I DISTURBI DELL’APPRENDIMENTO SCOLASTICO: DALLA … · le basi neurologiche dell’apprendimento....

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Corso di Pedagogia e Didattica speciale Percorso Abilitante Speciale Lezione 8-9 giovedì 15 maggio sabato 17 maggio 2014 Viviana Vinci Università degli Studi di Bari [email protected]

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Corso di

Pedagogia e Didattica speciale

Percorso Abilitante Speciale

Lezione 8-9

giovedì 15 maggio

sabato 17 maggio 2014

Viviana Vinci Università degli Studi di Bari

[email protected]

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I DISTURBI SPECIFICI DI APPRENDIMENTO : DALLA DIAGNOSI ALL’INTERVENTO

Riferimento bibliografico da studiare: Capitolo 6 G. Elia (2012). Questioni di Pedagogia speciale. Itinerari di ricerca, contesti di inclusione, problematiche educative. Bari: Progedit (pp. 153-195) Riferimenti normativi: Legge 8 ottobre 2010, n. 170; Linee Guida sui DSA allegate al Decreto Ministeriale 12 luglio 2011; Format Piano Didattico Personalizzato Scuola secondaria

Per approfondire: cfr. Stella G., Grandi L. (2011). Come leggere la dislessia e i DSA. Firenze: Giunti.

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Definizione dei DSA “Disturbi Specifici di Apprendimento” (Learning Disabilities – LD)

“un raggruppamento eterogeneo di disordini che si manifestano con significative difficoltà nell’acquisizione e nell’impiego di abilità di comprensione del linguaggio orale, espressione linguistica, lettura, scrittura, ragionamento o matematica” (Cornoldi, 1999: Le difficoltà di apprendimento a scuola. Bologna: il Mulino)

• Si osserva un apprendimento sotto la media, non imputabile a minorazioni cognitive o sensoriali, problematiche psicologiche e relazionali.

• Le persone con DSA sono intelligenti ma hanno prestazioni nella lettura, scrittura e/o calcolo significativamente al di sotto della norma.

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Cause dei DSA

• Causalità multifattoriale: fattori di natura psicologica, cognitiva, fisica, genetico-costituzionale e ambientale concorrono, interagendo, alla genesi e mantenimento di queste problematiche => non è possibile attribuire una causa univoca (più accreditata quella neurobiologica)

• I DSA sono intrinseci all’individuo, legati a disfunzioni del sistema nervoso e possono essere presenti lungo l’intero arco di vita. Benché possano verificarsi in concomitanza con condizioni di handicap o influenze esterne come le differenze culturali e/o insegnamento insufficiente, i DSA non sono il risultato di queste condizioni.

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Distinzione fra difficoltà di apprendimento e disturbo di apprendimento

• difficoltà di apprendimento: può riguardare qualsiasi studente, è determinata da fattori ambientali, può migliorare con una maggiore applicazione allo studio

• disturbo di apprendimento: non è imputabile a fattori esterni legati all’ambiente di riferimento, ma riguarda le basi neurologiche dell’apprendimento.

Se è probabile che un bambino con DSA abbia problemi a scuola, non è necessariamente vero il contrario

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• Occorre distinguere tra i DSA veri e propri, che riguardano le attività di lettura, di scrittura e di calcolo, e le difficoltà che ad essi si possono sommare, ma che non rientrano in tale categoria, come l’iperattività, i disturbi del linguaggio, la coordinazione motoria.

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Modello sociale delle differenze individuali

• Dovremmo coniare altre etichette diagnostiche per altre difficoltà oggettive, per esempio le persone “DISartistiche”, non codificate come disturbo solo perché il sistema educativo non si basa sull’arte: i DSA hanno difficoltà in un sistema educativo in cui le richieste sono basate sulla letto-scrittura (Pollak, 2009).

• La difficoltà è costruita socialmente: se c’è una difficoltà, questo dipende dalla cultura in cui siamo immersi; se la nostra fosse una cultura orale, i DSA non si manifesterebbero.

