I chiaroscuri dell'Europa nel Mondo

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Guida d'accompagnamento alle vignette riguardanti mezzo secolo di politica estera europea.

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La storia europea degli ultimi 70 anni è una lunga strada ricca di deviazioni, salite, discese e

numerosi ostacoli. Questa serie di vignette è una “passeggiata” lungo questa strada tutta da scoprire.

L'obiettivo è quello di rappresentare in modo alternativo il processo di integrazione europea, nonché il

rapporto della Comunità/Unione Europea con il mondo esterno. Non a caso, le illustrazioni coprono un

periodo che va dalla fine della Seconda Guerra Mondiale all'attuale crisi (tanto economica quanto

istituzionale) che sta vivendo l'Europa.

In circa 70 anni di storia c'è tanto da raccontare, soprattutto se si tratta di un continente che, nel bene

o nel male, è sempre stato al centro del mondo. E soprattutto se uno dei grandi problemi dell'UE è il modo in

cui viene considerata dai cittadini europei. Al di fuori degli ambienti accademici e studenteschi, infatti,

difficilmente si riscontra un'adeguata conoscenza dei principi e delle istituzioni europee e, non da

ultimo, della loro storia. Pertanto, sono stati selezionati 12 avvenimenti particolarmente rilevanti in questo

arco di tempo, suddividendoli in tre gruppi: dal 1945 agli anni '60; dagli anni '70 alla fine della Guerra

Fredda; dagli anni '90 agli anni 2000. Un ultimo disegno sarà invece uno sguardo verso il futuro

dell'Unione, incerto come mai prima d'ora. A parte le prime due vignette, considerando che si sta parlando

di un'organizzazione internazionale composta da più Stati, per rappresentare la CEE/UE ho elaborato una

figura riconducibile a un europeo del centro-nord, un francese o un tedesco per esempio (Francia e

Germania sono generalmente considerate il motore dell'integrazione europea). Nelle vignette in cui

compare, il personaggio è caratterizzato dallo smoking nero per dare l'idea di un ambiente istituzionale o

comunque formale. Pertanto, può ricordare un politico o un comune cittadino europeo “molto elegante”:

l'interpretazione è abbastanza soggettiva. Inoltre, ho scelto di non dargli un volto completo, regalandogli un

paio di occhiali per dare l'idea di bodyguard, o perlomeno di personaggio serio e intransigente così come

l'Unione Europea, purtroppo, viene spesso percepita dai cittadini.

1945-1951

Il nostro viaggio inizia alla fine della Seconda Guerra Mondiale.

L'Europa è divisa tra le potenze alleate e l'asse comunista in un

ambiguo rapporto che pone le basi per l'inizio della Guerra

Fredda. Il vecchio continente è distrutto dai bombardamenti e,

ancora più importante, le coscienze delle comunità politiche e

sociali europee sono profondamente sconvolte. Mai niente nella

storia ha avuto un impatto collettivo devastante come la

Seconda Guerra Mondiale, ed è per questo che in Europa

nasce il sentimento di non voler più commettere gli errori

del passato. Nel 1946 Winston Churchill parla di Stati Uniti d'Europa e due anni dopo nasce il Consiglio

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I chiaroscuri dell’Europa nel Mondo. Mezzo secolo di politica estera UE a vignette

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d'Europa, un'organizzazione internazionale il cui scopo è promuovere la democrazia, i diritti dell'uomo,

l'identità culturale europea e la ricerca di soluzioni ai problemi sociali in Europa. Ma ancora più importante, vi

è la volontà non solo di superare il nazionalismo come causa ideologica del conflitto, ma anche di estirpare

la radice del male europeo: il rapporto franco-tedesco, da sempre compromesso a causa dei territori

contesi di Alsazia e Lorena. Pertanto, i politici francesi Jean Monnet e Robert Shuman ideano un'autorità

internazionale per mettere in comune le risorse carbosiderurgiche delle due potenze, a cui si

aggiungono l'Italia e gli Stati del BENELUX (Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo). Nel 1951 nasce quindi la

Comunità Europea del Carbone e dell'Acciao (CECA). Niente di meglio per gli Stati Uniti. In questo periodo

gli Americani vedono l'Europa come principale interesse economico e strategico e colgono quindi la palla al

balzo. Washington allunga decisamente la mano sul vecchio continente, promuovendo l'integrazione

europea attraverso massicci aiuti per far ripartire l'economia e contenendo la minaccia sovietica accollandosi

l'onere della sicurezza europea.

