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La Musica è viva, viva la Musica… La presenza, in un cartellone di quindici concerti, di almeno sette nuove proposte fra debutti in città e formazioni inedite, par proprio rovesciare – nel caso ve ne fosse bisogno – il dogma secondo cui la classica è un reperto museale e inerte. Il repertorio, gli interpreti e il pubblico crescono, e nel caso di Musica Insieme sono spesso cresciuti proprio insieme a noi, e questa nostra XXIX edizione dei Concerti ne vuole portare testimonianza. Fin dall’inaugurazione, che segna una novità assoluta: il primo allestimento a Bologna del King Arthur di Purcell, la parte musicale affidata a Sezione Aurea, nella lettura visionaria di Motus, compagnia teatrale in grado di realizzare un binomio raro come quello di sperimentazione e successo. D’altronde la prossima Stagione dei nostri Concerti attraverserà il tempo e lo spazio, coniugando grande repertorio e nuove scoperte: i quattro appuntamenti dedicati al pianoforte affiancheranno infatti interpreti ben noti al nostro pubblico, come Arcadi Volodos e il duo Labèque, al debutto in città di artisti, come Denis Matsuev e Beatrice Rana, già insigniti dei principali riconoscimenti ed acclamati in tutto il mondo. La varietà degli organici si dipanerà dal duo di violino e pianoforte, con la prima parte dell’integrale brahmsiana che abbiamo affidato a Julian Rachlin e Itamar Golan, a quello di violoncello e tastiera, con un’altra illustre novità in cartellone: Sol Gabetta. A tre solisti di vaglia come Corina Belcea, Antoine Lederlin e Michail Lifits spetterà lo sguardo sul trio con pianoforte, mentre a combinare con originalità clarinetto, viola e piano ci penseranno uno straordinario maestro come Vladimir Ashkenazy, il figlio Dimitri e Ada Meinich. Crescendo di numero, due Quartetti storici come lo Janácek e l’Artemis si confronteranno con la storia come con le ultimissime creazioni per una compagine fra le più stimolanti di tutti i tempi, mentre Festival Strings Lucerne e Akademie für Alte Musik (alla loro prima apparizione in città), Ottetto d’archi dei Berliner Philharmoniker e Russian Chamber Philharmonic St. Petersburg espanderanno lo sguardo e il respiro anche grazie all’archetto di Arabella Steinbacher e alla tromba di Sergej Nakariakov.

Musica Viva

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La musica non è solo un’arte che si dispiega nel tempo. La musica ha bisogno di spazio. Anzi, lo spazio è condizione decisamente più necessaria che non il tempo per il dispiegarsi efficace della musica, per il suo propagarsi e quindi raggiungere chi l’ascolta. Il luogo dell’ascolto nella maggior parte dei casi è importante al pari, se non a volte di più, del tempo dell’ascolto. Se pensiamo, poi, alla musica europea, possiamo dire che negli ultimi cinque secoli le città hanno giocato un ruolo fondamentale nell’influenzare, determinare, dirigere in una direzione piuttosto che in un’altra lo sviluppo della storia della musica, e di conseguenza il modo di ascoltarla, creando ciascuna un suo spazio dell’ascolto. Un fenomeno questo che ha coinvolto anche il pubblico e che tutt’ora – pur con le inevitabili modificazioni – è possibile riconoscere e studiare. Da qui l’idea di sollecitare attraverso brevi testi suggestioni e curiosità connesse appunto con tali città. Abbiamo così aggiunto un tassello a quel mosaico di presentazioni della nuova stagione costruito per richiami e per indicazioni spesso oblique, piuttosto che per descrizioni didascaliche. Per queste e per gli approfondimenti c’è il nostro magazine “MI”. Abbiamo scelto una città per ciascun programma, immaginando, ricostruendo, narrando in modi diversi appunto le città e in qualche caso raccontando dei cittadini, delle loro storie e, a volte, della Storia attraverso lettere tratte da carteggi inventati (ma non del tutto), lacerti diaristici, fogli di quaderno. Al lettore intenzionalmente abbiamo lasciato il compito, se gli aggrada, di ricostruire ciò che quelle paginette lasciano solo intravedere. Una mappa, insomma, in cui non tutto è segnato, ma grazie alla quale sarà possibile unire in una molteplicità di dimensioni il tempo della Storia, i tempi delle storie, e gli spazi, quelli delle città, vissuti da quegli uomini che vollero essere artisti.

Fabrizio Festa

Compositore, docente di Conservatorio e saggista

Per le vie dei suoni

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I protagonisti

TUTTI I CONCERTI AVRANNO LUOGO PRESSO L’AUDITORIUM MANZONI, CON INIZIO ALLE ORE 20.30

19 ottobre MOTUS / King Arthur DANIELA NICOLÒ, ENRICO CASAGRANDE regia ENSEMBLE SEZIONE AUREA LUCA GIARDINI direzione e violino

26 ottobre ARCADI VOLODOS pianoforte

16 novembre JANÁCEK STRING QUARTET ANG LI pianoforte

30 novembre FESTIVAL STRINGS LUCERNE ARABELLA STEINBACHER violino DANIEL DODDS maestro concertatore

14 dicembre AKADEMIE FÜR ALTE MUSIK BERLIN

11 gennaio KATIA E MARIELLE LABÈQUE pianoforti

25 gennaio CORINA BELCEA violino ANTOINE LEDERLIN violoncello MICHAIL LIFITS pianoforte

8 febbraio ARTEMIS QUARTETT

22 febbraio DENIS MATSUEV pianoforte

7 marzo SOL GABETTA violoncello BERTRAND CHAMAYOU pianoforte

14 marzo VLADIMIR ASHKENAZY pianoforte DIMITRI ASHKENAZY clarinetto ADA MEINICH viola

4 aprile BEATRICE RANA pianoforte

18 aprile BERLINER PHILHARMONIKER STREICHOKTETT

2 maggio JULIAN RACHLIN violino e viola ITAMAR GOLAN pianoforte

9 maggio RUSSIAN CHAMBER PHILHARMONIC ST. PETERSBURG SERGEJ NAKARIAKOV tromba JURI GILBO direttore

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King ArthurMOTUSDaniela Nicolò, Enrico Casagrande regia

Luca Scarlini drammaturgia e traduzioni

Glen Çaçi, Silvia Calderoni attori Enrico Casagrande, Damiano Bagli, Ian Çaçi, Era Çaçi attori in video

Ensemble Sezione AureaYuliya Poleshchuk soprano

Carlo Vistoli controtenore

Luca Giardini direzione e violino

Alessandro Taverna consulenza al progetto

Premio Ubu Speciale nel 1999 «per la coerenza testarda e creativa di una ricerca visionaria nel ridisegnare spazi e filtrare miti»: ecco il biglietto da visita di Motus, la compagnia teatrale fondata nel 1991 da Enrico Casagrande e Daniela Nicolò, che di premi da allora ne ha ricevuti molti, grazie alla sua speciale facoltà di contaminare parole e visioni, spazi e suoni, approdando nel 2014 al King Arthur di Purcell e Dryden: una semiopera dalla modernità sconvolgente, complice soprattutto il genio di quello che è il ‘padre’ riconosciuto della musica inglese. E una sfida stimolante, che Motus raccoglie insieme a Sezione Aurea per regalare alla partitura l’incanto di un universo di immagini illusorie e miraggi.

LUNEDÌ 19 OTTOBRE 2015 ORE 20.30

All’inizio pensavamo che prima o poi sarebbe finito. Il nostro pallido sole invernale avrebbe illuminato con la sua luce rada il Tamigi, le nostre case e le nostre strade. Almeno quelle abbastanza larghe da far filtrare anche uno solo dei suoi raggi. Ma non fu così. Passò una settimana. Poi un’altra. Neve, che si fece ghiaccio e sulla quale cadde altra neve, che gelò. Passarono altre settimane. Il Natale – quello del 1683 – era ormai solo un ricordo, mentre il Tamigi era ancora una lastra di ghiaccio, che solo quando le nubi si diradavano un poco brillava di un mesto splendore. Quando finalmente la neve cominciò a sciogliersi, di giorni ne erano passati quasi cento. Eravamo a Primavera. Leggendo il terzo atto ho capito che Dryden non lo aveva certo dimenticato quell’inverno. Cupido evoca il Genio del Gelo, e questi emerge dalle coltri di neve, sotto le quali dormiva. Tutti sanno di cosa Dryden parla. Quel freddo lo abbiamo ancora nelle ossa. Avremmo dovuto chiedere al grande Wren di erigere un Monumento, come quello che ha realizzato per ricordare a tutti il Grande Incendio del ’66. Del resto, ora le case sono di mattoni. Legno solo per porte e finestre. E della peste speriamo di non sentir parlare più. Wren, instancabile, sta costruendo la sua Saint Paul. A tanti non piace. Dicono che somigli troppo a San Pietro, e qui i “papisti” non sono certo amati. Eppure Wren è un uomo del Rinascimento. È un architetto fatto e finito. Avrebbe voluto Londra diversa, con strade grandi e diritte. Non è andata proprio così. Il Duca di York è diventato re. Si chiama Giacomo II. Si è risposato con Maria la Modenese, una Este. E le ha dedicato il mio teatro: ora si chiama Teatro della Regina. La città è cambiata quel tanto che poteva. Anche l’aria che respiriamo: sempre più fumi, sempre più pesante, un bel guaio per chi soffre d’asma. Non sono però cambiate le anime di chi ci vive. Shakespeare conosceva bene il suo pubblico. Dryden ha imparato la lezione e ha letto il Tasso. Maghi, spiriti dell’aria e della terra, re che si battono per una nobile fanciulla: il nostro Arthur, un britannico di pregio, e il sassone Oswald. Chi vuole ci legge solo la favola. Chi sa, ci legge ben altro.

