Gustavo Castro Soto - La Storia Segreta Della Coca-Cola

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Gustavo Castro Soto - LA STORIA SEGRETA DELLA COCA-COLA. Datanews, Roma 2007. Titolo originale: "Coca-Cola. La histroria negra de las aguas negras". © Copyright 2007 Gustavo Castro Soto. Copyright 2007 Ciepac, Messico. Traduzione di Andrea Strallo. Un ringraziamento particolare va a Gustavo Castro Soto e al Ciepac (Centro di ricerche economiche e politiche di azione comunitaria) che ci hanno gentilmente autorizzato alla pubblicazione del testo. NOTA DI COPERTINA. LA STORIA SEGRETA DELLA COCA-COLA. La storia della più nota e discussa multinazionale del mon- do attraverso i soprusi, le violazioni dei diritti umani, le connivenze con le dittature latino-americane. Un vero e pro- prio documentatissimo e rigoroso libro nero della Coca-Co- la nel mondo e delle gesta della multinazionale contro i la- voratori e i popoli vicini ai suoi insediamenti industriali. Dalle origini, a metà ottocento, ai nostri giorni una ricerca ricca di dati agghiaccianti che vanno dall'inquinamento del- le acque, alla deforestazione, allo sfruttamento della po- vertà, ai veri e propri attentati alla salute dei consumatori. Un libro unico per conoscere, dati alla mano, la storia se- greta e mai scritta della Coca-Cola.

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tutto ciò che si nasconde dietro la bevanda più venduta

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Gustavo Castro Soto - LA STORIA SEGRETA DELLACOCA-COLA.Datanews, Roma 2007.

Titolo originale: "Coca-Cola. La histroria negra de lasaguas negras".© Copyright 2007 Gustavo Castro Soto. Copyright 2007Ciepac, Messico.Traduzione di Andrea Strallo.

Un ringraziamento particolare va a Gustavo Castro Soto eal Ciepac (Centro di ricerche economiche e politiche diazione comunitaria) che ci hanno gentilmente autorizzatoalla pubblicazione del testo.

NOTA DI COPERTINA.

LA STORIA SEGRETA DELLA COCA-COLA.La storia della più nota e discussa multinazionale del mon-do attraverso i soprusi, le violazioni dei diritti umani, leconnivenze con le dittature latino-americane. Un vero e pro-prio documentatissimo e rigoroso libro nero della Coca-Co-la nel mondo e delle gesta della multinazionale contro i la-voratori e i popoli vicini ai suoi insediamenti industriali.Dalle origini, a metà ottocento, ai nostri giorni una ricercaricca di dati agghiaccianti che vanno dall'inquinamento del-le acque, alla deforestazione, allo sfruttamento della po-vertà, ai veri e propri attentati alla salute dei consumatori.Un libro unico per conoscere, dati alla mano, la storia se-greta e mai scritta della Coca-Cola.

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GUSTAVO CASTRO SOTO.Ricercatore del Ciepac (Centro di Ricerche economiche epolitiche di azione comunitaria) di San Cristóbal de las Ca-sas (Messico). Il Ciepac è membro della "Convergencia demovimientos de los pueblos de las Americas" (Compa) edel "Programa ecumenico para Centro America y El Cari-be" (Epica).

INDICE.

PRIMA PARTE.Antecedenti della Coca-Cola.L'origine della Coca-Cola.Il secondo proprietario, l'uomo più ricco.Le curiosità.Note.

SECONDA PARTE.La terza epoca della Coca-Cola.La quarta tappa. La Coca-Cola in guerra al fronte.Le curiosità.Note.

TERZA PARTE.La quinta tappa. Il Dopoguerra.Le curiosità.Note.

QUARTA PARTE.L'acqua nera si macchia di rosso.Le curiosità.Note.

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QUINTA PARTE.La Coca-Cola, i paramilitari e i diritti umani. Guatemala,Perù, Australia, Colombia.Note.

SESTA PARTE.LA COCA-COLA IN MESSICO. FEMSA.Coca-Cola Femsa, la più grande dell'America Latina.Note.

SETTIMA PARTE.LA COCA-COLA CONTRO GLI INDIGENI IN CHIA-PAS.L'espulsione degli indigeni dalle comunità.Note.

OTTAVA PARTE.LA COCA-COLA, «SOPPORTALA».La Coca-Cola contribuisce alla denutrizione della popola-zione.La Coca-Cola preme per essere comprata.La Coca-Cola dietro la privatizzazione delle terre.La Coca-Cola beneficia del Trattato di Libero Commercio.La Coca-Cola invade la cultura.La Coca-Cola vende l'acqua contaminata.La Coca-Cola genera un monopolio.La Coca-Cola discrimina i lavoratori.La Coca-Cola licenzia ed uccide i lavoratori.La Coca-Cola contro i sindacalisti.La Coca-Cola contamina la popolazione e l'ecosistema.La Coca-Cola finanzia la guerra.La Coca-Cola sfrutta il lavoro minorile.La Coca-Cola non appoggia l'istruzione.

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La Coca-Cola danneggia la salute.La Coca-Cola fa pressione sull'O.m.s.Note.

NONA PARTE.LA COCA-COLA... E L'ACQUA CONTAMINATA.Chiapas, Polonia, Panama, Colombia, Belgio, Olanda, Lus-semburgo, Francia, Inghilterra, India.

DECIMA PARTE.LA COCA-COLA IN MESSICO. L'ACQUA TREMA.Storia della Coca-Cola in Messico.I messicani, i maggiori consumatori di Coca-Cola.Gli amici di Fox ed altri imprenditori.La preparazione della Coca-Cola.Al World Social Forum.Note.

UNDICESIMA PARTE.LA COCA-COLA IN CHIAPAS. I DIRITTI DEI LAVO-RATORI.La storia.La concorrenza sleale.La pubblicità oltraggiosa.La Coca-Cola e il Municipio.La sicurezza dei lavoratori.Gli affari interni.I diritti dei lavoratori.Il caso di Tabasco.Note.

DODICESIMA PARTE.LA COCA-COLA IN CHIAPAS. ACQUA, CONTAMINA-ZIONE E POVERTA'.

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La Coca-Cola e l'acqua.Come si prepara la Coca-Cola.Il fiume per gli indigeni come l'acqua per la Coca-Cola.Note.

TREDICESIMA PARTE.LA COCA-COLA AL WORLD SOCIAL FORUM.Stati Uniti.Italia.Spagna.Medio Oriente.Colombia.Guatemala.Africa.India.Una Curiosità.La Coca-Cola non ha inventato Babbo Natale.Note.

Fonti.

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PRIMA PARTE.

Molto tempo fa la Coca-Cola Company e alcuni suoi diri-genti sono stati accusati di coinvolgimento in reati qualievasione delle tasse, frode, omicidio, tortura, minaccia e ri-catto a lavoratori, sindacalisti, governi ed imprese. Sonostati anche accusati di alleanze con eserciti e gruppi parami-litari in Sud America. Amnesty International, con altre or-ganizzazioni dei diritti umani a livello mondiale, hanno se-guito da vicino questi casi. Da più di cento anni la Coca-Cola Company incide sulla realtà di contadini e indigeniche coltivano la canna da zucchero, comprando il prodottoo non comprandolo perché sostituito con il concentrato difruttosio proveniente dal mais transgenico degli Usa. Sì, lebevande del marchio Coca-Cola sono transgeniche così co-me ogni industria che utilizza concentrato di fruttosio. Ave-te fatto attenzione agli ingredienti specificati sulle confezio-ni dei prodotti industriali?La Coca-Cola ha inciso anche sulla vita dei produttori dicoca, è responsabile della mancanza di acqua in alcuni luo-ghi o dei cambiamenti nelle politiche pubbliche per priva-tizzare il prezioso liquido o impossessarsi delle falde freati-che. Incide sull'economia di molti paesi, sull'industria delvetro e della plastica e delle altre componenti del suo pro-dotto. Ha inciso direttamente sullo sconvolgimento delleculture, da Chamula in Chiapas al Giappone o alla Cina,passando per la Russia. La Coca-Cola è la bibita più cono-sciuta al mondo, il prodotto più distribuito sul pianeta e ac-quistabile oggi in 232 paesi, più delle nazioni che formanol'Onu. I suoi profitti possono superare il bilancio di diversipaesi poveri.L'impresa esercita pressioni, estorce e ricatta i piccoli com-

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mercianti con contratti in esclusiva. Minaccia la signora delnegozietto all'angolo se vuole vendere altre bevande oltrealla Coca-Cola. Estrae grandi quantità di acqua dalle sor-genti e s'arricchisce a scapito delle terre dell'"ejido" (1) co-munali, municipali, federali nonché dei contadini e degli in-digeni. In Chiapas mira agli strati d'acqua dello Stato, rega-lando scuole e campi da pallacanestro per ingraziarsi gliabitanti. Eppure tutti bevono Coca-Cola, dagli indigeni edagli zapatisti fino all'estremista di sinistra, mentre altri set-tori della popolazione mondiale, a migliaia, resistono e boi-cottano i prodotti Coca-Cola. In alcune comunità indigenedel Chiapas, alcune delle quali zapatiste, hanno dichiaratola zona libera da Coca-Cola o stabilito di non consumarne iprodotti. C'è però un problema: qual è l'alternativa se inmolte regioni rurali non esiste acqua purificata o di acque-dotto? Prima di arrivare ai problemi locali con le loro alter-native, vediamo qual è stata la storia di questa multinazio-nale così controversa.

- Antecedenti della Coca.

La pianta Erythroxylon coca, da cui si estrae attualmente lacocaina che produce effetti psicoattivi, è coltivata soprattut-to sulla cordigliera andina del Sud America. Per più di mil-le anni la foglia di coca è stata usata dalla popolazione indi-gena della regione, sebbene, paragonata con la cocaina, lafoglia di coca masticata dagli indigeni produca gli stessi ef-fetti ma nell'ordine dell'1 per cento. Per gli Incas del Perù lefoglie della pianta avevano una grande importanza rituale ereligiosa. Permettevano loro di sostenere anche lavori pe-santi.Venti anni prima dell'invenzione della Coca-Cola, intorno al1860, in Germania, un chimico riuscì ad estrarre dalla fo-

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glia di coca peruviana, cocaina pura. Si chiamava AlbertNiemann. In seguito, facendo ricerche in campo medico,analizzò gli effetti della cocaina, molto usata come prescri-zione medica per alleviare l'ansia, la depressione e la dipen-denza dalla morfina. Un medico amico di Freud, ErnstFleisch, cominciò ad assumere cocaina per diminuire il do-lore causatogli dall'amputazione del dito pollice. Poco a po-co la dipendenza dalla cocaina aumentò sensibilmente.Questo fu uno dei primi casi di psicosi causata dalla cocai-na. Più avanti, nel 1905, si sarebbe scoperta la procaina, si-mile alla cocaina ed usata come anestetico locale .Gli effetti terapeutici della foglia di coca provocarono unaumento enorme della sua richiesta in contesti di guerra edepressione sociale. Durante la seconda metà del dicianno-vesimo secolo, per via delle relazioni coloniali col SudAmerica, se ne consumò di più prima in Europa e poi inUsa. Nel 1863, tredici anni prima dell'invenzione della Co-ca-Cola, il chimico e imprenditore Angelo Mariani inventòil «Vino Mariani». La sua formula, brevettata immediata-mente, era un estratto di coca diluito nel vino. Presto diven-tò la bibita più popolare d'Europa, capace di curare il dolo-re, la dispepsia e patologie simili. Alcuni anni dopo, nel1876, un quacchero di Filadelfia lanciò sul mercato la suaHires Root Beer, una miscela di bacche e radici selvatiche.Nel frattempo in America Latina e nei Carabi si spargevamolto sangue, i popoli si battevano per i processi di indi-pendenza dalla colonizzazione europea.

