Hacking e sicurezza informatica

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I cinesi campioni, gli USA temono la minaccia militare

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Hacking e sicurezza informatica: cinesi campioni. Gli USAtemono la minaccia militare

Negli ultimi anni la Cina sta facendo sentire sempre più il suo peso nel mondo e la sua crescita economicaspaventa quelle che una volta erano le incontrastate potenze occidentali. Di recente però, non sono state le sueprodezze commerciali a spaventare gli Stati Uniti, bensì i tentativi fruttuosi di hackeraggio da parte dei cinesi.

La presenza di hacker nella rete è diventata ormai una routine; al fine di combatterli al meglio, la societàinformatica statunitense Norse ha messo a disposizione una mappa animata che ritrae in tempo reale i tentativi diinfiltrazione informatica respinti (http://map.ipviking.com). Inutile sottolineare come USA e Cina facciano unaguerra senza quartiere per accaparrarsi gli uni i segreti degli altri. Gli Stati Uniti sono il bersaglio più gettonato e laCina il secondo paese, dopo gli americani, come provenienza di attacchi.

Nel mese di marzo a Washington è stato sollevato un polverone in quanto dati riservati dei dipendenti federalisono stati oggetti di furto da parte di hacker cinesi. Gli informatici dagli occhi a mandorla hanno avuto accesso adalcune banche dati della direzione del personale prima che le autorità federali rilevassero la minaccia ebloccassero la rete. I reparti più importanti del Dipartimento di Sicurezza Nazionale hanno confermatopubblicamente la presenza illecita nei loro server da parte di internauti cinesi, tuttavia senza esprimersi riguardo aun presunto coinvolgimento del governo pechinese

Pochi giorni fa, nei primi giorni di giugno, gli USA hanno puntato il dito contro Pechino; la notizia è stata divulgatadall'azienda CrowdStrike, colosso americano che si occupa di sicurezza informatica. Il documento ricostruirebbele dinamiche dietro certi attacchi condotti nei confronti dell'industria aereospaziale di mezzo mondo.Contestualmente, sono stati accusati cinque esperti informatici dell'esercito cinese per azioni illegali di hacking,spionaggio a fondo economico ed altri attacchi mirati a sei cittadini statunitensi operanti nell'industria nucleare, deimetalli e dell'energia solare. Il gruppo di hacker conosciuto con il nome Putter Panda, presumibilmente al soldodell'esercito di Pechino, avrebbe condotto cyberattacchi contro le agenzie di difesa e l'industria satellitare edaereospaziale dei più grandi paesi occidentali, Giappone incluso.

Queste intrusioni informatiche sono solo alcune delle tante che hanno coinvolto i due Paesi. Il clima tra Cina eStati Uniti non è affatto sereno in merito a "sicurezza nazionale"; la National Security Agency è andata a indagarea fondo nei sistemi informatici di Huawei, uno dei principali produttori di computer e di apparecchiature di rete,scatenando malcontento da parte delle autorità cinesi (curiosità: la Huawei è partner commerciale di Infostrada).

Tutto questo non è stata una doccia fredda. La Cina già da tempo ha infatti istituito un organo di amministrazionee controllo del settore, lo State Internet International Office (SIIO). Tuttavia questo ente sembrava più di unostrumento per controllare la diffusione del libero pensiero in rete che mezzo per la lotta contro i cyberattacchi;questo almeno era quello che gli USA pensavano, o sarebbe meglio dire "speravano". Se è vero che Pechino haormai svelato pubblicamente il tema della costituzione di una forza militare capace di condurre una cyberguerra,sempre più al centro dei suoi programmi di sviluppo, si deve altresì riconoscere che esiste ancora un gap dacolmare nei confronti dei suoi avversari a stelle e strisce. I recenti risultati fanno supporre tuttavia che questodivario sia sempre più sottile.