I casi della vita

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1 I casi della vita CAPITOLO 1 Alle volte i casi della vita possono, senza preavviso, modificare gli eventi e lo scorrere regolare del menage familiare, stravolgendo le abitudini, le consuetudini ed il cammino che ci era prefissato. Qualcosa del genere successe al protagonista di questo episodio, leggermente romanzato, cui viene dato un nome di fantasia, come a tutti gli altri personaggi, perché non possa essere riconosciuto e così nemmeno verranno citati i nomi delle aziende e gli esatti luoghi dove esse risiedono. Il rag. Andrea Geronti, 32 anni, da 11 stava svolgendo tranquillamente il suo lavoro di capo reparto dell’ufficio recupero crediti e sofferenze presso una nota compagnia di assicurazione di valenza nazionale ed internazionale, felicemente coniugato da 7 anni con Angela, che era una meravigliosa ragazza di 29 anni e, padre felice di due splendidi maschietti rispettivamente di cinque e tre anni. Aveva un fisico atletico ed asciutto, era il classico esempio del ragazzo sportivo anche se ultimamente poteva dedicare a ciò ben poco tempo, limitando le attività sportive a qualche ora il sabato o la domenica. Il mattino usciva presto da casa per recarsi al lavoro, anche se grazie alla metropolitana, i tempi di percorrenza tra casa ed il lavoro si riducevano notevolmente. In una città come Milano era impensabile spostarsi con l’automobile soprattutto per recarsi in centro. Con l'abbonamento mensile ai servizi pubblici, anche il lato economico del problema, aveva il suo tornaconto. Essendo l'unica fonte di reddito per la famiglia, anche se lo stipendio non era certamente dei più bassi, arrivare alla fine del mese, con i continui aumenti dei costi della vita, era sempre più problematico. Per questo Andrea, sacrificando il tempo libero da dedicare allo svago ed alla

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I casi della vita

CAPITOLO 1

Alle volte i casi della vita possono, senza preavviso, modificare gli eventi e lo scorrere regolare del menage familiare, stravolgendo le abitudini, le consuetudini ed il cammino che ci era prefissato. Qualcosa del genere successe al protagonista di questo episodio, leggermente romanzato, cui viene dato un nome di fantasia, come a tutti gli altri personaggi, perché non possa essere riconosciuto e così nemmeno verranno citati i nomi delle aziende e gli esatti luoghi dove esse risiedono. Il rag. Andrea Geronti, 32 anni, da 11 stava svolgendo tranquillamente il suo lavoro di capo reparto dell’ufficio recupero crediti e sofferenze presso una nota compagnia di assicurazione di valenza nazionale ed internazionale, felicemente coniugato da 7 anni con Angela, che era una meravigliosa ragazza di 29 anni e, padre felice di due splendidi maschietti rispettivamente di cinque e tre anni. Aveva un fisico atletico ed asciutto, era il classico esempio del ragazzo sportivo anche se ultimamente poteva dedicare a ciò ben poco tempo, limitando le attività sportive a qualche ora il sabato o la domenica. Il mattino usciva presto da casa per recarsi al lavoro, anche se grazie alla metropolitana, i tempi di percorrenza tra casa ed il lavoro si riducevano notevolmente. In una città come Milano era impensabile spostarsi con l’automobile soprattutto per recarsi in centro. Con l'abbonamento mensile ai servizi pubblici, anche il lato economico del problema, aveva il suo tornaconto. Essendo l'unica fonte di reddito per la famiglia, anche se lo stipendio non era certamente dei più bassi, arrivare alla fine del mese, con i continui aumenti dei costi della vita, era sempre più problematico. Per questo Andrea, sacrificando il tempo libero da dedicare allo svago ed alla

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famiglia, al pomeriggio, terminato il lavoro alle 16.45, si recava presso lo studio di un suo amico, amministratore di stabili, per dargli una mano nella conduzione del complesso apparato gestionale. Infatti egli curava la stesura dei verbali delle assemblee da inviare ai condomini; parecchie volte presiedeva le assemblee stesse in vece dell'amministratore impegnato altrove. Estrapolava le decisioni dell'assemblea per quanto riguardava eventuali lavori straordinari deliberati preparando le gare d'appalto, scrivendo i capitolati da dare ai possibili esecutori dei lavori stessi. Tutto ciò, che esulava dalla parte contabile amministrativa, gli impegnava parecchie ore, tant'è che alla sera rientrava a casa non prima delle ventuno. Il più delle volte i figli erano già crollati dal sonno e dormivano, mentre la moglie, pazientemente, lo aspettava per poter cenare assieme e conversare un pochino fino al momento di andare a letto per il meritato riposo. Questo sacrificio era ben remunerato, permettendo alla famiglia Geronti di guardare serenamente al futuro, mantenendo un discreto tenore di vita e concedendosi pure un periodo di vacanze al mare d'estate senza creare troppi problemi economici.

Come in tante aziende, anche in quella di Andrea, l'informatica aveva preso il posto dei contatti umani per recepire nuovi ordini di servizio, informazioni operative e disposizioni sulle gestioni aziendali. Quel lunedì, 7 aprile, come ogni mattina, Andrea si sedette alla sua scrivania, accese il terminal del computer per vedere le novità inserite in rete durante il week-end. Erano state introdotte alcune piccole varianti sul modus operandi nella gestione del portafoglio clienti per quanto riguardava il controllo delle scadenze annuali dei premi di polizza nonché degli ordini di servizio che interessavano altre sezioni della compagnia.

Messo lì, in mezzo alle altre notizie, quasi inserita per non essere notato, c'era una nota di servizio, indirizzata con E-mail privata e personalizzata al rag. Andrea Geronti, con la quale lo si invitava, con comodo quando avesse avuto un momento di tempo, di presentarsi, anche senza appuntamento, dal dott. Sergio Paganelli, condirettore generale della compagnia.

Andrea ebbe un sussulto, cosa poteva essere successo? Probabilmente niente di grave, altrimenti l'ordine sarebbe stato perentorio e non un semplice invito. Però il condirettore generale?!……nella scala gerarchica, quanti quadri intermedi lo avrebbero potuto contattare prima di giungere così in alto!

Andrea fu preso dal dubbio se recarsi subito dal dott. Paganelli, senza preavviso, o telefonare alla segretaria per un appuntamento. La segretaria del condirettore era Lucia Mancini, sua ex compagna di scuola, assunta direttamente con quelle mansioni un paio d'anni prima. Questa seconda soluzione gli parve la migliore ed optò per essa.

- Pronto, Lucia cara, sono Andrea Geronti, ho letto stamattina al computer che il dott. Paganelli vorrebbe parlarmi… C'è? Mi fissi un

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appuntamento per quando è libero? Sai forse dirmi cosa vuole da me, piccolo capo reparto, un papavero così grosso? - Ciao Andrea, ho scritto io quel testo che Paganelli mi ha passato, ma non so altro. Adesso è nel suo ufficio, ma ha alcuni ospiti venuti dalla Francia, quindi sicuramente non ti riceverebbe. Se vuoi ti metto in lista per domani mattina alle dieci, come primo appuntamento. Non conoscendo l'argomento, non so dirti quanto tempo dovrai rimanere da lui, ti conviene, pertanto, avvisare il tuo diretto superiore che sarai assente dall'ufficio per questo motivo e per un tempo imprecisato. - Sì, certamente, farò così, ok! Va bene per le dieci domani mattina e speriamo bene! - Stai tranquillo Andrea, conoscendolo da un paio d'anni, posso dire che, se ti invita e non ti ordina, può essere solamente una cosa positiva per te. Auguri e ci vediamo domani. - Grazie Lucia, mi rincuori, però che ansia fino a domani! Ciao e arrivederci, grazie ancora, ciao. Si immerse nel suo lavoro per non stare ad arrovellarsi il cervello sul motivo e sulle possibili conseguenze della chiamata. Nella pausa pranzo, durante il tragitto dall'ufficio all'amministrazione e da essa a casa, il suo pensiero era fisso su quel messaggio di posta elettronica. La sua mente vagava e spaziava in mille pensieri, possibili argomenti e motivi, ma nulla affiorava che potesse far luce sul mistero. Il suo lavoro era talmente di routine che non poteva interessare le alte sfere e se si fosse trattato di un cambiamento o un trasferimento gli stessi sarebbero avvenuti con un semplice ordine di servizio. A parte i vertici della compagnia, tutti gli altri, con gli attuali sistemi di gestione aziendale, sono dei numeri e non delle persone, che vengono mossi sulla scacchiera senza essere interpellati, senza comunicazione diretta verbale, ma con semplice nota scritta nella posta elettronica interna. Giunto a casa che fu, salutò la moglie come al solito, ma lei, con il sesto senso di tutte le mogli, si accorse che c'era qualche cosa di nuovo nell'aria e disse: - Qualche cosa non va? Ti senti male? Ti vedo strano, non sei del solito umore. - Nulla di grave - rispose Andrea - stamattina ho ricevuto una convocazione dal condirettore generale e, per quanto abbia la coscienza a posto sul mio lavoro, sono un po' preoccupato, cosa vuoi, con questi chiari di luna che aleggiano in azienda, non si sa mai. Domani mattina alle 10 ho fissato l'appuntamento con Paganelli e sapremo cosa vuole da me. - Fossi in te non mi preoccuperei troppo - rispose Angela - potrebbe invece essere qualche cosa di positivo e, forse, finalmente la direzione si è accorta della tua dedizione al lavoro e, per ciò, ti premia in qualche modo. Andrea, scrollò le spalle e disse: - Speriamo - pur sapendo, dentro di sé che se avessero voluto dargli una promozione, sicuramente non a livello dirigenziale, essa gli sarebbe stata comunicata dal suo diretto superiore.

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Dopo cena si sedette, assieme alla moglie, davanti alla televisione per vedere un telefilm, di una serie che a loro piaceva molto, non prestando però la dovuta attenzione perché continuava a pensare all'indomani mattina e ciò era il chiodo fisso che lo manteneva in ansia. Come Dio volle la notte passò e, fatta la colazione, si preparò per recarsi al lavoro nei tempi e nei modi consueti in modo da non far preoccupare la moglie, anche se lui sarebbe scappato di corsa via da casa, come se così facendo, le dieci sarebbero arrivate prima. Entrato nel palazzo, passò il tesserino magnetico personale che serviva per registrare l'ora di entrata e l'ora d'uscita e, preso l'ascensore, salì al secondo piano dove era situato il suo ufficio. Appena entrato accese il computer per vedere se ci fossero ulteriori novità che lo riguardassero. Trovò solamente la conferma da parte di Lucia Mancini: il dott. Paganelli lo attendeva alle dieci in punto. A quel punto, sedutosi alla scrivania, avviò il programma in cui erano registrati tutti gli atti in sospeso e sui quali stava lavorando, nel timore di non aver notato qualche pratica vecchia non ancora riscontrata. Tutto era a posto ed i ritardi erano nella norma, anche perché, ultimamente, con alcune mosse ben assestate, era riuscito a recuperare dei crediti all’apparenza inesigibili. Controllò pure che i nominativi in sofferenza non fossero di gente nota o di società di una certa importanza. Tutto era nella norma, anche se Andrea non era uso guardare in faccia nessuno quando si trattava di lavoro usando lo stesso metro di recupero, sia per la persona importante come per qualsiasi altra persona o ditta. Cercò di memorizzare, il più possibile, le pratiche in sospeso in modo da essere pronto a rispondere a qualsiasi domanda. Lo sguardo correva sovente sul quadrante dell'orologio ed il tempo non passava mai. Alle 9.45 telefonicamente avvisò il suo dirigente che il dott. Paganelli lo aveva convocato per le dieci e pertanto sarebbe stato assente dall'ufficio. Il superiore chiese ad Andrea se fosse al corrente della motivazione dell'incontro e, ottenuta risposta negativa, raccomandò ad Andrea di tenerlo informato sugli sviluppi della situazione. Preso l'ascensore, Andrea salì al quarto piano, dove risiedevano i prestigiosi uffici della direzione generale, si trovò, all'uscita dell'ascensore, in una bussola vetrata con le porte chiuse ed un campanello con citofono sul quale era scritto: "Suonare ed annunciarsi". Premette il campanello, silenzioso per altro, ed alcuni istanti dopo apparve una graziosa ragazza sorridente, era Lucia! Aprì la porta dall'interno dicendo: - Entra, entra Andrea, il dott. Paganelli ti sta aspettando e, posso assicurarti, è di ottimo umore, cosa piuttosto rara.

Si avviarono lungo i tappeti rossi fino davanti ad una doppia porta in mogano massiccio, Lucia bussò, aprì il battente ed esclamò: - dottor

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Paganelli, c'è qui il rag. Andrea Geronti da lei convocato, lo faccio passare? Il condirettore si alzò dalla sua splendida scrivania ed avviandosi verso la porta per andare incontro ad Andrea disse: - Ma ci mancherebbe, venga, venga, caro Geronti, si accomodi pure, entri. Lucia si fece in parte per lasciare passare Andrea, chiudendo immediatamente alle sue spalle la porta.

Entrò in un ufficio di dimensioni tali da poter contenere un appartamento, arredato con tappeti, poltrone, divani, tavoli, seggiole, mobili, quadri d'autore alle pareti e tutto quanto di più pregevole si possa immaginare. Vide la mano tesa del condirettore che avanzava verso di lui con un sorriso smagliante a trentadue denti, gliela strinse, mentre lo faceva accomodare su di una poltrona in pelle, nell'angolo dove era posizionato il salotto per intrattenere gli ospiti. Strana situazione: un condirettore generale che si alza dalla sua scrivania per andare incontro ad un sottoposto, porgendogli la mano e trattandolo come fosse un'autorità. Certamente c'era qualche cosa sotto sotto da dover indorare prima di essere esposta.

- Che piacere vederla rag. Geronti, non abbiamo mai avuto l'occasione di incontrarci ma ho sentito molto parlare di lei e del suo zelo nell'esecuzione delle mansioni assegnatele. Vedrà, d'ora in poi le occasioni di vederci non mancheranno, sempre se troveremo un punto d'intesa su quello che andrò a proporle. Lo so felicemente sposato con la signora Angela, padre di due cari frugoletti, Marco ed Alessandro.

Purtroppo mantenere decorosamente, oggidì, una famiglia con un monoreddito è pressoché impossibile, forse per questo lei deve collaborare con l'amministrazione stabili, sacrificando il suo tempo libero altrimenti dedicabile alla famiglia e certamente con più gioia. Andrea rimase senza fiato, ammutolito, nel sentire che sapeva tutto di lui, della sua famiglia e del secondo lavoro.

- Sì, direttore, è tutto giusto e tutto vero, ma come mai tanto interesse per la mia modesta persona? Mi lusinga il suo apprezzamento il mio lavoro in seno all'azienda che io, doverosamente, cerco di svolgere nel miglior modo possibile, ma ho capito che deve propormi qualcosa, di lavorativo immagino. L'ascolto con molto piacere. - Quello che andrò a proporle lo deve giudicare lei e, stia assolutamente tranquillo, se non fosse di suo gradimento e dovesse rifiutare, non comprometterebbe in alcun modo i rapporti tra di lei e la Compagnia.

Ma veniamo al dunque, caro Andrea , non le dispiace se la chiamo Andrea senza tanti formalismi e titoli? - Certo che no, direttore, anzi mi lusinga, sono tutto orecchi ed ansioso di sentire quanto deve dirmi. - Da un po' di tempo eravamo alla ricerca di una persona in seno alla nostra compagnia, la quale avesse delle caratteristiche e delle doti specifiche per dar corso ad un progetto di espansione aziendale. La cosa

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non è semplice, anzi, e la sua buona riuscita dipende appunto dalla scelta della persona cui dovremmo affidare l'incarico e dai risultati che riuscirà ad ottenere. La scelta è caduta su di lei proprio grazie alla sua innata predisposizione a trovare forme e modi per ottenere successi importanti. Mi spiego: a lei sono affidate mansioni per tentare di recuperare crediti pressoché persi, con scarsa possibilità di rientro dei premi in sofferenza.

Facile sarebbe recuperarli con forme intimidatorie e con l'aiuto di esattori gorilla pronti a picchiare ed a sfasciare tutto, come si vede in certi films di gansters americani, ma questa non è certo la politica della nostra azienda. Eppure lei, ultimamente, solo con la persuasione e le parole è riuscito a far rientrare nelle casse della compagnia una cifra abbastanza considerevole. Bravo, me ne, anzi ce ne compiacciamo sinceramente, non tanto per l'ammontare delle somme recuperate, certamente cospicue, ma in caso contrario, non avrebbero intaccato il bilancio dell'azienda, ma perché così facendo la nostra immagine, presso le concorrenti, è sinonimo di efficienza e di coesione, simbolo di una sana gestione. - Direttore, lei mi confonde, mi fa quasi arrossire, forse non merito tanta considerazione, in fondo ho cercato di far bene il mio lavoro e per il quale voi mi date uno stipendio; devo pur cercare di guadagnarmelo! - Anche la modestia è una sua virtù, pensi quanti in questa situazione si sarebbero approfittati e avrebbero cercato di trarne utili motivi per "vendere" la loro immagine e per poter ottenere futuri miglioramenti. Ed ecco la nostra richiesta: sarebbe intenzione del consiglio di amministrazione, su suggerimento dell'azionariato, di dare la scalata, per poter controllare con la maggioranza azionaria, ad una grossa compagnia di assicurazione francese che a sua volta controlla buona parte del mercato assicurativo del sud est asiatico. Ieri ho avuto degli abboccamenti con dei grossi rappresentanti di questa compagnia, che farebbero in modo di farla assumere presso di loro con mansioni quasi analoghe a quelle ricoperte presso di noi, con la conseguenza di poter accedere agli archivi generali della società. Lo scopo è quello di scoprire tutti i retroscena, la solidità reale, la forma gestionale e la consistenza del portafoglio clienti. Questi dati ci servirebbero per poter valutare appieno la convenienza o meno di questa grossa operazione.

- Una specie di spionaggio industriale - replicò Andrea - cosa, se scoperta, produrrebbe una denuncia penale che mi rovinerebbe per sempre. Non è certo una cosa da poco quella richiestami, ho anche una famiglia a cui pensare. Sono d'accordo, che se non risica non si rosica, ma il gioco vale la candela? Sa, alla mia età, trovarsi in mezzo ad una strada con la crisi di posti di lavoro attuale e con un curriculum “macchiato”, non è proprio il massimo. Dovrei comunque pensarci, ma la contropartita quale sarebbe? Se non ho capito male, questa compagnia di assicurazione francese mi assumerebbe e pertanto io dovrei dare le dimissioni qui da noi. Quale sarebbe la località in cui dovrei prendere il nuovo servizio?

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- Domande più che lecite alle quali devo risponderle con assoluta franchezza sia dal punto di vista economico come di sicurezza lavorativa - replicò il dott. Paganelli - e vedrà, da questo lato ci sarebbero solamente dei vantaggi per lei, molti ed invitanti. Ecco le condizioni: Località di lavoro, Parigi, remunerazione 234.000.000 di lire l’anno, un appartamento molto decoroso a totale carico nostro. Il periodo che lei dovrebbe risiedere e rimanere a Parigi dovrebbe aggirarsi sui due o al massimo tre anni. Al termine, ottenuti i risultati prefissati lei ritornerebbe nella nostra azienda con una qualifica dirigenziale e lo stesso stipendio parigino. Anche in questo caso noi le faremmo una proposta scritta per convincerla a tornare alle nostre dipendenze ufficializzando il nuovo stipendio con tutti gli annessi e connessi derivanti dalle nuove contribuzioni per quanto riguarda la futura quiescenza.

Andrea rimase per un istante ammutolito nel ripensare a quanto il dott. Paganelli aveva esposto, cercando di vagliare la percentuale di riuscita di questo progetto. Come un lampo un dubbio lo assalì e decise di esporlo al direttore. - Signor direttore, il concetto base l'ho capito e sembrerebbe abbastanza semplice avendo i dati a disposizione, però, rimanendo pur sempre vostra la decisione finale in base ai dati che vi esporrò, il giudizio e l'elaborazione delle conclusioni da sottoporvi sarebbero demandate alla mia discrezionalità in base alle opinioni che io ne trarrei. Mi sembra una grossa responsabilità! Sinceramente la cosa mi stuzzica, sia dal punto di vista lavorativo, con l'apprendimento di nuove tecniche lavorative e sistemi operativi, sia dal punto di vista economico è inutile negarlo. Potrei essere giunto alla svolta decisiva della mia vita. La prego di lasciarmi almeno ventiquattro ore per pensarci e darle una risposta definitiva, vorrei discuterne anche con mia moglie. Cambiare città, nazione, con due bambini in età prescolastica e le relative problematiche linguistiche per loro. Io con il francese me la cavo benissimo avendolo studiato a scuola per otto anni ed avendo continuato a coltivarlo leggendo settimanalmente, la domenica, uno o due quotidiani francesi. Resta ancora un punto da chiarire, se qualcosa andasse storto e venissi “scoperto”, come sarebbe vostra intenzione proteggermi? - Anche la questione della lingua, oltre a quanto già esposto, è uno dei motivi per cui la scelta è caduta su di lei caro Andrea, per quanto riguarda la scuola dei bambini non si preoccupi, a Parigi esistono delle scuole private italiane, sono come le nostre scuole a tempo pieno dove i bambini fanno le loro ore di lezione, viene loro servito il pasto di mezzogiorno, c'è un breve periodo di riposo e poi al pomeriggio, con altri insegnanti, preparano i compiti per il giorno dopo e studiano. Anche questo costo, ovviamente, sarebbe a carico nostro. Il suo dubbio, che io presumo infondato, sull’essere allontanato dalla compagnia francese, è comunque un aspetto da valutare. Se ciò dovesse avvenire, diverrebbe operativa la sua riassunzione alla filiale di Roma, dove nessuno la

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conosce, con il grado di funzionario di direzione, e con conseguente miglioramento, essendo lo stipendio analogo a quello “ufficiale” francese.

Però ci sono alcune altre condizioni base che dobbiamo porre. L'operazione dovrà avere una segretezza totale, lei dovrebbe dire a sua moglie, di aver ricevuto direttamente l'offerta dalla compagnia francese. Io ho qui una lettera dattiloscritta su carta intestata e spedita da Parigi, per posta prioritaria, a suo nome con tutte le specifiche dell'offerta. Ovviamente la lettera è un falso, in realtà lei verrebbe assunto in base a una sua personale richiesta di lavoro spedita alcuni mesi fa alla compagnia francese. Anche quanto riguarda gli emolumenti sarebbero un normale stipendio sindacale da funzionario, il resto della cifra pattuita verrebbe da noi mensilmente bonificata in un conto corrente da lei indicatoci. Per giustificare l'accettazione, potrebbe dire a sua moglie che lo stipendio percepito sarebbe leggermente più alto del reddito ottenuto attualmente con il doppio lavoro e con il vantaggio di poter dedicare tanto più tempo alla famiglia. Ci pensi bene, vagli tutte le opportunità, da parte mia e dalla nostra azienda avrà tutti gli aiuti del caso, glielo garantisco, e se, come spero, deciderà per il sì, mi faccia avere per domani la sua lettera di dimissioni con il consueto preavviso di trenta giorni. Questa è la lettera con cui la compagnia francese accetta la sua richiesta di lavoro, il mansionario ed il trattamento economico da far vedere alla sua signora. Ah sì, a proposito, bisogna trovare una motivazione della sua visita qui da me da riferire a Lucia, la mia segretaria. Essendo voi amici, le chiederà certamente con ansia una spiegazione.

Pensavo di dire di averla chiamata per proporle un trasferimento a Roma, con la qualifica di funzionario e lei mi abbia risposto che se avesse dovuto andare a Roma per diventare funzionario, avrebbe preferito accettare un'offerta avuta da una Compagnia di Assicurazioni francese con sede a Parigi e alla quale era, fino ad ora, era indeciso se accettare o meno. Vista e valutata la situazione preferiva sicuramente Parigi a Roma.

- Ha pensato proprio a tutto, non le sfugge proprio nulla. Vista la risposta che da dare a Lucia, lei si è fatta la convinzione che io accetterò sicuramente la sua richiesta. Sono abbastanza convinto, ma voglio pensarci ancora un pochino. Se domani mattina le presenterò le mie dimissioni, significherà l’accettazione della proposta, altrimenti vorrà dire che rimarrò al mio solito posto di modesto capo reparto. Grazie comunque della fiducia direttore, l'aver pensato alla mia persona mi fa molto piacere. Andrea si alzò dalla poltrona e così pure il dott. Paganelli, si strinsero la mano, e salutando si avviò verso la grande porta di mogano imbottita all’interno con la stessa pelle del divano e delle poltrone. Aprì la porta e mentre stava per uscire udì la voce del direttore esclamare ad alta voce: - Eh si, Roma è proprio una gran bella città, ci pensi. Perché aveva detto quella frase? Era una velata minaccia per farlo convincere o lo aveva detto pensando che Lucia avesse potuto essere vicino alla porta e pertanto metteva solamente in atto la commedia? Non lo avrebbe saputo mai.

