I Celti e i popoli Italici

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I Celti arrivano in Europa con la Prima migrazioneindoeuropeaL’insieme delle tribù che abitavano la mag-gior parte dell’Europa formava il popolodei Celti, che furono poi chiamati Gallidai Romani. La loro lingua faceva parte delgruppo indoeuropeo.Intorno al 2000 a.C., durante la Primamigrazione, essi si erano trasferiti dallaRussia alle rive del Danubio (dove il fiumeattraversa le attuali Austria e Ungheria).Poi da quella zona si erano diffusi finoall’Inghilterra e alla Spagna, popolandotutta l’Europa occidentale. Conoscerli èquindi fondamentale per ricostruire la for-mazione dei popoli europei moderni. Di un altro popolo europeo, i Germani,studierai a fondo costumi e caratteristichenel MODULO 6.

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I Celti e i popoli italici1

CARRI E “CUSCINETTI A SFERE”.I Celti costruivano carri molto efficientiper il trasporto di merci.Un particolare tecnologico d’avanguardiaera costituito dal mozzo delle ruote , in cui una serie di bastoncini cilindrici di legno attenuava l’attrito con l’asse del carro. Erano gli antenati degli attuali“cuscinetti a sfere”.

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Le testimonianze archeologiche ci diconoche la loro organizzazione rimase immobi-le per circa milletrecento anni, poi crebbeimprovvisamente a partire dall’VIII-VIIsecolo a.C., quando essi entrarono in con-tatto con i Greci, che li incontravano ormaistabilmente nelle loro colonie, soprattuttoin quella di Marsiglia, in Francia.I Celti erano nomadi, ma, oltre che alleva-tori, erano anche contadini. Durante lemigrazioni, infatti, individuavano una zo-na favorevole, vi si trattenevano venti otrent’anni e vi ricavavano terreni coltivabi-li bruciando ampi tratti di foresta che, perqualche tempo, le ceneri rendevano fertili.In quelle zone costruivano città fortifica-te che servivano sia da centri di mercato,sia da sedi di botteghe e officine. I loro prigionieri di guerra diventavanoschiavi, e a essi venivano affidati i lavoripesanti. Gli artigiani, invece, divenneropresto famosi anche fra i Greci (e, contem-poraneamente, fra i Romani) per la loroabilità di fabbri e di falegnami.

I commerci con Greci e Fenicidanno impulso all’economia e alla culturaDall’VIII secolo a.C. in poi i Celti comin-ciarono a commerciare regolarmente coni Fenici e con i Greci. Esportavano argento, stagno e ambra,materie prime ritenute preziosissime dagliantichi, e inoltre cereali, carni e pesci es-siccati e salati.Importavano soprattutto vino (la specialitàdei Greci) poiché nei loro territori produce-vano soltanto una qualità di birra chiamata“cervogia”. Non importavano olio perchépreferivano condire i cibi con il burro.L’incontro con i Greci ebbe anche un gran-de valore culturale, perché diffuse nell’Eu-ropa celtica la scrittura alfabetica.

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I Celti vestono come i Persiani,sono guerrieri ma obbediscono ai drùidi più che ai loro reI Celti vestivano diversamente daiGreci. Indossavano giubbe lun-ghe, calzoni attillati, che chiamava-no brache, e calzari dalla punta in su.Forse ricorderai che questo era anche iltipico costume persiano di tutti i giorni. Eciò non deve stupirti perché, come sai già,sebbene insediati in luoghi lontanissimi traloro, sia Celti che Persiani aveva-no una comune origine indoeu-ropea. La società celtica era una societàguerriera, caratterizzata da fortirivalità fra le tribù e da una spiccata ten-denza alla razzia e alla rapina. Si recavano fino al luogo della battaglia sucarri a due cavalli, ma durante lo scontrocombattevano a piedi buttandosi disordina-tamente e di corsa contro il nemico. Ogni tribù era comandata in guerra da un

