I CONTESTI ELETTIVI DELLO SVILUPPO: LA FAMIGLIA E LA SCUOLA

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I CONTESTI ELETTIVI DELLO SVILUPPO: LA FAMIGLIA E LA SCUOLA Emma Cergolj, Eleonora Tognella, Asja Lot, Giorgia Miorto, Arianna Bonotto, Temim, Anna Pavone

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I CONTESTI ELETTIVI DELLO SVILUPPO: LA

FAMIGLIA E LA SCUOLAEmma Cergolj, Eleonora Tognella, Asja Lot, Giorgia Miorto, Arianna

Bonotto, Temim, Anna Pavone

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IntroduzioneAsja Lot

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L’INFLUENZA DELL’AMBIENTE

Il compito del bambino è quello di adattarsi a questi ambienti, stabilire rapporti con le persone ed imparare i ruoli, i valori e le attività presenti

Lo sviluppo del bambino è influenzato dall’ambiente che lo circonda

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MODELLI TEORICI

• L’ambiente psicologico secondo Lewin

• L’interazione con l’ambiente e lo sviluppo cognitivo secondo Piaget

• Il ruolo generativo delle interazioni con gli altri per Vygotskij

Dualismo individuo - ambiente

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• La teoria ecologica di Bronfenbrenner

introduce una nuova visione che considera l’individuo e l’ambiente elementi non separabili di un unico sistema integrato.

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La teoria ecologica

L’ambiente è organizzato in una serie gerarchicamente ordinata di contesti o sistemi, inclusi l’uno nell’altro, rappresentati come cerchi concentrici.

Al centro di tali sistemi si trova il bambino con le sue caratteristiche personali, di natura biologica ed esperienziale.

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IL MICROSISTEMA

Il contesto più vicino al bambino, di cui fa esperienza personalmente è il MICROSISTEMA.

Le persone ed i luoghi fisici a questo livello sono quelli con cui il bambino interagisce di più e influiscono sul suo sviluppo.

Esempi: la famiglia, la scuola e il gruppo di coetanei.

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IL MESOSISTEMA

I diversi microsistemi si influenzano reciprocamente e l’insieme di queste influenze è concepito come un sistema a sé stante: il MESOSISTEMA.

Esempio: gli scambi tra i microsistemi famiglia e scuola

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L’ECOSISTEMA

Anche le persone con cui il bambino non entra direttamente a contatto possono influenzare il suo sviluppo.

L’ECOSISTEMA è una struttura di cui non is ha esperienza diretta, ma che entra in relazione con i sistemi in cui è inserito il bambino.

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IL MACROSISTEMA

Si riferisce a valori, ideologie, scelte politiche e caratteristiche culturali del gruppo, o sottogruppo, socioculturale a cui appartiene il bambino.

Esso comprende tutti gli altri sistemi

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IL CRONOSISTEMA

Il CRONOSISTEMA comprende la dimensioni temporale e storica ed agisce su tutti gli altri sistemi.

Si pensi alle diverse età dell’uomo ed al suo percorso di crescita; gli eventi e le condizioni cambiano a seconda del periodo di vita in cui egli si trova.

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DEFINIZIONE DI CONTESTO

Queste diverse concezioni sulla relazione individuo-ambiente fanno si che il contesto venga definito come l’insieme degli aspetti fisici, sociali, culturali, economici e storici della situazione in cui un individuo è inserito.

Il bambino vive in contesti diversi, ognuno con proprie caratteristiche che si modificano nel corso del tempo, la cui influenza va analizzata per comprendere lo sviluppo dell’individuo.

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DIFFERENZE NELLA REAZIONE DEL BAMBINO AL CONTESTO

Sono state evidenziate differenze individuali nella reazione dell’individuo alle condizioni del contesto In un stessa situazione, alcuni bambini possono essere più sensibili ai fattori ambientali avversi, per una personale vulnerabilità: bambini maltrattati.