• I DSA rientrano nelle differenze individuali tipiche della NEURODIVERSITA’ UMANA, non necessariamente disfunzionali e da “correggere” (Grant, 2009)

• Modello sociale interattivo (Harrington e Hunter-Carch, 2001): siamo tutti “neurodiversi”, è il contesto sociale che determina se la neurodiversità è percepita come disabilità (si consideri il caso delle persone mancine)

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• Non si vogliono negare le difficoltà esistenti, ma valorizzare altri punti di forza dei DSA come:

- l’intelligenza e la creatività - la capacità di memorizzare per immagini - la capacità di fare collegamenti non convenzionali, - la propensione alla selezione - le abilità nelle soluzioni dei problemi che richiedono

di immaginare soluzioni possibili - la capacità di processare le informazioni in modo

globale invece che in sequenza - la capacità di pensare in modo visivo e divergente:

un’alta percentuale di top manager è composta da dislessici, grazie alla modalità di processare le informazioni in modo globale, visivo e divergente

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Riferimenti normativi (http://hubmiur.pubblica.istruzione.it/web/istruzione/dsa )

La Legge 8 ottobre 2010, n.170 (“Nuove norme in materia di disturbi specifici di apprendimento in ambito scolastico”), all’art. 1 dà una definizione con valore legislativo dei DSA, ripresa dalle Linee Guida sui DSA allegate al Decreto Ministeriale 12 luglio 2011.

(http://hubmiur.pubblica.istruzione.it/alfresco/d/d/workspace/SpacesStore/34ca798c-2cac-4a6f-b360-13443c2ad456/legge170_10.pdf ; http://hubmiur.pubblica.istruzione.it/alfresco/d/d/workspace/SpacesStore/76957d8d-4e63-4a21-bfef-0b41d6863c9a/linee_guida_sui_dsa_12luglio2011.pdf )

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Classificazione dei DSA

• DISLESSIA: incapacità di leggere in modo corretto. È il disturbo specifico di lettura e si caratterizza per la difficoltà a effettuare una lettura accurata e fluente in termini di velocità correttezza; tale difficoltà si ripercuote, nella maggior parte dei casi, sulla comprensione del testo.

• DISGRAFIA: incapacità di scrivere in modo comprensibile. Riguarda la componente esecutiva, motoria, della scrittura; in altre parole ci riferiamo alla difficoltà di scrivere in modo fluido, veloce ed efficace.

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• DISORTOGRAFIA: incapacità di scrivere in modo corretto. È il disturbo specifico che riguarda la componente costruttiva della scrittura, legata quindi ad aspetti linguistici.

• DISCALCULIA: riguarda il disturbo nel manipolare i numeri, nell’eseguire calcoli rapidi a mente, nel recuperare i risultati delle tabelline e nei diversi compiti aritmetici.

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Qualche esempio

1. DISORTOGRAFIA – presenza di errori come omissioni, doppie e accenti

2. DISGRAFIA – scarsa fluidità del gesto, difficile gestione del foglio, confusione fra a-o, parole unite, parole irriconoscibili

3. DISCALCULIA – numeri scritti in modo speculare e operazioni con errori di calcolo

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Focalizziamo la discalculia…

E’ il DSA meno conosciuto e si può manifestare in diversi modi: - come debolezza nella strutturazione cognitiva delle componenti

del sistema del numero, cioè intelligenza numerica basale: subitizing (identificare immediatamente il valore numerico di piccole quantità senza procedere al conteggio), meccanismi di quantificazione, comparazione, seriazione, strategie di calcolo a mente (questa forma viene definita discalculia evolutiva pura o profonda);

- difficoltà nelle procedure esecutive: lettura, scrittura e messa in colonna dei numeri (meccanismi semantici, ad esempio individuare che 65 è maggiore di 40; lessicali, ad esempio 35 si legge trentacinque e non tre e cinque; sintattici, ad esempio leggere 47 e scrivere 74, oppure sentire centotré e scrivere 1003);

- disturbo del calcolo come recupero dei fatti numerici e algoritmi del calcolo scritto (confondere i segni aritmetici, sbagliare l’incolonnamento, non riuscire a memorizzare le tabelline ecc.)

