civita Castellana 986.443 1.015.500 532.480 1.089.192 1.421.992 + ++ ++ ++ Mobilio abruzzese 0 110.079 721.329 1.059.315 1.248.626 ++++ ++++ ++++ ++++ Art in gomma e mat plastiche di Varese 286.731 1.599.899 569.887 1.001.915 1.198.908 +++ ++++ ++ - Tessile e abbigliamento di Treviso 217.464 233.990 320.446 626.832 1.144.173 + ++++ ++++ ++++ Tessile di Prato 285.027 1.132.286 261.429 844.926 1.063.731 +++ ++ ++ + Calzature di Fermo e Pelletteria del Tolentino 554.856 905.374 360.513 732.935 1.037.922 ++ ++ ++ ++ Macchine utensili e per il legno di Pesaro 0 303.933 208.190 732.132 978.278 ++++ ++++ ++++ ++++ Macchine concia/pelle di Vigevano 95.198 100.979 520.418 774.451 953.544 + ++++ ++++ ++++ Occhialeria di Belluno 38 234.874 662.211 836.424 940.234 ++++ ++++ ++++ +++ Metalmeccanico del Basso Mantovano 41.490 869.046 502.370 727.408 936.395 ++++ +++ ++ ++ Prodotti metallo di Lecchese-Premana 0 58.083 373.944 646.402 879.258 ++++ ++++ ++++ ++++ Mat plastiche di Treviso, Vicenza e Padova 30.866 454.601 204.737 667.666 864.772 ++++ ++++ ++++ ++++ Legno-arredo di Brianza 69.305 67.468 83.332 492.536 788.560 - ++++ ++++ ++++ Tessile-abbigliamento di Schio-Thiene-Valdagno

682.079 553.177 571.816 701.728 728.966 - ++++ +++ ++

Abbigliamento del Napoletano 109.174 559.365 70.656 617.120 698.846 +++ ++ + + Abbigliamento del barese 283.909 465.516 355.000 592.520 657.116 ++ ++ ++ ++ Grafico Veronese 11.595 3.282 293.280 344.917 628.171 -- ++++ ++++ ++++ Mobili in stile di Bovolone 0 48.531 130.324 359.481 612.071 ++++ ++++ ++++ ++++ Macchine legno di Rimini 720 43.443 95.293 311.137 568.417 ++++ ++++ ++++ ++++ Calzature del Brenta 0 112.640 361.003 471.928 558.243 ++++ ++++ ++++ ++++ Sedie e tavoli di Manzano 79.250 913.607 227.427 409.862 519.171 ++++ + ++ + Calzature Napoletane 183.898 761.500 226.090 376.867 510.162 +++ ++ + + Mobile di Pesaro 0 84.595 129.054 337.717 480.681 ++++ ++++ ++++ ++++ Marmo e granito di Valpolicella 0 263.712 61.626 457.734 459.996 ++++ - +++ ++ Concia di Arzignano 132.350 437.628 134.685 366.131 451.560 ++ ++ ++ ++ Calzetteria di Castel Goffredo 364.982 1.395.243 282.767 391.344 448.961 +++ ++++ ++++ -- Macchine tessili di Biella 3.500 126.585 194.614 252.618 438.161 ++++ +++ ++ +++ Abbigliam e calzature Bassa Bresciana 297.360 630.931 229.705 405.886 405.886 ++ ++ ++ ++ Gomma del Sebino Bergamasco 161.294 536.275 58.754 169.227 402.614 ++ - - + Rubinetteria e valvolame Cusio-Valsesia 0 2.496 96.812 291.075 396.336 ++++ ++++ ++++ ++++ Nota: si tratta dei primi 50 distretti per ammontare delle ore autorizzate nei primi 9 mesi del 2010. Fonte: elaborazioni Intesa Sanpaolo su dati INPS

14 Vedi nota 10 per l’assegnazione delle variazioni tendenziali

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Monitor dei Distretti Ottobre 2010

40 Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche

Tab. 3.10 – La CIG in DEROGA (CIGD) nei distretti: monte ore e variazioni tendenziali15 2010 Var% 2010 su 2009

2008 2009 1°trim 1°sem 9mesi

Var% 2009 su

2008 1°trim 1°sem 9mesi

Macchine agric. di Reggio/Modena 268 1.319.698 1.728.731 4.193.695 6.622.005 ++++ ++++ ++++ ++++ Meccanica strumentale del Bresciano 311.614 4.758.957 2.319.388 4.762.738 6.015.468 ++++ ++++ ++++ +++ Meccanica strumentale della Val Seriana 53.465 1.456.311 1.126.447 2.259.575 5.347.307 ++++ ++++ ++++ ++++ Macchine per l'imballaggio e Ciclomotori di Bologna

1.056 642.902 1.149.890 3.163.594 4.661.431 ++++ ++++ ++++ ++++

Meccanica strumentale di Vicenza 125.143 2.817.731 1.757.163 2.520.149 4.256.493 ++++ ++++ ++++ +++ Calzature di Fermo e Pelletteria del Tolentino 547.478 593.725 725.570 1.736.124 3.229.337 + ++ +++ ++++ Tessile e abbigliamento della Val Seriana 343.807 1.293.423 794.474 1.463.681 3.144.831 +++ ++++ ++++ +++ Meccanica Strumentale di Varese 24.440 1.067.364 608.590 1.413.152 2.345.514 ++++ ++++ ++++ ++++ Frigoriferi ind. Di Casale Monferrato 201.168 2.067.300 322.186 1.333.835 2.130.792 ++++ +++ ++++ + Tessile di Prato 631.240 402.260 360.625 1.456.255 1.973.593 - +++ ++++ ++++ Elettrodomestici di Inox valley 76.310 1.505.610 641.103 1.238.641 1.966.717 ++++ ++++ ++++ ++ Tessile di Biella 314.101 1.402.919 464.306 998.259 1.721.902 +++ ++ ++ ++ Scarpe di Casarano 384.800 1.103.401 412.292 570.242 1.544.169 ++ ++++ +++ + Maglieria e abbigliamento di Carpi 130.411 246.190 187.373 714.030 1.526.425 ++ +++ ++++ ++++ Macchine utensili e per il legno di Pesaro 18.942 244.152 286.402 663.732 1.507.715 ++++ ++++ ++++ ++++ Triangolo del Salotto di Matera - Altamura – Santeramo

0 13.293 50.334 130.942 1.442.334 ++++ ++++ ++++ ++++

Macchine legno di Rimini 0 238.034 395.566 768.362 1.442.082 ++++ ++++ ++++ ++++ Abbigliamento-tessile Gallaratese 316.452 829.633 373.169 756.988 1.411.145 ++ ++++ +++ +++ Seta-Tessile di Como 35.108 485.972 146.693 896.702 1.395.073 ++++ ++++ ++++ +++ Cappe aspiranti, elettrodom. di Fabriano 16.946 215.091 232.026 588.032 1.390.811 ++++ ++++ ++++ ++++ Tessile e abbigliamento di Treviso 84.895 895.433 397.746 852.428 1.368.199 ++++ ++++ ++++ ++ Gomma del Sebino Bergamasco 23.869 247.565 140.441 904.415 1.331.898 ++++ ++++ ++++ ++++ Mobile di Pesaro 19.058 132.699 160.638 491.519 1.219.752 ++++ ++++ ++++ ++++ Termomeccanica scaligera 20.738 627.516 475.147 715.828 1.180.641 ++++ ++++ ++++ +++ Scarpe del Nord Barese 0 379.821 345.575 833.974 1.112.529 ++++ ++++ ++++ +++ Abbigliamento e calzature della Bassa Bresciana

101.721 450.789 270.150 711.008 934.636 +++ +++ ++++ +++

Ceramica di Civita Castellana 23.018 272.935 479.864 811.928 930.019 ++++ ++++ ++++ +++ Abbigliamento del barese 0 297.026 165.552 708.998 923.032 ++++ ++++ ++++ ++++ Macchine concia/pelle di Vigevano 64.664 878.559 305.879 613.202 889.407 ++++ ++++ ++ ++ Macchine uten. di Piacenza 0 273.479 256.768 554.581 860.580 ++++ ++++ ++++ ++++ Legno-arredo di Brianza 0 196.940 194.760 570.518 800.297 ++++ ++++ ++++ ++++ Occhialeria di Belluno 10.063 535.016 144.929 358.477 791.458 ++++ ++++ ++++ ++ Mobile del Livenza e Quartiere del Piave 7.310 509.757 257.695 472.329 759.703 ++++ ++++ ++++ ++ Mobile d'arte del Bassanese 16.685 327.395 198.777 350.792 723.514 ++++ ++++ ++++ ++++ Calzature di San Mauro Pascoli 30.180 240.617 218.577 548.876 675.910 ++++ ++++ ++++ ++++ Tessile-abbigliamento di Schio-Thiene-Valdagno

30.255 173.826 226.169 468.651 621.241 +++ ++++ ++++ ++++

Calzetteria di Castel Goffredo 231.207 640.327 254.575 463.466 613.814 ++ ++++ ++++ + Metalmeccanico del Basso Mantovano 26.488 638.265 226.427 407.433 607.926 ++++ ++++ +++ ++ Calzature del Brenta 24.113 329.552 263.005 411.270 542.805 ++++ ++++ ++++ +++ Mobili in stile di Bovolone 12.978 250.251 211.950 323.048 540.419 ++++ ++++ ++++ ++++ Polo fiorentino della pelle 55.450 285.752 163.837 338.495 532.369 +++ ++++ ++++ ++ Concia e calz. di Santa Croce S/Arno 105.213 136.753 120.864 276.233 455.770 + ++++ ++++ ++++ Food machinery di Parma 0 354.352 84.264 128.736 431.197 ++++ ++++ ++++ ++++ Materie plastiche di Treviso, Vicenza e Padova

6.733 335.427 168.476 247.500 424.491 ++++ ++++ ++++ +++

Piastrelle di Sassuolo 0 71.490 73.241 229.774 423.124 ++++ ++++ ++++ ++++ Calzetteria e abbigliamento del Salento 0 127.675 327.077 350.422 373.752 ++++ ++++ ++++ ++++ Macchine tessili di Biella 5.308 226.912 62.435 172.330 323.814 ++++ ++++ ++++ ++ Mobili imbottiti di Forlì 0 177.099 84.021 255.931 320.702 ++++ ++++ ++++ ++++ Calzature Napoletane 6.395 118.253 55.195 145.277 307.248 ++++ ++++ ++++ ++++ Calzatura sportiva di Montebelluna 23.218 86.435 86.339 173.899 291.562 +++ ++++ ++++ +++ Nota: si tratta dei primi 50 distretti per ammontare delle ore autorizzate nei primi 9 mesi del 2010. Fonte: elaborazioni Intesa Sanpaolo su dati INPS

15 Vedi nota 10 per l’assegnazione delle variazioni tendenziali

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Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche 41

Appendice: raccordo tra la vecchia e la nuova classificazione INPS

Raccordo tra la vecchia e la nuova classificazione INPS VECCHIA NUOVA Attività agricole e industriali Attività economiche connesse con l'agricoltura Estrattive Estrazione minerali metalliferi e non Legno Legno Alimentari Alimentari Metallurgiche Metallurgiche Meccaniche Meccaniche Tessili Tessili Vestiario, abbigliamento e arredamento Abbigliamento Chimiche Chimica, petrolchimica, gomma e materie plastiche Pelli e cuoio Pelli, cuoio, calzature Trasformazione minerali Lavorazione minerali non metalliferi Carta e poligrafia Carta, stampa ed editoria Edilizia Installazione impianti per l'edilizia Energia elettrica e gas Energia elettrica, gas e acqua Trasporti e comunicazioni Trasporti e comunicazioni Varie Varie Tabacchicoltura Tabacchicoltura Fonte: osservatorio statistico CIG INPS

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4. Il mercato indiano: quali spazi per i distretti italiani?

Nel primo semestre del 2010 le esportazioni dei distretti industriali in India hanno registrato un balzo del 47% in termini tendenziali. Gran parte dei distretti ha mostrato una crescita a due cifre. Nello specifico, si sono distinti i distretti della metalmeccanica (su tutti la meccanica strumentale di Varese, la metalmeccanica di Lecco, le macchine per la filiera della pelle di Vigevano), la concia di Arzignano e la concia e le calzature di Santa Croce sull’Arno.

Sono state in tal modo abbondantemente recuperate le perdite subite lo scorso anno. Tra i primi quaranta sbocchi commerciali dei distretti, infatti, l’India, insieme a Brasile, Egitto, Cina e Libia, nel primo semestre del 2010 ha registrato valori esportati superiori a quelli del corrispondente periodo del 2008.

Le imprese distrettuali italiane dimostrano pertanto un crescente interesse per questo mercato, che dai ricercatori e dagli operatori viene considerato ad alto potenziale. Ma quale è il suo vero potenziale? Ma soprattutto, è riuscito finora il nostro tessuto produttivo distrettuale a proporsi con successo sul mercato indiano? Questo approfondimento cerca di rispondere a questi interrogativi, facendo luce sulle potenzialità offerte dall’economia indiana e sulla presenza italiana in questo mercato nel confronto con alcuni competitor europei (Francia e Germania).