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Interazioni sociali e SOCIALIZZAZIONE

Coloro che hanno un ruolo importante nello sviluppo del bambino sono genitori ed insegnanti, che, attraverso la socializzazione, trasmettono alle nuove generazioni valori, norme e consuetudini.

SOCIALIZZAZIONE = è un processo che mira all’acquisizione da parte del bambino delle capacità sociali, emotive e cognitive necessarie affinché egli si comporti in maniera adeguata rispetto al proprio gruppo socioculturale e ne diventi un membro competente.

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La socializzazione è avviata dalla figura educante in tre modi:

• insegnamento esplicito di specifici comportamenti, capacità e regole

• in modo indiretto e non intenzionale, facendo quindi da modello con il proprio comportamento quotidiano. Il bambino apprende osservando come si comporta l’adulto nei vari contesti.

• organizzando e selezionando le attività e le esperienze dei bambini, le informazioni a cui essi hanno accesso e scegliendo le persone con cui essi entrano in contatto.

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Gli approcci più recenti vedono il bambino come ATTIVO costruttore del proprio sviluppo e ritengono che esso svolga un ruolo attivo nella socializzazione, essendo preadattato alle relazioni sociali.

In questo caso la socializzazione è considerata un processo bidirezionale in cui vi è un adattamento reciproco tra bambino ed educatore.

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Schaffer, nel 1996, sottolinea l’esistenza di altre due forme di socializzazione:

quella EMOTIVA

quella COGNITIVA

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SOCIALIZZAZIONE EMOTIVA

Comprende l’acquisizione e la manifestazione delle emozioni; si realizza sia osservando come gli altri esprimono le proprie emozioni, sia come conseguenza delle reazioni che gli adulti hanno all’espressione delle emozioni dei bambini, ma anche nei dialoghi sulle emozioni e la regolazione di esse.

1993 studi di Dann

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SOCIALIZZAZIONE COGNITIVA

Questi processi possono subire l’influenza delle pratiche sociali e culturali, dunque, i bambini sviluppano certe modalità di pensiero tipiche della propria cultura.

Schaffer opina che gli adulti mettono in atto comportamenti volti a facilitare, dirigere ed aumentare le funzioni cognitive del bambino.

questo avviene durante le ATTIVITA’ CONGIUNTE

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LE ATTIVITA’ CONGIUNTE

o Possono anche essere organizzate dalla persona con maggiori competenze, l’esperto, nelle quali inserisce l’utilizzo di strumenti culturali, artefatti e valori di cui poi il bambino si appropria partecipazione guidata.

o Viene usato il concetto di scaffolding, “impalcatura”, che rappresenta l’azione di supporto che l’adulto fornisce al bambino durante un’attività.

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FAMIGLIAEleonora Tognella

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FAMIGLIA

La famiglia è il contesto più importante per lo sviluppo dei bambini, ed è la prima agenzia di socializzazione.

Secondo la teoria ecologia di Bronfenbrenner, la famiglia costituisce un microsistema al cui interno le influenze tra i membri sono reciproche.

Permette:

• Soddisfare i bisogni primari

• Stabilire i primi legami affettivi

• Sviluppare il sé

• Sviluppare la capacità di relazionarsi con altri

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Tipologie di famiglie:

• Famiglia “tradizionale” avente due genitori eterosessuali e i figli (53%)

• Famiglia senza figli (32%)

• Famiglie monogenitoriali (15%)

• Famiglie aventi genitori adottivi

• Famiglie “ricostruite” dove la coppia vive con i figli avuti da precedenti unioni

• Famiglie nate grazie alle nuove tecnologie di riproduzione

• Altre differenze …

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La famiglia è un sistema complesso che cambia nel tempo e questo comporta la ricerca di un nuovo equilibrio familiare.

Secondo voi: Com'è cambiata la famiglia nel tempo?