Londra

John Dryden / Henry Purcell King Arthur

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Vienna

Caro Franz,

sono tornato ieri e già mi manca la tua compagnia. Otto mesi insieme! Non posso fare a meno di te, ma non posso stare troppo lontano dalla mia città. D’altronde, sono l’unico compositore viennese che a Vienna è nato. Gli altri – Mozart, Haydn, Beethoven – venivano tutti da fuori. Per non dire degli italiani. Salieri, ad esempio. Ottimo insegnante, per carità. Ma con Holzer mi trovavo meglio. Forse perché continuava a ripetere a mio padre: «Quando voglio insegnargli qualcosa, lui la sa già». E non ho mai capito perché mio padre facesse finta di non capire. Holzer, certo, era un maestro di parrocchia. La musica però la conosceva bene. Mi piaceva vivere a Lichtental, così come ora mi piace vivere in centro. Mi piacciono le strade, mi piacciono questi tetti spioventi. Qui nella Säulengasse ogni casa, poi, ha il suo piccolo cortile. Magari con un albero. Certo non i tigli, quelli che tanto amano i nostri poeti. Eppure questi piccoli cortili fanno della nostra Vienna una città unica, fatta di giardini nascosti. Ecco perché è facile a Vienna divenire poeta, o musicista, o pittore. Vedi ma non vedi, pur sapendo che c’è qualcosa da vedere, e magari da ascoltare, dietro quei grandi portoni di legno, che conducono sotto ampie volte a piccoli giardini, la cui luce poi filtra nelle nostre stanze. Sai che “camera” vuol dire “luogo coperto da una volta”? Potresti anche immaginare che si tratti della volta celeste. Comprendi allora, caro Franz, com’è facile viaggiare, pur restando chiusi (ma è davvero la parola giusta?) nelle nostre camere. Basta lo stormire delle foglie, su uno dei rami di quell’unico albero che impreziosisce il cortile su cui si affaccia la mia finestra, ed eccomi già nei panni del viandante. Lo so cosa stai pensando: un viandante che comincia a camminare in un inverno freddo come il suo cuore innamorato e deluso. Lo so e lo sai tu: qui a Vienna si diventa poeti e musicisti proprio perché la società – quella che conta – non ci ama davvero. Del resto, i migliori di noi non sono stati dei cortigiani. Anzi…non ci piaceva neppure Napoleone! La nostalgia è il colore principale della nostra musica. Ed è per questo che sono dovuto tornare…

Arcadi Volodos pianoforte

La carriera di Arcadi Volodos è ormai assimilabile a quella dei maggiori interpreti del nostro tempo: per constatarlo, basta scorrere l’elenco delle sale in cui è apparso nel solo inizio d’anno 2015 – Musikverein di Vienna, Théâtre des Champs-Elysées, Philharmonie di Berlino, Teatro Colon di Buenos Aires… – aggiungendo la Residenza al Konzerthaus di Berlino e l’apparizione al Festival di Pasqua di Salisburgo con la Staatskapelle di Dresda diretta da Daniele Gatti. Tanto più atteso è quindi il suo recital per Musica Insieme, ormai un appuntamento regolare con il nostro pubblico, e con le scelte di un interprete, che da anni ha messo la propria tecnica prodigiosa al servizio di pagine di grande profondità espressiva, eleggendo Brahms e Schubert fra i suoi numi tutelari. È il caso di due rarità come l’opera 18b, trascrizione del secondo tempo del giovanile Sestetto per archi, o dei Capricci e Intermezzi op. 76 dell’Amburghese, nel mentre il cimento con l’ultima sonata di Schubert, suo estremo e radicale frutto creativo, rientra nelle sfide tra le più stimolanti per il pianismo di tutti i tempi.

Johannes Brahms Tema e Variazioni in re minore op. 18b

Otto Klavierstücke op. 76

Franz Schubert Sonata in si bemolle maggiore D 960

LUNEDÌ 26 OTTOBRE 2015 ORE 20.30

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Praga

Anima Mia,

oggi ho incontrato nuovamente il presidente Masaryk, che mi onora della sua amicizia, come sai. Abbiamo passeggiato assieme lungo la Moldava. Mi ha parlato di Brno, dell’Università, che del resto lui stesso ha voluto. Son ormai quasi dieci anni che esiste. Chi lo avrebbe mai potuto immaginare! Quando ho lasciato Brno ero troppo povero e troppo entusiasta per pensare ad un futuro che andasse al di là del presente. E ora che ho un presente così ingombrante, penso a te che sei tanto giovane e guardi al tuo futuro come io non ho mai guardato al mio. Ecco perché sei l’amatissimo enigma della vita mia. Un indovinello che io spero di sciogliere inviandoti mazzi di rose e componendo per te opere che probabilmente non ascolteresti altrimenti. D’altronde, proprio mentre camminavo lungo il fiume a fianco del presidente, dell’uomo che ha costruito con la sua volontà indomita, ed oserei dire, con le sue proprie mani!, la nostra nazione, osservando lo scorrere dell’acqua – un fiume patriottico il nostro, non ti pare? – ho percepito con chiarezza il fluire della storia: di quella di tutti e della nostra, di noi due assieme e da soli. Hai mai notato che tutte le capitali della musica sono attraversate da un fiume o bagnate dal mare, o entrambe le cose? È un fatto curioso, nevvero? A Vienna, il Danubio; a Roma, il Tevere; a Londra, il Tamigi; Praga ha la sua Moldava. E poi Napoli col suo golfo, Venezia è un arcipelago… e New York: anche Manhattan è un’isola! Dunque, acqua, musica, tempo… tempo che va e che viene, che scorre, come in musica appunto. Certo io sono per te l’acqua che ormai è quasi giunta al mare, mentre tu sei appena sgorgata dalla fonte. Eppure siamo il medesimo fiume. Alla fine ci ritroveremo nello stesso mare. Per questo in ogni mia nota c’è un frammento di quei tuoi occhi neri, nerissimi. Neri al punto che la luce vi si perde. Ma non ho paura: anime unite le nostre, come l’acqua di un fiume…

Janácek String QuartetMilos Vacek violino Richard Kružík violino

Jan Reznicek viola Bretislav Vybiral violoncello

Ang Li pianoforte

Nel programma di un Quartetto che, fondato nel 1947, si è guadagnato ben presto l’autorizzazione ad esibirsi ufficialmente nel nome di Janácek per la perfezione delle sue interpretazioni, non può mancare Sonata a Kreutzer, capolavoro condensato in diciotto minuti di tensioni lancinanti, slanci lirici, sussurri e grida improntati alla drammaticità del racconto di Tolstoj cui s’ispira. Doveroso è poi l’omaggio alla tradizione tedesca, con il Beethoven del Quartetto delle arpe, così soprannominato per il pizzicato che colora il primo tempo. E con il Brahms dell’unico Quintetto con pianoforte, straripante di idee e di passione, che vedrà alla tastiera la pianista cinese Ang Li, una novità assoluta per Bologna, ma non per sale quali il Kennedy Center di Washington, o la Hong Kong City Hall.

Ludwig van Beethoven Quartetto in mi bemolle maggiore op. 74 – delle Arpe

Leoš Janácek Quartetto n. 1 – Sonata a Kreutzer

Johannes Brahms Quintetto in fa minore op. 34 per pianoforte e archi

LUNEDÌ 16 NOVEMBRE 2015 ORE 20.30

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«Eppure l’han cacciato a pedate».«Che t’aspettavi? Era un servo. E probabilmente anche uno degli ultimi. E in più, un servo cui non era richiesto servire, bensì suonare una di quelle tastiere sferraglianti e magari comporre un paio di minuetti e una gavotta. Certo, anche qualche messa, ma avrei voluto vedere te al loro posto. Se tu fossi stato a servizio da quell’Arcivescovo – che pare non brillasse per simpatia – e un ragazzetto piuttosto rumoroso, non troppo intelligente, ma sicuramente rompiscatole, si fosse aggirato per il palazzo pretendendo di essere un genio, non facendo nulla… tu invece uscivi dalla stalla… oppure ti eri appena spaccato la schiena su un’immensa catasta di legna… oppure…»

«Di’ pure quel che ti pare. Ma senza di lui, che peraltro è stato sempre lontano da qui, questa sarebbe solo una delle tante belle cittadine austriache: ordinata, linda, con tanti fiori ai balconi, tutti belli, senza neppure una foglia ingiallita. Sempre in fiore. Una gradevole cittadina austriaca, troppo austriaca, in cui non fai fatica ad immaginarti una bella parata di ragazzi in divisa, che finisce in birreria, dove tutti cantano e sbatton bicchieri, e poi giù a far dell’acqua sulla riva del fiume».

«Tutta invidia la tua! Invece dei ragazzi in parata, qui ci sono frotte di turisti che vengono a ascoltare le sue opere, e quelle di Strauss, ed anche le nostre: Puccini, Mascagni, Verdi. Anche Pagliacci c’è in cartellone. E li vedi in smoking, in jeans, in abito da sera, con gioielli veri o bigiotteria, freak o borghesi. Questa è la verità! Inutile persino fare paragoni».

«Sarà come dici tu. Eppure l’han cacciato a pedate: e questo è un fatto!».

«Hai mangiato troppa cioccolata col marzapane: eccesso di glucosio, troppa adrenalina, serotonina ai massimi, ragionamento addio. Palle di Mozart! Pensaci! Palle di Mozart! Ovvero, come fare d’un servo preso a pedate la più redditizia di tutte le industrie. È bastato mettere la sua faccia sulla cartina di un cioccolatino troppo dolce. Il resto è venuto da sé».

Salisburgo Festival Strings LucerneArabella Steinbacher violino

Daniel Dodds maestro concertatore

Il debutto sul palco di Musica Insieme di una compagine dalla storia gloriosa come il Festival Strings Lucerne, che si appresta a celebrare sessant’anni di attività e oltre 100 prime esecuzioni assolute, coincide con un felice ritorno: quello della violinista Arabella Steinbacher, che del Festival Strings è ora Artista ospite principale, e con il quale ha inciso nel 2014 proprio i Concerti mozartiani che presenterà a Bologna. Aperto dall’omaggio che Edvard Grieg rende allo stile settecentesco nella Holberg Suite, il programma vedrà la Steinbacher protagonista del Quarto e Quinto Concerto per violino, dove il “genio spugnoso” di Mozart fa levitare la semplicità melodica dello stile galante, creando oasi liriche nei tempi lenti, e chiudendo con scoppiettanti pot-pourri di melodie popolari. Il sipario calerà su una delle più note sinfonie mozartiane, nata nel 1774, proprio un anno prima dei cinque concerti per violino.

