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H eAVY M etAl Una guida essenziale per principianti

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HeAVY MetAl

Una guida essenziale per principianti

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...per la musica, misteriosa forma del tempo. (J.L. Borges)

Il libro che state leggendo è stato scritto non a scopo di lucro ed è frutto di ricerca, passione e impegno personali. Tutte le immagini sono tratte dal web e chiunque ritenesse lesi i suoi diritti può contattarmi sul mio blog all’indirizzo http://ornitorinconano.wordpress.com/ per chiedermi di rimuovere una o più immagini. Contattarmi sul blog è anche il modo ideale per chiedere qualsiasi correzione del libro. Sono molto apprezzate correzioni, opinioni e critiche (costruttive) a questo libro. Qualora vogliate effettuare una donazione per permettermi di scrivere una più approfondità Storia del Metal o anche solo come segno di apprezzamento di questo volume, contattatemi sempre sul mio blog all’indirizzo: http://ornitorinconano.wordpress.com/. Diffondete questa guida a chi volete, ma non levate i link al sito e non mancate di citare il blog dell’autore: http://ornitorinconano.wordpress.com/.

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Introduzione

In queste pagine cercherò di proporre una guida minima,

diciamo “tascabile”, per chi vuole capire cos’è l’Heavy Metal.

Principalmente questa guida ha l’obiettivo di proporre una

definizione di Heavy Metal ed una delimitazione stilistica

preliminare che, unita ad un minimo di tassonomia, aiuterà a

catalogare per sommi capi l’intera discografia Metal.

Il secondo obiettivo è quello di dare una panoramica storica

dell’evoluzione del genere, così da permettere di

comprendere anche all’ascoltatore principiante come si sia

evoluto l’Heavy Metal dagli albori ad oggi, evidenziando le

principali scene nazionali e locali.

Il terzo obiettivo, complementare ai primi due, è quello di

proporre uno strumento immediato per ascoltare, conoscere e

“provare” il Metal direttamente, ascoltando 100 brani scelti

nella lunga Storia di questo stile musicale: saranno presenti

direttamente i link a Youtube per ognuno di questi brani, così

che potrete provare direttamente ad immergervi nei brani e

nelle discografie di cui parleremo.

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Essendo una guida per principianti, queste pagine non

possono essere al contempo anche esaustive e tantomeno

potranno focalizzarsi su artisti che hanno avuto un ruolo

minore, un minore riconoscimento di critica e pubblico oppure

semplicemente sono poco conosciuti. Questa guida è pensata

per contenere in sé il minimo indispensabile per parlare ed

iniziare a conoscere l’Heavy Metal, e sarà quindi orientata ad

esplorare artisti celebri (nei loro stili e sotto-stili), di fama

mondiale o unanimemente riconosciuti come importanti; altri

artisti, alcuni anche artisticamente notevoli, dovranno

rimanere fuori da questa trattazione per principianti, per la

difficoltà che si avrebbe a collocarli in un quadro appena

delineato, per peculiarità che rischiano di non essere

apprezzabili da persone poco addentro al genere, per la

difficoltà di trattarli criticamente senza fare leva su confronti e

paragoni non alla portata di chi è a digiuno di “metallo”.

Quindi, indossate pure il chiodo di vostro padre o vostro

fratello, anche se non è proprio il vostro stile, ed aumentate il

volume fino a disturbare i vicini... preparatevi ad entrare nel

mondo dell’Heavy Metal.

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Una definizione di Heavy Metal: cos’è l’Heavy

Metal... e cosa non è!

Per definire l’Heavy Metal bisogna fare affidamento su quello

che conoscete della musica dei tardi anni ’60. Senza

addentrarci in lunghe trattazioni storiche, la musica a fine anni

’60 è diventata sempre più la musica Rock e sempre meno la

musica di derivazione Classica, Folk o Jazz. Quando parlo di

Rock non intendo solo il Rock’n’Roll, ma il Rock in senso molto

più ampio, come termine che racchiude in sé tutta una serie di

manifestazioni artistiche in campo musicale che non possono

facilmente integrarsi con gli altri grandi generi musicali, come

il Jazz, il Blues, il Folk o la Classica. Quando dico Rock ed anni

Sessanta penso ai Rolling Stones, a Bob Dylan, ai Doors, a

Carlos Santana, a Jimi Hendrix, ai Beatles... ed a tanti altri

meno famosi e che non è il caso di citare in questa sede. In

Italia, negli anni ’50-’60, il Rock era invece qualcosa di ancora

semi-sconosciuto, e veniva interpretato soprattutto per mezzo

di cover più o meno valide dei classici dell’epoca,

principalmente inglesi e statunitensi: pensate a Little Tony,

Caterina Caselli o Adriano Celentano.

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Fig. 1, 2, 3: dall’alto verso il basso troviamo un giovanissimo Bob Dylan, i

celeberrimi Beatles e in basso i Rolling Stones di qualche decennio fa. Tre leggende

della musica popolare degli anni ’60.

Il “formato” dell’Heavy Metal

Fra tutte queste band degli anni ’60, alcune hanno iniziato a

ridurre il ruolo primario della voce, che era tipico della musica

melodica dell’epoca (pensate alle armonie vocali di Beach

Boys e Beatles), per dare più spazio agli altri strumenti, non

più relegati ad un più o meno dimesso accompagnamento.

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Lunghi momenti strumentali davano spazio ai musicisti per

mostrare la loro preparazione tecnica, dando di fatto via libera

ad una delle costanti dell’Heavy Metal: gli assoli. Per poter

permettersi di momenti da dedicare alle sezioni strumentali,

questo abbozzo di musica che sarà il fondamento dell’Heavy-

Metal dovette distaccarsi dalla forma canzone tipica

dell’epoca, proponendo formati più lunghi, generalmente fra i

4 ed i 6 minuti.

Creato un nuovo modello di canzone, possiamo entrare nei

dettagli di come queste canzoni venissero suonate, partendo

dagli strumenti utilizzati. L’Heavy Metal è principalmente

suonato con basso elettrico, chitarra elettrica e batteria, come

d’altronde buona parte del Rock. In aggiunta a questo, però,

l’Heavy Metal usufruisce spesso di due chitarristi, così da

poter dividere la parte “ritmica” da quella ”solista”: avremo

quindi formazioni con basso, batteria e due chitarre. Esistono

ovviamente infinite variazioni su questo modello, per esempio

quelle che prevedono o meno che il cantante suoni anche uno

strumento o che sfruttano due voci, solitamente una maschile

ed una femminile; per quanto riguarda gli strumenti, quello

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più comune da aggiungere ai già citati chitarra-basso-batteria

è la tastiera.

Se gli strumenti sono questi e sono sostanzialmente

tradizionali nel Rock, nell’Heavy Metal vengono utilizzati in

modo peculiare.

La batteria, che spesso era utilizzata dai gruppi Pop degli anni

’40 e ’50 come mero accompagnamento ritmico, è

progressivamente diventata uno strumento anche solistico,

dove hanno avuto modo di mettersi in mostra alcuni dei più

incredibili virtuosismi della musica contemporanea, sia per

complessità (un esempio) che per potenza e velocità (un

esempio).

La chitarra ha preso le mosse dalle invenzioni di Jimi Hendrix,

che ne ampliò infinitamente il lessico, per diventare lo

strumento prediletto per assoli chilometrici e sempre più

complessi e veloci, veri trionfi di pirotecnia musicale (un

esempio).

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Fig. 4 Jimi Hendrix e la sua chitarra.

Il basso, elettrificato e spesso a volumi considerevoli,

costituisce lo scheletro musicale ed in buona sostanza fornisce

il riferimento ritmico al resto della band, aiuta a riempire

l’arrangiamento e ad aumentare l’impatto sonoro della

musica.

La voce conosce con l’Heavy Metal tutta una serie di

evoluzioni che si sono cristallizzate in tecniche peculiari,

principalmente orientate a riuscire a far svettare il canto su un

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amalgama musicale già affollato di strumenti ad alto volume

ma anche sviluppatesi per accordarsi ad immaginari

fantascientifici, sovrumani ed inumani, mostruosi e grotteschi,

di cui la cultura Heavy Metal è piena. In questa sede basterà

accennare a due stili canori, che saranno utili anche nel

prosequio di questa guida per operare alcune distinzioni

stilistiche: lo screaming ed il growl.

Lo screaming è una tecnica vocale che viene utilizzata

soprattutto in concomitanza con note acute e che può essere

più o meno “ruvida”, variando da uno stile non troppo

dissimile dal canto classico ad uno molto più vicino ad un grido

disperato. Viene utilizzato in moltissimi gruppi Heavy Metal,

alcuni classici e alcuni moderni, alcuni melodici ed alcuni

assolutamente incompromissoriamente violenti. Per quanto si

possano citare decine di cantanti che padroneggiano lo

screaming, io vi propongo questa compilation di Tom Araya

degli Slayer, che potete ascoltare qua.

L’altro stile vocale che abbiamo deciso di analizzare, almeno

sommariamente, è il growl. Questo è una sorta di ruggito

gutturale, un suono basso e “sporco”, che produce un canto

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spesso ininteleggibile, più mostruoso che umano. Il growl è,

spesso, il motivo per cui il Metal è considerato un caos

incomprensibile ed estremissimo, anche se in realtà è meno

diffuso dello screaming ed interessa soprattutto le frange

estreme del genere. Per avere un’idea di cosa sia il growl

potete guardare questo breve video in cui vengono mostrate

anche tecniche affini che noi, per comodità di trattazione,

considereremo tutte come growl.

Tutti gli strumenti sono suonati a volumi considerevolmente

alti, per esempio un concerto Heavy Metal è tipicamente

molto più assordante di uno di musica Classica o di Folk o

anche di un concerto Rock di un gruppo come i Rolling Stones

o Bruce Springsteen. Non a caso, la sfida a chi è la band con

più decibel al mondo è molto seguita dalla stampa

specializzata (vedi per esempio qua).

I contenuti dell’Heavy Metal

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Dopo aver brevemente descritto la “forma” dell’Heavy Metal,

possiamo passare ad analizzarne i contenuti. Per forza di cose,

faremo una panoramica molto approssimativa, che dovrebbe

poi essere adattata ad ogni stile ed epoca ed alle sue

peculiarità.

L’Heavy Metal ha da sempre avuto un marcato interesse per

tematiche gotiche ed oscure, che affrontassero problemi

come il dolore, la morte, la guerra, la violenza, le malattie e la

depressione ma anche l’occultismo, la magia, il

sovrannaturale. Le forme più violente dell’Heavy Metal

tendono ad affrontare tematiche simili al cinema gore (qui un

video per chi non è debole di stomaco).

La ribellione verso l’ordine sociale, con sfumature spesso

adolescenziali, è un retaggio Punk che l’Heavy Metal conserva

in alcune sue emanazioni.

Altra tematica fondamentale è il sesso, spesso in una versione

meno edonistica e più prettamente maschile rispetto al resto

del Rock, seguendo in buona sostanza quanto hanno fatto

molte band Hard Rock che hanno inneggiato al dominio, fisico

e psicologico, dell’uomo sulla donna. Molte delle band Heavy

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Metal più innocue riprendono a piene mani dalla tradizione

della musica con tematiche d’amore romantico, sviluppate

spesso tramite quella forma musicale più pacata, lenta,

intimista ed atmosferica che si chiama “ballata” ed in alcuni

casi “power ballad” (questa è una delle più conosciute, per

esempio).