L’analisi mette in luce i progressi italiani in India ma anche i notevoli margini di miglioramento delle nostre imprese. Tra il 1998 e il 2008, infatti, le esportazioni italiane di prodotti manufatti in India sono triplicate, passando da 1 miliardo di euro a 3 miliardi. Questo sviluppo ha fatto sì che l’India scalasse la classifica delle principali mete commerciali italiane, portandosi al 21° posto (era al 44° nel 1999). Al contempo, però, la quota di export italiana assorbita dall’India, pur raddoppiando in dieci anni, non è andata oltre l’1% nel 2009. Questa percentuale si è addirittura fermata allo 0,7% nei distretti industriali. Inoltre, la nostra quota di mercato in India nel 2009 si è attestata al 2,05%, ben lontana dal 6,3% della Germania. In questo senso si possono intravedere margini di miglioramento. Tanto più che questo divario non è spiegato dalla diversa dimensione delle due economie: in termini di addetti, infatti, la nostra industria manifatturiera è di poco inferiore ai due terzi di quella tedesca. In prospettiva questo deficit potrà essere superato solo attraverso un potenziamento della fase commerciale (anche con investimenti diretti in loco) da parte delle imprese italiane.

Questo impegno sarà giustificato dall’elevato potenziale offerto dal mercato indiano. E’ questo ciò che emerge anche da una breve analisi delle prospettive di crescita dei consumi e degli investimenti dell’economia indiana. A questo si aggiunge il progressivo ampliamento delle classi più abbienti del paese, che molto verosimilmente si riveleranno grandi consumatori di prodotti del lusso e, più in particolare, delle produzioni di qualità realizzate in molti distretti industriali italiani.

4.1 Il potenziale del mercato indiano

In India la quota di consumi privati rispetto al PIL (pur in diminuzione nel corso degli anni a favore degli investimenti) è sempre stata più alta rispetto ad altri paesi asiatici, in particolare della Cina, agevolando una crescita più bilanciata dell’economia.

Nei tre anni precedenti il 2009 la crescita dei consumi privati e degli investimenti è stata particolarmente forte e ha contribuito in modo significativo alla crescita del PIL. Gli investimenti fissi sono cresciuti in media del 12,4% all’anno, nonostante il sensibile rallentamento del 2008 (+6,1%) proseguito poi anche nel 2009. Nello stesso periodo i consumi privati sono aumentati in media dell’8,2% all’anno e hanno conosciuto un rallentamento solo marginale nel 2009 (4,9%).

Giovanni Foresti e Silvia Guizzo

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Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche 43

Fig. 4.1 - Quote di consumi privati ed investimenti su PIL (%) Fig. 4.2 - Evoluzione di investimenti e consumi privati sul PIL (%)

36.3

61.5 58.6 59.6 54.3 49.9

46.3

20.9 31.1 20.6 29.320.1

57.3

32.4

0102030405060708090

100

Chi

na

Hon

gK

ong

Indi

a

Indo

nesi

a

Japa

n

S.K

orea

Mal

aysi

a

Consumi privati 2009 Investimenti 2009

57.3

32.4

0

10

20

30

40

50

60

70

1995 1997 1999 2001 2003 2005 2007 2009

Consumi privati, Cina Investimenti, Cina

Consumi privati, India Investimenti, India

Fonte: EIU Fonte: EIU

Fig. 4.3 - Il rallentamento di consumi privati ed investimenti sarà temporaneo

Fig. 4.4 -Investimenti e consumi nei paesi emergenti crescono di più rispetto alle aree industrializzate (var. % a pr. costanti)

0

2

4

6

8

10

12

14

03/05 03/06 03/07 03/08 03/09 03/10-5

0

5

10

15

20

Consumi privati a/a

Investimenti fissi lordi a/a, scala dx

-5

0

5

10

15

20

USA Area Euro UK Giappone Cina India

2010 consumi 2011 Consumi

2010 Investimenti 2011 Investimenti

Fonte: CEIC Fonte: Intesa Sanpaolo

Nel 2009 consumi e investimenti, pur rallentando, hanno continuato a crescere indiani (come del resto di gran parte dei paesi emergenti asiatici e in particolare della Cina), con un trend che, data la crescita del reddito disponibile, è destinato a perdurare nei prossimi anni.

La prima metà del 2010 ha visto una ripresa forte degli investimenti (+13,0% a/a) e una crescita più debole dei consumi privati (+3,2% a/a), compensata dalla crescita dei consumi pubblici (+7,7% a/a). Secondo le nostre previsioni, nel complesso del 2010 la crescita del PIL indiano si posizionerà intorno all’8%, in accelerazione rispetto al 2009, e guidata dal consolidamento della crescita sia dei consumi privati sia degli investimenti che traineranno l’economia anche nel 2011.

I consumi hanno buone prospettive di tenuta sostenuti nei prossimi anni sia dal miglioramento del mercato del lavoro sia dalla politica fiscale che, grazie a un rallentamento della pressione fiscale, rimarrà favorevole alle famiglie. La legge finanziaria presentata in primavera prevede il ritorno su un processo di consolidamento fiscale con un obiettivo di medio termine di riduzione del debito, e potrà avere un impatto positivo sia sulla credibilità del Governo presso gli investitori esteri e interni, sia sulla stessa crescita economica. Infatti, nonostante la legge preveda che il processo di consolidamento fiscale sia effettuato per lo più attraverso una normalizzazione delle imposte indirette, la pressione fiscale sui redditi delle persone fisiche sarà minore rispetto al precedente anno fiscale, grazie all’ampliamento degli scaglioni. Questo favorirà una maggior ripresa dei consumi nei prossimi anni in particolare favorendo la domanda di beni durevoli.

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Fig. 4.5 - Spesa per consumi pro capite mensile (Rupie indiane): accelera soprattutto nelle aree urbane

Fig. 4.6 - Spesa per consumi pro capite mensile nelle aree urbane (Rupie indiane): accelera il comparto non alimentare

0

200

400

600

800

1000

1200

Rurale Urbano

1988 1994 2005

0

100

200

300

400

500

600

700

Alimentari Altro

1988 1994 2005

Fonte:CEIC Fonte:CEIC

Grazie ai solidi tassi di crescita economica degli ultimi anni la classe media16 nei paesi asiatici è costantemente aumentata e in prospettiva continuerà ad ampliarsi. In India il consumo pro-capite mensile nominale nel 2005 è più che quadruplicato rispetto al 1988 nelle aree urbane e più che triplicato nelle aree rurali (Fig. 4.5). Allo stesso tempo, nelle aree urbane, il consumo di beni non alimentari è più che quintuplicato (Fig. 4.6). Secondo una recente ricerca McKinsey17 la classe media indiana è prevista crescere da 50 milioni di persone nel 2005 a 500 milioni nel 2025, passando da quasi il 5% della popolazione a più del 40%, rendendo l’India il 5° mercato mondiale per numero di potenziali consumatori. Queste proiezioni di crescita permetterebbero il formarsi di economie di scala e di scopo per gli investimenti, rendendo il mercato indiano attraente anche per gli investitori stranieri. Crescerà anche il numero di persone ad alto tenore di vita che, pur restando una quota ridotta (secondo le stime di McKinsey saliranno dall’attuale 0,2% della popolazione al 2% circa nel 2025), sarà elevato in termini assoluti e pari a circa 24 milioni. Si apriranno pertanto importanti finestre di opportunità anche per le produzioni italiane di alta qualità, che vedranno in questa nuova classe di ricchi un target ideale di clientela ad alto reddito e fortemente attratta dal made in Italy.

L’inadeguatezza della dotazione infrastrutturale costituisce, insieme alla scarsità di lavoratori specializzati al di fuori del settore high tech e dei servizi, uno dei maggiori limiti all’espansione dell’economia, come dimostrano le strozzature che caratterizzano alcuni settori chiave quali i trasporti e la produzione e distribuzione dell’energia elettrica, che stanno alimentando pressioni al rialzo sull’inflazione. Scoraggianti tassi di mortalità infantile e allarmanti tassi di scolarizzazione primaria (literacy rates) confermano anche la necessità di infrastrutture quali scuole e ospedali. Infatti, anche se la valutazione dell’istruzione secondaria è piuttosto buona, la valutazione dell’istruzione primaria rimane ben al di sotto di quella di Cina e Vietnam nelle classifiche internazionali. Finora la crescita economica si è concentrata nei settori ad alta intensità di capitale e con forza lavoro altamente qualificata, ma non ha generato una crescita diffusa dell’occupazione, in particolare per la forza lavoro poco specializzata. Secondo il Fondo Monetario Internazionale, nei prossimi due decenni l’India supererà la Cina per dimensione della forza lavoro. L’aumento della forza lavoro costituisce un potenziale enorme per alimentare la crescita economica, da qui l’urgenza di migliorarne la qualificazione.

16 Come definita nel rapporto ADB “The Rise of Asia’s Middle Class”, 2010, la classe di persone che spende giornalmente in consumi tra 2 e 20 USD a prezzi PPP del 2005. 17 “Tracking the Growth of India’s Middle Class”, E.Beinhocker, D.Farrel, A.Zainulbhai, The McKinsey Quarterly, 2007, vol.3.

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La necessità di investimenti massicci in infrastrutture civili e sociali e la difficoltà finanziaria dello Stato stanno comunque trovando risposta nell’impegno delle imprese private, il cui aumento della profittabilità ha creato le condizioni per un incremento della spesa in investimenti privati, che ha ancora ampio spazio per aumentare.

4.2 La crescente presenza dei distretti italiani in India

Nel corso degli anni Duemila è cresciuta la presenza commerciale delle imprese italiane sul mercato indiano. Le esportazioni italiane di prodotti manufatti in India, infatti, sono triplicate tra il 1998 e il 2008, passando da 1 miliardi di euro a 3 miliardi. L’ingresso italiano su questo mercato si è temporaneamente interrotto nel 2009. Tuttavia, il calo del nostro export diretto in India, pur se significativo, è stato di intensità inferiore a quello sperimentato mediamente dall’export complessivo italiano (-12,3% vs. -21,2%).

Fig. 4.7 - Esportazioni italiane di prodotti manufatti in India (miliardi di euro)

Fig. 4.8 - Esportazioni italiane di prodotti manufatti in India (in % export italiane di prodotti manufatti nel mondo)

1,00,8

1,0 1,0 1,0 1,11,2

1,6

2,1

2,9 3,0

2,7

0,0

0,5

1,0

1,5

2,0

2,5

3,0

3,5

1998 2000 2002 2004 2006 2008

0,50,4 0,4 0,4 0,4 0,4 0,5

0,60,7

0,8 0,91,0

0,0

0,2

0,4

0,6

0,8

1,0

1,2

1998 2000 2002 2004 2006 2008

Fonte: Intesa Sanpaolo su dati Istat Fonte: Intesa Sanpaolo su dati Istat

Nel 2009 è pertanto salita all’1% la quota-parte di export italiana assorbita dall’India. Era sotto lo 0,5% nel 2000. In 10 anni l’India ha guadagnato molte posizioni nel ranking degli sbocchi commerciali italiani, salendo al 21° posto (era al 44° posto nel 1999), vicina al Brasile (che assorbe anch’esso l’1% delle nostre vendite estere), ma ancora lontana dalla Cina (3,3% insieme ad Hong Kong) e dalla Russia (2,3%).

Fig. 4.9 – I primi 22 sbocchi commerciali del manifatturiero italiano, 2009 (composizione %)

0 2 4 6 8 10 12 14

Germania

Francia

Stati Uniti

Spagna

Regno Unito

Svizzera

Belgio

Polonia

Paesi Bassi

Russia

Austria

Cina

Grecia

Turchia

Romania

Emirati Arabi Uniti

Portogallo

Giappone

Repubblica Ceca

Brasile

India

Hong Kong

Fonte: Intesa Sanpaolo su dati Istat

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Tra il 2000 e il 2009 il peso dell’India è aumentato per 232 delle 271 tipologie di prodotti manufatti italiani esportati in questo paese18. Per molte di queste produzioni, tuttavia, il ruolo del mercato indiano resta limitato. L’India, infatti, nel tempo è divenuta un’importante destinazione commerciale solo per alcune produzioni della meccanica (come i macchinari per la filiera delle pelli e per il settore tessile e le macchine per la metallurgia).