1953

La Guerra Fredda è iniziata. Il mondo intero è diviso e le due

Germanie sono il cuore di questa divisione. La pericolosità del

rapporto tra le due superpotenze, entrambe dotate della bomba

atomica, si manifesta immediatamente con lo scoppio della

guerra di Corea nel 1951. La piccola penisola asiatica dimostra

che anche un conflitto locale può nascondere il rischio di

conseguenze internazionali ben più gravi. È così che anche

l'Europa sente un maggiore bisogno di sicurezza. Sull'onda

del successo istituzionale della CECA e dell'appoggio degli

Americani, ancora una volta spunta da dietro le quinte la figura di Jean Monnet (nella vignetta) che propone

la creazione di una Comunità Europea di Difesa (CED) nella prospettiva di creare un esercito europeo.

Tuttavia, gli Stati Uniti sostengono il ripristino dell'esercito tedesco come condizione per accettare un

organismo militare al di fuori del loro controllo. Dopo anni passati a tenere a bada i Tedeschi, naturalmente i

Francesi non sono d'accordo. In più, gli Stati del BENELUX sono molto scettici. Dunque, il progetto fallisce.

Ma non preoccupatevi: alla sicurezza europea ci stanno pensando gli Stati Uniti. E Stalin è appena morto.

Magari la Guerra Fredda prende un'altra piega meno pericolosa. A parte questo, in fin dei conti, sono passati

solo 8 anni dalla fine della guerra, e il fallimento della CED dimostra che il progetto di integrazione europea

non può ancora toccare tasti dolenti come quello militare.

1957

Questa data è il primo vero punto di svolta nella storia

dell'integrazione europea. Il 25 marzo, a Roma, i sei Paesi

della CECA firmano il Trattato di Roma. Con esso vengono

istituite la Comunità Economica Europea (CEE) e la Comunità

Europea dell'Energia Atomica (EURATOM). Sempre nella

prospettiva di condurre gli Stati membri ad un'eventuale unione

politica, la CEE è il primo passo per l'unione economica. Alla

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base del progetto vi è l'affermazione delle quattro libertà fondamentali: libertà di movimento delle persone,

dei beni, dei servizi e dei capitali. Inoltre, la neonata Comunità avvia una forte collaborazione in materie quali

il commercio estero, l'agricoltura e il welfare.

Il decennio successivo la firma del trattato, l'Europa occidentale entra nella sua belle époque postbellica.

Dunque, considerando che gli anni '60 sono un periodo di forte boom economico, che l'avvio della CEE ne

sia stato il catalizzatore? Ai posteri l'ardua sentenza.

1965

Primo ostacolo per la CEE: la “crisi della sedia vuota”. La

Commissione della CEE propone una serie di modifiche

all'assetto della Comunità che comprendono il rafforzamento

della Politica Agricola Comune, dei poteri del Parlamento

Europeo e della stessa Commissione. Ma ciò che

probabilmente più di tutto determina la crisi è la proposta di

estendere il voto a maggioranza qualificata a più materie

discusse in seno al Consiglio dei Ministri della CEE.

Un'eventuale riduzione delle materie sottoposte al voto

all'unanimità priverebbe gli Stati membri di un diritto di veto de facto e, quindi, di una parte del proprio potere.

Non a caso, le proposte della Commissione avevano l'obiettivo di potenziare il carattere sovranazionale della

Comunità.

Tuttavia, anche questo passo sembra essere prematuro. Infatti, il Presidente francese Charles De Gaulle

si oppone fermamente ad un rafforzamento in questa direzione, decidendo di boicottare e bloccare

l'attività della Comunità non presentandosi alle riunioni del Consiglio dei Ministri. È un brutto colpo per la

CEE.

La crisi venne superata con il Compromesso di Lussemburgo del 1966, che di fatto lasciava agli Stati

membri un sostanziale diritto di veto anche per le materie sottoposte al voto a maggioranza qualificata.

Ancora una volta, le istanze federaliste e sovranazionali incontrano l'opposizione dei protagonisti

dell'integrazione europea, più propensi ad un'integrazione di tipo intergovernativo.