Un grande parte dell’Heavy Metal prende ispirazione, oltre

che da quello appena descritto, dalla letteratura fantasy, come

per esempio dai libri di J.R.R. Tolkien (si prenda ad esempio i

Blind Guardian ed il loro Nighfall In The Middle Earth, ispirato

al Silmarillion). Molto nutrita è anche la schiera di formazioni

che fa uso di fonti filosofiche o addirittura di testi religiosi per

scrivere le proprie canzoni.

Tutte queste tematiche vengono affrontate sia in modo

estremamente superficiale e banale, senza alcune ricerca

intellettuale, sia con un metodo che pare più vicino ai trattati

filosofici che ai ritornelli del Rock che trasmettono in radio: è

davvero impossibile trovare in questo uno “standard” per

tutto l’Heavy Metal. In generale si può affermare che l’Heavy

Metal più vicino ai circuiti radiofonici ed agli ascoltatori

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“generici” (per esempio Bon Jovi, AC/DC, Scorpions) sia

solitamente meno impegnativo a livello intellettuale di quello

più sperimentale e “di nicchia” (per esempio Burzum, Cynic,

Neurosis).

L’estetica dell’Heavy Metal

Come ogni genere musicale di grande impatto nella storia del

Rock, anche il Metal ha avuto la sua propaggine estetica, la

quale comprende non solo il modo in cui un ascoltatore di

Heavy Metal solitamente si veste, ma anche tutta una serie di

simboli, gesti, termini che sono ormai entrati nella storia del

genere. Come per il resto di questa guida, ci limiteremo ad

alcuni elementi fondamentali.

Partiamo dal modo in cui chi ascolta Heavy Metal si definisce o

viene solitamente definito: “Metallaro”. La divisa di ordinanza

classica prevede il chiodo, ovvero un giubbotto di pelle nera, o

in alternativa il giubbotto di jeans senza maniche (kutte),

meglio se ricolmo di spille e “toppe” a tema.

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Fig. 5 e Fig. 6: (sopra) il “chiodo”, giubbotto di pelle tipico dei metallari. (sotto) il

giubbotto di jeans senza maniche, altro indumento simbolo dell’estetica Metal.

Sotto il chiodo è comune portare una t-shirt che riporta sul

davanti la copertina di un album Metal o quantomeno

omaggia una band Metal di cui si è fan e che, possibilmente,

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goda di rispetto da parte della comunità dei metallari1. Non

possono mancare bracciali di pelle con borchie di metallo

usate come guarnizione, che vanno ad aggiungersi a spille e

toppe da portare su eventuali zaini, soprattutto per coloro

ancora in età scolastica.

Fig. 7 Rob Halford, cantante dei Judas Priest, veste un bracciale pieno di borchie.

Jeans o pantaloni di pelle attillati, stivali di pelle e capelli

lunghi sono altri elementi tipici del metallaro-modello, almeno

per come è entrato nell’immaginario popolare. La barba lunga 1 Per capire quanto sia diffusa ed estesa questa cosa, come in nessun altro

genere musicale, basterà dare un’occhiata ad un sito come http://www.heavymetalonline.co.uk/.

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si è andata diffondendo col tempo e con l’avvento di musicisti

dai connotati sempre più minacciosi, mentre molto più rari

sono i baffi.

Fig. 8 Dei ragazzi in età scolastica interpretano a modo loro l’estetica Metal.

L’ambiente estetico di riferimento più immediato è quello dei

bikers ma non mancano riferimenti all’abbigliamento sado-

maso ed ovviamente i richiami all’Hard Rock ed al Rock “duro”

di tutte le ere. Nel corso degli anni l’evoluzione stilistica ha

portato molti cambiamenti nel modo di vestirsi dei metallari,

che hanno integrato nel loro vestiario pantaloni larghi, scarpe

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da ginnastica, cappellini da baseball. A rendere l’immagine

fisica più inquietante si sono aggiunti piercing, tatuaggi e, per i

più estremi, il facepainting, ovvero il trucco in faccia in tonalità

bianco-nero, che conferisce ai metallari un aspetto da film

dell’orrore, cadaverico e inumano.

Fig. 9 Gli Immortal propongono uno stile molto più estremo, con tanto di

facepainting, in linea con la violenza della loro proposta musicale.

A questo aspetto virile è da aggiungersi la predilezione per

colori scuri, soprattutto il nero, che trovano come alternativa

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pochi altri colori, di cui solo il rosso, il colore del sangue e della

violenza, sembra essere preferito fra le tinte più “vivaci”.

Alcuni artisti dell’Heavy Metal si sono anche orientati ad

un’estetica sessualmente ambigua, fatta di uomini vestiti di

colori sgargianti, truccati e presentati al pubblico come

stravaganti sex-symbol oltre che rockstar.

Fig. 10 i Twisted Sisters sono fra i più “effemminati” gruppi dell’Heavy Metal.

In linea di massima, comunque, l’estetica dell’Heavy Metal è

legata a valori come la mascolinità, la violenza, la forza fisica,

la forza di volontà. L’Heavy Metal è spesso interessato a

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trasmettere valori come l’eroismo, l’antagonismo all’autorità,

la tenacia, la perseveranza, la potenza sessuale e la

grandiosità. Per fare questo alcune band hanno pensato di

ispirarsi a tematiche mitologiche, altri alla storia più o meno

recente, altri ancora ad opere di fantasia dove fossero

ravvisabili i valori di cui sopra.

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Fig. 11 e Fig. 12 due esempi di come i valori Heavy Metal vengano comunicati sin

dalle copertine. A sinistra Kings Of Metal dei Manowar, con uno scultoreo uomo dal

fisico scolpito nella roccia che sguaina una lunga spada insanguinata, che fa

supporre abbia superato una lunghissima battaglia da cui è uscito (sostanzialmente

indenne e) vincitore. A destra, invece, la copertina di Reign In Blood degli Slayer,

dove il potere è rappresentato da una figura satanica trasportata a spalla persino

da un papa. L’atmosfera cupa, infernale più che reale, assieme all’intensità del

rosso, aumentano i richiami alla morte ed alla violenza.

L’Heavy Metal fa anche ampio uso, inoltre, di immagini e

simboli ricorrenti. Anche in questo caso, appare impossibile

elencarli tutti, ma sicuramente devono essere inclusi quelli

che seguono. La croce, spesso rovesciata a significare una

opposizione totale ai valori cristiani, una negazione che è anti-

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cristiana e satanica. Di presso, ovviamente, Satana, in tutte le

sue incarnazioni ed in tutte le sue rappresentazioni

simboliche, compreso il famoso “gesto delle corna” (devil

horns).

Fig. 12 Ronnie James Dio fa il “gesto delle corna”, spesso usato ai concerti Metal

anche estendendo il pollice lateralmente.

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L’uso di simboli legati all’occultismo, di messaggi criptici, di

loghi, personaggi di fantasia che fungono da “mascotte”2 delle

band e simili fa parte di tutto quel gigantesco mondo che

ruota attorno alla musica Heavy Metal.

Per quanto riguarda il comportamento ai concerti, i metallari

non ballano, come comunemente si intende, bensì seguono la

musica facendo headbanging3 (“scapocciando”) e spesso

seguendo il ritmo della musica con il pugno alzato. Spesso i

concerti sono anche molto più movimentati, ed includono

elementi ricorrenti e più “violenti” che sono ben riassunti in

questo video.

2 È qui il caso di citare almeno Eddy The Head, la mascotte degli Iron

Maiden. Per i più curiosi, qua tutto quello che è necessario sapere su Eddy. 3 Se non hai idea di cosa sia l’headbanging, puoi sempre consultare questa

guida o guardare questo video.

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La Storia del Metal per principianti

Dopo aver descritto per sommi capi il formato, i contenuti e

l’estetica dell’Heavy Metal, possiamo iniziare ad affrontare il

genere da un punto di vista storico, cercando di ricostruirne le

origini e le evoluzioni più importanti. Essendo questa una

guida per principianti, si cercherà semplicemente di dare una

visione panoramica dell’evoluzione del genere, soffermandosi

sugli artisti ed i movimenti più conosciuti, che solitamente

fanno parte della cultura dell’ascoltatore medio di Heavy

Metal. Alla fine di questo excursus storico non potrete parlare

della gloriosa scena di Death Metal canadese, questo è sicuro,

ma almeno saprete riconoscere alcuni dei successi Metal che

mettono in radio quando tornate a casa da lavoro,

dall’università o da scuola.

Non è possibile, credo, riuscire ad essere esaustivi e sintetici al

contempo, anche perché l’Heavy Metal ha una storia

complessa che, in buona parte, è ancora tutta da affrontare da

parte della critica. Non è possibile, inoltre, cercare di iniziare a

conoscere questo genere partendo dagli album più innovativi

ed “unici”, sarebbe come partire senza “fondamenta”.

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L’intento della guida che segue è quello di riuscire a farvi

parlare con un minimo di cognizione di causa dell’Heavy

Metal, riuscendo a distinguere il Glam Metal dal Black Metal o

il sound degli anni ’70 da quello degli anni ’00. A corredo di

tutto questo, nelle pagine che seguono vi proporrò 100 brani

Metal da ascoltare che vogliono essere un po’ quello che mi

piacerebbe portaste con voi di tutto questo lavoro; tutti i brani

sono evidenziati in grassetto rosso e basta un click per

ascoltarli su Youtube. Ogni cosa che trovate sottolineata,

invece, porta ad un link esterno utile per approfondire.

Preistoria

L’Heavy Metal nasce come emanazione della musica Rock, in

particolare del Rock psichedelico e del Blues/Rock. Il primo è

quel Rock che, prendendo spunto dalle droghe come l’LSD, ha

optato per ampliare lo spettro sonoro fino ad includere tutta

una serie di effetti di studio, distorsioni, manipolazioni. Il

Blues/Rock è invece la fusione del Rock con il suo progenitore,

il Blues.

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Per non dilungarsi troppo, possiamo immaginare di partire dai

primissimi vagiti dell’Heavy Metal, cercando di focalizzarsi

sulle formazioni più influenti, più conosciute ed anche

pienamente comprensibili con i pochi concetti sinora esposti.

A fungere da padri ispiratori ci furono formazioni da entrambe

le sponde dell’oceano, come gli inglesi Deep Purple e gli

statunitensi MC5, giusto per citarne due delle più importanti.

Dei primi si può ricordare l’esplosiva Speed King, l’opener

incendiaria del loro album In Rock (1970): l’incredibile ed

assordante assalto di chitarra elettrica in apertura è un po’ la

sintesi degli eccessi assordanti dell’Heavy Metal, anhe se

l’intelaiatura Blues/Rock e l’uso delle tastiere appartiene

ancora all’Hard Rock. Dei secondi è fondamentale l’esordio

Kick Out The Jams (1969), per il quale può essere significativo

ascoltare almeno l’incendiaria Kick Out The Jams, una sorta di

versione sotto anabolizzanti dei coevi Led Zeppelin, con un

gusto per un sound assordante ed eccessivo che è già

pienamente Heavy Metal. Numerose formazione vanno ad

aggiungersi alle due appena citate; qui ci limitiamo ad un

elenco striminzito e parziale, che tiene conto anche della fama

delle band al fine di garantire un bagaglio culturale minimo.