Edvard Grieg Holberg Suite op. 40Wolfgang Amadeus Mozart Concerto n. 4 in re maggiore KV 218 per violino e orchestra Concerto n. 5 in la maggiore KV 219 per violino e orchestra Sinfonia n. 29 in la maggiore KV 201

LUNEDÌ 30 NOVEMBRE 2015 ORE 20.30

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Signore, Signori,

sono felice di essere stato invitato a questo incontro sul barocco a Roma. Non che l’argomento si possa esaurire nello spazio che mi è stato concesso. Quindi mi concentrerò su quello che secondo me è il massimo esempio di quanto ha espresso il barocco romano: la Transverberazione di Santa Teresa d’Avila, scultura (oggi la chiameremmo: installazione) che il Bernini realizzò tra il 1647 e il 1652 nella Chiesa di Santa Maria della Vittoria. La chiesa è già un esempio straordinario del gioco di luci ed ombre, che è segno distintivo del barocco romano, e che ci dice quanto la lezione caravaggesca, incluse le sue derivazioni fiamminghe (non possiamo qui dimenticare Gherardo delle Notti) da un lato, e l’esperienza della luce maturata in quel di Napoli e della Sicilia (i fondi scuri di Antonello da Messina ci dicono già di questa nuova idea della luminosità e della lucentezza), fosse divenuta patrimonio comune e trovasse eco nella musica, ad esempio, del Carissimi. Lui pure a Roma e coevo del Bernini. La luce nel Bernini maturo è una luce che acquista la consapevolezza dell’essere informazione e non teme di fare i conti con l’infinito. Luce sacra, affronta l’oscurità non illuminandola, bensì trafiggendola. Questo è il significato della parola “transverberazione”: un angelo trafigge Santa Teresa nel momento dell’estasi che precede l’ascesa. Dell’essere fuori di sé, di un’esperienza ultra-corporea che rimanda al significato primigenio della visione nascosto in quella dimensione sonora, che è l’altra faccia della luce. Sto parlando del “teatro”, quel “teatro” che Bernini allestisce per Santa Teresa, ben sapendo che il teatro è il luogo dove il divino si manifesta. Certo, un’epifania ex-machina! Ma come potrebbe essere altrimenti: di cose umane stiamo parlando anche quando parliamo dell’uomo che cerca il suo Dio o la sua scienza. D’altronde, teatro e teoria sono la stessa parola: sono visioni dell’invisibile, immerse in quel luogo dei suoni che è la memoria, e che è la voce a ridestare. Sono sicuro che Bernini nel metter mano alla sua transverberazione sentisse il suono di quegli affetti, che nella musica dei suoi contemporanei trovavano appunto la massima espressione…

Roma Akademie für Alte Musik Berlin

Oggi universalmente riconosciuta come una delle più importanti orchestre da camera in attività, l’Akademie für Alte Musik di Berlino, o Akamus, fondata nel 1982, vanta oltre un milione di dischi venduti, con solisti come René Jacobs, Andreas Scholl, Sandrine Piau. Per la prima volta a Bologna, l’Akamus sarà ospite di Musica Insieme per un “concerto di Natale” che riunisce un’antologia di capolavori fra Sei e Settecento, attraversando l’Europa sulle note del celebre Canone di Pachelbel come del Concerto pastorale di Locatelli, e con i colori arcaici dell’organo e dei flauti dolci, oltre al consueto organico barocco di archi e basso continuo. Un repertorio del quale l’Akamus porta alto il vessillo, dalla Konzerthaus di Berlino al mondo.

Heinrich Biber Mysteriensonate n. 3 in si minore La Natività di Gesù Cristo

Georg Philipp Telemann Ouverture in fa maggiore À la pastourelle

Johann Pachelbel Canone e Giga in re maggiore Johann Christoph Pez Concerto Pastorale

Michel-Richard Delalande Sinfonia di Natale

Pietro Antonio Locatelli Concerto grosso in fa minore op. 1 n. 8

Antonio Vivaldi Concerto per due flauti in do maggiore RV 533

Arcangelo Corelli Concerto grosso in sol minore op. 6 n. 8 – Fatto per la notte di Natale

LUNEDÌ 14 DICEMBRE 2015 ORE 20.30

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Ci sono almeno tre New York. Quella che conosciamo meglio: Manhattan. Quella che ci hanno fatto credere che sarebbe meglio non conoscere: il Bronx. Poi, attraversando uno dei ponti più famosi del mondo, si arriva a Brooklyn. Il turista distratto difficilmente deciderà di attraversare quel ponte. Quel che resta di Little Italy e qualche stradina finto cinese sul lato di Manhattan sono più che sufficienti per ancorarlo su quella sponda dell’Hudson. Ma il turista curioso, quello che non si fa scoraggiare dal tassista che lo abbandona sulla Washington Ave invitandolo a non farsi una passeggiata per quei paraggi, sente che attraversare l’East River potrebbe rivelarsi più interessante di una semplice visita in quella che fu, prima di essere un quartiere di NY, una città autonoma, tra le più popolose degli interi Stati Uniti. Potrà scoprire un luogo favoloso nel senso proprio del termine: il Giardino Botanico che l’Università di Brooklyn fece costruire nel 1910 a Downtown, poco più in là del celebre ponte. Un mosaico affascinante di tasselli diversissimi tra loro, e però armoniosamente composti; un giardino ricco di angoli di struggente bellezza, ove convivono felicemente e in pace le più diverse culture. Culture in forma di piante e culture in quanto espressione dell’umana passione per l’arte e la conoscenza. Così ecco il Giardino shakespeariano, al termine del quale comincia il Percorso delle Celebrità. Oltre cento tra scrittori, musicisti (di ogni tipo), attori e registi, incluso ovviamente il progettista del celebre ponte, John Augustus Roebling, tutti nati o vissuti, o che vivono ancora, come Paul Auster, a Brooklyn. I loro nomi sono iscritti dentro foglie disegnate su mattonelle di granito disposte lungo tutto il cammino, un cammino che si dipana tra i pini. I cognomi – Whitman, Buscemi, Guthrie, Hayworth, Miller, Turturro, Mailer, Gershwin, Streisand, Allen, Houdini, Asimov, Rooney, Brooks – raccontano di un luogo che crogiuolo di culture lo è stato per davvero. Così al turista che sa di non essere solo un turista si svela un giardino incantato, la cui poesia silenziosa e quieta è più penetrante del rumore di fondo di una città che troppo spesso si dimentica che per sognare bisogna dormire.

New York Katia Labèque Marielle Labèque pianoforti

Sisters. Questo il titolo del cd che le sorelle Labèque hanno regalato al pubblico e a se stesse nel 2014, riunendo in una sorta di album di famiglia le musiche che hanno accompagnato la loro vita. Il Duo Labèque d’altronde è uno di quei sodalizi artistici forti dell’energia che scorre soltanto tra consanguinei. Così se la Sagra di Stravinskij è un loro ‘classico’ e dirompente cavallo di battaglia, le danze popolari di Brahms e di Dvorák rappresentano un caro ricordo del padre, che amava molto ascoltarle. Gershwin segna invece il debutto delle Labèque negli Stati Uniti, agli albori di una carriera stellare, che le vede protagoniste proprio nel maggio 2015, alla Walt Disney Hall di Los Angeles, della prima mondiale del Concerto che Philip Glass ha dedicato loro.

Igor’ Stravinskij La sagra della primavera

Pëtr Il’ic C ajkovskij Tre danze da Il lago dei cigni op. 20 (trascrizione di Claude Debussy)

Johannes Brahms Danze Ungheresi n. 1 – n. 5 – n. 20

Antonín Dvorák Due Danze slave: Dumka op. 72 n. 2 Furiant op. 46 n. 8

George Gershwin Tre Preludi

Witold Lutosławski Variazioni su un tema di Paganini

LUNEDÌ 11 GENNAIO 2016 ORE 20.30

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Glockenspiel. Glockenspiel, pretzel, e birra naturalmente. Essere nipote di un produttore di birra nella città della birra, capitale del regno della birra, dove persino l’ornamentazione delle nostre chiese è spumeggiante e luminescente come se fosse sgorgata da un boccale di birra, è un segno inequivocabile: sai qual è la sorgente che nutre le tue radici. Vai col glockenspiel, allora: danzino i bottai! E chi altri avrebbe potuto ballare sulla torre del Nuovo Municipio? Un Municipio in puro stile neogotico per una città che è barocca (tracimante nel rococò) fin dalla scelta degli intonaci. Le nostre case sono verdi, rosa, persino azzurre. Tutte tinte pastello che sembrano gareggiare con le nubi del nostro cielo, a loro volta trionfanti negli oli e negli affreschi: basta alzare gli occhi. Al cielo, magari verso le montagne; oppure per ammirare i soffitti e gli altari delle nostre chiese. Solo gli edifici pubblici tendono a un compassato grigiore. Poi, però attacca a girare il glockenspiel… Chi non ha percorso queste strade – non le principali, intendo quelle laterali, perdendosi nei quartieri che son cresciuti intorno a Marienplatz – non può capire. Qui la birra non è una bevanda mediamente alcolica, cui abbandonarsi per disperazione il sabato sera. Qui al contrario la birra è come la lava per chi vive sotto l’Etna o vicino al Vesuvio. È chiarezza e oscurità; è un fluido vitale. Talmente vitale da spingerci al di là della vita stessa. Volontà di vivere e cupio dissolvi si sciolgono l’una nell’altro. Aschenbach va all’Oktoberfest prima di partire per Venezia, così come la mia Marescialla si consola col giovane Quinquin, pur sapendo che prima o poi arriverà una giovane fanciulla. Quanto tempo è passato da allora. È ormai sera. Gira il glockenspiel, e il bambino, reso stanco dalla lunga giornata, accoglie con gioia la notte stellata: desidera solo abbandonarsi al sonno. L’anima sua, ora che finalmente nessuno più la sorveglia, vuole dispiegare le ali libera: nel cerchio magico della notte sprofonda nella vita e per mille e mille volte…

Monaco Corina Belcea violino

Antoine Lederlin violoncello

Michail Lifits pianoforte

Esordisce a Bologna per Musica Insieme un trio, ma forse sarebbe più corretto dire che esordiscono tre solisti insieme, ciascuno con una personalità spiccata e con un palmarés di premi di tutto rispetto: Corina Belcea, fondatrice del quartetto d’archi che porta il suo nome (e che abbiamo ascoltato a Bologna nel 2014), ora ensemble in residenza al Konzerthaus di Vienna, sarà al fianco di Antoine Lederlin, a sua volta violoncellista del Belcea Quartet oltre che prima parte della Sinfonieorchester di Basilea. Michail Lifits, dal canto suo, è risultato vincitore nientemeno che del Concorso pianistico internazionale “Busoni” 2009. I tre hanno unito le proprie radici (rumena, francese e uzbeka) e la passione per la cameristica in un programma che ne esplora anche tre diverse declinazioni: il duo d’archi, con l’opera 7 di Kodály, riecheggiante la musica popolare magiara, il più ‘classico’ violino e pianoforte, ma con un unicum come la Sonata di Strauss, e una pietra miliare per trio, come l’Arciduca.

