I bambini si raccontano

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38 sociale e legale Un papà e il suo bambino camminavano sotto i portici di una via cittadina su cui si affacciavano negozi e grandi magazzini. Il papà portava una borsa di plastica piena di pacchetti e sbuffò, rivolto al bambino. «Ti ho preso la tuta rossa, ti ho preso il robot trasformabile ti ho preso la bustina dei calciatori... Che cosa devo ancora prenderti?». «Prendimi la mano» rispose il bambino. i Pensieri dei bambini, in www.gruppidiparola.it «Certe volte i bambini sono più grandi dei loro genito- ri, che pensano che i bam- bini, siccome sono piccoli, non capiscono, ma non è cosi!». Sono le parole di Alessandro ricordando, a distanza di anni, la sepa- razione dei suoi genitori. Uno dei tanti figli della se- parazione, di quelle sepa- razioni lunghe, dai confini indefiniti e con una litigio- sità che sembra non volere mai finire, sempre pronta a riaccendersi, nonostan- te il tempo passato; sepa- razioni fatte da una parte di tante, troppe parole, a colorare il conflitto tra gli adulti, dall’altra di pesan- ti silenzi tra gli adulti e i bambini, nell’illusione che “non dire” possa tutelarli e proteggerli o che basti litigare mentre i figli sono in un’altra stanza per non coinvolgerli… dimentican- dosi che i figli “coinvolti” lo sono sempre. Una sepa- razione è qualcosa che ri- guarda l’intero sistema fa- miliare e l’intero sistema delle relazioni; non riguar- da un “io” e un “tu”, ma un “noi” allargato che investe ogni singolo componente e lo stesso significato di famiglia, che inevitabil- mente assumerà un’altra geografia. Ciascun bambi- no ha un proprio modo di reagire, diverso a seconda dell’età e della sua storia con i genitori, ma sicura- mente per nessuno è facile comprendere cosa sta suc- cedendo, cosa succede ora e cosa succederà domani, cosa vogliono dire, concre- tamente, frasi come «An- che se mamma e papà non stanno più insieme, conti- nueranno a volerti bene». In ogni fase della separa- zione, è fondamentale la capacità degli adulti di aiutare i figli dare un sen- I bambini si raccontano I gruppi di parola per figli di genitori separati

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Di Cesarina Colombini, Adozione e dintorni - GSD Informa febbraio 2012

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Un papà e il suo bambino camminavano sotto i portici di una via cittadina su cui si affacciavano negozi e grandi magazzini.Il papà portava una borsa di plastica piena di pacchetti e sbuffò, rivolto al bambino. «Ti ho preso la tuta rossa, ti ho preso il robot trasformabile ti ho preso la bustina dei calciatori... Che cosa devo ancora prenderti?».«Prendimi la mano» rispose il bambino.

i Pensieri dei bambini, in www.gruppidiparola.it

«Certe volte i bambini sono più grandi dei loro genito-ri, che pensano che i bam-bini, siccome sono piccoli, non capiscono, ma non è cosi!». Sono le parole di Alessandro ricordando, a distanza di anni, la sepa-razione dei suoi genitori. Uno dei tanti figli della se-parazione, di quelle sepa-razioni lunghe, dai confini indefiniti e con una litigio-sità che sembra non volere mai finire, sempre pronta a riaccendersi, nonostan-te il tempo passato; sepa-razioni fatte da una parte di tante, troppe parole, a colorare il conflitto tra gli adulti, dall’altra di pesan-ti silenzi tra gli adulti e i bambini, nell’illusione che “non dire” possa tutelarli e proteggerli o che basti litigare mentre i figli sono in un’altra stanza per non coinvolgerli… dimentican-dosi che i figli “coinvolti”

lo sono sempre. Una sepa-razione è qualcosa che ri-guarda l’intero sistema fa-miliare e l’intero sistema delle relazioni; non riguar-da un “io” e un “tu”, ma un “noi” allargato che investe ogni singolo componente e lo stesso significato di famiglia, che inevitabil-mente assumerà un’altra geografia. Ciascun bambi-no ha un proprio modo di reagire, diverso a seconda dell’età e della sua storia con i genitori, ma sicura-mente per nessuno è facile comprendere cosa sta suc-cedendo, cosa succede ora e cosa succederà domani, cosa vogliono dire, concre-tamente, frasi come «An-che se mamma e papà non stanno più insieme, conti-nueranno a volerti bene». In ogni fase della separa-zione, è fondamentale la capacità degli adulti di aiutare i figli dare un sen-

I bambini si raccontano I gruppi di parola per figli di genitori separati

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39so a ciò che sta avvenen-do e a ricomporre i tanti sentimenti che affollano la loro mente e il loro cuore: confusione, rabbia, ansia, tristezza, sensi di colpa. È esperienza comune che la parola, “mentalizzando” la sofferenza, consente di af-frontare l’inquietudine e di rendere più affrontabile le difficoltà. Lo stesso princi-pio vale anche per i bam-bini: ecco allora che diven-ta importante ascoltarli, offrire loro uno spazio in cui i genitori continuano ad essere genitori e dove il carico emotivo che deriva dalla separazione può es-sere accolto, senza aggiun-gere ulteriori elementi di tensione e preoccupazione e senza “patologizzare”, ma nemmeno banalizzare, le separazioni e i divorzi. Da queste riflessioni sono nate le esperienze dei grup-pi di parola per i figli di ge-nitori separati, una nuova

modalità di intervento che consente a bambini tra i 6 e i 12 anni e ad adolescenti tra i 13 e i 16 anni, di ave-re un tempo e un luogo in cui narrare i propri vissuti rispetto alla separazione e trovare, nella dimensione del gruppo, un aiuto per individuare possibili stra-tegie che consentano di af-frontare gli eventi e i cam-biamenti della vita fami-liare; un tempo e un luogo in cui i vissuti del gruppo dei bambini sono trasfor-mati in parole condivise che, alla fine, possono dia-logare con il gruppo degli adulti. Un intervento in-novativo, che apre sentieri inediti per i bambini e per le loro famiglie. I gruppi di parola hanno fatto il loro ingresso in Italia nel 2005, successivamente a espe-rienze già realizzate in Canada e in Francia con il nome di Groupes con-fidences dalle mediatrici

familiari Lorain Fillion e Marie Simon1. Nel nostro paese sono stati introdotti dal Servizio di psicologia clinica per la coppia e la famiglia dell’Università Cattolica di Milano, dal-la professoressa Costanza Marzotto e dal professor Cigoli e loro collaborato-ri2. Come scrive Marie Si-mon nella presentazione degli incontri «il percorso che si vuole intraprende-re è nominare gli eventi e le difficoltà rendendoli comprensibili e accessibi-li al bambino. Attraverso il dono della parola e la circolarità all’interno del gruppo, si permette la ri-costruzione della storia di ciascuno, creando così uno spazio votato alla cura e

1 Dottore di ricerca in Psicologia clini-ca psicopatologica, svolge attività di ri-cerca e formazione in clinica dell’infan-zia e della famiglia a Lione e in Francia ed è esperta in conduzione dei gruppi di parola.2 Per un quadro esaustivo sui gruppi di parola si rinvia al testo I gruppi di pa-rola per i figli di genitori separati, a cura di Costanza Marzotto, Vita e pensiero, Milano 2010.

© ilaria nasini

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alla salvaguardia del lega-me familiare». I gruppi non hanno dunque una finalità terapeutica, ma consento-no ai bambini di “mettere parole sul dolore” e di in-traprendere, nell’ambito di una forma sociale di prossimità, un lavoro di ricerca di senso rispetto a quanto sta accadendo e ai futuri scenari di vita.

Vediamo concretamente di cosa si tratta.

I gruppi, normalmente composti da otto-dieci par-tecipanti, prevedono quat-tro incontri a cadenza set-timanale, sempre lo stesso giorno, di due ore ciascuno. Il quarto incontro è diviso in due momenti: la prima ora con i bambini e la se-conda anche con i papà e le mamme per uno scam-bio tra genitori e figli. Al Gruppo di parola i bambini possono partecipare solo se sono iscritti da entrambi i genitori: un’iniziativa con-giunta come atto di respon-sabilità condiviso verso i propri figli, che consente loro di uscire, anche se solo momentaneamente, dal conflitto interiore e da quel doloroso “patto di lealtà” che si scatena quando sen-tono di doversi schierare con l’uno o con l’altro, per-ché sanno che la loro par-tecipazione è sostenuta da tutti e due.

Nel corso dei quattro in-

contri i bambini hanno a disposizione uno spazio creativo che offre loro la possibilità di legare, attra-verso i due conduttori, gli eventi passati e presen-ti e le fantasie sul futuro, scambiandosi esperienze e pensieri. La composizio-ne del gruppo permette ai bambini, attraverso le loro storie, di confrontarsi fra loro sulle diverse fasi del percorso di separazione dei genitori: un genitore se ne è appena andato di casa, il giudice ha emesso la sen-tenza, un genitore ha una nuova relazione, è nato un altro figlio... Negli incon-tri il disagio, i sentimenti, le emozioni, i desideri e le speranze trovano voce at-traverso i giochi, i disegni, i collage, i cartelloni, i bu-rattini, le rappresentazioni teatrali, i libri illustrati, la scrittura e, appunto, la parola, come risorsa princi-pale. Si utilizzano le emoti-con – immagini di cagnoli-ni che esprimono, nelle loro espressioni, sentimenti fa-cilmente riconoscibili – per individuare e dare un nome alle emozioni; si costruisce il cartellone delle due case, come strumento che aiuta a rendere visibili le diverse situazioni: chi vive solo con la mamma, mentre il papà vive con una nuova com-pagna; chi ha fratelli, chi vive con una sorellina nata dalla nuova unione della

mamma… Le “tante case diverse” aiutano a mette-re in scena tutti gli attori, a ricostruire il passato e a prefigurare il futuro.

La scrittura di una lettera del gruppo dei bambini, in-dirizzata al gruppo dei ge-nitori, è una delle attività centrali dell’intero Grup-po di parola e rappresenta l’obiettivo del terzo e del quarto incontro, in vista della presenza dei papà e delle mamme al termine del percorso del gruppo. La redazione di una lettera per i genitori accompagna tutti gli incontri: annunciata nel corso del primo incontro, nominata nuovamente nel secondo, proposta come la-voro centrale nel terzo. È attraverso la lettera che le parole dei bambini, emer-se e raccolte nel lavoro di gruppo, diventano un uni-co messaggio per il gruppo dei genitori nell’incontro conclusivo. Le lettere ven-gono scritte su un cartello-ne, su invito dei conduttori, che chiedono ai bambini di scrivere, come gruppo, un messaggio rivolto ai geni-tori per informarli di come loro vivono la separazione, in modo da poter essere ca-piti e compresi meglio. Per il gruppo dei bambini, scri-vere la lettera è un invito per riflettere su quello che sta succedendo nella pro-pria realtà, non tanto per cambiarla, ma per poter

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convivere in un modo più realistico e meno doloroso. Ai genitori, la lettera parla di come i figli percepiscono i cambiamenti dovuti alla separazione e delle perce-zioni che hanno dei propri genitori.

La lettera è composta dalle frasi dei singoli e rappre-senta il lavoro del gruppo. Ciascuno contribuisce alla lettera in modo diverso, perché diverse sono le pos-sibilità di tradurre in paro-la i pensieri, ma lavorare tutti insieme è già di per sé un aspetto significativo, che dà forza alla possibilità di esprime i propri pensieri. Per salvaguardare l’anoni-mato, i conduttori propon-gono a ciascuno, a turno, di dire una frase che poi un altro partecipante scri-verà sul cartellone. C’è an-che la “scatola dei segreti”, che consente ai bambini di esprimere sentimenti, dub-bi, preoccupazioni, alle qua-li non riescono a dare paro-la. Che cosa dicono i bam-bini nelle loro lettere? Par-lano dell’affetto e del voler bene (noi vi vogliamo bene e voi?), del disagio emotivo per la separazione (genito-ri non litigate più perché i vostri figli stanno male! ), del bisogno di informazione (quando succedono le cose, bisogna avvisarci!), ma an-che del conflitto (perché gli adulti devono sempre liti-gare?), dei nuovi compagni

dei genitori (mamma, ti piace cosi tanto il tuo nuovo compagno?), delle fantasie di riconciliazione (un gior-no tornerete insieme?), fino agli aspetti positivi della separazione (né io né voi dovete vivere tra le urla-te del vostro matrimonio!) e alle strategie per la vita quotidiana (quando sento nostalgia di papà prendo in mano la foto di me con lui e mi sembra di averlo vicino). Il filo comune è la possibili-tà di esprimere ai genitori, con libertà e spontaneità, i pensieri che occupano la loro mente.

I bambini partecipano al Gruppo di parola perché i genitori li iscrivono, li ac-compagnano, li vanno a riprendere, sono invitati all’ultimo incontro: il grup-po dei bambini è dunque tale perché esiste un altro gruppo, quello dei genitori. Quando arrivano i genitori, per prima cosa vengono in-vitati ad ascoltare le parole che i figli hanno scritto nel-la lettera. La lettura è sem-pre un momento delicato: alcune frasi mettono a dura prova i genitori, che spesso non pensano di quanta con-sapevolezza e di quanta pro-fondità di sentimenti siano capaci i bambini. Ma c’è un tempo per dire, un tempo per ascoltare, un tempo per tacere e per riflettere, un tempo per comunicare. In un secondo momento, in-

fatti, viene chiesto loro di scrivere un messaggio per i bambini, un pensiero su ciò che desiderano dire loro, ri-cordando che così come la lettera è del gruppo, anche i messaggi devono essere rivolti al gruppo. Messaggi che vengono letti dai con-duttori e che spesso hanno al centro il tema dell’affet-to, della rassicurazione del-la continuità genitoriale, unitamente al fatto che la separazione è un evento im-mutabile. Dopo il Gruppo di parola, per quanto si tratti di incontri di breve dura-ta, nulla è più come prima nelle dinamiche familiari. Partecipare al gruppo non consente di modificare ma-gicamente la situazione, ma offre un’occasione per entrare in contatto con i propri sentimenti, nomina-re le difficoltà e dotarsi di una “cassetta degli attrez-zi” per trovare soluzioni e riaprire la comunicazione tra genitori e figli, attra-verso un’esperienza che, in una società frammentata, fa sentire meno soli, ridan-do senso alla parola “comu-nità”.

Cesarina Colombinisi occupa di programmi e interventi per i giovani ed è giudice onorario presso il Tribunale per i minorenni di Milano