HR109_IL PROFUMO DEI SOGNI

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Susan Wiggs

Il profumo dei sogni

Titolo originale dell'edizione in lingua inglese: Return To Willow Lake

Mira Books © 2012 Susan Wiggs

Traduzione di Leonora Sioli

Tutti i diritti sono riservati incluso il diritto di riproduzione integrale o parziale in qualsiasi forma.

Questa edizione è pubblicata per accordo con Harlequin Enterprises II B.V. / S.à.r.l Luxembourg.

Questa è un'opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o persone della vita reale è puramente casuale.

Harmony è un marchio registrato di proprietà

Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved.

© 2012 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano Prima edizione Harmony Romance

ottobre 2012

Questo volume è stato stampato nel settembre 2012 presso la Mondadori Printing S.p.A.

stabilimento Nuova Stampa Mondadori - Cles (Tn)

HARMONY ROMANCE ISSN 1970 - 9943

Periodico mensile n. 109 dello 05/10/2012 Direttore responsabile: Alessandra Bazardi

Registrazione Tribunale di Milano n. 72 dello 06/02/2007 Spedizione in abbonamento postale a tariffa editoriale

Aut. n. 21470/2LL del 30/10/1981 DIRPOSTEL VERONA Distributore per l'Italia e per l'Estero: Press-Di Distribuzione

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Pochi minuti prima che iniziasse il matrimonio, Sonnet Ro-mano si sentì attraversare da un brivido. «Mamma» disse, avvicinandosi alla finestra che si affac-ciava sul lago Willow, «e se dovessi rovinare tutto?» Sua madre si voltò verso di lei. Avvolta dalla luce calda del tramonto, Nina Bellamy aveva un aspetto etereo, giova-nile, ed era splendida nel suo abito di seta chiaro che le sci-volava sul fisico snello, i capelli scuri raccolti sulla nuca in un elegante chignon. Solo chi la conosceva bene come Son-net avrebbe potuto notare la tristezza che le velava lo sguar-do, la stanchezza che era impressa sul suo viso. Era da poco tornata, infatti, da Albany, dove aveva assistito al funerale della sua adorata zia, scomparsa una settimana prima a cau-sa del cancro. «Non rovinerai niente» la rassicurò. «Sarai splendida. Sei incantevole con quel vestito. Hai imparato a memoria tutto ciò che devi dire e fare e sarà una bellissima giornata.» «Sì, ma...» «Ricordi che cosa ti dicevo quando eri una bambina? "Il tuo sorriso è il mio sole."» «Sì, lo ricordo bene.» E, come se sua madre avesse pro-nunciato una specie di formula magica, sulle labbra di Son-net si delineò un raggiante sorriso. Nina l'aveva cresciuta da sola, ma solamente adesso che era cresciuta Sonnet si ren-deva conto di quanto fosse stato difficile per sua madre oc-cuparsi di lei. «Mi hai regalato così tanti bei ricordi, mam-ma.»

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«Vieni qui.» Quando Nina aprì le braccia, Sonnet si ac-coccolò a lei. «Ora mi sento molto meglio. Mi piacerebbe poter tornare più spesso.» Sonnet sollevò il viso per respirare la brezza tiepida che entrava dalla finestra. La bellezza cristallina del lago, inca-stonato tra i dolci rilievi delle Catskill, le fece sentire una stretta al cuore. Anche se era cresciuta ad Avalon, ora non riusciva a sentire suo quel mondo, forse perché da ragazzina aveva sempre sognato di andarsene e, in effetti, lo aveva fatto appena ne aveva avuto la possibilità. Nonostante le corse nei boschi con i suoi amici e le sci-volate sulla neve, non aveva mai apprezzato quel posto fin-ché non lo aveva lasciato. E ora che viveva in un piccolo appartamento in una via chiassosa di Manhattan, finalmente aveva compreso quale fosse il fascino della cittadina in cui era nata. «Piacerebbe anche a me» affermò Nina. «Ma mi rendo conto che salvare il mondo è un lavoro molto impegnativo.» Sonnet scoppiò a ridere. «E sarebbe questo quello che faccio, secondo te? Salverei il mondo?» «Certamente, cara. Non sai come mi rende orgogliosa raccontare alle persone che lavori per l'UNESCO e che il tuo dipartimento salva la vita ai bambini, in tutto il mondo.» «Grazie, mamma. Così dicendo mi dai l'illusione di fare qualcosa di più utile che mandare e-mail e riempire modu-li.» In effetti Sonnet avrebbe preferito lavorare direttamente con i bambini, piuttosto che chiusa in un ufficio. In giardino, intanto, gli ospiti stavano cominciando a prendere posto per la cerimonia. Molti degli amici dello sposo indossavano la divisa militare, conferendo all'atmo-sfera un particolare tocco di solennità. «Wow, sta succedendo per davvero, mamma» commentò Sonnet. «Finalmente.» «Già, finalmente.» Un coro di gridolini di entusiasmo provenne dalla stanza adiacente, dove la sposa stava finendo di prepararsi.

