HR112_I LOVE CHARLESTON

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Sherryl Woods

I love Charleston

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Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Waking Up in Charleston

Mira Books © 2006 Sherryl Woods

Traduzione di Fabio Pacini

Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma.

Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg.

Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale.

Harmony è un marchio registrato di proprietà

Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved.

© 2012 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione Harmony Romance

dicembre 2012

Questo volume è stato stampato nel novembre 2012 presso la Mondadori Printing S.p.A.

stabilimento Nuova Stampa Mondadori - Cles (Tn)

HARMONY ROMANCE ISSN 1970 - 9943

Periodico mensile n. 112 del 21/12/2012 Direttore responsabile: Alessandra Bazardi

Registrazione Tribunale di Milano n. 72 dello 06/02/2007 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale

Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione

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contattando il Servizio Arretrati al numero: 199 162171

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Le messe erano finite e i fedeli erano tornati alle loro case per il tradizionale pranzo della domenica. Caleb, invece, si trova-va ancora nel proprio ufficio, adiacente alla chiesa, impegna-to in un'inattesa e complessa attività di consigliere. Osservò la coppia che aveva davanti e si domandò se a-vrebbe avuto il coraggio di dir loro quello che pensava vera-mente, vale a dire che erano di gran lunga troppo giovani per sposarsi. Mary Louise Carter aveva terminato da poco la scuola superiore e, con i suoi capelli corti schiariti dal sole, dimostrava ancora meno anni di quelli che aveva. Danny Marshall, il classico bravo ragazzo determinato a eccellere in tutto quello faceva, era al primo anno di architettura all'uni-versità di Clemson. A parere di Caleb, erano entrambi lontani dall'aver capito quale direzione dare alle loro vite. Disgraziatamente, era in grado di predire come avrebbero risposto. Gli avrebbero ricordato che si conoscevano dai tem-pi delle elementari e che stavano insieme da quando Danny aveva iniziato il liceo. Prima o poi avrebbero finito per spo-sarsi comunque, quindi il fatto che Mary Louise aspettasse un bambino avrebbe comportato solo un anticipo di cinque o sei anni. «Non è la fine del mondo» disse lei, guardando Danny con espressione adorante. Aveva occhi solo per lui, ma ciò nonostante non riusciva a vedere il malcelato panico che Caleb immediatamente indivi-duò. Nei suoi dieci anni di sacerdozio aveva consigliato ab-

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bastanza coppie da riconoscere i segnali della disperazione sul viso di un uomo che si sentiva spingere verso una strada che non era pronto a imboccare. «Danny, tu vuoi davvero sposarti?» chiese in modo quanto mai diretto, anche se, di fronte all'evidente sussulto di Mary Louise, si affrettò ad aggiungere: «So che ami Mary Louise ed è bellissimo che tu voglia onorarla assumendoti la respon-sabilità del bambino, però ci sono altre opzioni». Danny si agitò sulla sedia, evitando l'espressione ferita del-la sua fidanzatina. «Che genere di opzioni?» «Potresti riconoscere la paternità e pagare una quota per il sostentamento del bambino. Oppure, di comune accordo, po-treste decidere di darlo in adozione a una famiglia meglio preparata ad accoglierlo» suggerì Caleb in tono il più possibi-le neutrale. Anche così, Mary Louise si inalberò. «Mai!» esclamò, tre-mando di indignazione. Fissò duramente Caleb, poi si girò dalla parte di Danny. «È di nostro figlio che stiamo parlando. Danny Marshall, come puoi anche solo pensare di dare via nostro figlio?» Danny sbuffò, piegando le labbra in una smorfia. «Non ho detto che voglio farlo. Mi sono limitato a chiedere al reveren-do Webb quali opzioni ci sono. Santo Dio, Mary Louise, cal-mati.» «Io terrò il bambino, punto e basta» disse fieramente lei. «Se non vuoi sposarmi, pazienza. Se non riesci ad amare an-che lui, non so che farmene di te. E puoi pure tenerti i tuoi stupidi soldi!» «Non ho detto che non voglio sposarti» ribatté Danny in tono conciliante. «Sai che ti amo, piccola. È solo che...» «Cosa?» chiese lei, vedendolo esitare. «Come faremo?» chiese Danny con ragionevolezza. «Non posso mollare l'università. Ho faticato troppo per superare l'e-same di ammissione vincendo la borsa di studio per buttare tutto all'aria adesso. Non voglio ritrovarmi a fare un lavoro

