Heinrich Boll - Christa Wolf. Fraternità difficile

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Heinrich Bll - Christa Wolf. FRATERNITA' DIFFICILE. edizioni e/o, Roma 1999. (Collana P.B.M. - Piccola Biblioteca Morale) Il testo di Christa Wolf stato tradotto da Anita Raja; i testi di Heinrich Bll "Lettera a un giovane cattolico", "Se hai qualcosa sei qualcosa", "Fraternit difficile", "Saggio sulla razionalit della poesia" sono stati tradotti da Italo Alighiero Chiusano; il testo "Il terreno non ancora sminato" stato tradotto da Amina Pandolfi; il testo "Lettera ai miei figli o delle quattro biciclette" stato tradotto da Maria Teresa Ferrari. La traduzione italiana dei saggi di Bll viene pubblicata su licenza di Giulio Einaudi editore. Copyright 1998 per il saggio di Christa Wolf "Mitleidend bleibt das elvige Herz doch fest" by Luchterhand. Copyright per i saggi di Heinrich Bll by Kiepenheuer & Witsch. INDICE. Pur dolente il cuore divino perdura forte (di Christa Wolf): pagina 3. Lettera a un giovane cattolico: pagina 29. Se hai qualcosa sei qualcosa: pagina 56. Fraternit difficile: pagina 60. Saggio sulla razionalit della poesia: pagina 72. Il terreno non ancora sminato: pagina 100. Lettera ai miei figli o delle quattro biciclette: pagina 119.

Christa Wolf. PUR DOLENTE IL CUORE DIVINO PERDURA FORTE (Per l'ottantesimo anniversario della nascita di Heinrich Bll). Heinrich Bll non aveva paura delle parole antiquate. E forse non avrebbe respinto le parole che mi sono venute in mente dopo aver let to i suoi ultimi lavori nel volume "La capacit di portare il lutto": onesto, prob o, incorruttibile. Lui che parlava con rispetto di suo padre falegname, non si sentirebbe sminuito dal fatto che ricorro per lui ad aggettivi in passato utilizzati per definire ri spettabili artigiani tedeschi; n, credo, una parola come perbene gli sembrerebbe un insulto, anche se - o proprio perch - essa nel frattempo sparita dal cosiddett o discorso pubblico, eliminata, cancellata in un modo di grande efficacia: col r idicolo. Heinrich Bll aveva un debole per le parole cadute in disuso, per gli scarti in g enerale, per le persone svilite, per gli esseri umani scaduti. Aveva un debole per i soldati caduti, che, ben sapendo di che si trattava, si ri fiutava di chiamare eufemisticamente caduti (cadere, Erika, urlare e bestemmiare , a volte anche pregare), aveva un debole per le ragazze cadute. Per tutti quelli che sono vissuti e vivono, come ha scritto: ai margini della so ciet - luogo dove i rifiuti, in base a leggi imperscrutabili, sono sospinti, scar icati, smaltiti: e che razza di associazioni oggi suscitano parole cos! E anche l

uogo, per, dove i rifiuti sono esaminati con cura e, se ancora utilizzabili, non gettati via ma conservati, impiegati, riusati, riciclati. La generazione cui apparteneva Heinrich Bll era esperta nel recupero di rifiuti; e anche noi, anche i miei coetanei, lo siamo: non riusciamo a buttar via il pan e secco. C' un altro scrittore che con la parola pane sia stato capace di fare le tante co se che ha fatto Bll? Essa ti balza incontro fin dai suoi primi racconti: PANE!, la fame da lupi che nella Colonia del dopoguerra spinge gli uomini a procurarsi pane a qualsiasi prezzo, e il modo di mangiarlo, il pane, di spezzarlo, come un' azione quasi sacra, un sacramento. E in rari casi, raccontati con precisione, di spartirlo. Pane come misura etica, misura dura e infallibile, e che essa fosse la peggiore - ne dubito. Pane come unit di misura dell'onest - da questa parola sono partita. Poi fu un'altra l'unit di misura che cominci a valere, che si afferm sempre di pi, B ll l'ha registrato con la sensibilit di un sismografo: Sei qualcosa se hai qualco sa. Nel 1961, dopo aver udito per la prima volta questo slogan in una nota trasmissi one televisiva, ne segu la traccia con fiuto poliziesco in giornali, riviste, in tutte le forme della comunicazione pubblica, ora scovandolo nudo e crudo e ora s mascherandone i molti travestimenti, finch non si imbattuto in esso con sgomento perfino durante la Santa Messa, dentro la predica quaresimale dell'arcivescovo d i Colonia, che esortava i fedeli a diventare proprietari comprando azioni..., pa rtecipando a fondi di investimento e altro. Una simile ampia diffusione della propriet - Heinrich Bll cita con una certa perp lessit il vescovo, che pure dovrebbe sapere ci che fa, - eleverebbe... socialmente la classe operaia e soprattutto gli strati popolari meno abbienti e li integrer ebbe nell'intera nazione. Come? Bisognerebbe dunque integrare gli operai e soprattutto i meno abbienti nel l'intera nazione grazie alla propriet?, chiede Bll con sarcasmo. La povert dunque non avrebbe pi valore, il povero andrebbe allontanato? Dovremmo i nfilare la scoperta postuma di un pacchetto di azioni dentro il lascito di Franc esco d'Assisi, che era sposato con la povert? Perch no. Oggi, a trentasei anni di distanza, pochi riusciranno a capire l'indignazione di un autore che si rendeva impopolare perch non poteva evitare di fare attenzione alla lettera delle cose. Anche chi oggi vive nei nuovi Lndern federali ha almeno orecchiato parole tipo a zionista e fondo d'investimento, e posso immaginare quali osservazioni satiriche il Bll critico del proprio tempo farebbe al riguardo. Nel 1961 scriveva amaramente: I poveracci di oggi che non c' speranza di canonizz are lasciamoli tranquillamente ai comunisti che per lui, l dove erano al potere (e mettiamo tra parentesi se a ragion veduta si potessero ancora chiamare comunist i) non riusciva assolutamente a considerare compagni adeguati di quegli strati d ella popolazione caduti in povert: anche loro non sono sfuggiti al suo giudizio c ritico. In un suo vecchio saggio su Karl Marx scrive: Come nel mondo occidentale... [il] consumo il nuovo oppio dei popoli (sembra che l'oppio sia comunque necessario, quando si vuole evitare ci che Marx perseguiva, cio la coscienza), cos nel mondo or ientale... il marxismo stesso diventato un oppio. Ma Bll non cessa mai di protestare anche contro lo stupido anticomunismo che ha fatto s che la parola comunista evochi immagini d'orrore in molti tedeschi occide ntali persino ai giorni nostri. Negli anni Ottanta, nel corso del dibattito sugli armamenti, quando finalmente a ll'Ovest e all'Est sorsero movimenti pacifisti, polemizza appassionatamente cont ro lo slogan micidiale: meglio morto che rosso. S, faccio fatica a resistere alla tentazione di costruire questa conferenza come un collage di citazioni di Bll che, lette in successione cronologica, documenter

ebbero senza lacune le contraddizioni sociali che spingono un democratico di sin istra come Heinrich Bll a scendere in campo e a polemizzare anno dopo anno contr o l'instaurarsi di vecchi-nuovi rapporti di potere, contro le tendenze restaurat rici, contro lo svuotamento del concetto di libert. Una voce coraggiosa, che viola intrepida tab - dove la sentiamo pi oggi? Sulla mia scrivania sono ammucchiati i giornali con i commenti pi o meno maligni, le riser ve e gli attacchi pi o meno compiaciuti al discorso che ultimamente Gnther Grass ha tenuto nella Paulskirche, e, non credo ai miei occhi: in Bll trovo una letter a allo Spiegel, pubblicata nel maggio 1984, in cui difende Grass dagli insulti d i un redattore della rivista: Continuate cos: ammazzateli tutti, singolarmente o a schiere, questi intellettuali avidi di pubblicit che ancora - senza virgolette, per favore! - si impegnano: per il Nicaragua, contro la svolta, per la Polonia, per i dissidenti di tutti i paesi del mondo, contro quest'ultimo colpo di mano della svolta, che significa: amnistia. Continuate cos: ammazzateli tutti, in modo che i cannoni della svolta abbiano fin almente campo libero.... Peccato che nelle ultime settimane a nessuno sia venuto in mente di usare questo testo come un nuovo contributo alla discussione in corso - sarebbe sembrato mol to attuale persino nella scelta delle parole. La differenza sta nel fatto che nel 1984 si parlava di una svolta diversa dall'u ltima, quella del 1989 - e noi all'Est, invischiati nei nostri problemi, non abb iamo compreso appieno com' stata profonda per molti intellettuali, nella Repubbli ca Federale, la cesura operata da quella svolta di inizio anni Ottanta. La fossilizzazione dei sistemi dell'Est sembrava senza soluzione. Non siamo stati in grado di immedesimarci gli uni negli altri. Le conseguenze di quella scarsa conoscenza ed estraneit continuano a farsi sentir e. Mentre, grazie alla lettura dei testi di Heinrich Bll, ripercorro il tempo tedes cooccidentale, la storia delle mie colleghe e dei miei colleghi della Germania o ccidentale, ho l'impressione che si dissolva parte di quella estraneit. Ovviamente non posso e non voglio appigliarmi in ritardo alle posizioni critiche di Heinrich Bll, alle sofferenze che gli procur la sua specifica realt politica, e sono ben consapevole di quanto sarebbe inopportuna da parte mia la bench minima pretesa in questo senso. Ma non riesco a chiudere gli occhi davanti al dato di fatto che molte delle cose che lui ha scritto tanto tempo fa in modo critico, rabbioso, implorante hanno l a stessa se non addirittura una nuova validit. Se non le avessi avute sotto gli occhi nero su bianco, quasi non avrei creduto c he nel maggio 1985 - stato uno dei suoi ultimi testi - scriveva in un Discorso n on pronunciato davanti al Bundestag le frasi che seguono: Non dimenticate i diso ccupati, e riflettete sulla possibilit che siano "troppe" 35 ore settimanali di l avoro. A questo problema non ci sar soluzione, se non troverete la strada per la ridistr ibuzione del lavoro. Ridistribuire il lavoro, spartirlo, cos come nei tempi di carestia si spartisce i l pane... Meditate su questo, quando ormai diventa sempre pi evidente che sviluppo non sign ifica calo della disoccupazione. E' quello che annunciano adesso, come se fosse una scoperta nuovissima, le previ sioni per il prossimo anno. Il numero dei disoccupati pi che raddoppiato da quando Bll se ne preoccupava. Contagiata dalla sua audacia, mi azzardo a proporre che in occasione dell'ottant esimo anniversario della nascita di Heinrich Bll sia data lettura nel Bundestag di quel suo discorso non pronunciato - magari un capitolo pi o meno lungo per ogn i rappresentante di frazione o gruppo, - e che poi sia fatta una pausa di silenz iosa riflessione: sulla legislazione relativa al diritto d'asilo, sul contributo di solidariet, sullo spionaggio e le intercettazioni, sulle leggi fiscali. E soprattutto: sul nesso tra disoccupazione di massa e minaccia ai fondamenti de lla democrazia. Heinrich Bll stato venerato dai suoi lettori della R.D.T.; i suoi libri, che usc