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Si incamminò lungo il tappeto rosso fino all'ascensore non incontrando nessuno, nemmeno la sua amica Lucia. Tanto meglio, non avrebbe dovuto dare spiegazioni di alcun genere Rientrato nel suo ufficio, per prima cosa aprì la busta contenente la lettera di assunzione presso la compagnia francese, nella quale si evidenziava l'incarico cui era destinato che, con qualche piccola aggiunta, poco si discostava dalle sua attuali mansioni. Per quanto riguardava la parte economica, la sua retribuzione sarebbe stata di lire 66.000.000 oltre ad una cifra variabile di anno in anno, quale "premio di produzione", agganciato all'andamento degli utili aziendali nell'anno di erogazione. Non male, ma niente in confronto alla reale retribuzione. Mille pensieri affollarono la sua testa, prendere una decisione del genere senza il conforto della moglie non era cosa da poco anche perché non avrebbe potuto raccontarle il vero ammontare della retribuzione che, sicuramente, avrebbe dato il giusto imput ad una risposta affermativa . Per giustificare l'eventuale aumentato tenore di vita avrebbe potuto inventare degli acconti sul premio di produzione. La cosa non li piaceva molto avendo improntato la sua vita coniugale sul massimo della lealtà e sincerità. Poi c’era da conciliare la chiamata della direzione, cosa di cui Angela era al corrente, con l’arrivo della lettera. Avrebbe potuto raccontare la storia inventata da Paganelli per Lucia, ma perché non aveva raccontato prima alla moglie l’esistenza della lettera della compagnia francese? La sera avrebbe mostrato alla moglie la "lettera francese" spiegandole i vantaggi sia professionali, per lui, come economici per tutta la famiglia, ottenibili accettando questa proposta piovuta dal cielo. Per prima cosa prese il telefono per chiamare il suo dirigente il quale attendeva notizie riguardanti il colloquio con Paganelli. Al terzo squillo udì: - Castaldi, buon giorno, chi parla?

– Sono Geronti, buon giorno, sono rientrato ora dalla visita al condirettore generale che le avevo preannunciato. - Ah sì, mi dica di che cosa si trattava, in cosa verteva la questione dato che io, suo diretto superiore, non ne sapevo niente. - Il dott. Paganelli mi ha proposto un trasferimento alla nostra sede di Roma, cosa delle quale non sono molto convinto e mi sono riservato di dargli una risposta in breve tempo; ne devo parlare, ovviamente, in famiglia. - Com’è cambiato tutto il sistema all’interno della nostra azienda. – replicò Castaldi - Quando mai un dipendente veniva trasferito senza prima interpellare il responsabile del reparto, proponendogli l’eventuale sostituto! Facevano lo stesso a modo loro, ma almeno la forma era salva. Cosa vuole che le dica Geronti, faccia come meglio crede, io però, se se ne va, ne sarò dispiaciuto, era veramente un valido elemento su cui potevo contare. Auguri e ci sentiamo.

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- Direttore, non è ancora sicura la mia accettazione, ma se così fosse, lei sarà il primo a saperlo. Grazie e buon lavoro. Fece ancora una telefonata privata, prima di riprendere il suo lavoro interrotto, chiamò infatti l’amministrazione stabili per informarli che quella sera non sarebbe potuto andare da loro per degli improvvisi ed improrogabili impegni personali. Dopo una giornata di lavoro, non molto costruttiva, dati gli assillanti pensieri, Andrea prese la metropolitana per far subito ritorno a casa, aveva deciso di tenere, con Angela, una linea di condotta improntata alla solita sincerità. Erano le diciassette e trenta quando infilò la chiave nella toppa ed aprì la porta. – Ciao cari, sono io, oggi sono venuto direttamente a casa, dove siete? La porta della cameretta dei bambini si aprì ed apparvero i due figlioletti, con uno sguardo tra il meravigliato ed il felice. Con le braccine allargate gli corsero incontro e si aggrapparono a lui stringendolo forte, forte gridando “papà, papà mio”. Un groppo alla gola prese Andrea, non abituato a queste effusioni d’affetto data l’ora alla quale, normalmente, era abituato giungere a casa. Fu questo un punto a favore nel dubbio se accettare o no. Anche la porta della cucina si aprì ed Angela ne uscì pure lei meravigliata per l’ora in cui il marito era rientrato ed orgogliosa nello stesso tempo di vedere i bambini aggrappati al collo del papà.

– Come mai a casa a quest’ora Andrea, cosa succede, c’è forse sciopero delle amministrazioni? ma vieni qui dammi un bacio. Egli, con i bambini appesi al collo, attraversò l’atrio e cinse in un abbraccio collettivo la moglie. Aveva gli occhi lucidi. Angela se ne accorse ed improvvisamente divenne seria temendo per qualche cosa di brutto. Andrea si accorse subito del cambiamento d’umore della moglie e si affrettò a dire: - Niente, niente cara, sono lacrime di felicità e gioia. Adesso tutto deve correre normalmente, ceneremo finalmente tutti assieme e quando i bambini andranno a letto, io e te ce ne andremo in salotto. Ho qualche novità da raccontarti. Speriamo che tu ne sia contenta e felice come lo sono io. Posò la borsa, si tolse la giacca e disse: - Bambini, vengo in camera vostra a giocare, quale bel gioco mi fate fare?

Uno per parte, presero la mano al papà e lo trascinarono nella loro cameretta. Angela si affacciò, nuovamente sorridente, e richiudendo la porta rimarcò: - Mi raccomando non buttate tutto all’aria altrimenti mi arrabbio con tutti e tre! Andrea giocò con le macchinine, con i soldatini e fece pure una partita di “memory”, un gioco che sviluppa lo spirito d’osservazione e la memoria dei bambini. Si trattava della versione ridotta per bambini piccoli, ma Marco ed Alessandro erano talmente pronti ed attenti che vinsero, ora uno ora l’altro, tutte le partite disputate, la cosa li rese felici e corsero dalla mamma dicendo: - Mamma, mamma, siamo stati più bravi di papà a memory, abbiamo vinto noi.

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La mamma stava finendo di apparecchiare la tavola in cucina, come era abituata fare quando dava da mangiare ai bambini, mentre il marito era ancora al lavoro ed esclamò: - Di corsa a lavarsi le mani, tutti e tre, la cena è quasi pronta e si va a tavola. I tre si guardarono negli occhi sorridendo e corsero in bagno ad eseguire l’ordine perentorio ricevuto. Tenendosi per mano si diressero verso la cucina ed Andrea esclamò: - Eccoci, arriviamo puliti, puliti, siamo affamati, cosa si mangia di buono? L’odorino è invitante e siamo pronti a “distruggere” il contenuto dei piatti. Angela stava finendo di sistemare nei piatti alcune fette fumanti di arrosto di vitello arrotolato e farcito ed il contorno di purè di patate. Il papà ordinò: - All’attacco miei prodi il nemico ci aspetta, dobbiamo distruggerlo. Ridendo i bambini si sedettero a tavola e Marco commentò: Questa sì, è una bella battaglia, speriamo sia anche buona. Papà e mamma si guardarono felici e pieni di gioia nel constatare quanta assennatezza c’era nei loro bambini sia pur così piccoli. Si sedettero a tavola ed iniziarono a consumare la cena. Dopo il formaggio e la frutta, Andrea si rivolse ai suoi figlioli: - Potete alzarvi ed andare di là in salotto a vedere un po’ di televisione, se volete, però poi bisogna andare a nanna. - Si papà, andiamo, ma vieni anche tu ed anche tu mamma. A quest’ora ci sono i cartoni animati di Braccio di Ferro. Ci fanno tanto ridere. - Andate avanti voi - disse Angela, - io vi raggiungo dopo aver sparecchiato, messo i piatti nella lavastoviglie e riassettata, almeno in parte, la cucina. Si sedettero sul divano per vedere il programma iniziato da poco. Alle prime scene i bambini iniziarono a ridere delle gag proposte , mentre Andrea, pur guardando lo schermo, pensava alle parole da dire alla moglie quando sarebbero rimasti soli dopo aver messo a letto i bambini. Avrebbe esposto la grossa novità che, come una bomba era pronta ad esplodere e a stento riusciva a tenere dentro di sè. I bambini guardavano e ridevano. Ad un tratto Alessandro si rivolse al papà: - Non ti piace, perché non ridi papà? Andrea trasalì e non sapendo quale scusa trovare, imbarazzato incalzò: - Sì, mi piace, ma l’ho già visto. Conosco tutta la trama, ecco perché non mi fa tanto ridere, però mi piace moltissimo. E’ forse uno dei più bei cartoni animati di Braccio di Ferro. Finito quel cartone animato, girando per i canali con il telecomando, Marco ne trovò un altro e si misero a guardarlo. Nel frattempo arrivò Angela. Braccio di Ferro era finito, erano passate, da alcuni minuti, le venti e trenta perciò lei intimò ai bambini: - Ancora cinque minuti e poi senza capricci, indossare il pigiamino, lavarsi i denti e correre a nanna, va bene?

– Si mamma, vediamo solo un po’ di questo cartone e poi andiamo. Andrea batté la mano, due o tre volte, sul divano dicendo: - Vieni qui, siediti accanto a me, riposati un po’, sarai stanca.

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Era una scenetta da immortalare, infatti era raro vedere tutti e quattro seduti in salotto, la famiglia riunita nel tepore che solo la serenità della propria casa sa dare. - Bambini, sono passati quasi dieci minuti, andate di la preparatevi e quando sarete a letto chiamateci e noi verremo a darvi la buonanotte. Mi raccomando lavare bene i denti con il dentifricio e non solo una passatina veloce, perché se i denti sono puliti, sono anche sani e non occorre andare dal dentista Un po’ a malincuore, Marco ed Alessandro si alzarono dal divano e, lentamente, con la testa girata verso il televisore a carpire le ultime scene, uscirono dal salotto per andare in camera loro. Angela prese la mano di Andrea e gliela strinse un poco guardandolo fisso e muta negli occhi, un po’ in ansia, un po’ curiosa, desiderosa di ascoltarlo per sentire le, certamente, grandi novità che le avrebbe rivelato. La cinse intorno alle spalle e la avvicinò a sé: - Aspettiamo che i bambini si siano addormentati e poi ti racconterò tutto, ma proprio tutto, quello che è successo oggi. La visita a Paganelli è stata di un’importanza e di una concretezza inimmaginabile. Ho riflettuto ad una frase dettami tanto tempo fa e che mai come ora, nel mio caso, ma anche nel nostro caso, suona perfetta: “Per avere dei risultati nella vita, bisogna trovarsi nel punto giusto al momento giusto”.

- Sono veramente in ansia di sentire perché, mi viene da pensare, come intuivo io, c’è una promozione in vista per te, ma non solo quella perché, se così fosse, me lo avresti semplicemente detto senza tanti misteri.

Alzò la voce: Bambini a che punto siete, avete lavato i denti? Si mamma, stiamo andando a letto, venite a salutarci? Certo - disse Andrea – ora veniamo a darvi la buonanotte. Dopo una carezza sui capelli dei bambini, un bacino sulla fronte e

un sorridente “buon riposo”, spensero la luce principale lasciando accesa solo la lucetta notturna. Uscirono dalla stanza socchiudendo la porta per sentire se si fossero lamentati o avessero chiamato durante la notte. I coniugi Geronti fecero ritorno in salotto. Dopo aver fatto sedere Angela sul divano, Andrea sedette sulla poltrona di fronte in modo da poter conversare guardandosi in viso senza dover torcere il collo.

- La cosa è veramente seria. Se fosse una semplice conversazione saremmo seduti uno accanto all’altra, così invece ha una forma ufficiale; ti prego non lasciarmi ancora in ansia, spiegami tutto. - Vedi, cara Angela, forse siamo giunti alla svolta decisiva della nostra vita, una di quelle svolte che cambiano tutto e che spingono in alto, ma tanto in alto. Stamattina il condirettore generale Paganelli, come tu sai, mi ha ricevuto e mi ha fatto una proposta di lavoro che, però, secondo lui, non dovrei rivelarti. Tra di noi non ci sono mai stati segreti e pertanto se tu mi assicuri che, per nessun motivo, quanto ti dirò andrà fuori da questa stanza, ti racconto tutto.

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- Non devi neanche dirlo o avere dubbi, queste sono cose nostre di famiglia e come tali non escono da queste mura. Come potrei essere così vile da mettere in gioco il nostro futuro dopo che tu, pur avendo avuto il divieto di rivelarmi i retroscena, lo fai egualmente dimostrando una non comune fiducia in me. Adesso io sto zitta ed ascolto il tuo racconto. Andrea prese le mani di Angela e le strinse nelle sue cercando di ricevere ed infondere allo stesso tempo fiducia e speranza di buona riuscita di tutta la vicenda. - Vedi cara, io dovrei andare a lavorare in Francia, presso altra compagnia, la quale nei progetti della nostra azienda dovrebbe essere annessa. E’ già tutto organizzato, l’ufficio personale di quella compagnia ha una mia lettera di richiesta d’assunzione datata alcuni mesi fa, cosa di cui io non sapevo niente ovviamente ed io, oggi, ho in mano una lettera con la quale vengo assunto con delle condizioni discretamente favorevoli. In realtà lo stipendio non sarebbe di 66.000.000. di lire all’anno, offerto dalla direzione francese, come puoi leggere nella lettera, ma in realtà esso sarebbe di 234.000.000 di lire. La differenza verrebbe accreditata nel nostro conto, mensilmente, con bonifico bancario. Il mio compito sarebbe di tastare il vero peso di questa compagnia e non quello, non sempre esatto, che risulta dai bilanci. Passare i dati a Milano, sul come dobbiamo ancora accordarci, e ricevere le conseguenti istruzione per proseguire nella mia indagine. Bisogna dire che loro hanno pianificato tutto, sia sulla nostra sistemazione in appartamento, la scuola per i bambini, ma soprattutto il domani. Finito con soddisfazione il periodo di lavoro a Parigi, riassunzione immediata a Milano con la qualifica di dirigente e lo stipendio, quello massimo, percepito in Francia. In caso di qualche intoppo o malfunzionamento della missione e conseguente abbandono anticipato della sede parigina, il mio lavoro proseguirebbe nella filiale di Roma della nostra compagnia, con lo stipendio sindacale di funzionario di 66.000.000 di lire. In tutti e due i casi la cifra è da considerarsi al netto delle trattenute previdenziali. Non abbiamo tempo per pensarci, se domani mattina consegno la lettera di dimissioni al direttore Paganelli, vuol dire l’accettazione della proposta, in caso contrario vuol dire che la cosa non è di mio gradimento e pertanto rinuncio all’offerta. Ecco ti ho detto, per sommi capi, tutto. Cosa ne pensi, cosa mi consigli di fare, come cambierebbe la tua e la nostra vita? Se vuoi ragioniamo punto per punto e decidiamo di comune accordo, come abbiamo sempre fatto. Angela rimase in silenzio, pensosa, lo sguardo fisso sulle loro mani intrecciate, sembrava impietrita, respirava lentamente, ma con un’inspirazione profonda e ritmica. Andrea la guardò, le strinse ancor più fortemente le mani sia pure con dolcezza nel tentativo di scuoterla e farla reagire, non l’aveva mai vista in quello stato.

Sentendo la stretta di mano, alzò gli occhi e con lo sguardo che esprimeva sorpresa e sbigottimento proferì con un filo di voce: - Ma è una cosa enorme!

- Sì cara è veramente una grande cosa, io ancora non mi capacito come abbiano pensato a me, anche se Paganelli ha avuto parole di elogio

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per il mio operato in azienda. Doveva essere parecchio tempo che mi e ci tenevano d’occhio, sapeva tutto di noi. Mancava solamente che sapessero il numero di scarpe che portiamo ed il quadro era completo.

- Cosa ne dici, ce la possiamo fare? Ci sacrifichiamo tre anni per poi stare bene tutta la vita? Oppure la cosa ti spaventa e rinunciamo a questa manna piovuta dal cielo?

- Lasciami riprendere fiato, in questo momento non sto pensando al futuro ma al presente, penso a tutti i preparativi per il trasloco, penso alla difficoltà, per me, della lingua, il cambiare abitudini, sistema di vita, la lontananza dai miei genitori e dai tuoi, che bene o male qualche piccolo aiuto ce lo danno quando abbiamo bisogno per i bambini, dagli amici e dal cambiato tenore di vita con, magari, obblighi di società derivanti dal tuo nuovo incarico.

- Di questo non ti devi preoccupare perché in Francia sarei un funzionario non un dirigente come quando, tra tre anni, ritorneremo in Italia. Dai nostri genitori avremmo meno bisogno d’aiuto in quanto, come oggi, sarei a casa presto il pomeriggio. Chiederemo che l’appartamento fornitoci sia abbastanza vicino al posto di lavoro. In quanto alla lingua, vedrai, in poco tempo riuscirai a sbrigartela per quanto riguarda il linguaggio comune di tutti i giorni inerente agli acquisti nei negozi. Il francese non è semplice scriverlo e leggerlo correttamente ma è abbastanza facile per le piccole conversazioni quotidiane. Quando una persona conosce 250 o 300 vocaboli può vivere in un’altra nazione. Non certo per fare conferenze.

- Mi sento addosso una strana sensazione, è come se avessi già saputo che mi avresti proposto una cosa del genere, non mi meraviglia il dover partire, ne sono quasi contenta. Con la fantasia vedo già la casa di Parigi, mi sembra di vedere i negozi, i tram, il traffico, la metropolitana. In fondo che differenza c’è con Milano, sono entrambe due grandi città, una abitata da milanesi, l’altra abitata da parigini, e con ciò? Sarà incoscienza la mia? Mi sento quasi euforica ed elettrizzata all’idea di partire per un’avventura forse più grande di me. Ma sì! Se sei contento tu, per te e per la tua carriera, andiamo. Fai quello che devi fare e non pensarci più.

Andrea rimase interdetto, mai più avrebbe sperato in cuor suo che Angela l’avesse presa così bene. Per naturale reazione dello spirito di conservazione e di prudenza, ora, sembrava essere lui il reticente ed il dubbioso, ma la sicurezza e lo spirito d’avventura di Angela lo fecero ritornare sulle sue posizioni iniziali e, in cuor suo, era già proiettato al nuovo incarico.

- Bene cara, allora adesso si tratta di scrivere una breve lettera di dimissioni da consegnare domani mattina al dott. Sergio Paganelli. Poi avremo un mese di tempo, il preavviso, per preparare il trasloco, trovare un buon trasportatore internazionale che si occupi pure degli imballaggi. Loro sono assicurati e qualsiasi danno verrà risarcito.

Ella si alzò dal divano, gli si avvicinò, si sedette sulle sua ginocchia e prendendogli il viso tra le mani gli diede un bacio lungo e appassionato.

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Sempre tenendo una mano sulla guancia sussurrò: - Sono orgogliosa di te, amore mio, con le tua capacità sei riuscito a farti notare dalla direzione e, oggi come oggi, se permetti, non è cosa da poco. Il modo, come mi hai raccontato, e sul come il dott. Paganelli ti ha accolto, effettivamente, è un po’ ruffianesco, ma alla fin fine quella propostati è una cosa di grande responsabilità che non tutti sarebbero all’altezza di affrontarla.

- Sì, è vero, però sarò io capace di essere all’altezza? D’altro canto finché non provo non lo saprò mai. Certo è che loro mi daranno le direttive sul come muovermi e cosa effettivamente stanno cercando. Mi consola il fatto di sapere, evidentemente, nell’ambito della compagnia francese ci siano delle persone già infiltrate che cercheranno di proteggere il mio lavoro.

Andrea si alzò, si avvicinò al tavolo dove aveva appoggiato il suo computer portatile, lo aprì e si mise a scrivere il testo della lettera di dimissioni. La cosa non fu del tutto facile, trovare le parole giuste ed i termini appropriati, ma soprattutto le motivazioni della sua decisione. Fece leggere il testo alla moglie che espresse il suo parere favorevole.

Trasferì il testo su di un dischetto in quanto l’indomani mattina l’avrebbe inserito nel suo computer d’ufficio per poterlo stampare e, dopo aver apposto la firma, l’avrebbe portato, in busta chiusa, direttamente alla sua amica Lucia per consegnarlo al dott. Paganelli. A quel punto avrebbe dovuto aspettare gli eventi. Sicuramente avrebbe dovuto contattare telefonicamente l’ufficio personale della nuova azienda e concordare con loro i tempi e i modi del trasferimento.

Andrea tirò un profondo sospiro liberatorio sentendosi spossato nel fisico, dopo una giornata così intensa di avvenimenti. Anche la moglie era silenziosa e sembrava, pure lei, denotare una certa stanchezza. Stava accanto al marito ed in un modo o nell’altro teneva una mano appoggiata su di lui, quasi cercasse una conferma per tutto quello era successo, che fosse una realtà e non fosse, al contrario, un sogno.

- Sono le ventitré, cara, andiamo a letto e cerchiamo di dormire; ne abbiamo bisogno tutti e due. Domani è il giorno in cui volteremo pagina e ci proietteremo nel futuro. Dapprima, potrà essere vorticoso e caotico, ma vedrai, con il passare del tempo tutto si calmerà e ci ritroveremo in un mondo nuovo, più consono alle nostre esigenze con la serenità del domani, soprattutto per i nostri figli. Potremmo pensare di avere ancora un figlio………parigino, cosa ne dici?

- Stupido! Con tutto quello che abbiamo da fare ora, tu pensi ad un figlio da far nascere a Parigi…..Certamente un altro bambino non mi dispiacerebbe, ma non è il momento ora di parlarne, andiamo a dormire, sperando di prendere sonno nonostante il vortice di pensieri che abbiamo in testa.

Il mattino seguente la sveglia suonò alla solita ora e Andrea fece le

consuete cose a cui era abituato ormai da tanti anni. Sembrava una mattina come tutte le altre anche se, in realtà, l’attenzione non era rivolta

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come al solito ad ascoltare le prime notizie del giornale radio, le previsioni del tempo, onda verde e tutte quelle cose a cui era abituato mentre, in bagno, si radeva e faceva la doccia. Fatta una veloce colazione si avviò, con in tasca il dischetto del computer, verso la metropolitana per andare in ufficio.

Finita di stampare la lettera, la imbustò, la chiuse e salì al quarto piano. Incontrò subito Lucia alla quale diede il messaggio pregandola di portarlo a Paganelli il quale, probabilmente lo stava aspettando.

- Non è ancora arrivato, ma dovrebbe essere qui a momenti, intanto io metto la tua lettera sulla sua scrivania, ma tu non te ne andare, mi devi raccontare della conversazione avuta ieri. Immagino probabilmente questa lettera è la diretta conseguenza. Torno subito.

Lucia, girò l’angolo e si avviò velocemente lungo il corridoio. Riapparve in meno di un minuto; doveva aver fatto veramente tutto di corsa.

- Dimmi allora, cosa è successo? Cosa vi siete detti? Ti ascolto, sono impaziente di sentire le novità.

- Il direttore mi ha proposto una promozione per un mio trasferimento alla nostra sede di Roma. Io, circa un mesetto fa avevo ricevutoi una proposta di lavoro da parte di una compagnia di assicurazioni francese, con sede a Parigi e con un, veramente interessante, compenso annuo. Con mia moglie si stava vagliando l’opportunità o meno di questa offerta temendo le conseguenze di un trasferimento in terra straniera e comunque lontano dalle normali abitudini. Ora, poiché l’abbandono di Milano è cosa certa, abbiamo deciso di scegliere Parigi dove il disagio sarà senz’altro meglio ricompensato. Per dire il vero avevo chiesto a Paganelli se avessi potuto essere trasferito in qualche sede lombarda alle stesse condizioni. Avrei fatto il pendolare, magari settimanale, ma rimanevo in zona. Il direttore è stato irremovibile, o Roma o niente e, anzi, mi ha fatto velatamente capire: o Roma o, probabilmente non avrebbero avuto più bisogno della mia presenza in azienda. Ecco il perché della lettera di dimissioni portata nel suo ufficio.

- Quanto mi dispiace, non avremo più modo di vederci, ma del resto avete perfettamente ragione, le buone occasioni nella vita capitano di rado e bisogna coglierle al volo, siete giovani e dovete crearvi un futuro migliore. Mi raccomando scrivimi della tua nuova esperienza e, se come spero sarà positiva, potresti ricordarti di me ed assumermi come tua segretaria.

Si guardarono in faccia e scoppiarono in una risata forse più per scaricare la tensione che per la battuta in se stessa. Si diedero la mano, si abbracciarono e con un “buona fortuna” Lucia congedò l’amico.

Andrea si voltò per andarsene e ritornare al suo ufficio, quando l’ascensore si fermò al piano, si aprirono le porte e ne uscì il dott. Paganelli.

Si fermò e visto Andrea lo bloccò: – Allora Geronti era venuto per me? Ci ha pensato al nostro colloquio di ieri? Cosa ha deciso?

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- Buon giorno direttore, la sua segretaria le ha messo sulla scrivania la mia lettera di dimissioni.

- Ah, così ci lascia! Venga, venga da me un momento, ne riparliamo e forse riuscirò a convincerla a ripensarci.

Entrati nell’ufficio e chiusa la porta imbottita antirumore, il direttore posò la borsa esclamando: - Mi compiaccio con lei, ha fatto la scelta giusta, vedrà, non se ne pentirà. Forse non si è ancora reso conto di quanto le è stato offerto, un salto da piccolo dipendente ad alto dirigente con un intervallo di tre anni, chiamiamolo di rodaggio.