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Fig. 14: gli esagitati MC5

Fra le formazioni inglesi della preistoria Metal meritano

citazione almeno, oltre ai già citati Deep Purple, gli Who ed i

Led Zeppelin. I primi non hanno mai suonato Heavy Metal, ma

lo hanno influenzato “da fuori”, canalizzando la rabbia

giovanile in inni generazionali veloci ed aggressivi dove sia la

batteria che la chitarra potevano mostrare quella propensione

al virtuosismo ed alla spettacolarizzazione che sarà poi tipica

dell’Heavy Metal. Il miglior documento dell’influenza degli

Who su queste dimensioni del Metal si può apprezzare nel

Live At Leeds (1970) ed in particolare nel devastante medley

di My Generation che per complessità e fantasia compositiva

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anticipa nelle idee se non nella forma il Progressive Metal, di

cui parleremo fra qualche pagina.

Fig 15: il chitarrista degli Who intento a sfasciare il proprio strumento.

I Led Zeppelin, altro gruppo di grande fama, come e più degli

Who, funsero da anello di congiunzione fra il Blues/Rock e

l’Heavy Metal, diventando una delle più influenti formazioni

Hard Rock. Come per gli Who, i Led Zeppelin influenzarono il

genere “da fuori”, donandogli l’ispirazione a tematiche

fantasy, la fascinazione per l’occulto, i riferimenti sessuali

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espliciti (con tanto di orgasmi, come al centro di Whole Lotta

Love). L’esordio Led Zeppelin (1969) è pieno di riferimenti al

Blues, riferimenti così forti da essere spesso ai limiti del plagio

bello e buono, ma almeno Communication Breakdown, con il

suo canto isterico, il ritmo serrato, la chitarra che si dimena

come un’ossessa vale la pena di essere considerata come uno

dei modelli dell’Heavy Metal.

Negli USA, oltre agli MC5, erano attivi dal 1966 gli Iron

Butterfly, i quali contribuirono al suono minaccioso del Metal

con l’imponente Iron Butterfly Theme su Heavy (1968). I più

estremi dopo gli MC5 erano probabilmente i Blue Cheer,

titolari di una fusione rovente di Rock’n’Roll, Psichedelia ed

eccessi assordanti, come si può ben ascoltare nella celebre

cover di Summertime Blues di Eddie Cochran dal seminale

Vincebus Eruptum (1968). A poca distanza, in quanto a ferocia

e volumi assordanti, c’erano gli Stooges, titolari di quel malato

affresco cacofonico che è I Wanna Be Your Dog, progenitrice

di una schiera di canzoni minacciose ed inquietanti. La furia

degli Stooges e quella degli MC5 influenzerà, oltre che l’Heavy

Metal, anche il Punk. Almeno un altro brano è da ritenersi

fondamentale per il proto-Metal statunitense ed è quella Born

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To Be Wild degli Steppenwolf che contiene la frase “Heavy

Metal thunder” e che da alcuni è considerata il motivo del

nome dello stile musicale di cui stiamo parlando in queste

pagine.

Origini

Fra il 1969 ed il 1970 l’Heavy Metal si era ormai quasi

completamente delineato nelle sue peculiarità. Il primo brano

che racchiude contemporaneamente quasi tutte le

caratteristiche principali dell’Heavy Metal è Iron Man dei

Black Sabbath, pubblicata nel settembre del 1970 ed inserita

su Paranoid (1970), il loro secondo album. Guidata da un riff

truce, cupo e minaccioso, e da un testo vagamente

inquietante e fantascientifico, Iron Man racchiude in sé buona

parte di quello che i progenitori dell’Heavy Metal avevano

introdotto nella musica Rock: chitarre a volumi spaventosi,

lunghi assoli ad alto tasso di spettacolarità, ritmo incalzante,

tematiche lontane tanto dagli inni politicizzati che dalle

mielose dediche sentimentali. Il brano, diviso fra un inizio

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lento e stentoreo ed una parte finale veloce e concitata,

introduce anche quella propensione al cambiamento di

velocità e di “riff” di chitarra che nel Metal diverrà

un’abitudine.

Fig. 16: i Black Sabbath ad inizio carriera.

I Black Sabbath sono stati la formazione fondamentale del

primo Heavy Metal e ne hanno costruito buona parte del

bagaglio sonoro in soli tre album. Nel primo omonimo album

del 1970, che ancora vagava in territori appartenenti in buona

parte all’Hard Rock, ebbero già il merito storico di introdurre

quell’immaginario mortifero, funebre, catacombale che poi

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sarà d’ispirazione per tutte quelle band dedite al Doom, uno

stile del Metal di cui parleremo nel seguito di questa guida; a

questo proposito, è essenziale ascoltare almeno il canto

tragico, l’incubo sonoro, l’allucinazione infernale di Black

Sabbath, uno dei brani più “saccheggiati” di tutto l’Heavy

Metal. Il secondo album, il già citato Paranoid, comprendeva,

oltre ad Iron Man, numerosi altri brani epocali, di cui qua si

citerà solo War Pigs, un brano esteso che sfiora gli otto minuti

che contiene l’essenza del sound chitarristico del chitarrista

dei Black Sabbath, Tony Iommi, e che fa sfoggio di alcune

soluzioni ritmiche che preludono al virtuosismo dei batteristi

Metal del futuro. Il terzo album della loro carriera, Master Of

Reality (1971), contiene Children Of The Grave, un altro brano

quintessenziale: aumentata la velocità rispetto a Iron Man,

questa cavalcata anticipa tutti gli eccessi del Metal degli anni

’80, dal tono funebre e minaccioso della chitarra all’assolo

finale al fulmicotone, al messaggio inquietante che propone

fino al mortifero fischio che chiude il brano.

A seguito di queste opere seminali ed al contempo influenzati

dai gruppi Blues/Rock ed Hard Rock, di cui abbiamo citato

alcuni esponenti, esplose nel Rock una nuova corrente

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stilistica che, sempre più distintamente, si indentifica con

quello che oggi chiamiamo Heavy Metal.

La nascita dell’Internazionale Metal

Se i primi gruppi proto-Metal ed i Black Sabbath erano ancora

fenomeni tutto sommato isolati, con poche band che

potessero vantare sound simili, il successo di formazioni come

i Led Zeppelin, i Deep Purple ed i Black Sabbath aprirono le

porte ad un’ondata di formazioni che cercarono tutte di

ritagliarsi uno spazio in un panorama che si sarebbe fatto a

breve estremamente affollato.

Negli USA si aggiunsero i Blue Oyster Cult, gli Aerosmith, gli

agghindatissimi Kiss, tutte e tre band ancora al limitare fra

Hard Rock ed Heavy Metal. Gli sguaiati, stradaioli, irriverenti

New York Dolls furono i primi ad unire un’energia simile a

quella dell’Heavy Metal ed un look eccessivo, coloratissimo e

anticonformista, uno stile che poi avrebbe trovato numerosi

proseliti nel Punk e nel Glam Metal (o Hair Metal, di cui

parleremo in seguito).

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Fig. 17: il look estremo dei New York Dolls

In Inghilterra il sound Heavy Metal entro in parte nel sound di

band celebri come i Queen ma trovò una sua evoluzione nel

1974 con Rising dei Rainbow formati dal chitarrista dei Deep

Purple e da uno dei personaggi simbolo del Metal, il cantante

Ronnie James Dio. Il nuovo sound, epico, trascinante ed intriso

di iconografia fantasy, trova il migliori compimento nella

grandiosa Stargazer, otto minuti e mezzo che evolvono le

cavalcate dei Deep Purple in drammi teatrali, sostenuti da riff

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di chitarra possenti che richiamano da vicino quelli dei Black

Sabbath.

Sono questi gli anni, in Inghilterra, della nascita di una delle

più grandi band del Metal, i Judas Priest. Partiti da territori

Hard Rock, i Judas Priest, guidati dall’ugola luciferina di Rob

Halford, si sono gettati con Sad Wings Of Destiny (1976) in

una rivisitazione che prendeva il sound dei Black Sabbath e lo

ornava con le acutissime grida del cantante. Victim Of

Changes sfoggia gli incredibili acuti, le chitarre affilate ed

anche uno stile compositivo elaborato e complesso in un

brano che sfiora gli otto minuti.4

Nel frattempo l’Heavy Metal è diventata una questione

internazionale con i tedeschi Scorpions, che diveranno delle

celebrità negli anni ’80 grazie ad una attenta commistione di

Heavy Metal e ballate più o meno intimiste (tutti conoscono

almeno questa). In Canada sono attivi i Rush, titolari di uno

dei più imponenti ed epocali brani della storia del Hard Rock,

4 In seguito i Judas Priest saliranno sul carro del Metal estremo con il

singolo Painkiller, il loro brano più famoso. Per quanto portentoso, però, questo episodio è storicamente poco rilevante ed è quindi non affrontato neanche nel seguito di questa guida.

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la portentosa suite che dà il nome a 2112 (1976) e che

rappresenta il modello ideale di tutto il Progressive Metal che

verrà. In Australia sono attivi gli AC/DC, titolari di un sound

che ripercorre ancora i territori Blues/Rock, pur con asprezza e

potenza da Heavy Metal: numerosi gli album-fotocopia della

formazione, fra i quali meritano citazione If You Want Blood

You’Ve Got It (1978) e Back In Black (1980), quest’ultimo

contenente una gloriosa title-track che ben riassume ai meno

pazienti l’intera, ripetitiva, discografia.

Fig. 18 gli australiani AC/DC in una foto d’epoca.

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New Wave Of British Heavy Metal

Pur se i Judas Priest furono un gruppo fondamentale per

l’evoluzione dell’Heavy Metal, non ebbero l’impatto dei

conterranei Motorhead, leggende della scena inglese ed una

delle più inossidabili formazioni del genere assieme agli

AC/DC: anche per loro vale il modello della ripetizione infinita

di un modello compositivo. Per i Motorhead questo modello è

un Rock’n’Roll corazzato, violento, febbricitante e soprattutto

molto più veloce di quello dei Black Sabbath, suonato con

un’energia ed un’immediatezza più Garage Rock che Hard

Rock.

I Motorhead furono fra i paladini della New Wave Of British

Heavy Metal (NWOBHM), la nuova “onda” del Metal inglese

che ha seguito i pionieri. La loro propensione a suoni ruvidi,

veloci, distorti e ad un canto più vicino all’estetica Punk (l’urlo)

che a quella Hard Rock (il canto potente ma “classico”, magari

in falsetto) fu la prima manifestazione di un nuovo modo di

intendere l’Heavy Metal ed anticipò, di fatto, tutta la scena

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Thrash Metal di cui parleremo in seguito (per ora, basta

pensare ai primi Metallica).

I Motorhead riuscirono a portare su disco queste intuizioni

con un trittico di album molto simili, pubblicati fra il 1979 ed il

1980: Bomber, Overkill, Ace Of Spades. Fra tutti i loro inni il

più celebre, nonché uno dei loro capolavori, è proprio quella

Ace Of Spades che dà il titolo al loro album più celebrato. I

Motorhead, a differenza dei Black Sabbath, riavvicinarono le

tematiche delle composizioni alla vita quotidiana, seguendo

un’estetica lontana dalla fantascienza, dalla politica e dalle

tematiche “impegnate”.