ivano in ritardo e in tirature insufficienti, e soprattutto quelli che non usciv ano, passavano di mano in mano. Ma non era solo effetto della sua fama letteraria, che del resto era enorme anch e in Unione Sovietica - era la benedizione di avere a che fare con una persona i ntegra. Per alcuni autori, per me in ogni caso, il suo modo di restare fedele a se stess o al di l delle contestazioni e degli attacchi stato un aiuto e un orientamento, egli fu per me un'autorit stimolante nelle questioni di coscienza. Di tali questioni qualche volta ho avuto la possibilit di parlare con lui, e in u na certa occasione era presente Lev Kopelev, un amico comune. Raramente ho sperimentato un lutto cos forte come quello per Heinrich Bll, e ora che ho riletto i suoi libri il senso di perdita diventato di nuovo violentissimo , la forza di attrazione del suo mondo spirituale si fatta pi intensa. Ma certi effetti erano anche molto poco spirituali, per esempio quelli delle sue suggestive descrizioni di piaceri sensuali. Ha spesso lamentato quanto si mangi poco nella letteratura tedesca. Bene, quando ho riletto "Foto di gruppo con signora" improvvisamente non ho potu to fare a meno di fare colazione come Leni: due panini croccanti, caff caldo, for te - bench di solito io preferisca t e pane nero. N ho potuto fare a meno di prepararmi, come il giovane Fhmel in "Biliardo alle no ve e mezzo", del quark con un pizzico di paprika. Ho resistito con successo solo all'intensit delle descrizioni di fumatori, che po trebbero facilmente sedurre un non fumatore. Del pane ho gi parlato. La mancanza - di pane, di sigarette, di caff, di t, di un tetto sulla testa, di ca lore - questa mancanza dei primi anni Bll non mai riuscito a dimenticarla, e ha osservato minuziosamente come dopo la guerra i differenti percorsi esistenziali dei suoi concittadini si siano sviluppati a seconda delle diverse maniere di dar soluzione a tale mancanza, di mutarla magari in superfluo. Ha trasformato questa mancanza, e l'indelebile ricordo di essa, nella sua ricche zza di narratore: una societ che non ricorda malata, sostiene. Gi dopo i primi lavori a carattere narrativo gli stato rimproverato tutto il poss ibile: che faceva letteratura delle macerie, letteratura da lavatoio, letteratur a da invalidi. Tutta acqua che andava al suo mulino (Se vi siete mai trovati nell'imbarazzante situazione di sentire come un complimento ci che voleva essere una svalutazione.. .). Non posso sapere, posso solo supporre come Heinrich Bll avrebbe accolto l'accusa di estetica dei buoni sentimenti che negli anni della svolta - stavolta intendo quelli dopo il 1989 - comparve sulle pagine culturali dei grandi giornali e che tir in ballo anche lui. I buoni sentimenti si distribuiscono sempre gratis ha intitolato una volta, tren tatr anni fa, un suo articolo. Perch, mi son dovuta chiedere, quelli che ritengono opportuno aggiungere una nuov a scaramuccia a una vecchia polemica letteraria, non vanno almeno a rileggersi c i che gi stato scritto? Il saggio di Bll naturalmente un discorso appassionato con tro la pura e semplice letteratura dei buoni sentimenti, che non mai stata in di scussione - mette a nudo la demagogia della maggior parte degli spregiatori dell 'estetica dei buoni sentimenti: ...e dappertutto ci sono quelli che agitano l'in dice, gente che si torce le mani sdegnata, inquieta, disperata, tutte le volte c he qualcosa di non aderente ai loro buoni sentimenti formalmente brillante e qui ndi pericoloso; la forma eccita la mente degli uomini, il contenuto il cuore e i nervi. Questo agitare l'indice cosa che ho conosciuto bene nella R.D.T., e qualche volt a agitavano anche decreti di censura; io penso che gli scrittori debbano difende rsi sempre e dovunque dalle pretese dell'estetica dello spirito del tempo; e ogg i, se non mi sbaglio, soprattutto dal diffondersi di quell'allegro nichilismo ch e il postpostmoderno propaganda al posto dei buoni sentimenti. Questo puro e perfetto Nulla - come Bll in seguito ha continuato instancabilment e a chiamarlo schernendolo: il nulla prefissato che mina la societ dal suo intern

o, e i cui sintomi sono inattivit, stasi, paralisi, noia mortale, avidit, vacua as pirazione al potere; Heinrich Bll descrive come esso colpisca i rappresentanti d ei partiti, dell'economia, della chiesa; come i pi sensibili tra loro se ne lamen tino, come ne soffrano - un meccanismo che a poco a poco, inarrestabilmente, li tritura, espellendo solo gli elementi indigesti: ai margini, verso il rifiuto di produrre, le donne nelle cliniche psichiatriche. E qualche giovane nella lotta armata insensatamente distruttiva. Bll stato accusato di esserne un simpatizzante non solo perch ne ha saputo legger e precocemente i segni sulla parete, ma perch ha approfondito le cause prime cela te dietro i fenomeni. Tra queste individua ci che ha radici nel passato, il buco nero del tacere, rimuo vere, dimenticare. Nel 1960 Heinrich Bll scriveva che era evidente che il nostro passato si allonta na sempre pi dal punto in cui avrebbe potuto essere superato. I personaggi di molti suoi libri diffondono nel loro ambiente, nella loro famigl ia, nella nuova generazione il veleno mai realmente espulso di quel passato. E' tempo, credo, di chiedersi anche e soprattutto attraverso la letteratura qual i forme e quali effetti abbia avuto il diverso modo di fare i conti col nazional socialismo nei due stati tedeschi e in che maniera quegli effetti agiscano nella Germania riunita. Adesso che il tempo in cui viveva Heinrich Bll storia, ho dovuto spesso esprimer e tutta la mia stima per le sue previsioni, per la sua chiaroveggenza, la quale ovviamente non lo salva dal rimprovero grottesco - a me ben noto - di non essere stato al passo coi tempi. E' un'accusa con cui lui si dichiarato d'accordo direi quasi con gioia, e ha con fessato schiettamente che i suoi libri, qualora all'estero li si volesse confron tare coi comunicati ufficiali e ufficiosi degli organi pubblici, si troverebbe c he descrivono un paese differente da come esso emerge da quelle informazioni. Non n per caso n per la malvagia volont di certi intellettuali disfattisti scrive, ...che nella narrativa, nella poesia e nella pubblicistica la Repubblica federal e sia rappresentata in modo diverso da come fa piacere agli addetti della stampa e dell'economia. I politici non dovrebbero crucciarsi, non dovrebbero assolutamente lamentarsi. Dovrebbero chiedersi invece perch non esista un solo romanzo del dopoguerra in cu i la Repubblica federale sia rappresentata come un paese fiorente, allegro... Evidentemente ci sono impedimenti che hanno radici ben pi profonde di quanto poss a supporre la superficiale suscettibilit dei politici. Un paese triste, ma senza lutto: il suo lutto l'ha delegato, l'ha spinto oltre c onfine, a Est.... L'Est, devo aggiungere, non ha accettato questo dono, l'ha respinto oltre confin e, a Ovest, con visibile indignazione, e ha posto ai suoi autori la stessa famos a e famigerata domanda: che fine ha fatto il Positivo? Quanto alla R.D.T., tutte le volte che ha potuto Heinrich Bll si guardato attorno, ne ha conosciuto i pro blemi, credo, ma non ha vissuto i processi che hanno portato al suo crollo e all 'unificazione. La sua voce pensosa, prudente, s: giusta, molto mancata, e continua a mancare - a nche nel faticoso processo di intesa tra gli intellettuali. Leggendo Bll ho l'impressione che dopo l'unificazione noi, intellettuali dell'Es t e dell'Ovest, abbiamo di nuovo subito un'imposizione, cio la divisione netta e fallimentare della Germania in un Ovest positivo e in un Est negativo, e che, ne ll'assumere questo parametro - sia che consentissimo con esso, sia che lo rifiut assimo abbiamo perso l'occasione di scambiarci le esperienze importanti all'inte rno del rispettivo stato di provenienza; per esempio, per quel che riguardava no i, lo sforzo di umanizzare la societ, la delusione per l'inutilit di quello sforzo e per le ragioni di quel fiasco, la coscienza di omissioni, errori, illusioni, la tristezza per la perdita di valori materiali e ideali, per le strade sbagliat e che abbiamo imboccato, per le rigidit difficili da sciogliere che la divisione ha prodotto anche in noi stessi. E se dopo questa autoanalisi, invece di dare ai cosiddetti semplici cittadini, a i nostri lettori, un esempio di irragionevolezza, arrivassimo a esporci a quella

stessa dolorosa domanda che Heinrich Bll ha posto molto tempo fa a s stesso e ai suoi: che ne stato di noi? Che cosa abbiamo lasciato che ci facessero?, se semp licemente riuscissimo a lasciar cadere autocompassione e cinismo, impulso a gius tificarci e prepotenza, se sapessimo smetterla di correre in circolo strappandoc i bocconi marginali di dibattito che le terze pagine cautamente ci lanciano inci tandoci cos alla corsa ai bocconi pi grassi, corsa a cui per non abbiamo mai voluto partecipare - allora, s allora, invece di ritenere serie e importanti le nostre esperienze probabilmente vane, potremmo trovare il coraggio di stare dalla parte di quei cosiddetti semplici cittadini. E potremmo magari scoprire qual la cosa che davvero ci interessa: la solidariet c on gli sconfitti di quell'enorme processo di redistribuzione che in questi anni, col pretesto della necessit economica, mette radicalmente in discussione la nost ra vita e la nostra scala di valori. Se ci ci riuscisse, avremmo probabilmente raccolto un po' dell'eredit che Heinrich Bll ci ha lasciato. Avete udito: un lunghissimo paragrafo al congiuntivo. Modo della possibilit, del desiderio, del dubbio. Sarebbe irresponsabile rimandare l'indicativo alle calende greche. Devo tornare ancora una volta agli inizi. Se ci rifletto bene, pu darsi che nel 1945 la maggioranza dei tedeschi tenesse mo lto a ripartire da un anno zero. Nella Germania occidentale, poi nella Repubblica federale, i ceti dominanti ebbe ro modo di assecondare questo bisogno pi che nella R.D.T., dove invece, e con mag giore severit, nei primi tempi alla popolazione fu chiesto conto di come s'era co mportata nei dodici anni bruni, e a farlo furono gli oppositori del nazionalsoci alismo che tornavano dai campi di concentramento e dall'emigrazione. Che poi questi stessi, laddove erano funzionari, abbiano a loro volta esercitato il potere all'interno di un sistema dittatoriale e ne abbiano abusato, non c' bi sogno di dirmelo; basta andarselo a leggere. Essi all'epoca, negli anni del dopoguerra, in quanto compagni senza patria, per molti tedeschi furono - come l'esule Willy Brandt - pi estranei e sospetti di un Hans Globke. Ma, dopo questo sguardo retrospettivo alla storia, necessariamente molto frammen tario, eccomi di nuovo ai romanzi e ai racconti di Heinrich Bll. Egli ha rigorosamente negato ai suoi personaggi l'autoillusione dell'anno zero. Perfino nel suo ultimo romanzo, "Donne davanti a un paesaggio fluviale", e siamo negli anni Ottanta, i protagonisti della vecchia generazione sono segnati dai t raumi del periodo bellico, mentre altri hanno sottomesso la propria vita alla co azione a nascondere la loro partecipazione a delitti o misfatti, a rimuoverla, a farsi dimenticare. Se nella letteratura tedesco-occidentale del dopoguerra c' un autore che ha regis trato tutti gli stadi di questo processo di corrosione spesso silenzioso, invisi bile, le crepe nei matrimoni, l'incomunicabilit tra genitori e figli, tra amanti, tra amici, tra colleghi - crepe che nel corso degli anni, dei decenni si allarg ano, si spalancano, diventano abissi tra le persone portano all'infelicit e al fa llimento di carriere all'apparenza in rapida ascesa, - quell'autore Heinrich Bll . Mentre rileggevo in successione cronologica i racconti e i romanzi di Heinrich B ll, tra i quali non pochi titoli che sono diventati proverbiali - da "L'angelo t acque" passando per "Dov'eri Adamo?", "Casa senza custode", "Il pane degli anni verdi", "Biliardo alle nove e mezzo", "Opinioni di un clown", "Lontano dall'eser cito", "Foto di gruppo con signora", "L'onore perduto di Katharina Blum" -, dura nte questa lettura davanti al mio occhio interiore scorreva un lungo corteo di p ersonaggi, uomini e donne, giovani e vecchi, dal ministro fino al plebeo-anarchi co che rifiuta il lavoro, non pochi tra i quali parevano passarsi di libro in li bro una sorta di staffetta. Giovani che vanno in guerra e sanno che moriranno, reduci, sopravvissuti nelle c itt in macerie, uomini taciturni, chiusi, senza illusioni, meditabondi, molti di loro credenti, tutti incapaci di adattarsi. Degli estranei nella Germania del dopoguerra, e tuttavia quasi non esiterei a de