Zoltán Kodály Duo op. 7 per violino e violoncello

Richard Strauss Sonata in mi bemolle maggiore op. 18 per violino e pianoforte

Ludwig van Beethoven Trio in si bemolle maggiore op. 97 L’Arciduca

LUNEDÌ 25 GENNAIO 2016 ORE 20.30

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«Calma di mare e felice viaggio».«Già, altro che Vascello fantasma, olandesi volanti, ed altre fantasticherie marine. Quando parti?»«Dopodomani. Germania prima, poi Russia. Un bel tour. Lo sai che amo suonare. Il pianoforte è sempre stato per me uno specchio dotato di un singolare senso critico. Grazie al pianoforte ho capito che cosa avrei potuto comporre dando il meglio di me».«Non sei nato per l’opera, e neppure per le grandi sinfonie. Ti ricordi a Lipsia, in quella pomposa scuola di musica? Davvero inadatta a far crescere quei talenti che, come il tuo, si riconoscono nelle piccole cose».«Hai perfettamente ragione. Quando osservo questa nostra città, i suoi fiordi, la natura che ci circonda, vengo colpito dai particolari piuttosto che dall’insieme. Un’increspatura sull’acqua, specie quando il vento appiana il mare dopo che ha piovuto. Oppure, le fronde di un albero. Una roccia che sporge dalla terra, magari coperta di muschio. E la luce! Quando scava nei nostri canali e si fa solida grazie all’arancio, al giallo, al bianco e al rosso delle nostre case».«Ora che la capitale è Oslo, qui siamo rimasti radicati nella vita che ci circonda. Siamo come il muschio: viviamo tra rocce e alberi, sulla riva del mare lungo i fiordi e le montagne che vi si specchiano. Viviamo tutto questo senza alcun timore. Altro che i tedeschi col loro Sturm und Drang e tutto quel risuonare di sinfonie alpine, di filosofi, poeti e musicisti, che salgono e scendono per i monti, non avendo niente di meglio da fare».«Non posso darti torto. L’ho capito subito quando studiavo a Lipsia. Per me la natura è il mondo in cui vivo, inclusa la nostra città. La natura nella quale sono nato e che mi accoglie proprio perché sono nato in lei. Per loro è Wissenschaft, un oggetto di studio da trasformare in altro, meglio se lucroso, anche quando si tratta di musica. C’è più poesia in un piccolo Lied di Schubert o nell’intera Tetralogia? Un dubbio che non ho mai avuto. Basta che mi guardi intorno: nuvole alte nel cielo, di un bel bianco nitido, che si specchiano nel mare. Io passeggio e non mi sento certo un Wanderer inquieto. Sono solo quel che la natura qui intorno m’invita ad essere: un tassello del suo mosaico».

Bergen Artemis QuartettVineta Sareika violino Gregor Sigl violino

Friedemann Weigle viola Eckart Runge violoncello

Formatosi con mentori quali Walter Levin, i Quartetti Emerson, Juilliard e Alban Berg, il Quartetto Artemis si è aggiudicato in rapida successione il Primo Premio al Concorso ARD di Monaco di Baviera 1996 e il Premio Borciani. Oggi è uno dei massimi quartetti in attività, ospite della Philharmonie di Berlino come del Konzerthaus di Vienna o della Salle Pleyel di Parigi. La scelta delle collaborazioni è importante per l’Artemis almeno quanto quella del repertorio: Sabine Meyer, Juliane Banse, Jörg Widmann sono stati al suo fianco in acclamate tournée mondiali, nel mentre l’attenzione per la contemporanea ha fatto sì che il Quartetto indicesse dal 2014 un proprio concorso di composizione; iniziativa originale e meritoria, volta ad incentivare la nuova musica e arricchire il repertorio per questo organico. Così, accanto all’esuberanza giovanile del Quartetto D 87 di Schubert ed all’ubertosità sonora quasi orchestrale dell’unico Quartetto firmato da Grieg, a Bologna ascolteremo il brano premiato nell’ultima edizione del “Concorso Artemis”, il cui esito sarà annunciato a ottobre 2015.

Franz Schubert Quartetto in mi bemolle maggiore D 87

NUOVA COMPOSIZIONE – Premio “Artemis Quartett” 2015

Edvard Grieg Quartetto in sol minore op. 27

LUNEDÌ 8 FEBBRAIO 2016 ORE 20.30

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Leningrado, 10 Agosto 1942

Sono tutti sfollati negli Urali, a Kubišcev. Qui dal Luglio del ’41 nulla è cambiato. Me lo ricordo alla radio Dmitrij Dmitrevic: «Vi parlo dal fronte… Un’ora fa ho terminato la seconda parte di una mia nuova grande composizione musicale… Nonostante la guerra, nonostante il pericolo che minaccia Leningrado… sia chiaro a tutti che la vita nella nostra città procede normalmente, nonostante il fardello di lotta che tutti noi ci stiamo portando sulle spalle… Io che sono nato a Leningrado e non ho mai lasciato la mia città natale… qui sono tutta la mia vita e il mio lavoro… la mia casa… un sentimento d’infinito amore per le sue ampie strade, per le sue piazze, per i suoi splendidi edifici… quando cammino per Leningrado mi sento al sicuro, perché so che Leningrado si ergerà sempre possente sulla Neva…». Ed ora sono tutti negli Urali. Ce li hanno mandati a forza. La Sinfonia Dmitrij Dmitrevic l’ha finita. Ieri l’abbiamo ascoltata, nonostante tutto… «Leningrado costituirà nei secoli un possente sostegno per la mia Patria… nei secoli moltiplicherà le conquiste della cultura…». Fare una rivoluzione significa tornare al punto di partenza. Non c’è nulla di più rivoluzionario di un pianeta che ruota intorno al proprio sole e torna sui suoi stessi passi. Dmitrij Dmitrevic parlava come Pietro il Grande: «San Pietroburgo nei secoli dei secoli… sulla Neva… si ergerà maestosa… imperiale…». Certo se in Russia volevi fare l’artista, a San Pietroburgo dovevi venire. Partono da qui e, prima o poi, vi tornano, da vivi o da morti. Li seppelliamo a Tichvin, nel cimitero alle spalle del Monastero di Aleksandr Nevskij nella Necropoli dei Maestri d’Arte. Se è una vera rivoluzione, torna sempre al suo punto di partenza. Così Cajkovskij e Dostoevskij riposano uno accanto all’altro, assieme ai due Rubinstein, a Balakirev, Cui, Glinka e Dargomižkij, Rimskij-Korsakov. Ci sono pure Rossi e Vorochinin, che San Pietroburgo l’han disegnata, prima che si chiamasse Pietroburgo, prima che si chiamasse Leningrado. Se questa è una vera rivoluzione prima o poi anche i nomi torneranno al loro punto di partenza…

Leningrado Denis Matsuev pianoforte

Personaggio fondamentale, come artista ma anche come divulgatore ed ambasciatore culturale del proprio Paese nel mondo, Denis Matsuev è presidente fra l’altro dell’organizzazione benefica “New Names”, che ad oggi ha permesso a più di 10.000 bambini di ogni regione della Russia di dedicarsi allo studio della musica (ed egli stesso, nella natia Irkutsk, in Siberia, ne superò quindicenne le selezioni). La prima apparizione sulle scene bolognesi di questo straordinario pianista, Premio “Cajkovskij” 1998 ed esibitosi con i massimi direttori del nostro tempo (da Gergiev a Temirkanov, Mehta, Pappano, Chung, Dutoit), non poteva che offrire al pubblico di Musica Insieme un saggio della grande tradizione russa vista per così dire ‘dall’interno’: a cominciare dalla Dumka op. 59 di Cajkovskij, “scena rustica” che prende il titolo dall’omonima ballata del folklore slavo, per concludere con la seconda e ultima sonata del compositore-pianista per antonomasia, Rachmaninov; nel mezzo, gli sbalorditivi Quadri di Musorgskij, nati per un pianoforte che ha i colori di un’orchestra.

Pëtr Il’ic C ajkovskij Dumka op. 59

Modest Musorgskij Quadri di un’esposizione

Sergej Rachmaninov Étude-tableaux op. 39 n. 2 – n. 6

Preludio in sol minore op. 23. n. 5

Preludio in sol diesis minore op. 32 n. 12

Sonata in si bemolle minore op. 36 (seconda versione)

LUNEDÌ 22 FEBBRAIO 2016 ORE 20.30

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Cara Clara,

mi obblighi a tornare a molti anni fa, mi chiedi cioè di ricordare quando io stesso ero un giovane di belle speranze e lui, la prima volta che l’ho incontrato, era ancora un bambino. O poco più. Non rammento in quale salotto di quale nobildonna polacca fossimo. Ero appena arrivato da Berlino e stavo proseguendo per la Russia. Lui era un enfant prodige. Nulla del giovine esangue di cui poi si favoleggiò in tutta Parigi. Un bambino bravissimo sulla tastiera, così come se ne incontravano un po’ ovunque nei salotti di mezza Europa. Con un’unica differenza: l’estrema capacità di trovare sfumature, le più delicate, le più tenui, le più sottili. Magari in una volatina, in una manciata di note che poi, immancabilmente, tornavano alla melodia da cui, per un breve intensissimo attimo, si erano distaccate. Qualcuno mi disse allora che era un riflesso del cielo. In Polonia, come a Berlino, il cielo appare lontano: sembra non ci sia neppure. Vuoi perché la Vistola ha creato una pianura profonda; vuoi perché il mare è distante, un mare comunque bianco, lattescente. Non saprei dirti. Quando nevica sembra che il cielo sia in terra, e viceversa. Una confusione di ruoli che genera una speciale sensibilità per ciò che sta nel mezzo. Un po’ come quelle popolazioni che, abitando tra i ghiacci e le nevi perenni, imparano a distinguere un tipo di neve dall’altro, dando loro nomi diversi. Noi restiamo stupiti di fronte a tale sconosciuta varietà. Così era lui. Scavava negli interstizi di una melodia, traendone come la coda di una cometa: una brillantezza caduca, momentanea, ma folgorante. Spesso più importante della melodia stessa. Spesso riverberata nell’oscurità di un basso, o nell’incalzare orgoglioso di certi ritmi. Ecco una polacca; o una mazurka… o un valzer. Che poi però si stemperano, come le nuvole che si specchiano nella Vistola, che in fondo è un fiume tranquillo. Quando c’incontrammo a Karlsbad – rammenti?… era ancora vivo Robert… – del bambino che avevo ascoltato suonare a Varsavia non restava più nulla. Eppure, quella sua dote infantile era il dono che la sua terra gli aveva lasciato. Una terra che sta fra gli estremi e che per questo ha pagato un prezzo, che la storia, prima o poi, dovrà risarcirle.