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che non mi piace, senza prospettive per il futuro, come è toc-cato a mio padre.» «Non succederà. Per il momento, resterò dai miei e conti-nuerò a fare la commessa. La paga è bassa, ma mi troverò un altro lavoro» promise stoicamente Mary Louise. «Metterò da parte i soldi per quando dovrò andare in maternità e riprende-rò a lavorare il prima possibile. Andremo a vivere insieme solo dopo il parto. Ci organizzeremo in modo che tu possa frequentare le lezioni quando sono a casa. Poi guarderai il bambino mentre lavoro.» Era chiaro che aveva pensato tutto e Caleb ammirò il suo coraggio. Era davvero convinta che fosse possibile gestire la gravidanza e due lavori, che Danny non avrebbe avuto pro-blemi a studiare badando al loro figlio. Non aveva la benché minima idea dell'impatto che quella soluzione avrebbe avuto sul loro matrimonio e su ciascuno di loro singolarmente. Il guaio era che, se avesse provato a dirglielo, non lo sarebbe stato a sentire. Tuttavia, Caleb conosceva una persona che avrebbe potuto spiegarglielo molto meglio di lui. «Okay, voi due, credo che per oggi basti così» disse con calma. «Sono sicuro che questa sia stata una grande sorpresa per voi. Avete bisogno di prendervi una pausa per riflettere, per pensare a quello che volete fare e a quello che è meglio per il bambino. Danny, se tu riuscissi a tornare a casa anche il prossimo weekend, potremmo parlarne di nuovo.» «Vedrò cosa posso fare» rispose il ragazzo con evidente ri-luttanza, ma il modo in cui rialzò la testa fece capire a Caleb che ci sarebbe stato. Era sempre stato un tipo a posto, con la testa ben piantata sulle spalle. Si era impegnato duramente per ottenere la borsa di studio per l'università e ancor di più per guadagnare qualche soldo extra, in modo da contribuire al costo dei pasti e dei libri. «Molto bene, allora ci rivediamo domenica prossima dopo la messa» li congedò Caleb. «Nel frattempo, Mary Louise, c'è

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una persona che voglio farti conoscere.» Lei lo fissò con diffidenza, per nulla contenta del bastone che lui aveva gettato tra gli ingranaggi del rapido matrimonio che si era immaginata. «Chi?» «Te lo farò sapere dopo che le avrò parlato» affermò lui. «Non capisco perché sia così contrario al nostro matrimo-nio» disse Mary Louise in tono lamentoso. «Ci conosce da sempre. Sa che ci vogliamo bene.» «Certo che lo so» disse Caleb con un sorriso. «Però voglio che il vostro matrimonio abbia le migliori possibilità di suc-cesso e questo accadrà soltanto se voi due esaminerete la si-tuazione da tutte le angolazioni, senza prendere decisioni af-frettate. Ho visto troppe giovani coppie imbarcarsi in questa avventura felici e innamorate, per poi ritrovarsi amareggiate e divorziate nel giro di un anno. A volte, fare la cosa giusta non è sufficiente. Mi dispiacerebbe moltissimo se dovesse capire anche a voi.» Danny gli lanciò un'occhiata colma di gratitudine. «Grazie, reverendo Webb. Siamo d'accordo per domenica prossima, dopo la messa. Andiamo, Mary Louise?» Per un attimo, a giudicare dalla sua aria imbronciata, Caleb pensò che la ragazza avrebbe insistito per risolvere la que-stione lì e subito, ma poi qualcosa nell'atteggiamento del suo fidanzato la convinse a rimandare l'appuntamento con la veri-tà. «Mi raccomando, approfittate di questa settimana per farvi un bell'esame di coscienza. Cercate di trovare delle soluzioni alternative. Se alla fine opterete entrambi per il matrimonio, assicuratevi di avere il massimo sostegno possibile» suggerì Caleb. «Tu avrai mie notizie molto presto, Mary Louise. Pro-babilmente già domani.» «Va bene» disse lei e seguì Danny fuori dall'ufficio. Attraverso il vetro della porta, Caleb vide che il ragazzo la prendeva per mano, sussurrandole all'orecchio una parolina che le fece tornare il sorriso sulle labbra. Caleb sospirò e al-

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lungò la mano verso il telefono per tener fede alle promessa che aveva fatto a Mary Louise. In realtà, erano due giorni che cercava una scusa per chia-mare Amanda. Da quando, due settimane prima, le avevano consegnato la casa che lui aveva contribuito a costruire assie-me agli altri volontari della parrocchia, aveva cominciato a soffrire di una strana sindrome da privazione. E la grande fe-sta di inaugurazione che lei aveva dato due giorni prima per ringraziare tutti era servita solo ad aggravare i sintomi. Caleb aveva lottato contro i sentimenti che provava nei confronti di Amanda O'Leary, aveva continuato a ripetersi che lei era soltanto un'altra parrocchiana bisognosa di aiuto, ma la verità era che il tempo che aveva trascorso in compa-gnia sua e dei suoi figli gli aveva fatto sperimentare emozioni tanto inattese quanto profonde. In aggiunta a questo, ammi-rava la sua forza d'animo e trovava il suo senso dell'umori-smo irresistibile. Prima di comporre il numero, si fece un severo predicozzo, rammentando a se stesso che era il suo pastore, non un poten-ziale amante. Non era la prima volta che gli capitava di dover anteporre il dovere ai suoi bisogni di uomo, ma era la prima volta che sentiva di essere sul punto di perdere la battaglia. Quasi a confermarlo, il suo cuore, sordo a ogni predica, accelerò quando lei rispose alla chiamata, la voce morbida e un po' ansante. «Amanda, ti ho disturbato? Stavi facendo un sonnellino?» «A quest'ora del giorno, con tre bambini liberi per casa?» chiese lei, mettendosi a ridere. «Stai scherzando? Se mi senti a corto di fiato, è perché i ragazzi mi hanno costretta a gioca-re a prendersi in giardino. Non si capacitano ancora di avere tutto questo spazio a disposizione. E io nemmeno. Grazie an-cora, Caleb.» «La vuoi smettere di ringraziarmi?» la implorò lui. «La de-cisione di costruire quella casa per te e la tua famiglia è stata presa dall'intera congregazione.» Con l'eccezione di un picco-