- L'origine della Coca-Cola.

Siamo a Knoxville, nella Georgia statunitense, e correval'anno 1831. Allo scoccare dei diciassette anni John Pem-berton studiava già nella Scuola di Medicina Botanica dello

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Stato. Più tardi vendeva prodotti medicinali brevettati, fracui il «Gran Rinvigorente del Dr. Sandorf » o «Eureka Oil».Come inventore, imprenditore, chimico e farmacista, avevaaccesso diretto al mondo delle droghe come la cocaina im-portata dal Perù, la morfina e la marijuana. Alcune biogra-fie lo descrivono come un colonnello dell'esercito del sudinguaribile «aficionado» della morfina.Nel 1880 Pemberton registrò ufficialmente un vino di cocamolto stimolante ispirato al ritrovato di Angelo Mariani. Inseguito fondò la Pemberton Chemical Company. All'iniziole sue bevande contenevano un succo alcolico che egli de-scrisse come «Vino francese di coca, tonico ideale». Versoil 1886 nella città di Atlanta l'alcol era all'apogeo e i birilli -gli ubriachi - cadevano da tutte le parti. L'industrializzazio-ne del paese e i vertiginosi cambiamenti nell'economia,nonché gli stili di vita, creavano molti disordini sociali. Fuinventata una notevole quantità di rimedi per alleviare i sin-tomi della modernità statunitense. Al dottore, allora, vennein mente di produrre una bibita non alcolica e medicinale abase di estratto di coca. Per alcuni biografi fu accidental-mente mescolata con acqua carbonata invece che con acquapura, creando così la famosa miscela effervescente.La bibita cominciò ad essere venduta nella città di Atlantacon grande successo e pubblicizzata come un «tonico effi-cace per il cervello e i nervi». Nello stesso anno la farmaciaJacobs di Atlanta mise in vendita il primo bicchiere di Co-ca-Cola, bibita preparata con foglie di coca, noce di cola,caffeina, essenze e oli vari. Il suo primo spot pubblicitariosull'«Atlanta Journal» del 27 maggio 1886 la pubblicizzavacosì: «Deliziosa, Rinfrescante, Stimolante e Rinvigorente».Tuttavia fu Frank Robinson a inventare il logo e il nomeCoca-Cola usando la combinazione degli ingredienti e an-nunciandola così nel 1887, anno in cui furono inoltrate lepratiche per il brevetto della bibita. Però non registrò mai il

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marchio.All'inizio, e per le sue caratteristiche medicinali, la Coca-cola veniva venduta in bar che non servivano bibite alcoli-che, e che nella maggior parte dei casi facevano parte dibotteghe e farmacie dell'epoca. Il prodotto viene descrittocome una bevanda da bar e un trattamento per curare la tisi.John Pemberton però non riesce a sfruttare a lungo il suo ri-trovato, giacché muore il 16 agosto del 1888 a cinquantaset-te anni. I giornali lo definirono «il più antico farmacista diAtlanta e uno dei suoi cittadini più famosi». Poco primadella sua morte, vendette la sua formula al signor Asa Can-dler, che presto sarebbe diventato non solo l'uomo più riccodi Atlanta e degli Stati Uniti, ma di tutto il mondo.

- Il secondo proprietario, l'uomo più ricco.

Sembra che pagò 2300 dollari per l'impresa, ma non è mol-to chiaro come acquisì i diritti della Coca-Cola. L'avvocatoPrice Gilbert, che lavorò per Asa Candler, disse ad un ami-co: «Se raccontassi quel che so degli inizi della Coca-Cola,la storia sarebbe molto compromettente». In qualche modoAsa Candler era l'unico proprietario dell'impresa Coca-Colagià verso il 1889. La sua ambizione era spaventosa. Alla ve-dova dell'inventore della Coca-Cola, Cliff Pemberton, negòpersino una pensione di 50 dollari al mese, quando inquell'anno Candler annotava: «La domanda del prodotto hasuperato la nostra capacità di offerta (...). Le vendite rag-giungono una media giornaliera di 7580 litri, dei quali 3790nella sola Atlanta». Aveva investito 22500 dollari in ingre-dienti e i profitti erano ancor più cospicui. Alla fine diquell'anno definì così la situazione della Compagnia: «Po-che organizzazioni potranno mostrare una situazione finan-ziaria più soddisfacente», costatando che le vendite aveva-

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no superato 1.061.200 litri di bevanda dolciastra all'anno.«Questo significa che abbiamo venduto 36 milioni di misu-re di Coca-Cola. Disponiamo di 200 mila dollari in contantie possediamo proprietà immobiliari per un valore di 50 miladollari. E tutto questo nonostante l'investimento di 48 miladollari per la pubblicità, 38 mila dollari in abbuoni e sconti11 mila dollari in tasse obbligatorie a causa della guerra.Speriamo di recuperare questi oneri ingiustificati e ricorre-remo al tribunale».Nel 1891 la pubblicità era più aggressiva. Su calendari emanifesti pubblicitari che sarebbero durati decenni, appar-vero le «Coca-Cola Girls». Le donne attraenti e seminudeavrebbero aiutato ad incrementare le vendite fra la popola-zione maschile, soprattutto in tempi di guerra. Verso il 1892Candler intuì di avere in mano una miniera d'oro e decise diregistrare il marchio. All'ufficio brevetti però ebbe una spia-cevole sorpresa: qualcuno aveva già registrato il nome Co-ca-Cola nove anni prima, si chiamava Benjamin A. Kent eveniva dal New Jersey. La sua bibita era a base di foglie dicoca e cola, tonico «ricostituente» contenente molta caffei-na, cocaina e whisky conosciuto come «spirito di cereali».Candler allora si lancia in un feroce processo contro Kentvincendolo. Il nome Coca-Cola viene registrato verso il1893, e l'impresa inizia un percorso di profitti incredibile.Per Asa Candler parte del fascino della bibita era dovuto alfatto che favorisse la digestione ma anche la pubblicità:«deliziosa, rinfrescante, sensazionale», «tonica cerebraleideale», «rende allegro il malinconico e forte il debole».Quando il consumo aumentò nella popolazione infantile, lapubblicità usava bambini con la didascalia «Noi beviamoCoca-Cola». La formula segreta della Coca-Cola è identifi-cata col codice 7X, ancora custodito con grande misteronelle cantine di Atlanta. Il consumo di Coca-Cola era taleche, una volta eliminata la dipendenza dall'alcol, già si par-

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lava di quella da Coca-Cola. Un collaboratore di Candlersuggerì: «Non potremmo semplicemente eliminare la cocai-na? E davvero così importante?». Al che Candler rispose:«Così lei propone che io cambi la formula della bibita piùpopolare per le dicerie di alcune donne isteriche? Giammai!Non c'è nulla di nocivo nella Coca-Cola!». E la sua ambi-zione aumentò.Per la pubblicità furono utilizzati i tram di Atlanta. Nel1894 venivano spediti per posta dei coupon che, nei locali enei bar recanti la réclame dell'impresa, si potevano scambia-re con una Coca-Cola gratis. I proprietari ritenevano che glispot della Coca-Cola abbellivano i propri negozi. Furonocompensati con più di 7 mila dollari in quell'anno e nel suc-cessivo, equivalenti a più di 140 mila bibite gratis. Da allo-ra fu inventato il sistema che oggi conosciamo. E così ini-ziava la Coca-Cola dipendenza con grande furore. Secondole parole di Mary Gah Humpreys nel 1894, il maggior meri-to della Coca-Cola stava nel suo carattere «democratico»:«(...) un povero beve birra, un milionario beve champagne,ma entrambi bevono sicuramente Coca-Cola». In quellostesso anno Caleb Bradham inventa la Pepsi, un tonico pre-parato con la pepsina, un enzima che aiuta la digestione del-le proteine. Tuttavia non ebbe grande successo, tanto chenel 1922 avrebbe tentato di vendere l'impresa alla Coca-Co-la quando aveva solo due stabilimenti d'imbottigliamentonegli Usa. L'impresa della Coca-Cola commise un grave er-rore nel non comprarla: oggi è il suo più forte concorrente.Arriviamo ora al 1895, anno in cui Candler annunciava chela Coca-Cola era venduta in tutto il territorio degli Usa.Quattro anni dopo il prodotto è venduto per la prima voltaall'estero, a Cuba. Nel 1897 tocca alle Hawaii e al Canada.Nel 1898 furono distribuiti più di un milione di oggetti e ar-ticoli pubblicitari col motto «Bevi Coca-Cola. Deliziosa erinfrescante». Fra il 1894 e il 1899 Candler aprì cinque nuo-