Tab. 4.1 – Prodotti nei quali l’India assorbe più del 2,5% dell’export totale italiano (a): export italiane verso l’India Milioni di € In % export totali

italiane

2000 2009 2000 2009Prodotti non manufatti AA01280-Spezie, piante aromatiche e farmaceutiche 0,0 3,5 0,0 12,3BB08110-Pietre ornamentali e da costruzione, calcare, pietra da gesso, creta e ardesia 9,8 28,2 3,9 11,2 Prodotti manufatti CG23521-Calce 0,5 3,1 5,1 23,1CH24430-Piombo, zinco e stagno e semilavorati 0,2 6,4 0,3 10,1CK28942-Macc. e appar. per l'industria delle pelli, del cuoio e delle calzature (b) 13,8 16,6 3,9 9,6CK28941-Mac. tessili, mac. e impianti per trattam. ausiliario dei tessili, mac. per cucire e per maglieria (b) 67,7 90,9 3,2 8,5CI26511-Strumenti per navigazione, idrologia, geofisica e meteorologia 0,9 47,8 0,4 7,3CK28910-Macchine per la metallurgia (b) 3,7 108,6 0,7 6,9CE20596-Prodotti ausiliari per le industrie tessili e del cuoio 5,2 9,2 5,1 5,9CK28211-Forni, fornaci e bruciatori 5,2 49,7 0,7 4,8CH24201-Tubi e condotti senza saldatura 4,6 51,7 0,8 4,0CE20170-Gomma sintetica in forme primarie 3,7 13,5 1,3 3,7CH25993-Oggetti in ferro, in rame ed in altri metalli 3,8 131,4 0,3 3,6CB15202-Parti in cuoio per calzature 6,4 2,8 1,0 3,5CK28999-Altre macchine per impieghi speciali n.c.a (b) 56,1 129,2 1,4 3,2CK28960-Macchine per l'industria delle materie plastiche e della gomma (b) 16,3 33,8 1,1 3,0CH24450-Altri metalli non ferrosi e semilavorati 1,5 6,9 1,2 2,9CK28151-Organi di trasmissione (esc. quelli idraulici e quelli per autoveicoli, aeromobili e motocicli) 3,9 47,6 0,4 2,9CK28410-Macchine utensili per formatura metalli (inc. parti e accessori ed esc. parti intercambiabili) 20,5 80,2 0,9 2,8CD19100-Prodotti di cokeria 0,0 2,2 0,0 2,7CM32122-Pietre preziose e semipreziose per gioielleria e per uso industriale 0,5 2,9 1,0 2,7 (a) Si considerano solo i prodotti che nel 2009 hanno generato un valore delle esportazioni non inferiore al milione di euro. (b) incluse parti e accessori.

Nota. elaborazioni su Ateco 2007 a 5 digit. Fonte: Intesa Sanpaolo su dati Istat

Anche a livello di distretti industriali si è registrato un significativo progresso che, tuttavia, non è stato sufficiente a far salire la quota di export distrettuale assorbita dal mercato indiano al di sopra dell’1%. Questa quota, infatti, nel 2009 si è fermata allo 0,71%, dallo 0,29% del 2002 (Fig. 4.11).

Tra le regioni che a livello di distretti industriali sono più presenti in India spiccano la Lombardia e il Veneto, che da sole rappresentano più del 60% dei flussi distrettuali diretti in questo mercato (Tab. 4.2). Segue l’Emilia Romagna con una quota pari al 15,7%. Le altre regioni hanno un peso più contenuto, pur avendo al loro interno distretti che nel corso degli anni Duemila si sono distinti in India conquistando crescenti quote di mercato (come l’elettronica di Sestri Ponente, i mobili imbottiti di Forlì, il Polo fiorentino della pelle).

Anche nel difficilissimo 2009 molti distretti hanno registrato un aumento delle esportazioni dirette in India (Tab. 4.3). Tra questi spiccano, in particolare, i tre poli conciari italiani (Arzignano, Santa Croce sull’Arno e Solofra), il Polo fiorentino della pelle, e due distretti della filiera metalmeccanica (il distretto di Lecco e le macchine per l’imballaggio di Bologna).

18 Il calcolo è stato realizzato utilizzando i circa 270 prodotti manufatti individuati dalla classificazione

Ateco2007 a 5 cifre ed esportati in India.

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Monitor dei Distretti Ottobre 2010

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Fig. 4.10 - Esportazioni dei distretti italiani in India (milioni di euro)

Fig. 4.11- Esportazioni dei distretti italiani in India (in % export dei distretti nel mondo)

171 177

218

294

343360

430

370

100

150

200

250

300

350

400

450

2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009

0,29 0,310,37

0,490,53 0,52

0,64

0,71

0,2

0,3

0,4

0,5

0,6

0,7

0,8

2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009

Fonte: Intesa Sanpaolo su dati Istat Fonte: Intesa Sanpaolo su dati Istat

Tab. 4.2 – Esportazioni dei distretti in India per regione

milioni di euro comp. % in % export totali dei distretti della regione

var. %

2008 2009 2009 2008 2009 2009Totale, di cui: 430,4 370,4 100,0 0,6 0,7 -13,9

Lombardia 180,2 149,4 40,3 1,0 1,1 -17,1Veneto 91,5 82,6 22,3 0,5 0,6 -9,7Emilia-Romagna 61,2 58,0 15,7 0,7 0,8 -5,1Toscana 28,3 29,1 7,9 0,4 0,5 2,9Piemonte 37,3 27,0 7,3 0,8 0,7 -27,8Marche 19,1 11,1 3,0 0,5 0,4 -41,8Liguria 2,5 3,9 1,1 3,7 6,6 56,0Friuli-Venezia Giulia 4,0 3,9 1,0 0,2 0,3 -3,2Campania 1,6 2,8 0,8 0,1 0,2 79,4

Fonte: Intesa Sanpaolo su dati Istat

Tuttavia, l’importanza del mercato indiano per questi distretti è ancora contenuta. Solo nei casi dell’elettronica di Sestri Ponente e delle macchine tessili di Biella l’India assorbe più del 5% dei flussi totali esportati da questi distretti (il 7,13% e l’8,09% rispettivamente; Tab. 4.3).

Tab. 4.3 – Esportazioni dei distretti in India (distretti con una var. % dell’export superiore al -10% e con un peso dell’export in India superiore allo 0,45%)

milioni di euro

in % export totale di ogni distretto

var. %

2008 2009 2008 2009 2009Macchine tessili di Biella 5,1 4,9 6,11 8,09 -4,5Elettronica di Sestri Ponente 2,5 3,9 4,21 7,13 55,6Macchine per l'imballaggio di Bologna 29,3 40,6 1,60 2,57 38,7Mobili imbottiti di Forlì 3,6 3,4 2,40 2,43 -6,8Concia e calz. di Santa Croce sull'Arno 9,1 10,4 1,10 1,58 15,2Metalmeccanica di Lecco 18,7 22,0 0,90 1,44 17,6Legno di Casalasco-Viadanese 0,0 1,1 0,01 1,36 n.s.Concia di Arzignano 13,0 13,8 0,83 1,13 6,5Concia di Solofra 0,2 1,0 0,16 0,93 417,6Gomma del Sebino Bergamasco 1,4 1,6 0,48 0,75 13,9Rubinetteria Cusio-Valsesia 7,5 7,1 0,54 0,67 -4,9Occhialeria di Belluno 9,6 8,6 0,63 0,65 -10,7Abbigliamento del Napoletano 1,0 1,6 0,33 0,62 53,2Oreficeria di Arezzo 6,0 5,9 0,40 0,50 -2,8Polo fiorentino della pelle 5,8 7,1 0,31 0,48 24,1 Fonte: Intesa Sanpaolo su dati Istat

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4.3 Quali spazi di miglioramento?

Già dall’analisi mostrata nel paragrafo precedente è evidente come la nostra presenza in India, nonostante i progressi degli ultimi anni, sia ancora contenuta. Conferme in tal senso vengono dall’analisi della quota di mercato italiana in India, che nel 2009 si è attestata all’1,38%, dopo aver toccato l’1,59% nel 2007. Se si considerano solo i beni manufatti (al netto cioè dei flussi di beni agricoli, energia, prodotti petroliferi, prodotti dell’editoria e della stampa), la quota italiana assume dimensioni maggiori, non andando tuttavia oltre il 2,56% toccato nel 2007.

Fig. 4.12 - Evoluzione della quota di mercato italiana in India (elaborazioni sull’import indiano in dollari correnti)

Fig. 4.13 - Evoluzione della quota di mercato italiana in India di beni manufatti (elab. sull’import indiano in dollari correnti)

1,251,37

1,59

1,451,38

0,6

0,8

1,0

1,2

1,4

1,6

1,8

2005 2006 2007 2008 2009

1,93

2,22

2,562,37

2,05

1,0

1,5

2,0

2,5

3,0

2005 2006 2007 2008 2009

Fonte: elaborazioni Intesa Sanpaolo su dati Unctad Nota: la quota italiana in Cina è calcolata al netto dei flussi di beni agricoli, energia, prodotti petroliferi, prodotti dell’editoria e della stampa, e merci non classificate. Fonte: elaborazioni Intesa Sanpaolo su dati Unctad

Parte di questa limitata presenza italiana in India dipende anche dalla struttura delle importazioni indiane, molto orientate ai prodotti intermedi (perle, pietre e metalli preziosi, intermedi chimici, metallurgia e prodotti in metallo) e poco dirette ai beni di consumo del made in Italy (sistema moda e mobili). L’unico settore in cui l’Italia è specializzata che mostra al contempo una forte crescita delle importazioni e un peso sull’import indiano elevato è la meccanica. Non a caso, è proprio questo il settore in cui la nostra industria finora ha ottenuto maggiori soddisfazioni.

Tab. 4.4 – Importazioni indiane per settore manufatturiero (elaborazioni su dati in dollari correnti) milioni $ quota import

2005 2009 2005 2009var. % media

annua 2006-09

Altri beni manufatti, di cui: 30.173 56.549 34,8 34,5 17,0Perle, pietre e metalli preziosi (a) 23.323 42.614 26,9 26,0 16,3

Elettronica ed elettrotecnica 11.063 24.127 12,8 14,7 21,5Meccanica 12.886 24.122 14,9 14,7 17,0Intermedi chimici 11.059 21.475 12,8 13,1 18,0Metallurgia e prodotti in metallo 9.440 15.912 10,9 9,7 13,9Altri intermedi 5.572 10.268 6,4 6,3 16,5Sistema moda, di cui: 3.102 3.880 3,6 2,4 5,8

Beni di consumo 2.828 3.260 3,3 2,0 3,6Beni intermedi 275 620 0,3 0,4 22,6

Autoveicoli e moto 995 2.753 1,1 1,7 29,0Alimentare e bevande 713 1.600 0,8 1,0 22,4Farmaceutica 379 1.078 0,4 0,7 29,9Materiali e prodotti da costruzione 648 1.075 0,7 0,7 13,5Largo consumo 321 600 0,4 0,4 16,9Mobili 129 304 0,1 0,2 24,0Altro 108 230 0,1 0,1 20,8Totale 86.587 163.975 100,0 100,0 17,3 (a) codice 71 della nomenclatura combinata. Nota: importazioni indiane al netto dei flussi di beni agricoli, energia, prodotti petroliferi, prodotti dell’editoria e della stampa, e merci non classificate. Fonte: elaborazioni Intesa Sanpaolo su dati Unctad

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Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche 49

Il confronto con quanto fatto in India dalle imprese tedesche e francesi consente di capire se ci sono “ritardi commerciali” nell’ingresso italiano in questo mercato (Tab. 4.5). A livello complessivo è evidente il divario italiano rispetto alla Francia e, soprattutto, alla Germania. Se però il confronto viene spostato a livello settoriale, emerge come il “ritardo” italiano rispetto alla Francia sia interamente spiegato dalle vendite francesi di veicoli aerospaziali, che negli ultimi anni è stata trainata da una domanda interna indiana per il trasporto aereo in forte crescita. Negli altri comparti, al contrario, l’Italia mostra un migliore posizionamento. E’ questo il caso, ad esempio, dei settori tipici del made in Italy (mobili, sistema moda, materiali e prodotti da costruzione), della meccanica e della farmaceutica. Nella meccanica e nel mobile, ad esempio, le nostre quote di mercato si collocano intorno al 6%, contro valori che in Francia non superano il 2%. Le uniche eccezioni sono rappresentate dai settori del largo consumo e degli alimentari e bevande, dove assumono un ruolo importante le multinazionali francesi.