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La religione celtica

storia delle mentalità

Presso il popolo celtico la massimaautorità non era rappresentata dai redelle tribù, ma dalla potentissima con-gregazione dei drùidi, i sacerdoti, ilcui nome significa “saggi” o, più pre-cisamente, “coloro che sanno, per-ché hanno visto” (dalla radice in-doeuropea uìd-, divenuta ved [ere] nel-la nostra lingua). Essi avevano ilcompito di mantenere i rapporti coni numerosi dèi della loro religione po-liteista e avevano un tale potere che,senza il loro permesso, i re non po-tevano neppure prendere la parola.Per diventare un drùido occorrevanoventi anni di studio intenso: bisogna-va imparare a memoria migliaia e mi-gliaia di formule magiche, avere atti-tudine per l’osservazione delle stellee dei fenomeni della natura, per lamedicina, per la religione e per la me-ditazione sulla vita e sulla morte. Allafine del tirocinio, alcuni diventavanodrùidi veri e propri, cioè mediatoritra i re e gli dèi e loro consiglieri poli-tici e militari; altri diventavano bardi,

cioè poeti e narratori delle leggendetribali umane e divine; altri ancora in-dovini. I drùidi delle singole tribù eleg-gevano drùido di tutto il popolo cel-tico uno dei loro la cui autorevolezzaera ritenuta superiore a quella di qua-lunque altro essere umano.

La grande saggezza dei drùidi si ac-compagnava a una totale indifferen-za per la vita umana. Prima di ogniguerra (e le guerre erano frequentis-sime) essi ordinavano il compimentodi terribili sacrifici: si cominciavacon gli animali, si proseguiva con glischiavi, poi con i ladri e gli assassini,ma, se il pericolo aumentava, si arri-vava fino ai guerrieri migliori.Questi omicidi, a quanto possiamocapire, si basavano su due credenze:• quando si entrava in guerra, perassicurarsi la vittoria e la vita, biso-gnava offrire un numero di vittimepiù o meno uguale alle proprie pre-vedibili perdite (in pratica un guerrie-ro offriva in sacrificio uno schiavo oun altro uomo qualsiasi in cambiodella propria sopravvivenza);• gli indovini pretendevano di legge-re la volontà degli dèi nel sangue chescorreva: di qui la necessità di sgoz-zare esseri umani in continuazioneper tenersi costantemente al corren-te delle decisioni divine.

Sulla porta di un tempio celtico si notano i teschi dei prigionieri nemici sacrificati: ilguerriero che attraversava la porta assumevala forza del loro spirito e aveva la certezza che gli dèi erano dalla sua parte.

re, eletto dai capi delle principali famiglie.Il re però poteva essere sostituito in qual-siasi momento ed era sottoposto alla supe-riore autorità della potentissima castasacerdotale dei drùidi.

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L’ABBIGLIAMENTO COMEDOCUMENTO.I calzoni persiani e i calzoni celti ciconfermano che entrambi ipopoli erano indoeuropei.

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146 MODULO 4 - Roma nell’età della Repubblica

L’Italia è un mosaico di popoli di origine orientale e di origine indoeuropea Dell’Europa fa parte anche l’Italia, che erapopolata fino dall’Età Paleolitica. Tra il IV e il II millennio a.C. – con moltoritardo rispetto ai popoli del Vicino Oriente– i popoli italici erano entrati nell’Età Neo-litica, scoprendo prima l’agricoltura, poi lalavorazione dei metalli, e avevano fondatocentinaia di villaggi.

