I corpi e gli spazi dissolti di Queenstown

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O V E R L A P P I N G D I S C R E T E B O U N D A R I E S : S I N G A P O R E 1 ° 1 7 ′ N 1 0 3 ° 5 0 ′ E

I C O R P I E G L I S P A Z I D I S S O L T I D I Q U E E N S T O W N , S I N G A P O R E

di Alessandro Carboni - 15.03.2010

Sono arrivato da poco al Changi Airport di Singapore. Mi trovo su un taxi che mi porta in centro. Il tassita mi chiede se mi piace la città e io rispondo, che dopo essere stato a Kuala Lumpur per una settimana, ero curioso di scoprire l’altra faccia della penisola Malese.

Nonostante, riuscissi a malapena a capire il suo inglese, mi sembrava di averlo preso con orgoglio. “A Singapore ci sono tanti indiani, cinesi, malesi e anche qualche occidentale. Non c’è divisione, siamo tutti uniti” mi dice. “Conosci il Rojak?”, mi chiede. “Non conosco” rispondo io. “Beh, Signapore è come il Rojak, un’insalata molto popolare da queste parti. I vari ingredienti, coperti dalla stessa salsa di arachidi, formano un insieme distinto in cui ogni parte è chiaramente distinguibile. La salsa di arachidi sono gli abitanti di Singapore; gli altri ingredienti sono le diverse tradizioni culturali”.

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singapore - foto di alessandro carboni

food court, queenstown - foto di alessandro carboniPrime di scendere, scherzosamente continua, “Conosci le “five C’s”? (1) Rispondo ancora di no. Il tassista sorride. “Qui tutti desiderano le “five C’s: car, condominium, credit card, club membership, and career. Le “five C’s” vanno oltre appartenenza etnica. Forse, la colpa è del Kiasu, (2) la paura di fallire”. Saluto il tassista e mi ritrovo in strada. Sono a circa 85 Km dall’equatore tra la Malaysia, l’Indonesia e il Brunei. E’ mezzogiorno, guardo il cielo: sole a picco. Singapore è una piccola città-stato che si estende per circa 642 chilometri quadrati, compresa l’isola principale e i sessanta isolotti. foto Dopo alcuni giorni passati a in città, cerco di rimettere insieme gli appunti, le informazioni e i dati che ho raccolto (3). Sono seduto in un piccolo locale cinese su Balesterian Rd., Ancora. caldo e un umidità spaventosa: il clima è tropicale.

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Ordino un altra succo di canna da zucchero, l’unica mia salvezza.

singapore - foto di alessandro carboniLa parte sud dell’isola maggiore di Singapore è completamente urbanizzata e densamente popolata. Intorno al centro della città invece, si sono estese le cosidette “new town” in cui vive l’86 % circa dell’intera popolazione. A Singapore si può trovare di tutto, dal batik indonesiano al design italiano, dalla seta cinese alle più sofisticate tecnologie giapponesi. Una società multirazziale di immigrati, un mosaico di culture asiatiche. Cinesi, malesi e indiani, che, rispettivamente, costituiscono il 76%, 15%, e 6,5% della popolazione. Nonostate l’enorme variètà etnica, non estistono tensioni razziali. Al primo impatto, Singapore è confortevole ed esotica, un luogo perfetto: una combinazione straordinaria di volontà, di previsione e casualità, efficienza e pulizia.

food court, queenstown - foto di alessandro carboni

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Lentamente, ci si accorge che in realtà si nasconde un sistema di controllo sociale e della proprietà collettiva molto forte. Alcuni persone che ho incontrato, mi hanno raccontato che esempio, esiste un elenco delle tipologie di cani ammessi in alcune zone della città . La pena di morte viene utilizzata per traffico di droga, e la fustigazione è ancora usata come punizione. In aggiunta, ci sono multe o altre sanzioni per una vasta gamma di trasgressioni tra cui l’attività politica al di fuori partiti politici ufficilamente registrati.