- Ora mi servono alcune informazioni per perfezionare il tutto e poiché il tempo non è molto, dobbiamo muoverci subito. Immagino che a lei serva un appartamento con due stanze da letto, una stanza da pranzo, un salotto, cucina e bagno, ottanta o novanta metri quadri circa. I mobili li ha già tutti o necessita qualche integrazione? Domani le manderò a casa lo spedizioniere il quale si occuperà di controllare cosa deve predisporre per l’imballaggio ed il trasloco. Oggi stesso, o domani al massimo, chiami l’ufficio personale di Parigi per confermare il suo arrivo in capo ad un mese. Ora le consegnerò un telefono cellulare con un numero che sapremo solo io ed il nostro presidente, l’avvocato Giuseppe Zorzi. Se per caso dovesse ricevere delle telefonate a quel numero da altre persone, sarà presumibile abbiano sbagliato il numero, rifiuterà la chiamata e non farà nemmeno sentire la sua voce. Solo se sul display appariranno il mio nome o quello del presidente, quali chiamanti, allora potrà rispondere. Le informazioni le chiederemo di volta in volta e dovrà fornircele registrate su di un dischetto e spedirle con lettera assicurata a uno di noi due richiedenti. Per il momento penso basti, casomai ci sentiremo per telefono. Ah sì, ecco il telefono cellulare di cui le avevo accennato, lo prenda, se dovrò conferire con lei d’ora in poi lo chiamerò con questo mezzo. Esso non può essere intercettato essendo la trasmissione codificata. In memoria ci sono solamente il mio numero e quello di Zorzi. Non usi questo telefono per nessun altro tipo di chiamate, né d’ufficio né personali.

Andrea, di nuovo, rimase allibito, tutto era previsto, per il direttore tutto era chiaro e sicuro. Lo spedizioniere, l’appartamento a Parigi, gli eventuali mobili mancanti, il telefonino…….e cosa ancora?

Si riebbe e rispose alle domande specifiche: - Si, senz’altro, la grandezza dell’appartamento è ottima. Attualmente abbiamo il salotto e la camera da pranzo in un unico ambiente, se a Parigi gli ambienti saranno due, i mobili potrebbero essere molto comodi e quindi insufficienti. Avevo già pensato anch’io di chiamare l’ufficio di Parigi per confermare la mia partenza per quella località al termine del periodo di preavviso dato a voi. Prese il telefonino propostogli dal dott. Paganelli e lo guardò con attenzione.

- E’ l’ultimo modello di telefono satellitare. Il suo utilizzo è un po’ più costoso, ma in compenso non ci sono zone d’ombra, roaming non accettato perché TIM non ha l’accordo commerciale con quel gestore, ed altre cose impedenti il collegamento. Lei non si deve preoccupare in quanto il contratto, pur essendo a suo nome, è domiciliato presso di noi e

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cureremo noi il pagamento delle relative bollette. Lei lo potrà usare per tutto il tempo necessario alla conversazione senza patemi d’animo per il costo. Per quanto riguarda i mobili li integreremo con una o due poltrone, oppure un divano, si potrebbe riempire qualche angolo con un tavolo da gioco e quattro o sei seggiole. Non si preoccupi ci penserà l’arredatore una volta avuta la piantina dell’appartamento e l’insieme del suo mobilio.

- Bene, per momento è tutto, torni pure al suo lavoro e se Castaldi dovesse dire qualche cosa per il ritardo gli dica di chiamarmi per confermare la sua presenza qui da me. Ovviamente quando sentirà il mio nome non si permetterà di dubitare delle sue affermazioni. Bene, Geronti, l’accompagno e grazie ancora di aver accettato, vedrà ne faremo di strada insieme!

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CAPITOLO 3

Il tempo passava, i giorni correvano veloci uno dopo l’altro, in casa Geronti regnava il caos. Scatoloni dappertutto, mobili non smontabili accuratamente protetti con angolari e profili di poliuretano espanso e tutti avvolti in fogli di spesso nylon trasparente, valigie e bauli semi aperti e semi pieni, per gli indumenti, bicchieri, bottiglie, piatti e stoviglie di plastica per l’uso quotidiano per sostituire i servizi oramai imballati. Marco ed Alessandro si aggiravano sgomenti, non riuscivano a capire cosa stesse succedendo. Le loro biciclette ed i giocattoli più grandi non erano più disponibili poiché imballati in grossi scatoloni, a loro rimanevano solo quelli piccoli che sarebbero stati messi, all’ultimo momento, in borse di plastica da posizionare nel bagagliaio della macchina. Papà, ma soprattutto mamma, cercavano, con parole semplici, di far capire ai bimbi che sarebbero andati a vivere in un'altra casa, più bella, così loro avrebbero avuto più spazio per giocare. Non sembrava fossero molto convinti, non riuscendo a capire il motivo di questo cambio, ma da bravi bambini accettarono le spiegazioni dei loro genitori. Nei rari momenti in cui Angela e Andrea riuscivano a starsene seduti, cercavano di documentarsi sulla loro destinazione. L’indirizzo della nuova abitazione era stato loro fornito direttamente dall’Agenzia Immobiliare che l’aveva procurata. Rue de la communauté, (via della comunità) controllando su di uno stradario della capitale, si trovava vicinissimo all’asse in cui era collocato gran parte del terziario parigino e pertanto anche la sede della Compagnia in cui lui avrebbe prestato servizio, e cioè dalla Défense al nuovo centro Marne-La Vallée. Almeno sulla carta, la zona sembrava vastissima, ma non poteva essere diversamente, essendo Parigi uno tra i maggiori centri del mondo nel campo finanziario e assicurativo. Cercarono di identificare il tragitto stradale migliore per arrivare alla nuova casa. C’era da perdersi! Le vie d’accesso alla metropoli, erano costituite da tre autostrade e ventitré strade nazionali, confluenti da tutte le direzioni e, con sensi rotatori o perpendicolari, arrivavano al centro della capitale. Tutte queste novità cominciarono ad emozionare i due sposini, i quali non vedevano l’ora di partire per incominciare una nuova, grande e, speravano, meravigliosa esperienza.

- Pensa cara, mentre io sarò al lavoro ed i bimbi all’asilo o a scuola, tu potrai fare la turista e visitare tutti i musei e i luoghi d’arte della città considerata da sempre il centro culturale ed artistico più brillante del nostro continente. Ti farai un bagaglio di nozioni sinceramente invidiabile.

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Finalmente arrivò venerdì 9 maggio, il giorno della partenza. Il mobilio e tutto il resto erano già stati caricati sui camions il mercoledì ed erano partiti alla volta di Parigi. Infatti sabato dieci, loro avrebbero dovuto trovare già tutto sistemato nella nuova casa con stoviglie e suppellettili varie lavate e riposte negli stessi spazi da cui erano state tolte. Lo spedizioniere al momento dell’imballaggio aveva numerato gli spazi ed il loro contenuto in modo da non sbagliare nel riposizionare.gli oggetti. Anche questa era professionalità, ma sicuramente sarà stata doverosamente remunerata. Caricate le ultime cose personali nell’automobile erano giunte le nove e trenta del mattino ed il viaggio di trasferimento incominciò. Da Milano a Parigi bisognava percorrere ottocentocinquanta chilometri e pertanto decisero di farlo in due tappe anche per non far soffrire troppo i bambini con un viaggio così lungo. Si sarebbero fermati il pomeriggio, con il conseguente pernottamento, uscendo dall’autostrada a Digione dopo circa quattrocentocinquanta chilometri dalla partenza. Una bella giornata di sole sembrava salutare la famiglia Geronti ed essere ben augurante per il futuro. Dopo aver imboccato viale Certosa si diressero all’autostrada A4 per Torino. Il traffico era abbastanza intenso, ma regolare, l’autoradio diffondeva una musichetta gradevole in sottofondo mentre i bambini stavano giocando, sul sedile posteriore, con le loro carte in una specie di “ruba mazzetto”. Angela stava silenziosa per non distrarre Andrea dalla guida ed era immersa in una sorta di pensieri che sembrava l’affliggessero. Egli se ne accorse ed iniziò a conversare per distrarla e fare in modo di rendere il viaggio il più possibile piacevole. Non trovando, al momento, argomenti interessanti, Andrea chiese alla moglie: - E’ forse il caso di pensare per domani, quando giunti a Parigi, dovremo comperare qualcosa per la cena di sabato e per la domenica?

Angela rispose: - Dovremo comperare parecchie provviste in quanto, a parte i generi alimentari non deperibili che erano stati spediti con i bagagli, tutto il resto sarà necessario acquistarlo, dal latte al burro, uova, frutta……….

Decise allora, anche per ingannare il tempo di prendere dalla borsetta un foglio di carta e cominciare a fare la “lista della spesa”. Una volta compilato insieme un lungo elenco, Angela sospirò: - Per fortuna domani ci sarai anche tu, ma se non ti dispiace vorrei scrivere accanto alle parole italiane la traduzione francese, così incomincio ad imparare i vocaboli per me più importanti. Per il momento io me li scriverò come si pronunciano e poi pian piano imparerò anche la loro grafia.

Così facendo il tempo passava ed i chilometri correvano sotto le ruote della macchina. Avevano già passato Torino ed Aosta e stavano imboccando il “Tunnel du Mont Blanc”. Avevano già percorso duecentoventi chilometri quasi senza accorgersene. Alessandro, si era appisolato in un angolino del sedile posteriore, mentre Marco “leggeva” un giornalino di Topolino.

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Erano le tredici quando giunsero ad una stazione di servizio vicino a Viry. Decisero di fermarsi per mangiare qualcosa; avevano percorso circa trecentotrenta chilometri. Scesero volentieri e mentre la mamma accompagnava i bambini al bagno, il papà si avvicinò al self-service per vedere cosa la cucina offriva. Il menù era vario ed assortito e lasciava ampio spazio al desiderio di cose buone.

Tutti scelsero delle crepes, con la base di formaggio, ma chi con il prosciutto, chi con gli asparagi, chi con il salmone affumicato e rigorosamente acqua minerale. La mamma ed i bambini mangiarono anche una fetta di crostata di mele, mentre Andrea bevve un caffè. Non voleva appesantire lo stomaco per essere ben sveglio ed attento alla guida.

Erano circa le quattordici quando ripersero il viaggio in direzione di Lione che avrebbero raggiunto dopo una cinquantina di chilometri. A quel punto avrebbero deviato a destra imboccando un’altra autostrada in direzione di Parigi. L’arrivo a Digione era previsto intorno alle quindici e trenta. Avrebbero avuto tutto il pomeriggio, dopo essersi sistemati in albergo, per visitare la città, fare magari un po’ di shopping, andare a cena e sistemarsi per la notte.

Sabato mattina, dopo aver fatto una buona colazione, risalirono in

macchina per accingersi a percorrere l’ultima tappa verso Parigi. Mancavano da coprire ancora circa quattrocento chilometri, quasi tutti in autostrada, pertanto si potevano ipotizzare quattro ore di viaggio. Intorno alle quattordici sarebbero dovuti arrivare alle porte della città.

Andrea chiese alla moglie di cercare di vedere sullo stradario della città la direzione che avrebbero dovuto prendere una volta arrivati alle porte della capitale, la sequenza di viali e strade per giungere nelle vicinanze di rue de la communauté.

- C’è da perdersi, dovremo seguire le indicazioni una volta giunti sul posto. Qui vedo, usciti dall’autostrada e pagato il pedaggio, bisogna prendere per la Porte d'Orleans, poi girare a destra per la Avenue Du Général Leclerc poi diritti per la Place Denfert Rochereau.

A questo punto direi di chiedere conferma a qualche passante se, come vedo sulla carta, bisogna veramente girare a sinistra per l’omonima Avenue, poi ancora a sinistra sulla Avenue De L’Observatoire e ancora Boulevard Saint Michel, Boulevard du Palais au Change da seguire fino al centro.

Da qui non dovrebbe essere difficile arrivare a casa nostra, salvo eventuali sensi unici e direzioni obbligatorie. Andrea sorrise, girando per un attimo lo sguardo verso Angela, le sussurrò: - Per trovare la strada ci penseremo quando saremo giunti sul posto, ma non so se ti sei accorta, hai detto una cosa che mi ha riempito di felicità! - Un elenco di strade e viali ti ha fatto tanto felice? Non capisco cosa vuoi dire.

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- Hai detto “arrivare a casa nostra”, a me è sembrata una cosa meravigliosa, come fossimo andati a fare una scampagnata e stessimo rientrando a casa. - Ma è la verità, quella sarà, anzi è, casa nostra. Con il passato bisogna chiudere, non possiamo vivere di ricordi e di nostalgie, altrimenti staremmo sempre lì a fare il confronto e magari sentirsi male. Questa sarà la nostra nuova casa, il nostro nuovo mondo, il nostro nuovo nido, non dobbiamo sentirlo freddo e distaccato, è una cosa nostra e come tale deve darci calore come e più, se possibile, della casa precedente! Non vedo l’ora di aggirarmi ed ambientarmi nei nuovi spazi, anche perché gli arredi sono i nostri, cambia solo il contenitore, poca cosa. - Quanta saggezza c’è in te, sinceramente non ti conoscevo sotto questa veste, ma ne sono felice ed orgoglioso. Orgoglioso che tu sia la madre dei nostri figli e certamente con questi sentimenti li stai crescendo in modo stupendo. Fino ad ora, con le mie prolungate assenze da casa, non potevo e forse non avrei saputo fare altrettanto. Erano le quattordici e trenta quando in distanza intravidero il casello d’uscita dell’autostrada con le barriere del pedaggio. Andrea si chiese se il tempo di percorrenza urbano sarebbe stato altrettanto lungo di quello autostradale. Per fortuna si stava sbagliando, forse perché era sabato pomeriggio e perché era ancora presto, il traffico si presentò relativamente scorrevole. I viali e le piazze filarono via lisce mentre Angela cercava di leggere le targhe indicanti il nome dando indicazioni al marito sul come procedere e dove doveva cambiare direzione. In meno di un’ora di percorso cittadino giunsero a Rue de la communauté 115. Fermata la macchina nelle vicinanze del portone, scese e si accinse a comporre sul cellulare il numero di telefono dell’Agenzia, per comunicare il loro arrivo, quando si sentì chiamare, in uno stentato italiano - E’ forse lei, il signor Geronti? - Sì – rispose - sono Geronti, ma parli pure francese, lo capisco abbastanza bene e dovrò sforzarmi di parlarlo sempre meglio. - Stia tranquillo, non ci sono problemi, dalle poche parole che mi ha detto, capisco che sicuramente il suo francese è al di lunga migliore del mio scarso italiano. Chiami la signora ed i bambini, vi farò strada. Proprio questa mattina la ditta di trasporti ha ultimato la sistemazione del mobilio e, soprattutto di tutte le stoviglie. Tre donne sono state impegnate per ore ed hanno lavato, asciugato e riposto tutto negli armadi seguendo la traccia fornita loro dall’addetto. Veramente un gran bel lavoro, la sua signora troverà tutto sistemato. - Grazie delle informazioni. Mia moglie ne sarà contenta.

Cara, prendi i bambini, ora saliamo a vedere l’appartamento, la signorina dell’Agenzia è qui ad attenderci. La costruzione non era moderna, era un palazzo d’epoca con un atrio ampio e signorile, la guardiola del portiere, alcune porte si aprivano ai fianchi ed in fondo c’era l’ascensore. Il portiere uscì, si tolse il berretto gallonato, e salutando con un inchino si diresse all’ascensore per farlo scendere ed aprire le porte.

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Angela si guardò in giro, compiaciuta; teneva i bambini per mano, i quali, a loro volta, con la bocca aperta per la sorpresa osservavano la vastità del portone, gli stucchi e gli affreschi alle pareti. Salirono al terzo piano, in realtà un quarto piano, poiché c’era pure l’ammezzato raggiungibile con due rampe di scale. Sul pianerottolo si aprivano tre porte di altrettanti appartamenti, la signorina si avviò verso la porta di destra, inserì la chiave nella toppa ed aprì la pesante porta d’ingresso all’appartamento.

- Prego accomodatevi, vi faccio strada e vi mostro alcune cosucce inerenti il funzionamento degli impianti. La signorina fece vedere loro il quadro generale dell’impianto elettrico, con i relativi interruttori di sicurezza da 10 e 16 ampere, il salvavita, e l’interruttore che comandava l’accensione del boiller, la chiavetta centralizzata della chiusura gas e la saracinesca principale di chiusura dell’impianto idrico. Mostrò pure il funzionamento dell’apparato, che elettricamente, faceva salire e scendere le tapparelle di chiusura delle finestre. Tutto il resto era già sistemato, televisioni e radio comprese. Chiese ancora se avessero delle domande da fare ed ottenuta risposta negativa, consegnò loro copia del contratto di locazione, già sottoscritto, facendosi firmare, per ricevuta su documento analogo. Porse la mano ai coniugi Geronti, con un sorriso fece una carezza ai due bambini e, salutando, uscì dall’appartamento. Andrea prese i figli in braccio, si avvicinò ad Angela, ed in un unico abbraccio, baciando tutti a turno disse: - Eccoci qua! Vogliamo visitare la casa? Cosa ne dite? Per intanto abbiamo visto l’atrio e gli impianti racchiusi nella nicchia. Se l’ingresso è così, figuriamoci il resto. Rimise i bimbi a terra e si diresse a destra dove, aperta la porta, si trovarono nel salotto, luminosissimo. Alle pareti una bellissima carta da parati si intonava perfettamente con i loro mobili che occupavano parte dello spazio. L’ambiente era stato completato, probabilmente dall’arredatore, con un bellissimo tavolino da gioco rotondo contornato da sei seggiole con lo schienale alto ed il sedile imbottito e ricoperto di broccato, inoltre, a riempire parzialmente una parete, era stata inserita pure una bella libreria. La stanza seguente era la camera da pranzo, alla quale si accedeva sia dal salotto direttamente, che dall’atrio. Era leggermente più piccola del salotto, le pareti erano occupate dalle due porte nonché da due finestre ed essendo i loro mobili abbastanza ingombranti, era rimasta tale e quale senza l’aggiunta di altri mobili. Era veramente carina e sicuramente era più valorizzata di come l’avevano a Milano, unita al salotto. Usciti nuovamente nell’atrio, videro sulla parete di fronte alla porta d’ingresso, c’era una bellissima consolle sormontata da un imponente specchio. Ai lati si aprivano due porte scorrevoli a scomparsa. Aprirono quella di destra e si trovarono in un bel disimpegno. A sinistra era posizionato un bagno, completo, con un lussuoso box doccia. Le piastrelle, i sanitari e la rubinetteria erano veramente di classe e così pure l’illuminazione, non accecante ma intensa. Non c’era la finestra ma un veramente buon impianto di aspirazione forzata faceva il suo dovere.

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Sul fondo del disimpegno, di seguito al salotto e alla camera da pranzo, si apriva la cucina, abbastanza ampia e soleggiata. Le sue dimensioni ricordavano la loro cucina precedente. Tutti i mobili e gli elettrodomestici, erano stati sistemati quasi come prima, non sembrava neanche di aver cambiato casa. Per la moglie ciò fu veramente molto importante, non notò alcuna difformità che l’avrebbe disorientata, si trovò subito perfettamente a suo agio. All’esterno c’era pure un balcone, sufficientemente ampio per poter stendere i panni ad asciugare. La parte terminale del disimpegno comprendeva un ripostiglio, non molto grande, ma funzionale. Ripercorsero a ritroso il disimpegno uscendo nuovamente nell’atrio e si diressero dalla parte opposta dove si apriva, sempre con porta a scomparsa, l’altro disimpegno conducente alle due stanze da letto a sinistra ed al secondo bagno sulla destra, in fondo. Questo bagno era leggermente più grande perché conteneva una vasca da bagno con l’idromassaggio, c’era pure il doppio lavabo oltre al resto dei sanitari. Questo bagno era munito di finestra che dava su di un cortiletto interno. Le due stanze da letto erano veramente molto grandi, essendo esattamente di fronte ai tre ambienti: salotto, camera da pranzo e cucina, avevano pertanto la stessa superficie.

La stanza dei bambini, oltre ai mobili portati da Milano, su di un lato erano state posizionate due scrivanie con la struttura metallica ed il piano in cristallo in modo da non stonare con i mobili preesistenti. Inoltre, in un angolo, era stata creata una piccola palestra ginnica per bambini.

Ultimo ambiente visitato, fu la loro stanza da letto, molto grande. Ai piedi del letto e prima dell’armadio era stato sistemato un salottino in pelle sopra un bellissimo tappeto persiano. Sull’angolo di sinistra c’erano posizionate due porte-finestra che si aprivano su di un terrazzo d’angolo che dava sulla via principale e su di una laterale.

Ultimata la visita, Andrea chiese ai suoi cari: - Cosa ne dite? Vi piace? – I bimbi emisero dei gridolini di gioia – Molto bella la nostra stanza, ci sono tante più cose. Angela, un po’ emozionata, replicò: - E’ bellissima, completa, confortevole, tutto è a posto, ma non dirmi che questa casa ha solo ottanta metri quadri! Andiamo a prendere quei pochi bagagli, giù inautomobile, poi comincerò a disfare i bauli, posti di la, con il vestiario.

- Lascia, vado io, rimani qui con i bambini. Fate un altro giro per la casa. Credo anch’io, la casa ha senz’altro ben oltre i cento metri.

Preso l’ascensore, ridiscese al piano terra. Il portiere lo informò: - Dietro l’angolo c’è l’ingresso al parcheggio privato del condominio.

Le consegno il telecomando e la informo che il suo posto macchina è il numero dieci, come il numero dell’appartamento.

Gli fece vedere anche come dal garage si accedeva, attraverso una delle porte ai fianchi dell’atrio, direttamente senza uscire in strada. Molto comodo per quando pioveva!

Si avvicinò all’auto e, mentre stava per salire, udì due vocine che dall’alto lo chiamavano: - Papà, papà, siamo qui, ciao. Alzò gli occhi e vide

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Angela mentre teneva ben stretti sotto braccio Marco ed Alessandro. I bimbi agitavano le braccia cercando di farsi notare.

– Ciao bambini, vi ho visto, scendete, è pericoloso, ci vediamo tra poco.

Salito in auto, mise in moto. Girato l’angolo azionò il telecomando e la porta basculante si aprì lentamente. Entrato nel garage la luce ambientale si accese automaticamente, probabilmente messa in funzione da una cellula fotoelettrica; cercò il parcheggio numero dieci, era relativamente vicino. In fondo sulla destra notò una porta che probabilmente era quella dalla quale si accedeva all’atrio del portone. Così fu e iniziò il trasporto delle tre valigie e delle varie borse contenute nel bagagliaio.

Quando aprì la porta dell’atrio, il portiere gli corse incontro per aiutarlo, dicendogli: - Rag. Geronti, lei avrebbe dovuto chiamare per essere aiutato, questo è anche uno dei miei compiti.

Prese tutte e tre le valigie e si diresse all’ascensore seguito da Andrea. Egli teneva in mano le borse in plastica con gli ultimi giocattoli dei bambini. Salirono al terzo piano, il portiere suonò il campanello con il naso. Angela aprì la porta, egli depositò i bagagli subito all’interno. Stava per uscire e, rivolto ai coniugi Geronti, disse: - Vi prego, sono a vostra disposizione, non esitate a chiamare per qualsiasi cosa compreso la riparazione di piccoli guasti sia elettrici come pure idrici. Buona serata e al piacere di potervi essere utile.

Salutarono, ringraziando, e quando la porta fu chiusa lui esclamò: - Ma guarda la gentilezza di quest’uomo! Deve essere questo un palazzo altamente prestigioso. Non credo che in tutte la case, qui a Parigi, ci sia un trattamento simile da parte dei portieri, quando ci sono! Lunedì chiederò informazioni, anche perché avere il portiere può essere abbastanza normale, ma vestito con un’impeccabile divisa, quasi fosse il portiere di un Grand Hotel, e così servizievole, non deve essere del tutto normale.

Era ormai pomeriggio inoltrato quando Andrea propose alla moglie di non mettersi a svuotare i bauli, perché tutti assieme, sarebbero andati a fare un po’ di compere in qualche supermarket delle vicinanze per creare una dispensa alimentare almeno per le prime necessità del sabato e della domenica.

Ella rispose: - Ma guarda, hai proprio ragione, nell’eccitazione della novità mi ero completamente scordata di non avere nulla da mangiare. Sistemo i bambini, li pettino ed usciamo.

Nell’atrio incontrarono il portiere al quale Andrea, prima di tutto, chiese quale fosse il suo nome e qualche informazione per sapere dove fosse collocato un super mercato nelle vicinanze.

- Il mio nome è Philipe, Philipe Dupont, per servirla. Al prossimo isolato, verso sinistra, troverete un ben fornito supermarket dove, oltre il vastissimo reparto alimentare, ci sono altri piccoli reparti, casalinghi, capi di abbigliamento, soprattutto per bambini, tovaglie e tante altre cose. Volevo informarla inoltre, se la sua signora avrà piacere, basterà chiamare con il citofono interno e dopo aver preparato una lista della spesa, io la

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passerò a mia moglie Renèe, la quale vi provvederà per vostro conto, recapitando gli acquisti direttamente a casa. E’ una cosa in uso nel nostro condominio ed è gradita a tutti i condomini ed inquilini. Buona passeggiata e buoni acquisti, signori Gerontì.