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ve succursali e fabbriche per la preparazione dello sciroppoa Dallas, Chicago, Los Angeles, Filadelphia e un ufficio aNew York. Le città di Filadelphia e Chicago all'inizio delventesimo secolo sembravano «città Coca-Cola» o sue suc-cursali. Era pubblicizzata ovunque. Non furono però solo lacultura, l'ambizione per il profitto e la pubblicità a giocareun ruolo chiave per la trasformazione della Coca-Cola inun'impresa: anche la religione, i riti, il sentimento della reli-giosità popolare locale e universale ebbero una parte consi-stente, dalla Coca-Cola nei riti degli indigeni Chamula inChiapas fino a Babbo Natale in tutto il mondo. In questoCandler ebbe un grande alleato: suo fratello Warren Can-dler, vescovo della chiesa metodista che lo aiutò ad identifi-care con il capitalismo con la religione e il patriottismo tipi-co della cultura statunitense. Da Bush a ritroso, ogni presi-dente americano è riuscito ad accendere la passione unendoil patriottismo a Dio, alla religione.Il 28 dicembre 1899 si riunirono per la prima volta tutti gliimpiegati della compagnia per un totale di venti persone. Ilvescovo presiedeva le riunioni del personale della Coca-Co-la per indottrinarli. La Coca-Cola era una bibita «mandatadal cielo»! Come «un missionario che va in una terra stra-niera a insegnare i rudimenti della fede, l'uomo della Coca-Cola deve essere un individuo concreto ed intraprendente».Nel 1904 scrisse un libro nel quale affermava che gli Usaerano destinati a dirigere il mondo grazie alla loro religioneinnovativa: «Il cattolicesimo ha fatto dell'Europa del sud edell'America Latina quello che sono; il protestantesimo haottenuto qualcosa di diverso in Inghilterra, Germania, Olan-da e Stati Uniti. In altre parole, Dio era dalla nostra parte, oper lo meno sorrideva agli statunitensi che stavano facendosoldi». Uno dei cavalli di battaglia del vescovo Candler eraquesto: «I divari fra il capitale e la manodopera sono statipiù frequenti in quelle industrie in cui i lavoratori apparten-

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gono a popoli non evangelizzati dell'Europa continentale».Assicurava che i pastori erano fondamentali nell'era indu-striale: «Ciò che (essi) hanno ottenuto per conciliare l'anta-gonismo sociale e per ritardare, se non addirittura evitare, ilconflitto sociale, difficilmente può essere valutato nella giu-sta misura». Per questo gli impiegati della Coca-Cola diAtlanta non si iscrissero mai ad un sindacato. Durante i pri-mi due decenni, almeno fino al 1910, i suoi operai non rag-giungevano le trenta unità e non si iscrissero mai a un sin-dacato. I sindacati sono sempre stati il più acerrimo nemicodella Coca-Cola Company, che, come vedremo in seguito, èstata anche accusata di aver assassinato leader sindacali.Su consiglio del fratello Warren, Asa donò un milione didollari all'università di Emory, successivamente trasferitada Oxford ad Atlanta. Prima della morte, Candler donò piùdi otto milioni di dollari a questo centro universitario. Fra il1900 e il 1910 Candler sviluppò l'impresa. La sua ambizio-ne e il suo potere erano smisurati. Creò la Compagnia di In-vestimenti Candler e iniziò ad acquisire proprietà immobi-liari ad Atlanta. Costruì il palazzo Candler, con diciassettepiani, sei ascensori, decorazioni artistiche, marmi, legni dimogano, bronzi e grandi candelabri di cristallo. Al primopiano c'era la banca creata da Candler, la Central Bank andTrust Corporation. Sulla pietra angolare del palazzo poseuna targa con la sua immagine e una bottiglia di Coca-Cola.Ottenne l'immortalità. Impose il suo nome e la sua presenzain tutti gli Usa, costruendo grattacieli nelle città di Kansas,Baltimora, New York tutti chiamati Palazzo Candler. La tor-re di New York sulla 42esima aveva venticinque piani.Attraverso i suoi consorzi ferroviari, viaggiava gratis suqualsiasi linea e faceva in modo che in tutti i vagoni risto-ranti si vendesse Coca-Cola. Quando il prezzo del cotonecrollò, costruì un enorme deposito comprando dai produtto-ri le eccedenze a basso prezzo. Quando il mercato si ripre-

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se, le vendette a buon prezzo aumentando i profitti. Per resi-stere alla crisi del 1907 comprò quanti più beni possibile, esi salvò. Lo stesso anno resistette alla campagna capeggiatadall'Associazione delle Madri Cristiane per l'Astinenza, lequali affermavano che un soldato che beveva sei bottiglie diCoca-Cola al giorno, ingeriva la medesima quantità di al-col. Questo portò l'esercito degli Stati Uniti a proibire ilconsumo della bevanda. Ciononostante, l'impresa rimase inpiedi aumentando le proprie vendite. Candler era considera-to alla stregua di un grande imprenditore visionario e persi-no un eroe.Tuttavia, per i lavoratori e i leader sindacali, Candler era unfarabutto. Nel 1908 la Commissione Nazionale del LavoroMinorile si riunì ad Atlanta per protestare contro le pessimecondizioni in cui versavano i suoi lavoratori nei laboratoridi cotone, dove donne e bambini lavoravano più di quattor-dici ore al giorno alla garzatura per cinquanta centesimi algiorno. Candler però era il presidente della Camera di Com-mercio di Atlanta. Lì pronunciò un discorso molto cinico:«Il lavoro minorile, amministrato con oculatezza e in condi-zioni e ambienti adeguati, può essere una ragione di succes-so per qualsiasi nazione (...). Il miglior spettacolo cui vo-gliamo assistere è il lavoro dei più giovani. In verità, quantoprima un giovane inizia a lavorare tanto più bella e proficuasarà la sua vita». Terminò dicendo che il compito dellaCommissione era assicurare che il lavoro mettesse i minoriin grado di diventare adulti onesti, solleciti e professional-mente competenti.Nel 1904 la Coca-Cola vende il suo primo milione di gallo-ni (3785 milioni di litri). Nel 1910 la Coca-Coca Companysi trasferì in una zona più grande e Asa Candler ordinò dibruciare i vecchi registri. Verso il 1914 Candler non sapevagià più cosa fare con altri produttori di bevande a base dicola che gli facevano concorrenza. Così decide di modifica-

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re la bottiglia. Nel 1915 assume l'impresa Root-Glass che,per trovare l'ispirazione, cerca nell'Enciclopedia Britannicaillustrazioni degli ingredienti della bevanda per disegnare lanuova bottiglia. Essi però confusero le foglie di coca conquelle del cacao e decisero di copiare la forma del chicco.Misero le bottiglie nei forni e, senza volerlo, venne fuoriquella che conosciamo oggi. La compagnia accetta il nuovodisegno nel 1916. Tuttavia, per altri biografi che parlanodell'uso che la Coca-Cola fece della figura femminile comeoggetto sessuale destinato al mercato pubblicitario, la storiafu diversa. Per loro la nuova bottiglia doveva obbedire adun unico presupposto: che fosse immediatamente riconosci-bile da un cieco al buio e per giunta rotta. Doveva essereispirata al corpo dell'allora famosissima attrice Mae West.Le sue curve sarebbero state quelle della Coca-Cola. Que-sto diede alla bottiglia la fama di «Gran Dama».Arriviamo infine al 1916. La Coca-Cola era ormai una leg-genda. Eppure si apre una terza fase quando, dopo diciottoanni, Asa Candler si ritira da presidente della Coca-ColaCompany. Un anno dopo, nel 1917, poco prima della finedella Prima guerra mondiale, la produzione e il consumodella Coca-Cola crollano per il razionamento dello zucche-ro. Fu allora che il presidente della Banca di Risparmio del-la Georgia Ernest Woodruff e il suo sindacato di banchieri,che annoverava i dirigenti della Banca Nazionale Chasse ela Banca di Risparmio di New York, iniziarono a studiare ilmodo di impadronirsi della Coca-Cola Company, eventopiù tardi definito «il colpo maestro della sua carriera» im-prenditoriale per essersi aggiudicato la «maggior transazio-ne portata a termine nel Sud» degli Stati Uniti. Nel 1919 lafamiglia di Candler vende la compagnia alla banca. Un an-no dopo la Coca-Cola Company vince un processo contro laKoke Company dimostrando che Coke era sinonimo di Co-ca-Cola. Così si apre la strada per la crescita dell'impresa

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nei decenni successivi.

- Le curiosità.

- Il figlio di Asa Candler aveva nella sua tenuta quattro ele-fanti i cui nomi erano: Coca, Cola, Rinfrescante e Delizio-sa.- «Coca-Cola» è la parola più conosciuta al mondo dopol'espressione «o.k.».- Il primo uomo a vendere un bicchiere di Coca-Cola nelsuo bar è stato Willy Venable. Comprò il diritto di fabbrica-zione e una copia della formula originale della Coca-Cola.- Nel 1888 era già stato sperimentato l'imbottigliamento,ma il liquido non era stabile e si modificava con l'azionedella luce. Nel 1899 fu firmato il primo contratto di imbotti-gliamento.- «Coca-Cola News» è stato pubblicato per la prima voltanel 1890 e pubblicizzava la bevanda così: «Un tonico bene-fico per l'umanità».- Agli inizi del ventesimo secolo si vendevano già chewing-gum, leccornie e sigarette col logo Coca-Cola.- L'Inghilterra fu il primo paese europeo a ricevere la primarimessa di sciroppo di Coca-Cola (quattro litri). Altri dico-no che fu la Germania.- Nel 1901 la Coca-Cola era, per l'Atlanta Constitution, unesempio del «tentativo di imbottigliare il piacere».- Il primo spot su una rivista è datato 1904.- Nel 1906 vengono costruite le prime macchine imbotti-gliatrici fuori dagli Usa, a Cuba e a Panama.- Verso il 1908 Sam Dobbs, direttore vendite e nipote delpresidente Asa Candler, si oppose all'uso, a suo parere peri-coloso, di grandi insegne luminose. Considerava altrettantosuperfluo esporre cartelli in jiddish all'interno dei quartieri

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ebraici negli Usa. Riteneva altresì inutile incrementare levendite all'estero. Tutto al contrario, insomma.- Nel 1914 la compagnia possedeva più di 2.300.000 metricubi di muri dipinti col logo della marca, equivalente aduna superficie di duecentotrenta ettari. Il più antico fu di-pinto a Casterville, Georgia, nel 1894. Si può ancora andar-lo a vedere.- Nel 1923 muore Frank Robinson, inventore del nome«Coca-Cola».- Fra alcune bibite apparse con nomi simili a quello dellaCoca-Cola figurano: Afri-Kola, Cafe-Kola, Candy-Cola,Carbo-Cola, Celery-Cola, CocaBeta, Coke-Ola, Cola-Coke,Cold-Cola, Four-Cola, Cherry-Cola, Hayo-Cola, Jacob's-Cola, King-Cola, Koka-Nola, Koke, Kola-Kola, Loco-Kola,Mexicola, Nerv-Ola, Nifti-Cola, PauPau-Cola, Penn-Cola,Pepsi-Cola, Prince-Cola, QuaKola, Rococola, Roxa-Cola,Sherry-Cola, Silver-Cola, Sola Cola, Star-Cola, Taka-Cola,Toka-Tona, True-Cola, Vani-Cola, Vine-Cola, Wine-Cola,Big Cola, e molte altre ancora.- Fra le frasi pubblicitarie usate dalla Coca-Cola ci sono:«La scintilla della vita», «La bibita rinfrescante del mon-do», «La pausa rinfrescante, Coca-Cola... buonissima»,«Coca-Cola rinfresca di più», «La scelta migliore», «Sem-pre Coca-Cola», «Coca-Cola è così...», «Tutto fila per ilmeglio con Coca-Cola», «Bevi Coca-Cola», «Coca-Cola...e senti di vivere», «Deliziosa e rinfrescante», «Buona finoall'ultimo sorso», «Una Coca-Cola, un sorriso», «La sensa-zione vive», «Segno di buon gusto», «Coca-Cola aiuta a vi-vere», «Buona fino all'ultima goccia», «Coca-Cola... vivi-la!», e così via.- La formula segreta originale 7X della Coca-Cola, presu-mibilmente estratta dai libri delle formule del suo inventoreJohn S. Pemberton, contiene i seguenti ingredienti base perogni gallone (4546 litri per la misura inglese): 2400 grammi