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lo gruppo di ostinati oppositori, i quali poi avevano finito per rientrare nei ranghi. «La congregazione si regge sulle tue spalle e io apprezzo moltissimo quello che hai fatto» dichiarò lei con fermezza. «Sarò in debito con te fino alla fine dei miei giorni, Caleb. Se mai dovessi avere bisogno di qualcosa, non hai che da dirme-lo.» Era proprio l'apertura che lui aveva cercato. «In effetti, una cosa ci sarebbe.» Le spiegò brevemente di Mary Louise e Danny. «Credo che a Mary Louise farebbe bene confrontarsi con una donna che sa cosa significa lavorare e prendersi cura di un bambino. Ti andrebbe di parlarle?» «Naturalmente» disse subito Amanda. «Però c'è una cosa che non ho capito. Mi stai chiedendo di aiutarti a convincerla a non sposarsi?» Lui ci pensò su un attimo e rispose con la massima sinceri-tà. «No, voglio solo che lei abbia un'idea realistica di quello che l'aspetta. In questo momento, è tutta presa dalla visione romantica di partorire questo bambino e andare a vivere con Danny, felici per l'eternità. Non si rende conto della fatica e dell'impegno che ci vogliono, del peso che inevitabilmente ri-cadrà sul loro rapporto. Quei due ragazzi si amano da sem-pre. Sarebbe davvero un peccato se si perdessero a causa di una gravidanza imprevista.» «I loro genitori li aiuteranno?» chiese Amanda con una punta di amarezza nella voce. Caleb sapeva cosa avrebbe significato per Amanda se suo padre, Big Max, si fosse fatto avanti quando la sua vita era andata a pezzi, ma la spaccatura tra loro era stata troppo grande. Amanda aveva tentato un'apertura, ma Big Max, co-me suo solito, si era lasciato scappare l'occasione. A volte, Caleb provava l'impulso di dare una bella scrollata a quel vecchio ostinato, ma poi lo soffocava e proseguiva la sua o-pera di gentile persuasione, nella speranza che un giorno sa-rebbe servita a riavvicinarlo a sua figlia.

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Fino a quel momento, i progressi erano stati minimi. E se Amanda avesse scoperto cosa stava combinando, avrebbe an-che potuto odiarlo. «Non ci ho ancora parlato, però penso che faranno del loro meglio» disse in tono impersonale. «Sono tutti dei buoni cri-stiani, che desiderano solo la felicità dei loro figli. Malgrado questo, sarà dura. Probabilmente Danny dovrà rinunciare alla borsa di studio, abbandonare l'università e tornare a casa.» «C'è un'università anche qui» gli ricordò Amanda. «Maga-ri impiegherà più tempo, ma potrebbe laurearsi lo stesso.» «È possibile» disse lui, pur sapendo che per Danny l'am-missione a quella di Clemson era stata la realizzazione di un sogno. Caleb stesso era intervenuto in suo favore, facendo un po' di telefonate in giro e perorando la sua causa di fronte alla commissione preposta all'assegnazione delle borse di studio. «Abitando a Charleston, i ragazzi potrebbero contare sul-l'aiuto dei genitori di entrambi» proseguì Amanda. «Potreb-bero persino appoggiarsi a casa degli uni o degli altri, almeno per un periodo. Non è l'ideale, ma renderebbe le cose molto più semplici. Qualcuno di voi ha preso in considerazione questa eventualità?» Il modo in cui lo chiese fece sì che Caleb si accigliasse. «Cosa stai cercando di dire? Non avrei dovuto suggerire cau-tela?» «No, tu sei un sacerdote responsabile e compassionevole che vuole assicurarsi che quei ragazzi comincino questo viag-gio con il piede giusto, ma a volte le cose accadono nel mo-mento sbagliato. Non tutti i matrimoni sono perfetti all'inizio, ma, se l'amore è forte, una coppia è in grado di superare qua-lunque traversia.» «Come avete fatto tu e Bobby» concluse Caleb. «Come pensavo avessimo fatto» lo corresse Amanda. «Ho vissuto nell'illusione fino al giorno della sua morte e il risve-glio è stato piuttosto brusco.» «Mi dispiace.»