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«Daisy sarà la sposa più bella che si sia mai vista» affer-mò Sonnet, provando un'intensa emozione. Daisy era la sua migliore amica, oltre che la sua sorella-stra, e stava per sposare l'amore della sua vita. Era un sogno che diventava realtà e lei era felicissima. In una piccolissi-ma parte del suo cuore, però, era anche molto... spaventata perché, in fondo, sapeva che stava per perdere qualcosa di estremamente prezioso. Ora sarebbe stato qualcun altro, in-fatti, il confidente di Daisy, il suo punto di riferimento, la persona da svegliare nel cuore della notte per chiedere un consiglio. «Finché non toccherà a te» le fece notare Nina. «E allora sarai tu la sposa più bella che si sia mai vista.» Sonnet le strinse la mano. «Non aspettarti che succeda tanto in fretta, mamma. Come sai sono molto impegnata a salvare il mondo.» «L'importante è che tu non lo sia troppo da non trovare il tempo per innamorarti.» «Molto divertente, mamma» Sonnet si mise a ridere. «Dovresti ricamare questa frase su un cuscinetto. Che ne di-ci di... oddio» dalla sua mente svanì ogni pensiero quando vide uno dei testimoni dello sposo accompagnare la nonna della sposa al suo posto, in prima fila. In uno smoking grigio, alto, con lunghi capelli biondi, il ragazzo sembrava una creatura d'altri tempi mentre si muo-veva con straordinaria eleganza in mezzo agli altri invitati. «Santo cielo» borbottò Sonnet, non riuscendo a togliergli gli occhi di dosso, «è...?» «Sì, è Zach Alger» confermò sua madre. «Wow.» «È diventato proprio un bel ragazzo, non trovi?» le fece notare Nina. «Era da tanto tempo che non lo vedevi, vero?» Zach Alger. Non era possibile, pensò Sonnet sporgendosi dalla finestra per guardarlo meglio. Non era possibile che fosse lo Zach Alger con cui era cresciuta, il bambino pallido che viveva in fondo alla strada. Il suo migliore amico delle scuole superiori, il ragazzino stravagante che lavorava alla

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Sky River Bakery e che sapeva tutto sulle macchine fotogra-fiche e le apparecchiature video. Dopo le superiori avevano preso due strade diverse e, in effetti, era passato tanto tempo dall'ultima volta in cui si erano incontrati. Zach Alger. Bene, bene. Dopo avere fatto accomodare la signora, prese dalla tasca dello smoking una bottiglietta e bevve un sorso. Ecco, questo era lo Zach che conosceva. Un ragazzo con più talento che ambizione, con una storia difficile alle spalle che, a quanto pareva, non era ancora riuscito a scrollarsi di dosso. Un ragazzo che faceva parte del suo passato ma che, evidentemente, non poteva avere un posto nel suo futuro. I rumori provenienti dalla camera accanto la riportarono nel presente, ricordandole che aveva qualcosa di molto im-portante da fare quel giorno. La porta della stanza adiacente era semichiusa, per cui poté sbirciare la sposa senza essere vista. Daisy era circon-data dal parrucchiere, dal truccatore, dal wedding planner, dalla madre Sophie e da altre persone che Sonnet non cono-sceva. «Che cosa dici, mamma? Andiamo ad aiutare Daisy a sposarsi?» Nina sorrise. «Non oserebbe muovere un passo senza di te.» «O senza di te. Se vogliamo essere sinceri, quando hai sposato il padre di Daisy, per lei è stato come vincere alla lotteria. Tu sei la mamma migliore del mondo.» Nina le sorrise dolcemente e lo sguardo che le rivolse ri-portò Sonnet indietro nel tempo, a quei giorni lontani in cui erano state da sole, a prendersi cura l'una dell'altra. Nina era ancora una ragazzina quando era rimasta incinta, ma era riu-scita a regalare alla sua bambina una vita serena. Certo ora era sposata – ed era successo in maniera inaspettata, nel bel mezzo della sua vita – ma nulla avrebbe mai potuto indebo-lire il legame esclusivo che si era creato tra loro quando era-no state sole a combattere contro il resto del mondo. «Ti stai commuovendo, non è vero mamma?»

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«Sì, piccola mia. Ma aspetta di vedere come sarò ridotta quando sarai tu la sposa. Sarò uno strazio.» «Non è vero, mamma. Sarai splendida. Come lo sei sem-pre.» La prese per mano e, insieme, oltrepassarono l'ingresso della stanza.