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di zucchero in acqua sufficiente per farlo sciogliere, 37grammi di caramello, 3,1 grammi di caffeina, 11 grammi diacido fosforico, 1,1 grammi di foglie di coca decocainizza-te, 0,37 grammi di noci di cola. Il procedimento consistevanell'inzuppare le foglie di coca e le noci di cola in 22 gram-mi di alcol al 20 per cento e poi nel filtrare e aggiungere illiquido allo sciroppo, indi nell'aggiungere 30 grammi disucco di lime: 19 grammi di glicerina, 1,5 grammi di estrat-to di vaniglia, 0,47 grammi di essenza di arancia; 0,88grammi di essenza di limone, 0,07 grammi di noce moscata,0,20 grammi di cassia (cannella cinese), un pizzico di es-senza di coriandolo, un pizzico di essenza di neroli, 0,27grammi di essenza di lima. Per la fabbricazione: mischiarein 4,9 grammi di alcol al 95 per cento, aggiungere 2,7 gram-mi di acqua, far riposare per 24 ore a 60 gradi Fahrenheit(pari a 15,6 gradi Celsius) affinché la posa si separi. In se-guito si raccoglie la parte chiara del liquido e si aggiungeallo sciroppo. Aggiungere acqua sufficiente per la prepara-zione di un gallone di sciroppo. Si mescola un'oncia di sci-roppo con acqua carbonata per preparare 6,5 once di bibita.- Secondo alcune fonti, solo due persone, in teoria, cono-scono esattamente la formula e la maniera di mescolare cor-rettamente tutti i suoi ingredienti. Non viaggiano mai insie-me, non si trovano negli stessi posti, non mangiano gli stes-si piatti, non dormono nello stesso hotel e, nonostante il mi-stero creato intorno alla celebre formula, non importa affat-to che si conoscano o no tutti i singoli ingredienti...

Note parte prima.

N. 1. Con il termine "ejido" si intende il terreno contiguo adun villaggio destinato ad aia in cui può stare anche il bestia-me di tutto il vicinato.

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SECONDA PARTE.

La Coca-Cola Company mise a disposizione dei militari al-cuni dei suoi magazzini per torturare gli oppositori di diver-se dittature militari o leader sindacali in Guatemala, Argen-tina, Colombia e altri paesi. Alcuni dicono che dopo la pa-rola «o.k.», Coca-Cola è il termine più conosciuto al mon-do. Sulla Coca-Cola sono stati realizzati anche dei film. E'il simbolo della società statunitense e di un impero che, co-me in Iraq e in molte altre parti del mondo, distrugge stradee collegamenti senza ricostruirli. Ma la Coca-Cola, questosì, arriva fino all'ultima comunità, frazione o villaggio piùremoto del pianeta. Secondo l'ingegnere inglese Jack Scho-field, una certa quantità di Coca-Cola mischiata alla benzi-na aumenta di quattro volte la vita di un motore, produce un20 per cento in più di potenza e riduce il consumo di olio.In un modo o nell'altro la gente la usa come acqua purifica-ta perché non c'è acqua potabile, o per rinfrescarsi. E' indi-cata anche per la pressione bassa, il mal di testa, l'indige-stione o i problemi di stomaco. Un filetto di carne può esse-re arrostito semplicemente bagnandolo con la Coca-Cola.Altri dicono che i pantaloni immersi nella Coca-Cola nonstingono. Persino i medici la raccomandano come farmaco,mentre altri affermano che devono passare settantadue oreaffinché lo stomaco smaltisca il colore nero causato dallasua ingestione. Tuttavia scatena anche la gastrite in alcunecomunità rurali e persino risse nella comunità di Chamula acausa della rivalità con la Pepsi-Cola. E qui sta la chiave: ilpunto debole di qualsiasi multinazionale è la volontà deiconsumatori. Alcune comunità indigene del Chiapas e per-

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sino dell'Honduras hanno boicottato la Coca-Cola. La con-sapevolezza è tale che il contadino honduregno José peresempio, anche rischiando di morire di sete, non comprauna sola bottiglia di Coca-Cola. Resta però il dilemma diquale sia l'alternativa.Da alcune fonti risulta che una lattina di Coca-Cola contie-ne l'equivalente di dieci cucchiaini di zucchero, la terza par-te di caffeina di una tazza di caffè e la stessa quantità di aci-do fosforico di un succo d'arancia. Fino a poco tempo fa ilprodotto con il maggior utilizzo di zucchero: oggi danneg-gia irrimediabilmente la produzione di canna da zuccheroperché, per dolcificare lo sciroppo, si importa concentratodi fruttosio proveniente dal mais transgenico degli Usa. LaCoca-Cola Company è indicata come una delle imprese conmaggior consumo di foglie di coca in tutto il mondo. Esigel'importazione, dal Perù e dalla Bolivia, di 500 tonnellatel'anno di foglie di coca per realizzare gli investimenti dellacelebre formula 7X. L'espansione mondiale della Coca-Co-la fu resa possibile dal comportamento aggressivo dellamultinazionale che ne impose il consumo al di sopra di ognitradizione culturale dei popoli. Vediamo quale fu il suo pro-cesso di espansione all'alba del ventesimo secolo.

- La terza epoca della Coca-Cola.

Torniamo al 1919. Nel mese di agosto la Banca di Rispar-mio della Georgia propose ai suoi soci di comprare un'azio-ne della Coca-Cola Company per ogni azione che avesseroin banca, ma solo se depositavano 195 dollari ad azione nelgiro di cinque giorni, con la promessa di restituirgli cento-novanta dollari il mese successivo. Le azioni furono vendu-te a quaranta dollari ognuna e quasi la metà fu acquistata adAtlanta. Il giornale «Atlanta Constitution» annunciò in pri-

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ma pagina: "La Coca-Cola comprata da una società diAtlanta. La Banca di Risparmio della Georgia compra la bi-bita nazionale". I Candler, guadagnando 15 milioni di dolla-ri liquidi e 10 milioni in azioni privilegiate, divennero ric-chi in un batter d'occhio. Asa Candler però non seppe nullafinché i figli non firmarono. Si rifiutò di assistere alle riu-nioni del consiglio d'amministrazione dove fu ratificata lavendita. Era sprofondato nella tristezza. Sua moglie Lucyera morta di cancro alcuni mesi prima ed ora il magnate,privato della Coca-Cola, si sentiva tradito. La storia nera di-venta ancora più oscura.Siamo ora negli anni venti, periodo in cui l'impresa per laprima volta pubblicizza il prodotto con insegne su vie estrade. Per la prima volta compie un'incursione pubblicita-ria per radio. L'espansione è tale che è necessario creare ilDipartimento per l'estero per coordinare le vendite fuori da-gli Usa. Allora la Coca-Cola era venduta in Cina e arrivavaper la prima volta in Spagna. Nel 1920 giunge ad Atlanta ilpiù grosso carico di zucchero mai ricevuto in Georgia di4100 tonnellate. Nel 1921 la Coca-Cola ha un grande insuc-cesso in Europa a causa di intossicazioni provocate dallabevanda. Gli imbottigliatori non furono avvisati della ne-cessità di sterilizzare i turaccioli e della natura pura - e nonalcalina - dell'acqua, visto che i batteri dello sciroppo, acontatto col sughero, reagivano rapidamente causando tossi-cità. Tuttavia nel 1923 viene commesso l'errore imprendito-riale più grave. La Pepsi-Cola aveva dichiarato bancarotta etorna ad offrire tutte le proprie azioni alla Coca-Cola, che sirifiuta ancora una volta di comprarle. La Pepsi però soprav-vive alla crisi. Passeranno più di dieci anni prima che la Pe-psi farà la terza e ultima offerta alla Coca-Cola, che rifiu-terà ancora. Quello stesso anno Robert W. Woodruff vieneeletto presidente della Coca-Cola Company, recuperandocosì l'investimento che fece al momento dell'acquisto di

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3500 azioni nel 1922. Durante la sua gestione fu criticatoper i bassi salari che concedeva agli operai mentre lui vede-va la sua fortuna crescere sempre di più.Natale 1925. La Coca-Cola modifica le strategie di lavoro.Per «motivare» i propri venditori, li licenzia e li riassumecome «assistenti ai servizi». Nel 1926 la Coca-Cola Compa-ny incarica l'agenzia investigativa Pinkerton di andare neibar, ordinare una Coca-Cola e procurarsi dei campioni dafar analizzare chimicamente per dimostrare eventuali sofi-sticazioni: si dice che ne furono accertate più di settemila.La Coca-Cola intentò le relative cause vincendole tutte. Nel1927, dopo cinque anni di gestione, Woodruff rendeva notoche le vendite si erano incrementate notevolmente passandodai 64 milioni di litri del 1923 agli 87 milioni del 1927.Con l'abbondante afflusso di denaro che entrava nelle casse,ritirò le azioni privilegiate lasciando la Coca-Cola senza undebito. Dai sessantacinque dollari del 1923 le azioni eranosalite ai duecento dollari del 1927, anno della morte di AsaCandler, il secondo proprietario della Coca-Cola Company.Siamo ora al 1928, anno che segna un'espansione eccezio-nale della Coca-Cola Company nel mondo. Mentre il nume-ro delle vendite in bottiglia supera quello delle vendite aidistributori, il marchio Coca-Cola viene affiancato a quellodel Movimento Olimpico come finanziatore e sponsor. Nel-la pubblicità ufficiale della Coca-Cola «Red Barrel» (la lat-tina rossa) annunciava che la bibita, pur essendo imbotti-gliata solo in 27 paesi, era presente in 78. Nell'edizione spe-ciale si leggeva: «Pochi americani sanno che ora la Coca-Cola può essere trovata nelle plazas de toros dell'allegraSpagna, o in Messico, o nello stadio dei Giochi Olimpici; inOlanda, la terra dei canali, o in cima alla Torre Eiffel; dietroil tempio buddista di Rangúin, nella lontana Birmania o vi-cino al Colosseo di Roma». La Coca-Cola era nel pieno del-la sua massima espansione grazie allo slogan «La pausa che