Fattori che influenzano le qualità delle relazioni famigliari:• Supporto sociale che riguarda il supporto che i genitori ricevono da parte dei parenti, amici,

vicini di casa e istituzioni• Povertà che è fonte di stress e può portare alla cattiva nutrizione, delinquenza, disagio.

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GENITORI

I “cuccioli” della specie umana per sopravvivere dipendono dai genitori per quanto riguarda l’igiene, la protezione, le interazioni e se lasciati soli non posso crescere. I genitori trasmettono alle nuove generazioni valori e norme della comunità in cui sono inseriti.

I comportamenti di cura ed educazione vengono rivolti non soltanto verso i propri figli biologici …

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GENITORI Comportamenti genitoriali nella cura dei bambini:

• Alcuni sembrano essere inconsci, innati

• Possono essere impararti

• Possono essere modificati attraverso interventi mirati

LeVine ha individuato 3 funzioni genitoriali fondamentali:

• Garantire la loro sopravvivenza

• Permettere l’autonomia economica

• Sostenerli nell’autorealizzazione

Queste funzioni sono tra loro ordinate gerarchicamente.

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GENITORI

• Differenze culturali:

• Società individualiste enfatizzano l’indipendenza e il successo personale

• Società collettiviste enfatizzano la dipendenza reciproca e l’armonia sociale

• Non è possibile distinguere i comportamenti genitoriali in giusti e sbagliati perché ciò varia da cultura a cultura infatti ciò che può essere sbagliato per una cultura può invece essere adeguato per un’altra.

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Stili genitoriali:

• Stile autoritario genitori poco attenti ai bisogni dei figli, severi, inflessibili, esercitano un elevato controllo e mettono in atto comportamenti intimidatori

• Stile autorevole genitori attenti ai bisogni dei bambini, sollecitano il dialogo con i figli, forniscono norme stabili e comportamenti non punitivi

• Stile permissivo elevata accettazione e scarso controllo da parte dei genitori, poche restrizioni

• Stile trascurante genitori indifferenti verso i figli, non prestano attenzione ai bisogni dei bambini, non stabiliscono regole stabili

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Effetti degli stili educativi:

• stile autorevole hanno maggiori competenze, più alta stima di sé, popolarità fra i coetanei.

• stile autoritario avranno scarse competenza sociali, bassa autostima, relazioni scarse e negative con i pari.

• stile permissivo manifestano aggressività e scarso autocontrollo

• stile trascurante avranno problemi con le relazioni fra i coetanei.

I bambini possono essere esposti a più stili genitoriali in quanto la madre e il padre possono non avere lo stesso stile genitoriale.

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E secondo voi: Qual è il contributo dei genitori sullo sviluppo dei bambini?

• I genitori biologici trasmettono il proprio corredo genetico, tramandano valori e norme sociali.

Ci sono 2 visioni che interpretano gli effetti dei genitori sui figli:1. Secondo Belsky i bambini per svilupparsi al meglio devono avere

genitori che si impegnano per fornire loro il miglior contesto possibile in cui vivere.

2. Gli stili e i comportamenti messi in atto dai genitori non hanno effetti assoluti e validi per tutti i bambini i bambini reagiscono in modo differenziato alle influenze genitoriali

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FRATELLI

Le relazioni tra fratelli sono caratterizzate da:

• Condivisione

• Gioco

• Comunicazione

• Supporto emotivo

• Conflittualità

• Rivalità

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FRATELLI

Secondo Dunn ci sono 3 aspetti fondamentali nelle relazioni tra fratelli:

• Qualità emotiva emozioni provate nei confronti del fratello/sorella

• Intimità vicinanza fisica, emotiva

• Variabilità può essere stretta e affettuosa oppure distaccata o conflittuale

Caratteristiche e qualità relazione fraterna:

• diverse per ogni coppia e legate al genere, età, temperamento.