Tenendo i bambini per mano, scesero in strada e si avviarono verso il super mercato e lui commentò: - Ecco, questa è una caratteristica francese cara, dovrai abituarti, tutti i cognomi, quando finiscono con una vocale, essa è accentata. Hai sentito, ci ha chiamati Gerontì e non Geronti e non serve farglielo notare, continuerebbe a mettere l’accento in fondo.

Entrarono nel grande negozio sfarzoso di luci. Verso l’uscita, erano allineate ben dodici casse, al momento non tutte funzionanti. Presero un carrello molto grande e, nell’apposito spazio, fecero sedere Alessandro, un po’ perché non sia stancasse, un po’ perché non sfuggisse di mano e si perdesse mentre, tra gli scaffali facevano incetta di provviste. Marco, essendo più grande, aiutò la mamma a spingere il carrello.

Il reparto alimentare, era veramente immenso. Oltre le solite scaffalature piene di ogni ben di Dio, c’era un vasto reparto di ortofrutta, la pescheria, un lunghissimo banco di salumeria al taglio con una decina di addetti e un bel reparto di macelleria. In un angolo c’era pure il banco della gastronomia.

- Cosa ne dici, cara, per questa sera, senza star lì a cucinare vuoi provare cosa c’è di pronto? I manicaretti comincerai a prepararli domani.

- Buona idea – rispose – pensiamo a cosa prendere per domani e prima di uscire, passiamo al reparto gastronomia.

Il carrello si riempiva inesorabilmente, bisognava prendere tutto. Tutto per le colazioni del mattino, pranzi, cene, dolcetti e merendine per i bambini, acqua minerale, bibite, vino, detersivi, saponi, ecc. Passando davanti agli espositori le braccia, quasi automaticamente, prendevano ogni cosa necessaria e quello che sarebbe potuto diventare utile per la vita quotidiana. Alla fine, Andrea dovette aiutare a spingere il carrello, tanto era pesante. Sarebbe stato meglio prenderne due subito all’inizio! Alla fine, avendo certamente dimenticato di prendere qualche cosa, si avvicinarono al banco della gastronomia. C’era solo l’imbarazzo della scelta. Optarono per delle crépes agli asparagi da scaldare nel forno a microonde, un po’ di vitello tonnato, quello si poteva mangiare anche freddo e una mezza torta alle mele. Formaggi ed eventuale frutta erano già nel carrello.

Si avviarono ad una delle casse libere. Quando la cassiera li vide arrivare con quell’enorme quantità di prodotti ebbe un attimo di scoramento, ma la professionalità ebbe il sopravvento e, con un sorriso, cominciò a passare i codici a barre dei vari prodotti sul lettore ottico della cassa. Il nastro di carta usciva dal registratore e si allungò fino a toccare quasi terra, alla fine l’addetta batté il totale: 1.924,65 franchi. Andrea prese dal portafoglio la carta di credito, la porse alla cassiera ed espletate le consuete formalità, si affrettò ad aiutare la moglie a riempire le borse di plastica fornite dal supermercato. Con una certa difficoltà, tre borse e due

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figli, rientrarono a casa concedendosi, finalmente, un po’ di meritato riposo.

Cenarono e, grazie al ricevitore satellitare, riuscirono a vedere il telegiornale in italiano trasmesso dalla RAI. Finita la visione, volutamente, Andrea sintonizzò un’emittente francese che trasmettesse pure un telegiornale. Le notizie internazionali essendo comuni a tutti i paesi, le fece ascoltare alla moglie consigliandole di recepire le notizie in francese e, conoscendo già gli argomenti, sforzarsi di capire la versione in lingua francese.

La giornata era stata veramente intensa; messi a letto i bambini, questi crollarono immediatamente in un profondo sonno e pure loro decisero di andare a riposare.

L’indomani, domenica, dopo fatta colazione sarebbero andati a messa e avrebbero fatto pure una breve passeggiata per prendere visione della zona dove abitavano. Avrebbero trascorso la giornata festiva, tutti assieme, per abituarsi e pregustare la nuova vita e le nuove abitudini che la città offriva loro.

CAPITOLO 4

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Arrivò il lunedì mattina, il fatidico giorno del cambiamento per Andrea. L’ufficio distava due fermate d’autobus dalla loro abitazione, pertanto decise di provare a fare il tragitto a piedi per vedere quanto ci avrebbe impiegato e, se la distanza da percorrere non avesse richiesto troppo tempo, e le condizioni climatiche non fossero state avverse, avrebbe preferito andare a piedi per fare un po’ di moto prima di chiudersi in ufficio.

Ci mise poco più di quindici minuti per giungere dinanzi al maestoso edificio, sede della Compagnia di Assicurazioni. Un palazzo stile ottocento pieno di fregi decorativi alle facciate, con la parte bassa in pietra bugnata e mezze colonne ornamentali che arrivavano sino al primo piano le cui finestre erano in alternanza delle bifore e delle trifore. Al secondo piano, c’era una serie di balconcini in pietra che si estendevano su tutta la facciata principale.

Entrò nel vastissimo atrio, sembrava essere più un salone delle feste di qualche antica dimora dell’epoca imperiale, che l’atrio di un ufficio.

C’era un andirivieni di persone le quali raggiungevano le tre scalinate sistemate ai tre lati, di fronte all’ingresso, oppure i vari ascensori. Sulla sinistra trovò la portineria e gli sportelli che fornivano le tessere magnetiche provvisorie, agli occasionali visitatori che si sarebbero recati negli uffici non aperti al pubblico. Si avvicinò ad un portiere e chiese: - Dovrei recarmi dalla signorina Armagnac, segretaria del direttore Platinì, saprebbe indicarmi la strada, per favore? – E’ forse lei il rag. Geronti? – incalzò il portiere.

Ricevuta risposta affermativa, incaricò un suo collega, di accompagnare Andrea presso la direzione generale dell’istituto. Preso l’ascensore, salirono al quarto piano. Quarto piano! Ciò lo fece riflettere e pensare in quanto doveva essere una consuetudine o una coincidenza che le direzioni fossero tutte a quel piano. Usciti dall’ascensore il suo accompagnatore si diresse verso la seconda porta a destra e, dopo aver bussato, annunciò alla segretaria l’arrivo del rag. Geronti.

La signorina Nicole Arnagnac lo accolse con un sorriso dicendo: - E’ un vero piacere conoscerla, è la prima volta che mi capita di vedere in questi uffici un funzionario italiano. Benvenuto tra di noi!

- Il piacere è tutto mio, gentile signorina Nicole, per i primi tempi mi troverò un po’ spaesato, ma spero di abituarmi quanto prima ai vostri sistemi operativi.

- Complimenti per il suo francese, in queste condizioni non avrà sicuramente problemi linguistici. Con il suo curriculum e il suo bagaglio di esperienze maturato in Italia anche l’inserimento nel nostro sistema, per lei, sarà un gioco da ragazzi. Comunque ad aiutarla per qualsiasi esigenza ed informazione ci sarà la sua segretaria, la dottoressa Louise Basset, che adesso chiamerò, in modo che sia proprio lei a presentarla al nostro direttore generale, il dott. Alphonse Platinì.

Prese il telefono e, facendo un breve numero interno, annunciò a Louise l’arrivo del nuovo funzionario Geronti, pregandola di venirlo a ricevere.

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- Vedrà che bella ragazza è la sua segretaria, ma, oltre che bella, è veramente brava ed efficiente, ne sarà soddisfatto!

- Anche la bellezza ha la sua importanza, ma sul lavoro io preferisco l’efficienza e la serietà. Sono felicemente sposato e con due meravigliosi bambini che mi riempiono la vita.

- Certamente, non mi fraintenda la prego, Louise è qui in direzione proprio per la sua bravura e perché è una ragazza seria e pensa prettamente al lavoro, ma, lei mi capisce, quando riceverà dei clienti, è meglio che ad accoglierli ci sia una bella ragazza e non una vecchia zitella inacidita. Essi si troveranno a loro agio dopo aver soddisfatto anche la vista, non le pare?

- Presa sotto questo punto di vista, lei ha perfettamente ragione Nicole, Infatti i miei clienti, se così si possono chiamare, non vengono certamente volentieri da me, in un modo o nell’altro devo cercare di convincerli a rientrare e mettersi in regola con le rate scadute e in sofferenza.

In quel momento si aprì la porta ed apparve una ragazza bionda, veramente bella. Vestiva una camicetta bianca con una generosa scollatura la quale poco lasciava all’immaginazione e un paio di pantaloni giallo senape dove l’aria trovava difficoltà a esistere tra la pelle e la stoffa. Un paio di sandaletti neri con il tacco a spillo completavano il quadro.

Chiusa la porta e salutato Nicole, si diresse verso Andrea con un smagliante sorriso: - Sono veramente lieta di fare la sua conoscenza, spero di essere all’altezza per esaudire le sue richieste e che lei rimanga soddisfatto del mio operato. Lavoro presso la direzione da un paio d’anni e credo di conoscere abbastanza bene tutte le pratiche, anche perché, chi mi aveva preceduto, era riuscito ad archiviare correttamente e con metodo tutto il lavoro.

- Non ci sono dubbi, andremo d’accordo, tra l’altro io non ho molte esigenze. Però una segretaria efficace, che mi rammenti gli impegni è meglio di qualsiasi agenda, ancorché elettronica.

Nicole e Louise scoppiarono a ridere e la prima disse: - Avevo ragione, commentò, parla bene il francese, riesce anche a fare le battute e spiritose soprattutto. Fammi un favore, cara, accompagna il rag. Geronti dal direttore annunciandogli l’arrivo e l’inizio del suo rapporto presso di noi, cosa della quale è a perfetta conoscenza.

- Volentieri, solamente oggi arriverà un po’ in ritardo. Nel frattempo gli farò vedere il suo nuovo ufficio e dove sono sistemati i suoi colleghi e i reparti ai quali sono preposti. Andiamo prego, l’accompagno.

Entrambi salutarono Nicole, Andrea con una stretta di mano, e si avviarono lungo il corridoio dove, svoltato un angolo, Luoise aprì una porta ed entrarono in un grazioso ufficio, non molto grande, ma decorosamente arredato. – Ecco questo è il mio ufficio, la segreteria, dalla quale si accede al suo ufficio attraverso la porta, lì a sinistra.

Vi si diressero e, aperto l’uscio, si trovarono in un ambiente che nulla aveva da invidiare l’ufficio del dott. Paganelli di Milano. La stanza era

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d’angolo, quattro finestre rendevano l’ambiente fin troppo luminoso, in una giornata di sole come quella.

Andrea si avvicinò alla scrivania, ma più di un piano di lavoro sembrava avere le dimensioni di un campo di tennis da tavolo. Era completamente arredata con scrittoio, accessori di vario tipo contenenti un po’ di tutto, dalle penne biro, stilografica, matite, foglietti per appunti, tagliacarte, forbici, ecc.

C’erano dei mobili bassi, un frigo bar, un salottino, tappeti, piante ornamentali e quadri alle pareti. Louise mostrò il funzionamento delle linee telefoniche, l’uso del viva voce e del sistema interfonico per collegarsi a lei. Accese pure il computer e gli fece vedere l’attuale password per collegarsi sia in internet che in intranet, funzione che a lui sarebbe stata più utile per accedere al calcolatore centrale e trarne i dati necessari per il suo lavoro. Gli fece vedere pure come avrebbe potuto cambiare la password e sostituirla con quella da lui ritenuta più opportuna in modo da rendere il computer accessibile solo a lui.

La segretaria gli fece vedere una rubrica telefonica interna dove erano segnati tutti i numeri generici dei vari uffici e quelli personali dei funzionari e dei dirigenti. La aprì alla lettera P per trovare e formare il numero del dott. Platinì. Dopo un paio di squilli, il direttore rispose e Louise lo informò, se fosse stato libero, avrebbe accompagnato da lui il rag. Andrea Geronti, il nuovo funzionario, proveniente dall’Italia, il quale prendeva servizio oggi.

Louise affermò: - Andiamo, è ansioso di conoscerla. Usciamo da qui. Quest’altra porta rende il suo ufficio indipendente se non vuole passare attraverso la segreteria.

Di fronte, dopo pochi metri, sulla destra c’era la porta del direttore generale. Louise l’aprì senza bussare e si trovarono in una specie di anticamera di fronte ad un’altra porta e questa volta bussò delicatamente. Dall’altra parte si udì una voce stentorea: - Avanti!

Entrarono in un ambiente che sembrava la sala delle udienze del Presidente della Repubblica. Il soffitto, a volta, tutto affrescato, avrà avuto un’altezza di almeno cinque metri, la stanza non aveva meno di ottanta metri quadri. Colonne, statue, arazzi, quadri e lampadari in cristallo di Boemia completavano lo scenario. Tra due finestre, davanti ad un enorme caminetto in marmo, era sistemata la scrivania del direttore.

- Prego, si accomodi, venga pure avanti. Grazie signorina, può andare. Mi fa molto piacere che lei abbia deciso di trasferirsi presso la nostra compagnia. Il mio amico Paganelli, al quale ho chiesto informazioni dopo la sua domanda di essere assunto qui da noi, mi ha tanto ben parlato di lei e delle sue capacità operative. Noi, attualmente, siamo carenti in quel reparto e le pratiche in sofferenza sono più numerose del dovuto. Conto molto su di lei per risolvere questo problema. Mi dica, si è sistemato bene con la famiglia? Il condominio dove risiede è veramente uno dei più rinomati e prestigiosi di Parigi.

Ad Andrea squillò un campanello d’allarme. L’amico di Paganelli, come poteva sapere tutto sull’appartamento, sulla famiglia…..Che fosse

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una delle “talpe” di tutta l’operazione? Per il momento era meglio non indagare.

- Grazie direttore, tutto bene! Anche se siamo qui da solo due giorni, ci siamo ben ambientati. Per prendere visione di questa parte della città oggi, sono venuto a lavorare a piedi. Volevo fare pure un po’ di moto. Il percorso è stato piacevole. Se non ci saranno delle condizioni climatiche avverse, continuerò con questo sistema. Poi il sabato e la domenica, con la famiglia, faremo i turisti, ma ci vorrà del tempo per visitare tutta queste enorme e meravigliosa città. Per quanto riguarda il lavoro, oggi stesso, inizierò a prendere visione delle pratiche più lontane nel tempo. Studierò i sistemi migliori per cercare di recuperare i crediti.

- Vada con calma! Quanto zelo! E’ appena arrivato, faccia un giro per gli uffici con la sua segretaria, si presenti agli altri colleghi, familiarizzi. Bisogna riconoscere, contrariamente ad altre realtà lavorative, qui da noi la socializzazione e l’intercambiabilità sono elementi fondamentali ed intrinseco in tutti i collaboratori, di ogni ordine e grado. Per quanto riguarda la visita della città, avrà tempo di farlo. Forse non tanto, perché, temo, date le sue doti, tra qualche anno volerà ad altri lidi, o no?

Pensò: - Sì! E’ quasi certo, egli c’entra in qualche modo in tutta la faccenda. Quest’ultima allusione non è buttata lì per caso, è frutto di un disegno ben preciso. Voleva vedere se ci fossi cascato e mi fossi contraddetto in qualche modo.

- Grazie direttore, farò come lei mi suggerisce. Oggi inizierò un giro per i vari uffici e, in quanto alla visita della città e al periodo di mia appartenenza a questa società, se mi troverò bene e non sarete voi a licenziarmi chissà che, lei ed io, non si continui a collaborare per tanti anni ancora. La ringrazio e la saluto, non vorrei farle perdere del tempo prezioso. Rientro provvisoriamente nel mio ufficio per poi fare le visite programmate. Grazie ancora e buona giornata.

- Buon giorno a lei e buon lavoro, vedrà, in un modo o nell’altro collaboreremo per tanti anni ancora. Arrivederci e porga i miei omaggi alla sua Signora.

Andrea uscì dal salone fermamente convinto, dopo l’ultima affermazione, che le frasi del colloquio fossero tutte imperniate sul dire ed il non dire e per far capire di essere nella stessa barca.

Per la prima volta provò ad usare l’interfono con la segretaria. Schiacciò il pulsante: - Signorina, può venire un momento da me, per favore?

- Certo, sono subito da lei. La porta interna si aprì e Luoise si informò: - In cosa posso esserle

utile? - Su suggerimento del dott. Platinì, dovremmo fare un giro per i vari

uffici e reparti in modo da presentarmi ai colleghi. Siccome non basterà questo scorcio di mattinata, nell’intervallo per la colazione, potremmo andare a mangiare un boccone assieme, così mi farà vedere dove si può prendere qualche cosa cucinata bene e facilmente digeribile.

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- A sua disposizione, l’accompagnerò volentieri. Per quanto riguarda la colazione, qui all’interno dell’edificio, abbiamo, al secondo piano, la mensa aziendale. Io ci vado sempre e mi trovo benissimo. I cibi sono ben cucinati, gustosi e leggeri nello stesso tempo, inoltre, se necessita, hanno pure il menù dietetico preparato con primi piatti al burro o all’olio e secondi di carni bianche ai ferri con verdura sia cotta che cruda. Si trova sempre un po’ di tutto, ma gradiscono se si prenota il menù per il giorno dopo su degli appositi foglietti ritirati alla cassa e si riconsegnano compilati e portanti il proprio nome. L’indomani, ci si presenta al bancone e si ritira il vassoio già preparato.

- Ottimo! Faremo così, oggi mi farà da guida anche in questo. Bene andiamo, la seguo e cercherò di memorizzare, almeno in parte, dove si trovano i vari uffici ed il nome dei responsabili. So già che questa sera avrò una grande confusione in testa, ma speriamo che pian piano, alla bisogna, saprò ricordare e identificare i vari reparti.

La giornata passò tra una di stretta di mano e frasi di cortesia, solite

frasi convenzionali, reciproci auguri di buon lavoro e convenevoli scontati. Unico intervallo piacevole e rilassante fu la pausa pranzo. Lousie ebbe ragione, il cibo era ottimo, gradevolissimo al palato, ed il prezzo veramente contenuto. Bisogna riconoscere, la cucina francese non si smentisce mai, fin anche nelle mense.

Alle cinque meno un quarto, rientrarono in ufficio, Andrea ringraziò la sua segretaria per la disponibilità e prima di entrare nella sua stanza le augurò una buona serata.

– Io devo fare un paio di telefonate, per oggi non ho più bisogno di lei; alle diciassette può andare via tranquillamente. Domani inizieremo il lavoro e avrò bisogno di lei per rintracciare le prime pratiche da esaminare. Buona serata e grazie! E’ stata gentilissima.

- Dovere, sig. Geronti, ci vediamo domani. Vedrà che rimarrà contento di me. Buona sera.

Andrea si chiuse nel suo ufficio, aprì una finestra per far entrare un po’ d’aria fresca, si sedette alla scrivania e preso il telefono, chiamò casa sua. Anche per confermare, come detto, le telefonate preannunciate.

- Ciao cara, come va? Come hai passato la prima giornata da sola a Parigi? Lascia, non dirmi niente, alle diciassette esco e vengo subito a casa così fino ad ora di cena avremo da raccontarci le reciproche esperienze. Un bacione, ci vediamo tra poco

Chiuse il telefono, si alzò e si diresse verso la finestra dalla quale entrava, anche se non molto forte, il rumore del traffico cittadino. Era però sufficiente per poter prendere il telefono cellulare dalla tasca interna della giacca e chiamare il dott. Paganelli, senza essere udito da orecchie indiscrete, e potergli raccontare delle prime esperienze e delle prime impressioni provate nella nuova sede.

- Dottore, buon pomeriggio, sono Geronti, sta per finire il mio primo giorno di presenza nella nuova realtà, non ho ancora preso visione di niente, perché tra una visita e l’altra e la presentazione ai nuovi colleghi, la

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giornata è volata via. La chiamo anche per sapere se ha delle disposizioni da darmi.

- Oh Geronti, sono molto contento di sentirla. Si ricorda ancora parlare l’italiano? Scherzavo suvvia. Lo sapevo, oggi era in giro per uffici, mi ha chiamato a mezzogiorno Platinì per ringraziarmi delle referenze fornitegli su di lei e dire, che la realtà è stata migliore della descrizione. Complimenti, mi congratulo con lei, sapevo di aver puntato sul “cavallo” giusto! Per quanto riguarda il lavoro, non si preoccupi, lei inizi a fare quello per cui è stato da loro assunto come ha sempre fatto ottimamente da noi. Lasciamo passare del tempo in modo da inserirsi bene nella nuova realtà, poi quando, chi lei sa o lo immagina, me lo dirà potremo iniziare la nostra operazione. La chiamerò io per proporle i primi quesiti da svelare e, ah sì, non faccia capire di sapere di chi si tratta. Mi darà il via per i contatti. Intesi? Buona sera e, speriamo, a presto, mi ricordi alla sua signora.

- Ok direttore, recepito il messaggio, non si preoccupi, le tre scimmiette saranno il mio emblema qui dentro nel nuovo ufficio.

Erano le diciassette e qualche minuto quando uscì dal suo studio attraverso la porta diretta. Non voleva far credere di controllare se Louise c’era ancora, tanto…..la sentiva muoversi nella segreteria.

Entrò nel portone di casa, erano da poco passate le diciassette e

trenta, non gli sembrava vero di rientrare in famiglia con il sole ancora alto nel cielo. Il portiere lo vide e si precipitò a chiamare l’ascensore. Aprendo la porta, con un mezzo inchino esclamò: - Buona sera rag. Geronti, ben rientrato, ha passato una buona giornatata?

- Grazie Philipe, molto gentile. Sì, per essere il primo giorno di lavoro qui a Parigi, la giornata è volata via piacevolmente. Adesso vado a casa e passo la serata in famiglia.

La festa fattagli da Angela, Marco ed Alessandro quando Andrea aprì la porta fu enorme. I bimbi si strinsero forte alle gambe del papà e Marco, alzando gli occhi, forse un pochettino lucidi, gridò: - Vive la France! Se ci farà avere a casa di sera il nostro papà così presto.

Tutti si misero a ridere e con aria pomposa, Andrea, guardò il figlio: - Ma parli veramente bene il francese, potrai aiutare la mamma quando andrà nei negozi. Una seconda risata riempì l’atrio dell’appartamento. Abbracciò i suoi cari, diede un bacio alla moglie e, tutti assieme entrarono in salotto.

Prima di potersi sedere sul divano, Alessandro incalzò: - Sai, la mamma è stata bravissima, ci ha già consegnato tutti i giocattoli, sono di là in camera nostra. Vieni a giocare con noi, papà?

- Volentieri, tra un poco, adesso lasciatemi sedere e prendere fiato. Vorrei scambiare due chiacchiere con la mamma e con voi. Vi racconto della mia nuova sistemazione e di come ho trovato l’ambiente di lavoro. Sono stati tutti gentilissimi con me, devo dire la verità, non avrei mai pensato che un nuovo “intruso” fosse così ben accettato, quasi con affetto. La stanza del mio ufficio è bellissima, sembra la stanza di un dirigente piuttosto che di un funzionario, cosa volete, qui in Francia, i funzionari sono

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meglio considerati che da noi. Ho anche una graziosa segretaria. Mi aiuterà nel mio lavoro.

Angela sbottò: - Ah! Il signore ha anche la segretaria e magari sarà anche carina. Stai attento merlo, io vi terrò d’occhio.

- Ma cosa dici! E’ una brava ragazza, laureata, molto riservata e veramente ben educata. Poi io amo voi, la mia famiglia. Nulla e nessuno potrebbe allontanarmi da voi, capito?

Angela si alzò, abbracciò forte il marito e disse: - Venite bambini, diamo un bacio al papà! Lui sa essere unico ed impagabile.

Come fosse un gioco per loro, i bambini si aggrapparono ai vestiti dei genitori per tentare la scalata ed arrivare in alto.

- Attenti, state rompendo le maniche, aspettate, scendiamo noi giù da voi. Si misero in ginocchio ed iniziarono una piccola lotta rotolandosi sui tappeti. I bimbi erano al settimo cielo, non sembrava loro vero di poter giocare a quel modo con mamma e papà.

Il tempo passava velocemente e, ad un tratto, Angela si alzò: - Continuate pure voi a giocare, io devo andare di là in cucina per preparare la cena. Vi preparo un buon minestrone di verdure. Oggi, andando a fare la spesa, dietro l’angolo, poco dopo l’ingresso del garage, ho scoperto un bellissimo negozio di frutta e verdure. Tra le tante cose, aveva pure un cesto con tanti tipi di verdure freschissime già tagliate e pronte per la minestra. Poi vi preparerò prosciutto e melone. Vado!

Dopo cenato, i genitori permisero ai figlioli di guardare ancora mezz’ora la TV prima di andare a dormire. Angela ed Andrea rimasero in cucina a parlare mentre lei sparecchiava e metteva le stoviglie usate per il pasto nella lavastoviglie iniziando il ciclo di lavaggio.