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• La dislessia, la disgrafia, la disortografia e la discalculia possono sussistere separatamente o insieme.

• Se coesistono più disturbi specifici in una stessa persona, ciò tecnicamente si definisce “comorbilità” (compresenza di disturbi o patologie).

• La comorbilità può essere presente anche tra i DSA e altri disturbi di sviluppo (di linguaggio, di coordinazione motoria, dell’attenzione) e tra i DSA e i disturbi emotivi e del comportamento. In questo caso, il disturbo risultante è superiore alla somma delle singole difficoltà, poiché ognuno dei disturbi implicati nella comorbilità influenza negativamente lo sviluppo delle abilità complessive.

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I DSA sono “evolutivi”

• Tendono a migliorare spontaneamente. Il momento più grave del disturbo coincide con le maggiori richieste sul piano letto-scrittoreo.

• Tendono a migliorare i dislessici medio-lievi rispetto ai dislessici severi (Lami, 2000); permane la necessità di poter fruire di tempi più lunghi. Nella scuola secondaria si può riscontrare la dislessia compensata che si manifesta nella difficoltà di leggere termini molto specifici propri dei vocabolari delle varie discipline.

• Vi sono evidenze che accomunano l’evoluzione della discalculia a quello della dislessia, dunque il ritmo di sviluppo e di risoluzione del problema va di pari passo a quello della dislessia.

• Non ci sono al momento dati longitudinali attendibili sebbene tendenzialmente l’evoluzione della disortografia sia in genere più positiva rispetto a quella della dislessia.

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• Secondo le ricerche attualmente più accreditate, i DSA sono modificabili attraverso interventi mirati. Posto nelle condizioni di attenuare e compensare il disturbo, infatti, il discente può raggiungere gli obiettivi di apprendimento previsti.

• È da notare, inoltre (e ciò non è irrilevante per la didattica), che gli alunni con DSA sviluppano stili di apprendimento specifici, volti a compensare le difficoltà incontrate per il disturbo, che è importante riconoscere per la predisposizione di una didattica personalizzata efficace.

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Osservare, conoscere e far conoscere gli stili cognitivi e di apprendimento

• Gli individui apprendono in maniera diversa uno dall’altro secondo le modalità e le strategie con cui ciascuno elabora, immagazzina e recupera le informazioni (gli “stili di apprendimento”).

• Non esiste un solo tipo di intelligenza, inoltre, ma intelligenze multiple (linguistica, logico-matematica, spaziale, corporeo-cinestesica, musicale, interpersonale, intrapersonale, naturalistica, esistenziale o teoretica; Gardner, 2005)

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Diversi canali e stili di apprendimento

Canali sensoriali che ci permettono di percepire gli stimoli esterni (input-elaborazione cognitiva-output):

• VISIVO-VERBALE (preferenza per la letto-scrittura)

• VISIVO- NON VERBALE (preferenza per immagini, simboli, grafici)

• UDITIVO (preferenza per ascolto di lezioni, discussioni, lavori di gruppo)

• CINESTESICO (preferenza per attività concrete, esperienze dirette, risoluzione di problemi)

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• Stili cognitivi: globale/analitico; sistematico/intuitivo; verbale/visuale; Impulsivo/riflessivo; dipendente dal contesto/indipendente dal contesto; convergente/divergente

I DSA incontrano maggiori difficoltà con il canale visivo-verbale, basato sulla letto-scrittura (cfr. Stella, Grandi, p. 19/25) e prediligono il canale visivo-non verbale. Un insegnamento che tenga conto dello stile di apprendimento dello studente facilita il raggiungimento degli obiettivi educativi e didattici.

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Per il riconoscimento di un potenziale DSA, un ruolo fondamentale è dato alla capacità di osservazione degli insegnanti, non solo nei primi segmenti dell’istruzione - scuola dell’infanzia e scuola primaria - ma anche in tutto il percorso scolastico, per individuare quelle caratteristiche cognitive su cui puntare per il raggiungimento del successo formativo.