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Fig. 19 I Motorhead in una foto d’epoca

Negli stessi anni i Diamond Head proponevano una versione

più violenta, esaltata e potente delle cavalcate dei Deep

Purple, anticipando in buona parte l’estetica del Thrash Metal

che verrà nell’esordio Lightning To The Nations (1980), un

album che probabilmente fu fondamentale per i Metallica. Di

loro vale la pena di ascoltare almeno Am I Evil che idealmente

ricongiunge i Black Sabbath dell’esordio, con i loro riff funebri,

con le cavalcate dei Deep Purple, persistendo nell’immaginario

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“negativo” che sarà poi quello per eccellenza dell’Heavy Metal

negli anni successivi.

Il padre dell’Heavy Metal, quell’Ozzy Osbourne già cantante

dei Black Sabbath, opta per la carriera solista dopo essere

uscito dalla band originaria e, affiancato soprattutto dal

portentoso chitarrista Randy Rhoads pubblica Blizzard Of Ozz

(1980), altro album fondamentale per la NWOBHM, una sorta

di versione più professionale, affilata e virtuosa dei primi Black

Sabbath. Fra i tanti brani famosi della sua lunga carriera, qui

vale la pena di citare almeno Mr. Crowley. Il chitarrismo

neoclassico di Rhoads di quest’album influenzerà non poco le

formazioni del Prog-Metal e del Power Metal che verranno.

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Fig. 20 Ozzy Osbourne ed il suo look “total black”.

Arrivati al cambio di decade, l’esplosione della NWOBHM vede

arrivare all’album d’esordio la sua band più famosa, gli Iron

Maiden. La lunga carriera della band inglese inizia sulla scia

del movimento Punk, da cui la formazione prende in prestito

l’aggressività, la velocità e l’irriverenza. A differenza del Punk,

però, gli Iron Maiden non disdegnano ispirazioni sci-fi, fanno

perno su due chitarre per aumentare il tasso di spettacolarità

del sound e, nel seguito della carriera, rievocano nel canto lo

stile virtuoso dei Deep Purple, tutto orientato alle tonalità

acute. In estrema sintesi, gli Iron Maiden hanno conosciuto un

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periodo iniziale molto vicino ad una convulsa fusione fra Punk

ed Heavy Metal, ben testimoniato dalla fondamentale Iron

Maiden, l’inno-manifesto dall’album ominimo nel 1980. La

seconda parte della carriera è invece stata orientata verso

composizioni più ambiziose, epiche, maestose e melodiche,

ampiamente presenti su The Number Of The Beast (1982),

soprattutto nella lunga Hallowed By Thy Name. Il resto della

carriera ha regalato ai metallari alcuni dei loro inni più celebri,

fra cui merita citazione per la sua incredibile popolarità anche

presso un pubblico di non-metallari Fear Of The Dark.

Fig. 21 Le copertine dei primi due album degli Iron Maiden, l’omonimo (a sinistra) e

Killers (a destra).

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Nel 1981 gli estremismi di Iron Maiden, Motorhead, Accept,

Judas Priest e Diamond Head vennero tutti barbaramente

annientati da quello che probabilmente è stato il primo album

di Metal estremo della Storia, l’esordio degli inglesi Venom,

l’oscuro Welcome To Hell (1981). Virtuale “cazzotto in faccia”

all’Heavy Metal che ormai andava istituzionalizzandosi,

Welcome To Hell riportò il tempo indietro ai Black Sabbath,

rievocando la “rottura” che ci fu nel 1970 quando la band

pubblicò un album tanto intriso di immagini oscure e spettrali.

Ovviamente, i Venom aggiornarono il tutto al nuovo contesto,

portandolo ad estremismi che non disdegnavano substrati

ironici. Ricolmi del satanismo più becero, intrisi di riferimenti

alla malvagità ed alla morte, e supportati da un sound grezzo,

sporco, confuso, caotico, malato e cacofonico i Venom

scrissero uno dei testi sacri del Black Metal che verrà.

Parimenti importante fu il secondo, seminale album,

significativamente chiamato Black Metal (1982), e contenente

il loro inno definitivo, quella Black Metal che ha dato nome ad

un intero movimento musicale e sociale fra gli anni ’80 e ’90.

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Fig. 22 I Venom in una foto che li ritrae alle prese con una lapide, nel loro tipico

stile kitsch e satanico.

Nel 1983 gli inglesi Def Leppard divennero un caso

discografico con Pyromania, un album di Heavy Metal che

sembrava una versione più melodica degli AC/DC: vendette

oltre 10 milioni di copie, diventando un punto di riferimento

per molte band che negli anni successivi avrebbero fuso

l’Heavy Metal con l’immediatezza del Pop. Il singolo

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Photograph restituisce bene l’idea di quale fosse il sound che

trasformò l’Heavy Metal in una sensazione discografica.

La nuova ondata nel resto del mondo

Fuori dall’Inghilterra era intanto nato il primo gruppo Heavy

Metal tedesco, capace di superare in potenza, velocità e

aggressività i primi Scorpions: gli Accept con l’esordio

omonimo del 1979 scrivono la più fulgida anticipazione del

sound dei futuri Iron Maiden in brani come Free Me Now,

Rock’n’Roll velocissimo ed intensissimo che rischia di mettere

in imbarazzo anche i Motorhead coevi.

Il chitarrista di riferimento dell’Heavy Metal di fine anni ’70

divenne Eddie Van Halen, uno dei due fratelli che guidavano la

band statunitense dei Van Halen. Titolare di una tecnica

chitarrista altamente spettacolare, divenne una divinità della

chitarra Metal con l’assolo di Eruption sull’esordio Van Halen

(1978).

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Fig. 23 Eddie Van Halen fa “urlare” la chitarra in uno dei suoi leggendari assoli

Nel frattempo altre due band negli Stati Uniti stavano

cambiando completamente il panorama dell’Heavy Metal

futuro. La prima di queste due band era quella dei Motley

Crüe, forti di un’immagine che era la quintessenza della

ribellione al Pop educato: erano al contempo depravati,

volgari, rozzi, sessisti, drogati, donnaioli e alcolizzati.

Un’immagine di grande effetto, provocatoria fino all’eccesso,

per un gruppo che associa ad atteggiamenti estremi di matrice

Glam-Rock un Heavy Metal geometrico, epidermico, basato su

riff trucidi rubati a cento classici del genere, infarcito di mid-

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tempo possenti e di testi scurrili. In sostanza, furono fra gli

inventori del Glam Metal, uno nuovo stile dell’Heavy Metal

fatto di pose teatrali, spettacoli faraonici, brani scurrili ma

orecchiabili, machismo ed edonismo a profusione. Spesso i

brani comprendono momenti corali, assoli di chitarra

pirotecnici e strutture vicine alla forma canzone radiofonica.

Looks That Kill dal secondo album, Shout At The Devil (1983),

può restituire bene l’idea del loro sound.

A New York, nel medesimo periodo, proposero un sound

simile i Twisted Sisters di cui vale la pena citare il best-seller

Stay Hungry (1984), contenente l’inno We’re Not Gonna Take

It.

Molte altre band erano attive nel nascente Glam Metal, quasi

tutte ispiratesi ai New York Dolls, allo stile teatrale di Alice

Cooper ed agli show pirotecnici dei Kiss.

La scena losangelina ha prodotto anche gruppi celebri che

stanno al limitare fra Hard Rock e Glam Metal come i

famosissimi Guns n’ Roses, titolari di un inno come Welcome

To The Jungle (dall’esordio Appetite For Destruction del

1987). Gli statunitensi Bon Jovi sono stati invece la band che

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ha saputo al meglio protrarre le vendite milionarie con

commiistioni di Soft Rock, Hard Rock ed Heavy Metal,

soprattutto su Slippery When Wet (1986) e brani come You

Give Love A Bad Name.

Fig. 24 I Guns n’ Roses dei tempi d’oro immortalati in una foto d’epoca.

Nel medesimo periodo gli Stati Uniti erano anche diventati la

patria di uno stile pomposo, magniloquente e kitsch che

prendeva a prestito la grandiosità dell’Heavy Metal più

teatrale senza però sfruttarne il suono rozzo di derivazione

Punk. I maggiori esponenti di questo movimento erano i

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Manowar, una delle band che ha raccolto in sé buona parte

degli stereotipi dell’Heavy Metal. La loro musica è una sorta di

evoluzione pomposa e autocelebrativa del sound dei Deep

Purple e della potenza evocativa dei brani dei Rush, con

eccessi orchestrali mutuati da Wagner e da una violenza

bellica vichinga. I brani sono possenti concentrati di riff

granitici, batteria e basso incalzanti, voce potente e graffiante.

Ogni strumento risponde all’esasperazione del ruolo che

l’Heavy Metal primigenio li ha conferito. In aggiunta ci sono

poi i cori da stadio, le orchestrazioni sempre più

magniloquenti e complesse, gli arrangiamenti sempre più

eccessivi e maestosi, l’epica sempre più ostentata, il

virtuosismo soprattutto di chitarra e voce ad esaltare una

spettacolarità pirotecnica. Battle Hymn dall’esordio Battle

Hymns (1982) riassume in sette minuti quasi tutte le idee della

carriera. La loro Hail And Kill diverrà il più celebre inno del

Power Metal.

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Fig. 25 I Manowar, oltre ad essere fra i padri del Power Metal, sono anche degli dei

del kitsch

La loro musica, sviluppatasi in una carriera ultraventennale, fu

fondamentale per l’intero movimento del Power Metal, un

Heavy Metal veloce, epico e pieno di virtuosismi, ricolmo di

riferimenti all’immaginario fantasy. Fra gli altri padri fondatori

del Power Metal meritano citazione almeno i Manilla Road

che giungeranno all’apice della carriera con due opere

notevoli per il genere come Open The Gates (1985) e The

Deluge (1986). A titolo di esempio si ascolti Metalstorm, dal

primo dei due album citati.

In Danimarca sono attivi anche i Mercyful Fate, divisi fra Black

Sabbath, Judas Priest e qualche accenno Power Metal nel loro

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esordio Melissa (1983), contenente l’imponente Satan's Fall

(11 min.). Il loro merito maggiore fu quello di trasportare

l’immaginario lugubre dei Black Sabbath negli anni ’80,

infarcendolo di un’ossessione per il gotico ed il satanico che

non aveva precedenti (poiché i Venom non mancavano di farlo

con ironia).

L’Heavy Metal nel frattempo diventa anche una questione

italiana con band come i Vanadium di Pino Scotto, intriganti

discepoli della scena inglese (si ascolti Running Wild).

Ma se tutti questi artisti avevano interpretato il Metal

estremizzandone alcuni tratti caratteristici o ammorbidendolo

in melodie più orecchiabili, qualcun’altro stava invece

mettendo le basi dell’Heavy Metal estremo, quello che i

Venom avevano battezzato con i loro primi due album.

Mentre le band Glam si truccavano e quelle Power

estremizzavano le idee di Rainbow e Judas Priest, stava

sviluppandosi la più grande rivoluzione del Metal dopo la sua

nascita.