• migliore se i genitori hanno relazioni positive con i figli

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Effetti della relazione fraterna:

• influenza positivamente la competenza sociale, la costruzione della personalità e identità e la regolazione emotiva

• Ma nei casi in cui la relazione è conflittuale manifestazione dei sintomi di depressione e comportamenti delinquenziali

Secondo voi: cosa comporta per lo sviluppo essere figli unici?

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FIGLI UNICI

• I bambini ricevono maggiori attenzioni e maggior controllo da parte dei genitori, ricevono più protezione e aiuto, non hanno la necessità di negoziare con i fratelli

• Ipotesi: che questi aspetti possano determinare il fatto che i figli unici vengono viziati e cerchino di stare maggiormente al centro dell’attenzione non dimostrato

• Avere fratelli o sorelle non comporta difficoltà nello sviluppo

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NONNI

• Fanno parte delle figure che hanno un ruolo nell’educazione del bambino

• Possono sostenere la crescita del bambino da un punto di vista economico e affettivo

• Il loro ruolo non è diminuito con gli anni anche a causa dell’allungamento dell’impegno lavorativo delle madri.

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La scuolaTemim Petretić

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CARATTERISTICHE E FUNZIONI

Nido e scuola influenzano la vita di un bambino, in quanto vi passa molto tempo, ma soprattutto perchéin questi luoghi ha molte occasioni per relazionarsicon altri bambini e adulti. Grazie agli insegnanti il bambino potenzia e acquisisce lo sviluppo linguisticoe cognitivo, sociale, emotivo e morale.In Italia circa il 98% dei bambini frequenta la scuola dell’infanzia e questo aiuta un inserimento positivo nella scuoladell'obbligo. I nidi e le scuole si differenziano in treaspetti principali: ambiente fisico, orientamentopedagogico, clima sociale

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LA CLASSE

Può essere considerata come gruppo sociale e si caratterizza per le relazioni e le influenzereciproche che si instaurano tra i membri e ha l'obiettivo specifico di formare gli alunni sia a livello culturale che personale.

Dal 1977 in Italia sono state chiuse tutte le scuole differenziate, con l'obiettivo di avere un clima che sostiene, accetta e non giudica Abbiamo quindi una classe formata da bambini neurotipici e neuroatipici con qualsiasi tipo di disabilità, questi ultimi seguiti da un insegnante di sostegno

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Hartup (1989) distingue due tipi di relazione che si stabiliscono in classe: verticali e orizzontali.

Le relazioni verticali sono quelle che il bambino instaura con gli insegnanti e gli adulti presenti sul suolo scolastico, ossia le persone che hanno un maggior potere sociale maggiore rispetto al loro. Si creano relazioni complementari e di cura: l'adulto aiuta e protegge il bambino, agevolando l'acquisizione di conoscenze e abilità.

Le relazioni orizzontali sono quelle che instaura con i compagni di classe, con cui si trova allo stesso livello, basate su interazioni reciproche (come il gioco) perché tutti possiedono le stesse abilità. Con queste relazioni il bambino impara a confrontarsi e interagire.

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Il comportamento in classe è dettato da delle regole che bisogna seguirle e variano a seconda del livello scolastico, scuola specifica, classe frequentata e dall’età. Carugati e Selleri (2005) hanno individuato alcune norme generali:1) Relazione tra insegnanti e alunni è asimmetrica: ciò significa che non godono degli stessi diritti e doveri.2) L'insegnante pone domande alle quali è possibile rispondere3) L'insegnante pone le domande in modo di indicare la risposta4) I dati di un problema sono necessari, sufficienti e pertinenti per trovare la soluzione

Queste norme influiscono sul comportamento degli alunni

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La letteratura psicologica individua due principali approcci presenti attualmente nel sistema scolastico.