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rinfresca»: la prima insegna luminosa viene sistemata a Ti-mes Square, New York. Verso il 1929 Woodruff possedevauna tenuta di dodicimila ettari nel sudest della Georgia - lariserva di caccia - ed era frequentemente in viaggio tra lasua casa d Atlanta, l'attico di New York o il ranch nel Wyo-ming.Il 1929 è l'anno della Grande Depressione. Il crollo dellaborsa del 29 ottobre non sorprese la Coca-Cola, che reagìbene: le sue azioni registrarono solo una lieve variazionefra i 134 e i 137 dollari e il loro valore crebbe pian piano fi-no a raggiungere, nel 1935, i 200 dollari. In quel momento,proprio come oggi i governi, non sapevano dove andare aprendere i soldi. Il governatore della Georgia propone di re-suscitare un'antica tassa sui profitti; Woodruff, pur di nonpagarla, minacciò il trasferimento dell'impresa in un altroStato e così fece. Si trasferì nel Delaware per un decennioin attesa della modifica delle leggi in Georgia. Fu preparatapersino una bevanda a ricordo di quel momento: il «Dela-ware Punch». Anche durante quel periodo pagò un giornali-sta perché scrivesse due colonne la settimana contro quellatassa sulla bibita. Articoli pubblicati su quasi cento giornalilocali. E naturalmente venivano inviate copie ad influentiuomini d'affari e membri del Congresso.La pressione politica della Coca-Cola Company andava ol-tre. Per la sua espansione l'impresa esigeva l'importazionedi più foglie di coca, ma il Congresso degli Stati Uniti per-metteva l'entrata di novanta tonnellate di coca l'anno. Nel1931 Woodruff cominciò a fare pressioni sul Congresso econ l'aiuto del senatore della Georgia Walter George, riuscìa varare un progetto che permetteva l'importazione extra difoglie di coca se la compagnia si fosse impegnata allo smal-timento dell'alcaloide. Ad ogni buon conto Woodruff si di-resse in gran segreto in Perù per cercare di installarvi unafabbrica, e fra intrighi e aiuti finanziari riservati alle orga-

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nizzazioni antinarcotiche, raggiunse tutti i suoi obiettivi.Più profitti, meno tasse, maggior consumo di coca, insedia-menti in zone ricche di acqua, salari bassi agli operai eunione a vita con i Giochi Olimpici. Ma tutto questo nonera ancora sufficiente. Nel 1931 Woodruff riesce a penetra-re nel sentimento e nel cuore religioso di tutto il mondo oc-cidentale. Stiamo parlando della figura di Santa Claus oBabbo Natale. Nessuno lo ricorda più, ma una volta questopersonaggio era rappresentato coi colori verde, blu, nero egiallo. La reinvenzione di Santa Claus si deve a HaddomSundblom, di origine svedese, che fu illustratore della Co-ca-Cola per molti anni pur non gradendo la bevanda. ASundblom venne in mente di rappresentare il personaggiocome un nonno gioviale, simpatico e dalla lunga barba. Lovolle bonaccione, paffutello e felice, lo vestì con una cintu-ra, un cappuccio, stivali neri e - elemento essenziale - coicolori della Coca-Cola. Da allora la beviamo tutti. Qualcheragazzino spera che Santa Claus scenda dal camino di casa,se ne ha uno, per portargli dei regali. Sono decenni ormaiche per molti settori della società è difficile concepire il Na-tale senza tale personaggio e senza la Coca-Cola. Bambiniricchi e poveri, del nord o del sud, cattolici o evangelicipossono farsi una foto sulle ginocchia di Santa Claus checircola per le strade di New York o davanti all'alberello diNatale della Coca-Cola che l'impresa sistema di fronte allacattedrale di San Cristóbal de las Casas in Chiapas, insiemeal presepe con la stella della Coca-Cola senza che il vesco-vo possa dire una parola.Torniamo però agli anni trenta. Il consiglio d'amministra-zione della Coca-Cola non era soddisfatto della presidenzadi Howard Candler, il figlio di Asa. Così offrono la poltronadi presidente a Robert Woodruff, il figlio dell'allora padroneErnest Woodruff, il quale tuttavia non era d'accordo. Robertperò, come vice presidente della White Motor Company,

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guadagnava 75 mila dollari l'anno più le commissioni, men-tre la Coca-Cola gli offriva uno stipendio annuale di 39 mi-la dollari, e Walter Teagle la presidenza della Standard Oilper 250 mila dollari l'anno. Robert, che allora aveva trenta-tré anni e non era l'ultimo arrivato, fa una controfferta allaCoca-Cola: avrebbe accettato la presidenza sulla base diuno stipendio, cui aggiungere il 5 per cento di tutto l'incre-mento annuale delle vendite dell'impresa e i pieni poteri,con esclusione del diritto di veto di suo padre. Ernest Woo-druff, dapprima, rifiutò l'idea di suo figlio, ma poi accettò, eRobert Woodruff assunse la presidenza della Coca-ColaCompany nel 1932, mantenendola per decenni. Durante lasua gestione trasformò l'impresa in una della multinazionalipiù grandi del mondo. Nel 1933 la Pepsi-Cola, per la terza eultima volta, tenta di vendere l'impresa alla Coca-Cola, maquesta rifiuta. Di questo si pentono ancora oggi.Ernest Woodruff inizia l'espansione della multinazionale.Promuove la presenza della Coca-Cola nel settore educati-vo e in tutte le scuole. Un imbottigliatore del Texas dicevaorgoglioso che «i ragazzi, durante la ricreazione, giocano apallacanestro coi palloni della Coca-Cola, usano gommeper cancellare della Coca-Cola, consultano i termometridella Coca-Cola e prendono appunti sui quaderni della Co-ca-Cola». Alcuni presidi, tuttavia, non sono disposti ad ac-cettare pubblicità gratuita. Woodruff, durante una cena pri-vata coi suoi dirigenti, disse loro che il successo della Co-ca-Cola tendeva a realizzare la «indipendenza finanziaria».Uno di loro pronunciò un breve discorso titolato "Il futuro":«Sorgeranno conflitti e difficoltà, gli uomini si sentirannoestremamente tesi, e i loro sentimenti verranno messi allaprova [...] possono scatenarsi delle guerre. Noi possiamosopravvivere. Possono scoppiare delle rivoluzioni, ma resi-steremo. I quattro cavalieri dell'Apocalisse possono solcarela terra e ritornare, ma la Coca-Cola esisterà ancora. Il mot-

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to per durare a lungo, concluse, era che la Coca-Cola non èil passato: la Coca-Cola è il futuro». La Coca-Cola si radicòtanto nella cultura americana che nel 1938 fu chiamata «labibita per eccellenza degli Usa».Tuttavia, l'abilità di Robert Woodruff andava oltre. Imbro-gliava con facilità governi e imprese concorrenti. Acquistòuna ad una le maggiori imprese d'imbottigliamento. Ma fe-ce un errore storico. Dovettero passare più di quarant'anniperché la Pepsi-Cola, dopo essersi offerta alla Coca-Cola,riuscisse a consolidarsi sul mercato. In questi anni la Pepsiha avuto numerosi contenziosi legali con la Coca-Cola. Nel1939 ne contava in ventiquattro paesi. La Pepsi intentò cau-sa all'ufficio brevetti adducendo che «Coca» e «Cola» sonotermini descrittivi e non potevano essere registrati in esclu-siva. Walter Mack, il presidente della Pepsi, ricevette unatelefonata da una donna, vedova di un imitatore della Coca-Cola, che gli disse: «La Coca-Cola ti farà fuori dall'indu-stria. Anche mio marito aveva ragione, ma loro lo hannofatto fuori. Ho ancora una fotocopia dell'assegno che glihanno dato». Mack le chiese di prestargli la fotocopia cheattestava che la Coca-Cola, con una bustarella, aveva otte-nuto la vittoria per 35 milioni di dollari. Davanti a tale pro-va, gli avvocati della Coca-Cola chiesero una sospensionedi tre giorni. Allora Robert Woodruff telefonò a Mack perinvitarlo a pranzo. Il magnate della Coca-Cola gli disse:«Stavo pensando che questo contenzioso non fa bene a nes-suno (...). Non credi che dovremmo accordarci?». E si ac-cordarono. Woodruff firmò un accordo in cui la Coca-Colariconosceva il marchio Pepsi negli Usa. E questo sulla basedel fatto che la Coca-Cola era proprietaria di tutti i nomiche annoveravano il termine «cola».Nel 1939 inizia la Seconda guerra mondiale e mentre in Eu-ropa si combatteva, la Coca-Cola si rafforzava determinan-do le economie, le politiche e le culture di altri paesi. In

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quei giorni gli uomini della Coca-Cola in Germania vende-vano quasi 4.500.000 di bottiglie all'anno. Erano attive qua-rantatré fabbriche e altre nove erano in costruzione. Il mare-sciallo Göring permise l'importazione dell'ingrediente se-greto 7X per la preparazione della Coca-Cola, con l'inten-zione nascosta di nazionalizzare l'impresa ed appropriarsidella formula. Allora il pubblicitario William C. D'Arcy(1942) suggerì: «La Coca-Cola non è una necessità fonda-mentale, come ci piacerebbe che fosse. E' un'idea, un sim-bolo, il marchio che individua un talento». La guerra unì lapolitica al commercio. Agli inizi del 1940 il governatoredella Georgia reclamò un trattamento speciale alle compa-gnie di bibite che fu votato all'unanimità: «Quel che va be-ne per la Coca-Cola, indicò il governatore, va bene ancheper la Georgia». Così la Coca-Cola dal Delaware ritornanella sua città natale dopo aver ottenuto l'esenzione dalletasse. In quello stesso anno l'impresa aveva investimentipubblicitari per 10 milioni di dollari. Ma si presentò un al-tro problema: il Congresso degli Stati Uniti aveva approva-to un progetto per proibire l'importazione di foglie di coca ascopo non curativo. La guerra tolse di mezzo anche questoostacolo alla Coca-Cola.

- La quarta tappa. La Coca-Cola in guerra al fronte.