1971

Gli anni '70 sono il decennio di svolta nelle storia della Guerra

Fredda e si aprono con una forte scossa all'Europa. Dal 1944

vige il sistema finanziario internazionale denominato gold

exchange standard. In questo sistema, il dollaro è pienamente

convertibile con l'oro secondo un valore stabilito. A sua volta, la

valuta di ogni Stato aderente al sistema stabilisce un proprio

tasso di cambio con il dollaro. Si tratta quindi di un sistema a

cambi fissi che garantisce la stabilità dei tassi di cambio, in cui

il dollaro era la valuta internazionale usata in tutte le

transazioni. I dollari detenuti dalle banche centrali nazionali, sono garantiti dalla possibilità di convertirli con

l'oro detenuto dagli USA a Fort Knox. Nel frattempo, le politiche sociali delle amministrazioni Kennedy e

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Johnson, la Guerra in Vietnam e gli altri impegni militari degli USA pesano su un'economia che inizia a

vacillare. Intanto la Federal Reserve Bank, forte della fiducia internazionale nel dollaro, inizia a stamparlo per

un valore maggiore rispetto alle riserve aurifere da essa detenute. Tuttavia, dall'Europa si levano voci sul

rischio legato all'esorbitante privilegio statunitense, condite con la minaccia di chiedere la convertibilità dei

dollari. Il rischio di una corsa all'oro che esaurisca le riserve statunitensi spinge il cupo Presidente Nixon,

affiancato dal segretario Kissinger, a sospendere la convertibilità del dollaro e “sganciarlo” dall'oro il 15

agosto 1971. Si tratta dell'apice del cambio di rotta dell'amministrazione Nixon in relazione ai rapporti con il

vecchio continente, ormai non più l'unico polo degli interessi statunitensi

L'Europa incassa il colpo. Crolla il sistema di Bretton Woods e si delinea un sistema a tassi di cambio

variabili e, quindi, molto meno stabile. Ma soprattutto, in una mossa che incrina pesantemente i rapporti

euro-atlantici, Nixon svaluta il dollaro, impone la rivalutazione del marco tedesco e un dazio sulle

importazioni dalle economie europee per migliorare i bilanci americani, scaricando il peso di questa azione

su quelli europei. L'instabilità finanziaria del momento sarà la rampa di lancio per le idee di un'unione

monetaria.

1979

Gli anni '70 sono anche il decennio della prima elezione a

suffragio universale del Parlamento Europeo e del primo

allargamento della CEE alla Gran Bretagna, alla Danimarca e

all'Irlanda. Ma che fine aveva fatto uno Stato centrale nella

storia europea come la Gran Bretagna? Inizialmente, lo

scetticismo sul progetto europeo la spinse a non aderirvi,

cercando una via alternativa nell'Associazione Europea di

Libero Scambio (EFTA) nata nel 1960. Tuttavia, dopo una serie

di negoziati, aderisce alla CEE nel 1973. La svolta si ha nel

1979, quando al governo sale Margaret “Maggie” Thatcher, la lady di ferro. Secondo la first lady inglese, il

ritorno economico percepito non è adeguato se paragonato a quanto la Gran Bretagna contribuisce

alle finanze della CEE, soprattutto in relazione alla Politica Agricola Comune. Questo concetto viene

espresso dalla Thatcher in un famoso discorso di forte impatto, racchiuso nella celebre citazione “I want my

money back”. Nella vignetta, infatti, i due protagonisti si scambiano le seguenti battute :

Senti Maggie, sei l'ultima arrivata e osi anche pretendere?

Stia zitto, signore! Voglio indietro i miei soldi!

1987

Con l'adesione di Grecia (1981), Spagna e Portogallo (1986), la

famiglia europea si allarga. Ma è il 1987 ad essere una data

fondamentale. Dopo i problemi economici e le vicissitudini degli

anni precedenti, sembra che gli Stati membri siano decisi a

dare una vera e propria accelerata al processo di

integrazione europea. Il “bolide” che permette tale

accelerazione è l'Atto Unico Europeo (AUE), entrato in vigore

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il 1° luglio. Con questo nuovo trattato si vuole raggiungere l'obiettivo di completare il mercato interno e dare

una svolta al processo di unione politica. Infatti, vengono apportate importanti riforme istituzionali che

conferiscono al Parlamento Europeo un maggiore peso nelle procedure decisionali e, soprattutto, vengono

poste le basi per un altro fondamentale trattato che verrà siglato qualche anno più tardi.