finirli tipicamente tedeschi - nella variante renana. Un tipo fondamentale, che in seguito si chiamer Fhmel, Hans Schnier, Fritz Tolm o Karl Kreyl - emarginati oppure uomini sovraccaricati dal peso di una carriera c he non avevano voluto a quel modo: una staffetta in cui nessuno vuole tagliare i l traguardo per primo. Molti critici non li hanno accolti con favore, come non hanno accolto con favore neanche i personaggi femminili i cui mariti, i cui amanti sono caduti in guerra , che mantengono i loro figli con l'aiuto di svariati zii, che intristiscono o c rollano al fianco dei mariti in carriera, che finiscono in case di cura; o le do nne forti e sensuali, come Leni Pfeiffer, nata Gruyten, e Katharina Blum, che sp ara al giornalista che le ha tolto l'onore. Che cosa obiettano contro di loro? E' gente che non esiste, leggo. Non sono cos. Bll sarebbe, cosa che considerata un'ingiuria un moralista. Horribile dictu: credo che effettivamente lo sia. Lui si prende la libert di sviluppare i suoi personaggi a partire dal loro noccio lo morale e quindi di farli vivere, sicch si scontra con la contraddizione tra qu esta sorta di vitalit a cui ognuno di loro anela e le norme e i clich della societ. Come richiede il suo mestiere, inasprisce a dovere questa contraddizione mettend o i personaggi dei suoi romanzi in situazioni che non si presentano tutti i gior ni, che forse non si presentano affatto: per far s che possano mostrare bene di c he pasta sono fatti.S: questo narratore ha fantasia, ma non uno che si perde diet ro a fantasticherie - cosa che invece la parola moralista in tedesco sottintende . Ho anzi il sospetto che la sua opera nasconda un'utopia e che sia essa a darle c oerenza e inconfondibilit - un'idea, cio, di esseri umani attivi in una societ che non si autodistrugga. Un'utopia, certamente - ma Bll non un utopista. Se proprio devo usare una categoria, voglio definirlo un robusto realista. Ma che cos' per lui realt? Non si stancato di rifletterci sopra. Evidentemente i lettori, certe volte perfino i critici, si immaginano che un aut ore abbia collocato la realt fuori di casa come in una botte dell'acqua piovana, e che gli basti uscire per attingervi, afferma. Le cose reali - s, di quelle l'autore ha bisogno, anche di ricerche meticolose a volte. Dai primi libri di Bll si pu apprendere il prezzo al mercato nero del pane e dell e sigarette, da quelli pi tardi i prezzi degli alberghi incredibilmente bassi per altro! - o per esempio la paga oraria anch'essa incredibilmente misera di un lat toniere. Una volta racconta la fatica che gli costata scoprire per "Foto di gruppo con si gnora" quanto guadagnava durante la guerra la lavorante di una fioristeria nei p ressi di un cimitero e quanto erano grandi o piuttosto quanto erano scandalosame nte scarse le razioni che portarono ai limiti della morte per fame, e spesso olt re, i prigionieri di guerra sovietici in Germania. Si anche informato esattamente su come si confeziona a regola d'arte una corona funebre. Tutte queste cose sono, fuori questione, realt, quella che si pu estrarre dalla bo tte dell'acqua piovana fuori casa, se alla botte sostituiamo biblioteche, archiv i, tutti i possibili centri d'informazione, compresi testimoni e altri informato ri. Realt sono anche: sistemi politici, partiti, chiese, case, citt, paesaggi, che nat uralmente compaiono anche nei libri e soprattutto in quelli di Heinrich Bll, for mandone il reticolo, componendone l'evidenza, producendone l'atmosfera, i luoghi e le circostanze in cui i personaggi agiscono e possono dispiegarsi. La sostanza, la materia - s. Non la realt dell'opera d'arte. Un autore non prende dalla realt dice Bll. Ce l'ha gi, la crea, e la complessit demoniaca anche di un romanzo relativamente r

ealistico sta nel fatto che del tutto irrilevante quanto di reale vi pu essere fi nito dentro, elaborato, composto, trasformato. Ma cosa conta davvero nell'estetica dell'umano di Bll, se la pura sintesi dei co ntenuti un grave torto. Quale alchimia produce la misteriosa trasformazione della materia su cui egli in siste cos tenacemente? Esito di fronte alla possibilit di nominare la parola che mi sta sulla punta dell a lingua, faccio una pausa, sfoglio ancora i saggi, i discorsi, le critiche di B ll e poi mi imbatto nella parola che senza una citazione avrei usato malvolentie ri: attrito. I poeti, anche quando si muovono nell'assenza apparente di vincoli propria degli spazi estetici, conoscono il punto in cui si verifica il massimo attrito tra il singolo e la storia... Il riferimento a Wolfgang Borchert, ma formulato a partire dalla propria esperie nza e dal proprio turbamento. Heinrich Bll ha conosciuto quel punto. Come uomo dell'illuminismo, come tedesco, come credente, in questo secolo s' trov ato in conflitti che si possono definire un attrito permanente: non per caso, pe r sbaglio, per malinteso che sempre stato oggetto di pubbliche aggressioni fino a campagne pesantemente calunniose nei suoi confronti: tutto grazie alla schiett ezza delle sue dichiarazioni, alle sue acute diagnosi sempre oneste. Qualche volta questo "attrito" se lo sarebbe potuto evitare, vulnerabile e quind i ferito com'era spesso (Noi indulgenti dalla scorza dura-sottile). Non lo ha fatto, anche e soprattutto nei suoi racconti e nei suoi romanzi, che n on vuol separare dai suoi interventi sempre pi radicali, sempre pi arrabbiati, den unciando cos fino a che grado pu crescere l'attrito interiore, che un tal livello di intensit impossibile - anche le cose ovvie forse vanno dette senza un impegno forte. Da una societ dominata dai pregiudizi a una societ illuminata - cos espresse il suo impegno Heinrich Bll. Sentiva che a questo era suo dovere contribuire. Combatt con profonda seriet la battaglia interiore tra la sua religiosit e l'istitu zione Chiesa, sicch questo suo doloroso processo di distacco pu essere paradigma d i altri numerosi processi di distacco dalle istituzioni nella nostra epoca. La questione esistenziale - una parola che non adopero quasi mai - connessa a qu ali forme di impegno siano ancora possibili a noi cosiddetti moderni; se e come, cio, potremmo impegnarci in una comunit che non miri essenzialmente al guadagno e al progresso tecnico, - questa questione sta dietro ai libri di Bll e ne forma - qualunque contenuto essi offrano - la realt. Heinrich Bll si sempre sottratto a chi pretendeva di farne la coscienza della na zione: cosa che solo l'altra faccia del bisogno di farne di volta in volta il ca pro espiatorio nazionale. Tutto quello che ha scritto si pu ricondurre a una frase delle sue lezioni di poe tica francofortesi: Alla ricerca di una lingua abitabile in un paese abitabile. Un paese sarebbe abitato e abitabile, se fosse possibile averne nostalgia. Proprio oggi ho letto sul giornale che il teatro di Cottbus ha somministrato ai suoi visitatori dei questionari che ora sono esposti nel foyer. Riassumendo, ne viene fuori: Molti trovano buono ci che accade, ma non vorrebbero essere dove sono. Che significa? Continua, questo non-poter-abitare dei tedeschi, come lo chiama B ll osservandolo in Kleist, Stifter, nei romantici? E cosa accaduto a Hlderlin, B chner, ai poeti tedeschi di quel secolo, cacciati da un luogo all'altro? E cosa ai personaggi dell'ultimo libro di Bll, il pi triste e il pi sconsolato, che non s i sentono pi a casa, vorrebbero andar via, via da Bonn, emigrare dalla Germania, ma non sanno dove. E nello stesso periodo i discorsi innumerevoli nella R.D.T.: via di qui - ma dov e! Siamo a Berlino.

Heinrich Bll non avrebbe mai immaginato che un giorno lo avremmo commemorato a B erlino Est, in questo palazzo che un tempo era il Ministero delle finanze prussi ano, adesso si chiama Palais am Festungsgraben, sette anni fa si chiamava Casa c entrale dell'amicizia tedesco-sovietica, cosa di cui ancora testimoniano le tend e in tessuto leggero e il samovar - dubito che questi accessori folcloristici po ssano contribuire in modo sostanziale a salvaguardare e a mantenere ci che di gen uino c'era in quell'amicizia. Per stringere amicizia con russi, cechi, polacchi, Heinrich Bll non ha avuto cer to bisogno di una casa centrale (bench la sua casa fosse un centrale punto di pas saggio per gli amici in difficolt dei paesi dell'Est) - ha avuto bisogno solo del la sua apertura mentale nei confronti di altre forme di vita e culture, e poi de lla sua disponibilit quasi inesauribile, che per a volte forse lo esauriva. Restiamo a Berlino. E allora dov' la capitale dei tedeschi? chiede provocatoriamente Bll molto, molto prima che qualcuno potesse prevedere che Berlino sarebbe stata di nuovo elevata a tale rango. Posso solo prendere atto che Berlino stata la capitale di una Germania democrati ca per non pi di quindici anni - un periodo di sogno e di euforia. Raabe e Fontane, Dblin e Benjamin non ce l'avrebbero fatta a trasformare Berlino in una realt letteraria paragonabile a quella di Londra e Parigi, di San Pietrob urgo o Mosca. E in effetti anche alla Berlino divisa del dopoguerra manca un autore che abbia fatto ci che Heinrich Bll ha fatto per Colonia. Cosa che dipenderebbe dalla politicizzazione della citt, della parola Berlino. Cos Bll nel 1964.Nel 1997 dal paesaggio urbano piuttosto sobrio di Berlino sorgon o isole architettoniche fantastiche, utopistiche, surrealiste. Esse rafforzeranno il senso di appartenenza degli abitanti di questa citt? Quelle isole e i giganteschi monumenti di pietra sapranno approfondire la nostra trist ezza, il nostro dolore, la nostra vergogna per l'assassinio dei 55000 ebrei citt adini di questa citt, sapranno approfondire la nostra capacit di vivere insieme co n ragionevole fiducia? Sapranno aiutare i nuovi berlinesi, che fra non molto arr iveranno in citt da Bonn, a correggere l'opinione non infondatamente diffusa in R enania - secondo Bll - di avere a che fare con la fredda patria prussiana? Indur ranno a stabilire rapporti di buon vicinato - umanit, socialit, un sentirsi ed ess ere in relazione - tutte importantissime richieste di Heinrich Bll? Vogliamo sperarlo. Karoline von Gnderrode, una poetessa di origine renana come Heinrich Bll, ha det to: Se smettiamo di sperare, ci che temiamo sicuramente accadr. Tra poco fanno duecento anni. Il fiato della speranza, quasi strozzato a volte, attraversa i secoli. Non intendo una speranza sbiadita, gracile, inerte. Intendo quella speranza insaziabile, insopprimibile, urlante, di cui Bll scrive: la speranza come una bestia selvaggia. L'ho sentita nella gioia di vivere che sostiene tutta l'opera di Heinrich Bll, n el suo umorismo, nel suo amore per l'umanit e nella sua inflessibilit. Sapevo fin dall'inizio come volevo terminare questo testo: con un verso di Hlder lin che l'architetto Fhmel cita pi volte nel libro che preferisco di Heinrich Bll , "Biliardo alle nove e mezzo": Pur dolente il cuore divino perdura forte (1). Noi, mio marito e io, abbiamo cercato a lungo questo verso, non siamo riusciti a trovarlo. Victor Bll mi ha aiutato rimandandomi all'inno Come al giorno di festa, ma nell' edizione Beissner dell'opera di Hlderlin il verso citato figurava in forma molto diversa. Bene, ho pensato, Bll l'avr rielaborata, e volevo discretamente lasciar perdere. Alla fine per abbiamo messo mano all'edizione Hellingrath del 1943. Allora tutto si chiarito: Heinrich Bll aveva citato da l. E sconvolto, pur dolente della pena di un dio, il cuore divino perdura forte. Cos quadra, ho pensato. Comunque Heinrich Bll ha modificato di nuovo questa citazione: nel 1984, quando ne fece la premessa al suo discorso in onore di Rupert Neudeck.