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Heavy Metal estremo

I Venom avevano mostrato la via del Metal estremo ma non

furono in molti, nell’immediato, a seguire le orme di quelle

opere seminali. La nuova rivoluzione dell’Heavy Metal stava

invece arrivando da una fusione nuova, quella con l’Hardcore

più estremo (Black Flag, Minor Threat ecc). Questo stile

violentissimo, velocissimo e arrabbiatissimo fu unito alla

potenza dell’Heavy Metal inglese, generando un suono che

per aggressività ed estremismo non aveva precedenti.

Senza addentrarci in fini distinzioni, che esulano dagli obiettivi

di questa guida, possiamo semplificare dicendo che quello che

nacque fu chiamato Thrash Metal (con due “h”, non con una

come qualche critico disattento continua a scrivere). Questa

musica era molto veloce, quanto e più dei più veloci Judas

Priest ed Iron Maiden, e soprattutto era caratterizzata da

un’aggressività ben lontana dall’edonismo del Glam Metal e

dell’Hard Rock. L’estetica era molto più negativa, legata a temi

come la morte, il dolore, la sofferenza ed i problemi sociali.

Poco divertimento, quindi, e poca voglia di ballare: il Thrash

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Metal è una musica dura e con pochi compromessi, almeno

nella sua forma primigenia.

Fra i padri del Thrash Metal ci sono alcune delle band più

importanti di tutto l’Heavy Metal e del Rock degli ultimi

trent’anni. Dovendo riassumere, in estrema sintesi, un genere

che vive ancora oggi di opere meritevoli di ascolto, saremo

costretti a citare di sfuggita moltissime band di pregio, per

approfondire solo le leggende del Thrash.

L’anno di nascita del Thrash Metal è il 1983, nel senso che in

quest’anno il genere si definisce definitivamente. Dovendo

citare uno ed un solo album per individuare le caratteristiche

del Thrash Metal, opto per l’esordio degli statunitensi

Metallica, Kill’Em All (1983). Prima di diventare una band

famosissima, i Metallica esordirono con l’opera più estrema

dell’Heavy Metal fino a quel momento, un concentrato di riff

distorti, di canto sgolato, di ritmi incalzanti e scatti fulminei, di

assoli incendiari e riferimenti alla morte, all’apocalisse, al lato

più nero dell’esistenza. I brani fondamentali del primo album

meriterebbero tutti una lunga trattazione a parte ma, per

necessità di sintesi, si cita qua Whiplash che ben mostra sia la

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discendenza dai Motorhead sia la novità nel sound, senza

respiro alcuno. Un altro brano, più lungo e complesso, anticipa

il futuro dei Metallica, ovvero la sfibrante No Remorse,

l’ideale riassunto di tutti i trucchi che i Metallica usano nel loro

esordio, con una delle accelerazioni più entusiasmanti di tutta

la carriera nel finale.

Nel seguito della carriera i Metallica hanno trasformato il

Thrash Metal in una musica molto più complessa e tecnica, di

fatto ritornando vicini alla scuola inglese ma comunque

proponendo una fusione di “pulizia” del suono, potenza e

profondità lirica che pochissime altre band possono vantare. I

Metallica sono probabilmente la band fondamentale del Metal

estremo, e di loro si dovrebbe ascoltare almeno i primi tre

album per avere un quadro preciso del loro periodo creativo.

Qui, di sfuggita, mi sento di dover citare almeno altri due dei

loro capolavori. Dal secondo Ride The Lightning (1984) va

ricordato almeno il lungo strumentale The Call of Ktulu (9

min.) che influenzerà non poco le band Prog-Metal di cui

parleremo. Del terzo Master Of Puppets (1986) è un classico

la title-track, la più tecnica e fantasiosa versione del Thrash

Metal che si potesse ascoltare all’epoca.

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Una versione più addomesticata del loro Thrash Metal verrà

proposta su Metallica (1991, conosciuto anche come Black

Album), il loro album più famoso, il più venduto ed in

definitiva quello che ha chiuso definitivamente la loro stagione

creativa. Enter Sandman, tratto dal bestseller di cui sopra, è

l’ultimo brano da citare in questa sintesi estrema.

Fig. 26 James Hetfield, leader dei Metallica, è ancora grintoso nonostante

l’avanzare dell’età.

Fra gli altri paladini del Thrash primigenio meritano citazione

gli statunitensi Anthrax il cui grandioso Spreading The Disease

(1985) ha poco da invidiare in potenza ai primi Metallica, fatto

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salvo per un canto molto più canonico (si ascolti almeno

Medusa).

Fra gli altri del Thrash statunitense non possono essere

dimenticati i Megadeth di Dave Mustaine, già membro dei

Metallica. Della loro lunga carriera vale ricordare in questa

sede il secondo album, Peace Sells... But Who’s Buying?

(1986) che riassume il loro suono improntato su la chitarra

affilatissima del loro leader (si ascolti a questo proposito Good

Mourning/Black Friday). Notevoli anche gli Exodus

dell’esordio Bonded By Blood (1985) di cui è manifesto

d’estremismo la temibile Piranha. Fra i più estremi si

ricordano i Death Angel con il loro The Ultra-Violence (1986)

e la notevole title-track, il più grande strumentale del Metal

del periodo, un monumento alla chitarra Heavy Metal.

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Fig. 27 Dave Mustaine dei Megadeth (sinistra) accanto a James Hetfield dei

Metallica, prima che litigassero. Mustaine indossa, non a caso, una maglia dei

Venom.

Meno celebri ma più estremi erano i canadesi Exciter nel loro

fulminante esordio, Heavy Metal Maniac (1983) che

conteneva brani veloci e potenti come la title-track.

In Germania erano attivate numerose band estreme di alto

livello. Destruction, Kreator e Sodom formano una sorta di

trio del Thrash tedesco. Si lascia l’approfondimento di questa

scena, però, ad un lettore che abbia già familiarità con l’Heavy

Metal. Qui è il caso di ricordare, sempre dalla Germania, gli

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Helloween, titolari di un sound fra Thrash Metal e Power

Metal che trova in Victim Of Fate su Walls Of Jericho (1984)

un primo manifesto. Nel seguito la band diverrà fondamentale

per il Power Metal con l’epopea di Keeper Of The Seven Keys

(1987-1988), opera maestosa in due parti che contiene gioielli

del Power Metal come Helloween (13 min.).

Nel frattempo il Thrash Metal inizia ad essere presente anche

in Brasile, grazie ai Sepultura. Per inquadrare meglio la band di

Max Cavalera, però, dobbiamo proseguire sulla strada del

Metal estremo ed introdurre delle band che avrebbero tolto al

Thrash Metal lo scettro di vertice estremo dell’Heavy Metal.

Metallo di morte

L’esplosione dell’Heavy Metal estremo inizia con il Thrash

Metal, di cui abbiamo già parlato, pur brevemente. Mentre le

principali band del Thrash Metal maturavano di album in

album, si pensi soprattutto ai Metallica, si stava intanto

sviluppando un suono ancora più estremo, che avrebbe preso

principalmente due direzioni, poi trasformatesi in stili ben

definiti: Death Metal e Black Metal.

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Il Death Metal, nella sua forma “classica”, prende

l’immaginario oscuro, gotico e negativo dei Black Sabbath ed il

suono minaccioso delle chitarre, e lo unisce ad un nuovo

modo di cantare, quel growl di cui abbiamo parlato nelle

prime pagine. Le tematiche riguardano argomenti come la

violenza estrema, la morte, la sofferenza, l’odio, la rabbia e via

così, di estremismo in estremismo, di truculenza in truculenza.

Oltre ai Venom, padri di tutta l’ondata estrema per vie più o

meno traverse, la band fondamentale per trasformare il

Thrash Metal in Death Metal furono gli statunitensi Slayer,

coevi ai Metallica ma capaci, nel tempo, di dimostrarsi più

estremi ed incompromissori. In particolare il loro terzo album,

Reign In Blood (1986), è un capolavoro di tutto il Metal

estremo, forse l’album di Metal estremo per eccellenza:

velocissimo, violentissimo e potentissimo. Intriso di immagini

da incubo, di riferimenti macabri, di visioni apocalittiche,

Reign In Blood è come l’esordio dei Venom, solo molto più

drammatico, dove quello era kitsch, e nato come emanazione

di una musica violenta come il Thrash Metal, dove il primo

prendeva ad ispirazione l’Heavy Metal classico, il Punk ed il

Rock’n’Roll. Monumenti dell’estremismo come Angel Of

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Death e Reign In Blood sono al contempo celebri e

fondamentali. Con quest’opera gli Slayer superarono in

velocità e potenza la scena Thrash Metal, creando di fatto le

basi del Death Metal.

Fig. 28 Il minaccioso chitarrista degli Slayer Kerry King

Anche gli statunitensi Possessed possono rivendicare in parte

la paternità, se non altro per il brano Death Metal dal loro

violentissimo esordio, Seven Churches (1985), in pratica

l’aggiornamento di Black Metal dei Venom alla nuova era.

Per quanto la legione del Death Metal si stesse infoltendo

molto velocemente, spiccano fra tutti i Death di Chuck

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Schuldiner, l’uomo-simbolo del Death Metal. La carriera della

band, che qui è solo il caso di riassumere in estrema sintesi, li

ha portati dagli esordi volti ad una musica estrema ed

incompromissoria, ispirata alla cinematografia splatter, ad

evoluzioni molto più articolate e complesse, veri monumenti

della musica del dolore che hanno poco da invidiare al più

complesso Rock. Pur nella loro importanza come fondatori o

quasi del genere, i primi album hanno resistito meno alla

prova del tempo, mentre ancora oggi è fondamentale Human

(1991) l’album con cui la loro musica diventa più cerebrale,

tecnica e melodica senza per questo diventare ruffiana o

radiofonica. Il seguito della carriera è ancora più

sorprendente, con la band che continua a sperimentare una

forma di Death Metal sempre più complessa, fino a rievocare

anche l’Heavy Metal classico nell’ultimo album, The Sound Of

Perseverance (1998). Intuendo quanto possa essere indigesta

questa musica a chi non vi è avvezzo, si consiglia qui l’ascolto

almeno di Suicide Machine da Human.

Come spesso capita ai padri fondatori, i Death mancavano di

alcuni elementi che sarebbero diventati comuni nel Death

Metal futuro. Fra tutte le altre band del Death è qui il caso di

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citare almeno gli statunitensi Obituary che contribuirono allo

sviluppo del genere con il pesantissimo Slowly We Rot (1989),

dove il canto è un trionfo di growl marcio e mostruoso, i riff

sono i più truci che si conoscessero all’epoca e la velocità si

alterna a rallentamenti funebri. Si ascolti, come minimo

indispensabile, la title-track dell’esordio.

Fig. 29 La macabra copertina di Slowly We Rot, l’esordio degli Obituary.

Nel giro di pochi anni si contavano decine di band Death

Metal, fra cui vale la pena di citare, lasciandone

l’approfondimento al lettore, almeno Terrorizer, Malevolent

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Creation, Autopsy, Morbid Angel e Bolt Thrower, tutti

statunitensi. Nel resto del mondo si distinsero i Morgoth

(Germania) ed i Sarcofago (Brasile). Queste formazioni citate

rimasero, dovendo semplificare, nella scia di quanto proposto

da band come Obituary e Death.