1989-1992

Questa vignetta è la pura continuazione di quella precedente.

La Guerra Fredda è finita. La minaccia sovietica è scomparsa e

la CEE, dal canto suo, abbatte quanto di simbolico è rimasto

del Muro di Berlino sostenendo pienamente la riunificazione

della Germania. La fine del confronto bipolare conferisce

nuovo vigore all'integrazione europea e l'Europa è ora sulla

via per il Trattato di Maastricht, firmato il 7 febbraio 1992.

Nasce così l'Unione Europea (UE), rafforzata dalla

realizzazione dei “tre pilastri” prospettati con l'AUE del 1987:

Comunità Europea, Politica Estera e di Sicurezza Comune (PESC) e Giustizia e Affari Interni (GAI). Vengono

poste le basi per l'unione monetaria, viene istituita la cittadinanza europea come complementare a quella

nazionale e si creano i presupposti per un rafforzamento del ruolo dell'UE come attore internazionale. È

infatti negli anni '90 che l'Unione porta avanti progetti come il Processo di Barcellona, ampliando la

cooperazione con i Paesi della sponda sud del Mediterraneo e, soprattutto, rinforzando al contempo i

rapporti economici, sociali e culturali con gli ex-Stati comunisti dell'Europa centro-orientale, che aderiranno

all'UE nel corso del decennio successivo.

1991-1995

Nonostante i buoni propositi, gli anni '90 sono comunque un

decennio molto arduo per la politica estera europea. Il primo

banco di prova è la penisola balcanica, proprio nel cuore

dell'Europa. Il dittatore Tito, l'unico collante capace di tenere

unita la Jugoslavia, è morto già da più di 10 anni. La fine della

Guerra Fredda fa emergere i nazionalismi e nel 1991 inizia una

serie di eventi disastrosi che porterà i popoli jugoslavi a

massacrarsi a vicenda. Tra crimini di guerra, persecuzioni,

pulizie etniche e genocidi, l'UE sembra quasi assente, o

incapace di gestire una situazione che dovrebbe invece dimostrare l'efficacia dei nuovi strumenti di

cui si è dotata, in una regione appena fuori dai suoi confini. Gli Stati europei si dividono sulla questione del

riconoscimento dei Paesi balcanici che hanno appena dichiarato la propria indipendenza, mentre la

presidenza greca del Consiglio dei Ministri non aiuta, in quanto la Grecia è coinvolta più di tutti nel conflitto. I

tentativi di risoluzione da parte europea vengono avviati, ma l'incapacità di elaborare una pianificazione

strategica per avviare azioni efficaci rende vani tali tentativi. La questione jugoslava viene risolta con gli

Accordi di Dayton nel 1995, che però vennero sponsorizzati dagli USA con un minimo coinvolgimento

dell'UE.

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2003

Il mondo entra nel terzo millennio con un tragico avvenimento.

Gli attacchi terroristici dell'11 settembre 2001 sconvolgono

la comunità internazionale e rivelano la vera natura della neo

insediata amministrazione Bush a Washington. Quest'ultima

avvia un progetto di revisione dei principi dell'ordine

internazionale, introducendo concetti come guerra al terrorismo

e guerra preventiva, mettendo in discussione uno dei cardini

del diritto internazionale: la sovranità territoriale. In questo

modo, con un quasi totale disprezzo del multilateralismo, gli

Stati Uniti avviano due campagne militari molto controverse: in Afghanistan nel 2001 e in Iraq nel 2003. L'UE,

che proprio dopo l'11 settembre ha deciso di rafforzare la cooperazione in materia di anti-terrorismo, si trova

nuovamente a dover testare la sua credibilità come attore internazionale. Tuttavia, anche questa volta, il

suo carattere ibrido tra sovranazionalismo e intergoverativismo incide pesantemente sulla capacità di

reazione dell'Unione che, puntualmente, si divide tra chi si oppone fermamente (Francia e Germania) e chi

invece sostiene in varia misura (Gran Bretagna e Italia) la politica di Bush. In questo modo, la PESC viene

seriamente compromessa.