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«Ehi, facciamo un patto» propose lei con una nota di ironia nella voce. «Io smetterò di ringraziarti se tu smetterai di di-spiacerti per me.» Caleb ridacchiò. «Mi sembra una buona idea.» «Allora, sapendo qual è il mio punto di vista, vuoi ancora che parli con Mary Louise?» «Assolutamente» ribatté lui. «Tu potresti essere un model-lo per qualunque giovane donna. Domani pomeriggio va bene per te?» «Dopo il lavoro dovrò tornare dritta a casa per via dei bambini» disse lei. «Potresti portarla qui verso le sei?» «Fantastico» approvò subito lui, sforzandosi di non far tra-pelare l'entusiasmo. «Ciao, Amanda.» «Ciao, Caleb. Ci vediamo domani.» Lui riattaccò sorridendo come un ebete, salvo poi rendersi conto che era molto in ritardo per il suo incontro settimanale con il padre di Amanda. A Big Max non piaceva aspettare. Nelle rare occasioni in cui capitava, si adirava, rimproveran-do aspramente Caleb per quella che ero solito definire una vergognosa mancanza di rispetto nei suoi confronti. Dopo le prime due volte, però, Caleb aveva capito che a Big Max importava assai poco della sua supposta mancanza di rispetto. L'uomo moriva dalla voglia di sapere come stava e cosa faceva la figlia che aveva tagliato fuori dalla sua vita e alla quale, per troppo orgoglio, si rifiutava di riavvicinarsi. Caleb svolgeva soltanto la funzione del messaggero. Ancora turbata dalla telefonata di Caleb e immaginando le difficoltà della giovane coppia, Amanda si sedette al tavolo della cucina con una tazza di tè tra le mani. Era la prima volta quel giorno che riusciva a stare ferma senza toccare niente... i lucidi elettrodomestici della cucina, le solide ante di quercia degli armadi a muro, le tende di pizzo che si gonfiavano alla finestre, lasciando passare la gradevole brezza novembrina. Con un gesto istintivo, tirò fuori dalla tasca e strinse la

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chiave che dimostrava che quella nuovissima casa era davve-ro sua. L'ondata di sentimenti che invase il suo animo spinse momentaneamente da parte la preoccupazione per la ragazza che Caleb le avrebbe fatto conoscere l'indomani pomeriggio. Si erano trasferiti da poco più di un giorno e le sembrava ancora un sogno. Al pari di lei, i bambini non avevano fatto altro che andare da una camera all'altra, toccando tutto, com-presi ovviamente i giocattoli e i soprammobili che erano arri-vati come doni supplementari in un impeto di generosità fina-le che le aveva fatto venire le lacrime agli occhi. La porta a zanzariera che dava sul cortile posteriore, nel quale erano sta-te installate due altalene dipinte di rosso, era già stata sbattuta almeno un centinaio di volte dai ragazzi che, seguiti come un'ombra dalla loro sorellina, uscivano a esplorare il loro nuovo campo giochi e poi tornavano dentro per dirle cosa a-vevano scoperto. A confronto della lussuosa casa di mattoni che avevano posseduto in un quartiere residenziale di Charleston, o di Willow Bend, la signorile dimora in stile coloniale nella qua-le era cresciuta, quel parallelepipedo giallo poteva essere de-finito solo accogliente e forse anche quell'aggettivo era spro-porzionato. Malgrado questo, lei amava ogni metro quadrato con un'intensità che non aveva mai sperimentato per la casa che Bobby aveva acquistato indebitandosi fino al collo, né per l'altra, dalla quale era stata bandita il giorno del suo ma-trimonio. Lei e i bambini... perfino la piccola Susie... avevano profu-so sudore e lacrime per costruire questa casa, lavorando fian-co a fianco con dozzine di volontari della chiesa e della co-munità. Nel corso dei lavori, si era fatta degli amici, aveva condiviso pasti, risate e racconti di vita. E questo significava molto. Ripensava a quelle interminabili, faticose, esilaranti giornate come a una benedizione, una promessa di gioia che avrebbe continuato ad aleggiare fra quelle mura nel tempo a venire.

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Ora il suo compito sarebbe stato trasformare quell'edificio in una vera casa, anni luce lontana dalla vergogna nella quale aveva inconsapevolmente vissuto con Bobby O'Leary. Sol-tanto dopo la sua morte, avvenuta in un incidente stradale, aveva preso conoscenza dell'enormità del tradimento che a-veva perpetrato ai suoi danni. L'uomo aveva impegnato i po-chi gioielli che aveva ereditato da sua madre e riempito di i-poteche la casa e l'azienda. Il debito sulla loro carta di credito era stato sbalorditivo. Si era spinto al punto di incassare il premio dell'assicurazione, di modo che, alla sua morte, lei non aveva potuto fare altro che vendere la casa e l'azienda per pagare, almeno in parte, l'orda dei creditori. Il resto lo a-vrebbero ricevuto un po' alla volta, per mezzo di versamenti mensili tratti dal poco che riusciva a risparmiare dei salari dei due lavori che era stata costretta a trovarsi per mandare avan-ti la baracca. Aveva avuto bisogno di arrivare a un passo da un crollo psicofisico e a due giorni dallo sfratto per accettare quello che il suo commercialista le andava dicendo da mesi, vale a dire che l'unica maniera che le restava per acquisire un mini-mo di controllo sul futuro finanziario della famiglia era di-chiarare bancarotta. Una recente modifica legislativa aveva reso la procedura ancora più complicata e disumana di quanto non fosse stata prima, ma Caleb le era rimasto accanto a ogni passo del doloroso cammino. Non avrebbe mai dimenticato l'umiliazione che aveva sof-ferto quel giorno in tribunale, in special modo quando, in un lampo di consapevolezza retroattiva, aveva capito che Bobby aveva sperperato tutti quei soldi nel vano tentativo di dimo-strare a suo padre di poter essere un buon marito. Le aveva offerto un tenore di vita che non potevano permettersi e ave-va lasciato una montagna di debiti che lei non era in grado di gestire. Tuttavia, per quanto strano potesse sembrare, anche adesso che continuava a lavorare come commessa in due negozi –