4 Fra questi, i villaggi situati sulla catena del-le Alpi e nel Lazio, sulle rive dei laghi diBolsena e Bracciano, erano montati su pa-lafitte. Nelle Prealpi, in Valcamonica, vive-va invece in luoghi asciutti e sopraelevati ilpopolo dei Camuni, che ci ha lasciato unastraordinaria testimonianza del suo passaggiodallo stadio paleolitico a quello neolitico in170 000 incisioni rupestri.Poi vi erano i villaggi della Pianura Pada-na, chiamati oggi terramare, cioè “terregrasse”, perché i loro resti, ricchi di materieorganiche, hanno formato dei tumuli costi-tuiti da terreno fertilissimo.Le coste adriatiche erano popolate da agri-coltori che, attraverso il passo del Brennero,commerciavano ambra, stagno e argento coni Celti del Mar Baltico; nel Meridione i Lu-cani diedero luogo a una cultura raffinata.In Sardegna, infine, una società di guerrie-ri, navigatori e contadini ci ha lasciato circa7000 nuraghi, torri di diverse dimensionicostruite a scopo di difesa, e centinaia dibronzetti di squisita fattura che testimonia-no le multiformi attività delle popolazioniche abitarono l’isola.

Vivere sulle palafitte

storia della vita quotidiana

Fai finta di essere un “palafitticolo” ouna “palafitticola”. Ecco come pas-serai le tue giornate.• Per motivi che sai solo tu (noi mo-derni non li abbiamo capiti), la co-munità di cui fai parte ha scelto di vi-vere in “case sospese sull’acqua”.• Oggi si inizia la costruzione di unnuovo villaggio. Se sei un maschio tirecherai con gli uomini nei boschidove, in base a un’antichissima sa-pienza, essi sceglieranno accurata-mente i vari tipi di legname da co-struzione.• Una squadra taglierà i castagni e ifrassini, che serviranno per le fonda-menta.• Un’altra squadra segherà e pialleràl’abete, che, essendo più morbido,servirà per pavimentare le capanne.• Una terza squadra sceglierà i piop-pi che, per la loro leggerezza, verran-

no impiegati per lastruttura del tetto spio-vente.• Se sei una ragazzalavorerai con le donne eintreccerai sottili ramidi nocciolo per fare igraticci con cui poisaranno realizzate lepareti.• Poi fodererai le pare-ti con un intonaco ot-tenuto impastando l’ar-gilla con sterco di vac-ca secco; la capannaavrà un odore che oggi non riterrestigradevole, ma resterà calda e imper-meabile all’umidità.• Adesso gli uomini trascinano in unangolo della capanna un lastrone dipietra sul quale costruiranno un for-no chiuso di mattoni, destinato allacottura della ceramica e alla fusionedel bronzo.

• Tutti gli abitanti hanno lavorato so-do e, oltre alla propria capanna, ognifamiglia ha costruito le stalle per ri-parare il bestiame e il granaio per ri-porre all’asciutto il raccolto.

Tre capanne ricostruite in base agli scavi. Le due di destra erano abitazioni, quella di sinistra era una stalla.

5000a.C.

3800a.C.

2200a.C.

2000a.C.

aratri carri villaggi uomini cervi armi

I CAMUNI.Sei tipologie di graffiti (o incisioni). Leggendoliin verticale puoi seguire la loro evoluzione nel tempo.

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1471 - I Celti e i popoli italici

SOMIGLIANZE MEDIEVALIL’antica fortezza di Barumini inSardegna anticipa le strutture

dei castelli di oltre mille anni dopo.

LE TORRILe torri di difesa avevano

una copertura cheaumentava la protezione

contro le frecce degliassedianti.

LA CASA “A CIAMBELLA”Verso la fine dell’era

nuragica, arrivano le primeabitazioni patriarcali con lestanze disposte a raggieraintorno a un cortile interno

simili a quelle sumeriche,egiziane e greche.

LE FESSURELANCIASASSI

Nella fortezza di Barumini, come poinei castelli medioevali,

c’era un sistema di caditoie, cioè di

aperture praticate neiparapetti delle mura per

lanciare armi e freccecontro gli assalitori.