Lui le raccontò della conversazione avuta con il direttore Platinì, in mattinata e quella telefonica con Paganelli prima di uscire per tornare a casa. Anche Angela ebbe la sensazione che avessero voluto, velatamente, metterlo al corrente non dicendo praticamente nulla, ma facendo intendere quello che volevano lui capisse. Lo consigliò di non “sbottonarsi” e non farsi sfuggire nemmeno mezza parola per non far capire quanto sapeva della situazione reale. Forse lo avrebbero costantemente tenuto sotto pressione per vedere se sapeva stare al suo posto ed essere riservato.

Decisero, di comune accordo, dall’indomani egli avrebbe svolto solamente il lavoro cui era ufficialmente chiamato a compiere e finché Paganelli o il presidente Zorzi non avessero dato precise istruzioni telefoniche. Non avrebbe preso alcuna iniziativa personale nel recepire dati se non da loro espressamente richiesti.

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CAPITOLO 5

Erano ormai trascorsi oltre due mesi dal suo primo giorno lavorativo

in terra di Francia e tutto filava liscio come l’olio. Era riuscito a far rientrare alcuni clienti morosi, oramai considerati cronici, e reinserirli nei normali scadenzari della compagnia. Due o tre volte il dott. Platinì, visti i primi risultali, lo aveva fatto chiamare per congratularsi dei risultati. Anche Louise, non abituata a questi risultati, lavorava con maggiore lena cercando di scegliere accuratamente le pratiche da sottoporre al suo capo. Era ovvio, i buoni risultati ottenuti da Andrea avrebbero influito anche sulle sue “note caratteristiche” per le valutazioni che venivano stilate annualmente su tutto il personale.

Un venerdì di fine luglio, erano da poco trascorse le sedici, nel silenzio della stanza, rotto solo dal brusio proveniente dalla strada e dalla ventola di raffreddamento del computer, suonò improvvisamente il cellulare. Sembrò quasi una cannonata, che provocò un tuffo al cuore di Andrea. Non si trattava del suo cellulare personale, ma di quello satellitare fornitogli da Paganelli. Con la mano tremante l’afferrò, rispondendo alla chiamata, dopo aver controllato sul display se la chiamata provenisse da uno dei due nominativi autorizzati.

- Pronto, buona sera dottore, cominciavo a pensare vi foste dimenticati di me. Quali novità? Cosa devo fare per voi?

- Buona sera Geronti, il tempo trascorso è quello previsto perché la sua presenza nell’azienda venisse considerata oramai una normale routine. Ho saputo che tutto procede nei migliori dei modi. Come sempre, lei è riuscito ad avere degli ottimi risultati. Prima di tutto, volevo informarla che una terza persona avrà il suo numero ed è il dottor Platinì. Lei dovrà comunicare con lui mediante i soliti mezzi e solamente per i problemi inerenti l’attuale sua carica. Potrà essere solamente chiamato da lui e pertanto, se dovesse apparire sullo schermo questo terzo nominativo, dovrà rispondere e, come detto, a nessun altro. Le istruzioni che lui dovesse darle sono da considerarsi come provenienti da me o da Zorzi. Avrà già capito da tempo e, non avevo dubbi: una delle due persone che la seguiranno dal didentro è proprio lui. A tempo debito, avrà modo di conoscere anche la seconda. Come prima istruzione da sviluppare, prendendo come scusa la necessità di un indagine statistica, ci preparerà un diagramma delle acquisizioni e delle disdette dell’ultimo decennio. E’ ovvio: - a noi le disdette non interessano minimamente, ma fanno parte della ricerca statistica e serviranno a coprire i dati a noi necessari. Avremo così un quadro completo dell’incremento delle polizze, ma soprattutto i nominativi dei singoli, per tastarne il peso economico ed il ramo di attività, e se sono state acquisite dalla casa madre o dalle affiliate sparse nel mondo. Ponga particolare attenzione, la prego, sui dati provenienti dal sud

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est asiatico ora, sembra, in forte espansione. Non c’è alcuna premura, faccia con calma, nei ritagli di tempo in modo da non far scoprire il calo di rendimento del lavoro attualmente in corso. La sua segretaria oramai conosce i suoi ritmi e potrebbe notare la differenza. Le possibilità d’accesso, da parte sua, ai dati del calcolatore centrale, è stato elevato al massimo grado. Potrà così accedere anche ai dati altamente riservati che solamente quattro o cinque persone, in azienda, risultano autorizzate a farlo. I tabulati da sviluppare ed elaborare, li salvi su di un dischetto da custodire gelosamente nella tasca interna della giacca, cancellando, a fine lavoro, quanto contenuto nel suo computer personale. Per il prosieguo del lavoro, i giorni seguenti, prima di continuare, riprenderà i dati assunti e contenuti nel dischetto per aggiungere il nuovo lavoro e così via. Quando questo primo incarico sarà concluso, mi invii un SMS di “saluti”, seguito, a breve giro di posta, dell’invio del dischetto al mio indirizzo privato di casa a lei ben noto. Faccia copia del dischetto che, in caso di mancato recapito, invierà nuovamente. Ricevuta mia conferma potrà riformattare il dischetto in suo possesso in modo da azzerare quanto in esso contenuto e non lasciare tracce, per la sua e nostra sicurezza. Tanti auguri di buon lavoro e, mi raccomando, lentamente, ha tutto il tempo a sua disposizione. Buona sera e buona cena.

- Non dubiti direttore, nessuno si accorgerà di niente. Speriamo di poter unire tutti i pezzi del “mosaico” che sicuramente saranno frastagliati, sia per motivi di sicurezza, ma penso, soprattutto per motivi fiscali. Grazie degli auguri, penso di averne bisogno. Buona cena anche a lei.

Erano le diciassette e qualche minuto quando udì bussare dalla porta della segreteria. – Avanti! – disse. – Capo, sono io, avrei finito, se non ha altri ordini, andrei a casa. Posso?

- Ma certamente, vada pure, continueremo domani, anch’io metto in cassaforte queste pratiche e vado a casa dai miei marmocchi.

- Bellissimo, beato lei. Un giorno li farà venire in ufficio in modo da farmeli vedere? Sono curiosa di conoscerli.

- Volentieri, anzi, una sera via da qui, andremo direttamente a casa mia così conoscerà anche mia moglie e mangeremo un boccone tutti assieme. Le va? Mia moglie comincia a parlare solamente qualche parola di francese, pertanto non sarà una perfetta padrona di casa, ma spero la scuserà.

- Molto volentieri, se non disturberò, sarà per me un onore oltre che un piacere. Per quanto riguarda sua moglie, sarò contenta se si sforzerà di parlare la mia lingua, ma in caso di difficoltà, per non metterla in imbarazzo, parlerò io l’italiano che conosco benissimo. Grazie ancora e buona sera.

- Eh no! Un momento! Quante cose devo ancora scoprire? Quante cose mi tenete segrete qui dentro? Non mi aveva mai detto, né fatto capire, di parlare l’italiano.

- Vede lei non mi aveva mai chiesto quale fosse la mia laurea, altrimenti l’avrebbe saputo. Sono laureata alla facoltà di lingue moderne, qui all’università di Parigi, con la specializzazione in traduzione

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simultanea. Oltre il francese, ovviamente, conosco l'italiano, il tedesco, l’inglese e abbastanza bene lo spagnolo. In questa ultima lingua non riuscirei a fare la traduzione simultanea, almeno credo. Proprio per questa mia laurea ho avuto la fortuna di entrare in questa azienda.

In caso di necessità, il direttore Platinì, mi chiama per aiutarlo quando ci sono ospiti stranieri, anche se lui parla bene l’inglese. Quando nell’aula presidenziale vengono svolti gli stages con ospiti stranieri o c’è qualche conferenza tenuta dal relatore in una delle lingue da me conosciute, al microfono, faccio la traduzione simultanea per gli ascoltatori francesi.

- Fantastico, se avrò qualche necessità, per il mio lavoro, saprò a chi rivolgermi. E’ veramente, per me, affascinante saper di gente che riesca a coordinare la mente in modo tale di pensare ed esprimersi nella lingua desiderata.

- Guardi, rag. Geronti, è solo questione di applicazione e di pratica. Ma si è accorto, dopo poco più di due mesi, lei non traduce più le frasi pensate, come faceva agli inizi, ma si esprime direttamente in francese, quindi “ragionando” in francese?

- Forse ha ragione! Continueremo un’altra volta questo discorso, non voglio trattenerla tanto oltre l’orario. Buonasera Louise, a domani.

- Fa piacere anche a me parlare di cultura, tanto non ho un gran da fare, essendo single, faccio due passi, poi prendo la metropolitana e vado a casa. Io abito in periferia.

- Siccome lei avrà bisogno, quando ci arriveremo, di avere delle traduzioni per controllare pratiche estere, è questo uno dei motivi per cui sono stata assegnata a lei come segretaria. Per fortuna le pratiche provenienti dal sud est asiatico sono scritte o in inglese o in francese e non nella lingua originale, altrimenti non sarei stata io ad essere assegnata a lei. Ora basta veramente, buona notte!

Richiuse la porta e sparì. Cosa ne sapeva lei del sud est asiatico? Anche lei aveva buttato lì la frase, come il pescatore butta un po’ d’esca nel mare per attirare i pesci? Fosse lei la seconda persona? Devo stare attento a non tradirmi e far finta di non aver recepito l’eventuale messaggio. Potrebbe essere anche un caso, vedremo come continuerà la cosa. Se non ci saranno altre allusioni, si sarà trattato veramente di una coincidenza, altrimenti vedremo.

Andrea raccolse le pratiche giacenti sulla sua scrivania, le racchiuse in cassaforte, e si avvicinò al computer per chiudere le applicazioni, in quel momento, attive.

Chiamò Angela a casa per chiederle se avesse avuto bisogno, strada facendo, di comperare qualche cosa mancante in casa. Ricevuta risposta negativa, promise di rientrare di lì a poco, il tempo di fare la strada.

Uscì dall’edificio in un caldo torrido, come solo a fine luglio poteva esserci in una città continentale. Allentò il nodo della cravatta e slacciò il colletto della camicia. Lungo il tragitto si fermò in un bar per cercare refrigerio e spegnere la sete ordinando un Pernod con acqua e tanto

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ghiaccio. Gli piaceva questa bevanda dal fortissimo sapore di anice, comunemente chiamata mistral. Era una tipica bevanda francese la quale, grazie alla piccola dose d’alcool e alla grande quantità acqua e ghiaccio era molto gradevole risultando veramente molto dissetante.

Entrato nel portone di casa, il portiere gli venne incontro con una busta in mano. Si trattava di una raccomandata proveniente dall’Italia.

- Buona sera rag. Geronti, come avrà notato, qui da noi non ci sono le cassette par la posta. Infatti è compito della portineria ricevere la corrispondenza per tutto il palazzo, suddividerla e consegnarla ai destinatari. In caso di loro assenza, dobbiamo custodirla diligentemente fino al rientro del destinatario. Questa è giunta stamattina e, non avendo visto passare la sua signora, la consegno a lei. Venga l’accompagno all’ascensore.

Andrea, istintivamente, girò la busta per vedere il mittente: Mario Rossi, Corso Sempione, Milano. Chi sarà mai questa persona, lui non ricordava di averla mai conosciuta, anche se di Mario Rossi a Milano ce ne saranno almeno duecento se non molti di più. Per non far vedere l’impazienza di aprirla se la mise nella tasca della giacca e, quando Philipe aprì la porta dell’ascensore, vi entrò salutando e ringraziando.

- Ah sì, mi scusi ragioniere, volevo informarla, se poteva interessarla: questa sera, alle venti e trenta, presso l’oratorio parrocchiale, a duecento metri dietro il palazzo, ci sarà uno spettacolo di burattini per la gioia dei bambini. Forse ai suoi potrebbe interessare. L'ingresso è libero, eventualmente si può lasciare un’offerta per la chiesa.

- Grazie, veramente interessante, ne parlerò con mia moglie. Per una volta in tanto, i bambini andranno a letto più tardi del solito, ma in cambio potrebbero divertirsi con uno spettacolo certamente più genuino della solita televisione.

A casa propose ai suoi se fossero stati intenzionati di uscire, quella sera, per andare a vedere lo spettacolino segnalato dal portiere.

I bambini si misero a saltellare dalla gioia: - Sì, sì papà andiamo, E’ vero mamma, ci andiamo? Sarà bellissimo!

Angela sorrise dicendo: - Va bene andiamo. Per una volta andrete a letto più tardi, però domani farete i bravi. Promesso? Oggi siete stati alquanto disubbidienti, tant’è che non siamo nemmeno usciti a fare la spesa. Per fortuna avevo di tutto in casa.

Andrea posò la borsa e, tolta dalla tasca la busta, l’aprì: Conteneva la conferma che il signor Mario Rossi aveva effettuato un versamento nel suo conto corrente di lire 42.000.000 con valuta 27/07 e la causale “pro primo trimestre”. Mario Rossi, leggasi Sergio Paganelli, o chi per lui. Era il conguaglio pattuito versato, come d’uso postecipatamente , con cadenza trimestrale.

Si avvicinò alla moglie per farle vedere la bella sorpresa. Angela lesse attentamente e quando arrivò alla cifra, si soffermò, aprì la bocca e con un sussurro pronunciò: - Ventimila! Ma allora è tutto vero, è una cosa enorme, mi vien da piangere dalla felicità.

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- Sì cara, finalmente potremo guardare al futuro con serenità, per noi e i nostri figli. Bene, quando ceniamo?. Oggi pasteggeremo con lo champagne per festeggiare e poi, ci daremo alla pazza gioia con lo spettacolo dei burattini.

- Quanto sei scemo! Per noi non tanto, ma per i bambini sarà veramente una grande festa. Essi non capiranno, ma sarà veramente una festa, se poi ci mangeremo anche un buon gelato……………..cosa ne dici scialacquiamo?

Si misero a ridere guardandosi negli occhi. Con un istinto reciproco, le loro labbra si avvicinarono e si unirono in un bacio appassionato.

Erano quasi le ventitré quando rientrarono; il portone era chiuso a

chiave, Philipe e la moglie, giustamente, avevano finito il turno e riposavano anche loro. Marco più che camminare, trascinava i piedini, Alessandro già dormiva in braccio ad Andrea. Non erano abituati a stare alzati fin così tardi, ma anche per loro fu un’esperienza indimenticabile. Mamma e papà non li avevano mai sentiti ridere tanto come quella sera, anche se il dialogo non lo avevano capito, ma la mimica dei personaggi era talmente esauriente che le parole erano “un di più”.

Messi i bambini a letto, si soffermarono un momento in salotto prima di ritirarsi pure loro.

– Se non avessi ricevuto l’ordine di chiamare solamente per cose veramente importanti, domani avrei telefonato a Paganelli per ringraziare. - Ma caro, capisco l’educazione, ma, per dire il vero, non c’è proprio nulla da ringraziare, hanno fatto solamente quanto era pattuito e nulla più. Avrei ben voluto vedere se non l’avessero fatto!

- Sì, hai proprio ragione, ma cosa vuoi, mi sembra ancora una cosa irreale alla quale però, lentamente, mi sto abituando e sentirla nostra.

Volevo dirti……. una di queste sere, inviterei a cena da noi, se non ti dispiace, la mia segretaria concordando con te, ovviamente, il giorno che ti sarà più comodo. Non sarà una cena ufficiale, ma una cosa semplice. Ha espresso il desiderio di conoscere i nostri bambini. Sai, Louise è una ragazza semplice, anche se ho saputo che è laureata in lingue.

Oggi ho ricevuto la prima telefonata da Paganelli, con le prime istruzioni. Mi ha ufficialmente confermato di essere Platinì una delle due “talpe”, ma io devo far finta di nulla. A suo tempo mi sarà confermata anche la seconda persona dell’operazione.

Parlando oggi con la segretaria sulle lingue da lei conosciute, le è sfuggita una mezza frase su di un argomento che ufficialmente non avrebbe dovuto conoscere.

Mai più appropriato l’invito a cena. Conversando a tavola cercherò di far scivolare il discorso sull’argomento citato da Louise e così spero di riuscire a capire se la frase è stata un caso fortuito o un lapsus. Se i miei sospetti risulteranno fondati avrò individuato in anticipo la seconda persona in seno alla società inserita nei programmi e negli accordi di Paganelli.

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- Va benissimo, anch’io sarei contenta di conoscere questa signorina tanto indispensabile e tanto premurosa, purché mi avvisi qualche giorno prima, in modo che di organizzarmi, e faremo questa cenetta “a tre”.

- Ah! Ah!, quanto sarcasmo o quanta gelosia nelle tue parole. Sappi e, tienilo bene a mente, che il nostro rapporto è e sarà sempre di puro lavoro e null’altro. Anche perché sarei un cretino integrale incrinare il nostro meraviglioso amore, la nostra stupenda famiglia e il nostro radioso futuro per un’avventura che, comunque, sarebbe fine a se stessa. Capito? Non parliamone più per favore!

- Scusami, sono stata una cretina, ma sai, noi giovani mogli casalinghe, dobbiamo aspettare la sera per vedere il marito, sapendolo tutto il giorno accanto ad una splendida fanciulla. certi pensieri affiorano naturalmente.

Io ho una fiducia illimitata in te e vorrei mordermi la lingua per punirmi delle stupidaggini dette. Credevo di fare una battuta spiritosa, invece non è stata nè spiritosa nè azzeccata. Potrai perdonarmi?

- Guarda, a me è entrata da un orecchio ed è uscita dall’altro. Cancelliamo questo discorso come non fosse mai stato fatto. Dammi un bacio, stupidona!

Le cinse la vita con un braccio e si avviarono verso la camera da letto, non prima di aver sbirciato se i bambini erano tranquilli e stessero dormendo.

Il giorno dopo, giunto in ufficio, passò attraverso la segreteria per

salutare Louise. Ella si alzò prendendo in mano il blocco per gli appunti: - Ha delle disposizioni per me? Posso rendermi utile? Le servono altre pratiche?

- No, grazie, per oggi voglio rivedere le quattro pratiche messe ieri sera in cassaforte. Ci sono alcune cose che non mi convincono, pertanto voglio rivederle con calma ed attenzione. Per oggi penso di essere a posto, comunque se avrò bisogno, la chiamerò.

Ah, sì, a proposito, mia moglie sarà felice di averla a cena da noi; magari ne parliamo dopo per fissare il giorno.

- Mille grazie, veramente gentili, per me sarà una serata importante, adoro i bambini e, penso, che i suoi siano carini ed amabili.

Andrea si chiuse nella sua stanza, predispose sulla scrivania le pratiche in sofferenza alle quali stava lavorando ed avviò il computer per poter iniziare a verificare quanto Paganelli gli aveva chiesto.

Quasi subito squillò il cellulare satellitare, controllò il display, era

Platinì. Rispose: - Buon giorno dottore, cosa posso fare per lei? - Buon giorno alcuni dei dati di cui avrà bisogno richiederanno la

password, abbiamo inserito il suo nome come chiave di acceso. La chiave prevede infatti sei lettere o numeri ed il suo nome ha appunto sei caratteri. Buon lavoro.

Andrea non riuscì nemmeno a rispondere; il direttore aveva sospeso la conversazione chiudendo il telefono.

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Dopo aver selezionato il tasto “start” e “programmi” fece apparire tramite le “risorse del computer” tutti i dati che erano inseriti nell’elaboratore centrale cui era collegato. Scelse, per cominciare a navigare nella marea di notizie, un dato che potesse essergli utile. I primi dati apparvero sullo schermo. Era cominciata l’avventura. Tante notizie risultarono irrilevanti, altre avrebbero potuto essere utili e, quest’ultime furono registrate sul dischetto.

Dopo un’ora di ricerche decise di sospendere e si dedicò alle sue pratiche di recupero. Il lavoro non sarebbe stato facile, leggere, interpretare, vagliare e scegliere i dati da utilizzare in futuro avrebbe richiesto molto più tempo di quello supposto da Andrea. Forse, procedendo nella consultazione di quella miriade di notizie si sarebbe potuto selezionare ed assottigliare quanto trasmesso.

La prima pratica presa in esame era stata quasi ultimata già il giorno prima. Chiamò con il citofono la segretaria e lei in pochi attimi, entrò nell’ufficio del principale.

– Signorina, scriva la lettera, come d’uso, nei modi e nei termini indicati. La renda abbastanza piacevole, se piacevole può essere una lettera di sollecito, poi me la sottoponga per la firma. Grazie.

- La scrivo subito, per farla partire con la posta di mezzogiorno. - Non occorre lei si precipiti. Ora più, ora meno, non risolve

assolutamente niente. Lei sa come sono i clienti morosi, non si precipitano di certo a pagare. Se andrà bene, ci vorranno ancora un paio di contatti o di lettere prima di risolvere il problema.

Andrea riprese il suo lavoro esaminando un’altra pratica; doveva continuare così per non dare nell’occhio.

CAPITOLO 6

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Il tempo passò relativamente veloce nell’alternanza del suo normale

lavoro e di quello commissionatogli da Paganelli. Il 3 dicembre ultimò la registrazione del primo dischetto e, dopo averne fatto una copia da tenere in tasca, come ordinatogli, mandò un SMS di “saluti” al direttore in Italia.

Preparò un pacchetto con l’imbottitura interna in modo che, nella spedizione, il dischetto non subisse delle rotture e lo indirizzò a casa del suo capo.

Si avvicinavano le Festività Natalizie e fu contento di aver ultimato entro l’anno quel primo incarico. I risultati, a suo giudizio, dovevano esser parecchio importanti: le acquisizioni, in totale, erano aumentate realmente del 36,12% rispetto all’uguale periodo dell’anno precedente contro una media di circa il 23% annuo nell’ultimo decennio.

Del 36,12 % oltre il 20% degli incrementi provenivano proprio dal sud est asiatico dove lo sviluppo industriale, grazie anche agli investimenti fatti da azionisti occidentali, era in forte espansione e con costante aumento che non accennava minimamente a stabilizzarsi.

Non poteva durare a lungo questo boom, ma era il caso di approfittarne ora, finché il “ferro era caldo” e questo sia Paganelli sia Zorzi, da ottimi managers, lo avevano intuito.

Ottenuta conferma dall’Italia del ricevimento del dischetto, si stava

accingendo a resettarlo, quando gli venne un pensiero da farlo desistere di eseguire questa operazione.

Tutto bene, tutto buono, ma la prudenza non è mai troppa con questi “pescecani”. Decise di conservare il dischetto in una cassetta di sicurezza, da prendere in affitto presso la sua banca, lì a Parigi. Distruggere i dischi lo si poteva fare anche in seguito, una volta terminata l’operazione.

Se qualche cosa non fosse andata per il verso giusto e le promesse fatte a voce non fossero state mantenute, avrebbe avuto un’arma con cui difendersi e ricevere quanto spettante di diritto.

Con l’interfono chiamò la sua segretaria. Poco dopo la porta si aprì ed entrò: - Prego, mi dica cosa posso fare per lei?

- Prenda Louise, questa è una pratica di quelle che sto esaminando, dentro le ho messo una minuta della lettera da scrivere. Sia gentile nei termini, ma ferma nei concetti. Poi me la riporti per il controllo e la spedizione.

Appena uscita dalla stanza, squillò il cellulare: monsieur Alphonse lo invitava a passare nel suo ufficio.

Passò dall’uscita diretta, dopo aver bussato alla porta del direttore generale, entrò: - Buongiorno dottore, mi cercava?

- Certo! Si accomodi. Ho visto, ha fatto un gran buon lavoro. Per il momento si dedichi solamente al lavoro per cui è stato assunto.

Siamo oramai alle festività natalizie e non è il caso di frazionare il lavoro ancora da svolgere, ne riparleremo dopo la prima quindicina di gennaio. Ora si goda questo periodo con la sua famiglia.

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Devo dire la verità, sono stato favorevolmente impressionato da come ha saputo gestire le due cose in maniera che nessuno se ne accorgesse. Si sarà chiesto come mai quel lavoro particolare non fosse stato eseguito da uno di noi avente, comunque, accesso ai dati riservati, senza spendere la cifra rilevante per il suo compenso.

Ebbene, la cosa è semplice. Lei è stato assunto per avere, casomai, un capro espiatorio. Di questo era al corrente, si era assunto il rischio, ma le fu anche corrisposto il particolare compenso per coprire gli eventuali disagi.

Io sono convinto e ringrazio Paganelli per la sua felice ed oculata scelta, in quanto il progetto sarà portato a buon fine grazie alla sua competenza e, come pattuito, lei verrà inserito nel futuro staff dirigenziale e l’attuale esborso diverrà normale compenso.

Ho notato che è riuscito a risolvere alcuni casi di insolvenza particolarmente ostici. Un giorno lei dovrà spiegarmi quale metodo usa. Le nostre lettere di sollecito, ancorché pesanti come tono, non hanno avuto nemmeno riscontro, mentre lei è riuscito a recuperare delle cifre anche di una certa importanza.

Riuscendo a svolgere in modo impeccabilissimo il suo lavoro in azienda, è riuscito a mettere un velo di copertura all’altra attività. Ottimamente, veramente un buon lavoro. Bravo!

Ma passiamo a cose più piacevoli, lasciamo da parte il lavoro. Volevo dirle che il giorno 26 dicembre, mia moglie ed io usiamo fare un festicciola nella nostra villa, dove sono invitati tutti i dirigenti con, ovviamente, il coniuge. Sarei felice se lei e la sua Signora volessero prendervi parte.