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una bella boutique e un orrendo centro commerciale – non riusciva a odiare Bobby, nemmeno quando era costretta a ne-gare qualcosa di non strettamente necessario ai bambini. Lui aveva compiuto quelle scelte sbagliate perché l'amava e per controbilanciare il senso di inadeguatezza che suo suocero gli aveva instillato. No, non odiava Bobby, semmai disprezzava suo padre. William Maxwell, noto nelle terre basse della South Caro-lina come il benevolente Big Max, era stato tutto meno che benevolente nei confronti di Bobby O'Leary. Gli aveva ap-piccicato addosso l'etichetta del perdente già al primo incon-tro e non aveva fatto nulla per nasconderlo. Aveva grandi piani per la sua unica figlia ed essi non comprendevano una mezza calzetta di marito che, a suo parere, avrebbe potuto so-lo danneggiarla. Di conseguenza, aveva fatto quanto in suo potere... e non era poco... per separarli e, quando alla fine l'a-more aveva trionfato contro tutte le sue obiezioni, aveva ac-cusato Amanda di sperperare tutti i vantaggi che le aveva da-to. L'aveva cacciata di casa intimandole di non rivolgersi a lui per salvarsi dal colossale disastro che stava facendo della sua vita. L'implacabile disapprovazione di suo padre era stata la prova più dura che Amanda aveva dovuto affrontare fino alla scomparsa di Bobby. Non aveva mai conosciuto sua madre, che era morta dandola alla luce, ragion per cui, fin da picco-lissima, era stata sempre insieme al padre. Lui l'adorava e, non sopportando di staccarsi da lei, se la portava dietro dap-pertutto. La bambina era cresciuta sedendo silenziosa nella sala riunioni di alcune delle principali istituzioni finanziarie di Charleston, senza colorare o leggere come normalmente a-vrebbero fatto i suoi coetanei, bensì assorbendo l'atmosfera di potere che impregnava l'ambiente. Tenendo conto di quello, non ci si poteva sorprendere che suo padre avesse coltivato aspettative così alte su di lei. Ave-va già deciso che avrebbe preso la laurea in economia, in mo-

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do che, col tempo, avrebbe potuto sostituirlo negli affari e forse tentare persino la carriera politica. Lui aveva i contatti, la volontà, la feroce ambizione per farlo accadere. Non c'era-no limiti a quello che sua figlia avrebbe potuto raggiungere. Il fatto che lei non avesse mai fatto mostra di condividere quella visione gli era sembrato un dettaglio secondario. Certo, non aveva immaginato di vedere il giorno in cui lei avrebbe rinunciato alla sua eredità per sposare un meccanico. Non gli importava nulla che Bobby pensasse in grande e a-vesse già avviato una piccola catena di officine disseminate in una mezza dozzina di paesi troppo poco abitati per attirare le grandi compagnie nazionali. Big Max non riusciva a spie-garsi i motivi che spingevano Amanda a sperperare in quel modo il suo incredibile potenziale. Quali obiettivi avrebbe potuto conseguire accanto a un uomo che aveva le unghie sporche di grasso? La sua mancanza di ambizione lo lasciava sgomento. Il ricordo della furiosa lite che avevano avuto la mattina delle sue nozze aveva ancora il potere di riempire di lacrime gli occhi di Amanda. Suo padre aveva posto in atto un ultimo tentativo di farle cambiare idea, al quale lei aveva risposto cercando di convincerlo a guardare Bobby con occhi diversi. Alla fine, tutto si era dissolto in un mare di accuse reciproche e nel gelo della voce di suo padre che giurava di non volerla vedere mai più. Amanda lo conosceva abbastanza bene da prenderlo in parola. Big Max era famoso in tutta Charleston per la testardaggine e l'orgoglio, una combinazione pericolo-sa in qualunque uomo, ma in special modo in chi poteva ac-compagnarla a una buona dose di potere. Non fosse stato già troppo tardi, avrebbe preso una valigia e sarebbe scappata con Bobby, ma lui aveva speso una picco-la fortuna per regalarle un matrimonio da sogno, anche se ir-rimediabilmente guastato dalla veemente opposizione di suo padre. Gli amici di infanzia di Amanda avevano preso parte alla cerimonia, i conoscenti di suo padre l'avevano disertata