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Osservazione delle prestazioni atipiche negli ambiti della lettura, scrittura, calcolo: qualche esempio

Per la lettura, ad esempio, possono essere indicativi (per riconoscere la dislessia):

• il permanere della lettura sillabica oltre la prima classe primaria; • la tendenza a leggere la stessa parola in modi diversi nel

medesimo brano; • il perdere frequentemente il segno o la riga; • faticoso e impreciso riconoscimento delle lettere scritte • lentezza nella transcodifica segno-suono • capacità di riconoscimento di un numero limitato di parole Nei ragazzi più grandi : • corrispondenze grafema-fonema non sono pienamente

stabilizzate e permane la difficoltà nel controllo ortografico; • Scarsa integrazione dei processi di decodifica e comprensione: la

lettura resta stentata.

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Per la scrittura, è possibile notare: • deficit nell’identificazione dei singoli suoni che compongono la

parola (b?/d?) • deficit nella discriminazione di suoni affini (f/v, c/g, t/d, p/b) • deficit nella corrispondenza tra i suoni e le lettere che li

rappresentano nella scrittura Nei ragazzi più grandi : • la difficoltà a controllare le regole ortografiche o la

punteggiatura; difficoltà nei fonemi complessi (ch, gn, gl gh, sc) ed errori nelle parole omofone non omografe (luna/l’una, lascia/l’ascia, letto/l’etto

Per il calcolo, è possibile notare, ad esempio: • La difficoltà nel memorizzare le tabelline o effettuare semplici

calcoli; difficoltà di scrittura di numeri e confusione fra simboli matematici; di gestione dello spazio e incolonnamento delle operazioni; di risoluzione di problemi.

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Approfondimento: cfr. Stella G., Grandi L. (2011). Come leggere la dislessia e i DSA. Firenze: Giunti, p. 8.

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Esempi di errori di lettura di dislessici evolutivi

SOSTITUZIONI (PIUSOSTITUZIONI (PIU’’ FREQUENTI)FREQUENTI)

dorso-borso forma-forza botto-botte rendiconto-cendiconto chiodo-chiudo

INVERSIONI di sillabeINVERSIONI di sillabe

perdo-pedro linea-liena

OMISSIONI (DOPPIE)OMISSIONI (DOPPIE)

tana-tanta

LESSICALIZZAZIONI (MENO FREQUENTI)LESSICALIZZAZIONI (MENO FREQUENTI)

arlo-altro (inver. e inserim.) binca-bianca (inserimento)

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• Quando un docente osserva tali caratteristiche, predispone specifiche attività di recupero: se, anche a seguito di tali interventi, l’atipia permane, sarà necessario comunicare alla famiglia quanto riscontrato, consigliandola di ricorrere ad uno specialista per accertare la presenza o meno di un DSA

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I DSA spesso si accompagnano anche a manifestazioni psicologiche..

ANSIA DA PRESTAZIONE FOBIA SCOLASTICA EVITAMENTO DELL’ATTIVITA’ DISTURBI DEL COMPORTAMENTO DEPRESSIONE INFANTILE Perdita dell’autostima Tendenza ad assumere ruoli aggressivi per compensare la difficoltà Regressione

Per l’insegnante:

E’ IMPORTANTE RICONOSCERE GLI ALUNNI DSA, SAPERE DI AVERLI NELLA PROPRIA CLASSE

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DIAGNOSI DEI DSA: quando?

A metà della I elementare è già possibile individuare ritardi negli automatismi e nella decodifica dei processi di letto-scrittura, in modo da iniziare un percorso specifico per ridurre le difficoltà: il trattamento logopedico dovrebbe già cominciare.

• Al termine della II elementare è possibile fare una diagnosi precisa di dislessia, disortografia, disgrafia

• Al termine della III elementare è possibile fare una diagnosi precisa di discalculia

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LA DIAGNOSI DEI DSA: LEGGE 170/2010

La L. 170 incarica le scuole di attivare interventi tempestivi per il riconoscimento dei casi sospetti (art.3).

1.La diagnosi dei DSA e' effettuata nell'ambito dei trattamenti specialistici già assicurati dal Servizio Sanitario Nazionale ed è comunicata dalla famiglia alla scuola di appartenenza.