- E’ un onore e un privilegio per noi, la ringrazio sentitamente, verremo molto volentieri. Ancora una cosa riguardo il lavoro e poi vado a cercare di metterla in pratica. Sono a buon punto su due pratiche piuttosto ostiche e, se riuscissimo ad andare a buon fine, recupereremmo circa 148.000,00 euro.

- Non sia modesto e non metta il plurale, se ci riuscirà sarà esclusivamente merito suo. Ci dia sotto, perché come aveva fatto a Milano, ridarebbe più credibilità e fiducia alla nostra compagnia.

- La ringrazio per l’invito ed ora mi ritiro a finire i lavori intrapresi. Buona serata.

Uscì dal mega studio del direttore e si diresse al suo ufficio pensando che forse non erano tanto “pescecani” come lui aveva timore oppure erano dei perfetti attori sapendo mascherare abilmente le loro intenzioni. Forse era meglio cominciare ad aver un po’ di fiducia in più.

Stava rientrando quando udì il gracchiare della cicalina dell’interfono: - Sì, mi dica.

- C’è una chiamata dall’Italia per lei, è suo padre. Glielo passo sulla linea due.

- Ciao papà, quale piacere risentirti dopo tanto tempo, come va? - Ciao figliolo, con la mamma eravamo alquanto preoccupati non

sentendovi. Anche poco fa, per non disturbarti in ufficio, ho chiamato a

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casa, ma non rispondeva nessuno. Probabilmente Angela sarà uscita con i bambini, ma dimmi come state? Vi siete ambientati? Con il lavoro come va?

- Grazie papà, tutto bene, anzi a meraviglia. Come vedi non sono più un “travet”, ho la mia segretaria personale e puoi chiamare quando e quanto vuoi, non disturbi affatto. Angela e i bambini si sono ambientati benissimo. Lei parla discretamente il francese, almeno per l’uso quotidiano, i bambini invece, lo sai, sono come spugne, assorbono tutto. Da pochi mesi sono alla scuola materna francese, proprio vicino a casa, e giocando tutto il giorno con i coetanei hanno già imparato moltissime parole e frasi.

- Mi fa molto piacere sentire queste belle notizie, abbiamo tanta voglia di vedervi, ma siete in capo al mondo. Chissà, i bambini forse non si ricorderanno più di noi.

- Cosa dici mai, la sera andando a dormire, vi salutano. Nella loro cameretta sono appesi alla parete i quattro ritratti dei nonni. Ma senti, facciamo una bella cosa, venite da noi a passare le Feste di Natale e Capodanno. Per dormire, lo sai, non ci sono problemi, abbiamo un divano-letto matrimoniale molto comodo in salotto . Poi, casomai, a Pasqua, faremo venire gli altri nonni. Io sono assunto da poco e non me la sento di prendere già ferie, anche se potrei farlo.

- Ne parlerò con mamma e vedremo di affrontare questo viaggio. La voglia di abbracciarvi è tanta che la distanza non mi spaventa più. Domani saprò dirti qualche cosa.

- Dai papà venite! Poi non occorre tu stia lì a guidare, prendi l’aereo, da Milano a Parigi in poco più di un’ora sei arrivato senza stancarti. Oggi ci sono tante di quelle offerte, puoi trovare il biglietto a prezzi stracciati. Guarda che ci conto, non trovare scuse in quanto non ce ne sono. Quando sarete qui, Angela e i bambini vi faranno vedere le bellezze della città. Un bacio a mamma e un forte abbraccio a te. Natale è alle porte!

Chiuse la comunicazione con un sorriso sulle labbra. Egoisticamente gli sarebbe piaciuto se fossero venuti perché così il giorno 26 non avrebbero avuto problemi di baby sitter per andare al ricevimento.

Si immerse nuovamente nel lavoro aprendo contemporaneamente i due fascicoli cui aveva accennato al direttore. Disse a Luoise di chiamare, uno alla volta, al telefono i signori Antoine Russel e Gérard Fontaine e di passarglieli appena rintracciati.

Erano trascorsi solamente dieci minuti quando la sua segretaria, dopo averlo contattato telefonicamente, gli passò il signor Gérard Fontaine, dell’omonima ditta di pellami.

- Signor Fontaine, buona sera, mi chiamo Andrea Geronti. Stavo esaminando la sua posizione per quanto riguarda la polizza stipulata alcuni anni addietro e che, attualmente, ha delle pendenze arretrate. Saprebbe dirmi cosa è successo e la motivazione di queste pendenze?

- Oh, finalmente! Qualcuno si è deciso a chiamarmi. A me interessa parecchio quel tipo di polizza, altrimenti non l’avrei stipulata. Solamente gli accordi erano differenti ed ora le spiego tutto.

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La conversazione durò a lungo, i motivi vennero sviscerati, discussi e ridiscussi. Alla fine Andrea, con l’abilità che lo contraddistingueva e attingendo al bagaglio di passate esperienze, riuscì a ricucire il rapporto interrotto, facendo notare gli errori interpretativi da parte del cliente e riconoscendo alcune mancanze da parte della compagnia, tanto per farlo contento. Sia pur rateizzando il debito pregresso, in uno con le prossime rate, fino al suo esaurimento, aveva ottenuto un altro successo per l’azienda.

Analogo risultato lo ottenne pure con Antoine Russel, capo contabile di una nota fabbrica di bevande analcoliche con un fatturato annuo di svariate centinaia di migliaia di euro.

Avrebbe voluto rendere edotto del risultato il direttore generale, ma egli si trovava in una riunione con l’intero consiglio di amministrazione. Certamente avrebbe fatto molto tardi quella sera. Decise allora chiamare per informarlo l’indomani mattina.

Sbirciato l’orologio, vide essere ormai le 17.25 ed allora chiamò Louise.

– Ha visto l’ora, cosa ci fa ancora qui? - Lei stava lavorando e avrebbe potuto avere ancora bisogno di me.

Se non riusciva a concludere verbalmente, avrebbe potuto aver bisogno di dettare qualche lettera da inoltrare l’indomani. Ed eccomi qua a sua disposizione. Se è tutto finito allora metto via le mie cose e vado a casa.

- Grazie, è veramente zelante! Però, la prego, è già la seconda volta che succede in questo scorcio di mese. Segni, oggi, sul libro delle ore straordinarie un’ora in più. Adesso scappi. Vado via anch’io, contento di aver risolto altre due situazioni pesanti. Ci vediamo domani.

I giorni seguenti, trascorsero veloci, ma senza grossi problemi, non

era il caso di cercare di recuperare crediti, non sarebbe stato il momento opportuno e, per quanto riguardava l’altra ricerca avrebbe dovuto attendere la seconda metà di gennaio per ricevere disposizioni in merito.

Nel pomeriggio inoltrato del giorno 20 dicembre, arrivarono in aereo da Milano i genitori di Andrea, nonna Silvia e nonno Francesco. Andarono tutti e quattro a riceverli all’aeroporto Le Bourget, dove arrivavano i voli internazionali. All’aeroporto di Orly facevano capo i voli nazionali, mentre al Charles de Gaulle arrivavano e partivano i voli intercontinentali.

Erano le 18.50 quando puntualmente l’aereo atterrò. Lo speaker annunciò che i passeggeri provenienti da Milano sarebbero usciti al cancello sei. Le operazioni di controllo bagagli durarono pochissimo ed ecco apparire con il carrello delle valigie i tanto attesi nonni.

Marco e Alessandro cominciarono a gridare: - Nonni, nonni, siamo qui, venite presto.

I bimbi cominciarono a strattonare per correre loro incontro. Francesco, con le braccia allargate, si abbassò per cingere in un forte abbraccio i due nipotini, mentre la nonna, con gli occhi lucidi per l’emozione, andò loro vicino per baciarli con tanto affetto. Marco l’afferrò intorno al collo, divincolandosi dalla stretta del nonno,

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- Nonna, finalmente sei venuta a trovarci, ti voglio tanto bene, a casa giocheremo come facevamo a Milano. Anche Alessandro non vede l’ora!

Le effusioni tra nonni, figli e nipoti, durarono alcuni minuti finché Andrea, prendendo le valigie esclamò: - Non stiamo qui, andiamo a casa, abbiamo tante cose da raccontarci. Prima vi rinfrescate, poi andremo a tavola, ceneremo, poi in salotto faremo quattro chiacchiere, come ai vecchi tempi.

La distanza dal cancello sei fino all’automobile richiese una lunga passeggiata e, anche se Andrea vi giunse stanco per il peso delle valigie, non di meno lo furono i nonni che si fecero il tragitto ognuno con un nipote appeso al collo.

Entrata nell’appartamento, con un’aria di meraviglia dipinta sul volto,

Silvia sbottò: - Mamma mia che lusso, non so se nemmeno in via Monte Napoleone noi abbiamo palazzi così prestigiosi. Deve costare una cifra abitare qui!

- Dai mamma! E’ bello, è completo, ha tutto, ma anche a Milano ci sono stupendi e signorili palazzi ad alto livello. Certamente Parigi è sempre Parigi. A suo tempo si poteva chiamare la capitale d’Europa, ma ora i tempi sono cambiati e città importanti, in tutti i settori, ce ne sono moltissime. Parigi ha ancora delle prerogative, sicuramente, in campo assicurativo.

Intervenne nonno Francesco: - Lasciate perdere, figlioli, sono veramente felice per voi, non è da tutti vivere in palazzi simili. Però, siccome nessuno regala niente, vuol dire che tu ti meritavi qualcosa del genere! Hai fatto bene a cambiare lavoro e scegliere Parigi piuttosto di Roma, è evidente, qui sei più apprezzato che nella compagnia dove lavoravi prima.

Povero papà, pensò tra sé e sé Andrea, se avesse saputo e, non lo saprà mai, tutto quanto c’era dietro, le meraviglie non sarebbero state tante.

- Sono appena agli inizi, qui a Parigi, sembrerebbe che vada tutto bene, ma lasciamo al tempo decidere se ho fatto bene o no. Io spero di sì, tutto sembrerebbe confermarlo per il momento.

- Per me va benissimo e sono felice della sua decisione – intervenne Angela – finalmente ho un marito e Marco ed Alessandro hanno un padre. Non ci sembra vero di averlo a casa nel tardo pomeriggio, poter stare insieme prima di cena, magari andare a fare due passi o fare degli acquisti assieme e non aver sempre io la responsabilità sulle decisioni. Siamo distanti, ma avete visto che con l’aereo venire qui a Parigi siete stati poco più che venirci a trovare con la metropolitana a Milano.

Scoppiarono tutti in una risata mentre nonna Silvia commentava argutamente: - Solo che il biglietto dell’aereo costa un po’ di più di quello della metropolitana! Altra risata.

I giorni passarono veloci, in ufficio si tirava ad arrivare alla sera con quel poco che c’era da fare. Gli ultimi due giorni, prima della Vigilia, furono dedicati allo scambio di auguri tra colleghi. I “grossi papaveri” dell’azienda

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erano in ferie e quindi irraggiungibili di persona. Andrea si dedicò a scrivere dei biglietti da inviare ai rispettivi indirizzi privati degli alti dirigenti, meno Platinì, che avrebbe avuto occasione di vedere sicuramente il giorno 26.

La Vigilia di Natale, l’orario di lavoro era ridotto, avrebbero smesso di lavorare alle dodici e trenta. Nei giorni precedenti Angela ed Andrea acquistarono i regali da mettere sotto l’albero, per i bambini, per i genitori e per loro. Egli, con il consiglio della moglie, acquistò pure un piccolo presente per la sua segretaria.

Erano le dieci del mattino, quando, con l’interfono chiamò Louise. Ella accorse immediatamente con in mano il suo fido blocchetto degli appunti: - Eccomi, mi dica.

- No, Louise, oggi non si lavora. Se permette, mia moglie ed io vorremmo farle un piccolo regalino per Natale. Non so esattamente se a Parigi si usa, ma da noi, per la festa ci si scambia dei doni ben auguranti. Ecco questo è per lei.

La segretaria si avvicinò, con un sorriso prese il pacchetto elegantemente incartato ed infiocchettato: - Sig. Geronti, in tutto il mondo cristiano, credo, si festeggi allo stesso modo il Santo Natale. Oltre alle cerimonie religiose, ci sono pure le feste in famiglia con lo scambio dei doni dopo il cenone. Vi ringrazio molto per il gentile pensiero. La curiosità mi spingerebbe ad aprirlo, ma lo farò a mezzanotte dopo averlo deposto sotto il mio alberetto. Così, nella mia solitudine, avrò pure io un momento di emozione. La mia famiglia risiede a Marsiglia e, non riuscendo a fare il ponte con il Capodanno, non me la sentivo di fare un viaggio così lungo per rimanere a casa poco più di un giorno.

Io mi ero permessa di scegliere un regalino per i suoi bambini, vado al piano di sotto, nello spogliatoio delle impiegate a prenderlo, così lo porta loro a casa. Ritorno quanto prima, con permesso.

Andrea rimase molto scosso nel pensare alla ragazza da sola a Parigi per Natale che è una festa da passare in famiglia, con i propri cari, essere da soli deve essere veramente triste. Si parla tanto di aggregazione e di comunicazione sociale, ma alla fine sono solo parole se non si fa qualche cosa per metterle in atto. Prima che Louise ritornasse, chiamò telefonicamente la moglie. Quando Angela rispose, si premurò a raccontare, per sommi capi, quanto appreso sulla realtà di Louise.

Di getto, senza neanche ragionarci sopra, la moglie suggerì: - Fà venire anche lei stasera, non sarei in pace con me stessa se la sapessi sola. Così, tra l’altro, prendiamo due piccioni con una fava, facciamo l’invito programmato e pure un’opera pia, degna della Festa di Natale. - Hai il cuore d’oro, tesoro mio! Non ringrazierò mai abbastanza il Signore di averti sposato! Ciao, a tra poco.

Passarono alcuni minuti e Louise, dopo aver bussato, entrò con sottobraccio un pacco voluminoso.

– Ecco, questo è per i bambini. Per tutti e due in quanto, in più si gioca, più divertente è.

No, signorina, anzi mi restituisca il pacchetto che le ho dato.

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Lei rimase di sasso, con la bocca aperta, pensando di aver fatto qualcosa di sconveniente tanto da offendere il suo superiore.

– Il nostro pacchetto lo troverà sotto il nostro albero e lei ci depositerà il suo per i bambini. La aspettiamo questa sera per le sette, per l’aperitivo, così le presenterò la mia famiglia. Ci sono anche i miei genitori, i nonni, venuti dall’Italia a trovarci. Speriamo così, anche se non è la sua, possa sentirsi in famiglia in questo santo giorno.

Gli occhi di Louise si riempirono di lacrime che scesero copiose sulle guance e un leggero singhiozzare uscì dalla sua gola non permettendole di proferire parola.

- Su, non faccia così! Le ho detto una cosa tanto triste da farla piangere?

Appoggiò lo scatolone e preso un fazzolettino si asciugò gli occhi accennando ad un sorriso.

– Sono lacrime di gioia, le mie, la felicità mi serra la gola. Se fossi stata sola a mezzanotte, quelle sì, sarebbero state lacrime vere. Non so come ringraziarla, ma sua moglie cosa dirà di avere un’estranea in casa?

- Quando si era assentata per scendere di sotto, io ho solo esposto telefonicamente la situazione ad Angela ed è stata proprio lei a proporre l’invito per questa sera. Sono ormai le undici ed io, per oggi, me ne vado. Alle dodici e trenta la voglio fuori dal portone dell’ufficio! Ci vediamo questa sera alle diciannove.

Andrea uscì dal palazzo e si diresse verso casa. Strada facendo, si fermò in una bottiglieria dove acquistò una confezione di vini pregiati da regalare a Philipe, il portiere. Se la meritava per tutte le sue gentilezze che, secondo lui, superavano il dovuto dal suo contratto di lavoro.

La serata trascorse serena ed in allegria. Louise dimostrò una tale

dolcezza verso i bambini che Angela commentò sottovoce, rivolta al marito: - Quanto bisogno di affetto ha quella ragazza, l’istinto materno le sprizza da tutti i pori. Poverina, speriamo venga pure per lei un giorno magico come quello che ha fatto incontrare noi.

- Tu sei magica e, non solo oggi perché è Natale, questi sentimenti accompagnano quotidianamente il tuo vivere. Quanto tempo ho perso a Milano lontano da te per stare in Amministrazione! Questo è il primo Natale in terra di Francia, il primo della nostra nuova vita, il primo di tanti altri sempre più sereni…….magari con un altro bebè.

- Ah, ma ci risiamo, è un chiodo fisso il tuo, non te lo puoi proprio togliere dalla mente! Già in Italia, quando siamo partiti, l’avevi proposto. Abbi pazienza cosa credi che fare un figlio, per noi donne, sia proprio un gioco? Aspetta ancora questi sette mesi e mezzo e poi l’avrai.

Al momento Andrea non fece caso alle parole della moglie, si diresse verso la cucina per andare a prendere in frigo le bottiglie di Champagne per festeggiare e fare un brindisi, prima dell’apertura dei pacchi dei regali. Fatti tre passi, si bloccò, rimase fermo immobile in mezzo alla stanza come fosse diventato di pietra. Nonno Francesco lo notò e disse: - Cosa

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succede Andrea, ti senti poco bene? Che cos’hai? Perché ti sei fermato così?

Anche Silvia posò il bicchiere che aveva in mano e si avvicinò al figlio. Lo vide con gli occhi fissi, sembrava non respirasse. Erano passati pochi attimi, ma per loro erano sembrati un’eternità. La mamma lo prese per un braccio cercando di avvicinarlo ad un a sedia perché si sedesse.

Louise, giocando con i bambini, i quali non si erano accorti di nulla, e cercando di non spaventarli, chiese: - Signor Geronti ha bisogno di qualche cosa? Cosa posso fare?

Andrea, lentamente cominciò a muoversi, sembrava fosse il personaggio di una scena al rallentatore, con un filo di voce sospirò: - Sette mesi e mezzo……ma allora…..Angela?

- Sì, stupidone, doveva essere il mio regalo sotto l’albero, ma lo hai scoperto prima, anche se ormai manca poco a mezzanotte.

- Yuuuuuu!, bambini venite subito qua, una meravigliosa notizia, avrete un nuovo fratellino per giocare, la mamma lo sta preparando.

- Potrebbe essere una sorellina, non si sa ancora, comunque è in arrivo il bimbo “francese” tanto desiderato da vostro padre.

Tutti saltarono in piedi e corsero attorno ad Angela per festeggiarla. Nonno Francesco, andò lui a prendere lo Champagne: - Ecco, ora con questa notizia la festa è completa, possiamo brindare ed aprire gli altri regali. Prendete i calici, stappo la bottiglia.

Con un botto, il tappo partì ed andò a colpire la parete di fronte tra gli applausi di tutti. Fecero il brindisi nella commozione generale, si scambiarono gli auguri, particolari per Angela, e si sedettero al loro posto per permettere ai bambini di consegnare i regali. Per loro divenne un piacevolissimo gioco.

Il 25, giorno di Natale, si alzarono con comodo, fecero una buona

colazione e andarono alla Messa solenne nella bellissima chiesa vicino a casa. La stessa, nel cui oratorio, avevano assistito allo spettacolo dei burattini. Il pranzo lo fecero a casa e, come d’uso, fu leggero perché il cenone della sera prima si faceva ancora sentire.

Essendo una splendida giornata di sole, anche se freddina, decisero di passare alcune ore del pomeriggio in uno dei grandi parchi periferici e scelsero i Bois de Boulogne. Presero la metropolitana e in poco più di mezz’ora vi giunsero. Pur data la grande vastità, trovarono tantissima gente che passeggiava lungo i viali, mentre i bambini, felici, correvano e giocavano in quei prati , privi di aiuole ed aperti a tutti. Gli avevano raccontato che, durante l’estate, si potevano vedere gruppi familiari mentre stavano facendo il pic nic all’ombra dei giganteschi alberi, nel contempo i bambini giocavano spensierati senza alcun pericolo.

Si fermarono in uno dei tanti bar aperti, data la bella giornata festiva e si sedettero ad un tavolo all’interno di una veranda rivolta al sole. I bambini, visto il frigo dei gelati, espressero il desiderio di prendere un cono. Se non fosse stato il 25 dicembre, sembrava fosse Pasqua.

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Purtroppo il sole cominciò a calare all’orizzonte troppo presto, ma data la stagione, si poteva solo ringraziare il cielo di aver avuto una così bella giornata. Erano le quindici e trenta, quando le prime ombre della sera cominciarono a scendere. Quando, al termine del percorso in metrò, arrivarono alla fermata vicino a casa, erano circa le sedici e quindici, usciti all’aria aperta era già buio pesto.

Giunse anche il giorno tanto atteso ed importante per Andrea; il

giorno del ricevimento al quale il direttore Platinì e la sua signora avevano chiesto loro di partecipare. I bambini sarebbero stati in buone mani con i nonni che non vedevano l’ora di essere soli con i nipoti, per lasciar fare loro quanto volevano senza i rimproveri di mamma e papà.

La villa del direttore sorgeva in una nuovissima zona di riqualificazione della parte est che in base al Plan-Programme de l’Est de Paris del 1983 veniva inserita tra gli elementi strutturali, spazi pubblici e nuovi quartieri residenziali intorno alla “Città della Musica” nel Parc de la Villette.

Dalla loro abitazione, per giungere a destinazione, bisognava praticamente attraversare Parigi e non conoscendo la situazione dei parcheggi nella zona, decisero di prendere un taxi.

La vettura entrò attraverso un cancello aperto e, percorse alcune centinaia di metri nel viale del parco, curatissimo ed abbellito da meravigliose aiuole fiorite nonché da alberi ad alto fusto e per finire, prima di arrivare allo spiazzo davanti all’ingresso principale della villa, due enormi salici piangenti chiudevano il viale d’accesso, mentre al centro troneggiava una bellissima fontana zampillante.

Si fermarono davanti al monumentale ingresso principale quando due persone in livrea si avvicinarono. Una si affiancò all’autista per pagare la corsa, mentre l’altra aprì la portiera e con un inchino fece scendere Angela: - Prego signora, prego signore, chi devo annunciare?

- Andrea Geronti e signora – rispose lui. Il valletto si avviò lungo il tappeto rosso, posto sopra la ghiaia,

precedendo di un paio di metri i due ospiti e, attraversato l’atrio, si avvicinò al maggiordomo posto all’ingresso del salone. gli bisbigliò qualcosa all’orecchio ritirandosi immediatamente.

Si udì una voce stentorea, dopo aver dato uno sguardo ad una lista in suo possesso e battendo a terra una lunga asta con pomello fronzuto in cima, disse: - Ragionier Geronti e signora.

Entrarono lentamente e videro una marea di gente in piccoli gruppi che stava chiacchierando. Alcune persone girarono la testa per osservare i nuovi venuti mentre dal centro del salone il dottor Platinì si avvicinò loro, sorridente e, giunto davanti ad Angela si protese in un elegante nonché perfetto baciamano, subito seguito da un caloroso ringraziamento di essere intervenuti: - Venite, permettete che vi presento agli ospiti? Questa è mia moglie Olga, le nostre figlie e via di seguito un sacco di personalità che obbligarono Andrea ad un’infinita serie di baciamano ed Angela ad un’altrettanta serie di piccoli inchini.

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Non c’erano solo dirigenti della compagnia, ma pure tante autorità sia civili che militari, dal sindaco al comandante militare del presidio di Parigi, della gendarmeria, dei vigili del fuoco, giudici, magistrati nonché anche dei prelati.

- Scusate, devo andare a ricevere altri ospiti, mettetevi a vostro agio, i camerieri vi serviranno subito.

Si ritirarono in mezzo ad altre persone sorseggianti dello Champagne. Immediatamente arrivò un cameriere col vassoio e porse loro due coppe. Una persona, al fianco di Angela, con un sorriso ed un perfetto italiano si presentò: - Buona sera signori, permettete che mi presenti sono il professor Maurice Bogarde e questa è mia moglie Giselle.

Esauriti i soliti convenevoli, baciamano e strette di mano, Andrea si rivolse al professore: - Complimenti per il suo italiano che denota, tra l’altro, una dizione quasi perfetta. Normalmente, per quanto ben parlato, porta sempre dietro la caratteristica cadenza francese.

- Per motivi di lavoro, ho vissuto parecchio in Italia, tenendo lezioni e conferenze un po’ dappertutto, così ho cercato di togliere la erre moscia il più possibile ed evitare di mettere l’accento sull’ultima vocale dei cognomi. Infatti lei qui, per tutti, sarebbe Gerontì e non Geronti. Ma piuttosto l’ho sentita parlare un ottimo francese.

- E’ sempre stato un mio pallino, dopo averlo studiato per otto anni a scuola, non l’ho mai abbandonato. Mi tenevo in esercizio leggendo, ad alta voce, quotidiani francesi che trovavo a Milano. Mia moglie, piuttosto, non avendo mai studiato a scuola la lingua ed essendo solamente da sette mesi, qui a Parigi, se la cava discretamente. Riesce a seguire tutti i discorsi e, anche con piccole frasi, prenderne parte.

- Complimenti signora, questo è il destino di voi mogli di girovaghi come noi. Mia moglie, avendomi seguito parecchie volte nei miei spostamenti italiani, capisce tutto quello che diciamo, trova solo un po’ di difficoltà ad inserirsi in un discorso.