L scritto infatti: pur dolente il cuore "umano" perdura forte. Contentiamoci di questo. [Questa conferenza stata tenuta il 7 dicembre 1997 a Berlino in occasione di una manifestazione organizzata dalla fondazione Heinrich Bll.] (1) La citazione tratta, con qualche lieve variazione, da F. Hlderlin, "Le liriche", a cura di E. Mandruzzato, Adelphi 1977.

Heinrich Bll FRATERNITA' DIFFICILE. LETTERA A UN GIOVANE CATTOLICO. Caro signor M., quando recentemente ci siamo conosciuti dal reverendo U., lei to rnava appena da una di quelle giornate di meditazione che si sogliono tenere per le nuove reclute. L'avevano appena messa in guardia dei pericoli della vita militare, e - come d'u so in questo tipo di ammonizioni la morale era stata identificata, al solito, co n la morale sessuale. Non voglio trattenermi a spiegarle quale immenso errore teologico sta alla base di tale identificazione. E' anche troppo palese; di questa interpretazione unilaterale soffre tutto il ca ttolicesimo europeo da circa un secolo. Quando io avevo la sua et, cio vent'anni, nel 1938, anch'io mi lasciai indurre a p rendere parte a una giornata di meditazione per le nuove reclute. Sull'invito c'era una frase sulle armi spirituali per servire nella Wehrmacht. La giornata di meditazione ebbe luogo in uno di quei conventi regalatici dalla f ine dell'Ottocento: mattoni gialli, scuri corridoi neogotici in cui era inacidit a una tetra umilt. Il piccolo convento ospitava un collegio per ragazze, a cui si insegnava l'arte di governare la casa. Si erano scelte con cura le ragazze meno carine per servirci la colazione dopo l a santa Messa. Ma non ci sono quasi ragazze diciottenni che sembrano carine di fronte alla squa llida architettura sacra di fine secolo. Dopo la colazione si pass alle armi spirituali. Dapprima il prete cui era affidata la cura di quel ritiro parl per circa mezz'ora sul capitano di Cafarnao, sulle cui deboli spalle si suole caricare, da circa u n secolo, la giustificazione teologica della coscrizione generale obbligatoria. Beh, i morti non possono difendersi, e quel povero capitano dovette rispondere d i tutte le frasi fatte allora in circolazione: spazio vitale, pericolo bolscevic o, legittima difesa. Stia sempre sulle sue, mio giovane amico, quando i teologi parlano di legittima difesa. E' un'espressione cos grossa e cos a buon mercato che veramente la si dovrebbe pro ibire.

I nipoti di coloro che caddero nel 1914 oggi vengono addestrati a usare i cannon i atomici, e ancora dopo la bellezza di quarantaquattro anni gli storici non si sono accordati su chi, nel 1914, si trovava in stato di legittima difesa. Chi potrebbe dunque consolarsi con un tal concetto? Se per lei dovesse cercare qu alche esempio storico di legittima difesa, pu trovarne alcuni nel passato pi pross imo: la Russia bolscevica, quando la Wehrmacht tedesca la aggred, nel 1941, si tr ov in stato di legittima difesa; la Danimarca, la Norvegia, la Francia... prenda una carta dell'Europa e conti tutti quei paesi. Il sacerdote che dirigeva quella giornata di meditazione poteva vantare una cert a esperienza militare: durante la grande guerra era stato maresciallo ed era uno dei pochi sottufficiali decorati con l'ordine al merito. Al discorso sul capitano di Cafarnao - ah, questo complesso del capitano dei bor ghesi tedeschi! - fece seguito un'istruzione pratica consistente nel consigliarc i come evitare l'ubriachezza durante le feste e le serate tra commilitoni a cui non potevamo non intervenire. Evitare l'ubriachezza era importante perch dopo quelle bisbocce era di prammatica la visita collettiva al bordello. I pericoli dai quali ci si metteva in guardia erano morali, il che significava s essuali. A quel tempo, nell'estate del 1938, i pi dei miei compagni di scuola erano passat i dalle diverse associazioni cattoliche giovanili alla Giovent hitleriana o allo Jungvolk. Ogni tanto li incontravo, quando marciavano attraverso la citt in testa ai loro g ruppi. Mi rivolgevano un sorriso di scusa quando il loro gruppo cantava: Quando il sang ue degli ebrei sprizza dal coltello..., ma a quel sorriso di scusa io non rispon devo. Non so quale pericolo fosse moralmente il pi grave: cantare con cento ragazzi di dieci anni Quando il sangue degli ebrei sprizza dal coltello... oppure una colpa sessuale. Durante gli anni che passai nella Wehrmacht ho fatto diverse esperienze disgusto se, ma non ho mai visto una volta che qualcuno sia stato costretto a commettere una colpa sessuale. In genere nulla fa pi impressione alla gente che avere idee ben precise su determ inate cose. Il prete ci consigli di mangiare molta carne, prima di quelle bevute in compagnia , carne cotta in molto grasso, oppure carne cruda macinata, del buon salsicciott o. Dovevamo riempirci ben bene lo stomaco per evitare l'ubriachezza e i conseguenti pericoli morali. Ancora oggi mi passa l'appetito se ricordo i particolari di quella disgustosa ga stronomia. Quei consigli, del resto, non solo erano igienicamente sbagliati, ma anche di un a spaventosa ingenuit dal punto di vista dell'approvvigionamento: come poteva una povera recluta, nel 1940 o '41, procurarsi della carne, e in tale quantit? Segu p oi - mi dispiace, ma le prostitute avevano davvero la parte principale - una sec onda esortazione a stare in guardia da quelle creature pericolose. Lui stesso, durante la prima guerra mondiale, quand'era l'attendente di un capit ano (!!), ogni tanto aveva dovuto condurre una di quelle signore nel quartiere d ell'ufficiale. Evidentemente non gli era mai venuta l'idea di rifiutarsi d'obbedire (cosa che s arebbe stata possibile anche sotto il profilo giuridico, ma penso che un cattoli co tedesco non si rifiuti mai di obbedire a un ordine), e ora ci descrisse le ta ttiche grazie a cui si era sottratto agli adescamenti di quelle femmine. Parlava franco, proprio come si parla tra soldati, e quella franchezza era gi uno schifo. Poi ci fu il pranzo in comune, quindi altre istruzioni consistenti nell'esortarc i al coraggio, all'obbedienza secondo la fortunata divisa: i cattolici sempre in prima fila, non siamo mica delle pappemolli. Ah, mio giovane amico, due regni dei cieli, tre, per un prete che difendesse una

volta i deboli, i vili, i piedi piatti, i fisicamente incapaci contro questa te ologia da maestri di ginnastica. Venne chiamato ancora una volta in ballo il capitano di Cafarnao, poi ci diedero il caff. Erano diventate davvero pi carine le ragazze che ci servivano, o mi pareva soltan to, dopo otto ore di prigionia in quell'edificio? Ci lasciarono andare. Non una parola su Hitler, non una parola sull'antisemitismo, su eventuali confli tti tra un ordine e la nostra coscienza. Avevamo avuto le nostre armi spirituali e ce ne tornammo a casa, quatti quatti, attraversando la tetra periferia. Quattro anni dopo ero interprete presso un comando locale in una piccola stazion e balneare della Francia, e una delle mie incombenze era quella, onorevolissima, di recarmi la mattina verso le nove al bordello e di raccogliere gli oggetti ch 'erano stati dimenticati in quegli squallidi quartieri venerei, durante la notte , da sergenti, marescialli e ufficiali ubriachi: portafogli, borsellini, patenti automobilistiche, di tanto in tanto anche una pistola o una busta con fotografi e della cara moglie e degli amati figlioletti. Com'erano tristi quelle piccole localit sulla costa francese! La popolazione per la massima parte era evacuata, giganteschi alberghi andavano in malora, lungo la spiaggia giacevano frammenti di esplosioni, nei casin i topi andavano in giostra sulle roulette. Il porticciuolo era quasi deserto, i soldati si annoiavano nei bunker e spiavano attentissimi i piccioni viaggiatori che a volte volavano verso l'Inghilterra. C'era ordine di abbatterli, quei piccioni, e com'erano felici quei poveri soldat i inebetiti quando una volta tanto spuntava improvvisamente un piccione. Subito si sentiva sparare da ogni parte come a una festa di tiro a segno. In qualche caso venne anche abbattuto un piccione. I messaggi che quei begli animali avrebbero dovuto recare in Inghilterra, e che ora invece venivano decifrati con eccitazione allo stato maggiore del reggimento , erano quasi sempre gli stessi: il morale delle truppe basso, l'esercito affama to. E' dunque questo paesucolo deserto che io attraversavo con la carabina in spalla , raccogliendo nella caserma dell'amore gli averi dei discepoli di Venere d'ogni grado. Una signora vecchiotta dalla faccia gonfia mi metteva davanti una tazza di caff, saliva scale vecchissime, e io sentivo di lass le voci irritate delle ragazze a c orto di sonno. Il bar, dove aspettavo di solito, scaldandomi le mani contro la tazza di caff, no n era ancora in ordine. Ho bisogno di descriverle com' un bar molto frequentato, la mattina presto? A vol te dovevo aspettare a lungo, allora andavo in cucina, mi versavo una seconda taz za di caff - mi era consentito, perch ero molto amico di Madame - e se avevo fortu na assistevo ancora all'arrivo della donna delle pulizie, una giovane contadina di un paese l accanto. Mi rallegravo il cuore guardando la sua faccia accaldata dal viaggio in biciclet ta, le sue gambe robuste, il suo petto, i suoi occhi grigio chiaro. L'aiutavo a mettere le sedie sui tavoli, a vuotare i posacenere, le andavo a pre ndere l'acqua, ed era un conforto per il mio morale scalcagnato poter fare, in m ezzo a quest'esistenza totalmente insensata, qualcosa di positivo come accatasta r sedie, pulir posacenere, andare a prendere dell'acqua, tanto pi per una giovane donna cos carina. Poi, dopo che Madame era scesa da basso e mi aveva consegnato gli oggetti smarri ti, prendevamo tutti e tre insieme il caff e discutevamo sulla differenza tra cat tolici praticanti e non praticanti. Germaine, la giovane contadina, era praticante, come me, Madame no. A volta venivano gi anche due o tre ragazze che non erano pi riuscite ad addorment arsi, facevamo colazione in quattro o in cinque, e in seguito, mentre Germaine f aceva le pulizie e Madame controllava gl'incassi, col caff che si raffreddava len