Autoritario: le lezioni sono frontali e l'insegnante controlla costantemente l'attività degli studenti, che hanno una posizione passiva nell'apprendimento. Si prediligono le interazioni tra alunno-insegnante e le attività sono dirette dall’insegnante stesso

Approccio centrato sul bambino: si fonda sulle teorie di Piaget e Vygotskij; gli alunni sonoparte attiva nel loro apprendimento e hanno possibilità di discutere e negoziare le attivitàcon l'insegnante. L’insegnante organizza insieme agli alunni le attività e le lascia realizzarein gruppo agli alunni

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RELAZIONE BAMBINO-INSEGNANTE

L’insegnante assume un ruolo fondamentale nellavita del bambino. Per creare un buon rapporto c'èbisogno che si crea una stabilità degli scambi. I momenti di gioco sono fondamentali dato che sicrea una ‘’figura di riferimento’’ (insegnante cheha un gruppo specifico di bambini) e questopermette ai bambini di avere una ‘’base sicura’’. Di solito si instaura un rapporto particolare trabambino-insegnante il quale diventa spesso come una figura parentale dato che il bambino cercaapprovazione e contatto fisico con loro. Con il passaggio dei ragazzi alla scuola secondaria il rapporto cambia e diventa più distante e formale, anche se il concetto di vicinanza rimane uguale.

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Una caratteristica fondamentale per uno sviluppo lineare del bambino è la buona qualità della struttura: se frequenta un buon nido sono più alte le possibilità di un attaccamento sicuro e di successo durante la scuola dell'obbligo.

Oltre alla qualità degli istituti, è fondamentale monitorare l'adattamento scolastico del bambino. La scuola ha delle aspettative emotive, relazionali e comportamentali nei confronti del bambino e, nel caso in cui egli non riesca a soddisfarle, i risultati negativi possono variare da un peggioramento nel rendimento all'abbandono scolastico, o sfogare la propria frustrazione in comportamenti aggressivi che possono sfociare nel bullismo.

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LO STILE EDUCATIVO

Lo stile educativo influenza molto il rapporto insegnante-alunno, il rapporto fra compagni e l’attenzione in classe.Nello studio di Lewin, Lippitt e White (1939) vennero individuati gli effetti di tre diversi stili di leadership cioè autoritario, democratico e permissivo.

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Uno studio condotto in Italia rivelano che gli studenti di secondo grado descrivono la relazione con l’insegnante in tre modi:

• Insegnante cooperativo: comprensivo e amichevole, ascolta studenti, sa battersi per loro ma anche sa farsirispettare ha buone qualità di insegnare la materia ciòporta a fiducia reciproca e serietà in classe

• Insegnante oppositivo: irrascibile, imprevedibile con scatti d’umore, studenti visti con sospetto e li ritieneincapaci. In classe ce un clima di sentimenti di squalificae svalutazione degli studenti

• Insegnante sottomesso: poca influenza sugli studenti, insicuro e poco impegnato nel lavoro. La classe è caoticae difficile da controllare

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• Lo stile influenza moltissimo la motivazioneallo studio e sugli esiti degli studenti: risultati migliori con insegnanti cooperativi, il contrario invece con insegnanti oppositori.

• Gli studenti con buona relazione insegnante-studente hanno un atteggiamentopropositivo verso la scuola, creano menoproblemi di comportamenti e hanno dei votimigliori rispetto agli altri.

• Per l’insegnante quindi è molto importanteavere una buona competenza sociale, sviluppa relazioni di supporto e incoraggia ipropri alunni

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GLI EFFETTI DEL NIDO E SCUOLA

Per il bambino è importante che ci sia un clima che accetta e non giudica (Rogers, 1969) in classe per apprendere meglio. In una classe tutti sono uguali e tutti devono avere la possibilità di esprimere la propria opinione e manifestare i propri bisogni, ma la cosa più importante è che si devono sentire apprezzati. Una classe ottimale è una classe con bassi livelli di conflitti e che promuove i rapporti interpersonale.