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in massa. Con la morte nel cuore, ma anche lei piena dell'or-goglio dei Maxwell, Amanda aveva raggiunto la chiesa da sola e da sola aveva percorso il corridoio centrale, gli occhi lucidi, ma la testa ben alta. Giunta di fronte al sacerdote, si era aggrappata alla mano di Bobby come se fosse una ciam-bella di salvataggio. Bobby aveva compreso che quel giorno nell'animo di lei si era spenta una luce e aveva fatto tutto quello che aveva potu-to per riaccenderla. Dopo la nascita del loro primo figlio, era persino andato dal suocero con in tasca le fotografie del suo nipotino, ma Big Max non si era lasciato intenerire. Aveva strappato le fotografie di Larry davanti al suo naso e pronun-ciato parole che non sarebbero mai dovute uscire dalla bocca di un nonno. Guardando indietro, Amanda si era resa conto che era stato a quel punto che Bobby aveva iniziato a perdere il controllo della situazione. Nel tentativo di bilanciare il comportamento negativo di suo padre si era messo a comprare di tutto, cre-dendo erroneamente che l'abbondanza di beni materiali po-tesse compensare i suoi vuoti affettivi. Negli anni, quella di far sì che a lei e ai bambini non mancasse mai nulla era di-ventata una specie di ossessione per lui. Dal momento che era Bobby a occuparsi delle finanze del-la famiglia, Amanda non si era mai resa conto dell'entità del debito che stavano accumulando. Avrebbe dovuto prestare maggiore attenzione ai conti che arrivavano nella cassetta della posta, chiedergli spiegazione di alcune spese decisa-mente stravaganti, ma si era sempre astenuta dal farlo nel ti-more che lui la interpretasse come scarsa fiducia nei suoi confronti. Forse, se lo avesse rassicurato più spesso, se gli a-vesse detto che era felice e che lui e i bambini erano tutto quello che desiderava dalla vita, le cose sarebbero andate in un altro modo. Ma lei aveva dato per scontato che lo sapesse già. Aveva dato per scontato che sapesse gestire il denaro. In fin dei conti, aveva dimostrato una certa abilità nell'espande-

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re il suo lavoro. A confronto, far quadrare entrate e uscite era un'operazione semplicissima. Se Bobby avesse avuto una premonizione del destino che lo attendeva, forse avrebbe compiuto delle scelte migliori. In-vece, avevano perso tutto. Anche lui. Ora, però, a lei e ai bambini era stata concessa una seconda possibilità. Osservando le tendine di pizzo che vibravano nel-la brezza, Amanda sorrise, sperimentando la prima, vera sen-sazione di pace dal giorno della tragica scomparsa di suo ma-rito. Quell'intera cucina sarebbe entrata nella dispensa di Big Max. Se l'avesse vista, lui si sarebbe messo a ridere, disprez-zandola come aveva disprezzato lei quando si era umiliata, andando a bussare alla sua porta dopo che, alla morte di Bobby, si era ritrovata senza il becco di un quattrino. Lo ave-va fatto per il bene dei suoi figli e, ricevendo l'ennesimo ri-fiuto, sentendosi rinfacciare ancora una volta gli errori che a-veva commesso dieci anni prima, era giunta alla conclusione che il padre che un tempo aveva adorato si era trasformato in un vecchio rancoroso incapace di qualunque forma di com-passione. «Quello che pensa o che fa non ha alcuna importanza» dis-se fieramente a se stessa. «I miei figli sono sani e questa casa è mia. Pian piano, ci stiamo rimettendo in piedi e questa è l'unica cosa che conta.» E se Big Max non riusciva a capire che tutta la sua ricchez-za, tutto il suo potere non valevano nulla senza l'amore, tanto peggio per lui. Amanda aveva smesso da un pezzo di preoc-cuparsi del benessere, fisico e spirituale, di suo padre. Aveva smesso perché costretta, perché lui non le aveva lasciato al-ternative. Se non l'avesse fatto, sarebbe potuta andare avanti a piangere fino alla fine dei suoi giorni. «Si sono trasferiti?» chiese Big Max a Caleb, non appena questi si presentò a casa sua per la loro regolare partita di po-ker. Per una volta, il vecchio non perse tempo a lamentarsi

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del suo ritardo. Era troppo ansioso di sentire come avevano reagito Amanda e i ragazzi dopo aver preso possesso della lo-ro nuova casa. Max e Caleb erano una strana coppia... il pagano e l'uomo di Dio, come Max amava dire con un ghigno beffardo, anche se, sotto sotto, gli stava venendo il sospetto di essere più pre-occupato per la sua anima immortale di quanto non avesse mai pensato. Che altro motivo avrebbe potuto avere per gra-vitare verso un uomo animato da una fede che non era in gra-do di condividere? Max aveva perso la fede in Dio il giorno in cui aveva perso sua moglie, ritrovandosi solo con una neo-nata da crescere. Per un uomo che non aveva mai capito nien-te delle donne, era stato un fardello terrificante. Eppure, nell'istante in cui aveva guardato i grandi, fiducio-si occhi azzurri di Amanda, sentito il suo piccolo pugno che gli serrava il dito, aveva perso la testa per lei. Quella minu-scola creatura aveva colmato il suo cuore di una gioia tal-mente pura da attenuare il dolore generato dalla perdita della sua amatissima consorte. Recidere tutti i legami con Amanda, quando lei lo aveva sfidato sposando quel buono a nulla di Bobby O'Leary, era stato come strapparsi il cuore dal petto. Aveva preso quello che gli era sembrato un rischio calcolato e aveva perso. La memoria di quel giorno era ancora dolorosamente viva nella sua mente. Ostinazione e orgoglio gli avevano impedito di intrapren-dere un percorso di riconciliazione. Quando Bobby ci aveva provato, Max lo aveva respinto, vergognandosi come un la-dro nel constatare che in quella circostanza il vituperato gio-vane aveva dimostrato di essere più uomo di lui. E quando A-manda era venuta a cercarlo dopo la morte del marito, aveva avuto troppa fretta di dire cose sgradevoli e cattive che l'ave-vano praticamente obbligata ad andarsene. Da allora, aveva trascorso molte nottate insonni, pensando a quanto gli era co-stata la sua dannata stupidità.