2004-2009

La “strada” della storia europea passa anche per il maxi-

allargamento dell'UE avvenuto tra il 2004 e il 2007. Con

esso l'Unione estende i suoi confini inglobando 12 nuovi Stati

(Cipro, Repubblica Ceca, Estonia, Ungheria, Lettonia, Lituania,

Malta, Polonia, Slovacchia e Slovenia nel 2004, Romania e

Bulgaria nel 2007) la maggior parte dei quali facenti parte

dell'ex impero sovietico. Dopo il fallimento del progetto della

Costituzione Europea nel 2004, quest'ultimo allargamento

rappresenta, senza ombra di dubbio, un successo della politica

estera dell'UE ormai avviata verso il Trattato di Lisbona, che entrerà in vigore il 1° dicembre 2009. Il

nuovo trattato costituisce una riforma dei trattati precedenti, sempre nella prospettiva di una rinforzata

integrazione europea. Infatti, aumenta ulteriormente il peso del Parlamento Europeo nelle procedure

decisionali e viene potenziato il ruolo dell'Alto Rappresentante per la PESC (il “Ministro degli Esteri

Europeo”). Inoltre, viene meno il problema della rotazione semestrale della Presidenza del Consiglio

Europeo (l'organo di indirizzo politico dell'Unione). In questo modo si conferisce più continuità alla politica

europea, prolungando il mandato presidenziale a due anni e mezzo rinnovabile una volta. Nonostante ciò, il

maxi-allargamento nasconde un grosso problema: si è giunti all'ampliamento (widening) dell'UE senza

un approfondimento strutturale (deepening) che le consenta di affrontare ogni questione in modo adeguato.

Non a caso, nella vignetta, il nostro personaggio europeo è ormai diventato obeso e affaticato, mentre

continua a percorrere la sua strada. Probabilmente non c'è un modo più adeguato per rappresentare quella

che viene definita “stanchezza da allargamento”.

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2011

La “Primavera Araba” è un ulteriore, tragico e duro banco di

prova per la politica estera europea. La durissima repressione

dei regimi nordafricani contro le rivolte mette l'Europa davanti

ad un altro bivio: difendere di diritti umani appoggiando le

istanze di cambiamento dei rivoltosi o mantenere lo status

quo? Il timore che il cambiamento possa portare a forti

fenomeni di instabilità nel medio-lungo periodo determina una

reazione dell'UE lenta, impacciata e indecisa. Non a caso,

quando la situazione libica si traduce in guerra civile, è la

NATO (su mandato dell'ONU) ad intervenire. E questo nonostante l'UE sia dotata di strumenti di politica

estera in mano all'Alto Rappresentante (Catherine Ashton nella vignetta) per poter intervenire in teatri del

genere.

Conclusioni: 2013 - ?

Ma dove sta andando l'Unione Europea? Se questa

illustrazione fosse stata realizzata in qualsiasi altro momento

della storia dell'integrazione europea, il significato sarebbe lo

stesso. Sarebbero cambiati i cartelli stradali e nel carrellino

probabilmente non ci sarebbe stato un euro distrutto. In ogni

caso, è l'UE a costruirsi la sua strada man mano che va

avanti. Ogni tratto di questa strada rappresenta delle che

incidono sul futuro.

Arrivato questo punto della sua storia, il cantiere stradale

europeo è in crisi. Le istituzioni, la fiducia e l'autorità

dell'Unione Europea sono sottoposte a fortissime pressioni

dalla società, dall'economia e dalla politica e il futuro è incerto

ora come non mai. Quale direzione occorre dare al percorso

comunitario? Le vie sono tante e tanti sono i possibili scenari.

C'è bisogno di un nuovo trattato istituzionale? Ci avviamo verso

un unione fiscale e/o politica? L'Europa sta forse vivendo l'inizio

di un periodo di rivoluzione nelle coscienze, nelle società, nella politica e nella concezione dell'economia?

Oppure si tratta dell'inizio della fine? Siamo all'alba della disgregazione europea? Oppure è solo uno dei tanti

periodi di crisi, per quanto profonda, che l'UE riuscirà a superare? Anche in questo caso: ai posteri l'ardua

sentenza.

Luigi Porceddu

BloGlobal – Osservatorio di Politica Internazionale

www.bloglobal.net