Varsavia Sol Gabetta violoncello

Bertrand Chamayou pianoforte

Nei dieci anni dal suo debutto con i Wiener Philharmoniker diretti da Gergiev, la violoncellista argentina Sol Gabetta – un’altra grande solista che Musica Insieme presenterà per la prima volta a Bologna – si è esibita con compagini quali i Berliner diretti da Sir Simon Rattle o la London Philharmonic guidata da Jurowski, invitata dal Festival di Verbier come alla Wigmore Hall. Una carriera fulminante, che vede nelle sue collaborazioni cameristiche un momento di particolare spicco, sia per l’originalità delle scelte interpretative – la Gabetta ha fondato anche un proprio festival cameristico in Svizzera, il Solsberg – che per i riconoscimenti ricevuti: del febbraio 2015 è il suo cd The Chopin Album, realizzato con Bertrand Chamayou al pianoforte. Un’antologia di quell’album costituirà il cuore del suo concerto, che esplora l’Ottocento fra rielaborazioni operistiche (Il flauto magico in apertura, Robert le Diable nel finale) e grandi sonate.

Ludwig van Beethoven Sette Variazioni in mi bemolle maggiore sopra il tema «Bei Männern, welche Liebe fühlen» WoO 46

Felix Mendelssohn Sonata in re maggiore op. 58

Fryderyk Chopin Sonata in sol minore op. 65

Grand duo de concert su temi di Robert le Diable di Meyerbeer in mi-la maggiore (in collaborazione con A. Franchomme)

LUNEDÌ 7 MARZO 2016 ORE 20.30

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«Wonderful, wonderful Copenhagen» cantava Danny Kaye in un biopic, che in realtà era un fantasy. D’altronde, Charles Vidor, che lo girò nel ’52, sapeva che a nessuno interessava la verità su Andersen. Il titolo, Hans Christian Andersen, era solo un pretesto per portare su pellicola l’ennesimo musical con una star per protagonista. Danny Kaye ballava, cantava, era perfetto: un comico intriso di melanconia. Per il ballo della sirenetta ingaggiarono persino Zizi Jeanmaire e il marito, Roland Petit. Insomma: ridevi, ma con qualche lacrimuccia. Ridevi con garbo, imparando pure qualcosa. Peraltro, i valzerotti – tale è Wonderful, wonderful Copenhagen – piacevano molto. Di lì a poco sarebbe arrivato My favorite things (Rodgers e Hammerstein II 1959, The Sound of Music, tradotto, chissà perché, Tutti insieme appassionatamente). Maria, la protagonista, canta proprio all’inizio un addio ai monti di manzoniana memoria, magari a Broadway leggevano I promessi sposi. Tutte le cose che piacciono a me avrebbe spopolato. Soprattutto su pellicola (Julie Andrews), e poi venne John Coltrane. Tutto questo, però, con Copenhagen ha poco a che vedere. In italiano, con un ammiccamento che rimandava tanto al mestiere del protagonista quanto al contenuto del film, divenne Il favoloso Andersen. Io lo ricordo così: cantato dai Savona, Lucia e Virgilio, ovvero dalla metà di quei Cetra che da bambino mi apparivano loro sì favolosi nelle loro parodie televisive. Invece Andersen no: non mi appariva favoloso. “Once upon a time”, certo, va bene, e così comincia anche il film. Ma le favole di Andersen sono spesso tetre, oscure, persino macabre. Poi ho capito. Andersen in realtà aveva scritto romanzi romantici: quelli dove il protagonista muore, dopo aver rincorso il suo sogno per tutta la vita, averlo finalmente raggiunto e quindi muore prima di goderne i frutti. Mi verrebbe da dire: c’è del marcio in Danimarca. L’ho scoperto attraversando un ponte in una nevosa giornata di gennaio. Dietro di me: la sirenetta, le belle case colorate, le belle strade e i bei canali. Davanti a me: esempi monolitici di grigio costruttivismo socialdemocratico. Appartamenti minuscoli, tetti bassi e piccole finestre. Aringhe affumicate fredde su volovants gelidi consegnati in grossi cartoni umidicci.

Copenhagen Vladimir Ashkenazy pianoforte

Dimitri Ashkenazy clarinetto

Ada Meinich viola

Un grande maestro e la sua discendenza: Vladimir Ashkenazy, da oltre venticinque anni alla guida di compagini come la NHK Symphony Orchestra di Tokyo o la London Philharmonic, ma anche pianista fra i più acclamati degli ultimi cinquant’anni (vinse giovanissimo il Concorso “Reine Elisabeth”, nel 1956), riunisce una parte della sua famiglia di talentuosi musicisti per un incontro cameristico. Il figlio Dimitri, clarinettista, apparso all’Hollywood Bowl di Los Angeles come alla Salle Pleyel di Parigi, e la di lui moglie Ada Meinich, viola dell’eccellente Quartetto Faust, saranno al suo fianco per un programma che a sua volta stabilisce alcune costellazioni familiari: come quella che lega le Romanze di Schumann ai Fantasiestücke di Gade, che alla scuola schumanniana si ispirano esplicitamente, o gli originali pezzi che Rebecca Clarke dedicò nel 1941 all’esecuzione da parte del cognato e della sorella. Hausmusik, insomma, nel senso più vero e più ispirato del termine.

Robert Schumann Tre Romanze op. 94 per clarinetto e pianoforte

Rebecca Clarke Preludio, Allegro e Pastorale per clarinetto e viola

Niels Gade Fantasiestücke op. 43 per clarinetto e pianoforte

Dmitrij Šostakovic Sonata op. 147 per viola e pianoforte

LUNEDÌ 14 MARZO 2016 ORE 20.30

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«Buongiorno signor Commissario»«Buongiorno Fumé. Allora? Ci sono novità?»«È stata una nottata calma. Solo la ragazza che ha visto di l໫Chi è?»«Non lo sappiamo. L’abbiamo trovata in Place Stravinskij questa mattina presto. Nessun documento, né un cellulare, o altro. Niente di niente. Fradicia. Probabilmente è entrata nell’acqua. Avrà fatto il bagno… Un cameriere, finito il turno intorno all’una, ieri notte, dice di averla incontrata. Pare che gli abbia chiesto un’informazione, qualcosa come: “Dove mi trovo?”. Poi si sia avviata verso la fontana. Il cameriere ci ha riferito di averla osservata qualche minuto. Era strana, ha detto. Non fuori di testa, tipo drogata o giù di lì. No. Piuttosto: assente. Come se fosse cascata sulla terra da chissà dove. Magari si crede un’aliena. Il Centre Pompidou ne attrae di pazzi. Si ricorda quello che dovemmo portare via in camicia di forza? “Sono un Vulcaniano, chiamate il capitano Kirk, ve lo confermerà lui!”…»«Già. Questa però mi sembra tranquilla»«Le abbiamo dato qualcosa di asciutto da mettersi. Poi ha bevuto un po’ di tè caldo ed è rimasta seduta. Mai una parola. Uno spazzino ci ha riferito di aver visto la ragazza abbracciare le statue, quelle della fontana intendo. Sembra le chiamasse per nome una ad una. Anche questa non sarebbe una novità. C’era quel barbone convinto che Dumbo ci si fosse trasferito, nella fontana…. Poi da quando han dipinto quel murales… Non ho mai capito se è un uomo o una donna. “Zitti tutti”. In effetti, Place Stravinskij è un luogo silenzioso. Di notte con quelle statue non è che mi faccia una bella impressione…»«Ma se ai bambini piacciono tanto. Via, Fumé! Sono solo statue colorate che ballano… e son più di trent’anni che ballano. Ha provato a parlare con lei?»«Sì, certo. Tutto inutile. Scuote la testa. Sgrana gli occhi, ma con dolcezza. Non è una di quelli che troviamo di solito per strada all’alba! Non riesco neppure a dire che età abbia. Ogni tanto però mormora qualcosa, tra sé e sé. Non che si capisca. Sembra un nome. Qualcosa tipo: valse. E lo ripete: valse, valse, valse… Il nostro sovietico di là mi ha detto che secondo lui è russo. Non ha capito bene neppure lui. Però potrebbe essere un nome. Qualcosa come: Vaslav…»

Parigi Beatrice Rana pianoforte

Aver inciso a ventidue anni i concerti di Cajkovskij e Prokof ’ev con l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia diretta da Pappano è un bel traguardo: ma di traguardi Beatrice Rana ne ha già raggiunti molti altri, non da ultimo il Premio del pubblico al Concorso “Van Cliburn” 2013, che ha tributato tre minuti di standing ovation a questa giovane italiana il cui talento si era rivelato sbalorditivo sin dagli anni di studio. Anni trascorsi al Conservatorio di Monopoli sotto la guida di Benedetto Lupo, ed oggi forti dei consigli di Arie Vardi ad Hannover. Perché a quest’età è ancora giusto parlare di maestri, di passioni, di modelli, e Beatrice pare proprio cresciuta a pane e piano: famiglia di musicisti, primi concerti a nove anni, insomma un prodigio maturato – cosa non semplice né scontata – con attenzione e misura, che Musica Insieme ha il piacere di ospitare per la prima volta sulle scene del Manzoni con un programma di capolavori: proprio quelli capaci di fungere da modello e di risvegliare alla sua età una passione che duri tutta la vita.

Johann Sebastian Bach Partita n. 2 in do minore BWV 826Claude Debussy Pour le PianoFryderyk Chopin Sonata in si bemolle minore op. 35

Maurice Ravel La Valse

LUNEDÌ 4 APRILE 2016 ORE 20.30

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Lipsia, 2 aprile 21..Sono arrivato ieri. In Germania pare che esista solo un albero: il tiglio. Slavo lipsk: il posto dei tigli. Come a Berlin Mitte: una mania per i tigli. Unter den Linden nella terra dove però si vorrebbe che gli “Zitronen blühn”, con buona pace di tutte le altre piante, sempreverdi e querce incluse, che fanno del resto tanto druido e poco Lohengrin. Insomma, anche in Sassonia, checché se ne dica, non regna l’ordine, che pure tanto piacerebbe ai Prussiani. Non riescono a mettersi d’accordo neppure da queste parti. Nasci qui, e poi, magari, muori a Venezia. O viceversa. Ti fai il giro delle piccole corti tedesche, quelle che contano meno del due di coppe quando la briscola è a bastoni, e poi concludi in bellezza: Kantor alla Thomaskirche. Requiescat in pace: i suoi resti mortali in eterno tra quelle stesse mura (solo dal 1950, però).