Tab. 4.5 - Quote di mercato in India a confronto (elaborazioni sull’import indiano in dollari correnti) Milioni di $ Quota di mercato Italia Germania Francia Italia Germania Francia 2005 2009 2005 2009 2005 2009 2005 2009 2005 2009 2005 2009Mobili 7,6 18,3 6,5 24,1 1,7 1,9 5,9 6,0 5,0 7,9 1,3 0,6Meccanica 705,6 1.372,3 2.004,9 3.305,6 278,0 490,7 5,5 5,7 15,6 13,7 2,2 2,0Farmaceutica 17,4 59,0 49,1 97,0 24,8 43,4 4,6 5,5 13,0 9,0 6,5 4,0Sistema moda 127,3 151,8 71,5 93,2 26,1 39,2 4,1 3,9 2,3 2,4 0,8 1,0Materiali e prodotti da costruzione

24,9 41,5 79,0 98,1 30,2 31,5 3,8 3,9 12,2 9,1 4,7 2,9

Metallurgia e prodotti in metallo

178,8 536,9 587,5 1.126,5 219,0 563,0 1,9 3,4 6,2 7,1 2,3 3,5

Autoveicoli e moto 28,1 76,1 106,8 326,6 6,4 17,1 2,8 2,8 10,7 11,9 0,6 0,6Largo consumo 11,7 15,9 45,0 75,8 21,1 37,0 3,7 2,6 14,0 12,6 6,6 6,2Altri intermedi 94,8 207,3 340,0 591,5 118,6 214,6 1,7 2,0 6,1 5,8 2,1 2,1Elettronica ed elettrotecnica 198,5 355,1 806,6 1.417,0 342,2 437,0 1,8 1,5 7,3 5,9 3,1 1,8Intermedi chimici 153,8 261,7 525,5 955,5 174,1 257,0 1,4 1,2 4,8 4,4 1,6 1,2Alimentare e bevande 4,5 11,1 9,0 20,1 14,1 24,5 0,6 0,7 1,3 1,3 2,0 1,5Altri beni manufatti, di cui: 108,5 244,7 657,1 2.137,6 814,0 1.917,1 0,4 0,4 2,2 3,8 2,7 3,4

Veicoli aerospaziali 6,7 100,6 171,2 1.221,7 621,0 1.743,1 0,3 1,9 8,8 23,5 31,8 33,5Strumenti e apparecchi di ottica (a)

60,3 91,3 408,8 699,6 106,3 131,7 37,3 2,0 32,7 15,2 6,9 2,9

Totale 1.669,1 3.363,1 5.292,7 10.283,4 2.072,5 4.077,1 1,9 2,1 6,1 6,3 2,4 2,5 (a) codice 90 della nomenclatura combinata. Nota: Importazioni indiane al netto dei flussi di beni agricoli, energia, prodotti petroliferi, prodotti dell’editoria e della stampa, e merci non classificate. Fonte: elaborazioni Intesa Sanpaolo su dati Unctad

Il confronto con la Germania è, invece, meno positivo ed evidenzia alcuni limiti finora denunciati dai nostri operatori su questo mercato. Il sistema moda, infatti, è l’unico settore in cui l’Italia registra una quota superiore alla Germania. Il differenziale che emerge in gran parte dei settori non è giustificato da un identico divario in termini di occupati. Nell’industria del mobile, ad esempio, l’Italia occupa più addetti della Germania (circa 200.000 vs. 167.000), ma mostra una quota inferiore a quella tedesca (6% vs. 7,9%). Più in generale, la quota dell’Italia in India è pari ad un terzo di quella tedesca (2,1% vs. 6,3%), pur avendo un’industria manifatturiera che in termini di addetti è di poco inferiore ai due terzi di quella tedesca.

Quanto emerso si spiega molto verosimilmente anche con le ridotte dimensioni aziendali del nostro tessuto produttivo, che penalizzano la presenza degli attori italiani sui mercati lontani geograficamente e culturalmente.

Il manifatturiero italiano presenta dunque notevoli margini di miglioramento sul mercato indiano. A questo proposito, fanno ben sperare gli ottimi risultati ottenuti nei primi otto mesi del

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50 Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche

2010 quando l’export italiano diretto in India ha registrato un aumento tendenziale del 22%19. Spiccano, in particolare, alcune produzioni distrettuali, come l’abbigliamento (+71,3%) i mobili (+64,6%), la meccanica (+31,8%). In un contesto di domanda favorevole hanno mostrato brillanti performance i distretti industriali che nel primo semestre del 2010 hanno conosciuto un aumento tendenziale dell’export sul mercato indiano del 46,8%. Gran parte dei distretti ha registrato una crescita a due cifre. Nello specifico, si sono distinti i distretti della metalmeccanica (su tutti la meccanica strumentale di Varese, la metalmeccanica di Lecco, le macchine per la filiera della pelle di Vigevano, la Food Machinery di Parma), la concia di Arzignano, la concia e le calzature di Santa Croce sull’Arno, l’oreficeria di Arezzo, il marmo di Carrara, il legno-arredo della Brianza.

4.4 Conclusioni

Nel corso degli anni Duemila l’industria italiana ha ottenuto buoni risultati sul mercato indiano, soprattutto nella meccanica. Il peso del mercato indiano per il nostro tessuto produttivo resta però ancora contenuto (1%). L’importanza dell’India è addirittura minore per i distretti (solo lo 0,7% dei flussi dell’export dei distretti sono diretti in India), che sembrano penalizzati dal forte orientamento delle importazioni indiane verso prodotti intermedi. Tra le specializzazioni distrettuali, infatti, solo i prodotti della meccanica assumono un peso elevato tra i prodotti importati dall’India.

In prospettiva, tuttavia, il potenziale offerto dal mercato indiano è elevato. E’ questo ciò che emerge anche da una breve analisi delle prospettive di crescita dei consumi e degli investimenti dell’economia indiana. A questo si aggiunge il progressivo ampliamento delle classi più abbienti del paese, che molto verosimilmente si riveleranno grandi consumatori di prodotti del lusso e, più in particolare, delle produzioni di qualità italiane.

Sfruttare queste opportunità non sarà facile e richiederà un potenziamento della fase commerciale (anche con investimenti diretti in loco) da parte delle imprese italiane che vorranno affermarsi su questo mercato. Limiti su questo fronte sono, infatti, già emersi nel recente passato, come è evidente anche dal divario tra la quota di mercato italiana in India e quella tedesca (2,1% vs. 6,3%).

19 La crescita dell’export italiano sul mercato indiano è proseguita nel mese di settembre (+22,3% la

variazione tendenziale).

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5. Il distretto del tessile e abbigliamento di Treviso20

Prosegue il momento difficile del distretto del tessile e abbigliamento di Treviso. Nel 2009 il saldo commerciale è divenuto lievemente negativo: da un avanzo di quasi 800 milioni di euro nel 2000 si è passati a un disavanzo di 16 milioni. Si sono inoltre deteriorate le condizioni economico-finanziarie delle imprese: l’EBITDA margin è passato dal 4,6% nel 2008 al 4% nel 2009. Nella prima metà del 2010 non è migliorata la situazione del distretto: l’export ha perso nuovo terreno (-25,3% la variazione tendenziale) e il ricorso agli ammortizzatori sociali ha subito un balzo (quasi 2,9 milioni di ore autorizzate di cassa integrazione tra gennaio e settembre).

Non mancano tuttavia segnali di vitalità: emergono nuove leadership e si affermano piccole e dinamiche realtà imprenditoriali, che operano con marchio proprio e/o in licenza in nicchie di mercato. E’ necessario però che questi casi si moltiplichino. Serve investire in capitale umano qualificato e potenziare la fase commerciale di tante piccole imprese, anche attraverso forme di sostegno alle reti d’impresa.

La strada obbligata per il rilancio di un distretto in difficoltà passa necessariamente da un’azione sinergica di tutti gli attori distrettuali, che porti al mantenimento delle competenze del territorio e alla valorizzazione delle risorse e delle eccellenze produttive che ancora sono presenti in loco.

Il distretto del tessile e abbigliamento di Treviso è specializzato nella produzione di abbigliamento confezionato in tessuto e capi di maglieria, di fascia prezzo-qualità medio-alta ed alta. L’offerta distrettuale è indirizzata ai segmenti donna, uomo e bambino. Nell’area sono presenti anche aziende specializzate nella tessitura serica e nella produzione di fibre sintetiche.

Il distretto di Treviso ospita importanti realtà produttive come Benetton, Stefanel, Fashion Box che, sorte negli anni ’60 e ’70, hanno assunto nel tempo il ruolo di leader distrettuali, contribuendo allo sviluppo del polo produttivo trevigiano. La presenza di queste imprese, attorno a cui si è sviluppata una fitta rete di terzisti e subfornitori, ha, infatti, innescato interazioni tra imprese e processi innovativi nell’intera filiera produttiva. Queste realtà imprenditoriali hanno saputo strutturarsi per presidiare le fasi a maggiore valore aggiunto, dall’approvvigionamento delle materie prime fino all’organizzazione della distribuzione.

Tab. 5.1 - Le principali imprese del distretto, 2008 (milioni di euro) Fatturato Valore aggiunto BENIND SPA (a) 1.390,5 89,5 OLIMPIAS SPA (a) 221,6 52,6 FASHION BOX INDUSTRIES SPA 182,6 17,1 STEFANEL SPA 131,0 29,5 FIL MAN MADE GROUP SRL 129,3 14,5 TESSITURA MONTI SPA 93,5 13,5 DRESSING SPA 75,2 10,5 UNITESSILE SPA 73,7 10,9 ALTANA SPA 58,3 17,2 ONGETTA SRL 49,1 2,3 INTERFASHION SPA (b) 45,5 5,7 MEETING GROUP SPA 41,1 6,3 FASHION TOYS SPA (c) 24,0 4,1 AGAIN SRL 22,7 1,4 MG BOY'S SPA 17,9 3,0

(a) Gruppo Benetton (b) Gruppo Stefanel (c) Gruppo Fashion Box. Fonte: bilanci aziendali

20 Estratto da “Il distretto del tessie e abbigliamento di Treviso”, Studi sui distretti industriali, Servizio Studi

e Ricerche, Intesa Sanpaolo, Luglio 2010.

Cristina De Michele e Giovanni Foresti

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Il distretto trevigiano presenta pertanto una struttura contraddistinta da una forte bipolarizzazione tra piccole e medio-grandi imprese. Esso da un lato evidenzia un livello elevato di concentrazione produttiva (il più alto tra i principali poli italiani del tessile-abbigliamento) comprendendo alcune imprese di grandi dimensioni, mentre, dall’altro lato, presenta una moltitudine di piccole aziende artigiane che lavorano ancora oggi in subfornitura e sono spesso legate ad alcuni importanti marchi da relazioni di monocommittenza.

Fig. 5.1 – Grado di concentrazione del fatturato nel 2008: Quota (%) fatturato delle prime 4 imprese

Fig. 5.2 – Grado di concentrazione del fatturato nel 2008: Indice di Herfindahl

0 5 10 15 20 25

Prato

Como

Modena

Biella

Vicenza

Treviso

0 10 20 30 40 50 60 70

Prato

Como

Modena

Biella

Vicenza

Treviso

Fonte: elab. Intesa Sanpaolo su bilanci aziendali (684 imprese di Prato, 317 di Como, 94 di Vicenza, 183 di Biella, 123 di Treviso, 189 di Modena)

Fonte: elab. Intesa Sanpaolo su bilanci aziendali (684 imprese di Prato, 317 di Como, 94 di Vicenza, 183 di Biella, 123 di Treviso, 189 di Modena)

Le imprese del distretto hanno saputo reagire alle crisi che hanno colpito il settore nel tempo, grazie alla loro flessibilità produttiva e alla loro capacità di adeguarsi al mutato scenario competitivo, puntando sull’ampliamento della gamma dell’offerta e sull’accrescimento della qualità dei prodotti. Un altro importante fattore competitivo è rappresentato dalla spiccata vocazione internazionale che caratterizza le imprese distrettuali. In questo sicuro punto di forza è stato lo sviluppo di politiche di marchio proprio soprattutto da parte delle aziende leader, che ha consentito una presenza elevata sui mercati esteri.

La struttura del polo trevigiano, sotto la spinta di una forte concorrenza nazionale e internazionale e dello sviluppo di nuove tecnologie e di nuovi modelli organizzativi, ha subito negli anni una profonda trasformazione modificandosi anche nella direzione di una maggiore apertura della catena del valore distrettuale nelle fasi della produzione, mettendo in discussione le relazioni di collaborazione tra imprese leader e fornitura locale. Numerose aziende, infatti, dagli inizi degli anni Novanta, hanno differenziato la propria produzione e il rapporto con i propri committenti esteri, delocalizzando parte delle produzioni. Le imprese finali hanno così trasferito in paesi a basso costo del lavoro gran parte delle attività produttive prima commissionate a subfornitori locali, mentre hanno mantenuto nel distretto le attività a maggior valore aggiunto quali la progettazione, il marketing, la logistica e il controllo della qualità.

La rilocalizzazione ha interessato dapprima i paesi dell’Est Europa (Romania, Croazia e Ungheria), nel Nord d’Africa (Tunisia) e successivamente l’Asia orientale (Cina e Vietnam) e centrale (Bangladesh e India). In Est Europa e nel Nord Africa l’internazionalizzazione produttiva ha seguito il cosiddetto modello “industrializzato”: le materie prime vengono inviate dall’Italia in conto lavorazione ai siti produttivi esteri e da qui il prodotto finito ritorna generalmente in Italia, con un monitoraggio costante del rispetto degli standard qualitativi e dei tempi di consegna e un’assistenza tecnica continua della casa madre.

Negli anni Duemila una quota crescente della produzione del distretto è stata spostata in Cina, anche in seguito alla scadenza dell’accordo multifibre nel 2005 e al progressivo allargamento ad Est dell’Unione Europea. E’ così che si spiega il balzo delle importazioni di Treviso di maglieria e

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abbigliamento dalla Cina. In Cina vengono prevalentemente decentrate produzioni semplici su serie lunghe e programmabili con anticipo. L’internazionalizzazione in Cina prevede un’ampia autonomia del fornitore e si realizza attraverso l’outsourcing di tipo commercializzato: a volte si compera su catalogo, ma più spesso la produzione viene commissionata a produttori locali cui viene imposto l’acquisto della materia prima presso determinati fornitori. Anche in questo caso il processo produttivo viene monitorato con continuità dai tecnici della casa madre.