IL LUOGO DELLE DECISIONIQuesta capanna è la più antica

e la più ampia di tutto il villaggio. Qui si riunivano i capifamiglia

per discutere i problemi della comunità e decidere il da farsi.

CAPANNE “MODULARI”Quando la famiglia patriarcale si allargava, i

nuraghi venivano modificati e allargati peraccogliere i nuovi venuti.

I RECINTI PER LE GREGGI Un “anello” murario

probabilmente destinato alriparo degli animali.

LE CASE “SCOPERCHIATE” I nuraghi di Barumini, quand’erano inposizione isolata, avevano la forma dicono tronco, senza la tipica copertura

ottenuta con pali di legno rivestiti disottili lastre di pietra.

UNA FARETRA PIENA DI FRECCE Un’arciere: l’arco eral’arma più usata nell’eradei nuraghi, insieme a spade, pugnali eaccette. Le punte dellefrecce erano sempre inbronzo. Il copricapo con le corna di toro eratipico del re pastore.

I Celti (Galli per i Romani) intorno al 2000 a.C. occu-pano tutta l’Europa occidentale. La loro lingua fa parte delgruppo indoeuropeo. Sono nomadi allevatori, ma anchecontadini; costruiscono città fortificate che diventanocentri di mercato, botteghe e officine. I prigionieri di guer-ra vengono resi schiavi. I loro artigiani sono abili fabbri efalegnami, famosi anche tra Greci e Romani.

Dall’VIII sec. a.C. in poi i Celti commerciano con Fe-nici e Greci. Esportano argento, stagno, ambra, cereali,carni e pesci essiccati. Importano soprattutto vino perchésanno produrre la birra che chiamano “cervogia”. Il loro in-contro con i Greci diffonde nell’Europa celtica la scritturaalfabetica.

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1 I Celti indossano giubbe e calzoni (le brache) e nell’in-sieme il loro vestiario ricorda quello dei Persiani che hannola loro stessa origine indoeuropea. La società celtica èuna società guerriera, comandata in guerra da un re sot-toposto all’autorità della casta sacerdotale dei drùidi.

L’Italia è abitata fino dall’Età Paleolitica. Tra il IV e il IImillennio a.C. i popoli italici entrano nell’Età Neolitica efondano centinaia di villaggi. Quelli situati lungo le Alpi e nelLazio sono montati su palafitte. Quelli della Pianura Pada-na sono detti terramare, ossia “terre grasse”. Tra i popoliche hanno lasciato le maggiori testimonianze vi sono i Ca-muni della Valcamonica, i Lucani e il popolo guerriero che inSardegna ha eretto circa 7000 torri di difesa, i nuraghi.

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In sintesi

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148 MODULO 4 - Roma nell’età della Repubblica

Pagine operativeIndica con una crocetta se le seguenti af-

fermazioni sono vere (V) o false (F).

I Celti popolarono tutta l’Europa occidentale.

I re celti venivano chiamati drùidi.

La società celtica non aveva schiavi.

Prima di ogni guerra i sacerdoti ordinavano sacrifici umani.

I Celti erano nomadi, ma anche contadini.

I fabbri e i falegnami celti erano famosi fra i Greci e i Romani per la loro abilità.

Collega ciascun tipo di insediamento al-l’area geografica corrispondente.

Osserva attentamente questi bronzetti ap-partenenti all’arte nuragica, quindi rispondi al-le domande.

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SardegnaTerramare

Pianura PadanaPalafitte

Alpi e LazioNuraghi

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1 1. Il personaggio della figura che cosa impu-gna? (Nel rispondere, tieni conto che la statuet-ta ha subìto un danno.)

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2. Il personaggio della figura che cosa tienenelle mani?

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3. In base alle risposte che hai dato, che tipo disocietà pensi che fosse quella degli antichi abi-tanti della Sardegna?

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4. La figura che cosa riproduce?

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5. Considerando la tua risposta, secondo te gliantichi Sardi avevano paura del mare o eranonavigatori?

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