Lipsia, 6 aprile 21..Spazieren? Me l’ha chiesto come se passeggiare fosse un delitto, un crimine. Va bene che questa era DDR, che qui facevano le ricerche per l’atomica, ma Spazieren in vacanza è sacrosanto. Certo, magari sono abituati all’idea che anche la vacanza è utile. D’altronde, l’automobile si chiama Volkswagen, il carro del popolo. In Italia, anche volendo, non saremmo mai riusciti a pensare ad una macchina uguale per tutti. La Ford modello T, il Maggiolino, la Trabant. Siamo al di là del mito, e la costruivano mica tanto lontano da qui: a Zwickau, la città di Schumann (tanto per restare in tema di celebri resti). Ci abbiamo provato, è vero. Ma già i nomi: Topolino! Seicento! Cinquecento! e poi: 127, 128, 124…Vuoi mettere con Trabant!? Persino Giulietta, che fa tanto Shakespeare…

Lipsia, 15 aprile 21..Domani riparto. Niente più Kantor, Altes Rathaus, questa o quella Kirche, con santi che non sai se vengono da Bari o se a Bari ci sono andati il giorno di Natale per la felicità di grandi e piccini in un imprevedibile abbraccio italo-tedesco. Alla mia piazza preferita hanno cambiato nome. Karl-Marx-Platz non c’è più. Io troppo vecchio, la ragazza troppo giovane: per lei la Neues Gewandhaus sta in Augustusplatz…

Lipsia Berliner Philharmoniker Streichoktett

Da un ensemble formatosi nel 1994 in seno ad una delle più prestigiose orchestre al mondo, e ben presto divenuto un riferimento per l’originalità delle scelte di repertorio e la maestria nell’interpretarle, non ci si poteva che attendere un programma come quello proposto per Musica Insieme: nella prima parte, un compositore-violinista (lasciò ben 17 concerti per il suo strumento) rilegge l’ottetto nell’inedita forma di un doppio quartetto, chiamato a generare ora suggestivi effetti di eco, ora dialoghi stereofonici a mo’ di ‘doppio coro’, per riunire invece le forze nei momenti di maggiore pathos. Ben quattro i lavori che Spohr lasciò per questa formazione strumentale, i Berliner ce ne offriranno il primo e l’ultimo. Con opposta quanto altrettanto geniale metamorfosi delle parti, un giovanissimo Mendelssohn firma nel 1825 il suo Ottetto op. 20, dove al contrario gli archi si comportano come un’orchestra sinfonica: un programma, insomma, che esalterà proprio quella commistione di intimismo cameristico e suono generosamente orchestrale che ha reso celebre il Berliner Streichoktett.

Louis Spohr Doppio Quartetto per archi in re minore op. 65

Doppio Quartetto per archi in sol minore op. 136

Felix Mendelssohn Ottetto in mi bemolle maggiore op. 20

LUNEDÌ 18 APRILE 2016 ORE 20.30

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«E di Amburgo, una città con una grande storia musicale… Brahms, la Steinway… cosa ricorda della sua città?»«Lei mi chiede qualche ricordo della mia Amburgo. Magari si aspetta che le racconti che da bambino ho passeggiato più volte sotto la casa natale di Brahms, o che da ragazzo sono stato nel club sulla Reeperbahn, a St. Pauli, dove suonarono i Beatles, prima di essere i Beatles. Invece, io rammento solo macerie: 43 milioni di metri cubi per l’esattezza, che corrispondono più o meno a 50.000 morti. Anche la casa natale di Brahms hanno distrutto. La chiamarono “tempesta di fuoco”, effetto voluto dell’“Operazione Gomorrah”. Bombe incendiarie. Nell’epicentro – pensi, allora erano tutte case di legno, quell’estate era stata calda e secca – raggiunse circa i 1000 gradi il calore. Lo spostamento d’aria viaggiava a 250 chilometri l’ora. Non riesco ancora oggi ad immaginare cosa abbia provato chi morì carbonizzato nei rifugi; o coloro che sopravvissero per essere poi pietosamente uccisi dai nostri soldati mentre ancora bruciavano. Lo rifecero a Dresda, e poi a Tokyo. Poi decisero che era venuto il momento dell’atomica. Non li hanno mai processati. Questo è il vantaggio dei vinti: la colpa si annulla nella sconfitta di chi ha perso. Come si fa a dimenticarlo tutto ciò? Certo oggi Amburgo sembra essersi lasciata quel passato alle spalle. La città dei ponti: nessun’altra ne ha altrettanti. È una città ricca. È rimasta una città-stato: siamo uno stato nello stato, il che ci proietta nel futuro portando con noi un pezzo di medioevo. Con il nostro porto, il nostro fiume, l’Elba. La fabbrica della Steinway e Sons, la seconda dopo quella di New York. E ora stiamo anche costruendo la Elbphilharmonie. Gli hanno già dato un soprannome, di quelli che piacciono a noi tedeschi: Elphi, la chiamano. Quanto più sono grandi i nostri palazzi, tanto più sono infantili i nomignoli che gli diamo. Stanno dando nuova vita a tutto quel quartiere. Vede: stiamo ancora ricostruendo. 43 milioni di metri cubi di macerie sono tanti da smaltire, anche se ormai hanno solo la consistenza della materia impalpabile di cui sono fatti i ricordi».

Amburgo Julian Rachlin violino e viola Itamar Golan pianoforte

Versatilità del genio: Julian Rachlin è violinista, violista e direttore d’orchestra, ma il suo impegno si esprime anche in un’instancabile attività didattica e di promozione della musica, una missione per la quale Rachlin è stato prescelto quale “Goodwill Ambassador” dell’UNICEF sin dal 2010. Al suo fianco un pianista come Itamar Golan, che della versatilità ha fatto una dote impareggiabile, divenendo non soltanto il partner più importante di Rachlin («un amico con cui suono in tutto il mondo dal lontano 1996»), ma anche il brillante collaboratore di colleghi quali Maisky, Mintz, Repin, Vengerov. Tutto dedicato a un nume tutelare come Brahms il loro recital, prima puntata di un’integrale sonatistica che si concluderà nella successiva Stagione 2016/17 di Musica Insieme: dalla Prima Sonata per violino e pianoforte, ispirata al Lied Canto della pioggia che ne pervade tutti i movimenti, a uno degli estremi frutti compositivi di Brahms, come la prima Sonata per viola e pianoforte, intima ed elegiaca.

Johannes Brahms Sonata in sol maggiore op. 78 per violino e pianoforte – Regensonate

Sonata in fa minore-maggiore op. 120 n. 1 per viola e pianoforte

Sonata in la maggiore op. 100 per violino e pianoforte – Thunersonate

Scherzo in do minore-maggiore per la Sonata F.A.E. per violino e pianoforte

LUNEDÌ 2 MAGGIO 2016 ORE 20.30

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È l’unica città il cui nome appare in un accordo specifico: quello di sopratonica abbassato preso in primo rivolto. In tonalità minore, che in maggiore suona strano. La Sesta Napoletana, appunto. Il genovese Piston (si chiamava Pistone, ma il padre preferì togliere quell’ingombrante italica “e” una volta sbarcato in America), docente di composizione in quel di Harvard, rinverdendo antichi contrasti tra città marinare finge di non sapere perché si chiama proprio così quell’accordo. Esistono accordi nazionali (le seste svizzere, tedesche, francesi e ovviamente italiane), ma nessuno porta il nome di una città, se non quello. Napoli è l’unica città citata nei trattati di armonia. La ragione è semplice. Qui la melodia accompagnata ha germogliato nel modo più stupefacente: creando, cioè, una tale varietà di forme e specie, da dover essere catalogata come “napoletana”, e includendo in tale floridissima fioritura tutta la forza di un ritmo fluido e potente. La Scuola Napoletana non è una scuola: è un modo di pensare, di sentire e di comporre musica. È una preziosa miscela di alto e basso. Nobili e cafoni hanno vissuto per secoli negli stessi palazzi e vicoli, respirando i medesimi profumi e miasmi. Solo su piani diversi: nei bassi stavano i poveri. Quegli stessi che il Borbone scatenò contro i rivoluzionari del 1799, distruggendo nel sangue la repubblica partenopea e le speranze di un avvenire che non si voleva fosse solo sorte e magari vana. Poi vennero i Savoia. A Garibaldi fu dedicata una piazza con statua. La matrice musicale partenopea, però, non perse vigore. D’altronde, nella Sesta Napoletana è contenuto il segreto di questa città. È un accordo minore, che diventa maggiore, in primo rivolto, e al canto posso eseguire un intervallo proibito, con un nome quasi alchemico: terza diminuita. Par proprio di camminare per i vicoli che da San Pietro a Majella scendono fino a Corso Umberto. Chi non li conosce potrebbe aver paura di perdersi, ma in realtà sta tornando a casa.

Napoli Russian Chamber Philharmonic St. PetersburgSergej Nakariakov tromba

Juri Gilbo direttore

Georg Friedrich Händel Dall’oratorio Solomon: Sinfonia II – L’arrivo della regina di SabaWolfgang Amadeus Mozart Concerto in mi bemolle maggiore KV 495 per corno e orchestra Franz Joseph Haydn Sinfonia in sol minore Hob. I: 39Francis Poulenc Les chemins de l’amour per tromba e orchestraOskar Böhme Tarantella La Napolitana op. 25 per tromba e orchestra

LUNEDÌ 9 MAGGIO 2016 ORE 20.30

Il Paganini della tromba. È solo una delle definizioni che Sergej Nakariakov si è guadagnato grazie alla sua tecnica prodigiosa, unita ad una musicalità raffinata, che il nostro pubblico ha avuto peraltro modo di apprezzare quando il trombettista russo si è esibito per Musica Insieme alla testa dei Musici, nel maggio 2012. La carriera di Nakariakov vanta collaborazioni illustri, al fianco di Evgeny Kissin come di Martha Argerich, interprete dei principali capolavori per il suo strumento, ma anche autore di trascrizioni per tromba e flicorno tratte da vari generi musicali. È il caso dei brani prescelti per il concerto finale della Stagione, che accanto alle sinfonie di Händel e Haydn, affidate a un’orchestra dalla storia autorevole come la Russian Chamber Philharmonic, comprendono il magnifico Quarto Concerto per corno di Mozart, eseguito al flicorno, le melodie sensuali di Poulenc e la tarantella di un collega virtuoso come Oskar Böhme.