tamente, giocavo con le ragazze una specie di Non t'arrabbiare, oppure osservava mo scotendo la testa una foto di famiglia: Mio Dio, quell'onestissima moglie di un maestro elementare con quella graziosa figlioletta in braccio, si era fatta f otografare sulla veranda per dimostrare al marito sottotenente che bella blusa s i era fatta confezionare con quella seta francese? Pericoli morali? S, c'erano, m a non erano certo le seduzioni di quelle creature. Non sono mai riuscito a disprezzare i clienti di quelle case perch mi riesce impo ssibile disprezzare ci che erroneamente si chiama l'amore fisico. Esso la sostanza di un sacramento, e m'ispira profondo rispetto, lo stesso che p rovo per il pane non consacrato come sostanza di un altro sacramento. La distinzione dell'amore in quello cosiddetto fisico e nell'altro contestabile, forse inammissibile. Nessun amore solo fisico o solo non fisico; entrambi si mescolano sempre all'alt ro, sia pure in minima parte. Noi non siamo n puri spiriti n puri corpi, e forse il rapporto di mescolanza conti nuamente mutevole tra l'uno e l'altro una cosa che gli angeli c'invidiano. Scrivere una lettera pu essere un atto quasi esclusivamente dei sensi: carta, pen na e le mani, questi strumenti di tenerezze pi o meno sottili. Imparai a disprezzare pi di una prostituta, non per la sua professione, ma cos com e disprezzo i preti che ridono della devozione dei credenti. Se vero quello che dicono alcuni teologi, cio che nel vino del sacramento sono st ati redenti anche Bacco e Dioniso, bisognerebbe concludere che nel sacramento de l matrimonio debbono essere redente anche Venere e Afrodite: il che per richieder ebbe un trattamento meno grossolano, meno sprezzante del cosiddetto amor fisico. Nel disprezzo dei clienti di quella casa Germaine, Madame e le ragazze si trovav ano pericolosamente d'accordo. Il loro moraleggiare, dopo un'ora mi aveva annoiato. Lasciavo lo stabilimento e cercavo consolazione nel vino, visto che avevo atteso invano un moto di piet. Piet m'ispirava quel giovane ufficiale del genio che aveva l'ordine di far saltar e in aria, lungo la costa, alcuni alberghi e case per colonie estive di cui si t emeva che, nel caso di un'invasione, potessero ridurre il campo di tiro. Si aggi rava da quelle parti un generale che, nelle pi diverse scuole di guerra, in corsi speciali o in altre simili occasioni di perfezionamento, pareva aver imparato b en poco oltre l'espressione campo di tiro. Cos saltavano in aria gli alberghi, le case delle colonie, i sanatori, e i soldat i tedeschi dimostravano una diligenza da formiche nel far sparire, la notte prim a dell'esplosione, in un buio pieno di mistero, tutti gli oggetti d'uso che si t rovavano negli edifici condannati, biancheria da letto, coperte, giocattoli, tut to quanto, oggetti che poi, in ottemperanza alle norme postali, venivano divisi in piccole parti. Le pesalettere erano considerate preziose, e pi di una laboriosa mano di casaling a pochi giorni dopo ricuciva insieme il bottino davanti al focolare domestico, i n Pomerania, in Renania, nel Wrttemberg, quasi si trattasse di un puzzle. Essere strumento di distruzione, che cosa assurda. Non c' coscienza tragica che ti aiuti. Pericoli morali? Consistevano nella quasi totale insensatezza di quell'esistenza : trottare con tutti gli altri, per mesi, per anni, lo stesso trotto idiota. Che sollievo, allora, accatastar sedie, vuotar posacenere per Germaine, giocare a Non t'arrabbiare con le "filles de joie" a corto di sonno, che si divertivano come bambine. I pericoli morali ai quali un soldato esposto sono davvero grandi ma quelli sess uali sono i pi piccoli, mi creda. Quando non riuscivo pi a sopportare la noia marcavo visita, scegliendo una malatt ia che rendesse necessario un viaggio a Parigi dallo specialista. A Parigi acquistai i diari di Lon Bloy e sulla terrazza di un caff decifrai il tes to con l'aiuto di un vocabolario tascabile, finch nell'ultimo dei diari, per il s anto Natale del 1916, trovai quella frase che comincia: E' arrivata l'oca dalla Bretagna..., e qualche riga pi in basso: La mia soddisfazione sarebbe maggiore se avessi l'assoluta certezza che nel momento in cui consumiamo il nostro pranzo d

i Natale tutta la Germania sta crepando di fame. Scritto nel 1916, a Natale, quando mia madre, con cinque figli, era effettivamen te poco lontana dalla morte per fame; letto nel 1942, mentre a Colonia mia mogli e, i miei genitori, i miei fratelli e le mie sorelle si trovavano pi volte al gio rno in un terrore mortale. Forse la tremenda maledizione di Bloy si sarebbe realizzata, i tedeschi sarebber o crepati, non di fame ma sotto lo scoppio delle bombe dirompenti. Se io avessi creduto alla colpa collettiva della Germania, avrei disertato e cer cato la mia via nell'emigrazione. Cos invece passeggiavo per Parigi, sentivo l'esercito tedesco altrettanto estrane o della popolazione francese, la cui ostilit faceva un effetto mortale perch era u sata in senso collettivo. Mi consolavo col vino, talvolta me ne stavo seduto per mezz'ora in qualche chies a, andavo al cinema, poi nella mia camera d'albergo e scrivevo una lunga lettera a mia moglie, prima di andare a letto, dove aspettavo il sonno in un rimuginio di pensieri. Non mi riusc facile sacrificare Bloy, ma non potevo perdonare il suo odio, non po tevo capirlo, accoglierlo in me, quest'odio di un vecchio, e cos sacrificai Bloy, quella notte, in quel misero albergo parigino, in mezzo a quella citt ostile in cui le facce intelligenti degli ufficiali tedeschi mi erano estranee come il fre ddo odio della popolazione. Pericoli morali? Consistono, caro amico, nella disperazione assoluta, nel capire quanto insensata una tale esistenza. Ci sono delle scappatoie: cultura, cinismo, corruzione. La via della cultura: considerare quella tal situazione come inevitabile e trarn e profitto intellettuale: visitar cattedrali e pinacoteche, diventare un tipo di sublime globetrotter. Ci vogliono dei privilegi: dei buoni superiori comprensivi, quel genere di uffic iale molto colto e (senza virgolette) umano che sa che cosa si deve a un intelle ttuale. Il cinismo gi un tantino pi sincero. Godere la situazione senza scrupoli, lasciarsi portare dalla storia: dalla stanz a da bagno dell'alloggio francese alla realt assassina della guerra in Russia. Lasciar scorrere via il dolore, non farsi carico di alcuna sofferenza e osservar e quella degli altri col distacco di un impresario delle pompe funebri, che in f in dei conti non mica lui l'assassino. La corruzione: arricchirsi sfruttando la guerra, ogni volta che se ne offra l'oc casione. Ci vorrebbero occhi dotati di raggi X per scoprire quanti patrimoni della fioren te Germania hanno origine da quella fonte: un vagone pieno di orologi svizzeri a lla stazione di Amiens; due cannoni antiaerei che scomparvero a Odessa, o quei l avori fittizi che un maresciallo faceva eseguire, per anni e anni, da operai fit tizi, dove l'unica cosa non fittizia erano le paghe: che venivano corrisposte e spartite tra il maresciallo e gl'imprenditori edili francesi. Ci sono altre vie d'uscita: il suicidio. Quel piccolo sottufficiale pallido col nastrino da alfiere cucito storto sulle s palline: una sentinella lo trov una mattina davanti al bunker, giaceva esattament e sulla battigia, la pistola accanto a s, davanti alla grigia, sterminata indiffe renza dell'oceano. Che cosa avr provato quel pallido insegnante di scuola media, che sapeva Plauto a memoria? Caro signor M., non si lasci mettere in testa che tutto innocuo, che i pericoli morali vengono solo dalle prostitute. I pericoli morali vengono da altre parti e in altri modi. E' d'uso comune, ormai, quando si sollevano eccezioni sul contegno della Chiesa cattolica ufficiale, in Germania, durante l'era nazista, di citare i nomi degli uomini e delle donne che hanno sofferto nei lager o in prigione o che sono stati giustiziati. Ma quelle persone, il reverendo Lichtenberg, padre Delp e i molti altri, non agi rono su ordine della Chiesa, ma la loro istanza fu un'altra, che oggi comincia a

essere sospetto il nominare: la coscienza. Lei mi diceva che uno dei discorsi che lei aveva sentito era stato tenuto dal ma ggiore Sch. Mi dia retta, non si fidi del maggiore Sch. Non una cattiva persona, non sceglierebbe mai una delle scappatoie possibili da me descritte: cultura, cinismo, corruzione, suicidio. Il maggiore Sch. lo conosco da pi di vent'anni. Come tanti altri, ha cantato insieme col suo gruppo giovanile: Quando il sangue degli ebrei sprizza dal coltello..., mi sorrideva con aria di scusa quando lo in contravo in quelle occasioni, e insieme stava all'opposizione, cio in qualche ang oletto remoto del parco cantava, col suo gruppo canzoni proibite, ad esempio: Al di l della valle si drizzavano le loro tende.... A quel tempo lo si considerava un atto di straordinario coraggio. Bisogna concedere una valvola di sfogo al naturale non-conformismo dei giovani, ad esempio canzoni proibite che si possano cantare di nascosto, affinch il resto, quello che veramente conta, possa essere effettuato senza contrasti: le marce, le esercitazioni militari. Il maggior Sch. un bravo uomo cattolico, senza virgolette, solo che ha qualche p iccolo difetto: la sua memoria debole, la sua intelligenza limitata. Sono le qualit che fanno il vero opportunista, e nemmeno il suo opportunismo colp evole: egli semplicemente opportunista, cos come un altro ha gli occhi azzurri. Non si lasci influenzare troppo dalla critica cordialona, spensierata che l'ha i mpressionato tanto nel maggiore Sch.: come il canto di quelle canzoni proibite, ch'erano del tutto innocue. Il maggiore Sch. frattanto ho sentito uno dei suoi discorsi - comincia sempre co n una critica alla Bundeswehr, prima di far propaganda tra i giovani che lo stan no a sentire. Tanta franchezza fa effetto, chiaro, sa di sportivit; ma lei mi deluderebbe se ca desse in queste panie. Di maggior Sch. ne ho conosciuti a centinaia. Di questo tipo c' persino una variante intellettuale. Un tempo fungevo un po' da "postillon d'amour" per un giovane sottotenente che s apeva di movimento cattolico giovanile a trecento metri di distanza. Dovevo fissargli degli appuntamenti e ai primi appuntamenti servirgli da interpr ete, e cos dovevo tradurre in francese tutte le sue ciance intellettuali: si anda va da Guardini a Ernst Jnger, da Nietzsche a Carossa, in lungo, in largo e per t raverso, da Mauriac e Gide fino a Le Reich. Una paga da caporalmaggiore molto sudata, che la sera mi bevevo in una tavernett a dove l'oste mi apriva il suo cuore di comunista. Non presumo di avere la superiorit morale per intentare un processo postumo di de nazificazione al maggiore Sch. Elenco solo dei fenomeni, e non mi compete giudicare coloro che, nelle loro azio ni, seguirono la via della minor resistenza e aprirono la bocca a cantare Quando il sangue degli ebrei..., mentre io me ne restavo passivo e questo non lo facev o. Non posso garantire che avrei saputo trarre le conseguenze che nessuno ha mai pr eteso da me. Cos, come le sto scrivendo, personalmente non ho alcun credito da vantare, so ind icarne uno solo, quasi meccanico, ed che avevo quindici anni quando lo Stato del Vaticano, primo fra tutti, strinse rapporti diplomatici con Hitler; che ne avev o ventotto quando tornai a casa da un campo di prigionia americano. Lei certo si stupir che io le scriva tutte queste cose e che non gliele abbia det te quella sera, quando eravamo dal reverendo U. C' una buona ragione, che non le voglio nascondere: non riesco proprio, in presenza del reverendo U., a parlare d i cose che prendo sul serio. Il reverendo U. lo conosco da pi di vent'anni, a quel tempo parlavamo di Bernanos e di Bloy (e il reverendo U., come tutti gli altri cattolici tedeschi, tranne p oche eccezioni, commetteva l'errore che si ripete ancor oggi, di considerare cio Bernanos un cattolico di sinistra, il che sta solo a dimostrare ch'essi sono anc ora pi a destra di Bernanos - ma su questo meriterebbe fare un discorso a parte,