Tab. 5.2 – Treviso: importazioni del tessile-abbigliamento 13: Tessile 14: Abbigliamento e Maglieria 13+14: Tessile e Abbigliamento milioni di euro comp. % milioni di euro comp. % milioni di euro comp. % 2000 2008 2000 2008 2000 2008 2000 2008 2000 2008 2000 2008Totale, di cui: 194,5 249,4 100,0 100,0 638,9 1170,1 100,0 100,0 833,3 1419,5 100,0 100,0Est Europa (a), di cui: 33,3 95,2 17,1 38,2 347,9 460,1 54,5 39,3 381,2 555,3 45,7 39,1Romania 2,4 34,0 1,2 13,6 136,6 199,5 21,4 17,0 139,0 233,5 16,7 16,4Croazia 0,3 0,4 0,1 0,2 81,3 115,5 12,7 9,9 81,6 116,0 9,8 8,2Ungheria 0,4 0,6 0,2 0,2 80,2 73,8 12,6 6,3 80,6 74,3 9,7 5,2Turchia 21,3 29,8 10,9 12,0 2,0 40,1 0,3 3,4 23,3 69,9 2,8 4,9

Asia orientale, di cui: 30,5 44,2 15,7 17,7 87,0 396,9 13,6 33,9 117,5 441,1 14,1 31,1Cina 19,3 39,1 9,9 15,7 43,1 304,8 6,7 26,0 62,4 343,8 7,5 24,2Vietnam 0,0 0,5 0,0 0,2 2,9 32,6 0,5 2,8 2,9 33,1 0,4 2,3

Africa settentr., di cui: 0,2 2,5 0,1 1,0 89,0 197,5 13,9 16,9 89,3 200,0 10,7 14,1Tunisia 0,1 0,4 0,0 0,1 75,1 193,8 11,8 16,6 75,2 194,2 9,0 13,7

Uem12 (b) 99,8 57,9 51,3 23,2 91,5 42,3 14,3 3,6 191,3 100,2 23,0 7,1Asia centrale, di cui: 8,5 29,7 4,4 11,9 9,6 50,0 1,5 4,3 18,0 79,7 2,2 5,6India 7,9 21,8 4,1 8,7 4,9 20,3 0,8 1,7 12,8 42,1 1,5 3,0Bangladesh 0,0 0,1 0,0 0,0 3,0 24,4 0,5 2,1 3,0 24,4 0,4 1,7

(a) Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria, Romania, Bulgaria, Slovenia, Cipro, Malta, Albania, Turchia, Ucraina, Bielorussia, Moldavia, Russia, Slovenia, Croazia, Bosnia-Erzegovina, Kosovo, Macedonia, Montenegro, Serbia. (b) Austria, Belgio, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Portogallo, Spagna, Grecia. Nota: Ateco 2007: 13: industria tessile; 14: abbigliamento e maglieria. Fonte: elaborazioni su dati Istat.

L’esplosione dell’outsourcing commercializzato in Cina rischia di mettere a repentaglio il tessuto produttivo trevigiano, visto che riduce sia le esportazioni di materia prima (filati e tessuti) verso i luoghi di lavorazione, sia la parte di lavoro richiesta ai laboratori trevigiani a servizio delle produzioni delocalizzate nell’Est Europa (campionari, controlli di qualità, riparazioni, ecc.). A questo proposito preoccupa il progressivo deterioramento del saldo commerciale, divenuto lievemente negativo nel 2009 a causa del disavanzo nei confronti della Cina nei comparti della maglieria e dell’abbigliamento. Già prima dell’arrivo della crisi, inoltre, un numero elevato di imprese era in difficoltà, sia sul fronte della crescita sia su quello reddituale.

A fronte di queste criticità sono evidenti alcuni segnali di vitalità, visibili nella ricomposizione delle strutture societarie verso forme giuridiche più strutturate, ma anche e soprattutto nell’emergere di nuove leadership, che hanno saputo sfruttare la presenza nel territorio distrettuale di know-how produttivo e competenze, costruendo il loro successo sulla qualità, l’innovazione (di prodotto e di servizio), il design e sul potenziamento della fase commerciale.

Nell’area distrettuale sono presenti diverse piccole e dinamiche realtà imprenditoriali, indice della vitalità del tessuto produttivo locale, che operano con marchio proprio e/o su licenza in nicchie di mercato come, ad esempio, la moda bimbo, la produzione di abiti da lavoro, il confezionamento di abbigliamento sportivo e/o di camiceria e T-shirt. Non mancano, inoltre, casi di eccellenza produttiva anche nel comparto della maglieria e del tessile. Le imprese distrettuali più reattive, rivedendo le proprie strategie e il proprio posizionamento competitivo sul mercato, hanno investito anche nel potenziamento della fase commerciale e distributiva.

Anche nel difficilissimo 2009 alcune imprese hanno registrato una crescita del fatturato e ottenuto buoni risultati reddituali: lo scorso anno, infatti, secondo le nostre prime elaborazioni sui bilanci di 46 imprese del distretto, la quota di imprese dei distretti del tessile-abbigliamento di Treviso capaci di registrare livelli di EBITDA in percentuale del fatturato (EBITDA margin)

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54 Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche

superiori al 10% dovrebbe essersi collocata intorno al 15%. Molte imprese, tuttavia, hanno visto peggiorate le loro condizioni reddituali: in termini mediani, infatti, l’EBITDA margin è passato dal 4,6% nel 2008 al 4% nel 2009. I due terzi delle imprese hanno subito un peggioramento dei margini e la quota di imprese con EBITDA negativo è significativamente aumentata.

Fig. 5.3 - Dispersione delle performance di crescita e redditività nel 2008

-30%

-25%

-20%

-15%

-10%

-5%

0%

5%

10%

15%

20%

25%

30%

-50% -40% -30% -20% -10% 0% 10% 20% 30% 40% 50%

Variazione del fatturato tra il 2007 e il 2008

EBIT

DA

in %

del

fattu

rato

nel

200

8

Nota: la dimensione del cerchio è in funzione del fatturato realizzato nel 2008. Fonte: Intesa Sanpaolo su bilanci aziendali

Fig. 5.4 - Dispersione delle performance di crescita e redditività nel 2009

-50%

-40%

-30%

-20%

-10%

0%

10%

20%

30%

40%

-100% -90% -80% -70% -60% -50% -40% -30% -20% -10% 0% 10% 20% 30%

Variazione del fatturato tra il 2008 e il 2009

EBIT

DA

in %

del

fattu

rato

nel

200

9

Nota: la dimensione del cerchio è in funzione del fatturato realizzato nel 2008. Fonte: Intesa Sanpaolo su bilanci aziendali

Gli indicatori reddituali sono stati penalizzati anche dalla riduzione del fatturato, che, sempre secondo i primi dati di bilancio disponibili, nel 2009 sarebbe sceso in termini mediani del 20%, risentendo del deterioramento delle condizioni di domanda interna e, soprattutto, estera. Lo scorso anno, infatti, le esportazioni del distretto hanno subito un calo pronunciato (-28%) e di

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entità superiore rispetto alle perdite registrate mediamente negli altri principali distretti tessili italiani. Ciò si è riflesso in un ulteriore deterioramento del saldo commerciale distrettuale, che nel 2009 è addirittura divenuto lievemente negativo (-16 milioni di euro) a causa del crescente disavanzo nei confronti della Cina.

Le difficoltà del distretto di Treviso non si sono attenuate nel corso del primo semestre del 2010, quando, a differenza di quanto avvenuto in altri distretti del tessile-abbigliamento italiano (come Prato, Como e Biella), le esportazioni hanno registrato cali ancora significativi (-25,3% la variazione tendenziale) e generalizzati a tutti i principali sbocchi commerciali. E’ rimasto alto inoltre il ricorso agli ammortizzatori sociali, così come è evidente anche dal balzo delle ore di Cassa integrazione straordinaria (1.144.173 ore autorizzate tra gennaio e settembre del 2010; sono state 234.000 nell’intero 2009) ed in deroga (1.368.199 nei primi 9 mesi del 2010).

Nella realtà trevigiana, ancor più che in altre realtà distrettuali, è alto dunque il rischio di perdere competenze tecnico produttive fin qui alla base del vantaggio competitivo del distretto. La tenuta competitiva del sistema distrettuale dipenderà dall’efficacia delle iniziative messe in atto dalla “comunità distrettuale” per sostenere lo sviluppo del distretto. Si tratta di conservare il patrimonio di know-how manifatturiero attraverso la formazione di capitale umano qualificato (tecnici di produzione, programmatori di macchine, modellisti, ecc.) potenziandolo con la diffusione di adeguate competenze di tipo terziario (design, logistica, marketing, distribuzione).

Le imprese, tuttavia, lamentano la difficoltà di reperire sul territorio manodopera qualificata in sostituzione a quella in uscita dal mercato del lavoro per raggiunti limiti d’età. La causa è la progressiva disaffezione delle nuove generazioni verso i settori manifatturieri tradizionali come sistema moda e mobile, considerati poco remunerativi e prestigiosi e avvertiti inoltre come settori ‘fragili’ e più soggetti a crisi cicliche.

La soluzione al problema del ricambio generazionale in un settore di scarso appeal per le nuove generazioni parte anche dal sistema scolastico in ambito territoriale: esso deve supportare il cambiamento culturale contribuendo a valorizzare l’impiego in un comparto che richiede oggi figure professionali “polivalenti”, dotate di maggiore autonomia e in grado di operare su più macchinari e di eseguire diverse mansioni, un alto grado di professionalità e buone competenze in campo tecnico-produttivo, stilistico, organizzativo, di controllo della produzione, commerciale ecc. Occorre che da parte dei vari attori distrettuali vengano promosse iniziative che stimolino i giovani a frequentare le scuole tecniche industriali consapevoli di intraprendere un percorso formativo rispondente alle proprie aspettative professionali.

Nello stesso tempo le imprese finali, riconoscendo il valore del patrimonio di competenze manifatturiere distrettuali, possono contribuire alla conservazione dell’integrità della filiera produttiva locale mantenendo sul territorio le produzioni flessibili e di alto profilo qualitativo. La flessibilità, la frammentazione dei cicli produttivi, il time to market, la qualità hanno un costo e, vista la loro strategicità, dovrebbero essere adeguatamente remunerati. La consapevolezza da parte delle imprese capofiliera della strategicità di medio-lungo termine della filiera può indurre a evitare di sottoporre a pressioni eccessive e poco sostenibili la rete di subfornitura locale, soggetta anche alla concorrenza dei laboratori irregolari gestiti da imprenditori cinesi.

Lo sviluppo dell’imprenditoria extracomunitaria nel distretto può non rappresentare un problema se le imprese straniere si “integrano” all’interno del tessuto produttivo locale E’ quindi opportuno l’intervento di istituzioni che promuovano progetti finalizzati all’emersione del lavoro irregolare, con l’obiettivo di favorire una competizione leale tra i subfornitori italiani e quelli stranieri presenti nel distretto, fondata principalmente su innovazione, qualità e offerta di servizi personalizzati.

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E’ inoltre auspicabile che si moltiplichino le iniziative di cooperazione con il sostegno dei vari attori distrettuali (enti istituzionali, tessuto produttivo e banche) per consentire alle piccole imprese di intraprendere progetti di sviluppo comuni, difficilmente sostenibili da parte di singole aziende scarsamente patrimonializzate, favorendo in questo modo anche processi di aggregazione e fusioni aziendali. Gli accordi di cooperazione (come le reti di imprese) tra piccoli produttori, diversamente specializzati per tipo di prodotto (capi per uomo, donna, bambino, intimo, ecc.), possono ad esempio ridurre i costi di gestione di proprie reti commerciali (come i negozi di proprietà) e, al contempo, offrire al consumatore una gamma di prodotti più ampia. Le reti di imprese, inoltre, rappresentano una modalità efficace per le imprese di piccole dimensioni che dovranno affrontare complessità maggiori per espandersi: le aree geografiche a maggiore potenzialità, infatti, saranno sempre più concentrate in paesi culturalmente “lontani” (paesi asiatici in primis) e ancora poco esplorati ma molto sensibili alla moda e al lifestyle made in Italy.

Le recenti intese fra le associazioni imprenditoriali delle diverse realtà provinciali venete testimoniano la volontà di operare nell’ottica di sinergie di sistema creando network di imprese appartenenti a settori, dimensioni e territori diversi. La strada obbligata per il rilancio di un distretto in difficoltà, già prima della crisi del 2008-09, passa necessariamente da un’azione sinergica di tutti gli attori distrettuali, che porti al mantenimento delle competenze del territorio e alla valorizzazione delle risorse e delle eccellenze produttive che ancora sono presenti in loco.

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6. L’occhialeria di Belluno all’uscita dalla crisi: quale futuro per il tessuto produttivo locale?21

L’industria italiana occupa una posizione di leadership mondiale nel settore dell’occhialeria, con una quota di mercato che nel biennio 2007-08 ha toccato il 31,5%, in crescita dal 27% del 2000-01. Il progresso italiano degli anni Duemila è avvenuto all’interno di un contesto competitivo difficile che ha visto la prepotente affermazione cinese (Cina e Hong Kong). Italia e Cina hanno guadagnato quote di mercato ai danni di economie avanzate come Stati Uniti, Francia, Germania e Giappone, ma anche di paesi emergenti (Corea) e si dividono ora i due terzi del mercato mondiale dell’occhialeria (Fig. 6.1).