I paesi alleati, disperati, volevano gli americani dalla loroparte per combattere, con i loro soldi e il loro aiuto, Hitler ele forze tedesche. Il bombardamento giapponese di PearlHarbour nel 1941 non solo portò gli Usa a partecipare allaSeconda guerra mondiale ma li fece uscire dalla depressio-ne del 1929 con la riattivazione dell'economia basata sullacrescita dell'industria militare e fu anche il momento chiavegrazie al quale la multinazionale Coca-Cola raggiunse gli

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angoli più insospettati del mondo, fino al soldato più nasco-sto su qualsiasi fronte. Il presidente della Coca-Cola Com-pany Robert Woodruff, «Il Capo», decide di lanciare unacampagna patriottica e commerciale per il marchio: «Fare-mo in modo che tutti gli uomini in uniforme ricevano unabottiglia di Coca-Cola ovunque siano e a qualunque costo».In questo modo la Coca-Cola mette in moto un piano piùambizioso con l'obiettivo di costruire stabilimenti di imbot-tigliamento per il rifornimento dell'esercito Usa. Fra i mili-tari, il personale dell'impresa era conosciuto come «I colon-nelli della Coca-Cola» perché indossavano divise militari eavevano un grado militare corrispondente al ruolo all'inter-no dell'impresa.Così la Coca-Cola trasferì tutto il personale sui fronti di bat-taglia. Dalla Nuova Guinea al Mediterraneo la compagniaseguì i soldati statunitensi in tutti i continenti tranne che inAntartide, fornendoli di oltre 10 milioni di bottiglie ed in-stallando 64 fabbriche. Le spese per la costruzione erano acarico del governo. La Coca-Cola spiegò un contingente di248 uomini in tutto il mondo. I tecnici che installavano lefabbriche dietro gli avamposti militari erano considerati im-prescindibili come i meccanici che riparavano i carri armatio gli aerei. Nel 1941 un ispettore della sanità dell'esercitochiese ai suoi superiori di inviare Coca-Cola ai soldati, datoche considerava la mancanza della bibita la più grande tra-gedia che potesse capitare alla truppa. Sembra un'esagera-zione, ma non è così. Nessun francese vive senza il suo vi-no, nessun messicano senza la sua tequila, nessun indigenodel Chiapas senza il suo posh, nessun uruguaiano senza ilsuo mate, nessun boliviano senza il suo chicha, nessun rus-so senza la sua vodka o nessun scozzese senza il suo whi-sky: lo stesso vale per un soldato americano, che non puòstare senza la sua Coca-Cola. In effetti, sulle lettere dei sol-dati americani al fronte si leggono cose incredibili. Ad

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esempio: «Oggi è un giorno speciale in reparto. Tutti rice-viamo una bottiglia di Coca-Cola. Può sembrare una cosa dipoco conto, ma è uno spettacolo vedere questi uomini chehanno fatto più di venti mesi di navigazione, stringere alpetto la bottiglia, correre nella loro tenda (...) e stare lì aguardarsela (...). Nessuno aveva bevuto la sua Coca-Colaperché, dopo averlo fatto, sarebbe finito tutto» (2).Un altro scrisse: «Se qualcuno ci domandasse perché com-battiamo, credo che la metà dei nostri risponderebbero: peril diritto di comprare Coca-Cola in pace» (3). Un'altra lette-ra dello stesso anno diceva: «Penserete che vostro figlio hatenuto la testa troppo tempo sotto al sole, ma sono due setti-mane che camminiamo per sedici chilometri. E questo percomprare una cassa di Coca-Cola che ci carichiamo per glialtri sedici chilometri di ritorno. Non potete immaginarecom'era buona» (4). E ancora, per alcuni storici del mar-chio, un vero aficionado della Coca-Cola era Ike Eisenho-wer, che oltre ad arrivare alla presidenza del suo paese, fuanche presidente di uno stabilimento d'imbottigliamentodella Coca-Cola. Un cammino simile a quello dell'attualepresidente messicano, Vicente Fox.Nel 1941 la Coca-Cola crea la Sprite. Un anno dopo, quan-do la guerra s'inasprisce, la Coca-Cola blocca le esportazio-ni in Germania. Gli imprenditori tedeschi delle imbottiglia-trici, fra cui Max Schmeling, campione mondiale di boxe,dovettero trovare da soli il modo per far andare avanti le lo-ro fabbriche. Dopo mille tentativi inventarono una nuovabevanda oggi conosciuta come Fanta, nata sotto il regimenazista. In territorio nazista, in piena battaglia ed essendo laCoca-Cola un marchio «non gradito», gli imbottigliatoriosarono scrivere la frase «è un prodotto Coca-Cola S.r.l.»sulle etichette, giacché in questo modo avrebbero dato unacerta garanzia di qualità ai consumatori.Ma la Coca-Cola continuò ad aumentare i profitti. Nel 1943

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furono vendute più di 3 milioni di casse, sebbene la mag-gioranza delle volte la bibita si usava per dolcificare il tè, acausa del razionamento dello zucchero. Gli imbottigliatori,per mantenere un certo equilibrio col governo nazista, era-no obbligati a prestare i loro camion per il trasporto e la di-stribuzione di acqua. Per evitare che le bottiglie di Fantafossero distrutte dalle vibrazioni nei continui raid aerei, era-no immagazzinate piene di acqua, in grotte e pozzi di mi-niere. Tuttavia, nonostante tutti gli sforzi per salvare i con-tenitori, non si poté far nulla per preservare le fabbriche. Lequarantatré imbottigliatrici furono distrutte. Alla fine dellaguerra, il governo nazista sollecitò la compagnia, con la mi-naccia della deportazione nei campi di concentramento, acambiare il nome in due giorni. Curiosamente Hitler si sui-cida il giorno dopo.

- Le curiosità.

- Oggi il più grande distributore automatico di Coca-Cola sitrova in Germania. Ha una capacità di 864 lattine (ma nel1946 negli Usa il pozzetto più capiente conteneva 1098 bot-tiglie).- Nel 1923 la Coca-Cola era venduta in ogni bar degli Usache non vendeva alcolici e, secondo le norme della compa-gnia, doveva essere servita a 0 gradi, con ghiaccio tritato, inun bicchiere Coca-Cola dalla forma a campana e con il mar-chio che indicava il livello dello sciroppo.- Nel 1924 si procedette alla «standardizzazione» del pro-dotto e dell'immagine pubblica. Gli impiegati avrebbero ve-stito l'uniforme, una camicia a righe bianche e verde botti-glia con pantaloni verdi; i camion invece gialli e rossi concerchioni e parafanghi neri.- Durante gli anni trenta sugli spot della Coca-Cola appar-

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vero gli attori più famosi: Claudette Corbert, Greta Garbo,Jean Harlow, Clark Gable, Cary Grant, Carole Lombard,Loretta Young, Johnny Weismuller (il Tarzan dei film enuotatore olimpico), Maureen O'Sullivan, Spencer Tracy eJoan Crawford (che si sarebbe in seguito sposata con colpresidente della Pepsi-Cola).- Negli anni trenta la Delta Airlines fu la prima a servire labevanda ai suoi clienti. I loro aerei Fokker portavano sulleali il logo della Coca-Cola.- Fra i criteri per l'uso del marchio in pubblicità negli annitrenta c'era il seguente: non separare il marchio Coca-Colasu due righe; la frase «marchio registrato» apparirà sempresulla voluta della sigla della prima C; non mostrare né insi-nuare che la Coca-Cola possa essere bevuta da bambini intenera età.- Il generale McArthur autografò la prima bottiglia prodottanello stabilimento delle Filippine.- Il generale Wainwright, l'eroe di Battan, si fece immortala-re in piena campagna coi tre simboli americani per eccellen-za: una mazza da baseball, un hamburger e una Coca-Cola.- Nel 1930 la compagnia crea The Coca-Cola Export Cor-poration. Appare il primo frigorifero della Coca-Cola.- Nel 1935 viene fabbricato il primo distributore automaticodi bottiglie per uffici e fabbriche.- Nel 1937 viene presentato alla Fiera Mondiale di Chicagoil primo distributore con rubinetto (in barile).- Nel 1942 l'Islanda fu il primo paese europeo dove fu in-stallata un'imbottigliatrice in tempo di guerra, che ottenne ilrecord di consumo pro capite fra tutti i paesi del mondo,Usa compresi. Oggi Usa e Messico sono i maggiori consu-matori di Coca-Cola del mondo.- Nel 1942 Otto Dietrich, capo della stampa dei nazisti, di-chiarò: «Gli americani non hanno dato alla civiltà nient'al-tro che la gomma da masticare e la Coca-Cola».

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- La prima bottiglia distribuita in piena guerra uscì dallostabilimento di Orán, Algeria, nel Natale del 1943.- I soldati sovietici dicevano della Coca-Cola: «"Eto zdoro-vo"» (E' grandiosa).- Durante la guerra una bottiglia di Coca-Cola costava 5centesimi; ma arrivò ad essere valutata fra i 5 e i 40 dollari,che equivalgono ad un aumento fra il 100 e l'800 per cento.- Dicono che Mary Churchill, figlia del primo ministro in-glese, battezzò un cacciatorpediniere della marina britanni-ca con una bottiglia di Coca-Cola, e che durante la battagliadi Bulge un sacerdote, in mancanza del vino, consacrò dellaCoca-Cola.- Nei primi mesi del 1945 un gruppo di prigionieri di guerratedeschi rimase sorpreso nel giungere a New York e vederegli annunci della Coca-Cola: pensavano fosse un marchiotedesco.- Le trasmissioni radiofoniche dell'impero giapponese pro-clamavano: «Con la Coca-Cola abbiamo importato i germidel male della società americana». Non molti anni dopo ilGiappone sarà il maggior consumatore del continente asiati-co.- Nel 1949 la Cina di Mao Tse-Tung si isola dietro la «Cor-tina di Bambù». Questo passo ingenera paura nella compa-gnia dato che uno degli ingredienti fondamentali della for-mula segreta 7X è la cassia, o cannella cinese. Ma la Coca-Cola persevera nei suoi affari coi cinesi attraverso la media-zione di Londra.

Note parte seconda.

N. 2. Soldato Dave Edwards, in una lettera al fratello. Italia,1944.N. 3. Soldato Tim Dorsey, lettera inviata alla compagnia,

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Francia, luglio 1944.N. 4. Soldato Allan Davidson, ai suoi genitori. Normandia,1944.

TERZA PARTE.

La guerra finisce e fra il 1945 e il 1950 e nasce il nuovo or-dine mondiale. Viene creata l'Onu e con essa la Dichiarazio-ne Universale dei Diritti dell'Uomo che i governi s'impe-gnano a rispettare. Nascono però anche le infrastrutture eco-nomiche e le istituzioni internazionali che segneranno il de-stino dell'economia e della politica mondiale fino ad oggi.Nasce così il sistema di Bretton Woods, in questo lussuosohotel nello stato del New Hampshire, in Usa, dove vengonofondati la Banca Mondiale (B.m.) e il Fondo Monetario In-ternazionale (F.m.i.), che conferisce al dollaro il ruolo dimoneta di scambio a livello mondiale. Questo spianerà lastrada all'espansione delle imprese multinazionali. Il siste-ma di Bretton Woods giocherà un ruolo centrale per il pas-saggio al modello neoliberista degli anni settanta e, con es-so, a tutti i problemi di cui soffriamo oggi. Nasce anche unaltro strumento importantissimo: il Gatt (General Agree-ment on Tariffs and Trade) che nel 1995 diventerà la WorldTrade Organization (W.t.o.).