2.Per gli studenti che, nonostante adeguate attività di recupero didattico mirato, presentano persistenti difficoltà, la scuola trasmette apposita comunicazione alla famiglia.

3.È compito delle scuole di ogni ordine e grado attivare, previa comunicazione alle famiglie interessate, interventi tempestivi, idonei ad individuare i casi sospetti di DSA degli studenti, sulla base dei protocolli regionali di cui all'articolo 7, comma 1. L'esito di tali attività non costituisce, comunque, una diagnosi di DSA.

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Schema dei passi previsti dalla legge 170/2010 per la gestione dei DSA

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I COMPITI dei DIVERSI PROTAGONISTI

1) SISTEMA SCOLASTICO: collaborare alla SEGNALAZIONE

del problema; attuare i PERCORSI ABILITATIVI 2) SISTEMA SANITARIO: gli Specialisti DESCRIVONO le

caratteristiche del funzionamento secondo metodi standardizzati e condivisi dalla Comunità Scientifica; forniscono CONSULENZA ai genitori sui metodi di trattamento

3) FAMIGLIE: necessitano di una RICERCA attiva delle

informazioni per diventare PARTNERS AGGIORNATI sia nel mondo della Scuola che in quello Sanitario.

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SE CI SONO SOSPETTI DI DSA …

- PARLARE CON I GENITORI

- PARLARE CON IL DIRIGENTE SCOLASTICO

- RIVOLGERSI ATTRAVERSO LA FAMIGLIA AGLI

SPECIALISTI per UNA DIAGNOSI ED UNA

EVENTUALE TERAPIA LOGOPEDICA/SPECIALISTICA

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INDISPENSABILE LA CONDIVISIONE E LA COLLABORAZIONE CON LA FAMIGLIA

• Parlare ai genitori delle difficoltà del figlio in modo sereno

• Avere un atteggiamento non giudicante

• Essere propositivi sulla strada da intraprendere per aiutarli

• Conoscere l’aspetto psicologico del problema dalla parte dei ragazzi

• Conoscere l’aspetto psicologico del problema dalla parte dei genitori

• Chiedere insieme aiuto ai tecnici, incontrarsi, mettersi in discussione

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Il corretto atteggiamento con la famiglia

e con gli specialisti è di…

- FIDUCIA RECIPROCA

- COMUNICAZIONE E CONDIVISIONE

- AZIONI COORDINATE: incontrarsi

spiegarsi

raccontarsi

verificare

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Interventi di presa in carico (riabilitativa e rieducativa) e di progettazione per la persona con DSA

• Presa in carico riabilitativa: intervento specifico condotto da uno specialista della riabilitazione (neuropsicologo e logopedista con formazione specifica), con obiettivi e tempi ben definiti (cicli) e modalità che possono essere segmentali, che vanno inserite in un progetto educativo più ampio. Il contenuto della riabilitazione si differenzia dalla didattica scolastica normale e speciale per metodi e modalità ed è guidato da modelli neuropsicologici, cognitivi e linguistici propri. Viene effettuata il più precocemente possibile, poiché i dati sulla finestra evolutiva in cui lo sviluppo beneficia di cambiamenti introdotti dalla riabilitazione indicano tempi molto brevi. L’efficacia è legata, oltre alla precocità, all’intensità e alla frequenza degli interventi, per i quali il riabilitatore può avvalersi della collaborazione della famiglia e della scuola.

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• Presa in carico educativa: progetto di respiro più ampio che può durare tutto l’arco della scolarizzazione in cui la persona è chiamata ad apprendere, includendo l’università. È condotto da educatori, insegnanti e familiari e integra al suo interno la presa in carico riabilitativa. Ogni passo di questo progetto si compie secondo modalità di relazione tra professionisti della salute, della scuola e famiglia, guidate da principi di chiarezza, trasparenza e coinvolgimento. È ispirato da modelli di psicologia cognitiva e di pedagogia dei bisogni speciali e interagisce con i processi educativi scolastici ed extrascolastici. L’impiego di strumenti compensativi è un elemento portante dell’intervento per l’adattamento alle richieste della scuola e della società.

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Grazie per l’attenzione!

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