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«Se sei così curioso di sapere come se la passa Amanda, perché non vai a trovarla?» chiese Caleb. «Non ti sembra che questa faida sia durata abbastanza? Tu ami tua figlia, Max. E muori dalla voglia di conoscere i tuoi nipotini. Hai già perso un sacco di anni. Se aspetti ancora, diventerà troppo tardi.» «Non sai quel che dici» sbottò Max di rimando. «Ho avuto diverse occasioni e me le sono giocate tutte. Amanda mi o-dia, e chi può biasimarla?» Distolse lo sguardo. «E poi, se mai dovesse scoprire...» Si interruppe bruscamente, serrando la mascella. «Scoprire cosa?» incalzò Caleb, abbozzando un sorriso. «Niente» rispose Max, rabbuiandosi e scuotendo la testa. «Non mi sembra niente. Non hai ancora capito che puoi dirmi qualunque cosa e non ti giudicherò?» «Certo, sei un vero santo, tu» ribatté velenosamente Max, sperando di farlo arrabbiare. Caleb non reagì. Si limitò a fissarlo con un'espressione pa-ziente che l'altro uomo riuscì a reggere solo per pochi secon-di. «Oh, per amor di Dio, è una cosa che mi è uscita così, per sbaglio» borbottò. «Ne dubito.» «Volevo dire solo che il tempo per me e Amanda è già scaduto.» «Il tuo tempo scadrà quando finirai sottoterra» ribatté Ca-leb. Forse era questo che a Max piaceva di quel giovane prete. Non si deprimeva sotto il suo sarcasmo e non si sottraeva al confronto, per quanto difficile potesse essere. Caleb era uno che manteneva la posizione senza mai indietreggiare. Era una qualità che Max ammirava, anche se non capiva come fosse possibile che un uomo dedicasse la propria esistenza a Dio quando bastava guardare una volta il telegiornale per rendersi conto che a Dio non importava un fico secco di quello che succedeva sulla terra.

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«Pregherai per me quando me ne sarò andato?» chiese Max, continuando a provocarlo. Caleb sogghignò. «Lo faccio già, ogni mattina e ogni sera. Se tu non avessi la testa così dura, forse avrei ottenuto dei ri-sultati migliori.» Max ebbe un moto di sorpresa. «Non ti avevo chiesto di pregare per me.» «Non è necessario. È quello che faccio. Vedo un bisogno e intervengo.» «Be', stai sprecando tempo e fiato» bofonchiò Max con una smorfia. «Affari miei» ribatté Caleb, asciutto. «Comunque, resto dell'idea che un giorno di questi perfino un vecchio irascibile come te potrebbe svegliarsi, riconoscere di aver commesso una serie di terribili errori e muovere un passo in direzione dell'unica persona al mondo alla quale vuole un po' di bene. In effetti, lo hai già fatto, ma questo lo sappiamo soltanto io e te, non l'interessata, vale a dire Amanda, che avrebbe tutto il diritto di esserne informata.» Max aggrottò la fronte. «Prova a dirle che sono stato io a comprare il terreno sul quale sorge la sua nuova casa e se ne andrà nel giro di ventiquattro ore» affermò con assoluta con-vinzione. «Quella ragazza ha preso la cocciutaggine da me, raddoppiandola.» Caleb tentennò la testa. «Forse. Ma è anche possibile che lo veda come un gesto lungamente atteso.» «Stanne fuori, Caleb. Non sai di cosa diavolo parli.» Max gli puntò addosso uno sguardo implacabile. «E non azzardarti a buttarle là delle allusioni, come fai di solito. Noi abbiamo un patto. Lei non dovrà mai sapere che dietro l'acquisto di quel terreno c'è la mia mano. Diglielo e ti farò pentire di es-sere nato.» Caleb non batté ciglio. «Non mi fai paura, Max. Mi mera-viglio che non te ne sia ancora accorto.» Max rimase sconcertato dall'ironia che vibrava nella voce