Il Death Metal conobbe però numerose evoluzioni successive,

anche estremamente variegate e complesse. Qui si cercherà di

darne una panoramica per sommi capi.

Alcuni puntarono su una versione più melodica di quel suono,

conservandone la potenza ma unendola a strutture meno

ottusamente devastanti e recuperando un gusto per i

ritornelli, pur se esagitati. Di questa compagine fanno parte gli

svedesi At The Gates che contribuirono soprattutto con With

Fear I Kiss The Burning Darkness (1993) e Slaughter Of The

Soul (1995) e di cui può essere utile ascoltare almeno Blinded

by Fear per comprendere come riescano ad unire potenza,

velocità, ritornelli e melodie.

Nella compagine del Death Metal melodico hanno un ruolo

importante anche gli inglesi Carcass che, dopo degli esordi fra

Grindcore e Death Metal, hanno rimesso ordine nel loro caos

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per il fondamentale HeartWork (1994), molto influente per la

scena degli anni ’90 (si ascolti la title-track).

Altre due band fondamentali furono i Dark Tranquillity di

Skydancer (1993) e gli In Flames (consigliato è Whoracle del

1997, più influente Jester Race del 1996). Essendo At The

Gates, Dark Tranquillity e In Flames tutte band svedesi di

Gothenburg si parla anche di “suono di Gothenburg” o “scena

di Gothenburg”.

Altri, invece che verso la melodia, cercarono di giungere ad un

suono ancora più brutale, estremo, mostruoso. Aumentando il

tasso tecnico, trasformando la voce in un ruggito da incubo ed

indulgendo negli affreschi più foschi e macabri nacque il Brutal

Death Metal, l’incubo di ogni ascoltatore che ama le melodie

graziose. L’esercito del Brutal comprende band come gli

statunitensi Baphomet, Deicide e Immolation, i canadesi

Cryptopsy, i tedeschi Necrophagist. Il gruppo più celebre del

movimento sono gli statunitensi Cannibal Corpse, censurati ed

odiati dalle organizzazioni che proteggono i bambini in mezzo

mondo. Il loro classico più celebre è Hammer-Smashed Face e

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riassume bene il livello di violenza e splatter della loro lunga

discografia.

Fig. 30 I Cannibal Corpse sono stati contrastati in mezzo mondo per le loro

violentissime copertine, votate ad uno splatter estremo. Qui sopra quella di

Butchered At Birth.

Il Death Metal è, a metà anni ’90, un genere così esteso che le

band che lo suonano si contano in centinaia e sono sparse in

praticamente tutto il pianeta, con il nord Europa e il Nord

America che dominano qualitativamente e quantitativamente.

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Metallo nero

In contemporanea con il Death Metal si andò sviluppando un

altro stile di Metal estremo, il Black Metal. Intriso di

riferimenti anti-cristiani, simboli da setta di occultisti,

immaginari ispirati alla cultura e la mitologia norrena il Black

Metal puntava anch’esso sulla velocità estrema ma non sui

virtuosismi. Le composizioni sono martellanti ma spesso

desolanti, parlano più di sofferenze atroci e di entità malvagie

che di fatti legati alla società ed alla vita quotidiana. Il suono è

più caotico, soprattutto fra i primissimi esponenti del genere,

e rifiuta completamente, nella sua forma pura, i ritornelli. Il

canto è uno scream spesso strozzato, malato, mostruoso,

orrorifico. Le chitarre sono spesso suonate molto

velocemente, generando un vortice sonoro che non lascia

tregua all’ascoltatore.

I padri del Black Metal, ovvero la band che ne segnò

maggiormente l’evoluzione, sono gli svedesi Bathory di Ace

Börje Thomas Forsberg, meglio conosciuto come Quorthon. I

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loro primi ed estremissimi album hanno imposto l’estetica di

tutto il genere, soprattutto il seminale Under The Sign Of The

Black Mark (1986), di cui è doveroso citare almeno Enter the

Eternal Fire.

Negli anni Novanta questa musica diventa inaspettatamente

celebre, anche grazie ad alcuni sconvolgenti fatti di cronaca

che dimostrarono che la violenza non si fermava alle sole

canzoni. I norvegesi Darkthrone ed Immortal ed i finlandesi

Impaled Nazarene sono alcuni fra i nomi più conosciuti

assieme ai norvegesi Mayhem, la band più importante del

Black Metal anni ’90, quella che con De Mysteriis Dom

Satanas (1994) ha scritto il manifesto di uno dei movimenti

musicali più estremi del ‘900. Considerando quanto possano

essere ostiche queste opere, a titolo di esempio si propone la

sola Funeral Fog dal già citato De Mysteriis.

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Fig. 31 I Mayhem si presentavano in modo estremo non solo con la musica, ma

anche negli atteggiamenti e nel vestiario.

Altre band, pur mantenendo fermi elementi estremi come il

canto lamentoso ed inquietante, conobbero anche un certo

successo di pubblico, come i Cradle Of Filth.

Altre formazioni proposero un suono più sinfonico, come si

può ascoltare in Enthrone Darkness Triumphant (1997) dei

Dimmu Borgir (si ascolti Mourning Palace) ed in In The

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Nightside Eclipse (1994) degli Emperor, forse il capolavoro

definitivo del Black Metal, con tormentati monumenti al

“malvagio” come I Am The Black Wizard.

Fig. 32 I Dimmu Borgir non rinunciano ad una sana dose di spettacolariotà nei loro

travestimenti, dove abbondano le “borchie”.

Il Black Metal, un movimento meno esteso del Death Metal,

ha comunque influenzato notevolmente la scena degli anni

’90, dando vita anche a sotto-stili che qui è il caso solo di

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accennare, come il Folk/Black, una fusione del Black Metal

con elementi del Folk nordico.

Le formazioni del Black Metal si sono rivelate, negli anni, fra le

più sorprendentemente sperimentali. I norvegesi Ulver, per

esempio, hanno proposto tanto album Black Metal quanto

opere Folk, per poi approdare ad esperimenti Industrial,

Ambient e musicare persino alcuni inni di natura religiosa.

Burzum, già nei Mayhem, ha proposto album solisti che hanno

molto più a che fare con la musica ambientale e classica che

con il Black Metal.

Mille modi di fare Metal

A partire dai secondi anni ’80 l’Heavy Metal ha conosciuto

un’esplosione di stili e sotto-stili. Nelle pagine precedenti

abbiamo cercato di delineare i due filoni più conosciuti ma

questo non significa che altre declinazioni non si siano

sviluppate fra gli anni ’80 e gli anni ’90. È impossibile in questa

sede fare una mappatura completa. Ci limiteremo a fare

riferimento agli stili che sono stati più importanti, consci di

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dover necessariamente lasciare fuori band e micro-stili che

sono interessanti quando non fondamentali.

Alcune band proposero un Thrash Metal ad alto tasso tecnico,

la cui opera fondamentale è probabilmente World Circus

(1987) degli statunitensi Toxik, di cui è epitomica 47 Seconds

Of Sanity/Count Your Blessings.

Anche il Death Metal divenne presto un concentrato di tecnica

e complessità con gli album degli Atrocity come

Hallucinations (1990), di cui vale l’ascolto almeno Deep In

Your Subconscious, sempre che siate pronti ad ascoltare la

narrazione di uno stupro/incesto.

La tecnica era entrata nell’Heavy Metal grazie ad un altro

movimento, quello del Progressive Metal, una musica che

unisce alle caratteristiche del Metal le fascinazioni

classicheggianti, le complesse armonie, le strutture elaborate

che furono del Progressive Rock (Yes, King Crimson, Pink

Floyd, Genesis ecc.). Rintracciare tutte le band che hanno

intrapreso questa strada è incompatibile con gli intenti di

brevità di questa guida. In questa sede è il caso di citare tre

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band che hanno, assieme, definito quasi completamente il

nuovo stile.

La prima, i Fates Warning, sono una band statunitense che già

nel 1986 con Awaken The Guardian ha definito il nuovo stile:

melodie epiche, cavalcate trionfali, ampio spazio ai

virtuosismi, tempi dispari e brani che non disdegnano

variazioni stilistiche lontane dai canoni del Metal. Molto più

“godibili” e “facili” da ascoltare rispetto agli estremisti del

Black e del Death, i Fates Warning regalano in quest’album

fondamentale per il Prog-Metal gioielli come Guardian. Nel

seguito della carriera la band continuerà a regalare opere

fondamentali per il Prog-Metal ma qui, per questioni di sintesi,

citeremo solo The Eleventh Hour da Perfect Simmetry.

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Fig. 33 I Fates Warning non nascondevano nelle copertine delle ispirazioni

fantascientifiche e fantasy.

Un’altra band fondamentale furono gli statunitensi

Queensryche che con Operation Mindcrime (1988) proposero

il concept album, tanto sfruttato poi dalle altre band Prog-

Metal e buona parte del sound tipico del genere. Suite Sister

Mary (10 min. e mezzo) è il momento più coraggioso di un

album che merita un ascolto completo.

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La terza band fondamentale del Prog-Metal sono i Dream

Theater, anche loro statunitensi. Portando a compimento lo

sfoggio di tecnica e precisione del Thrash Metal più tecnico, e

facendo tesoro delle opere di Queensryche e Fates Warning la

band ha proposto una versione melodica e maestosa del Prog-

Metal, orientata a brani chilometrici che mettono a dura prova

le doti virtuosistiche dei suoi membri. Pull Me Under da

Images And Words (1992), il loro capolavoro, è forse la

migliore sintesi del loro sound. Fra i tanti brani estesi merita

citazione la suite che dà il titolo ad A Change Of Season (1995)

e che riassume in 23 minuti buona parte della loro opera.

Oltre a queste band più melodiche, che rendevano Progressive

il Metal partendo dai modelli della NWOBHM inglese e dal

primo Thrash Metal, c’erano altre band che facevano lo stesso

partendo dal Death Metal, avviando così un suono che

potremmo chiamare Progressive Death Metal. Gli Edge Of

Sanity dalla Svezia rappresentarono il lato più melodico di

questo nuovo stile con il mastodontico Crimson (1996), una

suite di 45 minuti che lasciamo agli ascoltatori più coraggiosi.

In pratica erano una versione molto più elaborata del suono di

Gothenburg. Il versante più violento venne invece interpretato

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da band come gli svedesi Opeth che negli anni ’90 hanno

proposto una serie di opere di alto livello. Qua citeremo solo

l’esordio Orchid (1995) ed in particolare In Mist She Was

Standing.

Fig. 34 Il logo degli Opeth, in linea con un’estetica gotica e ricercata, con tratti

decadenti e romantici.

L’eredità dei Black Sabbath sarà sfruttata ancora per dare la

forma ad un altro stile del Metal, il Doom. Rifiutando le

velocità supersoniche del Metal estremo, il Doom rallenta la

musica fino ad esaltarne i toni funebri, recuperando melodia,

atmosfericità e facendo leva su un lirismo del dolore che ha

connotati romantici e decadenti. Nightfall (1987) degli inglesi

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Candlemass, con At The Gallows End, rappresenta bene lo

stile, che venne interpretato da altre band inglesi del periodo

con variazioni che non analizzeremo in questa sede per le

solite ragioni di spazio. Negli anni ’90 gli inglesi Cathedral

estremizzarono la lentezza e la sofferenza di queste

composizioni nel peculiare The Forest Of Equilibrium (1992),

contenente supplizi sonori come Reaching Happiness

Touching Pain, al contempo ammalianti, tragici e potenti.