- La quinta tappa. Il Dopoguerra.

Torniamo al 1949. Il general Einsenhower offrì una Coca-Cola al generale sovietico Georgij Konstatinovic Zhukov,cui piacque enormemente. Zhukov chiese di far sparire dal-

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le bottiglie il marchio Coca-Cola, dato che un generale so-vietico non poteva essere pescato con un simbolo dell'impe-rialismo americano. Einsenhower incaricò il generale Clarkdi trasmettere l'ordine al presidente Truman e questi fececercare un chimico che eliminasse il colore tipico della bibi-ta, la fece mettere in una bottiglia comune con un tappo re-cante una stella rossa. Da qui il nome di «Caso della CocaBianca», considerato un segreto di Stato durante la GuerraFredda.Nel 1950 la Coca-Cola non aveva un solo dirigente di colo-re, pur essendo la Georgia uno stato a maggioranza nera.Bisognerà aspettare cinque anni per vedere per la prima vol-ta sulla rivista «Ebony», pubblicata da e per gente di colore,persone di razza nera. Di fronte alle critiche secondo cui laCoca-Cola nuoceva alla salute, l'impresa iniziò a promuove-re eventi sportivi, come fa ancora oggi. In quell'anno la Co-ca-Cola realizza il suo primo spot televisivo. Nel 1952, du-rante i Giochi Olimpici di Helsinki, donò uno dei frigoriferiai sovietici; quattro anni dopo, a Melbourne, la stessa squa-dra sovietica consumò 10766 bottiglie. Nel 1953 il mondoaveva consumato già 76000 milioni di litri di Coca-Cola, laproduzione toccava i 2 milioni di barili e i 30 milioni di dol-lari in pubblicità, una cifra di gran lunga superiore a quellache alcuni paesi poveri destinano oggi alla lotta contro lapovertà.Nel 1954 Ray Kroc compra dai fratelli McDonald le banca-relle di hamburger sulle strade e si associa con la Coca-Co-la per vendere la bibita in tutti i suoi negozi. Un anno dopouno studio concludeva dicendo che in più di ventimila sta-zioni di benzina statunitensi si diceva: «L'automobilista sifermava per fare benzina, andava alla toilette, compravauna Coca-Cola e continuava il viaggio». Sempre nel 1955l'attrice Joan Crawford, una delle ragazze della compagniaCoca-Cola degli anni trenta, si sposava col presidente della

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Pepsi. Da parte sua l'allora vice presidente Richard Nixon,vecchio uomo della Coca-Cola e presunto aficionado dellabibita, firmava un precontratto con Nikita Krusciov, capodell'Unione Sovietica, per introdurre la Pepsi in territoriorusso.Pur essendo la bibita nazionale di tutti gli americani e mal-grado la pubblicità e il suo elevato consumo, la Coca-ColaCompany continuava a subire critiche perché nuoceva allasalute degli adolescenti. A questo proposito, secondo alcu-ne fonti, la Coca-Cola non ha perso un solo processo. Du-rante uno di essi la compagnia ha dichiarato: «L'unico mo-do in cui il prodotto potrebbe causare danni a un bambino èfacendogli cadere la bottiglia in testa da una finestra». Cosìil consumo andava aumentando. Verso il 1960 il popolo sta-tunitense consumava 40 mila bottiglie al minuto e trent'annidopo è il secondo prodotto più consumato al mondo (secon-do alcune fonti esso supera attualmente le 45 mila bottiglieal secondo). In questo anno il disegno e il profilo della bot-tiglia sono riconosciuti ufficialmente dall'Ufficio Brevetticome marchio registrato. E' anche l'anno in cui la Fantasbarca in America e la Coca-Cola per la prima volta acqui-sisce una compagnia, la Minute Maid Co. Qui inizia unanuovo capitolo di rapine a danno dei concorrenti che andòmano mano assorbendo.Nel 1961, la bibita si poteva comprare in Giappone libera-mente, mentre prima si trovava solo di contrabbando o tra-mite i militari americani nel paese. Per questo la Coca-ColaCompany, fra le imprese che imbottigliavano e distribuiva-no la bibita, scelse Mitsubishi, Kikkoman, Kirin, Fuji o Sa-nyo.J. Paul Austin fu il decimo presidente della Coca-Cola nel1962. Era laureato in legge all'Università di Harvard e par-lava spagnolo, francese e giapponese. La sua presidenza furilevante per l'amicizia con Jimmy Carter, che aiutò nella

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campagna per l'elezione a governatore della Georgia met-tendo a disposizione aerei e limousine. Il governatore visitòdiversi paesi per promuovere affari col suo Stato. Per que-sto gli uomini in giacca e cravatta della Coca-Cola consi-gliavano Carter sui paesi in cui si recava. Sembravano degliambasciatori. Grazie a loro Carter era informato sulla vita,la cultura, la politica e la situazione economica di ogni na-zione.Un grande fan della Coca-Cola fu John F. Kennedy che nel1963 propose l'ambasciata Usa in Inghilterra a Robert Woo-druff, presidente della compagnia. Ma «Il capo» declinòl'offerta. E l'anno in cui il famoso regista Billy Wilder diri-ge, per la compagnia, uno dei film più famosi della Coca-Cola, "One, Two, Three", una satira sulla compagnia nellaGermania dell'Est e insieme un documento sulla fobia anti-comunista della Coca-Cola. Così, nei decenni successivi,vedremo la classe politica strettamente legata sempre piùagli interessi delle società multinazionali che al popolo chel'ha votata. E in particolare la Coca-Cola Company si vedràfortemente coinvolta in lotte politiche e reazioni della so-cietà. Nel 1968 gli arabi boicottarono la Coca-Cola per averpermesso l'imbottigliamento della bibita in Israele. Fu unduro colpo per la compagnia, rappresentando il mondo ara-bo un importante mercato.Verso il 1969 gli introiti lordi della Coca-Cola Company fu-rono di milletrecento milioni di dollari con profitti di oltre121 milioni di dollari, di cui 100 milioni investiti in pubbli-cità, che equivale all'82,6 per cento dei profitti. Un anno do-po, nel 1970, la Coca-Cola è il prodotto mondiale presentein più paesi: centotrenta nazioni. Ciononostante negli annisettanta c'è la grande crisi mondiale del debito estero deipaesi «periferici», «sottosviluppati» o del cosiddetto «TerzoMondo». Tutti si trovano indebitati con la Banca mondiale(B.m.) e col Fondo monetario internazionale (F.m.i.). Con il

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pagamento degli interessi questi paesi avevano già restituitopiù volte il capitale originale. Alcuni governi si rifiutavanodi pagare, così il sistema di Bretton Woods comincia a strin-gere la morsa obbligando quei paesi ad aprire i loro mercatialle compagnie multinazionali. Inizia allora l'era del model-lo neoliberista e, con esso, l'applicazione delle politichedell'adeguamento strutturale. Ogni governo che si rifiutavaveniva spazzato via da un golpe militare appoggiato dagliUsa. Le dittature militari si incaricano così di aprire le portedel proprio paese ai grandi capitali. Inizia così la rivalitàdelle multinazionali verso le imprese pubbliche e la lottaper la privatizzazione delle materie prime necessarie all'au-mento dei loro profitti. Si acuiscono i problemi coi lavora-tori iscritti ai sindacati, con gli stabilimenti d'imbottiglia-mento e coi fornitori. A partire da questo momento vedre-mo la Coca-Cola Company vicina alle forze militari e para-militari di altri paesi; e, nel contempo, avremo un aumentodella violazione dei diritti umani.Richard Nixon diventa presidente degli Usa (1969-1974).Fortemente vincolato agli interessi della Pepsi-Cola, firmaun contratto con l'Urss per imbottigliarvi la bibita per la pri-ma volta. La Coca-Cola fa una campagna pubblicitaria piùaggressiva e crea, nel contesto della guerra contro il Viet-nam e del rifiuto dei cittadini americani verso le politichedel loro governo, lo spot migliore di tutta la storia dellapubblicità. Sulla cima di una collina in Italia, la Coca-Colariunisce duecento giovani di ogni angolo della terra apposi-tamente vestiti con gli abiti caratteristici della propria na-zione e, con una bottiglia di Coca-Cola in mano, cantano in-sieme: «Vorrei cantare insieme a voi in magica armonia».Questo spot appare per la prima volta in televisione nel1971 facendo sensazione in tutto il mondo. Si diceva chenessun altro spot televisivo era riuscito, in un minuto, a co-gliere tanti valori e impressioni. Il gruppo musicale inglese

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New Sekkers incise la canzone su un disco che vendette piùdi un milione di copie. Per molti anni questo è stato consi-derato il miglior spot pubblicitario mai realizzato sui mezzidi comunicazione. Tuttavia passeranno dieci anni primache, malgrado l'esclusiva della Pepsi con l'Urss, la Coca-Cola ottenga un contratto in esclusiva per patrocinare leOlimpiadi di Mosca del 1980, per le quali pagò 10 milionidi dollari.Nel 1972 esce la prima guida illustrata dei gadget della Co-ca-Cola. Nascono i collezionisti. Nel 1975 nasce il Clan Co-ca-Cola che unisce tutti i club di collezionisti. All'improvvi-so i vecchi oggetti pubblicitari - vassoi da ristorante, alma-nacchi o qualsiasi oggetto recante il logo della Coca-Cola-acquistano grande valore. Secondo una delle nostre fonti, ilnumero degli oggetti collezionati e censiti dalla compagnianel 1992 sono più di 3 milioni. Nello stesso anno nasce ilG7, il gruppo dei sette paesi più sviluppati e industrializzatidel mondo che controlla il sistema di Bretton Woods colquale il mondo era fortemente indebitato. Giappone, Ger-mania, Francia, Italia, Inghilterra, Canada e Stati Uniti, co-minciano ad imporre le proprie condizioni per capovolgereil mondo. Le multinazionali erano già pronte per divorare ilmercato, le imprese statali e le risorse naturali dei propri de-bitori.Nel 1974, in piena campagna elettorale per la presidenzadegli Usa, Jimmy Carter ingaggia lo specialista in pubbli-cità della Coca-Cola Company per rafforzare la sua imma-gine in dirittura d'arrivo. Il presidente messicano amico del-la Coca-Cola, Vicente Fox, arriverà con più di venti anni diritardo alle tecniche di mercato in politica per comprare lapresidenza, ma ci occuperemo di questo personaggio piùavanti. Torniamo al 1974, quando Jimmy Carter disse van-tandosi: «Abbiamo la rappresentanza del Dipartimento diStato all'interno della Coca-Cola Company. Loro mi forni-