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del pastore. Molti uomini, al posto suo, si sarebbero messi a tremare. Tutti, a Charleston, sapevano che non era uno che minacciava a vuoto. «Dovresti essere terrorizzato, invece» borbottò, punto sul vivo. «E adesso, giochiamo a carte oppure vogliamo andare avanti a bisticciare come due stupide donnette?» «Fatti avanti, vecchio mio.» Caleb spinse il mazzo nella sua direzione e, mentre lui lo mescolava, tirò fuori dalla tasca della camicia un foglietto. «Dunque, vediamo» disse dopo a-verlo spiegato. «Mi devi già 7.403 dollari e 62 centesimi.» Max ridacchiò della precisione del conteggio. «Pensa solo alla vetrata colorata che avresti potuto comprare per la chiesa se puntassimo qualcosa di più degli spiccioli.» «E tu pensa a come sei fortunato che io sia contrario al gioco d'azzardo, tranne quando è destinato a una buona cau-sa» ribatté Caleb, mettendo via il foglietto. «La vetrata colo-rata può aspettare. Questi soldi verranno comodi per la banca del cibo della chiesa. Credo che quando toccheremo i dieci-mila dollari ti chiederò di staccarmi un assegno.» Max guardò la mano di carte che si era servito e masticò un'imprecazione. «Dannazione, sembra proprio che sarò co-stretto a dare un contributo anche oggi.» Caleb scoppiò a ridere. «A chi cerchi di darla a bere? Va a finire così tutte le volte che giochiamo.» «Questo è vero» concesse Max. Tuttavia, era ancora un piccolo prezzo da pagare, in cambio di due o tre ore di con-versazione intelligente. Se a quello si aggiungevano le infor-mazioni che Caleb gli passava senza emettere giudizi, da una posizione perfettamente neutrale, sul conto di Amanda e dei suoi figli, si capiva per quale motivo non gli importava nulla di perdere qualche decina di dollari ogni settimana. Diavolo, sarebbe stato disposto a dare via il suo intero patrimonio pur di avere l'occasione di tornare indietro nel tempo e fare le co-se in modo diverso. Non soltanto riguardo ad Amanda.

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Meglio del cioccolato di Sheila Roberts

Samantha Sterling semplicemente non può permettere che la Sweet Dream Chocolate Company vada in rovina a causa delle scelte sbagliate del suo ormai defunto patrigno. Bisogna orga-nizzare qualcosa di speciale per raccogliere dei fondi che per-mettano a lei e alle sue sorelle di pagare la banca, che altrimen-ti la darà in pasto a un gigante nel settore dei dolciumi. Bene, organizzeranno un Festival del Cioccolato e tutto andrà liscio come l'olio. Forse, perché Blake Preston, nuovo inflessibile e affascinante direttore della banca, le tiene d'occhio. Anche se non si sa bene se lo faccia per affari o semplicemente per rifar-si lo sguardo. Perché l'attrazione tra Samantha e il bel direttore è irresistibile.

I love Charleston di Sherryl Woods

Amanda Maxwell O'Leary è una donna forte, abituata a cavar-sela da sola, dopo essere rimasta vedova con tre figli e ripudia-ta dal padre. Ora ha una casa grande abbastanza per la sua fa-miglia numerosa , grazie all'intervento di Caleb Webb, affasci-nante pastore, dinamico e intraprendente, che è riuscito a coin-volgere tutta la comunità nella sua causa. I due si sono avvici-nati molto, durante i lavori di costruzione, ma Caleb nasconde un piccolo segreto, anzi due. Il primo di certo farà infuriare Amanda, l'altro forse glielo farà amare ancora di più.

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Se mi baci, ti sposo di Susan Andersen

Quando Jenny Salazar viene a sapere che l'irresistibile e irre-sponsabile Jake Bradshaw sta per tornare nella tranquilla Ra-zor Bay, teme due cose. La prima è che Jake voglia portarsi via il figlio, di cui pare essersi ricordato tutto d'un tratto e a cui lei è affezionata come se fosse suo. La seconda è di cedere all'at-trazione che prova per lui. E il fatto che l'attrazione sia reci-proca non fa altro che rendere più complicata la situazione. Ma Jake, magari, potrebbe scoprire che anche Razor Bay è un buon posto per mettere radici, in fondo casa è dove vive chi amiamo.

Un'eredità a Virgin River di Robyn Carr

Clay Tahoma, assunto come assistente alla clinica veterinaria del paese, lo accettano tutti con gioia a parte Lily Yahzig, che a causa di una brutta esperienza passata reagisce con rifiuto all'attrazione che prova per lui. Intanto su Virgin River piove un'inaspettata eredità, che sulle prime crea un po' di scompigli-o. La magia dell'amicizia, dell'amore e del rispetto, che fanno di questo posto tra i monti un paradiso in terra, aiuta come sempre a superare incomprensioni, difficoltà e paure.

Dall'8 febbraio

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Belli come dei. Dannati per l’eternità.Pronti a sedurti per sempre.

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QUESTO MESE una doppia uscita IMPERDIBILE:

Olivia Harcourt, non è fragile come sembra. E i sensuali occhi ambratidi Aiden Shrader possono scatenare in lei una passione feroce e potente… in grado di sedurreil selvaggio Aiden.

Un nuovo romanzo della miniserie PRIMAL INSTICTS, che ha fatto di Rhyannon Byrd una fi rma tra le più apprezzate del paranormal romance.

SENTI ANCHE TU, L’ODORE DEL SANGUE?Inizia una nuova, imperdibile trilogia dall’autrice della serie The Shifters, RACHEL VINCENT.

“Tagliente e irresistibile, oscura e sexy. Ho amato questa autrice sin dal primo momento! Da leggere.”GENA SHOWALTER,Autrice n.1 nella N.Y. Times Bestsellers List

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