commonwealth estate, queenstown - foto di alessandro carboniNel mentre che scorro le pagine dei miei appunti, ricordo le parole del Dr. John Allen Chun, uno degli studiosi dell’ Asia Research Institute (4). Durante il nostro incontro, mi ha detto che la logica di Singapore è molto semplice. “Se non ti piacciono le regole qui, puoi sempre andare via”. Dopo essere stato in Cina per sviluppare alcuni progetti(5) e ultimamente in Malesia, ho incominciato a capire che uno dei fattori principali del successo di Singapore è la facoltà di razionalizzare l’autoritarismo sulle libertà di scelta di ogni individuo. Una rara opportunità per i paesi in cui i diritti umani sono ancora in via di sviluppo. Qualsiasi scienziato potrebbe dire che l’esperimento Singapore sia stato un successo.

Allora mi chiedo, quale sia prezzo da pagare per lo sviluppo. Stanco di vedere turisti in ciabatte e super shopping mall disegnati dalle più famose archistar del mondo, decido di spostarmi nelle periferie e concentrarmi su Queenstown, la più vecchia New Town della Città.

Durante i primi giorni a Singapore, avevo letto su un giornale locale, che quest’anno ricorre il 50esimo anniversario delle Public Housing, l’edilizia popolare di Singapore. In generale ,ero interessato alle New Town di Singapore, non solo perchè l’86% della popolazione abita nelle Public Housing, ma anche perchè costruire una New Town, significa costruireuna comunità da zero. Nel corso degli anni, il modello sociale e urbano di Singapore è diventato unico nel suo genere e forse in tutto il sud-est asiatico.

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town centre, queenstown - foto di alessandro carboni

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Dopo il 1965 e fino ai primi anni 1970, quando Singapore ottenne l’indipendenza dagli inglesi, oltre la criminalità e la disoccupazione elevata, scontri razziali e insurrezioni comuniste, l’isola dovette affrontare, gravi carenze di alloggi e infrastrutture. Gli inglesi avevano fatto poco per integrare la popolazione, in sostanza avevano lasciato ogni comunità a se stessa. I primi cinque anni di Indipendenza sono stati caratterizzati da una politica “di sopravvivenza” basata sull’attrazione di investimenti esteri, lo sviluppo di infrastrutture, la creazione di una forza lavoro disciplinata e un rigoroso controllo politico. In trent’anni di Singapore, è diventa una città-stato potentissima, industrializzata: una delle “Four little dragons”(6).

town centre, queenstown - foto di li chin sung

L’immagine dell’insalata Rojak suggerita dal tassista, non era del tutto fuori luogo. Le New Town, e in particolar modo Queenstown, nascevano con l’idea di non creare una periferia popolata solo da etnia unica e dominante. I legami culturali degli abitanti provenienti da India, Cina, Malesia, Singapore e Indonesia dovevano estendersi ben oltre i confini nazionali. Queste differenze dovevano essere sostituite da una identificazione nazionale in cui il senso nazionale e di patria fossero sinonimo di ricchezza, stabilità e multiculturalismo. Oggi Queenstown è la New Town più povera e decadente di Singapore.

Dopo alcune ricerche bibliografiche(7) sulla storia del Public Housing di Singapore, ho contattato Kwek Li Yong (8) operatore sociale del Queenstown Community Centre. Venerdi mattina, mi ha accompagnato per una visita guidata nei vari block della Queenstown. Nel 1947, l’Housing Committee di Singapore, evidenziando il problema della carenza di alloggi, propose il decentramento degli abitanti della città in zone residenziali appositamente costruite nelle periferie. Grazie, anche all’influenza esercitata delle New Town costruite nel dopoguerra in Gran Bretagna, Queenstown fu stata scelta come sito per lo sviluppo delle prime Public Housing a Singapore. Alla fine

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del 1953 fu compltetato, un primo lotto preliminare di 3 monolocali.