cercando quante strade sbagliate e pericolose partano da quel primo errore). Gi allora il reverendo U. raccontava le migliori barzellette sul vicariato genera le, ed chiaro che fa molta impressione a un giovane sentirsi cos ammesso nella ce rchia degli iniziati e dei privilegiati. Ma le barzellette sul vicariato generale (che peraltro negli ultimi vent'anni so no cambiate ben poco) rappresentano solo ci che per il maggior Sch. erano le canz oni proibite, ci che oggi per lui la critica. Per carit, non si lasci ingannare: solo un modo di sfuggire alle decisioni. In un certo senso io apprezzo il reverendo U.: spiritoso, divertente, s'intende di letteratura, offre ai suoi ospiti un vino eccellente, delle ottime sigarette, e queste cose - per quanto secondarie - le so apprezzare. Inoltre fa parte del mio mestiere osservare la gente, e il reverendo U. io lo os servo da oltre vent'anni. Nell'osservarlo cerco di mettere qualcosa della disperazione che deve aver prova to quel giovane pallido sottufficiale quando si spar all'alba, di fronte alla gri gia, sterminata indifferenza dell'oceano, un poco anche della disperata corruzio ne di quell'intelligente maresciallo che si arricch sfruttando la guerra. So apprezzare molte cose del reverendo U., ma non m'interessa una conversazione con lui. Preferisco giocare a Non t'arrabbiare coi miei bambini. I cattolici tedeschi, che per me sono rappresentati fino a un certo punto dal re verendo U., da vari decenni non hanno avuto quasi altro pensiero che il perfezio namento della liturgia e il miglioramento del gusto. Ottima cosa, ma mi domando se basta come alibi per una o due generazioni. Fa parte del "bon ton", vorrei quasi dire del programma, dir male di questo o qu el vicariato generale, dei vescovi, del clero (vi si distinguono soprattutto gli ecclesiastici), ma l'atteggiamento spirituale che cos si manifesta da prendere s ul serio non pi di quello d'uno studentello liceale che bevendo coi compagni pren da in giro il suo insegnante. Dietro queste fanciullaggini si cela, nel reverendo U. come in tanti altri catto lici, una profonda disperazione: letteratura, cultura, liturgia sono solo dei me zzi per sfuggire ai tormenti della propria coscienza. Sono tutti ragionevoli e intelligenti quanto basta per capire che la quasi-ident ificazione tra C.D.U. e Chiesa una cosa funesta, perch potrebbe provocare la mort e della teologia. E' penoso, nient'altro che penoso leggere prese di posizione di teologi su argom enti politici. Si sbircia sempre verso Bonn e dietro a ogni frase si sente lo zelo che aspetta la ricompensa di un colpetto sulla spalla. Cos, caro signor M., davanti al reverendo U. lei pu esprimere tranquillamente qual che dubbio sull'assunzione di Maria in cielo. Le verr risposto con una spiegazione molto sottile, intelligente e teologicamente corretta. Ma mai le venisse in mente di esternare un dubbio sul dogma (non definito) dell' infallibilit della C.D.U., vedr il reverendo U. diventare sgarbato, nervoso e tutt 'altro che sottile. Parli anche tranquillamente della visione di Cristo avuta dal santo padre. U. le spiegher amabilmente che lei non affatto tenuto a crederci. Ma se lei dovesse mettere in dubbio qualche frase del santo padre che potrebbe g iustificare un riarmo della Germania, ecco che il discorso ridiventerebbe oltrem odo sgradevole. Cos, dal reverendo lei far conoscenza con una serie di simpatici giovani e vecchi liberali con cui si sta molto bene in compagnia e, passando attraverso la C.D.U. , si sono riavvicinati alla Chiesa. Naturalmente sono persone che della mistica non sanno che farsene. A Pasqua e a Natale (a Pentecoste, perch allora il tempo quasi sempre troppo bell o) assistono a una Messa liturgicamente ineccepibile in una chiesa restaurata in modo architettonicamente ineccepibile (che sia almeno del tredicesimo secolo) e sempre pi si convincono che questa causa non poi tanto male. Chiedere se qualcuno davvero credente una gaffe sociale; chiedere se qualcuno si

possa identificare con le opinioni che professa pubblicamente un'ingenuit infant ile. Sono domande che, via, non si fanno, uno sgarbo come versare vino rosso sulla to vaglia immacolata. Viviamo nel paese degli Opportunisti, e per il naturale non-conformismo dei giov ani... ebbene, ci sono dei canali. Quando venne discusso il problema del riarmo tedesco, la presidenza della Gioven t cattolica tedesca pubblic un memorandum. In questo memorandum qualcuno si era tormentato a trovare una forma per il libro di preghiere del futuro soldato tedesco. La necessaria resistenza e solidit di questo libro di preghiere doveva essere raf forzata da una buona carta India e da una rilegatura in tela flessibile. Ecco di che cosa si preoccupano i cattolici tedeschi. Ogni singola parola di questa frase sarebbe quasi degna di un libello separato: resistenza, solidit, buona carta India, rilegatura in tela flessibile. In Russia ho visto morire troppa gente sui campi di battaglia, negli ospedali mi litari, e in questa frase non riesco a sentire altro che una bestemmia diabolica la cui radice sono costretto a cercare nell'estetismo dei cattolici tedeschi. Di fronte alla morte subita dai fratelli e dalle sorelle, dai vicini e compagni di scuola dell'autore deportati ad Auschwitz, solo un certificato di cretinismo rilasciato da un medico potrebbe indurmi a perdonare queste parole, ma in tal ca so la presidenza della Giovent cattolica tedesca sarebbe pur sempre responsabile del fatto di aver affidato a un cretino la stesura di un memorandum sul problema del riarmo. Evidentemente due milioni di iscritti a quest'associazione le hanno accettate se nza ribattere, ed altrettanto evidente che nessun padre spirituale si reso conto della diabolica follia che si nasconde dietro una tal frase. Alla teologia da maestro di ginnastica si aggiungerebbe dunque la teologia da fa bbricante di libri. Stiamo a vedere se un giorno dentisti, grafici, produttori di miele artificiale non verranno a richiedere un loro libro di preghiere. Non si preoccupi del suo libro di preghiere, caro signor M., e non si associ mai alla maldicenza e alle barzellette sul vicariato generale e l'episcopato: indeg no della sua intelligenza e della sua seriet. Prenda i vini del reverendo U., il suo modo spiritoso di conversare, le intellig enti analisi letterarie per quello che sono: un bell'accessorio. Ma, per l'amor di Dio, non prenda sul serio tutto questo e non si aspetti nessun consiglio veramente importante per i pericoli morali che certo non le verranno risparmiati. Per me, quando avevo la sua et, fu un pericolo morale di primissimo grado quando il Vaticano fu il primo Stato ad accordarsi con Hitler: quel riconoscimento era molto pi gravido di conseguenze di quello che oggi potrebbe essere il riconoscime nto diplomatico di Pankow da parte di Bonn. Subito dopo la conclusione di quell'accordo tra il Vaticano e Hitler fu consider ato chic accostarsi alla comunione in uniforme da S.A., chic e alla moda, ma non era solo chic e alla moda, era anche logico, e quando, dopo la santa Messa, si andava a prestar servizio, si poteva cantare tranquillamente: Quando il sangue d ei polacchi, dei russi, degli ebrei.... Trenta milioni di polacchi, di russi, di ebrei sono stati uccisi, caro signor M. Pericoli morali? Ce ne sono innumerevoli, appena si comincia a riflettere, e io le ho letto in faccia che lei non si sottrarr alla riflessione. Libri rilegati in tela flessibile non le serviranno un accidente, e forse la buo na carta India le sar gradita solo perch cos adatta a fabbricarci sigarette: sarebb e pur sempre un vantaggio perch spero che quelle poche preghiere che le daranno c onforto lei le sappia a memoria. Non si fidi, la prego, dell'irruenza cordialona, del fare spensieratamente giova nile irradiati dal suo futuro capo supremo, il ministro della difesa, e nel caso che i teologi le parlino di legittima difesa, lei veda di precisare e domandi: quando si dato un caso di legittima difesa? o: quali sono le premesse della legi ttima difesa? Chi riuscir mai a scoprire dove comincia la difesa o finisce l'aggr

essione? Forse lei sorvoler l'Europa con un elegante aeroplano pieno di bombe ato miche, e si risveglier in lei quell'istanza che oggi comincia a essere sospetto i l nominare: la coscienza. Anche coscienza una parola grossa, lo so, e l'istanza definita da questa parola dipende da un'infinit di particolari inesprimibili, ma non dimentichi: l'istanza a cui hanno obbedito tutti coloro che decisero di opporsi a Hitler, sapendo bene che prezzo sarebbe stato loro richiesto. E non dimentichi quando sta per lasciarsi confondere da quei concetti vaghi e sc iocchi che sono destra e sinistra, che quegli uomini provenivano dall'estrema si nistra e dall'estrema destra. Le chiacchiere sentimentali sulla sinistra senza patria sono un genere d'ipocris ia particolarmente insidioso: esiste una destra senza patria che sta isolata tra i partiti non meno della sinistra, e il cui spirito rappresentato da alcuni di coloro che il 20 luglio fecero il disperato tentativo di assassinare Hitler. Anche questo gran parlare di destra e di sinistra non altro che un diversivo. Il gioco tra destra e sinistra come una partita a calcio dove le porte siano sta te ostruite con un assito. Inoltre gli uomini politici sono esperti di quel bel gioco per bambini: Alberell o, alberello, trasformati.... Chi, dopo il via, ha la disgrazia di trovare tutti gli alberi occupati, chi non stato abbastanza svelto si copre la faccia, lascia scorrere le lacrime e si defi nisce senza patria o all'opposizione. La politica si fatta dura e la teologia si fatta molle. Di eresie non ce n' pi, i teologi si sono lasciati spingere nel campo della politi ca e giocano anche loro, smarriti, questo gioco con le porte sbarrate. Adenauer cattolico, e cos Strauss e alcuni altri: che cosa vogliamo di pi? In effe tti, si direbbe che di pi non vogliamo. Cos ci resta tempo a sufficienza per dedicarci allo sport nazionale tedesco: edif ichiamo, continuiamo a dedicarci al raffinamento del gusto, al perfezionamento d ella liturgia e ci consoliamo con volumi rilegati in tela flessibile. Quando siamo tra noi, noi intellettuali cattolici clero compreso, facciamo dello spirito sul vicariato generale, sorridiamo dei vescovi. Sono i nostri cioccolatini, i confetti degli Iniziati, si pu anche arrischiare tr anquillamente una barzelletta un po' spinta senza esporsi ad alcun pericolo mora le. Sorridiamo dei sermoni che la domenica siamo costretti a sentire insieme con la Messa, siamo sicuri che non ci riguardino affatto, ma in fondo chi riguardano, q uei sermoni? Di che vive la gente cui non concesso procurarsi, grazie a quegli s nobistici confetti, i disturbi gastrici che sembrano essere uno dei presupposti di ogni conversazione tra intellettuali cattolici? Si astenga, caro signor M., n on spilluzzichi tutte quelle variet di cioccolatini, quella critica, quelle barze llette, quei discorsi sulla letteratura. Sentir ben presto come le brontola lo stomaco: sentir che ha bisogno di pane, non di sociologia slavata, di politica slavata, di critica culturale slavata, come i n genere ci vengono offerte. Lo stomaco brontola e il cervello ha sete, ha sete fino alla disperazione di chi arezza e di risolutezza. L'uomo ha bisogno d'impegnarsi, ma lei sentir solo cose disimpegnate. E se poi dovesse toccarle la dubbia fortuna di ascoltare una di quelle prediche che sanno confezionare certi magnifici retori, quel gestire, quella calcolatissi ma mimica, quel ciarpame, quella raffazzonatura di parole (il tutto provato pi vo lte davanti allo specchio e al registratore, prima che raggiunga i suoi orecchi, i suoi occhi, prima che arrivi a lei)... allora nascer presto in lei un'altra se nsazione: la nausea veramente roba da vomitare. Goda di ogni prete che di tanto in tanto si mette a balbettare. L'uomo non vive di solo pane, ma l'altra cosa, la parola, purtroppo non gli vien e offerta che di rado, e s che una sorprendente quantit di persone la richiede, qu esta parola, l'aspetta, questa parola, semplice come il pane, che c'era all'iniz io e che ci sar ancora alla fine. E' vero, caro signor M., la minacciano pericoli morali, e non piccoli.