Fig. 6.1. - Export di occhiali: i principali esportatori mondiali (elab. sulle esportazioni in $ correnti)

0 5 10 15 20 25 30 35

Italia

Cina

Hong Kong

Stati Uniti

Francia

Germania

Giappone

Regno Unito

Austria

Olanda

Danimarca

Svizzera

Slovenia

Rep. Corea

Belgio

Spagna

Svezia

Rep. Ceca2007-08

2000-01

Fonte: elab. su dati Comtrade

Il buon posizionamento competitivo sui mercati esteri dell’industria italiana dell’occhiale riflette principalmente i risultati ottenuti dal distretto di Belluno, che negli anni Duemila ha registrato una forte espansione delle esportazioni, toccando il picco massimo di 1,6 miliardi di euro nel 2007. Il distretto è stato trainato da alcuni grandi gruppi aziendali, che nel tempo hanno acquisito una leadership mondiale non solo in campo produttivo, ma anche sul fronte commerciale (su tutti Luxottica), mantenendo nel distretto il cuore produttivo aziendale.

La crisi che ha colpito i mercati internazionali nel biennio 2008-09 non ha risparmiato il settore italiano dell’occhialeria. In due anni è andato perso un quinto dei valori esportati, pari a circa 450 milioni di export. Cali nell’ordine del 20% sono stati accusati dai due principali comparti italiani, gli occhiali da sole e le montature per occhiali non in materie plastiche.

21 Estratto da “L’occhialeria di Belluno all’uscita dalla crisi: quale futuro per il tessuto produttivo locale?”,

Studi sui distretti industriali, Servizio Studi e Ricerche, Intesa Sanpaolo, Settembre 2010.

Cristina De Michele e Giovanni Foresti

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Fig. 6.2 – Evoluzione delle esportazioni di occhiali1 del distretto di Belluno (milioni di € correnti)

Fig. 6.3 – Evoluzione delle esportazioni di occhiali1 del distretto di Belluno (milioni di € correnti)

0

400

800

1.200

1.600

1998

1999

2000

2001

2002

2003

2004

2005

2006

2007

2008

2009

import

export

25,9

0

400

800

1.200

1.600

1998

1999

2000

2001

2002

2003

2004

2005

2006

2007

2008

2009

6

12

18

24

30saldo commerciale

import in % export (sc.dest.)

1 Ateco 2007 CM325: Strumenti e forniture mediche e dentistiche. Nota: fino al 2008 i dati sono definitivi. Fonte: elaborazioni Intesa Sanpaolo su dati Istat

1 Ateco 2007 CM325: Strumenti e forniture mediche e dentistiche. Nota: fino al 2008 i dati sono definitivi. Fonte: elaborazioni Intesa Sanpaolo su dati Istat

Ha sofferto e non poco anche l’occhialeria di Belluno, che in due anni ha visto scendere le proprie esportazioni del 18%, con punte negative del -33% negli Stati Uniti. Si è significativamente ridotta, inoltre, la base produttiva. Tra il 2007 e il 2009, infatti, il distretto ha perso circa 1.400 addetti. Anche le imprese più grandi hanno risentito della crisi, così come è evidente dal calo degli addetti (scesi di 300 unità circa) e del fatturato, e dal ridimensionamento dell’EBITDA margin. Tuttavia, le più colpite dalla crisi sono state le imprese più piccole, che in due anni hanno perso quasi 1.100 addetti (-915 le aziende industriali medio-piccole; -170 le aziende artigiane), con l’uscita dal mercato di una novantina di unità aziendali.

Tab. 6.1 - Provincia di Belluno: numero di aziende e occupati delle imprese dell'occhialeria 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009Aziende Aziende industriali Leader - 5 5 5 5 5 5 5 Aziende industriali medio/piccole - 133 122 117 114 107 98 94 Aziende artigiane - 546 479 438 411 373 338 297 Totale - 684 606 560 530 485 441 396 Occupati Aziende industriali Leader 8.000 7.350 7.380 7.550 8.360 8.596 8.500 8.290 Aziende industriali medio/piccole 4.300 3.900 3.400 3.220 3.450 3.430 2.780 2.515 Aziende artigiane 1.700 1.220 880 770 800 780 720 610 Totale 14.000 12.470 11.660 11.540 12.610 12.806 12.000 11.415 Fonte: Confindustria Dolomiti Belluno – SIPAO

I subfornitori e terzisti hanno accusato forti cali di fatturato, penalizzati anche dal minor ricorso alle lavorazioni esterne da parte dei leader del distretto. In termini reddituali, dalle nostre elaborazioni basate su 64 bilanci di imprese dell’occhialeria di Belluno, emerge che nel 2009 il 70% circa delle imprese ha subito un peggioramento dei propri margini e, al contempo, la quota di imprese con EBITDA negativo è significativamente aumentata, salendo dal 7% circa nel 2008 al 25% nel 2009. Tuttavia, pur in una situazione congiunturale difficile, emergono segnali positivi come si può evincere dall’analisi di un nucleo di piccole aziende distrettuali, di consolidata esperienza nel settore, che è riuscito a ottenere buone performance nel 2009.

I segnali di recupero emersi nella prima parte del 2010 (l’export di occhiali di Belluno è salito del 12,3% nel 1° semestre) non possono far dimenticare le sfide che ancora il distretto deve affrontare, prima fra tutte quella di non perdere definitivamente le imprese di subfornitura e terziste che offrono flessibilità produttiva (per far fronte a picchi positivi e negativi della domanda), e sono in grado di soddisfare le richieste delle imprese leader, garantendo competenze esclusive tramite l’offerta di forniture, lavorazioni e servizi di qualità.

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Fig. 6.4 - Dispersione delle performance di crescita e redditività nel 2009

-20%

-10%

0%

10%

20%

30%

-60% -50% -40% -30% -20% -10% 0% 10% 20% 30%

Variazione del fatturato tra il 2008 e il 2009

EBIT

DA

in %

del

fattu

rato

nel

200

9

Nota: la dimensione del cerchio è in funzione del fatturato realizzato nel 2008. Fonte: Intesa Sanpaolo su bilanci aziendali

Già prima della crisi si era assistito alla chiusura di numerose aziende artigiane e PMI industriali, con la perdita di 1.800 addetti tra il 2002 e il 2007, solo in parte riassorbiti dai grandi gruppi che impiegano ormai i tre quarti degli addetti del distretto. Sull’uscita dal mercato di molte aziende artigiane e industriali medio/piccole ha pesato l’affermazione sui mercati internazionali della Cina, che ha influenzato anche la politica di approvvigionamento e internazionalizzazione dei principali gruppi del distretto.

All’espansione sui mercati esteri delle imprese leader si è, infatti, associata una maggiore interazione con produttori dislocati all’estero, per la fornitura di linee di prodotto di fascia medio-bassa. In particolare, nel tempo, è significativamente aumentato il peso delle importazioni dalla Cina (salite a 265 milioni di euro pari al 78% del totale), a riflesso dei crescenti legami con fornitori di questo paese, oltreché degli investimenti diretti in impianti produttivi e delle joint venture realizzati dai grandi gruppi del distretto in questi paesi.

Tab. 6.2 – Evoluzione delle importazioni di occhiali1 del distretto di Belluno (elaborazioni su dati a prezzi correnti) Milioni di euro Composizione % 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2000 2009Totale, di cui: 64,5 99,6 153,2 145,1 188,9 177,4 188,8 215,5 319,4 332,2 332,7 339,5 100,0 100,0Cina 9,5 15,0 47,1 50,2 75,5 82,1 114,3 158,9 251,7 263,2 263,1 264,5 30,8 77,9Stati Uniti 5,0 10,1 7,7 7,4 13,6 5,3 5,9 4,1 4,5 3,9 17,6 29,1 5,0 8,6Giappone 3,0 3,6 7,5 9,1 12,7 12,9 13,3 12,0 16,5 13,9 11,5 15,3 4,9 4,5Germania 15,6 13,7 16,9 18,6 14,4 15,6 12,3 9,5 12,2 11,7 8,7 6,9 11,1 2,0

1 Ateco 2007 CM325: Strumenti e forniture mediche e dentistiche. Nota: fino al 2008 i dati sono definitivi. Fonte: elaborazioni Intesa Sanpaolo su dati Istat

Il rischio di perdere ulteriore tessuto produttivo può essere scongiurato solo se il territorio sarà in grado di continuare a fornire esternalità positive alle imprese maggiori, offrendo conoscenza, capitale umano, formazione, servizi avanzati, infrastrutture di ricerca (di nuovi materiali, contenuti tecnici, estetici, ...) e certificazione. E’, inoltre, indispensabile accompagnare le PMI nel nuovo contesto competitivo, aiutandole a superare i limiti posti dalle dimensioni aziendali (promuovendo processi di M&A o di aggregazione attraverso reti aziendali) che condizionano gli investimenti in distribuzione, marketing e innovazione, i rapporti con la distribuzione (in termini di assortimento della gamma, velocità di consegna e garanzia di assistenza pre e post vendita) e

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60 Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche

la capacità di raggiungere con successo i nuovi mercati ad alto potenziale (Emerging Asia, ma anche America Latina e Nord Africa).

La presenza di un nucleo di piccole imprese, che ha ottenuto buone performance anche nel 2009, dimostra come il tessuto produttivo distrettuale abbia ancora le risorse imprenditoriali necessarie per superare questa fase di crisi e operare un rilancio della base produttiva manifatturiera locale. L’obiettivo da conseguire deve essere quindi quello di moltiplicare questi casi positivi avvalendosi del supporto di tutti gli attori distrettuali.

Un contributo rilevante potrà venire dalle istituzioni locali (Patto di distretto, Certottica, Sipao di Assindustria Belluno, etc.) che già in passato hanno contribuito a sostenere il valore e il know-how produttivo del territorio. Il contributo di tutti gli attori del territorio consentirà al distretto di mantenere alta la sua competitività e di continuare a detenere una posizione di leadership in uno dei comparti del sistema moda a più alta potenzialità di crescita. La domanda del comparto, infatti, pur mostrando alti livelli di imprevedibilità (legati ai segmenti fashion e all’alta incidenza dei consumi giovanili), ciclicità e stagionalità (soprattutto negli occhiali da sole e per lo sport), dovrebbe in prospettiva riportarsi sul trend di crescita strutturale che l’ha caratterizzata fino al 2008. Tra i driver della crescita vi saranno il progressivo invecchiamento della popolazione nei paesi avanzati, il peggioramento della capacità visiva legata ad un utilizzo intenso di apparecchi per l’elettronica di consumo (Tv, Pc, ecc.), la tendenza a correggere la vista già in età prescolare, la crescente attenzione alla qualità della vita e l’utilizzo dell’occhiale come accessorio della moda.

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Monitor dei Distretti Ottobre 2010

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7. Il Cruscotto dei distretti

Nelle tavole che seguono viene riportata l’evoluzione delle esportazioni dei distretti qui monitorati al massimo livello di disaggregazione (terza cifra della classificazione Ateco 2007). I vari distretti sono stati suddivisi in base alla loro collocazione geografica: Nord-Ovest, Nord-Est, Centro e Sud.

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Monitor dei Distretti Ottobre 2010

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2009 Gen.-Giu.'10 (a) Apr.-Giu.'10 (a)

Frigoriferi ind. di Casale Monferrato Alessandria Frigoriferi industriali 195 -24,3 8,3 22,2 6,8

Orafo di Valenza Alessandria Orafo 372 -31,4 29,5 47,4 13,0

Vini di Langhe, Roero e Monferrato Asti Vino 190 1,6 13,2 17,5 19,2

Vini di Langhe, Roero e Monferrato Cuneo Vino 595 3,0 3,0 -4,6 12,0

Gomma del Sebino Bergamasco Bergamo Gomma 217 -27,8 67,7 88,0 2,2

Macch. tessili e per mat.plast. di Bergamo Bergamo Macchine tessili e per mat.plast. 548 -19,0 8,0 17,7 5,6

Tessile e abbigliamento della Val Seriana Bergamo Filati in cotone 77 -18,0 18,4 23,5 0,8

Tessile e abbigliamento della Val Seriana Bergamo Tessuti in cotone 157 -27,1 9,7 21,8 1,6

Tessile e abbigliamento della Val Seriana Bergamo Abbigliamento 222 -31,7 -5,4 0,1 2,3

Macchine tessili di Biella Biella Macchine tessile 61 -27,9 107,8 251,4 5,5

Tessile di Biella Biella Filati in lana 271 -12,2 13,2 22,7 24,4

Tessile di Biella Biella Tessuti lana 325 -30,4 12,6 21,6 29,3

Tessile di Biella Biella Abbigliamento 148 -12,4 -18,0 -32,8 13,3

Abbigl. e calzature della Bassa Bresciana Brescia Abbigliamento 120 -24,8 15,3 34,7 1,2

Abbigl. e calzature della Bassa Bresciana Brescia Maglieria esterna 102 -14,4 -8,3 -9,9 1,1

Abbigl. e calzature della Bassa Bresciana Brescia Calzature 120 -12,0 -5,6 -0,3 1,2

Rubinetti e pentolame di Lumezzane Brescia Coltelleria, posateria, pentole 992 -30,1 -5,5 4,0 10,3

Rubinetti e pentolame di Lumezzane Brescia Rubinetteria 1.159 -29,6 20,6 36,4 12,1

Macch. tessili e per mat.plast. di Brescia Brescia Macchine tessili e per mat.plast. 567 -28,6 8,2 16,4 5,9