queenstown - foto di alessandro carboniDa allora, l’intera zona ha continuato a svilupparsi rapidamente creando una città pressochè autosufficiente. Tutti ricordano il Town Centre, completato nel 1969, il primo centro commericiale con tre sale cinematrografiche, un piccolo teatro, un emporio, un mercato di prodotti alimentari, un piccolo centro infantile, un ristorante, una discoteca, vari negozi e persino una pista da bowling.

block 96, queenstown - foto di li chin sungIl 1970, fu l’apice del successo per Queenstown. Fu considerata da modello per la costruzione e sviluppo di altri due quartieri vicini – Buona Vista Estate e Holland Village. Tuttavia, dal 1980 in poi, grazie ad una graduale migrazione delle generazioni più giovani in altre New Town limitrofe, Queenstown. si trasformò radicalmente.

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Appena passata Stirling Rd, mi trovo davanti i Block 45, 48 e 49. Sono unità abitative molto semplici e piccole, solo due o tre stanze. Fuori dalle finestre ci sono dei pali in legno posizionati in modo orizzontare che ricordano delle lance. Su di queste, vengono stesi i panni. Se guardiamo il palazzo da sotto, i panni stesi sembrano delle bandiere. Dopo aver attraversato il ponte sulla Queensway, la strada che divide in due Queenstown, ci troviamo prima davanti ad una chiesa poi ad un tempio Indu. Piu un fondo un tempio taoista e ancora più in la, una grande Moschea. Non vedo molta gente in giro, le uniche persone che incontro sono anziani. Dopo alcune centinaia di metri attraversiamo altri Block di diverse forme e misure. Dopo alcune decine di metri ci troviamo davanti al Tanglin Halt Estate, un palazzo molto alto della seconda generazione. Saliamo fino al 40esimo piano per vedere tutta Queenstown e gran parte della città. La griglia urbana è regolare e dall’alto, la distribuzione dei flussi sono chiaramente visibili. Lo spazio urbano, è controllato al millimetro. I block sono incastonati nel verde, ma è un verde rigorosamente curato. Cerco di decifrare ogni punto geografico fissato dal mio sguardo. Si vedono i margini dell ‘isola e alcuni isolotti. Le autostrade disegnano una fitta maglia di segni che incrociano in più punti dell’isola. Il porto si trova sulla punta meridionale, le vaste aree industriali a ovest, e l’aeroporto a est. Chiedo a Kwek Li Yong, dove si trova il Centre. Eccolo! Dall’alto ha una forma compatta, come una piccola piazza. Un ultimo sguardo verso il basso, ho le vertigini. Scendiamo rapidamente. Per arrivare al Town Centre attraversiamo altri palazzi che un tempo erano shop, negozi, empori. Ora soltanto serrande abbassate e legni sulle vetrine. Il multistore 38, è chiuso e anche il medical Centre sembra esserlo. Poco più avanti, alcuni ragazzini si divertono nel piccolo skate park in lamiera e ferro, davanti all’unico negozio ancora aperto.

tanglin halt estate, queenstown - foto di alessandro carboniAncora più avanti, nella decadenza totale, la Food Court, forse l’unico vero spazio sociale rimasto nell’intera area. Qui gli abitanti di Queenstown, si incontrano, mangiano, condividono i tavoli e passano gran parte del tempo. Mentre passeggio, uno dietro un banco che vedeva pollo e riso, mi guarda e poi

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mi dice: “sono andati via, vedi?”. Poi contiuna, “da quando hanno aperto il Casinò(9), la gente non ha più soldi”. La Food Court è spazio caotico ma vibrante. Poco più avanti, il Town Centre. Completamente abbandonato, ha ancora le insegne del cinema e della pista da bowling. Mi fermo e chiudo gli occhi. Cerco di immaginare lo spazio quando era vivo, in uso. Sovrappongo nella mia mente, le immagini delle fotografie degli anni ‘70 che avevo visto pochi giorni fa in vari libri sulla Queenstown. Per poco riesco a vedere le persone in fila al botteghino del cinema, riesco a sentire il ruomore della fontana di fronte all’entrata, riesco a vedere e sentire le auto che parcheggiano e il rumore delle persone che corrono perchè sono in ritardo per lo spettacolo. Cerco di ripristinare i flussi, le presenze, i corpi del Town Centre.