Un altro stile che nacque ad inizio anni ’90 fu il Gothic Metal

che univa alla violenza del Death Metal la lentezza dei riff dei

Black Sabbath, spunti melodici, spesso una voce femminile di

stampo operistico. Il capolavoro del Gothic Metal è Gothic

(1991) dei Paradise Lost, di cui è fondamentale la title-track.

Fra Death Metal e Gothic Metal troviamo anche formazioni

come i My Dying Bride di The Angel And The Dark River

(1995) e gli Anathema di Silent Enigma (1995), due capolavori

di questa musica gotica ed angosciante. I Moonspell (dal

Portogallo) ed i Tiamat (dalla Svezia) furono altri grandi

interpreti di questo stile.

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In breve tempo il Doom divenne così estremo, lento,

claustrofobico e tragico che i primi gruppi Inglesi sembravano

una band radiofonica. Per i più curiosi, chiavi di ricerca come

Funeral Doom potranno aprire porte verso mondi sonori dove

la luce non esiste neanche nei ricordi.

Sul versante del Power Metal la band più importante sono

stati i Blind Guardian, forse la più importante band tedesca

degli anni ’90. Riprendendo lo stile magniloquente dei Queen

ed unendolo ad un immaginario fantasy hanno creato il

modello di band Power Metal per le generazioni future,

copiato almeno quanto quello dei Manowar. Majesty da

Battalions Of Fear (1988) è l’ideale punto di partenza per

esplorare la loro discografia.

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Fig. 35 Anche i Blind Guardian si distinguono per copertine altamente elaborate.

Oltre il Metal estremo

Fra le tante formazioni del Metal che sono nate fra la fine

degli anni ’80 ed i primi anni ’90 se ne sono distinte alcune che

hanno proposte una musica tanto innovativa da apparire

futuristica, non solo perché intrisa di un immaginario

distopico, cybernetico, robotico e via di questo fantascientifico

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passo. Alcune band, infatti, hanno proposte delle idee tanto

innovative che hanno destabilizzato l’intero genere, facendo

venir meno alcuni dei suoi punti di riferimento.

Fra le formazioni più originali è impossibile non citare gli

statunitensi Cynic che con Focus (1993) proposero un’assurda

fusione di Jazz e Death Metal che aveva pochi antecedenti ma

avrebbe avuto molti successori. Chi scrive è convinto che

anche ad un orecchio poco allenato The Eagle Nature apparirà

come una stravaganza unica.

Fig. 36 Devin Townshend degli Strapping Young Lad non passerà alla storia come il

più avvenente dei cantanti Metal.

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Un altro fronte di Metal dal futuro venne invece interpretato

dagli statuinitensi Fear Factory e dai canadesi Strapping

Young Lad. I primi trasformarono il Death Metal più brutale in

qualcosa di meccanico ed estremamente minaccioso in un

album fondamentale per l’evoluzione del genere come

Demanufacture (1995), portando poi il suono ad allontanarsi

ancora di più dal Death Metal canonico nell’interessante e

meno ostico Obsolete (1998), contenente alcuni dei brani da

cui è più agevole partire per conoscerli, come Shock. Gli

Strapping Young Lad, invece, proponevano un suono super-

stratificato, densissimo, che non disdegnava chiari riferimenti

alla musica industriale più fragorosa. L’esordio City (1997) è

l’unico album in cui però abbiano saputo far fruttare queste

loro visioni distopiche. Marilyn Manson, controversa figura

mediatica entrata anche nella cultura Pop, segue questo filone

con l’album Antichrist Superstar (1996) e con brani intensi

come la title-track, all’insegna di un Metal molto meno

estremo di quanto però lo sdegno dei giornalisti di tutto il

mondo possa far pensare: questa musica è, per buona parte,

più Rock ed Industrial che Metal.

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Fig. 37 Marilyn Manson ed il suo look “ricercato”.

Gli inglesi Electric Wizard furono i più fantasiosi discepoli del

Doom e le divinità dello Stoner Metal, uno stile lento, con

chitarre estremamente distorte, una predilezione per le

frequenze basse ed un recupero, pur trasfigurato, delle radici

Blues. La psichedelia più acida e malsana è l’elemento che

rende ancora più visionaria questa musica. Il loro Come My

Fanatics (1997) è l’apice di una carriera che già nel 1995, con

l’album ominimo, aveva definito una nuova estetica. Per avere

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un assaggio di questo sound fragoroso ed allucinato può

essere utile ascoltare Wizard in Black, uno dei loro capolavori.

Questo stile doveva pià di qualcosa agli statunitensi Kyuss, che

però si fermarono ad un mix di Heavy Metal, Blues e

Psichedelia rinunciando ad affondare fino in fondo nei miasmi

più oscuri della musica Metal. L’altra band fondamentale del

genere sono gli Sleep, giunti al vertice della carriera con il

colossale Jerusalem (1999).

I più grandi innovatori del Gothic Metal furono invece igli

statunitensi Type O Negative, che confezionarono

l’impressionante galleria di incubi di Slow Deep And Hard

(1991), dove fecero confluire Thrash Metal, Hardcore,

fascinazioni cacofoniche, ritornelli macabri e grotteschi ed

elementi completamente estranei alla musica Metal. La

terrificante suite Unsuccessfully Coping with the Natural

Beauty of Infidelity è un viaggio nella mente malata di un

uomo divorato dalla gelosia, un’avventura che non disdegna

punte di ironia amara e grottesca, un lungo assolo-gemito ed

un finale che ha del surreale.

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Fig. 38 I Type O Negative in una foto rappresentativa. Il gigantesco uomo che urla è

Peter Steele, scomparso nel 2010.

Altre formazioni puntarono invece sul ritmo, integrandolo con

la potenza che il Metal aveva saputo incanalare nelle sue

incarnazioni ottantiane. Queste formazioni con l’ossessione

per il ritmo sono, con qualche semplificazione, racchiudibili

sotto l’etichetta di Groove Metal. Anticipati da formazioni

come i Prong, che avevano iniziato a sperimentare un suono

ritmico partendo dal Thrash Metal, il Groove Metal divenne

famoso con i Pantera di Cowboys From Hell (1990),

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contenente brani come Domination che facevano largo uso

del ritmo come elemento principale, rinunciando anche alla

velocità supersonica.

Come emerge da questi rapida carrellata, nella prima metà

degli anni ’90 il Metal è diventato una ragnatela di stili

differenti, sparsi nei continenti e capace di interpretare le più

fantasiose intuizioni musicali del periodo.

La babele del Metal

A metà degli anni ’90, quindi, il Metal stava cercando nuove

strade per evolversi, che non consistessero unicamente nel

farsi più violento e più veloce. Le direttrici principali, anche se

non le uniche, erano due: fondere assieme il suono dell’Heavy

Metal e dei suoi vari stili in una musica progressiva e

complessa a livello di armonia e composizione (Prog-Metal,

Heavy Metal “tecnico”); fondere l’Heavy Metal con altri stili,

creati ex-novo o ispirati ad altri generi musicali (Alternative

Metal, Nu Metal).

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Avendo già parlato del Prog-Metal, partiremo ad interessarci

dell’Alternative Metal, uno degli stili con la più vaga etichetta

che la musica ricordi dopo l’Alternative Rock. Senza entrare

nella trappola di definire un genere che è quasi per definizione

residuale, possiamo qua proporre un sintetico e incompleto

elenco delle formazioni principali che hanno unito il Metal a

qualcosa di diverso, sia per tematiche, per strumentazione,

per strutture o per qualsiasi altra cosa.

Alcune delle band provenivano da altri stili, come il Grunge di

Seattle che aggiunse gli Alice In Chains ed i Soundgarden alle

band che proponevano elementi Metal pur non facendone

completamente parte. Dei primi si ascolti almeno Rain When I

Die da Dirt (1992) e dei secondi Spoonman da Superunknown

(1994).

Un altro filone che si sviluppa negli anni ’90 è quello del Funk

Metal, iniziato da formazioni come i Faith No More ed i

Primus, che non disdegnavano richiami anche al Rock ed al

Funk, oltre che ad altri stili meno famosi. Il Funk Metal fu uno

dei punti di partenza per un nuovo modo di intendere il Metal

che avrebbe avuto un grande successo commerciale. La

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fusione di una musica basata sul ritmo con il Metal è infatti la

base di buona parte del movimento Nu Metal che nasce come

branca dell’Alternative Metal. Anche in questo caso, sarà

necessario semplificare: partiamo dalle band del Nu Metal che

fondevano principalmente elementi della cultura Hip-Hop con

elementi della cultura Heavy Metal, e passiamo

velocissimamente in rassegna le opere fondamentali.

Ad aprire l’epoca del Nu Metal troviamo band come i Korn ed i

Deftones ma i primi a proporre qualcosa che fosse integrato

intensamente con elementi dell’Hip-Hop furono i Limp Bizkit

con brani come Counterfeit. Dj Lethal, un disc jockey, era la

vera novità della band, una novità assoluta per una band

Metal; il fatto che la band si vestisse seguendo i canoni

dell’Hip-Hop non era che un elemento di contorno, più

immagine che musica.

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Fig. 39 Fred Durst dei Limp Bizkit agli esordi, inizio anni ’90.

L’altra band fondamentale del Nu Metal a base di Metal ed

Hip-Hop furono i Rage Against The Machine, che arrivarono

prima di molti altri ma con uno stile più moderato, che univa

al Rap il sound di band come i Led Zeppelin. Già nel 1992 con

l’album omonimo la band statunitense proponeva una fusione

adrenalinica e trascinante di Rap e Metal, senza integrare però

né un DJ, né gli elementi del Metal estremo che pure

affioravano fra le pieghe delle canzoni dei Limp Bizkit. Dei

RATM può valere, a mo’ di manifesto stilistico, un brano come

Killing In The Name Of.

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La seconda scuola del Nu Metal era invece caratterizzata da

una fusione del Metal con... qualsiasi altra cosa. I più estremi

fra i gruppi celebri sono senza dubbio gli Slipknot, anche loro

statunitensi, famosi anche per le terrificanti maschere che

vestono in sede live. Il loro esordio Slipknot (1999) contiene

un sound schizofrenico, diviso fra melodia e d assalti di

derivazione Thrash e Death Metal. Trainato da singoli come

Wait And Bleed, l’album diventa una delle novità del periodo,

anche grazie all’appeal commerciale della proposta, estrema...

quanto basta.

Il gruppo più fantasioso del Nu Metal sono i System Of A

Down, una band che ha saputo destabilizzare praticamente

ogni equilibrio del Metal senza per questo perdere in

godibilità di ascolto, tanto che al successo di critica si è

affiancato un grande successo di pubblico. Piena di ironia,

invettive politiche, deliranti cambi stilistici, melodie che

affiorano all’improvviso ed un canto fra l’operistico-

drammatico ed il pazzoide, la loro musica ha saputo

rappresentare l’ideale punto di incontro fra sperimentazione e

fruibilità, fra creatività ed immediatezza. Toxicity (2001) è

diventato, nel tempo, l’album di riferimento del Nu Metal del

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nuovo millennio, con brani come la celebre Chop Shuey che

hanno segnato la storia recente del genere. I SOAD sono state

anche fra le poche band a continuare dignitosamente la

carriera anche con gli album successivi al primo, riuscendo con

Mezmerize (2005) a prolungare di qualche anno la loro

posizione apicale nel Metal.