Si far viva l'istanza cos a torto sospettata, la coscienza, e caler su di lei il pe ggiore di tutti i tormenti del soldato, un tormento che non ha nulla a che fare col suo tipo di armi: l'ottusit, da cui certo nessuno l'ha messo in guardia. Non accetti nessuno dei clich consolatori che le verranno offerti: l'incanto tecn ico di certe armi, il rinvigorimento fisico o quel genere di cameratismo che vie ne coltivato da tipi come il maggior Sch.: un colpetto sulla spalla durante una bevuta di birra, quel fare un po' smargiasso che sottintende Ma in fondo, chi se ne frega?. Eviti le sacre funzioni celebrate dal cappellano militare. In fin dei conti, anche i dentisti non hanno sacre funzioni riservate solo a lor o, e quei due bei chierici in uniforme militare sono soltanto un piccolo show vi sivo che lei dovrebbe risparmiarsi. Il pathos che domina quelle manifestazioni farebbe un effetto ridicolo, nel migl iore dei casi commovente in una societ ginnastica. Ma un esercito non una societ ginnastica, un esercito custodisce il pi tremendo di tutti i tesori, amministra la morte di milioni di persone. Se lei cerca degli esempi, ne trover all'infinito. Scelga un piccolo ragazzo ebreo di un villaggio galiziano, un ragazzo senza nome strappato ai suoi giochi e trascinato in un vagone ferroviario, staccato a forz a dalla mano di sua madre alla stazione di Birkenau e assassinato senza che aves se un'ombra di colpa. O se cerca l'esempio di uno che agisce concretamente, scelga il conte Schwerin v on Schwanenfeld, che davanti al cosiddetto tribunale del popolo, investito di ur li da Freisler, disse con voce chiara e sommessa: Ho pensato a tutti quegli omic idi. Un cristiano e un ufficiale che congiur con uomini i quali, per le sue origini e la sua tradizione politica, erano il suo preciso opposto: marxisti e sindacalist i. Lo spirito di quell'affratellamento e di quell'alleanza si perduto, non entrato nella politica del dopoguerra. Noi potremmo avere una tradizione, questa, ma si direbbe che sia impossibile imm ettere questo spirito nella politica attuale: dominano il campo i catcher, i tat tici pi rozzi, uomini senza memoria, i vitali, i sani, quelli che non guardano in dietro n indulgono a quel vizio che il pensare, un vizio perseguitato e diffamato , come una specie di droga per cosiddetti intellettuali, col nome di morbosit. Se ne conservi pure un poco, di questa morbosit, le apra una provincia della sua coscienza e cerchi di capire la disperazione di quel piccolo sottufficiale che n on riusc pi a sopportare la storia. In Germania ci saranno ben presto molti cattolici che coi loro fratelli e sorell e di fede avranno in comune soltanto la fede. S, ha letto bene, ho scritto "soltanto". Ormai non ci sono pi contrasti religiosi ma solo politici, e persino decisioni sq uisitamente religiose come quelle della coscienza subiscono un marchio politico. Andiamo incontro ad anni grami, perch i teologi ci rifiutano l'altra cosa di cui si vive, la parola, e del resto resta sempre da chiedersi se domani avremo ancor a pane. Veniamo costretti a vivere di politica, ed un nutrimento problematico. Secondo le esigenze della tattica, un giorno ci servono cioccolatini, un altro u na zuppa di verdure secche. Il pane dobbiamo cuocercelo da noi e la parola dobbiamo apparecchiarcela noi ste ssi. La saluto cordialmente. Suo Heinrich Bll (1958)

SE HAI QUALCOSA SEI QUALCOSA. La sua prima apparizione fu durante la principale ora di spiritualit dell'anima t edesca, nell'intermezzo televisivo tra le diciannove e trenta e le venti: una fa ccia liscia, scelta con quella perfida sicurezza che si pu chiamare genialit pubbl icitaria. Un signore gentile e ben pettinato, che pronunci con molta disinvoltura il propri o nome: SE HAI QUALCOSA SEI QUALCOSA. L'inversione della frase SE NON HAI NIENTE NON SEI NIENTE - venne risparmiata al l'anima tedesca. Il signor SE HAI QUALCOSA, che veniva servito a circa dieci milioni di anime ted esche a intervalli fissi, passava indisturbato ogni controllo, non dando ombra d i scandalo a nessun organo di vigilanza ufficiale (ammesso che ce ne siano). L'ora di trasmissione in cui il signore si esibisce aperta ai bambini, non vi si vedono ragazze succinte, solo donne oneste e coperte fino al collo, la cui unic a e sola preoccupazione sembra essere la terribile scelta fra tre detersivi, tre marche di spumante e tre di cognac. Il signor SE HAI QUALCOSA sembra fatto apposta per quell'ambiente: i suoi denti sono immacolati, il taglio della sua giacca " la mode", la sua cravatta ineccepib ile, un uomo giovane e levigato, quanto mai adatto a recitare, alla comunit delle anime tedesche riunita in quest'ora di spiritualit, la sua oscenit sociale, possi bilmente poco prima che le si faccia sentire la Parola della domenica. Se sul teleschermo era un po' troppo fugace - un'apparizione luminosa recita del l'oscenit, ed eccolo gi sparito - ora egli eternato dall'inchiostro da stampa (rot ocalco), dall'ora di spiritualit televisiva passato alla supergreppia anima tedes ca, la rivista Hr Zu, e adesso inizia il suo viaggio attraverso tutta la stampa tedesca, il signor SE HAI QUALCOSA SEI QUALCOSA. Evidentemente per l'anima tedesca nulla abbastanza perfido, evidentemente anche le Chiese sono decise a lasciar che regni per sempre la cecit, a considerare defi nitivamente unica morale quella del sesso, a protestare con veemenza contro le r agazze succinte (come ogni bambino le pu vedere in quantit su ogni spiaggia) appen a esse si mostrano sul teleschermo in ore concesse e adeguatamente purgate per l 'occhio del bambino tedesco. Se un cristiano - contrariamente a tutte le proprie esperienze - avesse mai sper ato che le Chiese potessero rivolgere la propria attenzione a quegli infami spro loqui, dopo la lettera pastorale quaresimale dell'arcivescovo e cardinale di Col onia, questa speranza bisogna seppellirla per sempre. In quel messaggio pastorale, il SE HAI QUALCOSA SEI QUALCOSA diventa la ben temp erata base teologica di tutti i consigli che un principe della Chiesa si sente i n dovere di dare ai propri arcidiocesani. Al signor SE HAI QUALCOSA SEI QUALCOSA si potrebbe in fondo anche perdonare, anc he se verrebbe voglia di augurargli, a lui e ai suoi mandanti, la peste che lo i nghiotta o una bella macina da mulino intorno al collo, forse a giustificazione sua e dei suoi mandanti si pu pensare che NON SANNO QUELLO CHE FANNO. Ma un cos alto pastore sapr pure quello che fa quando invita i suoi fedeli a diven tare proprietari, ad esempio come azionisti della ditta in cui lavorano, parteci pando a una societ d'investimento o cose simili. Cos si d alla propria famiglia maggior forza di resistenza e il suo capo avr la ras serenante certezza di non lasciare i suoi familiari privi di mezzi il giorno che

dovesse morire. Se sono informato bene, se ben ricordo, nel giro di una sola generazione due vol te tutti i risparmi sono stati rapinati via, due volte i bravi risparmiatori son o diventati nullatenenti. Il testo della lettera pastorale diventa poi molto edificante per ogni cristiano nel passo seguente: Questa vasta diffusione della propriet rafforzerebbe notevol mente l'ordine sociale nel popolo, assicurerebbe la formazione economica del cap itale, eleverebbe il livello di vita dei lavoratori e in genere dei ceti meno ab bienti, inserendoli nel corpo della comunit. Stato, comuni e aziende facciano di tutto per favorire questo processo. Quando lo sentii durante la santa Messa, non volevo credere ai miei orecchi: ma ora devo credere ai miei occhi, che leggono queste parole nel numero 4 della 101 esima annata dell'informatore ecclesiastico dell'arcidiocesi di Colonia, anche s e preferirei addossarle a un difetto della vista o dell'udito. Ma davvero possibile che i lavoratori e in genere i ceti meno abbienti debbano e ssere elevati socialmente, inseriti nel corpo della comunit attraverso il "posses so"? C' una bellissima parola per meno abbiente, povero, e uno dei pi grandi santi che quest'infame occidente abbia mai prodotto, Francesco d'Assisi, era sposato con la povert. Ma "in genere" c' mai stato un santo ricco? Per non parlare della famosa cruna de ll'ago. La canonizzazione del nullatenente di Assisi dunque stata un errore, come la can onizzazione del nullatenente Giovanni Maria Vianney e quella del capo di tutti i nullatenenti moderni: Giuseppe Benedetto Labre? Forse bisognerebbe vedere di el evarli un po' socialmente infilandogli di sottobanco, a posteriori, un libretto di risparmio fin qui tenuto segreto o la scoperta postuma di un pacchetto aziona rio. Gli attuali nullatenenti, che non hanno alcuna prospettiva di essere mai canoniz zati, lasciamoli pure ai comunisti. SE HAI QUALCOSA SEI QUALCOSA. Ci aspetta forse la spaventosa formula: SE NON HAI NIENTE NON SEI CRISTIANO? (19 61 ) FRATERNITA' DIFFICILE (Discorso per l'apertura della settimana della fraternit te nuto l'8 marzo 1970 al Gurtenich di Colonia). Gli organizzatori della settimana della fraternit sono persone tormentate. E perch? Scrivono e telegrafano quasi disperati in tutte le direzioni per assicur arsi gli oratori per la manifestazione, possibilmente personaggi che hanno un no me, possibilmente uomini un po' anticonvenzionali, ma che pure, per il nome che hanno, rientrano in una certa convenzione. Esiste una collaudata vecchia guardia, che deve prestarsi a ogni appello umanita rio. Lo sdegno, l'ira e il loro tremolo umanitario cominciano a sembrarci un po' trit i. Ci sar pure un motivo se quasi nessuno, ormai, vuol pi prestarsi a parlare pubblic amente di ci che, dopo vent'anni, dovrebbe essere ovvio. Non avrebbe pi senso in questo caso lasciar parlare sul suo ambiente qualche scon osciuto, che per lo pi scoppierebbe a ridere se sente anche solo pronunciare la p arola fraternit? Ad esempio, lasciare che una giovane coppia di sposi con bambini piccoli e un reddito scarso ci parli delle esperienze che ha fatto nel cercar c asa? Non occorrerebbe nemmeno che fosse una coppietta di capelloni. Anche una coppia vestita con molta propriet, forniti di tutti gl'ingredienti di c hi ha voglia di lavorare potrebbe informarci esattamente dove l'utile che ci si ripromette di ricavare da loro costituisce il limite della fraternit. Quante nevrosi nascono, quanti aborti si hanno perch certi giovani sposi debbono impegnarsi a non avere quello che forse avrebbero cos volentieri: dei bambini. O dovremmo far parlare uno che venne a trovarsi in ristrettezze finanziarie e fe ce esperienza della fraternit che si cela dietro le pompose facciate delle banche ? O un carcerato che ebbe la scarogna di farsi beccare, mentre noi abbiamo avuto