town centre, queenstown - foto di alessandro carboni

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Riapro gli occhi, e davanti a me un indiano, che mi fissa incuriosito. Continuiamo a camminare fino all’ultimo Block 96. Oltre il Towncentre, mi aspettava una sorpresa molto curiosa.

bird watching nel block 96, queenstown - foto di alessandro carboniUn gruppo di uomini, seduti in cerchio su delle sedie in plastica, ascoltano silenziosamente il cinguettio di decine e decine di piccoli uccelli in gabbia.

bird watching nel block 96, queenstown - foto di alessandro carboniOsservo l’immagine: e’ surreale! Ogni piccola gabbia è appesa al soffitto su delle barre in ferro numerate. Lo spazio è quadrato e acusticamente perfetto. Chiedo spiegazioni a Kwek Li Yong.

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Mi dice che ogni giorno, alcuni abitanti di Queenstown, vengono qui ad ascoltare il canto degli uccelli. Kwek Li Yong, mi dice che probabilmente ognuno di loro, è anche il padrone di uno più uccellini.

bird watching nel block 96, queenstown - foto di alessandro carboni

bird watching nel block 96, queenstown - foto di alessandro carboniIl cinguettio è una densa pasta sonora in cui si possono sentite piccole variazioni melodiche. Alcuni di loro chiudono gli occhi, cercando di ascoltare al meglio il concerto e tutta la gamma di frequenze che si spostano rapidamente nello spazio. Mi siedo e partecipo anche io al rito.

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1) Le “five C” è un modo di dire popolare comunemente utiizzato a Singapore per indicare un atteggiamento spudoratamente materialistico.2) Kiah su – in Min Nan, linguaggio Hokkien del sud Fujian,in Cina) significa “paura di perdere”. parola è cosi largamente utilizzata a Singapore, che è stata incorporata nel vocabolario di inglese (in forma di Singlish). Kiah su è usato per descrivere l’atteggiamento competitivo lavoro, nello studio e nella società sud-est asiatica. 3) Singapore è la terza tappa del progetto Overlapping Discrete Boundaries. I miei collaboratori sono Dickson Dee, musicista di Hong Kong e Liang Guo Jian, calligrafo e documentarista cinese. www.overlappingdiscretecityboundaries.com4) www.ari.nus.edu.sg5) what burns never returns project6) Taiwan, Korea del Sud, Hong Kong e Singapore costituiscono gran parte l’economia di tutto il sud-est asiatico. , l’attenzione è sempre più rivolta verso altre economie asiatiche, che stanno attraversando un veloce trasformazione economica ad esempio , Indonesia e Filippine.7) Low, Chwee Lye, 10-Stories. Queenstown Through The Years.and Outreach Division, National Heritage Board in collaborazione con Central Singapore Community Development Council e Queenstown Citizens’ Consultative Committee, Singapore, 2007. Kwek Li Yong, mi racconta che dove ora sorge la Queenstown si trovava una grande valle paludosa. Una zona agricola, diverse piantagioni di gomma e un cimitero conosciuto anche come Boh Kang Beh. Nel 1942, la zona era abitata da centinaia di Hokkien e Teochew, abitanti orginari del fujian. 8) http://myqueenstown.blogspot.com/9) All’interno del World Resort Sentosa (RWS) da circa un mesa ha aperto il primo Casinò di Singapore. Gli abitanti d singapore per poter entrare devono pagare 100SD (circa 50€): Nei prossimi mesi verrà inaugurato il secondo Casinò della città.

www.alessandrocarboni.org