Metalli di Brescia Brescia Siderurgia 670 -59,6 -8,0 26,8 7,0

Metalli di Brescia Brescia Lavor. a freddo acciaio 90 -46,9 39,5 72,0 0,9

Metalli di Brescia Brescia Lavor. metalli non ferrosi 767 -33,2 58,7 64,0 8,0

Metalli di Brescia Brescia Fonderie 11 -46,0 4,7 12,5 0,1

Metalli di Brescia Brescia Carpenteria metallica 32 -47,7 18,0 36,2 0,3

Metalli di Brescia Brescia Prodotti in metallo 354 -20,8 -7,4 -0,9 3,7

Seta-Tessile di Como Como Tessuti in seta 536 -26,0 9,3 6,7 13,4

Seta-Tessile di Como Como Abbigliamento 313 -14,7 -1,9 5,1 7,8

Legno-arredo di Brianza Como Mobili camera e soggiorno 483 -20,4 0,4 -3,0 12,1

Legno-arredo di Brianza Milano Mobili camera e soggiorno 849 -23,7 7,1 9,7 2,4

Legno di Casalasco-Viadanese Cremona Legno 26 -34,2 3,6 -0,1 1,1

Legno di Casalasco-Viadanese Mantova Legno 55 -21,7 15,0 19,4 1,4

Calzetteria di Castel Goffredo Mantova Calzetteria 489 -8,6 8,2 6,5 12,2

Var. % nominale export Rilevanza Distretto (b)

SpecializzazioneExport nominale nel 2009

(milioni di euro)

Cruscotto dei distretti: Nord-Ovest - parte I

Distretto Provincia

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Monitor dei Distretti Ottobre 2010

Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche 63

2009 Gen.-Giu.'10 (a) Apr.-Giu.'10 (a)

Metalmeccanico del Basso Mantovano Mantova Carpenteria metallica 6 -29,1 2,3 8,2 0,2

Metalmeccanico del Basso Mantovano Mantova Organi di trasmissione 132 -37,3 -4,5 19,9 3,3

Metalmeccanico del Basso Mantovano Mantova Impianti sollevam. e trasporto 400 -30,9 -12,4 -24,8 10,0

Metalmeccanico del Basso Mantovano Mantova Macchine agricole 65 -24,1 2,8 9,8 1,6

Elettronica di Sestri Ponente Genova Macchine per tlc 55 -7,8 4,2 -2,8 1,7

Lavor. ardesia di Val Fontanabuona Genova Lavor. Ardesia 5 -32,2 5,0 5,0 0,2

Metalmeccanica di Lecco Lecco Tubi, condotti, profilati cavi in acciaio 200 -38,3 -15,8 -10,5 7,3

Metalmeccanica di Lecco Lecco Lavor. a freddo dell'acciaio 167 -40,5 64,0 100,5 6,1

Metalmeccanica di Lecco Lecco Carpenteria metallica 12 -33,6 3,6 6,6 0,5

Metalmeccanica di Lecco Lecco Prodotti in metallo 151 -15,8 32,3 33,7 5,5

Metalmeccanica di Lecco Lecco Viterie e bullonerie; Posateria e pentolame 323 -37,6 -3,3 8,7 11,7

Metalmeccanica di Lecco Lecco Meccanica 678 -11,5 -16,0 -19,1 24,7

Rubinetteria Cusio-Valsesia Novara Rubinetteria e valvolame 790 -20,9 10,5 9,0 24,6

Rubinetteria Cusio-Valsesia Vercelli Rubinetteria e valvolame 240 -31,8 17,7 29,2 17,2

Rubinetteria Cusio-Valsesia Verbania Rubinetteria e valvolame 35 -6,9 49,8 53,5 7,7

Casalinghi di Omegna Verbania Casalinghi 52 -25,7 26,2 21,6 11,6

Calzature di Vigevano Pavia Calzature 75 -39,7 -12,7 -8,9 2,5

Macchine concia/pelle di Vigevano Pavia Macchine concia/pelle 139 -32,2 17,4 31,1 4,6

ICT di Torino Torino Informat. e macchine ufficio 92 -21,8 2,3 8,0 0,6

ICT di Torino Torino Macchine per tlc 51 -5,0 20,0 15,7 0,4

ICT di Torino Torino Automazione, misura, controllo 227 -20,7 12,3 21,1 1,6

Abbigliamento-tessile Gallaratese Varese Tessuti in cotone 194 -23,7 27,2 36,1 2,5

Abbigliamento-tessile Gallaratese Varese Maglieria esterna 50 -21,1 -18,3 -9,0 0,6

Abbigliamento-tessile Gallaratese Varese Abbigliamento 221 -8,8 -12,3 -20,3 2,9

Artic. in gomma e materie plast. di Varese Varese Artic. in gomma e materie plast. 565 -15,4 16,9 19,6 7,3

Lavor.metalli Valle dell'Arno Varese Carpenteria metallica 19 24,0 -15,6 -34,4 0,2

Lavor.metalli Valle dell'Arno Varese Prodotti in metallo 101 -19,6 -1,1 9,4 1,3

Lavor.metalli Valle dell'Arno Varese Coltelleria, posateria, pentole 225 -35,4 8,9 37,2 2,9

Meccanica Strumentale di Varese Varese Macchine tessili e per mat.plast. 473 -34,4 6,4 28,5 6,2

Meccanica Strumentale di Varese Varese Macchine utensili 187 -22,8 1,1 0,5 2,4

SpecializzazioneExport nominale nel 2009

(milioni di euro)

Var. % nominale export Rilevanza Distretto (b)

Cruscotto dei distretti: Nord-Ovest - parte II

Distretto Provincia

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Monitor dei Distretti Ottobre 2010

64 Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche

2009 Gen.-Giu.'10 (a) Apr.-Giu.'10 (a)

Occhialeria di Belluno Belluno Occhialeria 1.311 -13,6 12,3 21,8 63,7

Ciclomotori di Bologna Bologna Ciclomotori 315 -26,9 -7,1 14,1 3,8

Macchine per l' imballaggio di Bologna Bologna Macchine per l' imballaggio 1.586 -13,5 -3,1 -0,9 19,3

Calzature di San Mauro Pascoli Forli-Cesena Calzature 215 -24,4 -19,4 -13,9 10,8

Mobili imbottiti di Forlì Forli-Cesena Mobili imbottiti 139 -8,0 22,9 31,6 7,0

Biomedicale di Mirandola Modena Biomedicale 332 0,5 -5,2 -8,9 4,1

Macchine agric. di Reggio/Modena Modena Macchine agricole 131 -54,4 23,0 58,1 1,6

Macchine agric. di Reggio/Modena Reggio-Emilia Macchine agricole 422 -31,3 -15,7 -1,2 6,6

Maglieria e abbigliamento di Carpi Modena Maglieria esterna 144 -23,5 -1,2 10,0 1,8

Maglieria e abbigliamento di Carpi Modena Abbigliamento 657 -2,4 -38,0 -46,8 8,1

Piastrelle di Sassuolo Modena Piastrelle 1.535 -22,1 8,3 13,5 19,0

Piastrelle di Sassuolo Reggio-Emilia Piastrelle 663 -14,5 4,4 8,2 10,3

Vetro artistico di Murano Venezia Vetro artistico 77 -26,9 12,2 10,3 2,4

Calzature del Brenta Venezia Calzature 295 -17,0 8,5 24,0 9,2

Calzature del Brenta Padova Calzature 246 -22,6 -0,1 11,6 4,4

Mat. plastiche di Treviso, Vicenza, Padova Padova Manuf. plastica per consumo 234 -18,3 28,9 35,4 4,2

Mat. plastiche di Treviso, Vicenza, Padova Treviso Manuf. plastica per consumo 272 -7,1 13,8 16,4 3,1

Mat. plastiche di Treviso, Vicenza, Padova Vicenza Manuf. plastica per consumo 369 -15,2 8,8 10,4 3,3

Alimentare di Parma Parma Prosciutto 203 1,8 15,6 13,7 5,2

Alimentare di Parma Parma Parmigiano 99 17,4 50,0 39,9 2,5

Food machinery di Parma Parma Macchine per ind. alimentare 320 -5,4 2,9 -3,8 8,1

Macchine uten. di Piacenza Piacenza Macchine utensilli 93 -29,1 -23,5 -12,6 4,5

Coltelli, forbici di Maniago Pordenone Coltelli e forbici 72 -14,6 2,2 19,1 2,6

Elettrodomestici di Inox valley Treviso Elettrodomestici 657 -21,0 9,4 17,1 7,4

Elettrodomestici di Inox valley Pordenone Elettrodomestici 314 -24,2 -14,4 -7,2 11,4

Mobile del Livenza e Quartiere del Piave Pordenone Mobili camera e soggiorno 584 -23,9 2,5 8,3 21,2

Mobile del Livenza e Quartiere del Piave Treviso Mobili camera e soggiorno 1.244 -14,5 3,1 5,6 14,0

Calzatura sportiva di Montebelluna Treviso Calzature sportive 821 -9,7 -2,4 13,1 9,2

Prosecco di Conegliano Valdobbiadene Treviso Vino 256 4,2 11,9 9,9 2,9

Tessile e abbigliamento di Treviso Treviso Tessuti in cotone 172 -22,5 -9,5 -8,2 1,9

Tessile e abbigliamento di Treviso Treviso Maglieria esterna 181 -40,0 -40,9 -48,7 2,0

Tessile e abbigliamento di Treviso Treviso Abbigliamento 708 -28,7 -25,3 -23,1 8,0

SpecializzazioneExport nominale nel 2009

(milioni di euro)

Cruscotto dei distretti: Nord-Est - parte I

Var. % nominale export Rilevanza Distretto (b)

Distretto Provincia

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Monitor dei Distretti Ottobre 2010

Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche 65

2009 Gen.-Giu.'10 (a) Apr.-Giu.'10 (a)

Calzature di Fusignano-Bagnacavallo Ravenna Calzature 21 -2,5 17,5 18,1 0,9

Abbigliamento di Rimini Rimini Abbigliamento 395 -9,1 24,3 31,9 32,7

Macchine legno di Rimini Rimini Macchine legno 140 -49,2 20,2 29,8 11,6

Porfido di Val di Cembra Trento Porfido 36 -8,5 -0,7 -5,4 1,5

Prosciutto San Daniele Del Friuli Udine Prosciutto 13 -29,2 99,0 95,9 0,3

Sedie e tavoli di Manzano Udine Sedie e tavoli 472 -23,6 -4,8 -3,8 10,8

Calzatura veronese Verona Calzature 337 -10,8 1,5 7,5 5,1

Grafico Veronese Verona Grafico 86 -27,4 -24,8 -32,8 1,3

Marmo e granito di Valpolicella Verona Marmo e granito 338 -26,2 -1,3 -0,9 5,1

Mobili in stile di Bovolone Verona Mobili in stile 93 -24,2 0,4 4,4 1,4

Termomeccanica scaligera Verona Termosifoni, caldaie 214 -29,4 14,1 31,3 3,2

Termomeccanica scaligera Verona Fornaci, bruciatori 552 -20,1 15,7 40,1 8,3

Termomeccanica scaligera Verona Scalda acqua elettrici 142 -19,6 3,0 9,7 2,2

Vino Veronese Verona Vino 596 -2,7 9,4 4,3 9,0

Ceramica artistica di Bassano del Grappa Vicenza Ceramica artistica 35 -15,2 0,6 15,7 0,3

Concia di Arzignano Vicenza Concia 1.229 -21,5 26,4 35,7 11,0

Meccanica strumentale di Vicenza Vicenza Macchine utensili e per il legno 270 -35,1 -18,0 -16,4 2,4

Meccanica strumentale di Vicenza Vicenza Macch. ind.alimentare, sist.moda, mat.plast. 662 -17,5 -6,4 7,3 5,9

Mobile d'arte del Bassanese Vicenza Mobile d'arte 273 -32,4 0,0 10,0 2,5

Oreficeria di Vicenza Vicenza Oreficeria 991 -27,6 23,5 36,1 8,9

Tessile-abbigl. di Schio-Thiene-Valdagno Vicenza Filati in lana 64 -32,0 18,5 23,2 0,6

Tessile-abbigl. di Schio-Thiene-Valdagno Vicenza Tessuti in lana 179 -24,0 -1,2 7,5 1,6

Tessile-abbigl. di Schio-Thiene-Valdagno Vicenza Maglieria esterna 105 -19,6 -2,2 7,4 0,9

Tessile-abbigl. di Schio-Thiene-Valdagno Vicenza Abbigliamento 807 -27,1 3,4 16,9 7,2

Export nominale nel 2009 (milioni di euro)

Var. % nominale export Rilevanza Distretto (b)

Cruscotto dei distretti: Nord-Est - parte II

SpecializzazioneDistretto Provincia

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Monitor dei Distretti Ottobre 2010

66 Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche

2009 Gen.-Giu.'10 (a) Apr.-Giu.'10 (a)

Cappe aspiranti ed elettrod. di Fabriano Ancona Cappe aspiranti ed elettrod. 788 -34,4 8,0 38,2 28,1

Strumenti music. di Castelfidardo Ancona Strumenti musicali 27 -12,1 3,6 9,3 1,0

Strumenti music. di Castelfidardo Macerata Strumenti musicali 13 -3,9 28,4 19,0 1,0