Fig. 40 I System Of A Down, spesso conosciuti dai fan come SOAD.

Più cerebrali ma comunque celebri sono invece i Tool, dividi

fra Progressive-Metal e ricordi Grunge. Il loro Ænima (1996),

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con brani come il singolo Stinkfist, servì come apripista per

molte band della nuova ondata Metal dei secondi ’90. Per i

Tool, però, si parla più spesso di Alternative Metal che di Nu

Metal.

La commercializzazione di questo sound, opportunamente

ripulito degli eccessi Thrash Metal e Death Metal, dei testi

controversi e provocatori, delle strutture cervellotiche,

insomma ripulito di ogni elemento che lo rendesse in qualche

modo non immediato e fruibile alle masse arriva con i Linkin

Park, la band statunitense che ha portato il Nu Metal, o quello

che ne rimane dopo tutte le sottrazioni di cui sopra, a

diventare un fenomeno di massa. Hybrid Theory (2000) è

l’album più venduto di tutto il Nu Metal ed uno dei più venduti

di sempre, forte di singoli come In The End che ben fondevano

moderazione e modernità, evitando persino le “parolacce”.

Fra le altre celebrità vanno ricordati i Papa Roach di Infest

(2000, contenente l’inno Blood Borthers), i Disturbed di The

Sickness (2000, contenente il singolo Stupify) ed ancora i

P.O.D, attivi già da metà degli anni ’90. La critica individua

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nell’atipica proposta dei Deftones di White Pony (2000) uno

degli album migliori del Nu Metal.

Il fenomeno del Nu Metal ha continuato ad interessare il

grande pubblico fino ai primi anni Zero e si è poi sgonfiato fino

a scomparire quasi completamente dai radar di MTV e delle

classifiche.

Sempre nei secondi anni ’90, poi, si svilupparono alcune

evoluzioni del Metal estremo, che qui accenneremo

brevemente. Il Death Metal si trasformò in una musica aperta

alle fascinazioni etniche, spesso orientata al recupero delle

radici culturali locali. L’album manifesto in questo senso fu

Roots (1996) dei brasiliani Sepultura che in brani come Roots

Bloody Roots faceva largo uso di elementi e strutture tipiche

della musica tradizionale locale.

In Israele sono attivi anche gli Orphaned Land, forse il primo

esempio di fusione fra l’Heavy Metal più o meno estremo ed il

medio-oriente in album peculiari come Sahara (1994) ed El

Norra Alila (1996), di grande interesse storico.

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Una versione più dolce del Power Metal diventa celebre con i

finlandesi Nightwish, titolari di opere come Wishmaster

(2000). Il loro brano migliore rimane forse Bless The Child, del

2002.

Fig. 41 I Nightwish si sono contraddistinti anche per il ruolo di primo piano della

voce femminile di Tarja Turunen.

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Nuovo millennio, nuovo Metal

Il nuovo millennio si apre con il Nu Metal che rimane popolare

almeno per i primissimi anni Zero ma, in realtà, rappresenta

una nuova ondata di Metal multiforme e variegato,

difficilmente etichettabile senza doversi dilungare ben oltre il

formato di una guida come questa.

Una delle formazioni più affascinanti è quella degli

statunitensi Agalloch, titolari di una fusione fra Prog-Metal,

Black Metal e Folk che è riuscita ad affascinare anche

ascoltatori solitamente lontani dal Metal. Pale Folklore (1999)

contiene la maestosa suite She Painted Fire Across The

Skyline ed il terzo album, Ashes Against The Grain (2006),

tocca il suo vertice nella lunga suite Our Fortress Is Burning.

Gli Agalloch sono stati fra i capostipiti di un nuovo modo, più

atmosferico e meno aggressivo, di fare Black Metal.

Il Metalcore, ovvero la fusione di Metal estremo ed Hardcore

Punk, diventa famoso negli anni Zero grazie a band come gli

statunitensi Hatebreed ed i Converge che hanno preso più di

qualche spunto dai lavori seminali dei Botch (si ascolti We Are

The Romans del 1999) e dei Coalesce (si ascolti Jane Doe del

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1999). Il genere non arriva, in Italia, mai ad un successo di

pubblico ampio, nonostante negli USA sia diventato celebre

nei primi anni Zero. I Trivium e gli Avenged Sevenfold sono i

due nomi che più comunemente sono conosciuti in Italia.

Se il Metalcore è stato il genere di riferimento, a livello

commerciale, degli anni Zero, molte delle opere più importanti

a livello artistico provenivano da altri stili e seguendo

traiettorie spesso completamente imprevedibili e peculiari.

Il Prog-Metal è diventata una fucina di sperimentazione a

tutto campo. Tra gli esperimenti più melodici, vicini al Prog-

Rock ma segnati da una fantasia melodica e compositiva

notevole troviamo l’imponente The Human Equation (2004)

degli olandesi Ayreon, con brani come Loser che

rappresentano sintesi stilistiche grandiosamente ampie. La

fusione più estrema la propongono invece gli statunitensi Nile,

una band ossessionata dall’antico Egitto che trasforma il

Death Metal etnico dei Sepultura e degli Orpahned Land in

qualcosa di contemporanemente più violento, maestoso ed

epico con In Their Darkened Shrines (2002), segnato

dall’imponente suite che gli dà il titolo. Fra questi due estremi,

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però, si sviluppano centinaia di sfumature che qui non

possiamo analizzare senza venir meno alle promesse di

brevità.

Fig. 42 Uno dei membri dei Nile non riesce a trasmettere in questa veste la potenza

del sound della band, quantomeno esteticamente.

Una nuova ondata di estremismo, veicolato tramite strutture

altamente complesse e tecniche, prende vita negli anni Zero

grazie a formazioni come i francesi Death Spell Omega,

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specializzati in composizioni estese fatte di Black Metal ed

occultismo satanico. Forme schizofreniche del Metal vengono

proposte da formazioni come i canadesi Unexpect, titolari di

una commistione delirante che farebbe sembrare i System Of

A Down una band con composizioni lineari. La fusione fra Jazz

e Metal, in qualche modo anticipata dai primi album dei

Dillinger Escape Plan, trova degli sviluppi incredibilmente

violenti nell’opera dei canadesi Gorguts, di cui è fondamentale

Obscura (1998), a patto di riuscire a reggere un ascolto così

intricato. Ma questi sono solo accenni, perché la scena degli

estremisti è piena di opere che, per un motivo o l’altro,

meriterebbero una trattazione approfondita.

In questa sede ci concentreremo solo sull’opera dei

Meshuggah, la band svedese che ha riproposto la fusione fra

potenza e ritmo coniando un nuovo stile, chiamato Djent,

dove dominano i poliritmi, i riff di chitarra “stoppati”, intarsi

Jazz, tempi dispari, strutture complesse. Le loro opere

fondamentali come Destroy Erase Improve (1995) e

Caosphere (1998) sono fra le più influenti negli anni Zero e nei

primi anni Dieci.

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Una nuova ondata di band che evolvessero lo stile classico del

Power Metal ha visto come protagoniste formazioni come gli

italiani Rhapsody che con Symphony of Enchanted Lands

(1998) hanno condensato immaginario fantasy, la pomposità

dei Manowar e la velocità del Thrash Metal in brani come

Emerald Sword, aggiungendo al tutto un suono sinfonico. I

Dragonforce, in linea con le loro origini inglesi, rimasero molto

più attaccati alla tradizione della NWOBHM, impressionando il

pubblico con brani fulminei come Fury Of The Storm da Sonic

Firestorm (2004).

Post-Metal (accenni)

Un termine-ombrello per molte formazioni che negli anni ’90 e

’00 hanno proposto versioni eclettiche del Metal è stato Post-

Metal. Le caratteristiche di base sono un ruolo minore del

canto rispetto alla componente strumentale, il rifiuto della

forma canzone, la predilezione per qualità “atmosferiche” ed

“evocative” a cui si aggiunge spesso l’uso dell’Elettronica.

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Sarà dolorosamente necessario, anche in questo caso,

tralasciare artisti di grande spessore per focalizzarsi su poche

band, utili al massimo come esempi di uno stile che è, per sua

stessa definizione, molto ampio e variegato.

Le origini del Post-Metal vanno ricercate nelle grandiosi opere

dei Neurosis come Enemies Of The Sun (1993) e Through

Silver In Blood (1994), al limitare fra Death Metal, Doom, Folk,

Industrial e qualcosa che, all’epoca, non si chiamava ancora

Post-Metal. Il loro capolavoro rimane forse il brano del 1993

Lost.

Una buona introduzione al Post-Metal nella sua versione più

fruibile si può avere ascoltando uno di due album-capolavoro

degli Isis, Oceanic (2002) o Panopticon (2004), stuzzicando la

fantasia con Weight, dal primo dei due album citati.

Il Post-Metal unito al Prog-Metal ha generato quella che è

forse la più stravagante formazione del Metal degli anni Zero, i

Maudlin Of The Well, titolari anche loro di due album-

capolavoro, Bath e Leaving Your Body Map, entrambi del

2001. È impossibile riassumere il loro suono, se non dicendo

che praticamente può succedere ogni cosa. Hanno scritto sia

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gioielli melodici come Geography che avventure Prog-Metal

imprevedibili come Monstrously Low Tide.

Fig. 43 Neanche il logo dei Maudlin Of The Well è in linea con la tradizione Metal.

Riallacciandosi alla tradizione rumoristica gli statunitensi

Today Is The Day hanno poi dato vita a quello che è il suono

più raccapricciante degli anni ’90, costruendo gallerie di incubi

degne di un thriller psicologico dei più malsani. In una

discografia di altissimo livello, l’apice arriva forse con The

Temple Of The Morning Star (1997), un album-incubo che è

da consigliare solo ai più coraggiosi.

I gruppi sopra citati, però, non sono che uno scorcio di un

ambiente musicale vasto e molto variegato.

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Conclusione

Il Metal non solo è ancora in evoluzione ma è uno dei figli del

Rock più attivo, anche in forza della sua diffusione nel mondo.

Negli anni ’70 le formazioni Metal si potevano ancora contare

sulle dita di qualche mano, a fine degli anni ’80 erano già

decine e negli anni ’90 sono diventate centinaia e poi migliaia.

Dagli anni Zero ad oggi il numero è diventato così grande ed il

genere così vasto che è praticamente impossibile tenerne

traccia senza rimanere disorientati.

Per questo motivo, questa guida ha preferito concentrarsi

sull’evoluzione storica del genere, senza appesantire

eccessivamente l’esposizione con elenchi infiniti di band. La

speranza è che si riesca, tramite la lettura e gli ascolti proposti,

a giungere ad avere un’idea di massima di cosa è l’Heavy

Metal, comprese le sue manifestazioni più estreme e più

recenti.

Per ogni fase del Metal che è stata trattata, poi, ho pensato di

lasciare abbastanza elementi per esplorare eventualmente il

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genere autonomamente, seguendo i propri gusti e le proprie

inclinazioni, magari sfruttando le potenzialità di internet.

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