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Il repertorio

Bach, Johann SebastianPartita n. 2 in do minore BWV 826 04/04

Beethoven, Ludwig vanQuartetto in mi bemolle maggiore op. 74 – delle Arpe 16/11Sette Variazioni in mi bemolle maggiore WoO 46 07/03Trio in si bemolle maggiore op. 97 – L’Arciduca 25/01

Biber, Heinrich Mysteriensonate n. 3 in si minore 14/12

Böhme, Oskar Tarantella La Napolitana op. 25 09/05

Brahms, JohannesDanze Ungheresi n. 1, n. 5 e n. 20 11/01Otto Klavierstücke op. 76 26/10Quintetto in fa minore op. 34 16/11Scherzo in do minore-maggiore per la Sonata F.A.E. 02/05Sonata in fa minore-maggiore op. 120 n. 1 02/05Sonata in la maggiore op. 100 – Thunersonate 02/05Sonata in sol maggiore op. 78 – Regensonate 02/05Tema e Variazioni in re minore op. 18b 26/10

C ajkovskij, Pëtr Il'icTre danze da Il lago dei cigni op. 20 11/01Dumka op. 59 22/02

Chopin, FryderykGrand duo de concert su temi di Robert le Diable 07/03Sonata in si bemolle minore op. 35 04/04Sonata in sol minore op. 65 07/03

Clarke, Rebecca Preludio, Allegro e Pastorale per clarinetto e viola 14/03

Corelli, ArcangeloConcerto grosso in sol minore op. 6 n. 8 14/12

Delalande, Michel-RichardSinfonia di Natale 14/12

Debussy, ClaudePour le Piano 04/04

Dvořák, AntonínDumka op. 72 n. 2 11/01Furiant op. 46 n. 8 11/01

Gade, NielsFantasiestücke op. 43 14/03

Gershwin, GeorgeTre Preludi 11/01

Grieg, EdvardHolberg Suite op. 40 30/11Quartetto in sol minore op. 27 08/02

Händel, Georg FriedrichSinfonia L’arrivo della regina di Saba 09/05

Haydn, Franz Joseph Sinfonia in sol minore Hob. I: 39 09/05

Janácek, LeošQuartetto n. 1 – Sonata a Kreutzer 16/11

Kodály, ZoltánDuo op. 7 per violino e violoncello 25/01

Locatelli, Pietro AntonioConcerto grosso in fa minore op. 1 n. 8 14/12

Lutosławski, WitoldVariazioni su un tema di Paganini 11/01

Mendelssohn, FelixOttetto in mi bemolle maggiore op. 20 18/04Sonata in re maggiore op. 58 07/03

Mozart, Wolfgang Amadeus Concerto per violino n. 4 in re maggiore KV 218 30/11Concerto per violino n. 5 in la maggiore KV 219 30/11Sinfonia n. 29 in la maggiore KV 201 30/11Concerto per corno n. 4 in mi bemolle maggiore KV 495 09/05

Musorgskij, ModestQuadri di un’esposizione 22/02

Pachelbel, JohannCanone e Giga in re maggiore 14/12

Pez, Johann ChristophConcerto Pastorale 14/12

Poulenc, FrancisLes chemins de l’amour 09/05

Purcell, Henry King Arthur 19/10

Rachmaninov, SergejÉtude-tableaux op. 39 n. 2 e n. 6 22/02Preludio in sol diesis minore op. 32 n. 12 22/02Preludio in sol minore op. 23. n. 5 22/02Sonata in si bemolle minore op. 36 (seconda versione) 22/02

Ravel, MauriceLa Valse 04/04

Schubert, FranzQuartetto in mi bemolle maggiore D 87 08/02Sonata in si bemolle maggiore D 960 26/10

Schumann, RobertTre Romanze op. 94 14/03

Šostakovic , DmitrijSonata op. 147 14/03

Spohr, LouisDoppio Quartetto in re minore op. 65 18/04Doppio Quartetto in sol minore op. 136 18/04

Strauss, RichardSonata in mi bemolle maggiore op. 18 25/01

Stravinskij, Igor’La sagra della primavera 11/01

Telemann, Georg Philipp Ouverture in fa maggiore 14/12

Vivaldi, AntonioConcerto in do maggiore RV 533 14/12

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Informazioni per l’abbonamento alla Stagione 2015/2016

• Vendita abbonamenti Biglietteria del Teatro Manzoni via de’ Monari 1/2, Bologna orario: dal lunedì al sabato, ore 15–18.30

• Prelazioni per il rinnovo dell’abbonamento: da giovedì 21 maggio a mercoledì 10 giugno 2015. È richiesto un documento d’identità dell’intestatario dell’abbonamento alla stagione 2014/2015.

• Nuovi abbonamenti per i posti ancora disponibili: da mercoledì 17 giugno a venerdì 3 luglio 2015

• Possibilità di rateizzazione L’abbonato potrà versare un acconto (non rimborsabile, indicato tra parentesi di fianco all’importo totale), regolando poi il saldo dal 19 ottobre al 16 novembre 2015.

• Giorni di chiusura della biglietteria: Lunedì 1 giugno e martedì 2 giugno 2015

Una nuova formula di abbonamento permetterà ai genitori di avvicinare i propri figli al mondo della musica classica: acquistando due abbonamenti in qualsiasi settore del Teatro, per ciascun con-certo della Stagione 2015/16 i genitori potranno richiedere un biglietto gratuito per i propri figli, assegnato secondo disponibilità. L’offerta è rivolta ai bambini di età compresa fra i 5 e i 14 anni.

Musica Insieme si riserva il diritto di apportare variazioni – dovute a motivi tecnici o di forza maggiore – ai programmi della Stagione, agli orari e alle date degli spettacoli.

L’eventuale rinuncia all’abbonamento nel corso della Stagione, per qualsiasi motivo, non comporta alcuna restituzione, anche parziale, di denaro.

Non è possibile rilasciare duplicati della tessera di abbonamento. In caso di smarrimento o furto, per accedere in teatro sarà necessario esibire in biglietteria un documento di autocertificazione del furto o smarrimento dell’abbonamento, corredato da una fotocopia della carta d’identità dell’intestatario.

Non è consentito l’ingresso in sala a concerto iniziato.

Prezzi biglietti singoli concerti*

Platea I settore € 55,00Platea II settore € 45,00Galleria I settore € 40,00Galleria II settore € 35,00Balconata € 10,00

Prezzi abbonamenti

Platea I settore € 390,00 (1 rata € 195,00)Platea II settore € 318,00 (1 rata € 159,00)Galleria I settore € 290,00 (1 rata € 145,00)Galleria II settore € 225,00 (1 rata € 113,00)Galleria II settoreUnder 30 e Over 65 € 160,00 (1 rata € 80,00)

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A concerto con mamma e papà

soci Coop

titolari abbonamento annuale Tper

soci Touring Club

abbonati Arena del Sole

titolari Carta Doc

*Per tutti i settori ad esclusione della balconata, riduzione del 10% sul prezzo del biglietto per Under 30 e Over 65, e per:

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Sarà di scena dal 10 al 18 luglio 2015 la II edizione del Varignana Music Festival, nella splendida cornice del Palazzo di Varignana Resort & SPA. Fra le molte novità in cartellone, la presenza di quello che è oggi il più celebre violoncellista italiano al mondo, Mario Brunello, protagonista di una ‘carta bianca’ che animerà le tre giornate d’apertura, dal 10 al 12 luglio. Invitato dalle più prestigiose orchestre, diretto da Temirkanov, Abbado, Chailly, Muti, Ozawa, a Varignana Brunello presenterà alcuni progetti inediti, chiamando accanto a sé il 12 luglio il compositore e pianista Ezio Bosso, autore di pagine dall’eccezionale fascino, fra cui la celebre colonna sonora di Io non ho paura di Salvatores, o Gustavo Zagrebelsky, giurista italiano già Presidente della Corte Costituzionale, col quale Brunello animerà un’originale ‘conversazione-concerto’ sull’interpretazione. Altro special guest, il 13 e il 17 luglio, sarà Julian Rachlin, violinista, violista e direttore d’orchestra fra i più acclamati; con lui un partner rodato come Itamar Golan, che ascolteremo anche il 14 luglio in un suggestivo programma a quattro mani con la pianista giapponese Natsuko Inoue. Si riconferma la presenza eccezionale di Alexander Romanovsky, pianista invitato dalle principali compagini, quali Royal Philharmonic, Filarmonica della Scala, Accademia Nazionale di Santa Cecilia diretta da Antonio Pappano. Oltre a esibirsi in duo con Mario Brunello venerdì 10 luglio in un programma espressamente creato per l’inaugurazione del Festival, il 15 luglio Romanovsky sarà protagonista di un recital solistico, e il 16 sarà in duo con la violoncellista statunitense Christine Walewska, straordinaria interprete ammirata da artisti quali Rubinstein, Arrau, Heifetz, in un programma che spazierà da Bach alle danze argentine. Il Quartetto di Cremona, ospite regolare delle principali sale e universalmente considerato quale il vero erede dello storico Quartetto Italiano, sarà a sua volta protagonista di due serate, accanto a Brunello sabato 11 luglio e nel concerto finale del festival, sabato 18, quando l’ensemble si allargherà con Rachlin e Romanovsky.