Calzature di Fermo Macerata Calzature 349 -26,5 -7,6 0,3 28,4

Calzature di Fermo Ascoli Piceno Calzature 807 -20,0 -1,5 15,9 34,4

Pelletteria del Tolentino Macerata Pelletteria 131 -16,5 19,8 22,0 10,6

Pelletteria del Tolentino Ascoli Piceno Pelletteria 158 -23,6 9,5 24,4 6,7

Oreficeria di Arezzo Arezzo Oreficeria 1.175 -21,6 37,7 33,9 28,6

Abbigliamento di Empoli Firenze Maglieria esterna 99 -12,2 -15,7 -13,9 1,4

Abbigliamento di Empoli Firenze Abbigliamento 719 -20,3 -7,3 3,1 10,5

Ceramica di Sesto Fiorentino Firenze Ceramica 25 -28,7 7,5 26,6 0,4

Polo fiorentino della pelle Firenze Pelletteria e concia 976 -20,2 17,3 20,8 14,2

Polo fiorentino della pelle Firenze Calzature 522 -14,7 6,3 28,1 7,6

Calzature di Lucca Lucca Calzature 177 -20,3 40,9 43,2 6,7

Cartario di Capannori Lucca Carta per imball. e uso domest. 407 -5,8 4,0 13,8 15,3

Marmo di Carrara Massa-Carrara Marmo 221 -19,0 -0,2 6,0 16,8

Jeans valley di Montefeltro Pesaro e Urbino Jeans 119 -16,6 -1,1 16,2 7,6

Macchine utensili e per il legno di Pesaro Pesaro e Urbino Macchine utensili e per il legno 163 -55,3 31,7 66,7 10,5

Cucine di Pesaro Pesaro e Urbino Cucine 271 -31,9 5,9 8,1 17,4

Concia e calz. di Santa Croce sull'Arno Pisa Concia 466 -21,1 39,9 42,2 20,7

Concia e calz. di Santa Croce sull'Arno Pisa Calzature 202 -13,4 20,0 33,7 8,9

Calzature di Lamporecchio Pistoia Calzature 85 -17,8 2,8 5,4 8,6

Mobile imbottito di Quarrata Pistoia Mobili imbottiti 157 -15,9 6,7 10,2 15,9

Tessile di Prato Prato Filati in lana 134 -6,0 30,0 28,9 7,6

Tessile di Prato Prato Tessuti in lana 675 -24,7 -0,8 1,0 38,2

Tessile di Prato Prato Maglieria esterna 116 -11,6 17,7 15,7 6,6

Tessile di Prato Prato Abbigliamento 283 11,2 24,7 33,9 16,0

Mobili di Poggibonsi-Sinalunga Siena Cucine 38 -23,1 -13,6 -19,1 3,5

Ceramica di Civita Castellana Viterbo Ceramica 81 -30,1 0,9 4,2 39,9

Var. % nominale export Rilevanza Distretto (b)

SpecializzazioneExport nominale nel 2009

(milioni di euro)

Cruscotto dei distretti: Centro

Distretto Provincia

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Monitor dei Distretti Ottobre 2010

Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche 67

2009 Gen.-Giu.'10 (a) Apr.-Giu.'10 (a)

Concia di Solofra Avellino Concia 113 -10,0 27,2 29,3 14,8

Abbigliamento del barese Bari Abbigl. e biancheria intima 88 -20,5 -2,7 11,3 3,5

Scarpe del Nord Barese Bari Calzature classiche e sportive 139 -19,8 29,8 40,2 5,5

Mobile imbottito della Murgia Bari Mobili imbottiti 392 -19,6 7,4 1,9 15,5

Mobile imbottito della Murgia Matera Mobili imbottiti 55 -32,8 -3,3 0,4 27,8

Calzature Napoletane Caserta Calzature 33 -22,1 36,0 50,4 3,7

Calzature Napoletane Napoli Calzature 128 -17,3 8,5 16,4 3,2

Abbigliamento del Napoletano Napoli Abbigliamento 258 -15,6 11,0 19,3 6,4

Pasta di Fara San Martino Chieti Pasta 104 -8,9 3,8 -3,5 3,2

Abbigliamento Sud Abruzzese Chieti Maglieria esterna 29 -20,1 -21,8 -27,9 0,9

Abbigliamento Sud Abruzzese Chieti Abbigliamento 177 -28,0 -16,7 -6,5 5,5

Abbigliamento Sud Abruzzese Pescara Abbigliamento 90 -26,9 -13,2 5,7 23,2

Abbigliamento Nord Abruzzese Teramo Abbigliamento 50 -37,5 12,4 47,1 5,9

Mobilio abruzzese Teramo Mobili per ufficio 82 -32,4 -10,5 -8,6 9,8

Mobilio abruzzese Pescara Mobili per ufficio 15 169,2 -28,6 -31,6 3,7

Scarpe di Casarano Lecce Calzature 32 -67,7 -51,9 -35,6 10,5

Calzetteria-abbigliamento del Salento Lecce Abbigliamento 35 -41,3 -0,3 -3,2 11,7

Calzetteria-abbigliamento del Salento Lecce Maglieria esterna 11 -24,3 -5,5 12,7 3,5

Conserve di Nocera Inferiore Salerno Conserve 969 1,5 -8,6 -6,9 54,6

Vitivinicolo della Sicilia Occidentale Trapani Vino 43 8,8 -17,3 -28,9 26,2

Vitivinicolo della Sicilia Occidentale Agrigento Vino 25 13,9 -11,1 -11,7 57,2

Vitivinicolo della Sicilia Occidentale Palermo Vino 19 -20,9 4,1 11,8 10,2

Pecorino di Thiesi Sassari Pecorino 54 -8,5 -5,1 16,0 22,3

Sughero di Calangianus Sassari Sughero 26 -17,6 -9,5 4,4 10,6

SpecializzazioneExport nominale nel 2009

(milioni di euro)

Var. % nominale export Rilevanza Distretto (b)

Cruscotto dei distretti: Sud

Distretto Provincia

Nota: per il 2009 le variazioni sono calcolate su dati provvisori. (a) Variazioni % tendenziali; (b) La rilevanza dei distretti è qui definita come il rapporto percentuale tra le esportazioni provinciali di una determinata produzione e l’export provinciale di manufatti. Questo indicatore, calcolato per il 2009, rappresenta una misura sintetica dell’importanza ricoperta, all’interno di una provincia, dalle esportazioni di una determinata produzione distrettuale. Esso, pertanto, non tiene conto della rilevanza complessiva di un distretto in quanto non considera il fatturato realizzato sul territorio italiano (che non è disponibile a livello provinciale).

Fonte: elaborazioni Intesa Sanpaolo su dati Istat

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Monitor dei Distretti Ottobre 2010

68 Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche

Appendice Metodologica

Non è facile monitorare l’evoluzione congiunturale dei distretti industriali. Le uniche informazioni aggiornate disponibili a livello territoriale (provinciale) riguardano le esportazioni espresse a prezzi correnti (dati trimestrali). Un incrocio province/settori per le esportazioni è disponibile, inoltre, per un numero relativamente limitato di settori (circa 100). La congiuntura dei distretti può essere pertanto approssimata in un modo molto grezzo, con un maggiore grado di confidenza solo per i distretti fortemente export-oriented (non ci sono, infatti, dati sul mercato interno) e per quelli che producono beni non troppo specifici (non abbiamo statistiche su micro-settori ad esempio come “coltelli e forchette”…).

I distretti analizzati costituiscono una sintesi di quelli individuati dalla Federazione dei distretti italiani, dall’Istat, dalla Fondazione Edison e dalle Leggi regionali che censiscono i distretti stessi.

Poiché il presente lavoro ha finalità soprattutto quantitative a livello del sistema distretti nel suo complesso, ci si è concentrati solo sui distretti che potevano essere ben rappresentati dai dati Istat disponibili sul commercio estero a livello provinciale. Vale la pena precisare che i dati Istat provinciali si riferiscono alle export espresse a prezzi correnti e, pertanto, non tengono conto dei fenomeni inflativi, ovvero delle variazioni di prezzo non dovuti a miglioramenti qualitativi dei beni prodotti. Questi dati devono, pertanto, essere valutati con cautela visto che, come è accaduto per i Prodotti in Metallo per l’Industria nel 2004, l’evoluzione positiva dell’export può nascondere aumenti di prezzo legati anche ai forti rincari delle materie prime.

In questo numero del Monitor l’evoluzione delle esportazioni del 2010 si basa sul confronto tra i dati rettificati del 2010 e quelli definitivi del 2009. Al contrario le variazioni % del 2009 sono calcolate su base omogenea, confrontando i dati definitivi del 2009 e quelli definitivi del 2008. Queste variazioni differiscono pertanto da quelle presentate nel numero di giugno del Monitor che invece confrontava dati provvisori del 2009 con quelli definitivi del 2008.

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Monitor dei Distretti Ottobre 2010

Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche 69

Le pubblicazioni sui Distretti del Servizio Studi e Ricerche

Studi sui distretti industriali

Monografie sui principali distretti industriali italiani

Il distretto del mobile della Brianza, Marzo 2003

Il distretto del mobile del Livenza e Quartiere del Piave, Agosto 2003

Il distretto della calzatura sportiva di Montebelluna, Agosto 2003

Il distretto del tessile–abbigliamento di Schio-Thiene-Valdagno, Settembre 2003

Il distretto delle piastrelle di Sassuolo, Dicembre 2003

Il distretto della calzetteria di Castel Goffredo, Gennaio 2004

Il distretto dei metalli di Lumezzane, Febbraio 2004

Il distretto del tessile–abbigliamento di Prato, Marzo 2004

Il distretto del mobile di Pesaro, Giugno 2004

Il distretto dell’occhialeria di Belluno, Settembre 2004

Il distretto della concia di Arzignano, Settembre 2004

Il distretto delle calzature di Fermo, Febbraio 2005

Il distretto tessile di Biella, Marzo 2005

Il distretto della sedia di Manzano, Maggio 2005

Il distretto serico di Como, Agosto 2005

Il distretto della calzetteria di Castel Goffredo (aggiornamento), Novembre 2005

Il distretto dei prodotti in pelle e cuoio di Santa Croce sull’Arno, Dicembre 2005

Il distretto della concia di Arzignano (aggiornamento), Aprile 2006

Il distretto del mobile imbottito della Murgia, Giugno 2006

I distretti italiani del mobile, Maggio 2007

Il distretto conciario di Solofra, Giugno 2007

Il distretto dei prodotti in pelle e cuoio di S.Croce sull’Arno (aggiorn.), Settembre 2007

Il distretto della calzatura del Brenta, Ottobre 2007

Il distretto della calzatura veronese, Dicembre 2007

Il Polo fiorentino della pelle, Luglio 2008

Il distretto dei casalinghi di Omegna, Novembre 2008

Il distretto della calzatura di San Mauro Pascoli, Febbraio 2009

Il distretto metalmeccanico del Lecchese, Giugno 2009

I distretti calzaturieri del sud: Casarano, il Nord Barese e il Napoletano, Settembre 2009

Il distretto della maglieria e dell’abbigliamento di Carpi, Marzo 2010

Il distretto delle macchine agricole di Modena e Reggio Emilia, Marzo 2010

I distretti veneti del tessile-abbigliamento: le strategie per un rilancio possibile, Aprile 2010

L’occhialeria di Belluno all’uscita dalla crisi: quale futuro per il tessuto produttivo locale?, Settembre 2010

La Riviera del Brenta nel confronto con i principali distretti calzaturieri italiani, Ottobre 2010

Monitor dei distretti

Trimestrale di congiuntura e previsioni sui principali distretti industriali italiani

Ultimo numero: Ottobre 2010

Economia e finanza dei distretti industriali

Rapporto annuale sui bilanci delle imprese distrettuali

Primo numero: Dicembre 2008

Secondo numero: Dicembre 2009

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Monitor dei Distretti Ottobre 2010

Intesa Sanpaolo – Servizio Studi e Ricerche

Intesa Sanpaolo Servizio Studi e Ricerche - Responsabile Gregorio De Felice Industry & Banking Fabrizio Guelpa 0287962051 [email protected] Stefania Trenti 0287962067 [email protected] Foresti 0287962077 [email protected] Fumagalli 0287932270 [email protected] Sangalli 0280215785 [email protected] di Ricerca Maria Cristina De Michele 0287963660 [email protected] Palumbo 0287935842 [email protected] Elisa Coletti 0287962097 [email protected] Giovanna Cerini 0287962078 [email protected] Lamieri 0287935987 [email protected] Lucchina 0287935939 [email protected] e Servizi Pubblici Locali Laura Campanini 0287962074 [email protected]

Il rapporto è stato elaborato con informazioni disponibili al 22 ottobre 2010.

Editing: Monica Bosi

Avvertenza Generale

La presente pubblicazione è stata redatta da Intesa Sanpaolo. Le informazioni qui contenute sono state ricavate da fonti ritenute da Intesa Sanpaolo affidabili, ma non sono necessariamente complete, e l’accuratezza delle stesse non può essere in alcun modo garantita. La presente pubblicazione viene a Voi fornita per meri fini di informazione ed illustrazione, ed a titolo meramente indicativo, non costituendo pertanto la stessa in alcun modo una proposta di conclusione di contratto o una sollecitazione all’acquisto o alla vendita di qualsiasi strumento finanziario. Il documento può essere riprodotto in tutto o in parte solo citando il nome Intesa Sanpaolo.