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Approfondimenti

Anna Pavone

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In cosa è diverso lo sviluppo di bambini cresciuti in orfanotrofio, quindi senza una vera e propria figura di riferimento?

La teoria dell'attaccamento di Bowlby (1958) sottolinea l'importanza di esperienze socio-emotive sin dai primi mesi di vita, concentrandosi sull'importanza di avere queste esperienze con adulti che riescano a rispondere in maniera emotivamente appropriata e relativamente stabile, così che il bambino abbia sin da subito una solida base per il proprio sviluppo emotivo, sociale e mentale. Vien da sé, quindi, la centralità del ruolo del genitore/caregiver; un attaccamento insicuro e disorganizzato, purtroppo tipico della vita instabile in orfanotrofio, è collegato a problemi comportamentali durante la crescita, specialmente nei maschi, sia per quanto riguarda la salute mentale che comportamenti criminali. La teoria dell'attaccamento predice un ritardo nello sviluppo socio-emotive nel bambino in cui questo tipo di esperienze positive. Teorie diverse (Bandura, 1977; Vygotsky, 1978) predicono ritardi in aree di sviluppo diverse e studi più recenti trovano possibili ritardi in aree ancora più ampie, come quella emotiva, mentale, e addirittura fisica. Questo è valido sia per orfanotrofi scadenti che per quelli relativamente buoni.

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È possibile una scuola senza voti?

NuVu è una scuola superiore americana fondata nel 2010 a Cambridge, negli Stati Uniti, il cui nucleo centrale pedagogico è l'assenza di voti o classi distinte: ogni due settimane, gli alunni ricevono un problema da risolvere, o un'idea da attuare, che potranno risolvere come più preferiscono, avendo a loro disposizione una varietà di studi in cui esplorare le proprie attitudini e creatività, e i docenti vengono visti come collaboratori e guide, piuttosto che autorità, e le singolarità uniche dell'alunno vengono esaltate da un approccio faccia a faccia.

“Atheneum”, una scuola media belga, ha abolito gli esami e i voti in arte, educazione fisica e tecnica, e musica, per concentrarsi sull'autonomia dell'alunno, che può decidere il ritmo con cui imparare le diverse materie: i docenti non impongono un ritmo unico, standard, ma si concentrano sul singolo per aiutarlo a superare i propri punti deboli. Durante i consigli di classe, i docenti non parlano di voti ma dell'alunno in sé come persona e come poterlo aiutare a migliorarsi.

D'altra parte, Robert Feldmesser presenta, alla 55esima conferenza annuale dell'American Educational Research Association del 1971, una ricerca a favore dei voti, in quanto fornirebbero utili informazioni all'alunno circa i suoi punti forti e deboli che può quindi riflettere sulle tecniche da utilizzare per migliorare. Ma secondo Donald Mowrer (1996) il voto diventa l'unico focus dell'alunno, che non ha interesse nella materia in sé, e nell'imparare, ma solo nell'ottenere un punteggio più alto dei compagni.

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In una famiglia tipica, frequenti trasferimenti in un'altra città/stato influiscono in qualche modo sullo sviluppo del bambino?

Uno studio, concentrato sui dati raccolti ad Amsterdam, ha trovato che gli adolescenti che si sono trasferiti spesso durante l'infanzia sono più proni allo stress, irritabilità, depressione e problemi di insonnia. Uno studio del 2010 pubblicato nel Journal of Personality and Social Psychology, condotto da Shigehiro Oishi, parla di conseguenze a lungo termine soprattutto nel caso di persone introverse. Tutto questo può essere attribuito alla paura dell'ignoto e alla mancanza di una rete di supporto sociale rappresentata dagli amici e famigliari che aveva nel luogo abitativo precedente. Un terzo studio del 2012 effettuato su 403 famiglie trova un possibile periodo, verosimilmente prima dei due anni, in cui risulta più deleterio il trasferimento.