I protagonistiVenerdì 10 luglio 2015 ore 20MARIO BRUNELLO violoncello ALEXANDER ROMANOVSKY pianoforteMusiche di Lekeu, Rachmaninov

Sabato 11 luglio 2015 ore 20QUARTETTO DI CREMONAMARIO BRUNELLO violoncelloMusiche di Bach, Schubert

Domenica 12 luglio 2015 ore 17MARIO BRUNELLO violoncelloGUSTAVO ZAGREBELSKY pianoforteDialogo sull’interpretazione e (forse) una Sonata di Schubert

ore 20MARIO BRUNELLO violoncelloEZIO BOSSO pianoforteMusiche di Pärt, Bach, Cage, Bosso

Lunedì 13 luglio 2015 ore 20JULIAN RACHLIN violinoITAMAR GOLAN pianoforteMusiche di Mozart, Beethoven, Brahms

Martedì 14 luglio 2015 ore 20ITAMAR GOLANNATSUKO INOUEpianoforte a quattro maniMusiche di Schubert, Ravel, Brahms

Mercoledì 15 luglio 2015 ore 20ALEXANDER ROMANOVSKY pianoforteMusiche di Beethoven, Chopin

Giovedì 16 luglio 2015 ore 20CHRISTINE WALEWSKA violoncelloALEXANDER ROMANOVSKY pianoforteMusiche di Bach, Chopin, Bragato, Bolognini, Piazzolla

Venerdì 17 luglio 2015 ore 20JULIAN RACHLIN violinoITAMAR GOLAN pianoforteMusiche di Brahms, Mozart

Sabato 18 luglio 2015 ore 20QUARTETTO DI CREMONAJULIAN RACHLIN violinoALEXANDER ROMANOVSKY pianoforteMusiche di Cajkovskij, ŠostakovicInfo: Segreteria Musica Insieme tel. 051 271932

www.varignanamusicfestival.it

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Alma Mater Musica Il suono del futuro

Con l’edizione 2014/15 Musica Insieme in Ateneo ha raggiunto in molti sensi la maggiore età, accompagnando da diciotto anni l’esplorazione musicale degli studenti dell’Università cittadina con programmi che rendono conto delle diverse epoche e dei principali generi dell’arte dei suoni, tutti introdotti da conversazioni divulgative, tenute da docenti e musicologi, ove non dagli stessi artisti sul palco. Da quando del resto nel 1997 Musica Insieme stipulò una fra le prime convenzioni mai firmate in Italia fra una società privata e un’istituzione pubblica come il nostro Ateneo, alcuni fra i maggiori nomi del concertismo si sono avvicendati sul palco di Santa Lucia, ed oggi all’Auditorium dei Laboratori delle Arti di Piazzetta Pasolini, nell’intento di offrire agli studenti un incontro con la musica, ed insieme con chi della musica ha fatto la propria scelta di vita, con passione e competenza. Ton Koopman, Jeffrey Swann, Michael Barenboim, Giuliano Carmignola, Uto Ughi, Mario Brunello e l’Orchestra d’Archi Italiana, Salvatore Accardo e l’Orchestra da Camera Italiana (nella foto qui sotto, in un’affollatissima Aula Absidale), il Quartetto di Cremona, Maria Perrotta sono solo alcuni dei ‘testimonial’ che hanno contribuito negli anni ad avvicinare il pubblico dei giovani ad un’arte che – ben lungi dall’essere reperto museale – è materia viva ed affascinante per chi la sa ascoltare, e per questa ragione l’impegno di Musica Insieme e di questi grandi artisti è comune nel porsi come vero e proprio ‘servizio’ didattico per la comunità studentesca.

Da quando, nel 2006, la Fondazione Musica Insieme varava la prima edizione di Musica Insieme COntemporanea, rassegna che si prefiggeva di esplorare il repertorio del XX e XXI secolo con l’obiettivo di promuoverlo e favorirne l’apprezzamento da parte del pubblico, sono passati ormai dieci anni. Anni nei quali il concetto stesso di ‘contemporanea’ si è evoluto e modificato, confermando coi fatti che fare musica contemporanea oggi è divenuta un’attività meno lontana dal sentire comune di quanto non lo fosse nel 2006. Se ancor oggi sopravvive infatti per certi versi la percezione che la storia della musica sia finita a metà Novecento (se non prima), il sempre maggiore consenso dei nostri ascoltatori ci conforta del fatto che – come tutte le forme d’arte – ogni opera all’atto della propria nascita è contemporanea, e quindi spesso nuova, destabilizzante perché diversa dal già noto, dal familiare. Sta proprio all’operatore culturale, accanto naturalmente alla programmazione del repertorio, la divulgazione e l’approfondimento della musica d’oggi, rendendone sempre più accessibile il linguaggio (o meglio: i linguaggi), e di conseguenza promuovendone l’ascolto. In questi anni MICO ha chiamato al proprio fianco testimonial come Maurizio Pollini (con il “Progetto Nono” che abbiamo ospitato, unica città in Italia, nel 2006), o Sofia Gubaidulina (nella foto qui sotto, sul palco dell’Oratorio di San Filippo Neri), Giovanni Sollima, il Brodsky Quartet, Gianluca Cascioli, il FontanaMIXensemble con solisti quali Vaghelis Mercuris, Corrado Rojac, Eva Zahn, e molti altri ancora.

Musica lnsieme inAteneo ALMA MATER STUDIORUM

UNIVERSITÀ DI BOLOGNA MIco musica insieme contemporanea

Le prossime edizioni di Musica Insieme in Ateneo e MICO – Musica Insieme COntemporanea saranno presentate nell’autunno 2015

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I vantaggi per gli abbonati alla Stagione 2015/2016

AMÚRGli abbonati di Musica Insieme potranno usufruire di uno scon-to sui prezzi dei biglietti dei concerti organizzati dalle altre So-cietà che aderiscono alla rete AMÚR (Società del Quartetto di Milano, Accademia Filarmonica Romana, Associazione Alessan-dro Scarlatti – Ente Morale dal 1948 di Napoli, l’Associazio-ne Amici della Musica di Padova, Fondazione Perugia Musica Classica ONLUS di Perugia, Società dei Concerti di Trieste, Società del Quartetto di Vicenza, Società Veneziana di Con-certi), ad esclusione degli spettacoli per i quali non è previsto alcun tipo di riduzione.

APCOA Per tutte le serate dei concerti di Musica Insieme, l’abbonato potrà usufruire ad un prezzo speciale del Parcheggio Apcoa di Piazza VIII Agosto. Presentando la propria tessera, sarà infatti possibile acquistare presso la cassa del parcheggio un pacchetto rinnovabile di 5 buoni (ciascuno valido per tre ore di sosta in tutte le serate di concerto) al prezzo di € 25,00.

ARENA DEL SOLE Gli abbonati di Musica Insieme potranno usufruire di uno scon-to del 20% circa sui prezzi interi degli abbonamenti (escluso l’abbonamento Carta Arena) e dei biglietti per tutte le repliche di spettacolo, ad esclusione degli spettacoli per i quali non è pre-visto alcun tipo di riduzione. Arena del Sole, Via Indipendenza 44, Bologna. Tel. 051.2910910

CAMSTL’abbonato avrà diritto allo sconto del 10% sulla consumazione nella fascia pranzo presso i locali CAMST del centro storico e dei Centri Commerciali. Ristorante Self-service C’ENTRO – Bologna, Via Indipendenza 45 – aperto a pranzo dal lunedì al sabato; Ristorante Self-service BASS’OTTO – Bologna, Via Ugo Bassi 8 – aperto a pranzo dal lunedì alla domenica. Ristoranti Self-service MAGNOSFERA: La Galleria, Piazza XX settembre 6, Autostazione Bologna – Centro Commerciale Centro Borgo, Bologna – Centro Commerciale Lame, Bologna – Centro Com-merciale Centro Nova, Villanova di Castenaso.

CANTINA BENTIVOGLIOEsibendo la propria tessera, l’abbonato avrà diritto ad uno sconto del 10% sulla prima consumazione in tutte le serate di concerto di Musica Insieme e della Cantina Bentivoglio (Via Mascarella 4/b, Bologna).

COTABOPer tutte le serate di concerto, l’abbonato potrà usufruire del ser-vizio Chiama Taxi COTABO. Rivolgendosi alla postazione CO-TABO all’ingresso del teatro, potrà richiedere un taxi all’addetto, ricevendo in pochi secondi uno scontrino con tempo d’attesa e sigla del taxi in arrivo, senza alcun costo di chiamata. L’abbonato potrà inoltre ricevere, gratuitamente anziché al costo di 25 Euro, la Taxi Card COTABO, con la quale sarà possibile pagare tutti gli

spostamenti con comoda fattura a fi ne mese. In alternativa, l’ab-bonato potrà utilizzare l’applicazione Taxiclick, disponibile gratui-tamente (per iPhone e Android) su App Store e Play Store. Per il clienti abbonati a COTABO, Taxiclick vale anche come strumento di pagamento. COTABO, www.cotabo.it – Tel. 051-374300

DISCORAMAEsibendo la propria tessera, l’abbonato avrà diritto allo sconto del 10% su tutti i cd e dvd in assortimento pres-so Discorama Bologna, Via de’ Monari 1a/b, Bologna.Tel. 051-2960976. www.discoramabologna.it

HOTEL HELVETIAPer soggiorni di almeno due notti, l’abbonato avrà diritto all’upgrade gratuito in Junior Suite e uno sconto del 10% sui trattamenti benes-sere prenotati prima dell’ingresso in Hotel. Hotel Helvetia Thermal SPA 4*, Porretta Terme

LIBRERIA COOP AMBASCIATORIE ZANICHELLIL’abbonato a Musica Insieme avrà diritto al 10% di sconto su tutti i libri in assortimento presso la Libreria.Coop Ambasciatori, Via orefi ci 19, Bologna e la Libreria.Coop Zanichelli, Piazza Galvani, 1/h Bologna.

OTTICA GAMBINI L’abbonato avrà diritto ad uno sconto del 15% sul prez-zo di occhiali da sole e di occhiali da vista completi di lenti, e ad uno sconto del 10% sulla contattologia e liqui-di, presso Ottica Gambini, nei punti vendita di Via Ugo Bassi 1 e Via d’Azeglio 8/b.

PALAZZO DI VARIGNANA SPA & RESORTEsibendo la propria tessera alla prenotazione, l’abbonato avrà diritto allo sconto del 15% sulla migliore tariffa disponibile per il pernottamento, allo sconto del 15% sul prezzo di listino per un ingresso di 3 ore a VarSana Spa (valido da lunedì a venerdì), e allo sconto del 10% sulle carte ristorante e sulla carta pizzeria (bevande escluse) al Pool & Lounge Bar and Restaurant e al ristorante Il Palazzo. Tel. 051 19938300; [email protected]; www.palazzodivarignana.it

RISTORANTE PIZZERIA INCROCIO MONTEGRAPPAEsibendo la propria tessera, l’abbonato avrà diritto ad uno sconto del 10% su tutte le consumazioni al Ristorante Pizzeria Incrocio Montegrappa, Via Montegrappa 7/d, Bolognatel. 051 224871 (chiuso il martedì).

UVET POMODORO VIAGGIUvet Pomodoro Viaggi offre agli abbonati di Musica Insieme uno sconto immediato del 3% per l’acquisto di viaggi e soggior-ni da catalogo (escluse quote d’iscrizione, assicurazioni e visti) in tutte le agenzie Uvet Pomodoro Viaggi di Bologna e provincia. Restano esclusi i viaggi Last minute, le offerte speciali e la bigliet-teria in generale. www.uvetpomodoro.com

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Le attività di Musica Insieme si realizzanograzie al sostegno di: