i 15 Capitelli e Altri Marmi Rinascimentali Di Argenta

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    CONTENUTO

    1492-1545: il dopoguerra p. 3

    Dalla residenza del visconte al S. Monte di Piet e alla Pretura p. 8

    Dal palazzo Arnassani Tommasi al Municipio p. 14

    L Arcipretale e Collegiata di S. Nicol p. 19

    Schede tecniche dei reperti p. 21

    Cronologia e comparazioni stilistiche p. 27

    Appendice

    Argenta nella guerra tra Ferrara e Venezia (1482-1484)Le testimonianze dei cronisti p. 34

    Argenta contesa da Ravenna e Ferrara p. 34

    Lentrata in scena di Venezia: gli antefatti p. 37

    La dichiarazione di guerra p. 39

    Gli attacchi sferrati contro Argenta p. 40

    Una pace sofferta e non duratura p. 44

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    Pietre che parlano n 2: i quindici capitelli rinascimentali e alcuni altri marmi di

    ARGENTADALLA RICOSTRUZIONE DEL 1492-1545 ALLA DISTRUZIONE DEL 1945

    Francesco Pertegato

    1492-1545: il dopoguerra

    Dal devastante bombardamento del 12 aprile 1945 e dalla successiva opera di ricostruzione, del centrostorico di Argenta non si sono salvati che pochi reperti marmorei, tra i quali: 15 capitelli, due stemmi di formaovale, due grandi mensole, e una cinquantina tra colonne e basamenti perlopi frammentari. Recuperatinegli anni 70 del secolo scorso per iniziativa di chi scrive e di Gianni Ricci Maccarini, compianto animatoredellAssessorato alla Cultura, sono stati prima ricoverati parzialmente in S. Domenico, poi dispersi tra variesedi, non ultime delle quali depositi di fortuna di Soelia.Oggi il loro studio, intrapreso su sollecitazione dellAmministrazione Comunale, ha consentito non solo difissarne a decennio la cronologia ma anche di scoprire le circostanze che, tra lo scorcio del XV secolo e laprima met del XVI, avevano portato ad una vera e proprio rifondazione della cittadina, a seguito di unpassaggio altrettanto drammatico della sua storia.

    Per i capitelli, oltre agli elementi di tipo stilistico una fortunata chiave di lettura si rivelata essere la raraepigrafe (fig. 1) che figura in uno dei quattro del gruppo A (vedi schede a p. 21, figg. A1-A4), quello siglatoA1 nella recente classificazione, attualmente utilizzato come acquasantiera nella cappella dellospedaleMazzolani Vandini. Alla base della calata si legge infatti: BARTOLAMEI . PIOLI. VICE / CO. ET . VICARII .1492. Segnala un personaggio pubblico e, forse, lanno di costruzione di un edificio di prestigio istituzionale.Il personaggio Bartolomeo Dioli

    1(la P di Pioli un errore del marmoraro) il quale si qualifica viceco(mes) e

    vicario. Si tratta del funzionario che in quel momento rivestiva, su nomina del duca dEste (Ercole I), le duemassime cariche civili della comunit cittadina, quelle di visconte e di vicario

    2(vd. Appendice).

    Fig. 1

    Una ricerca altrettanto fortunata sui pochi fondi dellArchivio Comunale scampati alla devastazione bellica,grazie alla preziosa collaborazione di Benedetta Bolognesi che dellArchivio e della Biblioteca lattualeanimatrice, ha consentito di individuare in un Registrumdella comunit (1393-1606) la segnalazione di

    1E inserito, tra 1492 e 1493, nellelenco dei visconti stilato da L. Magrini, Argenta nelle memorie storico-cronologiche

    raccolte dal dott. Luigi Magrini, Milano, 1988, pp. 27-8. Gli succede Sigismondo, segnalato la prima volta il 25 luglio1493; Statuta terrae argentae e veteri manuscripto codice nunc primum edita, Ferrara 1781, ex Typographia Camerali, p.

    239 (Argenta, Archivio Storico Comunale, Segn. 1, Class. 1). Il 23 luglio 1499 compare Andreas de Maffeis de Ferrarialeg. doct. vicecomes pro Hercule Estensi duce Ferrariae; ASRa, Porto, vol. 1222, n. 12; cfr. S. Bernicoli,Governi di Ravenna e di Romagna, a cura di E. Bottoni, Ravenna, Societ di Studi Ravennati, 2013, p. 365.2 In una lettera inviata al duca Alfonso I da tale Sarachus si accenna alluso recente di assegnare gli incarichi della

    viscontaria e del vicariato ad una sola persona; Statuta terrae argentae..., cit., pp. 263-4.

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    Bartolomeo (Bartolum de diolo), nel 1488 (fig. 2)3, come uno dei due consules, figure che avevano un ruolo

    di spicco allinterno del Consiglio Generale. La famiglia Dioli era ovviamente tra le prime per censo: un suoparente o congiunto (Checco) in quello stesso torno danni tra i benefattori dellOspedale di S. Giovanni(vedi pi avanti) e lo stemma dei Dioli documentato da Demetrio Bandi, nella seconda met del XIX

    4(fig.

    10).

    Fig. 2

    La data in epigrafe sul capitello (1492) corrisponde presumibilmente alledificazione del palazzo nel qualequesto, insieme ad altri tre tuttora conservati, e ad un quinto perduto, era collocato. Dal confronto tra icapitelli e le fotografie danteguerra si potuto dedurre la loro provenienza dalledificio della Pretura (fig. 16).

    Come si vedr pi avanti invece solo attraverso lindagine stilistica che si potuto ricavare unindicazionecronologica sia per i sei capitelli del gruppo C (vedi schede a p. 21, figg. C1-C6), di cui facile riconoscerequelli un tempo in opera nel Municipio (fig. 31), sia per i due del gruppo D (vedi schede a p. 22, figg. D1-D2).Di questi ultimi rimane incerta anche la collocazione; si pu solo ipotizzare, sulla base di una illustrazione altesto del Bertoldi (fig. 3)

    5e di varie segnalazioni, che provengano dallArchivio Pubblico, il quale completava

    il colonnato sui tre lati della Piazza Maggiore (cos denominata in un documento del 1872); si tratta dei trecorpi di fabbrica visibili sulla sinistra, mentre in fondo il municipio, e a destra, dal fondo verso il primo

    piano, il palazzo del Governatore (almeno dal 1658 aveva questa denominazione) e lUfizio Arcivescovale,chiamato Residenza arcivescovile in una Carta di Argenta del 1767

    6, riconoscibile dallinsegna del cardinal

    legato.

    Fig. 3

    3Argenta, Archivio Storico Comunale, Cartulario della Comunit di Argenta(1393-1517), manoscritto cartaceo (Segn. 1,

    Class. 2). In quellanno tra gli elettori: degli estimatori dei danni dati al capo inferiore; dei saltuari dei fondi (c.196v); del

    massaro di S. Francesco (c.201v).4Copia del repertorio di Demetrio Bandi conservata presso lArchivio Storico Comunale di Argenta.5F.L. Bertoldi, Memorie storiche dArgenta, I, Ferrara (per Gaetano Bresciani), 1787; II, 1790; III; parte I, 1815; III, parte

    II, 1821; III, parte III (postuma), Ferrara (per Domenico Taddei) 1864; III, parte II, p. 416Opera di Antonio Caselli Geometra Argentano, di propriet comunale.

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    Non si pu escludere che una parte del colonnato antistante larchivio sia sopravvissuto nel piccolo corpodi fabbrica visibile in una foto anteguerra (fig. 4), a fianco del teatro, edificato nel 1858.

    Fig. 4

    Una visione della piazza, come di dice a volo duccello, si trova in una mappa di Argenta datata 16587(fig. 5)

    e in quella inserita dal Bertoldi nellantiporta del primo volume delleMemorie, attribuita al XVII secolo8(fig.

    6). Le due legende mostrano una sostanziale corrispondenza nella localizzazione e nelle funzione degliedifici pubblici appena citati.

    Fig. 5 Fig. 6

    7La migliore riproduzione costituita dalle coperte, fronte e retro, della riedizione del Magrini (vd, nota 1).

    8A. Vasina, Argenta, una storia millenaria fra Ravenna e Ferrara, s.l., Walfrido Edizioni, 2013, p. 25.

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    Sovrapponendo alla mappa catastale successiva allunit dItalia (fig. 7)9quella attuale (fig. 8)

    10si deduce il

    mutamento impresso al centro cittadino con la ricostruzione postbellica: nellarea della Pretura (il corpodi fabbrica centrale), abbattuta, vengono costruiti la torre del Primaro e ledificio dov attualmentelUrbanistica; nellarea del municipio (sulla sinistra in basso) un edificio ad uso privato; la nuova sedecomunale viene edificata a sud dellarea del teatro (al margine inferiore, in asse con la vecchia Pretura).

    Fig. 7 Fig. 8

    Il confronto con capitelli ancora in opera a Ferrara e a Ravenna (vedi, pi avanti, il paragrafo Cronologia ecomparazioni stilistiche) avvalora lipotesi che i tre edifici corrispondenti alla Pretura e al Municipio e forse in

    ci che restava dellArchivio Pubblico fino al 1945, fossero stati costruiti entro il secondo/terzo decennio delXVI secolo.Per i due capitelli del gruppo B (vedi schede a p. 21, figg. B1-B2), verosimilmente provenienti da S. Nicol(figg. 33-34), dalle testimonianze fotografiche e dal confronto con S. Domenico si pu infine dedurre che lachiesa fosse stata eretta pochi decenni pi tardi, deduzione confermata da elementi di tipo documentario(vedi pi avanti).

    In quale momento storico vengono edificate queste architetture e che significato assumono nella vita dellacomunit?

    Nel 1492 Argenta fa parte del ducato estense che aveva affrontato, tra 1482 e 148411

    , una tra le pidevastanti guerre del Rinascimento, quella contro Venezia, scatenata dalla stessa Repubblica; guerra cheaveva lasciato Ferrara, ma soprattutto i centri minori dove si era spesso combattuto con particolare

    asprezza, socialmente depresse ed economicamente stremate. Argenta non era stata conquistata daiveneziani ma i tre attacchi subiti tra lottobre del 1482 e il gennaio 1483 lavevano messa a durissimaprova: gli abitanti erano ridotti a poco pi della met di mille.

    La sua situazione politico-istituzionale, inoltre, era appesantita dagli attriti tra ordinamento civile, che facevacapo a Ferrara, e giurisdizione ecclesiastica, che dipendeva dallarcidiocesi di Ravenna.Una lettera del 23 giugno 1496, inviata dal duca al visconte di Argenta, d unidea delle difficili relazioni cheintercorrevano tra gli organi del governo cittadino e la chiesa ravennate. Dalla lettera, scrive il Bertoldi:apparisce che lEstense Principe dopo di aver approvato che i Canonici di Ravenna esercitar potesserolofficio di visitare le Chiese, e di esaminare i Preti della Riviera di Filo e di Longastrino, per ricorso a lui fattodallArcivescovo, e stante lessere ci cosa inusitata, e contra ragione, espressamente gli commise di non

    9Loriginale conservato nel settore Urbanistica del comune di Argenta, Ufficio Tecnico.

    10Ringrazio il Geom. Nicola Baldassari che, molto gentilmente, mi ha fornito copia delle due mappe.

    11Vedi Appendice.

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    Di ben maggiore impegno , nel 1492, la costruzione delledificio con loggia colonnata alla qualeappartengono i capitelli del gruppo A, come s visto molto verosimilmente la nuova sede del visconte e delvicario civile. Nel 1506, come si vedr pi avanti, viene ampliata e riparata la sede del camerlengoestense

    19.

    Forse intorno al 1520 viene edificato un altro e pi imponente edificio con portico colonnato, divenuto poisede del Municipio dal quale provengono i capitelli del gruppo C.

    Se lipotesi sopra avanzata fosse corretta, un lungo portico sarebbe stato inoltre costruito alla base ai treedifici divenuti sede dellArchivio Pubblico, dal quale potrebbero derivare i capitelli del gruppo D.I capitelli del gruppo B, gli unici sopravvissuti della chiesa di S. Nicol, sembrano derivati dallimpiantodecorativo di quelli del gruppo A, ma con unalterazione delle proporzioni che giustifica una cronologia diqualche decennio successiva.

    Dalla residenza del Visconte al S. Monte di Piet e alla Pretura

    Poco si sa ovviamente delloriginaria residenza viscontea dal quale provengono i quattro capitelli del gruppoA (figg. A1-A4); da una testimonianza del 1531 si deduce che era fornita di un balcone dal quale il viscontedava lettura delle comunicazioni importanti del duca

    20. Un altro documento ci informa che fino a quando le

    cariche di visconte e vicario sono state assegnate a due diverse persone, due erano le residenze; nelmomento in cui le due cariche sono state unificate la comunit ha richiesto che una di queste venissedestinata ad altra funzione

    21. Nel 1560 infatti fu restituita al Comune la casa che era abitata dal visconte per

    trasportarvi il Monte di Piet22

    concesso tre anni prima da Ercole II23

    .

    Successivamente le legende esplicative delle mappa del 1658 e di quella pubblicata dal Bertoldi (XVII sec.)denominano ledificio rispettivamente Palazzo del Governatore e Residenza del Governatore. In un altraCarta di Argenta, del 1767

    24, viene infine chiamato Palazzo del Governatore.

    Nel marzo del 1746 il notaio Giovanni Pasti stende lInventario di tutti gli Effetti Camerali esistenti nella terradArgenta e suo territorio fatto nellanno 1746

    25, e inserisce in chiusura il suo elegante tabellionato (fig. 9).

    Fig. 9

    Dallinventario risulta che il palazzo, denominato Apostolico, ospitava anche le carceri e lUfficio Consolaredella Comunit. Ledificio viene cos descritto: Nella piazza...che guarda la porta maggiore della medesimac il Palazzo Apostolico nellingresso del quale v una loggia su cui fabbricato lo stesso palazzo in

    19Vd. nota 68

    20...super podiolo consueto Domus habitationis Magnifici Domini Vicecomitis et speciali mandato Magnifici Domini

    Alfonsi Zerbinati de Ferrariae Ducalis Vicecomitis Argentae...; Statuta terrae argentae..., cit., pp. 254-6.21

    Pertanto si supplica V.S. che...dando li offitij a una sola persona, una de esse case restino in facult della Communit

    qual ni possi disponer a suo beneplacito; cfr. Bertoldi, op. cit., III, parte II, pp. 263-4.22Magrini, op. cit., p. 25.23

    Ivi, p. 24.24

    Vd. nota 6.25

    Argenta, Archivio Storico Comunale, Segn. 1/3, Class. 17.

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    Procedendo nel tempo si ha notizia che il 4 marzo 1864 ha luogo la Consegna del lavoro di riduzione a dueBotteghe di tre ambienti annessi al locale delle Carceri, e formazione di un nuovo Carcere allinterno delloStabilimento, affidandone lesecuzione ad Antonio Bitelli di Conselice

    32.

    Interessante la lettera del 12 aprile successivo, con oggetto Loggiato del Palazzo della Giudicatura, che ilsindaco Giuseppe Vandini invia al Signor Ingegnere Comunale (Gaetano Guidicini, che sar autore del

    progetto per il teatro) in risposta ad una nota di questultimo (N. 114) in cui il primo cittadino sostiene unadiversa opinione in merito al previsto intervento sulla facciata. La posizione del sindaco, riportata in notasembra in una qualche misura prefigurare il moderno dibattito tra istanza estetica e istanza storica

    33.

    Allanno precedente risale probabilmente un rilievo metrico in matita dello stato di fatto del piano terreno,prima di intraprendere i lavori per ricavare i due negozi sotto il loggiato, nel quale sono ben visibili lesemicolonne appoggiate ai pilastri alle due estremit della loggia (fig. 12).

    Fig. 12

    32Archivio Storico Comunale, cartella Palazzo della Pretura e Carcere mandamentale dal 1863 al 1925 al 1929, Segn.

    59, Class 37.4, Fasc. 1.33

    Scrive il Vandini: Il loggiato del Palazzo della Giudicatura posto nel centro della Piazza male si addiceva alla localitin cui giace, ed agli uffici cui d accesso in causa della deformit impressevi dalla volont degli uomini e dal decorrere

    del tempo. Il lavoro che ora si sta eseguendo tende a renderlo pi decente, ed allegro, e la disposizione simetricarichiede una porta finta in prossimit al la vera che se costituisce una colpa ritorna a danno di chi ide la fabbrica in mododa non permettere il collocamento della porta nel mezzo dello stesso loggiato. Il difetto della finzione pu poi in unepocapi o meno lontana togliersi quando meglio collocata la Scala si stabilisca di dare un differente accesso allo Stabilimentocarcerario, assegnando alle carceri una delle due porte riservando laltra per gli uffici della Giudicatura.A parere del sottoscritto niuna critica pu farsi al lavoro attuale che ha lo scopo di coprire un difetto di vecchia data, equandanche una critica fosse fatta non potr mai giungere fino alla S.V. perch troppo nota la fatta opposizione,perch pu dichiarare che il lavoro stato eseguito per decisa volont del Municipio che ha trovato la propria opinioneappoggiata nel paese, ed avvalorata dal parere di persone dellarte che sono state interpellate in proposito.Senza addunque togliere il merito alle osservazioni affacciate col foglio a margine e solo per divergenza di opinionivolendo Ella tenersi alle regole di Euritmia, mentre il Municipio vuole la simetria del Loggiato, si stabilito di addottare laPorta finta verbalmente si gi fatto conoscere, regolando poi la S.V. linternamento della Porta e il collocamentodellinferriata alla lunetta a seconda di quanto sar per suggerire larte e la pratica; Archivio Storico Comunale, cartellaPalazzo della Pretura e Carcere mandamentale dal 1863 al 1925 al 1929, Segn. 59, Class 37.4, Fasc. 1.

    Ling. Guidicini aveva scritto. Sono frequenti i casi, nei progetti architettonici, di dovere ricorrere al ripiego di ...finteporte, o delle finte finestre, onde ottenere un simmetrico riparto esteriore dei vani, ma tale riparto non pu versi quando ilnumero dei vani pari, come appunto si verifica sotto il loggiato di codesta Giudicataria; ivi. La soluzione prospettata dalsindaco Vandini sar rigettata e, meno di due anni pi tardi la scala sar spostata (vd. fig. 12).

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    La pianta pi antica delledificio di cui disponiamo per del 1872 (fig. 13); oltre al Locale Carcerario indicata la posizione del Monte di Piet, sulla piazza che prende il suo nome

    34.

    Fig. 13

    In una mappa di due anni dopo (4 settembre 1874) viene utilizzata per la prima volta la denominazione diPretura

    35. Si tratta della Pianta del piano superiore del Palazzo della Pretura addimostrante la distribuzione

    degli uffici di Pretura allegata al Piano desecuzione dei lavori di riduzione e di ristauro del locale perlOfficio di Pretura di Argenta (fig. 14).

    Fig. 14

    34Archivio Storico Comunale, cartella Palazzo della Pretura e Carcere mandamentale dal 1863 al 1925 al 1929, Segn.

    59, Class 37.4, Fasc. 1.35

    Ivi.

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    Dal confronto tra le due mappe si pu rilevare che nel giro di due anni la scala era stata spostata. I vanisono, da sinistra a destra e dal basso allalto: officio del Pretore, anticamera, sala delle udienze (conaccesso al balcone, centrale), officio del cancelliere, officio del sostituto conciliatore; archivio; Saladingresso/ usciere

    36. Il monte di Piet viene denominato Congregazione di Carit, denominazione che si

    ritrover successivamente.

    Almeno dal 1878 ledificio sede del carcere mandamentale.

    Dellagosto del 1902 il Progetto per la esecuzione dei lavori...per restauro esterno del Palazzo Comunaledella Pretura e del carcere mandamentale. Nella premessa scritto: Lesterno del palazzo comunaleintestato, cio la facciata verso piazza Garibaldi, il fianco prospiciente via Mazzini e lamplio loggiatopubblico sono stati ristaurati lultima volta nel 1874...; prosegue dicendo che c bisogno di un nuovorestauro e nellelenco dei lavori si legge: Nei pilastri dangolo del loggiato...le mezze colonne accostate aipilastri si rimuoveranno per quanto sar necessario .... Si prevede inoltre il Riattamento delle due mezzecolonne di cotto alle estremit del colonnato, riparando i loro fusti per laltezza di m 1,10 con laterizisemicircolari della fornace Galetti di Imola, e il Rifacimento o riparazioni degli archivolti in terracotta delloggiato rimettendo le parti mancanti con laterizi della citata fornace Galetti, tagliati nella forma e disegnonecessari

    37. Da uno schizzo probabilmente realizzato in quelloccasione si ricavano le dimensioni, davvero

    ragguardevoli, della facciata del Monte di Piet (fig. 15): larghezza del fronte m. 42,20; altezza sotto ilcornicione m 9,70; altezza fino alla cornice marcapiano m. 5,40.Piante a colori dello stesso si trovano nel volume Congregazione di carit. Argenta. Beni Urbani, Febbraio1936 XIV

    38.

    Fig. 15

    Il 29 maggio 1909 si effettua un Lavoro di nuova sistemazione delle due botteghe sotto il loggiato delpalazzo della Pretura. Interventi sulle parti metalliche vengono condotti nel 1910. A quella data ledificioospitava appartamenti, un negozio di barbiere, la macelleria e i locali della Congregazione di Carit. La

    macelleria era nello stabile del Monte di Piet, nella parte di propriet Comunale.Nel 1928 il locale della cappelleria Cestari viene ceduta al negozio Manzoni che costruisce il magazzino nelcortile del palazzo della Pretura.In una lettera del podest del 20 aprile si dice che i restauri della facciata del palazzo del Monte di Piet(condotti nel 1927) competevano per circa 4/5 alla Congregazione di Carit e per circa 1/5allAmministrazione Comunale. La parte spettante al Comune riguardava la facciata della Pretura orientata aovest. Da un documento relativo al palazzo Municipale (vedi pi avanti) sembra che, nel 1928, almeno gliuffici della Congregazione di Carit vengano trasferiti in quella sede.

    Alla vigilia della guerra cos si presentavano la Pretura e lantistante piazza Garibaldi (figg. 16, 17).Il palazzo, pur molto danneggiato dai bombardamenti, era rimasto in piedi e la loggia era statautilizzata per qualche tempo prima della sua demolizione (fig. 18).

    36Ivi.

    37Carcere mandamentale, dal 1872 al 1922,Argenta, Archivio Storico Comunale, Segn. 95, Class. 37.4, Fasc. 4.

    38Argenta, Archivio Storico Comunale, Segn. 1, Class. 3.

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    Fig. 16

    Fig. 17

    Fig. 18

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    Dal palazzo Arnassani Tommasi al Municipio

    Dal confronto con le foto danteguerra i sette capitelli del gruppo C sopravvissuti (figg. C1-C6; vedi schede ap. 21) risultano provenire dalla facciata del Municipio (figg. 30-32) che dava sulla piazza Garibaldi (giPiazza Maggiore).Rispetto al palazzo della Pretura sono pi scarse le informazioni che stato possibile reperire a riguardo

    delledificio denominato Palazzo della residenza Comunale nella mappa del 1658 e Residenza delPubblico in quella comparsa nelle Memorie, del Bertoldi. Nella legenda della prima inserita una piccolaintegrazione per cui la denominazione risulta essere Palazzo Arnassani ora della residenza Comunale.Nella citata Carta di Argentadel 1767 viene infine chiamato Palazzo Arnassani ora Residenza Consolare.

    Ledificio viene cos descritto nellinventario del notaio Pasti sopra citato (1746): Si trova nella Piazza diArgenta detta del Pallone un Palazzo...posseduto da Amadore Tommasi come eredi Fortunerio Arnassani,Giorgio Mesi e Olimpia Zanaresi Manzoni, sempre con portico continuativo di sotto parte con colonne dimarmo e parte con colonne di pietre intagliate, che sostentano detta fabrica, nel prospetto della quale nelcapo inferiore si trovano scritte le seguenti parole SERVI ALPHONSIJ II DUCIS AUGUSTA LIBERALITATE(Alfonso II stato duca dal 1559 al 1597).

    Nel 1771 il palazzo, gi sede comunale, viene acquistato dal Comune, almeno in base a quanto scritto dal

    Magrini: Questo Comune nellanno 1771 acquist dalli fratelli conte Lorenzo, ed Amatore Tomasi diComacchio il palazzo in oggi residenza municipale

    39.

    Altre informazioni si ricavano nel 1797, secondo anno della presenza francese in Argenta, poich il luned5 settembre Da uno scalpellino fatto venire dalla nostra municipalit ad Argenta da Ferrara, tutte furonoabrasate le diverse arme o stemmi che erano scolpiti nelle colonne di marmo che sostengono il loggiato epalazzo della residenza municipale, cherano le armi delle case Arnassani Perini e daltre antiche famiglieargentane

    40. La notizia trova conferma nel fatto che tre dei sette capitelli provenienti dal Municipio portano

    stemmi, ma abrasi. Gli Arnassani di cui in fig. 19 si vede linsegna nella restituzione grafica del Bandi -erano una famiglia argentana documentata dal 1400 al 1685

    41. Particolarmente interessante ai fini di questo

    studio Bartolomeo (vedi pi avanti), figlio di mastro Nicol, il quale nel 1486 firma unattestazione notarile,col suo personale tabellionato al margine sinistro (fig. 20)

    42.

    Fig. 19 Fig. 20

    Successivamente: Nellestate del 1862 furono fatte varie modificazioni della parte interna del primo ordinedel palazzo di questa residenza Municipale...

    43. E nel 1864: ...il Comune fece selciare con marmo di

    39Magrini, op. cit., p. 38. Lautore non segnala per la fonte.

    40Balzani, op. cit., pp. 45-6.

    41Fontanerio di Arnassano tra i membri del Consiglio Generale della terra di Argenta (1400) e massaro dellOspedale

    di S. Maria (1405). Giovanni Arnassani, figlio di Mastro Nicol notaio (1447). Nel 1464 Causezio Arnassani figura comeelettore dei massari dellospedale di S. Antonio e come ufficiale degli Statuti. Seguono: Beltrando Arnassani, figlio diCausezio (1465) e Bartolomeo Arnassani, figlio di mastro Nicol. Giovanni Arnassani elettore degli Statuti e massarogenerale delle Terra di Argenta, mentre Antonio elettore e ufficiale della stima dei pegni degli ebrei (1508). Nellestimodel territorio di Argenta, in cui figurano le famiglie proprietarie, compaiono Lancillotto, Cauxeto, mastro Challoxeto e ser

    Nicol (1517). Segue Nicol Arnassani, figlio di ser Giovanni (1602). Don Pietro Arnassani rettore della chiesaparrocchiale della Villa Lavezola (1668) mentre il dott. Fortuniere Arnassari notaio (1679) e ha casa in piazza (1685).Ringrazio la d.ssa Benedetta Bolognesi per avermi fornito queste informazioni.42

    Argenta, Archivio Storico Comunale, Cartulario della Comunit di Argenta..., cit., c.192r.43

    Magrini, op. cit., p. 57.

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    Verona il loggiato della residenza Municipale...44

    . Pi avanti: Sul finire del febbraio 1866 si diede principioal lavoro di ristauri nella facciata di questo palazzo Municipale. Spostando le finestre dei due piani e col porviringhiere di ferro...

    45. Infine: Nella facciata del palazzo Municipale fu ieri 4 giugno 1866 collocato a posto le

    lastre di marmo che debbono sostenere le due ringhiere di ferro le quali ringhiere furono affisse al muro neld 4 luglio

    46.

    Il primo documento successivo presente tra le carte comunali del 26 settembre 1876 (n. 263). Si tratta

    della contabilit del Compimento del palazzo comunale di Argenta lato sulla strada della Ripa47

    , checomprende il disegno a matita del nuovo prospetto (fig. 21). Ma i lavori devono essere andati a rilento poichse ne riparla nel 1899.

    Fig. 21

    Dal disegno si vede che ledificio era a due piani oltre a quello terreno, con due cornici marcapiano; sipossono inoltre dedurre le dimensioni generali della facciata: larghezza m. 35,60; altezza m 12,30.

    Al progetto sono allegati due altri disegni, relativi alla decorazione a bugnato da terra fino alla prima cornicemarcapiano (fig. 22) e quello del cornicione (fig. 23).

    Fig. 22 Fig. 23

    44Ivi, p. 59.

    45Ivi, p. 72.

    46Ivi, p. 77.

    47Argenta, Archivio Storico Comunale, scatola 21 Palazzo Municipale dal 1911 al 1930 (Segn. 22, Class. 37.4).

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    Molto probabilmente degli inizi del 900 una pianta delledificio48

    (fig. 24) che aveva forma quadrangolaremolto irregolare, con loggiato su Piazza Garibaldi e il fronte pi lungo su via Vittorio Emanuele.

    Fig. 24

    Il loggiato poggiava su 10 colonne, inclusa quella dellangolo sud, pi una semicolonna addossata ad unpilastro su quello opposto, oltre il quale la loggia continuava nelledificio attiguo, ma su pilastri. Nel piano dimezzo sono visibili i due balconi.

    Dalla mappa in scala 1:100 si ricavano le dimensioni: la facciata sulla piazza aveva unampiezza pari a m30,5 (la profondit della loggia era di m 2,90); la profondit del corpo di fabbrica sul lato della piazza era m10 (pi il portico), mentre su via Vittorio Emanuele era m 7. In unaltra pianta, probabilmente coeva, si vede ilpilastro a nord con due semicolonne ai lati. Unulteriore piant allegata, nellottobre 1915, al Progetto perlimpianto del riscaldamento a termosifone nel palazzo municipale.

    Una corposa cartella allinterno della stessa scatola49

    contiene le carte relative ai Restauri Palazzo Mun.le1926. La delibera che d il via al progetto del 27 maggio 1926. Interessante la premessa nella quale si

    precisano gli obiettivi dellintervento: Scopo del progetto uniformare ledificio allepoca degli altri esistentinella pubblica piazza; di rifare il cornicione sulla fronte di Piazza Garibaldi per renderlo identico con quelloche tuttora conserva il palazzo sulla via Vittorio Emanuele; di sostituire gli attuali balconi in ferro (uno deiquali pericolante ed inservibile) con altri in terracotta e marmo; di rifare gli intonachi, ora cadenti, allefacciate; di sistemare le finestre e di completarle con ornati pure di terracotta; di pulire e di sistemare lecolonne e gli archi delle logge, di rinnovare gli infissi e quantaltro risulta da progetto e dagli annessi disegniesplicativi.

    Le parti in terracotta sarebbero state realizzate su disegno apposito come si deduce dal richiamo: Dato illungo termine occorrente per la formazione delle terrecotte, la Giunta, conoscendo gli intenti del Consiglio,ne ha gi dato commissione alla Fornace Flli. Bosi di Ferrara per cui lecito argomentare che prima delprossimo inverno sar possibile mettere mano agli importanti lavori di cui trattasi e soddisfare, in tal guisa,oltre che il voto del Paese, una imprescindibile esigenza di decoro cittadino e di estetica.

    48Argenta, Archivio Storico Comunale, scatola 21 Palazzo Municipale dal 1911 al 1930, cit.

    49Vedi nota precedente.

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    La documentazione, antecedente la delibera, contiene i disegni relativi a tre possibili alternative di facciata,con varianti di tipo decorativo (figg. 25-27), lultima delle quali quella che sar realizzata.

    Fig. 25 Fig. 26

    Fig. 27

    Completano le carte del progetto i disegni delle finestre e dei balconi, con le nuove mensole in marmo50

    (fig.28).Una precedente lettera, del 1925, presenta in allegato i disegni dei tre stemmi (fig. 29), rispettivamente delComune, della casa reale e del fascio

    51che saranno montati in facciata.

    50Prot. n. 2995, 31 luglio 1925; sta in Palazzo Municipale dal 1911 al 1930, cit.

    51Prot. n. 3766, 29 settembre 1925; ivi.

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    Fig. 31 Fig. 32

    Dato il costo elevato laffidamento dei lavori per queste ultime opere stato piuttosto laborioso. In una letteradel 19 maggio 1928 An. VI, firmata dallIng. Comunale Paolo Medini

    52, si cita lofferta del Prof. Mario

    Sarto di Bologna. A proposito dei balconi si dice: ...i balconi verrebbero costruiti in marmo di Verona eprecisamente in marmo Bronzetto per i pilastrini la cimasa e le mensole e con marmo denominato Secchiaioper i balaustri ed il lastrone di base. Il tutto battuto alla martellina e con le ornamentazioni e fregi predispostinel disegno. I balconi vengono offerti a L. 11.000 ciascuno mentre i tre stemmi a L. 5.000 per tutti e tre, pi3.500 lire per il trasporto e collocamento in opera. Si concorder poi una cifra di L. 8.000 per ogni balcone,lasciando gli altri costi invariati.Nel 1929 c infine il disegno di una diversa versione degli stemmi, dei disegni dei balconi e della facciatasulla piazza.Nel frattempo (1928) si procede al restauro della facciata su via Vittorio Emanuele (parte ove trovasi la SalaConsigliare, gli uffici della Congregazione di Carit etc.).Sappiamo inoltre che al piano terra tre locali erano destinati a negozi, con ingressi sotto il porticato, di

    propriet di Aleotti Alfredo (6 agosto 1926) che il comune intende acquistare. Tra 1926 e 1927 vengonoeseguiti lavori per ampliare, restaurare e modificare i locali adibiti ad uso Caff al piano terra dellaResidenza Comunale ed affittati al Sig. Tarroni Romildo

    53. In precedenza cera il caff di Brunetti Secondo

    (almeno dal 1896).

    LArcipretale e Collegiata di S. Nicol

    I due capitelli del gruppo B (figg. B1-B2; vedi schede a p. 21) provengono presumibilmente, per lasomiglianza con quelli visibili nelle foto anteguerra (figg. 33-34), dalla chiesa di S. Nicol, denominataChiesa Cattedrale di S. Nicol e S. Nicol Arcipretale e Collegiata, rispettivamente nella mappa del 1658 e

    in quella pubblicata dal Bertoldi. Sul piano stilistico costituiscono una versione pi tarda dei capitelli delgruppo A; tale cronologia sarebbe avvalorata da elementi della parete absidale esterna - le strette lesene sucui si impostano coppie di archetti ciechi lobati (fig. 35) - molto simili a quelle della fiancata sud di S.Domenico, costruita intorno al 1520

    54, la quale mostra, secondo alcuni, ascendenze rossettiane. Questo

    probabilmente per limpianto dellabside ma anche per le lesene che reggono archi ciechi e scandiscono, adesempio, la fiancata e il transetto sud di S. Nicol a Ferrara, edificio da Bruno Zevi assegnato a BiagioRossetti e datato al 1499

    55. La facciata (fig. 36) appare invece stilisticamente pi tarda, caso tuttaltro che

    infrequente.

    52Prot. n. 1560; ivi.

    53Lettera del 10 dic. 1927, Prot n. 4210; ivi.

    54

    Lo sostengono: D. Bandi, Memorie storiche dellantica terra di Argenta, Argenta 1869, p. 47; D. Giglioli, Argenta e isuoi dintorni, I, ed. Belriguardo, p. 132. Una diversa indicazione cronologica sostenuta dal Magrini, secondo il quale lachiesa stata ingrandita nel 1500 circa e riconsacrata il 4 ottobre del 1577; op. cit., p. 83. Vd. anche Argenta, notestorico turistiche, Argenta, Associazione Pro Loco, 1978, pp. 26-7.55

    B. Zevi, Saper vedere lurbanistica, Torino, Giulio Einaudi Editore, 1960, fig. 40 e relativa didascalia.

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    Fig. 33 Fig. 34

    Fig. 35 Fig. 36

    Un insperato contributo ad una pi precisa datazione venuto dalla citata cronaca del Bertoldi: Luned 5settembre [1797] - Non fu perdonato a quelle [armi] cherano nelle colonne in San Nicol, ma ancor questefurono scarpellate. Quella della prima colonna a mezzogiorno era larma Golditori col nome di sopra Bartolode Golditori 1545: sbarra in mezzo e di sotto tre stelle. La seconda era della famiglia Arnassani [fig. 19] collamarca BR (Bartolomeo Arnassani). La terza era della famiglia Quieti consistente in un leone rampante con

    libro aperto fra le zanne ed una sbarra a traverso[56]

    come palesa liscrizione rimastaAntonius de Quietis.La prima a settentrione era parimenti larma Golditori col nome sopra rimastovi Ludovicus Golditori 1543; laseconda era larma Mattioli come indica la marca B.M. (Bartolomeo Mattioli) rappresentante un castello di tretorri e fascia a traverso, e indi un leone in atto di correre. La terza era unaquila a mezza vita collali apertecon uno scudo in cui era impresso un P, arme, a parer mio dellantica famiglia Pasini

    57.

    Come si pu rilevare linterno della chiesa e in particolare le colonne dovevano essere state erette nel quintodecennio del secolo, collocazione del tutto coerente con le caratteristiche rilevate sul piano stilistico.

    Di un altro edificio monumentale, in uso allarcivescovo e difficile da identificare, ci informa il citato inventariodel 1746: Si pone anche per notizia ritrovarsi dentro la terra dArgenta alla parte inferiore per la viaMarchesana un Palazzo antico...ora goduto da Mons. Arcivescovo di Ravenna, quale per ritrovarsi chiusonon s potuto [visitare] ....malcondizionato ed in pessimo stato

    58.

    56Una fascia trasversale si intravede nello scudo del capitello B1.

    57Balzani, op, cit., pp. 45-6.

    58Inventario del notaio Giovanni Pasti, cit.

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    Schede tecniche dei reperti

    Lesame dei capitelli provenienti dai crolli bellici consente di individuare quattro tipi diversi tra loro (A, B, C,D).

    A - N. 4 capitelli di ordine composito, attualmente collocati: 1 riutilizzato come acquasantiera (dx)

    della cappella dellospedale (fig. A1), 2 riutilizzati come acquasantiere nella chiesa di S. Nicol adArgenta (figg. A2-A3 ), 1 nei depositi di Soelia (fig. A4).Dimensioni: circonferenza misurata immediatamente sopra lastragalo, cm 134,5 (pari ad undiametro di cm 42,8, che corrisponde a quello del collarino della colonna); altezza 43/44,5;dimensioni dellabaco, quadrato, cm 53,5/54,5.Descrizione: capitelli di ordine composito, voluta ionica sui quattro lati, abaco modanato, echinoliscio, calata con foglie di acanto stilizzato agli spigoli che sorreggono le volute e, in alcuni casi,stemma al centro (i 2 utilizzati come acquasantiere in S. Nicol e quello nella cappella dellospedale,tutti abrasi).Lesemplare della cappella dellospedale fornisce la datazione, in unepigrafe incisa alla base dellacalata: BARTOLAMEI . PIOLI. VICE / CO . ET . VICARII . 1492.Losservazione delle fotografie anteguerra consente di ipotizzare che i capitelli siano 4 dei 5 delportico della Pretura (figg. 16-17). Agli stessi stato possibile associare due delle colonne

    pervenuteci.

    B - N. 2 capitelli, anchessi di ordine composito, ora cos dislocati: 1 montato sopra una colonna neigiardini pubblici di Argenta (fig. B1) e 1 riutilizzato come fonte battesimale nella chiesa parrocchialedi Filo (fig. B2).Dimensioni: circonferenza misurata sopra lastragalo, cm 133,5/137 (diametro 42,5/43,6); altezza cm56,2/57; dimensioni abaco, quadrangolare, cm 67x65.Descrizione: capitelli di ordine composito, simili a quelli del gruppo A, a parte una voluta molto menoespansa che conferisce loro una forma pi snella, e la composizione vegetale a tre foglie presente alcentro della calata, su tre dei quattro lati; sul quarto lato presente: nellesemplare ora a Filo unoscudo lobato al centro del quale una croce latina in rilievo, in quello ora ai giardini uno scudosimile dove per il rilievo abraso (ne rimane una piccola porzione in cui sembra di riconoscerelinizio di una fascia obliqua, che richiama le due sul campo dello stemma con leone rampante che sitrova nel frammento di colonna riutilizzato nellaltare laterale destro in S. Nicol).59Dal confronto con le fotografie danteguerra si pu sostenere che i capitelli siano 2 dei 6 (?) delladistrutta chiesa di S. Nicol (figg. 33-34).

    C - N. 7 capitelli, sempre di ordine composito, conservati rispettivamente: 1 nellufficio del Sindaco(fig. C1), 2 trasformati nelle basi degli altari laterali di S. Nicol (figg. C2-C3), 3 nei depositi di Soelia(figg. C4-C6), 1 in collezione privata. Un altro, molto danneggiato e documentato da una foto afianco della porta daccesso di casa Ghetti, stato successivamente rubato.Dimensioni: circonferenza, misurata al di sopra dellastragalo, cm 122 (corrispondente ad undiametro di cm 39); altezza da 48/50 cm.Descrizione: capitelli dordine composito; voluta ionica sui quattro lati, abaco lobato, modanato, conal centro una corolla a quattro petali; echino liscio; calata con foglie di acanto di raffinata resanaturalistica agli spigoli, al centro stelo di acanto fiorito nel quale, in tre casi (lesemplare oranellufficio del Sindaco, quello utilizzato come base dellaltare minore destro in S. Nicol e quello incollezione privata), inserito uno scudo di famiglia, ora abraso; in quello dellaltare laterale sinistrogli stemmi sono due, in posizione opposta (in quello anteriore nello scudo compaiono le lettere L AP; la A sormontata da una piccola croce). Le infiorescenze sono di due tipi diversi, contrapposti.Rispetto ai capitelli dei gruppi A e B la struttura molto pi articolata, la forma pi snella e iltrattamento della decorazione pi raffinato.Losservazione delle foto depoca consente di accertare che questi capitelli sono 7 dei 9 del palazzoMunicipale (figg. 30-32). Agli stessi stato possibile associare 3 colonne intere e due spezzoni, tra imateriali recuperati dalle distruzioni di guerra.Allo stesso edificio appartenevano due mensole (vedi schede E, qui di seguito; figg. E1-E2).

    59Si tratta evidentemente di uno stemma nobiliare (il leone rampante tra laltro - una delle imprese estensi) o di

    famiglia.

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    D N. 2 capitelli, di ordine composito conservati rispettivamente: 1 ora adattato ad acquasantiera(sx), nella cappella dellospedale (fig. D1), 1 in collezione privata.Dimensioni: circonferenza misurata alla base, 115 cm (diametro cm 36,6); altezza, cm 41;dimensioni dellabaco cm 59x59.Descrizione: capitelli di ordine composito; voluta ionica riconoscibile solo sul fronte e sul retro (ai latile volute sono rivestite di foglie dalloro); abaco modanato; echino ovulato; calata costituita dalla

    sommit di una colonna scanalata, rudentata.Diversi dagli altri anche nelle dimensioni, non risulta fossero stati impiegati negli edifici di cui ai tregruppi precedenti.La documentazione fotografica anteguerra non ha consentito di individuare ledificio di provenienzama solo unipotesi, per esclusione: potrebbe trattarsi del portico antistante l Archivio Arcivescovile(fig. 3) o Archivio Pubblico, come viene denominato rispettivamente nella mappa del 1658 e inquella pubblicata dal Bertoldi.

    Allo stesso gruppo di materiali appartengono: due mensole (E); due stemmi ovali di pertinenza ecclesiastica(F).

    E N. 2 mensole (fig. E1). Una delle due mensole spezzata in due frammenti.Dimensioni cm 121x35.Descrizione: profilo ad S orizzontale (a volute contrapposte).

    Decorazione: sulle facce laterali costituita da una cornice ad ovuli al margine superiore, da unagola sottostante e da due infiorescenze a quattro petali entro le volute; sulla faccia rivolta verso ilbasso scolpita una foglia di acanto orientata longitudinalmente verso lesterno, con lestremitarricciata al di sotto della voluta (fig. E2).Quasi certamente costituiscono due delle quattro che sostenevano i due balconi in facciata delpalazzo Municipale (fig. 32). Risalgono al restauro della facciata del Municipio condotto tra il 1926 eil 1929, documentati da un disegno in scala di ottima fattura, anche se assai sbiadito (fig. 28). Lasomiglianza con le mensole che sorreggono il balcone dangolo di palazzo Strozzi-Bevilacqua aFerrara (fig. E3), fanno pensare che siano state queste il modello per il progettista.

    F N. 2 stemmi ovali di pertinenza ecclesiasticaF1 - Dimensioni: cm 66x89.Descrizione: scudo polilobato (fig. F1); campo diviso in due da una fascia trasversale orizzontale;

    immediatamente sopra la fascia sono tre stelle a sei punte, al di sopra sinistro e destrocherioincrociati tra i quali inserita una croce; sotto la fascia sono i monti Chigi. Alla sommit dello scudo collocata la tiara papale, al lati della quale sono visibili le mappe della chiavi di S. Pietro (incrociatesotto lo scudo), i cui occhielli spuntano lateralmente; tra i due occhielli pende una corda terminantecon due fiocchi.Si tratta evidentemente di uno stemma papale, riferibile ad Alessandro VII (1655-1667), al secoloFabio Chigi. Gli aspetti formali sono sostanzialmente compatibili con questa datazione.F2 - Dimensioni: cm 48x64.Descrizione: nel campo di uno stemma lobato (fig. F2), delimitato da ampie volute e completato dauna croce sulla sommit, un muro di grandi pietre squadrate, sormontate da una fiaccola accesa(?). Lo stemma sovrastato dal cappello cardinalizio, con le due corde che scendono ai latidescrivendo le volute consuete.E lo stemma di un cardinal Legato, forse Girolamo Spinola legato apostolico a Ferrara dal 1678. Le

    caratteristiche stilistiche sono compatibili con una realizzazione tra la seconda met del sec. XVII ela prima di quello successivo

    60.

    E attestato che, con larrivo dei Francesi ad Argenta nel giugno 1796, il 26 del mese vengonorimosse dagli edifici pubblici le insegne del potere pontificio dalla Pubblica Residenza, dal Palazzodel Governo e dallArchivio Pubblico

    61; ricollocate il 3 luglio vengono definitivamente rimosse nella

    notte tra il 10 e l11 agosto62

    .

    60E lipotesi avanzata dal Magrini, op. cit., p. 188.

    61Domenica 26 giugno[1796] Susseguentemente...furono levate le armi del regnante pontefice Pio VI, del cardinal

    Pignatelli legato di Ferrara e del cardinal Carafa protettore della nostra comunit, che stavano sopra lingresso della

    pubblica residenza; quella del legato che stava sopra lingresso del palazzo del Governo; le altre del medesimo e delvice legato monsignor Michele della Greca che stavano sopra lingresso dellarchivio pubblico; e parimente sidecancellarono quelle del papa, del legato e vice legato cherano dipinte a mezzogiorno sul muro della torre dellapiazza; Balzani, op. cit., p. 23.62

    Ivi, p. 33.

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    Nel 1797, il 13 febbraio, la volta di quelle stavano nella facciata di S. Nicol63

    . Seguono quelle(pontificia, del legato e del vice legato) che ornavano, tre a destra e tre a sinistra, il palazzo dellaMunicipalit: dopo essere state coperte di gesso (3 marzo 1797)

    64, vengono portate a terra (19 e 20

    luglio 1797)65

    . Il 21 luglio vengono poi rimosse quelle dalla facciata dellUfficio Arcivescovile inpiazza, anchesse in precedenza coperte di gesso (nelloperazione una si era spezzata)

    66. Il 24 e il

    28 luglio vengono infine tolti o coperti con colori a olio altri stemmi, tra i quali quello della comunit

    scolpito nella lapide a memoria del terremoto e voto del 1624, in S. Nicol67

    .

    Difficile ritenere che i due stemmi pervenutici facessero parte di quelli atterrati il 3 marzo 1797 dalpalazzo Comunale, come testimoniato dal Magrini

    68; non si esclude invece siano quelli ritrovati il 6

    novembre del 1899 in una escavazione effettuata dal Consorzio Idraulico nella fossa Manica69

    . Nonsi tratta in ogni caso di due dei tre visibili nella facciata del Municipio in una foto danteguerra (fig.32), di soggetto diverso e risalenti al restauro del 1926-29, dei quali conservato il disegno a colori(fig. 29).

    Fig. A1 Fig. A2

    Fig. A3 Fig. A4

    63Ibidem.

    64Ivi, p. 37.

    65

    Ivi, p. 43.66Ibidem.67

    Ivi, pp. 43-4.68

    Ivi, p. 38.69

    Ivi, pp. 187-8.

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    Fig. B1 Fig. B2

    Fig. C1 Fig. C2

    Fig. C3 Fig. C4

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    Fig. C5 Fig. C6

    Fig. D1 Fig. D2

    Fig. E1

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    Fig. E2

    Fig. E3

    Fig. F1 Fig. F2

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    Cronologia e comparazioni stilistiche

    Dallosservazione diretta dei materiali si pu dedurre che i primi tre gruppi di capitelli (A,B,C; vedi schede ap. 21), riconducibili rispettivamente alla Pretura, alla chiesa di S. Nicol e al Municipio, non provenissero inorigine dallo spoglio di edifici precedenti ma, in ragione della sostanziale omogeneit degli apparatidecorativi e delle dimensioni, fossero stati realizzati appositamente, in una bottega dambito ferrarese.

    Potrebbero fare eccezione i due capitelli del gruppo D (vedi schede a p. 22), diversi da tutti sia nelledimensioni, che nella decorazione, particolarmente raffinata, per i quali non disponiamo peraltro di riscontrifotografici.

    Il gran numero di elementi marmorei provenienti dagli edifici argentani non deve stupire in quanto del tuttoconsono allimportanza che il centro ha avuto fin dallalto medioevo per essere stato, a fasi alterne,avamposto occidentale della chiesa di Ravenna in territorio ferrarese e nodo strategico per i trafficicommerciali sia di Venezia che di Ferrara.

    Nellepoca di cui ci stiamo occupando Argenta sede di una podestaria estense. Nel 1445 un anno primadella sua morte il marchese Leonello vi fa costruire la residenza del Camerlengo

    70. Si tratta di un palazzo

    prestigioso, con un loggiato in marmo: per le sole colonne, comprese basi e capitelli, viene spesa la cifraragguardevole di 92 ducati doro

    71, che si aggiungono ai 50 corrisposti al tagliapietre per il reperimento dei

    materiali a Venezia72

    .Scrive in proposito la Sambin de Norcem: Argenta non costituisce la sede di unazienda agricola, bens unapodestaria di notevole rilevanza, che conserva una certa dose di autonomia istituzionale e soprattutto unagrande faziosit, fornendo al signore buoni motivi per impiantarvi un edificio che fornisca un solido puntodappoggio, in grado di segnare concretamente oltre che simbolicamente la presenza del signore sulterritorio

    73.

    Dopo mezzo secolo - probabilmente anche a seguito dei danni subiti durante la guerra del 1482/1484 nel1506 qualche intervento al palazzo si rende necessario e a sovrintenderlo chiamato Biagio Rossetti

    74,

    architetto dei duchi Ercole I e Alfonso I. Altre spese sono documentate negli anni 1516, 1572, e 158075

    .Tra il 1581 e il 1593 sono invece attestati invii di arredi, biancheria e apparati tessili e di cuoio poi riportatia Ferrara - in occasione di visite di personaggi di riguardo

    76. In particolare il 3 giugno 1593, per la venuta del

    cardinale di Verona, Agostino Valier, vengono consegnati ad Ercole Guastalino per la Camerlangaria di

    Argenta: Apparamenti de razzi per il salotto, pezzi 8 / Apparamento de razzi per la prima camera, pezzi 6 /Travaca di damasco morello con franza doro e di seta fornita [...]

    77. Una dotazione, ancorch temporanea,

    di 14 arazzi, oltre ad apparati di seta, testimonia dellimportanza dellospite ma anche delledificio che loaccoglieva

    78.

    70In quellanno infatti registrato un pagamento ad Alvixe tagliapreda de dare ad XIII de marzo ducati cinquanta doro

    contati a lui per andare a Vinegia a comprare prede de marmoro per bisugni de el palazo da Argenta che fa lo illustrenostro signore [...] (Archivio Gonzaga, Conto Generale, b. 3, f. 59v); cfr. M.T. Sambin De Norcem, Le ville di LeonellodEste. Ferrara e le sue campagne agli albori dellet moderna, Venezia, Marsilio Editori, 2012, p. 28 e nota 9, p. 197(Appendice, Argenta, Doc. 1).71

    Si tratta di: quatro collone de preda viva cum le sue basse et chapiti, tre collone ena capiti et zenza le basse equatro para de mezi capithi et meze basse; A. Franceschini, Artisti a Ferrara in et umanistica e rinascimentale.Testimonianze archivistiche. Parte I, dal 1341 al 1471, Ferrara, Corbo editore, 1993: p. 252, doc. 535h; pp. 368-9, doc.

    682oo; p. 253, doc. 536f; p. 374, doc. 683gg; p. 333, doc. 654b; pp. 482-3, doc. 821a; cfr. M. Folin, Le residenze di cortee il sistema delle delizie fra Medioevo ed Et Moderna, in F. Ceccarelli, M. Folin (a cura di), Delizie estensi. Architetturadi villa nel Rinascimento italiano ed europeo, Firenze, Leo S. Olschki, 2009, pp. 96-7 e nota 48. Dai quattro semicapitellie semibasi pu essere dedotta una conformazione ad angolo della loggia.72

    Vedi nota 68.73

    A. Frizzi, Memorie per la storia di Ferrara, III, Ferrara 1850, pp. 448-9; ivi, pp. 28-9 e nota 11.74

    Il 31 dicembre 1506 per un piccolo ampliamento e numerose riparazioni registrata una Spexa fata in palazo dalSignore dove sta al camerlengo in Rezenta de dare adi dito lire centosesantacinque de marchesani per lamontare de liinfrascriti lavoreri che nno fato li diti camerlengi in dicta caxa, come apare per una sua scrita sotoscrita per man deMistro Biaxio Roseto, el quale fo mandato de comesion dal fatore a vedere dita fabrica [...] (ASMo, Camera DucaleEstense, Munizioni e fabbriche, reg. 47, Memoriale, c. 147v; A. Franceschini, Artisti a Ferrara in et umanistica erinascimentale. Testimonianze archivistiche, Parte II, Tomo II: dal 1493 al 1516, Ferrara, Corbo editore, 1997, p. 640,doc. 785 aa); cfr. A Marchesi, Delizie darchivio. Regesti e documenti per la storia delle residenze estensi nella Ferraradel Cinquecento, Tomo I, dimore suburbane ed extraurbane, Ferrara, edizioni le Immagini, 2011, p. 5.75

    Ivi. pp. 5-7.76Ivi, pp. 7-9.77

    ASMo, Amministrazione dei Principi, reg. 253, Libro de le andate di Sua Altezza [Il duca Alfonso II], c. 60; ivi, p. 9.78

    Sullimportanza e sulluso di tipo politico della collezione estense di Arazzi vedi: N. Forti Grazzini, Larazzo ferrarese,Milano, Electa, 1982.

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    Nel 1474 il cronista Ugo Caleffini include Argenta tra le Castelle del duca in Romagna, insieme a Lugo,Fusignan, Conselexe, Bagnacavalo, SantAgata e Massa di Lombardi

    79. Qui lanno successivo vengono

    ospitati: Pino Ordelaffi signore di Forl (il 18 ottobre); Giovanni Francesco Gonzaga, figlio del marchese di

    Mantova Ludovico, diretto a Napoli (il 23 novembre); Caterina, figlia del Signore di Mirandola (il 7-8dicembre)80

    . Caleffini menziona il castello fino al 1488.Difficile dire se questo costituisse un edificio diverso dal palazzo.In ogni caso nel 1512, quando nel corso della cruenta contesa per il possesso della bastia dello Zaniolo,tra Ravenna e Ferrara, il duca Alfonso I viene colpito da un pezzo di pietra spezzatasi da un merlo che lolascia a terra tramortito, viene trasportato ad Argenta, dove si riprende solo dopo tre giorni

    81.

    A partire dalla data accertata per almeno uno dei capitelli (1492), e dalla qualit assai elevata di tutti imanufatti, lindagine stilistica sullintero gruppo non pu che partire dal raffronto sistematico con quelli messiin opera nei grandi cantieri di Ferrara in quel torno di tempo: dalla scala coperta per il Palazzo DucaleEstense (1481) di Pietro Benvenuti, ai palazzi progettati da Biagio Rossetti (Strozzi-Bevilacqua, 1494;Rondinelli, 1500; Constabili 1500-1506?; Montecatino,1514), alle chiese nelle quali il suo intervento , invaria misura, sostenuto (S. Francesco, 1494; S. Maria in Vado, 1495; abside del duomo,1498; S. Nicol,

    1499)82

    . La comparazione sembra premiare questipotesi.

    I capitelli del gruppo A (figg. A1-A4) provenienti dalla sede del visconte/vicario (successivamente divenutaPretura), riprendono uno dei due modelli pi diffusi in ambito ferrarese tra gli ultimi decenni del XV secolo e iprimi di quello successivo. Il prototipo bene esemplificato in numerosi esemplari che si trovano in via S.Romano, ai numeri civici dal 91 al 117 (fig. A7), e agli inizi di Corso Martiri della libert (fig. A8).

    Fig. A7 Fig. A8

    I due capitelli provenienti dalla chiesa di S. Nicol (gruppo B; figg. B1-B2) si rifanno allo stesso prototipo, conuna piccola variante: nello spazio tra le foglie di acanto angolari vengono inseriti sia stemmi o elementisimbolici, sia elementi floreali. Questa variante presente in palazzo Strozzi-Bevilacqua, nella loggiaesterna (fig. B7) ma anche nel loggiato interno (fig. B8), e sul lato destro del portico in facciata di palazzoRondinelli (fig. B9).

    79Ugo Caleffini, Croniche, a cura di F. Cazzola, Deputazione Provinciale Ferrarese di Storia Patria. Serie Monumenti,

    vol. XVIII, Ferrara 2006, p. 92 (c. 31v).80

    Ivi pp. 125 (45v), 130 (c.47 v).81Fu portato cos tramortito Alfonso in Argenta [...] non si rihebbe, e torn mai in se, se non a fatica dopo il terzogiorno; Paolo Giovio, La vita di Alfonso da Este Duca di Ferrara scritta dal vescovo Iovio (Tradotta in lingua Toscana, daGiovanbattista Celli Fiorentino), Firenze 1553, pp. 101-3.82

    La cronologia quella di Bruno Zevi in Saper vedere lurbanistica, cit., pp. 324-30.

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    Fig. B7 Fig. B8

    Fig. B9 Fig. B10

    Esemplari simili, anche se di fattura pi dozzinale, si vedono in corso Porta Reno (fig. B10), nei portici delduomo (fig. B11) e in Corso Martiri della Libert (fig. B12).

    Fig. B11 Fig. B12

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    Da successive e/o diverse elaborazioni dello stesso impianto derivano i capitelli provenienti dal portico delMunicipio di Argenta (gruppo C; figg. C1-C6): labaco si assottiglia, i margini assumono un andamento

    concavo e al centro compare uninfiorescenza a quattro o cinque petali; lechino presenta a voltedecorazioni a piccole foglie o a ovuli; nella calata il trattamento delle foglie di acanto angolari si fa pinaturalistico e raffinato; al centro della calata sono presenti o uno stemma, di varie forme, o una formazionefloreale.

    E un modello assai bene esemplificato nei seguenti capitelli visibili a Ferrara: nei colonnati interni di S.Maria in Vado; sul lato sinistro del portico di palazzo Rondinelli (figg. C7-C8); nella loggia della Piazzetta

    Fig. C7 Fig. C8

    S. Anna (fig. C9); nei portici del Duomo (fig. C10), in un edificio al numero civico 28 di Corso Ercole I dEste,e nello scalone di palazzo Ducale, progettato nel 1481 (fig. C11).

    Fig. C9 Fig. C10

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    Fig. C 11 Fig. C 12

    Straordinaria anche la somiglianza con i capitelli della loggia sulla facciata ovest del monastero di S. Mariain Porto a Ravenna (fig. C 12), riferimento cronologico certo in base alla data di costruzione delledificio(1496-1508). Pi elaborati e con iconografia pi complessa sono quelli della facciata est (detta LoggettaLombardesca), la cui costruzione (1503-1518) avviene a cavallo della guerra tra Ferrara e Ravenna (1511-1512).

    I capitelli del tipo D (figg. D1-D2), certamente i pi raffinati dellintero nucleo, e di dimensioni pi contenute,presentano due viste frontali e due laterali, dovute al fatto che le volute ioniche non sono disposte indiagonale ma sono allineate con due lati opposti dellechino.Trovano anchessi riscontro in esempi ferraresi dellepoca, rispettivamente: i capitelli delle lesene esterne edei colonnati interni di S. Francesco; quelli delle lesene esterne dellabside del duomo; quelli di palazzoConstabili, sia nel loggiato al primo piano (figg. D3, D4), sia nella pentafora della facciata su via PortadAmore (fig. D5). Si trovano inoltre a Ravenna nel portico di S. Apollinare nuovo (fig. D6), assegnatogenericamente al sec. XVI.

    Fig. D3 Fig. D4

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    Fig. D5

    La voluta ha inoltre, sui fianchi, una forma pressoch cilindrica in S. Apollinare (fig. D6), mentre ad Argenta ein palazzo Constabili sagomata nella forma di un balaustro, ad andamento speculare rispetto al centro(balteo) e rivestito di grandi foglie; queste sono lanceolate ad Argenta (fig. D2) mentre a Ferrara si alternanocon foglie dal margine sfrangiato simili a quelle dellacanto. Lo stesso trattamento si trova nei capitelli (noncompositi ma ionici) del portico interno di palazzo Montecatino (figg. D7-D8).

    Fig. D6 Fig. D7

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    Fig. D8

    Una versione successiva (1533-1536) rappresentata in un disegno di Philibert de LOrme (Lione 1414 Parigi 1570), realizzato per la chiesa di S. Croce in Gerusalemme a Roma: sui fianchi la voluta ha sagoma acurve concave contrapposte, divisa in pi sezioni, con le foglie di rivestimento di una sezione orientateortogonalmente a quelle della sezione contigua83.

    Capitelli simili sono infine presenti in Corso Martiri della Libert (fig. D9), nei portici a fianco del Duomo (fig.D10) e nello scalone di palazzo Ducale. Ci che li differenzia da quelli indicati sopra la disposizione dellevolute ioniche in diagonale, che d origine a quattro facce simili tra loro.

    Fig. D9 Fig. D10

    Interessante la presenza, nella loggia delledificio di Corso martiri della Libert, dei tre modelli di capitellodi cui ai gruppi A, B e C di Argenta, visibili nei tre esemplari seguenti.

    83Il disegno conservato nelle Collezioni reali inglesi.

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    AppendiceArgenta nella guerra tra Ferrara e Venezia (1482-1484). Le testimonianze dei cronisti

    Argenta contesa da Ravenna e Ferrara

    La carica di visconte (vicecomes), segnalato nellepigrafe (fig. 1) del capitello di cui alla scheda A1 (p. 21),rimanda allelevazione del territorio di Argenta a Contea

    84 avvenuta nel 1160 ad opera di Federico

    Barbarossa - che fa rientrare il territorio diocesano a nord del Primaro nel dominio territorialedellarcivescovato di Ravenna. Argenta entra a far parte di un comitato castrense che ne fa un baluardodifensivo delle forze imperiali contro le mire espansionistiche del vescovo di Ferrara ed probabilmente daquesto momento che larcivescovo si fa rappresentare ad Argenta da un visconte

    85, investito di ruolo politico

    e di funzioni amministrative; in cambio gli venivano corrisposti un terzo dei proventi dellattivit giudiziaria(bandi, placitie malefici) e una parte dei dazi del porto (collecta portus)

    86.

    Pi di tre secoli dopo (il capitello datato 1492) lo scenario politico radicalmente mutato. Vediamo le tappepi significative del percorso che ha portato al nuovo assetto istituzionale.

    A partire dalla fine del XII secolo e fino a buona parte del XIV Ravenna perde sempre pi terreno nella

    contesa con i Ferraresi; gli Argentani non riescono ad inserirsi per rafforzare la loro autonomia e restanosottomessi allarcivescovo anche se, gi nel 1198, compare per la prima volta il Comune (Communis) in undocumento ufficiale

    87.

    Dal canto suo dallinizio del XIII la chiesa di Roma riprende il programma di recupero delle terre che eranostate riconosciute alla sua sovranit, a partire da quelle dellantico Esarcato, prima in Romagna e poi nelFerrarese. NellArgentano la Santa Sede ufficialmente sostiene la posizione ormai incerta della chiesaravennate; nello stesso tempo per rafforza i rapporti con gli Estensi, visti sempre pi come i rettori ideali diqueste terre

    88. Nellanno 1200 uno degli scontri militari pi aspri tra Ferrara e Ravenna, che si conclude con

    la sconfitta dellarcivescovo, ha luogo proprio ad Argenta89

    : Salinguerra Torelli vi giunge in aprile, a capo diun potente esercito, lassal, e dopo averla presa la guast e mise a sacco

    90. Secondo Augusto Vasina da

    tali eventi bellici il centro cittadino doveva essere uscito totalmente distrutto, visto che negli anni successiviuna intensa ricostruzione edilizia d origine alla struttura urbana che sarebbe durata nelle sue lineeessenziali per tutto il tardo Medioevo

    91.

    Nel corso del secolo i costi per il governo e la difesa della comunit diventano pi onerosi delle renditepercepite, mentre i suoi possedimenti sono invasi dalle forze comunali di Ferrara. La situazione finisce perindurre Ravenna a cedere alle richieste degli estensi e caldeggiate dai papi, cio affidare per alcuni anni aisignori di Ferrara lamministrazione dei beni e dei diritti della chiesa ravennate nellArgentano, dietroversamento di un censo annuo. E la situazione che porter gli Estensi a diventare i governatori di Argenta

    84A. Vasina, Romagna medievale, Ravenna 1970, p. 85 e nota 36..

    85I primi vicecomessono attestati nel 1141; ad Argenta nel 1179 (G. Rabotti, Dai vertici dei poteri medioevali: Ravenna

    e la sua chiesa fra diritto e politica, dal X al XIII secolo, in Storia di Ravenna, III, Venezia 1993, pp. 129-68, pp. 151-2). I lvisconte tenuto a prestare giuramento allarcivescovo, in nome del quale esercita le funzioni di esattore delle imposte e

    di giudice. La concessione comitale viene confermata da Enrico VI il 10 dicembre 1195 (J.F. Bhmer, Regesta Imperii,Hildesheim-Graz-Kln, IV, 3, n. 125; ivi, p. 152 e nota 209), con un diploma il quale demanda allarcivescovo tutte lefunzioni pubbliche, con il pieno dominio sugli uomini e sulle propriet: et cum omni iurisdictione, cum Pado, ripis,piscariis, paludibus, stratis, viis, pascuis, silvis, et publicariis universis a principio comitatus Argente usque Ravennam;Fantuzzi, op. cit.,V, p. 288 (AAR, perg. n. 323); cfr. A. Vasina, Argenta...cit., p. 16 e nota 39. Da documenti di pocosuccessivi la contea di Argenta risulter comprendere le localit di Sandolo, Maiero, Portomaggiore, Porto Verrara,Ripapersico, Consandolo, Grassallo, Bando e Cavagli; ibidem.Il primo vicecomesricordato nei documenti dovrebbe essere Ridolfo, nel 1179, al quale seguono ventidue altri fino aJohannes de Concoretio, nominato nel 1314; ivi, p. 16 e nota 40.86

    Risulta da un documento del 18 maggio del 1217, col quale Arcone (Arcon) viene investito del Vicecomitatu Argenteet toto suo districtu et comitatu. Linvestitura avviene ad Argente sub porticu domus Curie extra Castrum, a nomedellArcivescovo Simeone, alla presenza dei cardinali della cattedrale di Ravenna, del presbitero di Argenta e dellamaioris partis hominum Argente; AAR, perg. n. 4790, edita in Bertoldi, op. cit., III, parte I, pp. 106-7.87

    Ivi, pp. 40 e 46 (nota M).88

    Vasina, Argenta..., cit., pp. 18-9.89Bertoldi, op. cit., III, parte I, pp. 40, 56; ivi, p. 31, nota 49.90

    Bertoldi, op. cit., III, parte I, pp. 56-7.91

    Vasina, Argenta..., cit., p. 31, nota 49.

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    per decisione papale92

    . Gia nel 1212 larcivescovo Ubaldo affida ad Azzo VI dEste la custodia del castello diArgenta

    93.

    La chiesa di Ravenna conservava tuttavia le sue propriet e i proventi relativi: in un documento del 1217 siattesta, ad esempio, che in valle Bozoleti(distretto di Argenta) presso il fiume Sandolo si pescavanocapitoni, lucci, tinche e anguille, destinati allabbazia ravennate di S. Andrea Maggiore che ne eraproprietaria

    94.

    Alla fine del secolo Argenta soffre le conseguenze delle politiche contrapposte della Santa Sede - che, dopoaver stabilito la sua sovranit sulla Romagna voleva aprirsi un varco verso Ferrara con lintento di imporre ilsuo dominio sulla stessa citt e della signoria estense - che intendeva utilizzare Argenta come passaggioper estendere il suo dominio a sud, con lobiettivo di pervenire alla formazione della Romagna Estense

    95

    (Romandiola). E qualche decennio pi avanti, nel 1332-1334, il nostro centro si trova ad essere ancora unavolta teatro dello scontro: si consuma infatti qui la memorabile sconfitta delle truppe papaline del legatoBertrando del Poggetto

    96.

    Il dominio degli arcivescovi finisce per assumere un carattere sempre pi fittizio: alla chiesa ravennate restaformalmente il possesso dellArgentano, ma il vicario estense che vi risiedeva per gli arcivescovi aveva difatto quasi tutti i diritti pubblici e i poteri politici nelle sue mani ed operava ormai in piena autonomia

    97. Non

    solo: il Bertoldi attesta che nel 1341 Pietro de Caravachi era Vicario Terrae Argentae pro S. RomanaEcclesia

    98; quindi non pi per larcivescovo di Ravenna.

    Un documento del settembre dellanno successivo mostra che il visconte ormai diretta emanazione deisignori di Ferrara. Si tratta degli Statuta noviter compillata super civilibus causis

    99, letti e pubblicati in

    consilio generali terre argente sub logia dicti Comunis de mandato nobilis et potentis militis domini Zilioli depalazollo vicecomitis dicte terre argente pro magnificis et illustribus dominis dominis Obizone et Nicolaofratribus...

    100; nel documento si fa poi menzione del vicario,

    101che non va confuso con il suo omologo

    ecclesiastico (vicarius curie argente) al quale viene riconosciuta la facolt di essere informato sui terminidelle cause civili fino ad un certo livello di gravit

    102.

    Restituita nel 1344 dagli Estensi alla chiesa di Ravenna, su ingiunzione di papa Clemente VII, Argenta vienesuccessivamente data in affitto agli stessi per 6 anni, dietro corresponsione di un canone annuo di 2.000fiorini doro. Se vede declassato il suo ruolo politico, Ravenna ci nondimeno gestisce con grandeoculatezza il suo patrimonio, come dimostra la fiscalit delle disposizioni contenute nella concordia stipulatanellottobre del 1364 tra larcivescovo Petrocino, da un lato, e il Comune e gli uomini di Argenta dallaltro

    103.

    La concessione in affitto agli Estensi viene confermata pi volte, ma non sempre il pagamento venivaeffettuato correttamente. Ottantanni pi tardi (29 maggio 1421) il marchese Niccol III e larcivescovoTommaso Perondoli stipulano pertanto un nuovo contratto: larcivescovo costituisce il signore di Ferrara (e isuoi figli legittimi e naturali) vicario della chiesa di Ravenna nella terra dArgenta, in cambio di un canone

    92Bertoldi, op. cit., III, parte I, pp. 133, 147-51; ivi, pp. 20-1.

    93Bertoldi, op. cit., III, parte I, pp. 85-6; ivi, p.32, nota 54.

    94Fantuzzi, op. cit., II, p. 336; ivi, p. 30, nota 44.

    95Ivi, p. 22.

    96Ivi, p. 23.

    97Ivi, p. 23 e nota 65. Lo studioso rimanda a Bertoldi, op. cit., III, parte II, pp. 33-4.

    98Bertoldi trae linformazione da un atto del notaio Francesco di Benvenuto Costantini; ivi, p. 34 e nota 38.

    99

    Statuta terrae argentae..., cit., pp. 42-52. Si tratta dellunica edizione a stampa degli Statuta vetera concessi adArgenta dagli Estensi; le prime 80 carte contenevano gli statuti veri e propri del XIV secolo; le successive 56 gli statuti e idecreti in aggiunta alle leggi municipali emessi dai marchesi e dai duchi di Ferrara, da Niccol III ad Ercole II (1415-1552). Nel 1781 il manoscritto, ricordato in un inventario del 1525, doveva essere ormai scomparso; cfr. G. Rabotti,Notizie sugli archivi comunale e notarile di Argenta, in Studi Romagnoli, XIX (1968), Faenza 1971, pp. 133-80, p. 148,nota 43100

    Statuta terrae argentae..., cit., p. 51.101

    Ivi, p. 53. Il 28 succesivo annotato: Ego Bassianus notarius supradictus Ambasiator Comunis Argente missusferariam pro parte dicti domini Vicecomitis et Communis Argente. ad illustrem dominum dominum Obizonem dei gratiaEstensem et Anchone Marchionem super reformandis et approbandis dictis Statutis et ordinamentis....Et ad maioremfirmitatem scripsit dicto domino Vicecomiti quo ipsa statuta et ordinamenta observaret et observari faceret in omnibus etper omnia sicut scripta sunt; ivi p. 52.102

    Ut homines argente...super brevibus causis expensis et sumptibus non graventur, Statuimus et ordinamus quodvicarius curie Argente possit cognoscere de quacumque questione usque ad quantitatem quadraginta solidorum

    ferarinorum...Et omnia precepta facta per dictum Vicarium usque ad dictam quantitatem ad banchum Juris vel extradictum banchum valeant et teneant tamquam si in iuditio facta essent; ivi, p. 54.103

    Il documento composto di ben dieci capitoli che trattano nellordine di: decime, valli, casali, investiture e conferme,alienazioni, successioni, decadenze, licenze di vendita, immunit del camerario (chamarlengus) e dei cinque castaldi(chastaldiones) arcivescovili, di cui tre dislocati ad Argenta, uno in villa bandi e uno in villa buchaleonis; ivi, pp. 31-42.

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    annuo di 200 ducati doro; a condizione che i contraenti non si ingeriscano nella giurisdizione spirituale edecclesiastica in modo alcuno, e nelle sue possessioni e Decime, ne suoi Capsoldi, canoni, proventi &c.;

    104.

    Nel frattempo, in unepoca imprecisata tra 1344 e 1364, erano stati fissati i termini della dipendenzaistituzionale del visconte e degli altri ufficiali dai signori di Ferrara, prescrivendo non solo il giuramento diosservanza delle leggi da parte loro ma indicando altres la gerarchia delle fonti degli statuti stessi che

    faceva capo, in ultima istanza, ai marchesi105

    .La disposizione ripetuta nel 1421, nei Modi et ordines servandi per vicarium, ma modificata nel senso difare riferimento al corpusdel diritto civile e alle consuetudini locali

    106, forse segno di una maggiore

    autonomia raggiunta. Il Bertoldi riporta latto con quale nel 1427107

    il marchese Niccol (III) diede altraprova dellaffezione, con cuiriguardava la nostra Patria deputandole colle rispettive patenti in data dei 28. diDicembre Ridolfo Carmelli in suo visconte, e Pietro Pinotti in vicario suo muniti di tale facolt...

    108

    Dalle mansioni elencate nelle rispettive patenti109

    risulta che il visconte aveva principalmente il compito diprovvedere alla sicurezza, anche armata, del centro cittadino e del territorio di pertinenza

    110, mentre il vicario

    assicurava il rispetto delle leggi111

    . Il visconte costituiva evidentemente la prima carica, cio il

    104Bertoldi III, parte II, pp. 104-5 e nota 44.

    105

    Vicecomes... debeat... ius et iustitiam omnibus exibere secundum formam ipsorum statutorum, provisionum etconsuetudinum. Et ubi deficerent, secundum ius commune, et plus et minus arbitrio dicti domini marchionis"; cfr. Rabotti,Notizie..., cit., pp. 145-6.106

    Primo habetis inter homines et habitatores terre et visconterie nostre Argente reddere ius cuilibet petenti secundumstatuta et ordinamenta dicte terre, et ubi statuta et ordinamenta deficerent, secundum dispositionem iuris civilis, etsecundum consuetudinem dicti loci (Bertoldi, op. cit., III, parte III , p. 53); ivi, p. 146, nota 35.107

    La data diversa da quella (1421) indicata dallo stesso per le patenti destinate ai due funzionari; Bertoldi, op. cit., III,parte III, p. 54, nota (*).108

    Ivi, III, parte II, p. 107.109

    Le facolt alluno ed allaltro conferite, e gli ordini prescritti ad essi per lesercizio delle onorevoli loro cariche sileggono nelle rispettive loro Patenti registrate nel Codice originale de nostri statuti alle pagine 7. tergo, ed 8., e dalleparecchie altre de loro successori, le quali parimente si hanno nello stesso membranaceo Codice, la costantecontinuazione apparisce dalle facolt medesime sino alla devoluzione del Ducato di Ferrara alla santa Sede (1598); ivi,p. 151, nota (F). Ledizione a stampa degli Statutanon riporta i Modi et ordines servandi per vicecomitem et vicarium del1421, editi invece dal Bertoldi (vd. note 106-107); Rabotti, Notizie..., cit. p. 148.110Per il Visconte Rodulfum de Carmellis il marchese Nicol prescrive quanto segue.Modi et ordines seruandi per te vicecomitem predictum...sunt infrascripti, videlicetPrimo quod tu vicecomes debeas tenere claues portarum, et pontium terre predicte Argente, et omni die de mane etsero ipsas aperiri et claudi facere horis congruis et debitis..."."Item quod debeas die noctuq. intendere et intendi facere solicite ad bonam et vigilem custodiam nostre predicte terre...."Item quod non debeas recipere uel tenere intra terram predictam aliquas gentes armigeras equestres uel pedestres sinelitteris nostris..."."Item quod abeas compellere omnes stipendiarios et Capitaneos Castri et fortiliciorum portarum et pontium adsoluendum terrigenis terre predicte..."."Item quod debeas tuis expensis continue tenere unum Militem socium e quatuor alios famulos bene armatos, ex quibusfamulis duo continue assistere debeant Camere nostre pro agendis ispsius Camere. Item tenere debeas tuis expensiscontinue duos equos".Item quod debeas habere pro salario tuo et omnium premissorum quolibet mense a Camerario nostro in Argenta libras

    triginta quatuor m..Item favere debeas Camerario nostro et aliis uffitialibus nostris ibitem circha consecutionem Iurium nostrorum, et circhaexactionem datiorum gabellarum uel collectarum prout fuerit oportunum.Tibique vicecomiti predicto debeant terrigene et diocesani, ac stipendiarij, et gentes armigere deputati et in futurumdeputandi ad custodiam ipsius obedire in his que sunt status et honoris nostri; Codice degli Statuti esistenti nellArchivioComunitativo, p. 7 verso; edito in Bertoldi, op. cit., III, parte, III, pp. 52-3.111

    Per il vicario Petrum de Pinotis il signore di Ferrara prescrive quanto segue.Modi et ordines servandi per vos d.num vicarium nostrum antedictum...sunt infrascripti, videlicetPrimo habetis inter homines et habitatores terre et visconterie nostre Argente reddere ius cuilibet petenti secundumstatuta et ordinamenta dicte terre, et ubi statuta et ordinamenta deficerent secundum dispositionem Juris Ciuilis, etsecundum consuetudinem dicti loci.Item debetis delinquentes punire secundum criminum qualitatem prout dictant statuta et ordinamenta dicte terre accondanare et absolvere prout Ius et iustitia suadent et requirunt...."Item fauere debetis Camerario et alijs ibidem officialibus nostris circa conservationem Jurium nostrorum et circa

    exationem Datiorum, gabellarum uel collectarum prout fuerit oportunum"."Item debetis non exire territorium Argente sine licentia nostra".Item habetis observare et observari facere statuta, ordinamenta, et consuetudinem dicte terre.Item debetis tenere continue unum famulum expensis vestris.Item debetis habere qualibet mense pro vestro salario libras Quindecim m. a Camerario nostro in Argenta.

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    rappresentante del signore di Ferrara ad Argenta, una sorta di governatore della piazzaforte; ci confermato dal compenso annuo corrispostogli dal Camerario: pi del doppio di quello spettante al vicario,anche in ragione dei collaboratori di cui doveva avvalersi, tra i quali cinque uomini armati, e due cavalli.

    Bartolomeo Dioli (o de dioli), il cui nome figura sul capitello del 1492, pertanto, a quella data, lultimo deivisconti di una serie che ha inizio nella seconda met del XII secolo, ma che non pi, come in origine

    rappresentante dellarcivescovo di Ravenna, bens dei signori di Ferrara; il capitello ci fa poi intuire che egliquasi certamente cumulava anche la carica civile di vicario.

    Finalmente nel 1501 Si giunse...ad un compromesso fra le parti che port gli Estensi, divenuti nel frattempoduchi ad essere investiti del titolo di vicaridi Argenta...non pi degli arcivescovi ma dei papi

    112. Il colpo viene

    inferto alla chiesa di Ravenna da papa Alessandro Borgia (padre di Lucrezia che lanno successivo sarebbeandata sposa al futuro duca Alfonso I) per fini dinastici; segnale che il dominio pontificio si andavaestendendo alla Romagna e da Ravenna verso il Ferrarese. Da questo momento Argenta sul piano civilefar parte, senza soluzione di continuit, della legazione di Ferrara e poi del Ferrarese, mentre sul pianoecclesiastico continuer fino al presente a far parte della diocesi di Ravenna

    113. Un ulteriore avvicinamento

    alla corte ducale si verifica nel 1518 quando gli statuti di Ferrara vengono qui adottati come fontesussidiaria

    114.

    Ovviamente viva rimane la questione legata alle estese propriet della chiesa di Ravenna. Agli inizi del XVIsecolo opposte pretese vengono avanzate da papa Clemente VII e dal duca Alfonso I. Nel 1520larcivescovo ravennate Nicol Fieschi esige che i proprietari di terre, case, cavalli e boschi che non avevanoosservato quanto stabilito dalla vecchia concordia di corrispondere la somma di mille fiorini doro alle cassedella Mensa Arcivescovile, oltre a devolvere alla sua chiesa i rispettivi fondi esistenti nellargentano. Questosolleva ovviamente le proteste degli enfiteuti interessati finch, il 25 agosto 1525, viene stipulata una nuovaconcordia tra Giacomo Alvarotti, ambasciatore del duca di Ferrara, Consigliere Ducale, Sindaco eProcuratore degli Argentani, e larcivescovo di Ravenna Benedetto Accolti

    115, nella quale si stabiliva che la

    comunit argentana doveva pagare 800 scudi e che a tutti i possidenti di beni immobili di ragione direttariadella Chiesa di Ravenna era richiesto di rinnovare le loro investiture; cosa che fin per interessare ben 574degli enfiteuti e livellari della Mensa di Ravenna nel territorio di Argenta, sia a destra che a sinistra del Po,tra il 1525 e lanno seguente

    116.

    Ma anche la raccolta delle decime doveva presentare qualche problema di riscossione se, nel 1541, si

    perviene alla Notificazione sui pagamenti delle decime da farsi allarcivescovo di Ravenna, pena lascomunica, e supplica degli Argentani avverso tale notificazione

    117.

    Lentrata in scena di Venezia: gli antefatti

    Agli inizi del XV secolo il tentativo di allargamento del ducato estense verso nord provoca la reazione diVenezia che infligge a Ferrara una prima sconfitta nel 1404. I contrasti dovuti al controllo della produzione edel commercio del sale si aggravano nel 1475 . I disgusti scambievoli tra la repubblica e il ducato siaccentuano ulteriormente tra il 1480 e il 1481; finch il 2 maggio 1482 il Senato veneto dichiara guerra agliestensi

    118. Ercole, a differenza dei suoi predecessori Leonello e Borso che erano riusciti a mantenere

    rapporti soddisfacenti con la potente Repubblica Veneziana, aveva mostrato subito segni di insofferenzaverso quelli che erano indubbiamente privilegi goduti da Venezia; prima di tutto il visdomino, tollerato dagli

    Este ma odiato dal popolo. La questione del sale deve invece essere stata sovrastimata dagli storici inquanto il suo contrabbando era attivit antica e naturale per la gente di Comacchio e del delta

    119.

    Item habetis obedire continue litteris omnibus nostris et obseruare decreta, et concessiones nostras, et nostris mandatissingulis obedire; Codice degli Statuti esistenti nellArchivio Comunitativo, p. 7 retro; edito in Bertoldi, op. cit., III, parte III,pp. 53-4.112

    ASMo, Archivio Segreto Estense. Sezione Casa e Stato. Inventario, a cura di F. Valenti (Min. dell Interno. Pubbl. d.Archivi di Stato Archivio di Stato di Modena), Roma 1953, p. 231; cfr. Vasina, Argenta..., cit., p. 23 e nota 66.113

    Ibidem.114

    Rabotti, Notizie..., cit., p. 146 e nota 35.115

    Concordiae Instrumentum inter Venerabilem Mensam Archiepiscopalem Ravennae ex una, et Communitatem acArgentae Partibus ex altera; Rabotti, Notizie..., cit., p. 157, n. 3, cc.4-18.116

    Bertoldi, op. cit., III, parte III, pp. 22-4.117

    Documento conservato in copia del XVIII secolo; Rabotti, Notizie..., cit., p. 156, n. 5.118Bertoldi, op. cit., III, parte II, p. 138.119

    S. Mantovani, La Guerra di Ferrara (1482-1484), Tesi di Laurea in Antichit e Istituzioni medievali, Universit deglistudi di Bologna, Facolt di Lettere e Filosofia, corso di Laurea in Storia indirizzo Medioevale, Anno Accademico 1998-1999, Sessione III, Relatore Prof. Anna Laura Trombetti Budriesi, pp. 305-8 (dalla Conclusione).

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    La contesa tra Ferrara e Venezia ha aspetti sia di rivendicazione territoriale (il polesine di Rovigo) che diconcorrenza commerciale, perseguiti attraverso il controllo dei punti strategici sul Po di Primaro. Tra questifigurano ovviamente Argenta e la bastia dello Zaniolo

    120, una fortezza dislocata a due miglia di distanza, alla

    confluenza tra lomonimo corso dacqua, il Santerno e il Po di Primaro, nei pressi di S. Biagio, che costituivauno dei tre capisaldi (gli altri erano Stellata e Bondeno) della difesa militare di Ferrara. La cura delle

    strutture difensive di questi due presidi era costante. Si veda ad esempio quanto fatto in occasione dellaguerra con Venezia del 1404

    121. In particolare la conquista della bastia era fondamentale per penetrare nel

    ducato dalla parte della Romagna in quanto vi convergevano tutte le strade dallo stato pontificio; altrettantoimportante era per il controllo del traffico commerciale sul fiume, al punto che Nicol III nel 1403 vi avevafatto collocare una catena per la riscossione del dazio

    122.

    Due atti notarili del 1458 lasciano presumere che la fortezza avesse forma triangolare; era infatti munita ditre torri (fig. 37): una vecchia, una grande e quella del cantone verso Filo

    123(a est). Paolo Giovio la

    descrive circondata a torno a torno di mura e dargini, a uso di castello; parla poi di bastioni e di merli124

    .La sua descrizione della fossa Zaniola rende inoltre efficacemente la situazione idrografica: Questo unragunamento dacque tanto profondo, e tanto largo, che ei non pu passarsi a pi, ne a cavallo; ed fatto dauna quantit di fiumi che scendendo per le valli del Apennino, e facendo nel piano alcuni stagni, sboccan dipoi, per opera e industria de paesani, nel Po o nelle paludi vicine

    125.

    Fig. 37

    Anche Argenta era considerata un baluardo da difendere. Nel 1466, ad esempio, Borso con una lettera del 2marzo indirizzata ai Consoli e al Consiglio cittadino sollecita la fortificazione delle mura verso il Po (a

    120Eretta nel 1395 da Niccol III, era stata rasa al suolo dai veneziani nel 1404, ricostruita nel 1425 era stata messa a

    dura prova dalla guerra con Venezia del 1482-1484; C. Zaghi, La Bastia dello Zaniolo baluardo estense (puntataseconda), in Gazzetta Ferrarese, Anno V, 3 luglio 1927; cfr. F. Renzi, San Biagio dArgenta (1060-1945). Storia di unpaese tra la Romagna e Ferrara, Cesena, Societ Editrice Il ponte Vecchio, 2009, p. 38 e nota 38, pp. 43-4 e nota 49.Nel 1487 sar fortificata da Biagio Rossetti (Documento del 21 aprile 1488; ASMo, Memoriale della Camera Ducale, reg.4785/95, c. 62v); cfr. Zevi, Biagio Rossetti..., cit., p. 191. Si trova rappresentata in una cartografia veneziana del XVsecolo (ASVe, Savi ed esecutori alle acque, Serie Po, Disegno 177); cfr. Renzi, op. cit., p. 40 (vedi la fig. 35).121

    Bertoldi, op. cit., III, parte II, pp. 95-7.122

    Ivi, pp. 36-7, nota 33.123

    I due documenti erano conservati nellArchivio Comunale di Argenta, prima della seconda guerra mondiale; cosattesta A.F. Babini, in Dalla Bastia dello Zaniolo alla Bastia di Ca di Lugo, Piacenza 1959, I, pp. 265-7. Alla bastia

    probabilmente ispirata la fortezza di una miniatura del Breviario di Ercole I, ora alla Biblioteca Estense Universitaria diModena (Lat. 424=MS.V.G.11, c. 29v).124

    Paolo Giovio, La vita di Alfonso..., cit., pp. 95-6.125

    Ivi, p. 68.

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    meridione) che erano vetuste126

    . Il Bertoldi dal canto suo menziona la presenza di una Rocca, che ipotizzacostruita nel 1252, semidistrutta da un fortunale nel luglio del 1467 e completamente rovinata nel 1472

    127.

    1482

    Tra la fine del 1481 e gli inizi dellanno successivo le avvisaglie di un possibile scontro armato con Veneziasi fanno sempre pi frequenti.

    16 marzo - E documentato lOrdine de fortificare Arzenta. Riporta il Caleffini: Al d dicto furenocommandato tuti li contadini de Ferrara ad Arzenta, perch havessero a cavare de dreto et intorno locastello de Arzenta del duca nostro, uno ramo del Po per redurlo in forteza, che non era

    128.

    Ai primi di aprile, il venerd santo, alcune barche veneziane entrano a Codigoro e, mentre la popolazione amessa, gli equipaggi fanno razzie e partono con una nave carica di masserizie e vari capi di bestiame

    129; il

    giorno dopo alcuni contadini ferraresi - se la notizia vera - andati a comprare del frumento nel territoriodella Repubblica, vengono scacciati e durante il ritorno si impadroniscono di una imbarcazione veneziana aVaccolino

    130.

    15 aprile - Il senato di Venezia d ordini perch venga organizzata una flotta di 50 galeoni, 100 ganzaruole,200 barche, molte bar