la fortuna di circolare a piede libero? Non nego che esista la criminalit, quell o che nego che il confine tra la criminalit e il suo eventuale contrario sia segn ato dai muri di un carcere. Noi non siamo rinchiusi, solo incorniciati, e quest'incorniciatura dentro il pro tocollo, il programma e l'abbigliamento in fondo in contraddizione col soggetto del nostro dibattito, la fraternit, che una volta l'anno esponiamo come un'immagi ne votiva durante la settimana del pellegrinaggio. A questo punto, e non oltre, prego lorsignori di voler permettere un'osservazion e personale a uno scrittore indipendente, a un oratore d'occasione, che gi pi d'un a volta uscito dal suo quadro. Devo proprio precisare una premessa che per me era troppo ovvia perch ne facessi menzione, e naturalmente non un caso, signor presidente della repubblica, se que sta precisazione postuma la faccia in sua presenza. La premessa che ora faccio questa: Non faccio assolutamente eccezione per me ste sso. Sar difficile da credere, ma cos. Il mio autore non vive sulla torre di un faro che irradia purezza, scopre tutt'i ntorno sporcizia, dopo di che, nella gran luce della sua purezza, comincia a ins ultarla, questa sporcizia. Il mio autore vive sulla terra, di cui impastato lui stesso, e la sua amarezza l 'amarezza della terra, di cui lui stesso impastato. E' mangiatore di pane, bevitore di birra, contribuente, frequentatore di cinemat ografi, cittadino dello Stato, eccetera. Quello che potrebbe distinguerlo un po' dagli abitanti della terra che gli stann o intorno forse la sua capacit di esprimersi, oltre che la capacit di dire ci che v eniva considerato indicibile. Per il mio autore scrivere un processo democratico, egli non il signore e il giu dice, ma il fratello di tutti i suoi personaggi, coinvolto fino al collo in tutt o ci che fa, in tutti coloro ch'egli crea col linguaggio. Una fraternit che il mio autore si sentito rimproverare abbastanza spesso da una societ beffarda. Se dico: il mio autore, anzich io, per molte ragioni complesse e in parte oscure, di cui ne conosco una sola. Il mio autore e io viviamo in un conflitto continuo. Il primo non crede completamente a quello che fa l'altro; uno dei due vorrebbe s crivere poesie, mentre l'altro tiene discorsi; l'uno sempre stanco, l'altro semp re sveglio. L'uno presente, l'altro assente. Lontano, lontanissimo. Se continuo a dire io do per scontata questa scissione. Per ci che riguarda questa manifestazione e la societ per la collaborazione cristi ano-giudaica, che vi stata invitata, prego di non dimenticare che sono uno dei f ondatori di questa societ a Colonia e che continuo a farne parte. Anche se in maniera indiretta, sono corresponsabile di questo quadro, dal quale prendo congedo apertamente, non di nascosto, e dentro il quale non vorrei stonar e, ma anzi uscirne. Non un addio alla causa, n alle persone, solo un addio a questa cornice. Noi tutti, quando ci accade di dover tenere un discorso celebrativo, conosciamo questa specie di costrizione che pu arrivare sino alla nevrosi, conosciamo - in c hi organizza o partecipa a tali manifestazioni - questa, secondo me, magica bram osia di avere un grosso nome, un personaggio in vista, un rappresentante di ques ta pseudoaristocrazia non protetta da alcun feudo o incarico. Che cosa ha a che vedere, tutto questo, con la fraternit? Secondo me niente. Questa grande agitazione attuale che va dalle fabbriche ai pi santi uffizi, dalle accademie alle case per apprendisti, che si manifesta negli eserciti e negli is tituti di pena, nelle Chiese, nelle scuole, nelle famiglie, nell'arte e nell'ant iarte, a parer mio un gran tentativo di rinunciare o di distruggere i vecchi qua dri, come primo passo o premessa alla fraternit. Nella cornice tradizionale, come la proclamiamo qui oggi, la fraternit corre il r ischio di diventare degnazione, tanto pi se non ricorda costantemente la trinit se

colare da cui deriva: libert, eguaglianza, fraternit. Io non credo che noi si sia liberi e che si sia uguali. Forse potremmo diventarlo grazie a quella fraternit che pare annunciarsi in una n uova societ senza quadri. Quasi tutto il mondo che ci circonda in contrasto con la fraternit che una volta l'anno facciamo oggetto di adorazione. Dubito che noi si abbia il diritto di ricordare solennemente i morti vittime del genocidio, quando vediamo ogni giorno che non si riesce ad assistere i popoli c he muoiono alla nostra presenza, varcando il limite che viene imposto al nostro impulso caritativo da considerazioni interne e internazionali. Che cosa diremo quando, come presentiamo gi adesso, tra qualche anno verr provato, e naturalmente anche smentito, che nel Biafra, sotto i nostri occhi, si sono av uti massacri in massa senza che venisse convocata alcuna conferenza al vertice p er impedirlo? Pochi giorni dopo la fine della guerra civile in quei paesi ho vis to una fotografia d'una oscenit brutale, una torre di trivellazione rimessa in mo to, che tornava a piantare in terra, trionfante, le sue aste di perforazione. Questa foto diceva: Tutto tornato normale, vale a dire che i vecchi rapporti di potere sono stati restaurati, la vecchia cornice di nuovo solida, il tab della po litica interna stato salvaguardato, non si avuto nessun intervento in politica e stera, che di regola la leva della politica economica. Come uomo del mio tempo, inserito nel sistema economico in cui vivo, partecipo a nch'io al potere di quella torre di trivellazione. Chi si sarebbe mai ingerito nella politica di distruzione di Hitler, se fosse ri masta solo politica interna? Molti uomini politici e diplomatici trovano sconven iente che un tedesco vissuto ai tempi di Auschwitz osi immischiarsi nella politi ca di altri paesi. Auschwitz sar dunque un freno alla fraternit o non dovrebbe invece favorirla? Sono poi gli stessi uomini politici che, stranamente, non solo considerano opportuno , ma addirittura un dovere degli autori indignarsi per le misure di politica int erna che colpiscono gli scrittori sovietici. Vorrei dire ben chiaro che l'una e l'altra ingerenza nascono da quello spirito i ndivisibile per il quale la fraternit non conosce confini nazionali. L'internazionalismo parte ineliminabile della fraternit. Un mondo che si grossolanamente dualizzato in Est e Ovest, queste cose naturalme nte non pu capirle. E' un mondo stupido. E cos una met si serve per i suoi fini della protesta contro la guerra nel Vietnam , l'altra della protesta contro l'occupazione della Cecoslovacchia.Si ha uno sca mbio di partite in fatto d'inumanit, si pensa in categorie nazionali di conti da saldare, la negazione pura e semplice di ogni cultura, di ogni fraternit. C' tutto un arsenale di parole calunniose che qui da noi si lanciano contro gl'in tellettuali, ogni volta che tentano di attuare la fraternit su scala internaziona le. S'ignora, per, quando ci si serve di tale vocabolario, che i grandi industriali e i despoti di quei paesi socialisti che hanno messo in burletta l'espressione so ciet senza classi, quasi sempre s'intendono subito e molto bene tra loro. Oso mettere in dubbio che, quando si mercanteggia sugli oleodotti, si parli anch e di scrittori arrestati, che magari si offra uno sconto in cambio di un rilasci o. I giovani del nostro paese hanno ragione quando ci rinfacciano che il nostro sen so di colpa, che consiste nell'essere sopravvissuti e di non essere del tutto in nocenti, paralizza la nostra attenzione politica. Nelle cerimonie di commemorazione per i morti di un altro gruppo di persone, dei cui sopravvissuti faccio parte anch'io, voglio dire i soldati, mi rendo sempre meglio conto e, quanto pi invecchio, in maniera sempre pi penosa, quante cose si t acciono durante queste celebrazioni, mentre la voce dell'oratore tremola come d' uso fare in queste cerimonie per i caduti: si tace su tutte le umiliazioni e deg radazioni che si sono inflitte, quand'erano ancora vivi, a quei morti che adesso si onorano in modo tanto solenne. Che cos' che rende cos sgradevole la tradizione di questo o quel reggimento, l'inc

ontro tra ex commilitoni? Che i sopravvissuti cerchino di far circolare ancora l a morte, convertita in spiccioli patetici e sentimentali; e quasi sempre con suc cesso. E' la nostalgia della vecchia bandiera. Che cos' che rende cos suscettibile, cos fa cile a offendersi la Bundeswehr, che ha a disposizione un gigantesco apparato pu bblicitario e che, come tutti sappiamo, viene trattata con tanto riguardo dalla stampa tedesca? Non sar solo il fatto che sia stata imposta a un popolo pacifico (i tedeschi del 1945 erano un popolo pacifico); che cosa la rende tanto vulnerab ile, ne fa quasi una minoranza pudibonda? Credo che sia lo sciocco persistere di una tradizione d'onore apparente, sulla quale grava il peso di oltre 60 milioni di morti della seconda guerra mondiale. Fin dove pu spingersi un alto ufficiale con mansioni di responsabilit, che continu a ancora adesso a cercare una bandiera che si era gi lordata del sangue di Rosa L uxemburg, prima di abbassarsi nel fango, senza alcuna resistenza, dinanzi al ter rorismo fascista? Parlo da persona che, anche se contro la sua volont, e in quest o rifiuto, una volta tanto, in pieno accordo con se stesso, ha pur marciato diet ro a quella bandiera. Non mi considero affatto un'eccezione. Mi permetto solo, in questo 1970, di uscire espressamente, con energia e per sem pre, da un quadro che inaugura in tal modo una settimana della fraternit. Propongo agli organizzatori, in avvenire, di rinunciare ai grossi nomi e a quest a cornice, lasciando invece parlare di fraternit, in questa sala, un soldato, un disertore della Bundeswehr e un obiettore di coscienza. Questi tre, ciascuno a suo modo il rappresentante di una minoranza messa al band o, possono farlo meglio di me. Naturalmente non si dovrebbero dimenticare nemmeno i rappresentanti di altre min oranze messe al bando: gli hippies, i capelloni, i non lavati, i senza tetto, gl i asociali e anche quelle persone vestite con propriet e con una gran voglia di l avorare, che cercano casa