- Come capisco la sua signora professore, io sono nelle stesse condizioni - rispose Angela - finché si tratta di andare per negozi, va ancora bene, ma se il discorso diventa profondo, mi perdo. Come mai tante volte in Italia?

- Sono un medico, sono primario della divisione di chirurgia toracica presso la clinica annessa all’ “école de médicine” che ospita la facoltà di medicina dell’università. Essendo una clinica universitaria vengono continuamente studiati, sviluppati ed elaborati nuovi sistemi di interventi chirurgici. Ecco perché presentiamo, presso dei seminari appositamente studiati, le nostre esperienze e le nostre nuove scoperte. La stessa cosa, ovviamente, la fanno altri medici di altre nazioni in tutta Europa e nel mondo.

Le due signore cominciarono, con difficoltà, a parlare di cose riguardanti le rispettive famiglie, di moda, di fatti di cronaca quotidiana. Man mano che passava il tempo si trovarono sempre più a loro agio, sembra impossibile, ma se devono parlare tra di loro, le donne, trovano

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sempre il modo di farlo e la difficoltà della lingua viene agevolmente superata.

Venne servito un ricco buffet, esso spaziava dalla carne, ai salumi, al pesce, ai formaggi. Era quasi impossibile che qualcuno non trovasse quanto cercava. Il tavolo dei dolci sembrava fosse l’esposizione delle opere di una gara di alta pasticceria e quello dei vini era un’enoteca favolosa. Se qualcuno avesse voluto fare il furbo e chiedere un vino quasi impossibile, ci sarebbe rimasto male sicuramente; glielo avrebbero servito.

Il ricevimento continuò in perfetta armonia. I tavoli del buffet erano sempre pieni di ogni ben di Dio, sembrava quasi che la gente non gradisse quanto offerto. Era esattamente il contrario, data l’ora e la qualità delle pietanze servite gli invitati ne approfittavano, ma il continuo ricambio di piatti pieni con quelli vuoti dava quella impressione. Anche le bottiglie di vino venivano vuotate generosamente perché ci saranno stati certamente più di duecento invitati.

Erano arrivati quasi alla mezzanotte quando il dott. Platinì chiese un attimo di silenzio: - Gentilissimi ospiti, signore e signori, a nome di mia moglie e mio personale, desidero ringraziarvi tutti per la gentilezza di averci voluto onorare della graditissima presenza. Un grazie particolare mi sia concesso di porgere al signor Sindaco che, nonostante i numerosi e pressanti impegni di carattere istituzionale, ha voluto onorarci della sua presenza. Grazie al signor Vescovo e a tutte le autorità intervenute qui questa sera. Non voglio tediarvi ancora con discorsi. Speriamo sinceramente di avervi qui anche l’anno venturo in questo ormai tradizionale convivio di fine anno. Ora, a sinistra, verrà aperta la sala delle danze per chi volesse partecipare al ballo. Spero, sia propiziatorio di sempre migliori fortune per tutti noi e per la nostra amata Nazione.

Uno scrosciante applauso suggellò il breve discorso, mentre da un lato, prima sommessamente, poi sempre più forte e con maggior partecipazione, venne intonata la Marsigliese.

Aperte le porte della sala da ballo, l’orchestrina accompagnò il canto degli intervenuti.

Il professor Bogard invitò Angela per il ballo di apertura mentre Andrea chiese a Giselle se poteva avere l’onore di quel ballo. Le note di un valzer lento, deliziosamente suonato, si espansero per la sala. L’ambiente era molto grande con un colonnato che seguiva il perimetro della stanza e, dietro al quale, erano sistemati moltissimi divanetti e poltroncine formanti tanti salottini per potersi accomodare tra un ballo e l’altro.

I camerieri continuavano a girare con grandi vassoi, di bibite fresche e coppe di Champagne, molto gradite per calmare la sete che il ballo procurava.

Alle una e trenta, Andrea ed Angela, salutarono i loro occasionali e nuovi amici, ripromettendosi di rivedersi quanto prima. Giselle ebbe delle espressioni di elogio e complimenti all’indirizzo di Angela che aveva avuto la bontà di dialogare con lei. Anche quest’ultima ringraziò, perché sicuramente quella sera aveva imparato qualche cosa in più della lingua

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francese. Si promisero, reciprocamente, di rivedersi per aiutarsi l’un l’altra a migliorare le rispettive dizioni.

Dopo essersi accomiatati dai coniugi Platinì e ritirati i cappotti dal guardaroba, uscirono dalla villa dove il gallonato portiere li stava spettando con la porta aperta di un taxi. Ovviamente la corsa fu gratuita.

CAPITOLO 7

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Oramai le feste erano terminate. Subito dopo Capodanno i nonni Geronti ritornarono a Milano ed anche l’Epifania passò quasi del tutto inosservata non essendo una festa da loro molto sentita. Qualche dolcetto per i bambini e basta.

Rincominciò la vita d’ufficio con le pratiche da evadere, Louise non finiva mai di ringraziare per il bel Natale trascorso e chiedeva continuamente notizie di Angela.

- Guardi che può chiamare mia moglie quando vuole e parlare con lei, le farebbe certamente piacere. Poi, tra di voi donne, vi intendete meglio che non chiedere a me. Comunque siamo agli inizi, pertanto non ci si accorge neanche della gravidanza. Alla prima ecografia, speriamo di riuscire a sapere il sesso del nascituro.

Vedo al computer un nominativo che mi interesserebbe controllare. Mi prende, per favore, il supporto cartaceo? Dovrebbe trattarsi di un certo Antoine Tessier. Veda se lo trova, dovrebbe essere abbastanza recente, non più di sei mesi fa è entrato in sofferenza.

- Vado subito a prenderla, però il nome non mi dice niente, strano, me li ricordo quasi tutti. Vado e torno.

Dai pochi dati riportati al computer non riuscì a capire quale ramo di copertura stesse trattando, anche se il premio annuo era molto alto. Sull’ultima riga era riportata una strana dicitura: riferimento DG “pbsea” 90/m.

Passò più di mezz’ora prima che Louise tornasse. Con il capo chinato e l'aria mesta sussurrò: - Mi dispiace, non riesco a trovare niente, non capisco. Ho ripassato l’archivio due volte e la cartella non esiste. Cosa posso fare?

- Niente, stia tranquilla. Trattandosi ancora di una situazione recente, potrebbe essere sul tavolo di qualche dirigente che tenta il recupero. Ha già inserito i dati in computer, ma la pratica non è stata ancora archiviata. Me ne occupo io, vedrà, la troveremo.

Uscita la segretaria, si inserì nell’elaboratore centrale per vedere se fosse stato possibile rintracciare qualche notizia in più. Dopo un’infinità di tentativi senza esito, qualche cosa apparve sullo schermo e la frase “informazioni non accessibili senza autorizzazione D.G.” lo incuriosì parecchio. Volle vedere se la famosa password fornitagli, era veramente la chiave magica per aprire tutte le porte.

Partendo dal presupposto che le lettere D.G. stessero per Directeur Général, cercò di aprire quel file. In esso erano contenute molte cartelle, ma nessuna di esse era contrassegnata con “pbsea 90/m.

Più la cosa si faceva difficile, più Andrea vi ci si accaniva, infatti voleva dimostrare a se stesso che se le notizie c’erano, era suo compito estrappolarle in qualche modo. Passarono i giorni e la fiducia sulla sua abilità cominciò a vacillare, quando, quasi per caso, intraprese un altro percorso nella successione dei collegamenti tra i vari files, quando apparve, in basso a destra, un piccolo riquadro con sopra scritto: “pbsea/90m” – inserire password – .

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Fu preso da una forte emozione quando si accorse che chi aveva inserito quei dati doveva essere un grosso mago dell’informatica. Chi l’aveva inserito, volutamente, aveva riportato una variazione sul nome del file; visibile per tanti, non per tutti, c’era la “/” tra il 90 e m. Aprendo così il file risultava bianco e quindi come non fosse mai stato scritto. Per accedere al vero file la “/” bisogna metterla, senza spazi, tra la “a” e il 9.

Inserita la password, apparvero sullo schermo una diecina di pagine dattiloscritte che si affrettò a stampare. Ultimata la stampa, chiuse il collegamento e si accinse a leggere e studiare quanto in essa contenuto.

Era veramente una bomba. Il signor Tessier aveva ottenuto una fidejussione da parte di una compagnia assicurativa locale, controllata dalla compagnia francese, per un ammontare di dieci milioni di dollari, corrispondenti appunto a cento milioni di franchi, a garanzia di un prestito da parte di una grossa banca di Hong Kong.

Il cliente aveva chiesto la somma per poter completare la costruzione di un grattacielo a Victoria, capoluogo dell’isola di Hong Kong. Il grattacielo avrebbe dovuto essere la sede direzionale di una fabbrica tessile con tre stabilimenti, Hong Kong, Taiwan e Singapore.

Il premio annuo da pagare da parte del cliente avrebbe dovuto essere di cinquecentoventiduemila franchi.

Il motivo della sofferenza era che la fidejussione era stata presentata alla banca e pertanto operante, ma non avendo ancora ottenuto il finanziamento, il signor Tessier si sentiva esonerato dal pagare un premio per un qualche cosa non ancora impegnativo per la compagnia assicurativa. Dal momento dell’erogazione del prestito egli avrebbe regolarmente iniziato a pagare quanto dovuto.

In punto di diritto, la teoria del cliente era profondamente errata, anche se moralmente condivisibile, in quanto dal momento che l’istituto bancario aveva accettato la fidejussione, era da quel momento che la compagnia assicurativa era esposta in prima persona con il capitale.

Sono quelle cose che, in caso di giudizio, fanno crescere le parcelle di noti, nonché esosi principi del foro. Andrea pensò non fosse stato il caso di arrivare a tanto ed era meglio addivenire ad un accordo amichevole.

Chiamò Louise sulla linea interna, pregandola di cercare di contattare telefonicamente il signor Antoine Tessier: - Veda se lo rintraccia qui all’indirizzo di Parigi oppure si faccia dire dove è reperibile, in quanto avrei una certa urgenza di parlare con lui. Ah, sì venga un momento da me a prendere il nome di una compagnia assicurativa di Hong Kong da rintracciare e passarmela al telefono prima del nostro cliente. Prima di tutto controlli i fusi orari per non fare telefonate per nulla.

-Vede signor Geronti, adesso cercherò i numeri telefonici necessari, ma le telefonate dovremo farle domani mattina subito. Infatti, essendo verso est, Hong Kong è avanti di otto ore rispetto a noi. Se chiamiamo alle nove, domani mattina, loro avranno le diciassette e forse riusciamo a prenderli prima che escano dagli uffici.

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- Mi faccia un favore, se le è possibile, io cercherò di essere in ufficio già alle otto, se ci fosse anche lei potremmo guadagnare un’ora ed avere miglior probabilità di riuscita.

- Ci conti pure, sarò puntuale per tentare di prenotare la linea telefonica internazionale non essendoci teleselezione con quei paesi.

Andrea prese i fogli, li mise in un raccoglitore e li sistemò in cassaforte pensando: - Ecco, questa è una delle compagnie assicurative del sud est asiatico cui Paganelli ci teneva. Devo cominciare a tenere buona nota dei dati raccolti che, quando richiesto, sappia dirgli qualche cosa di concreto. Per pesare la portata della compagnia di Hong Kong dovrò appurare se il rischio è unico o se, come d’uso, è stato riassicurato. Dieci milioni di dollari è una cifra di tutto rispetto e potrebbe mettere in ginocchio più di una compagnia in caso di sinistro.

Si dedicò ad altri lavori quando squillò il cellulare riservato, era Platinì. – Buon giorno, direttore, cosa posso fare per lei?

- E’ riuscito ad avere accesso alla pratica Tessier. Bravo, complimenti, è più in gamba di quanto avessi pensato. Ero certo di aver trovato una chiave d’accesso inespugnabile ed invece lei ce l’ha fatta egualmente! Cosa ne dice? Pensa di riuscire a ricucire lo strappo con il cliente?

- Io penso di sì, domani mattina vengo presto in ufficio, assieme alla mia segretaria, in modo da contattare telefonicamente Hong Konk dove ci sarà già metà pomeriggio.

- Stia attento che la signorina Basset non cominci a chiedersi come mai contatta il sud est asiatico. Non vorrei cominciasse a sospettare qualche cosa.

- Direttore, si tratta di una pratica in sofferenza al computer, pertanto rientra nel mio normale lavoro. Potrebbe essere un caso che il nostro cliente lavori e risieda laggiù. Presumo la segretaria sia al corrente che la nostra compagnia ne controlla altre nel resto del mondo.

- Sì, è vero, comunque la prudenza non è mai troppa. Buon lavoro ed ancora congratulazioni. Vada avanti così e si ritroverà presto Paganelli da quasi collega.

Si riaffacciò al suo computer perché voleva controllare un’altra cosa. Alla luce dei recenti avvenimenti ebbe dei sospetti. Essi, con un po’ di fortuna e di abilità, avrebbe potuto essere mettere in evidenza.

Inserì la richiesta perché venissero stampati i bilanci dell’azienda dell’ultimo decennio. Quanto stava facendo era perfettamente corretto in quanto i bilanci erano un documento ufficiale e pubblicati sulla stampa nazionale.

Da buon ragioniere, lesse le singole voci formanti le attività, le passività e la chiusura a pareggio del bilancio stesso; lo stato patrimoniale e quello economico. Gli utili erano in costante aumento anno dopo anno, forse, percentualmente troppo simili. Ma non fu questo il motivo che lo indusse ad approfondire le indagini, bensì la curiosità del perché non risultavano iscritti gli utili delle compartecipazioni estere.

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A poco meno di un anno dalla sua venuta, la carne al fuoco cominciò ad aumentare ed i fascicoli da chiudere nella sua cassaforte cominciavano a svilupparsi. Erano le sedici e trenta e decise che per quel giorno poteva bastare, avrebbe ripreso con la mente più fresca l’indomani dopo aver fatto le due telefonate prenotate a Louise.

- Signorina, andiamo a casa a riposare, domani ci troveremo prima del solito. Se le rimanesse qualche cosa da ultimare, lo rimandi pure, non è urgente. Buona serata.

- Grazie, questo è veramente un bel regalo, avevo un appuntamento questa sera e avrei dovuto fare tutto di corsa, così invece potrò prepararmi con calma. Buona sera e grazie.

- Buon divertimento e a domani. Infilò il cappotto ed uscì dalla porta diretta pensando, contrariamente

a quanto promesso, che non aveva ancora sentito telefonicamente Paganelli.

- Ora basta, penseremo domani al lavoro, adesso vado a casa dai miei. Mi staranno certamente aspettando, Angela per farsi un poco coccolare e i bambini per giocare.

L’indomani si era giunti al diciotto di gennaio, quando, alle sette e

quarantacinque, Andrea giunse in ufficio, trovò la segretaria che stava già armeggiando con i telefoni.

- Buon giorno Louise, già qui! Come va, si riesce a prendere la linea con Hong Kong? Essendo, per loro, pomeriggio le linee saranno sature.

- Forse no, il centralino mi ha promesso di riuscire ad inserirci al massimo tra mezz’ora. Il sud est asiatico è molto trafficato e d’ora in poi avremo spesso questo problema.

- Bene, appena stabilito il contatto mi passi di là la comunicazione. Cerchi di farsi dare l’ufficio preposto alle fidejussioni.

Ed ecco di nuovo, Luoise fa insinuazioni sul sud est, Platinì raccomanda riservatezza in modo che la segretaria non capisca, ma a che gioco stiamo giocando? Non importa, facciano come credono, giochino pure a fare gli 007, io tiro avanti per la mia strada e, se mai, renderò conto a Paganelli solamente.

Aperta la cassaforte, tolse i due fascicoli riposti la sera precedente e, mentre si accingeva ad aprire quello relativo ai bilanci, squillò il telefono. Alzò la cornetta: - Hong Kong in linea, l’ufficio fidejussioni, parlano bene in francese.

Grazie Luoise. Hallo? Sono Geronti, da Parigi, con chi parlo? - Sono Jusuf Wahid, indonesiano di nascita, ma vivo e lavoro qui da

oltre vent’anni. Sono il responsabile dell’ufficio concessioni fidejussorie, in cosa posso aiutarla?

- Anch’io sono italiano di nascita ma lavoro qui a Parigi. Volevo chiederle a che punto si trova, per voi, la pratica Tessier, Antoine Tessier, al quale avete concesso una grossa fidejussione, però non ancora utilizzata, per mancata concessione del finanziamento.

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- Non è esatto, signor Geronti, la pratica è operante, infatti, prima di portare in consiglio la concessione o meno del finanziamento, la banca pretendeva fosse in essere la garanzia. Pertanto la decorrenza del premio polizza parte dal momento in cui la banca ha avuto la nostra lettera e non dalla concessione del finanziamento. Questi erano i rischi di cui il signor Tessier era pienamente cosciente e deve anzi ringraziare se la fidejussione non è stata ancora revocata. Comunque è cosa di pochi giorni ormai.

- Sì lo avevo capito. Legalmente è ineccepibile, però per non perdere un buon cliente, si potrebbe venirgli incontro con qualche abbattimento del premio iniziale fino a suo utilizzo reale, oppure proporgli una rateizzazione del debito. Se permette, ho già fatto la prenotazione telefonica per parlare con lui, potrei vedere di venire a un accomodamento “indolore” per entrambi. Cosa ne dice?

- Faccia pure, anzi, io ho tentato di parlare con lui parecchie volte, ma quando sente il mio nome non accetta la telefonata. Provi lei, forse, non conoscendola, riuscirà a parlarci. La preavviso, è una persona difficilissima da trattare, come lo sono, quasi sempre, i grossi managers d’industria. Le auguro buona fortuna e la prego di tenermi informato.

- Signor Wahid, è stato un piacere parlare con lei. Vedrò cosa si può fare e, dopo aver interpellato il dott. Platinì le comunicherò come le cose dovranno procedere. Buon giorno e grazie ancora.

Le cose andarono come Andrea aveva predisposto e anche questo

caso fu risolto brillantemente. Ora bisognava concentrarsi sullo studio dei bilanci. Riposta la pratica Tessier si dedicò interamente al controllo delle varie cifre componenti le voci del bilancio. Evidentemente ogni voce aveva a monte l’insieme degli utili o delle perdite che ne davano l’ammontare.

Non fu una cosa semplice data l’enormità dei dati che formavano ogni singola voce. Eravamo intanto giunti alla fine di gennaio, prima che Andrea avesse una visione abbastanza chiara della situazione. Ad un attento esame risultò che gli utili di compartecipazione alle controllate, erano stati inseriti tra le riserve patrimoniali in beni immobiliari all’estero.

Facendo il topo d’archivio, riuscì a scoprire che la compagnia assicurativa francese, oltre ad avere una rilevante quota azionaria nella più importante banca di Hong Kong, uno dei consiglieri d’amministrazione era il nostro Platinì. Non ultimo, come mistero, era la stessa banca che tergiversava nel concedere il finanziamento al cliente al quale la compagnia di assicurazioni della stessa città aveva concesso la grossa fidejussione.

La faccenda si stava ingarbugliando, Andrea non riuscì a capire quali erano i giochi sotto sotto. Un giro a tre nell’immobilismo più completo. Strano!

Paganelli era al corrente o no della situazione? Platinì certamente sì! I due erano sempre in stretto contatto telefonico, pertanto sembrò

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impossibile, data l’operazione originaria messa in piedi e per la quale egli era stato mandato a Parigi che i due non fossero al corrente di tutto.

A cosa serviva il suo lavoro quando sapevano benissimo gli utili enormi prodotti dal sud est asiatico e pertanto la scalata al pacchetto azionario francese, era senz’altro da fare. Acquisito quello, automaticamente si controllava, ad Hong Kong, un potere bancario ed assicurativo tra i più grossi al mondo.

Decise di giocare a carte scoperte con i due, per cercare di capire quale era, nelle loro teste, il ruolo operativo a lui assegnato in seno al progetto. Quanto gli avevano fatto fare fino ad ora non era servito a nulla, erano cose già risapute. Essendo entrambi dei volponi non avrebbero aspettato certamente il suo parere, favorevole o sfavorevole quale esso fosse, per decidere sulla bontà dell’affare.

Andrea si sentì, per un momento amareggiato, si sentì uno strumento o meglio un giocattolo in mano a gente che lo usava a loro piacimento. Ma quale era lo scopo? Quali erano i fini?

Erano le prime ore del pomeriggio quando decise di andare a far due

chiacchiere con il direttore generale: dott. Alphonse Platinì! Chiamò la segretaria all’interfono: - Louise, vado da Platinì, sperando

che sia libero. Ho un paio di cosucce da mettere in chiaro. - OK! vuole che annunci la sua visita? - No, preferisco di no. Voglio sia una sorpresa non annunciata, in

modo da non permettergli un’azione difensiva pre organizzata. - Capisco, ci siamo, ha scoperto tutto! Ma non creda, il direttore

stava aspettando questo momento, forse non così presto ma lo aspettava. Congratulazioni, ha battuto tutto e tutti sul tempo. Ciò dimostra che Paganelli aveva ragione. Io continuerò ad essere la sua segretaria e, sono la prima ad esserne felice. Lavorare per una persona capace come lei, è il massimo a cui una segretaria possa aspirare. Vada pure, per il momento il direttore Platinì è libero.

Ecco la conferma! Louise era il “quarto uomo”, anzi nel caso specifico, la quarta pedina dello scacchiere, quella ufficialmente mancante. Avrebbe dovuto mangiare ancora tanto pane prima di essere all’altezza di quegli “attori”. Riuscire a far fare ad una persona ciò che era nei loro progetti, dandogli in realtà un altro incarico fuorviante, era un qualche cosa da lasciarlo incredulo ed allibito.

Lentamente, cercando di non far trapelare la sua emozione, si diresse verso il mega galattico ufficio di monsieur Paltinì.

Riuscì a battere un solo colpetto alla porta quando dall’interno, molto ovattata dato l’imbottitura della porta, udì la forte voce del direttore dire:- Venga, venga Geronti, entri pure.

Ecco! Louise l’ha informato, pensò Andrea, questi probabilmente erano gli ordini di scuderia e lei non poteva certamente esimersi dal farlo.

-Buona sera direttore, vorrei conferire con lei e mettere in chiaro alcune cose, che mi sono oscure. Mi piacerebbe avere una visione chiara ed onesta della situazione.

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-Prego si sieda. Ho perso la scommessa fatta a suo tempo con Paganelli e dovrò pagare una cena. Mi costerà salata! Ah sì! A proposito l’ho chiamato al telefono ed ho inserito il “viva voce” così potremo parlare tutti e tre assieme.

Si udì dall’apparecchio venire la voce di Paganelli: - Olà Geronti, come va? Avevo detto già dal principio di aver puntato bene sul cavallo vincente. Alphonse non ci credeva ed ecco il perché della scommessa, vinta ovviamente! Ora, senza gridare al telefono per farmi sentire, sarà lui a svelarle, come lei giustamente pretende, tutta la situazione.

- Buona sera dottore, sì, mi sento un po’ un giocattolo usato a piacimento ora da uno ora dall’altro. Se penso al nostro discorso iniziale, quando l’anno scorso, velatamente, mi propose e mi indicò le mie mansioni, ora trovo che il discorso non regga e mi sembra di aver buttato all’aria un anno di lavoro.

Platinì riprese in mano le redini del discorso:- Giusto, caro Andrea! Noi decidemmo di fare l’operazione a lei ben nota, cioè il controllo totale della compagnia francese da parte di quella italiana, con gli annessi e connessi del sud est asiatico. Ora l’operazione non era possibile farla in due, poiché i poli saranno tre: Milano, Parigi, Hong Kong. Ci serviva una terza persona capace e soprattutto intuitiva, che avesse chiara la visione dell’operazione e sapesse afferrare al volo le varie problematiche, a colpo sicuro senza tanti tentennamenti e dubbi.

Io dissi a Sergio che non sarebbe stato facile recepire sul mercato una persona la quale, oltre ad essere veramente capace, fosse anche fidata e diventasse un alleato in tutti i sensi.

Egli mi obiettò di avere alle sue dipendenze una persona la quale avrebbe potuto sicuramente diventare, dopo noi due, la terza pedina vincente nell’operazione. Senza star lì a tessere tutte le lodi, volle lei qui a Parigi in modo da poter anch’io toccare con mano le sue doti.

L’aspettativa è stata molto lusinghiera! In meno di un anno, lei ha scoperto tutto, scavando nel computer delle notizie che solamente un “mezzo mago” sarebbe riuscito a trovare, ha risolto il nostro problema.

Posso annunciarle ufficialmente: da questo momento, se la cosa non la spaventa, lei non è più il funzionario addetto al recupero crediti, anche se la cosa mi dispiace perché è riuscito a recuperare quanto io ritenevo irrecuperabile, ma il nuovo direttore generale responsabile del sud est asiatico. Io rimango a Parigi e Sergio a Milano.

Lei non dovrà obbligatoriamente trasferirsi a Hong Kong! Ci andrà di tanto in tanto quando lo riterrà opportuno e necessario. A suo piacimento potrà avere la residenza, con la sua famiglia, qui a Parigi, ritornare a Milano o dove meglio crederà. Le condizioni economiche le conosce già, sono quelle preannunciatele e propostole da Sergio al momento dei primi contatti. In più, ogni anno a presentazione di bilancio, se i risultati del proprio settore saranno mediocri, buoni od ottimi, in proporzione verrà definito un premio di produzione da incassare in unica soluzione.

Personalmente, ma penso anche a nome di Sergio, voglio porgerle le scuse sul come è stata condotta tutta l’operazione. Sono convinto, e me

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ne dispiace sinceramente, che lei si sia sentito un po’ disorientato su come sono avvenuti i fatti, ma deve convenire con noi, la cosa era talmente tanto delicata che la deve considerare come un esame abilitativo da lei superato brillantemente e, se ci fosse un voto, lei avrebbe ricevuto cento dieci e tre lodi. Mi permetta di congratularmi con lei, indipendentemente se accetterà o meno l’incarico. Anche, se non dovesse accettarlo, ci metterebbe nelle condizioni di ricominciare tutto da capo con tutti i disagi del caso.

Le ho presentato la situazione in modo sintetico ed essenziale, senza ricami e fioretti, a noi piace essere concreti e stringati, meno si parla meglio è, sono i fatti quelli che contano, non le pare? Allora cosa mi dice, anzi cosa ci dice, visto che Sergio sta sempre ascoltando?

- Una volta di più siete riusciti a stupirmi; il dott. Paganelli mi fece sentire uno 007 pronto per una missione impossibile, lei sornionamente mi scrutava e teneva d’occhio il mio operato, la segretaria Louise pure lei reggeva abilmente il moccolo. A questo punto mi viene da pensare che pure Lucia Mancini, segretaria a Milano, sapesse tutto e si prendesse gioco di me.

- No, no Andrea, intervenne Paganelli, Lucia non c’entra, la scena che preparammo per lei era tutta vera. Non vorremmo darle fretta per la risposta, io so, come a Milano, le decisioni le prende assieme a sua moglie. Ne parli e ci sappia dire con una certa urgenza, in quanto, alla sua risposta affermativa, parte immediatamente la scalata azionaria. I nostri agenti di borsa sono in preallarme.

- Fossi solo, non ci penserei due volte, ma con la famiglia, in crescita numerica, bisogna ragionarci un momento. Mia moglie è un angelo, l’altra volta è stata quasi lei a spronarmi ad accettare, ma questa volta, come avrete capito è in arrivo un altro bambino.

All’unisono i due esclamarono: - Complimenti, tanti, tanti auguri. Platinì continuò: - Ecco un buon motivo per rimanere a Parigi e non affrontare altri spostamenti. In azienda avrebbe un altro ufficio, appropriato al nuovo ruolo con Louise che continuerebbe ad essere alle sue dipendenze. Io confido molto nella signora Angela e nella sua capacità di scegliere per il meglio.

Intervenne ancora Paganelli: - Bene ora chiudo non prima di salutarvi e ringraziarvi per la bella chiacchierata sicuramente franca e costruttiva. Ah sì! Andrea oramai, io sono sicuro, siamo colleghi e siamo parte integrante dello stesso programma, pertanto dobbiamo abolire il “lei” e usare il “tu”. Io sono Sergio e il collega è Alphonse, OK?

Ciao Andrea, salutami tua moglie e dai un bacio ai bambini, ci sentiamo quanto prima.

Il “click” dello scatto di chiusura telefonica sembrò una cannonata, lasciando nel silenzio il grande ufficio il quale sembrò ancora più grande data l’atmosfera creatasi.

Platinì sentenziò: - Allora Andrea, ci siamo, sono sicuro che pure tua moglie ne sarà felice, ora parte la grande avventura. Se, come certamente tutto avrà buon esito, tutti e tre verremo proiettati nell’alto mondo della

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finanza privata, con tutto quello che ne seguirà, sia socialmente sia materialmente parlando.

Faremo venire Sergio, qui a Parigi, e organizzeremo la cena che devo pagare, ma ti giuro, sono felicissimo di offrirla, mai un’occasione migliore per festeggiare assieme un così importante risultato.

- D’accordo Alphonse, mi suona così strano non chiamarti più direttore o dottor Platinì, ma vedrai, mi abituerò presto. Le cose belle si imparano in fretta.

All’improvviso mi è venuta un’idea. Gli agenti di borsa sono in preallarme, ma se la scalata fosse troppo massiccia da parte di una sola fonte, non potrebbe insospettire e creare delle contromisure da parte della compagnia francese, magari con un blocco delle contrattazioni? Penso sarebbe il caso di trovare tanti piccoli prestanome e, dopo aver acquistato dei piccoli pacchetti, li tratterrebbero per un breve periodo e poi li rivenderebbero a noi.

- E bravo il nostro Andrea! Sei già ben inserito nel mondo della finanza. Abbiamo preso parecchi agenti di borsa proprio per questo motivo. L’azione sarà lenta, dovrebbe infatti durare parecchi mesi con l’acquisto di piccole tranches in modo da non influenzare le borse e far lievitare, con una corsa all’accaparramento, il prezzo unitario. L’azione verrà sviluppata non solo sulla borsa di Parigi, ma in tutte le altre dove il nostro titolo è quotato in modo che quando il nostro consiglio di amministrazione si accorgerà di cosa sta accadendo, sarà ormai troppo tardi per correre ai ripari.

Dai, corri a casa, và dalla mogliettina a dare la buona notizia. Ormai non hai più l’obbligo di rispettare l’orario anche se, vedrai, ti toccherà lavorare tante ore in più ora che sei un “numero uno”!

Ritornò nel suo ufficio ancora frastornato per quanto era successo in

un paio d’ore. Aperta la porta, si avviò alla scrivania per sedersi e cercare di raccogliere le idee che, per quanto lusinghiere, affollavano disordinatamente la sua mente. Si aprì pure la porta dell’ufficio della segretaria e Louise entrò quasi in punta di pedi: - Ben arrivato signor direttore, mi permetta di essere la prima a congratularmi per il meritato raggiungimento di tanto ambito traguardo.

- Venga cara, la ringrazio tanto, ma sono anche un po’ irritato. Lei sapeva una cosa che io nemmeno immaginavo ed è stata capace di nasconderla abilmente. Mi vien da pensare: cosa mi nasconde ancora?

- Niente, le giuro, assolutamente niente. Io fremevo nel non poterle rivelare la verità, ma, comprenderà certamente, che ne andava del mio posto di lavoro. Quando si riceve un ordine preciso dall’alto, bisogna rispettarlo ed il mio ordine era di assecondarla in tutto senza però farle capire nulla. Se avesse preso una strada sbagliata nelle sue indagini, io non avrei minimamente dovuto intervenire pena, ovviamente, il mio licenziamento. Oggi finalmente sono felice, per lei, per sua moglie, per i suoi bambini e perché no, anche per me, avrò il privilegio di starle così vicino anche in futuro.

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- Venga qui Louise, mi permetta di abbracciarla e ringraziarla per il passato e soprattutto per il futuro.

Mentre sorridendo le mise le mani sulle spalle, piano, piano soggiunse: - Io parlo come avessi già accettato e lei pure, ma devo prima fare il consulto familiare per decidere.

- Ho conosciuto da poco tempo sua moglie, ma le posso assicurare “è una donna eccezionale”, anche se lo sa già benissimo. Vedrà, la signora afferrerà al volo questa opportunità capitatavi, ma lei, con il suo talento, se l’è caparbiamente conquistata. Domani, come primo impegno, se non avrà altri ordini per me, vorrei occuparmi personalmente della sua nuova sistemazione ambientale, cercando lo spazio adatto al suo nuovo incarico, dovendo essere di rappresentanza.

- La ringrazio, ma faccia con tanta calma. Infatti, credo, fino a quando la nuova fusione non sarà ufficializzata, io rimarrò al mio posto con le solite mansioni per non creare dei sospetti in seno all’azienda. Non ne abbiamo parlato con Platinì e Paganelli, ma penso sia ovvio. Bene ora vado a casa e ci vediamo domani. Grazie ancora di tutto.

Tra una chiacchierata e l’altra il pomeriggio se n’era andato quasi

totalmente e Andrea uscì dall’ufficio sì e no venti minuti prima del normale, quando vide sopraggiungere il bus che non aveva mai preso per andare a casa. Quel giorno l’afferrò al volo; non aveva proprio voglia di camminare, voleva arrivare a casa prima possibile per svuotare l’enorme peso che si portava dentro.

Appena entrato nell’appartamento, Angela lo vide dal salotto ed esclamò: - Come mai così presto a casa? Quale altra e improvvisa sorpresa mi riservi?

Ecco nuovamente il sesto senso delle mogli! Non chiese se stesse poco bene o se avesse finito prima perché doveva o voleva andare da qualche parte, per lavoro o per piacere. No! “Quale sorpresa mi riservi?” Cosa poteva saperne lei mai di sorprese.

- Dove sono i bambini? Non li vedo. Anche tu mi fai delle sorprese, dove li hai portati?

- Sono qui accanto dai vicini, la signora è venuta a chiedermi di mandarli da lei a giocare con il suo bambino di quasi sette anni che, non avendo fratelli, è sempre solo in casa e si annoia. Io ho accondisceso purché la prossima volta sia il suo bambino e venire da noi. Sono contenta per lei e suo figlio ed anch’io ho potuto così prendermi un po’ di riposo, vedi sono tranquilla qui in salotto e sto guardando una tele novella in francese. Ora sai comincio a capire abbastanza e seguo quasi tutto il dialogo? Ma sì, a proposito, non hai ancora risposto alla mia domanda. Come mai così presto a casa?

- Appoggio la borsa, mi tolgo il cappotto e sono da te. Eccomi, la storia si ripete, mi sembra di essere ritornato indietro di un anno circa. Anche oggi devo darti una notizia, anche se piacevolissima, un tantino inaspettata, prematura, e perfino sconvolgente.

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Andrea narrò dettagliatamente dapprima le sensazioni avute nello sviluppo del lavoro, la determinazione di chiederne spiegazioni ed infine il colloquio a tre nell’ufficio di Platinì, con tutto quello che ne era seguito.

Ci volle un’oretta per esporre tutto. Angela non lo interruppe mai cambiando però continuamente espressioni del viso che significavano più delle parole lo stato d’animo in cui, nei vari momenti del racconto, veniva a trovarsi. Quando Andrea concluse il racconto, il viso della moglie era un misto tra l’incredulo, il gioioso, il preoccupato, ma più di tutto esprimeva l’orgoglio di avere un marito così splendido. Lo abbracciò fortemente, lo strinse a sé dicendo: - Quanto sono fortunati i nostri figli ad avere un simile padre ed io mai avrei sperato tanto dalla Divina Provvidenza. Ma ti rendi conto, tu a poco più di 33 anni, direttore generale di un colosso ed io a poco più di 30, moglie di un simile personaggio!

Se poi abbiamo anche la possibilità di scegliere la residenza, io da qui non mi muoverei più, mi trovo troppo bene ed i bambini anche. Abbiamo ben socializzato, siamo andati a vedere la scuola per Marco, qui vicino, infatti lui vorrebbe andare alla scuola pubblica francese e non in quella italiana privata. Vuole assolutamente imparare bene il francese e cosa di meglio se non frequentare i coetanei francesi? Anche Alessandro andrebbe all’equivalente della nostra scuola materna che si trova nello stesso edificio della scuola elementare. Per te, ovviamente, la residenza ad Hong Kong sarebbe più comoda. Decidi tu.

- Angela, sei splendida, siamo da tanti anni assieme e non finisci mai di stupirmi. Anche questa volta, come a Milano, hai deciso per me, non hai fatto la minima opposizione, hai già predisposto tutto come lo avessi saputo da tempo. No! Hong Kong sarà la mia direzione, ma non ho pensato neanche per un attimo di trasferirmi in quei posti con climi non confacenti al nostro modo di vivere. Da quello che mi è stato dato di capire, la mia presenza in quella città sarebbe necessaria al massimo due giorni al mese, per il resto opererei qui, da Parigi. Con l’aereo, tra andata e ritorno e la permanenza potrei assentarmi tre o al massimo quattro giorni per volta.

Io sai, io vado avanti con i pensieri e mi creo dei problemi che però, questa volta, penso siano reali. Non dobbiamo nasconderci dietro ad un palo. Avremo un terzo bambino, avremo degli obblighi di società non indifferenti, ti ricordi il Natale da Platinì? Non dico una villa come quella, la quale è un punto d’arrivo, ma questo appartamento diventa strettino per qualsiasi tipo di ricevimento che non sia familiare. C’è tempo, ma è una cosa da prendere in considerazione per un prossimo, non tanto lontano, futuro.

- Tra circa sei mesi nascerà il bambino. Prima che la tua situazione diventi ufficiale, da quanto mi hai detto, passeranno almeno dai tre ai cinque mesi, quindi avremo tutto il tempo necessario per predisporre i due eventi. Per la casa, mi darò da fare, a tempo perso, con qualche agenzia immobiliare. Pensi di prendere qualche cosa in locazione o vorresti acquistassimo, con un mutuo ovviamente, un appartamento più grande?

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- Di questo non si è parlato, ma probabilmente gli accordi fatti a Milano, dopo la nomina ufficiale, cadranno e le spese dell’appartamento attuale non ce le concederanno più. Gli affitti per appartamenti di un certo livello, qui a Parigi, saranno probabilmente proibitivi. Visto , mi sembra, che non ci muoveremo da questa città, conviene impegnare i soldi della locazione per pagare le rate del mutuo e avere, alla fine, un capitale immobiliare tutto nostro.

La loro conversazione si interruppe in quanto i bambini rientrarono dalla visita al vicino: - Ciao papà, se avessimo saputo che eri a casa saremmo rientrati prima, anche se è stato bellissimo giocare con Pierre, il bambino qui accanto.

- No, non importa, intanto la mamma ed io abbiamo parlato tranquillamente seduti qui in salotto. Ora deve andare a preparare la cena e chi la vede più. Raccontatemi, è stato bello giocare con questo nuovo amichetto?

- Sì è molto simpatico, ha dei bei giochi e abbiamo parlato molto. Egli ci ha chiesto se potevamo insegnargli alcune parole in italiano per poter cercare di formare qualche piccola frase e lui avrebbe cercato di migliorare il nostro francese.

- Ottimo, questo si può definire “imparare giocando”. Non diventa pesante per nessuno ed è il miglior veicolo per imparare una lingua straniera. La mamma, poi, mi ha raccontato che voi vorreste frequentare la scuola francese, questo vi fa onore e mi lusinga. Non sarà facilissimo, ma per voi bambini, dopo il primo scoglio iniziale, diventerà una cosa normalissima. Avviseremo le insegnanti della vostra origine italiana perché, per i primi tempi, siano più indulgenti e comprensive. Meglio così, perché la mamma ed io abbiamo deciso di rimanere ancora per tanti anni a Parigi.

- Che bello papà, a noi piace stare qui. Se restiamo allora ci porterai a vedere la torre Eiffel. Pierre ci ha raccontato, con l’aiuto della sua enciclopedia, che la torre è alta trecento metri e dall’alto si vede tutta Parigi come se si fosse su di un aereo. E’ fatta tutta di ferro e sulla cima ci sono le antenne della televisione. Poi ci ha detto pure tante cose sul signore che l’ha costruita, ma non ricordiamo più.

- Certo, ci andremo, un sabato o una domenica, così potremo starci tutto il giorno e anche pranzare in uno dei ristoranti panoramici. Comunque, ricordate, che Eiffel non era un “signore” ma un grande ingegnere il quale, in precedenza, aveva già realizzato importantissime opere sia qui in Francia sia in Portogallo. Vedrete, a scuola, non nei primi anni certamente, studierete la vita di questo grande personaggio della storia francese.

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CAPITOLO 8 E CONCLUSIONE

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Passarono gli anni, tutte le cose più belle, per la famiglia Geronti, si realizzarono. Era nato il terzo figlio, maschio anche quello. Dapprima, in omaggio alla terra francese che li ospitava, avrebbero voluto chiamarlo Jean, ma poi decisero di chiamarlo Gianni perché, anche se nato in Francia, era italiano in tutto, quindi doveva esserlo anche nel nome e così lo battezzarono proprio con il nome di Gianni e non Giovanni.

Marco aveva ormai quasi 12 anni e stava frequentando la sesta classe, corrispondente alla prima media in Italia. E’ sempre stato bravissimo a scuola ottenendo anche, i primi anni, i complimenti da parte degli insegnanti per la costanza e l’applicazione dimostrata, tanto da non notare più le sue origini italiane nello svolgimento dei temi in lingua francese.

Alessandro, 10 anni, stava facendo la quarta classe. Anche lui non dava grosse preoccupazioni con la scuola. Era molto più portato per le materie tecniche, infatti in matematica era bravissimo, riusciva a risolvere con estrema facilità i problemi che venivano loro assegnati, tant’è vero, la sua insegnante, l’aveva preso in considerazione proponendogli dei quesiti molto più avanzati rispetto la sua età. Alessandro, con caparbietà e grande forza di volontà e ragionamento, riusciva a risolverli.

Gianni, cinque anni e mezzo, si accingeva, lasciata la scuola materna, a frequentare la prima classe elementare. Era di un’intelligenza che si sarebbe potuto definire precoce, anche se, in realtà, era data dall’essere continuamente a contatto con i fratelli maggiori. Stando loro vicino ad osservare quando facevano i compiti e a rubare con gli occhi alcune nozioni. Infatti era già capace di scrivere il suo nome e cognome e conosceva tutte le lettere dell’alfabeto riuscendo, singolarmente, pure a scriverle.

Angela, finalmente, aveva un aiuto costante in casa e poteva così dedicare parte del suo tempo anche ai suoi hobby preferiti, oltre al compito di seguire ed educare i figli. Una ragazza filippina dalle nove alle diciassette, per cinque giorni alla settimana, accudiva ai lavori domestici ed era riuscita, con la guida di Angela, a diventare anche una buona cuoca.

Si era fatta una cerchia di amicizie tra le mogli di persone conosciute ai vari ricevimenti cui, dato il livello sociale ormai raggiunto, erano usi partecipare quasi settimanalmente. Aveva scelto di essere in relazione con chi amava in particolare la musica e la pittura. Parigi, in questo campo, era una città simbolo. Quotidianamente avrebbe potuto visitare mostre pittoriche o ascoltare concerti di musica classica nei moltissimi auditorium, sia grandi sia piccoli, sparsi nella metropoli. Tra amiche decidevano dove o se andare. Se non trovavano nulla di particolarmente interessante, alternativamente a casa di una o dell’altra si riunivano il pomeriggio per il the e per parlare degli argomenti loro graditi.

Andrea era fortemente inserito nel tessuto dirigenziale della nuova realtà che si era formata dopo la riuscita scalata della compagnia italiana. L’acquisto del 63% del pacchetto azionario francese era riuscito in tempi

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ragionevoli e con il giusto esborso anche grazie alla perizia dimostrata dagli agenti di borsa.

Quando la notizia divenne di dominio pubblico ci fu un momento di panico in tutte le borse mondiali per la nascita di questo nuovo grosso colosso. L’incertezza durò una settimana, ma alla fine fu gioco forza accettare questa nuova realtà anche perché venne deciso un aumento del capitale sociale con l’emissione di un nuovo consistente pacchetto azionario dando, come d'uso, la prelazione agli azionisti di acquistare proporzionalmente al pacchetto posseduto. Era ovvio, così facendo chi possedeva il pacchetto di maggioranza, diveniva ancora più forte e potente.

L’apporto finanziario delle compagnie del sud est asiatico, che Andrea doveva amministrare, era considerevole anche e soprattutto perché, il controllare una delle banche più potenti al mondo, permetteva di gestire il comparto assicurativo con una certa serenità e sicurezza.

I primi tempi per organizzare il suo comparto, Andrea fu costretto a recarsi più volte del previsto ad Hong Kong, anche per un’intera settimana, ma ora tutto filava liscio sui binari ben predisposti; la sua presenza a Victoria si era ridotta, al massimo, tre volte al mese, ma normalmente due o anche una sola volta.

Nell’appartamento di Rue de la Communauté, rimasero ancora un anno dopo la nomina in quanto Angela era riuscita a trovare il nuovo appartamento che però abbisognava di un radicale restauro.

Parigi, nel suo espandersi nell’arco dei secoli, ha conservato tutt’oggi le caratteristiche dei vari periodi. Angela nel suo peregrinare, alla ricerca dell’appartamento, visitò praticamente tutte queste zone ben definite urbanisticamente. Rimase particolarmente colpita da una zona che ebbe il suo splendore nella tarda metà del settecento quando avvenne la ristrutturazione del Faubourg Saint-Germain, l’apertura di Place Louis XV, oggi ribattezzata Place de la Concorde e l’urbanizzazione della zona del Faubourg Saint-Honoré.

Il palazzo scelto da Angela, si trovava immediatamente alle spalle di Place de la Concorde. Era una costruzione in puro stile impero, risalente ai primi tre decenni del XIX secolo, con evidenti influssi neoclassici, in alcune componenti essenziali. Essendo l’edificio vincolato alla sorveglianza e al controllo delle belle arti, era appena stato restaurato totalmente nelle parti comuni e riportato, perciò, agli antichi splendori. L’appartamento propostogli dall’agenzia immobiliare consisteva in tutto il secondo piano, detto “piano nobile”, e, comunicante internamente, con la parte centrale del terzo piano.

Approssimativamente, lo sviluppo totale dell’appartamento raggiungeva i 450 metri quadrati. Anche gli interni, per quanto non vincolati, avrebbero dovuto mantenere le caratteristiche architettoniche originarie ed attrezzare l’alloggio con impianti elettrici, idrici e di riscaldamento moderni, ma soprattutto a norma, avrebbe comportato un notevole esborso di capitale.

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Angela era al settimo cielo e Andrea non ebbe il coraggio di deluderla. Il prezzo dell’appartamento, trattandosi di un edificio di pregio, ma essendoci da spendere cifre considerevoli per portarlo ad una abitabilità consona al suo stato, dopo diverse contrattazioni si venne ad un compromesso, di pagarlo a corpo e non a misura, forfettizzando la cifra in € 600.000,00. Eh si! Erravamo arrivati ormai nell’epoca Euro e non più franchi o lire. Anche il proprietario accettò di buon grado, la somma pattuita, in quanto si rese conto che vendere un appartamento di quelle dimensioni non sarebbe stato facile e, anche se dovette pagare un cifra rilevante per il restauro dell’edificio, convenne essere equo il prezzo offerto.

Data la complessità dei lavori da eseguire, ottenute le dovute autorizzazioni dal Comune, dalle Belle Arti e dalla Gendarmeria, i lavori vennero affidati ad una grossa impresa di costruzioni ben nota per aver eseguito parecchi lavori anche presso la sua compagnia di assicurazioni.

Mentre i lavori andavano avanti speditamente, con l’aiuto di un abile arredatore, Angela scelse il mobilio, i tendaggi e tutto quanto era necessario per portare la casa all’altezza del suo splendore.

Si giunse alla fine dell’inverno e all’inizio della primavera quando,

dopo poco più di otto anni, dall’arrivo a Parigi, i coniugi Geronti inaugurarono la nuova casa con uno splendido ricevimento che nulla aveva da invidiare quello, cui per la prima volta, avevano partecipato nella villa di Platinì. Per ufficializzare l’evento venne invitato pure il Cardinale Yves Florence, delegato apostolico a Parigi, perché benedicesse la casa e tutti i presenti in essa convenuti.

I segni di stima ed ammirazione dei presenti, furono un grosso premio per Angela ed Andrea costretti, per i prossimi quindici anni a rimborsare le rate di un grosso mutuo contratto, a tasso di favore, con la banca di Hong Kong.

Sergio e Alphonse, con le rispettive consorti, presenti per primi a questa festa, gioirono all’unisono con i padroni di casa, per la splendida scelta fatta e per la decisione di rimanere a Parigi. Con una battuta di spirito Sergio disse: - Se vuoi, facciamo un patto! Io vengo qui e tu torni a Milano, ci scambiamo i ruoli, cosa ne dici?

Tutti si misero a ridere mentre Andrea rispondeva: - Scusa Sergio, sei forse riuscito a leggere sulla mia fronte la scritta “Joe Condor”? Ossia “Giocondo”? Io penso di no!

Ho voluto raccontare, falsando i nomi e non indicando volutamente,

neanche con ragioni sociali di fantasia, le varie Aziende coinvolte, un fatto per dimostrare che “I casi della vita” possono sconvolgere l’esistenza di una persona e di una famiglia. Questa volta, i casi, hanno avuto esito altamente positivo, baciando in fronte delle persone, per quanto meritevoli, ma che il destino ha prescelto per essere beneficiati.

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Io, personalmente, aggiungo quello che è sempre stato il mio “Credo” e cioè: nella vita bisogna sempre trovarsi nel momento giusto al posto giusto, altrimenti per quanto ci si affanni, ci si dia da fare, si sia capaci, ci si proponga, si cerchi di mettersi in evidenza per onestà, esperienza, perizia, abilità e quant’altro se ci si trova nel momento sbagliato nel posto sbagliato si dovrà tirare avanti mediocremente e si rimarrà poco più che niente…………………

I CASI DELLA VITA!!!!