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scono in anticipo le relazioni su un determinato paese, qualisono i suoi problemi, chi sono i suoi dirigenti e quando po-trò recarmi lì, oltre a presentarmi ai capi di queste nazioni».Durante la campagna presidenziale del 1976, ad un banchet-to presieduto da Paul Austin, Carter confessò agli imprendi-tori preoccupati che i suoi discorsi sulle atroci e continue al-leanze fra capitalismo e politica non dovevano essere presisul serio. «Io sarò ancora un alleato delle imprese». Carternominò un gruppo di uomini della Coca-Cola: Charles Dun-can divenne sottosegretario della Difesa (prima di passarealla segreteria dell'energia); Joseph Califano ottenne, fra glialtri, il ministero della salute, dell'istruzione e del welfare.Gli imprenditori della Coca-Cola vanno all'assalto del pote-re così come anni dopo faranno gli imprenditori dell'indu-stria bellica e farmaceutica.Nel 1977 il governo indiano chiede alla compagnia di mo-strargli la formula come condizione per distribuire la bibitanel paese. La Coca-Cola si rifiuta e si ritira perdendo 400milioni di possibili consumatori. Solo grazie a Rajiv Gand-hi la Coca-Cola ritorna in India molti anni dopo, ma nellostesso anno in cui il prezzo dello zucchero precipita. La Co-ca-Cola utilizzava un milione di tonnellate all'anno di zuc-chero (ne era il maggior consumatore mondiale). La Coca-Cola Company fece pressioni su Carter perché approvasseuna legge che permettesse alle imprese locali in Georgia dipagare un chilo di zucchero quattro centesimi, sovvenzio-nando così l'impresa coi fondi pubblici. Alcuni congressistichiamarono questa proposta di legge «progetto Coca-Cola».Secondo alcune fonti Paul Austin, l'allora presidente dellaCoca-Cola, andò a Cuba col fine di intavolare dei negoziaticon Fidel Castro, dato che la Coca-Cola aveva una causapendente col governo cubano per 27 milioni di dollari.L'anno successivo, il 1978, la Coca-Cola ottiene un contrat-to con la Cina comunista per imbottigliare la bevanda alcu-

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ni giorni prima che gli Usa normalizzassero le relazioni di-plomatiche con questo paese. Curiosamente Mao Tse-Tung,nel suo "Libretto rosso", definisce la Coca-Cola «il narcoti-co degli straccioni del capitalismo revanscista». La Cina siaggiunge così agli oltre 1200 stabilimenti d'imbottigliamen-to sparsi in 135 paesi. Anche il governo bulgaro, da partesua, firma un contratto per imbottigliare la Coca-Cola, e co-sì altri paesi comunisti come la Iugoslavia, la Cecoslovac-chia e la Romania. Durante la guerra del Vietnam la Coca-Cola costruì stabilimenti d'imbottigliamento a Danang e aSaigon.Le politiche dell'adeguamento strutturale iniziarono a farsisentire sulla vita del lavoratori. La diminuzione dei salari,la cancellazione del controllo dei prezzi dei prodotti di pri-ma necessità e, in generale, il progressivo peggioramentodei diritti dei lavoratori fanno registrare i primi danni. Cosìdue anni dopo in Guatemala c'è il primo morto a causa dellaCoca-Cola: il 2 gennaio del 1980 l'Uita (5) comunicò che ilsindacalista della Coca-Cola Pedro Quevedo era stato assas-sinato. Pochi mesi dopo, a maggio, furono assassinati altriquattro membri del sindacato. In molti paesi latinoamerica-ni i manifestanti, in preda all'indignazione, demolirono leinsegne dei punti vendita e cambiarono i cartelli pubblicita-ri dell'impresa con la frase «Coca-Cola: La chispa de lamuerte» ("Coca-Cola: il mandante della morte"). Inizia cosìl'ondata di terrore della compagnia contro i suoi lavoratoriiscritti al sindacato.

- Le curiosità.

- La prima volta che la Coca-Cola attraversò l'Atlantico conscopi commerciali fu con il dirigibile tedesco Graf Zeppe-lin.

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- Nel 1955 Richard Woodruff si ritira dalla compagnia.- Nel 1963 fa il suo ingresso nel mercato TAB, la prima bi-bita senza zucchero.- In Svizzera la Coca-Cola fu proibita perché conteneva aci-do fosforico.- In Brasile si diceva che la Coca-Cola causava il cancro el'impotenza nei giovani, mentre in Giappone la sterilità nel-le donne. Nelle Filippine girava voce che facesse cadere identi e che un impiegato del birrificio San Miguel era cadu-to dentro una delle cisterne di sciroppo di Coca-Cola cam-biandone il sapore.- In Marocco gli aficionados della Pepsi accusavano i con-sumatori della Coca-Cola di essere «indipendentisti». AChamula, in Chiapas, i fanatici di entrambe le bibite si ucci-devano a vicenda. Ma ci sono altre storie. Alle Barbados di-cevano che la Coca-Cola trasforma il rame in oro; ad Haitiun'anziana resuscitò grazie al nipote che gli fece bere unaCoca-Cola; in Russia le donne utilizzavano la bevanda dicontrabbando per combattere le rughe e scambiarla con deicalzini.- Nel 1945 l'Egitto non sapeva cos'era una Coca-Cola, versoil 1950 imbottigliava nelle sue sei fabbriche più di 350 mi-lioni di bottiglie all'anno. La popolazione affermava che illiquido si preparava con sangue di maiale.- L'avvocato incaricato dei casi per «ingredienti sospetti»era il biologo Perry Wilbur Fatting, che studiò gli effettiprodotti dall'ingestione di insetti «marinati» nella Coca-Co-la. Studiò tutti gli insetti velenosi e i piccoli animali che po-tevano «entrare per sbaglio» nelle bottiglie di Coca-Cola,compresa la vedova nera.- Ridicolaggini: sono stati creati dei gruppi in difesa dellaCoca-Cola. Il Coca-Cola Collector's Club fu fondato in Spa-gna nel 1990 e oggi conta un centinaio di associati. I fonda-tori furono Albert Molina, Joan Bonet, Xavier Prats e Jordi

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H. Rubi. Durante i primi tempi Tanga World organizzavadue riunioni all'anno per vendere all'asta e scambiare ogget-ti legati alla Coca-Cola. Albert Molina ha girato più di cen-to paesi per comprare oggetti per la sua collezione. Il suomuseo consta di oltre 7 mila pezzi diversi. Il club di colle-zionisti di Coca-Cola negli Usa conta attualmente seimilasoci. L'assemblea del club internazionale dei collezionistidella Coca-Cola festeggiata ad Atlanta nel 1991 riunì unatale quantità di persone che non bastò un hotel intero perospitare tutta la convention.- Assurdità: la grande insegna luminosa della Coca-Cola nelmuseo omonimo di Atlanta si compone di 1407 lampadinee 580 tubi al neon. E' alta nove metri e larga ottanta e pesa12500 chili. La sfera esterna gira su un asse inclinato diventidue gradi come quello della terra. E' tra i musei più vi-sitati al mondo.- Il primo distributore di Coca-Cola nella vecchia UnioneSovietica si trova nella hall dell'Hotel Mezhdunarodnaja.- Il camion della Coca-Cola più lungo si trova in Svezia:misura ventiquattro metri ed ha un trailer a quattro snodi.La più grande flotta di camion del mondo appartiene allaCoca-Cola.- L'unico mezzo per trasportare la Coca-Cola hasta sulle co-siddette «Alpi Giapponesi», a quasi tremila metri di altura,è l'elicottero. I forti venti e l'inclinazione delle scarpate nonpermettono l'atterraggio dell'elicottero che deve rimaneresospeso in aria e scaricare le scorte con le reti.- Lo stabilimento d'imbottigliamento di Shatin a Hong-Kong è, con i suoi venticinque piani, il più alto del mondo.- Valentin Lachica, un filippino di settantatrè anni, nonchiude mai il suo chiosco a San Fernando de la Unión fin-ché non ha venduto cinquanta casse di Coca-Cola. Normal-mente realizza 1200 vendite giornaliere e rimane aperto cir-ca dodici ore.

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- Il paese più a nord in cui s'imbottiglia Coca-Cola è la Nor-vegia, dove le vendite superano il Circolo Polare Artico. Ilpaese più a sud è invece l'Argentina, dove le venditenell'Antartico partono dallo stabilimento nella Terra delFuoco.- Sono 66 milioni le persone che, in un giorno normale ne-gli Usa, bevono Coca-Cola. Il cliente col maggior volumedi vendite di Coca-Cola è il Varsity Restaurant di Atlanta,nello Stato della Georgia. Conta 3 milioni di consumazioniall'anno.- Si conta che molti politici furono o sono grandi consuma-tori di Coca-Cola: re Faruk d'Egitto, re Hussein di Giorda-nia, Ike Eisenhower, Richard Nixon, Lyndon Johnson, reFaisal d'Iraq, le principesse d'Olanda, il dittatore cubanoBatista, Fidel Castro, John F. Kennedy, il sultano del Ma-rocco e il presidente messicano Pnte Fox. Chi altri conoscioltre a te stesso?

Note parte terza.

N. 5. Uita, Unione Internazionale delle Associazioni dei La-voratori dell'Alimentazione.

QUARTA PARTE.

Durante gli anni ottanta le misure neoliberiste si rafforzano,fra queste l'espansione delle privatizzazioni e la pressionedelle multinazionali che, come avvoltoi, minacciano i go-verni per comprare tutte le imprese, le risorse e i beni. Ilconcetto di privatizzazione si sviluppò progressivamente

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nei venti anni successivi, arrivando a comprendere l'acqua,la biodiversità e altre risorse naturali, oltre ad altri vantaggiper le grandi multinazionali, come la riduzione dei dirittisul lavoro. Con nomi quali «manodopera competitiva» o«riforma del lavoro» e diversi altri, i diritti dei lavoratori fu-rono intaccati pesantemente a vantaggio dei profitti dellegrandi imprese. I sindacati diventarono il nemico da battere.In Colombia la Coca-Cola Company si alleò anche conl'esercito e con gruppi paramilitari.A causa dei sindacalisti assassinati e dei migliaia di licen-ziamenti in tutto il mondo, si sviluppò una reazione interna-zionale impressionante contro la Coca-Cola. Poche campa-gne del genere si sono viste contro una multinazionale. Sitratta di campagne come quelle contro Nestlé, Nike o le im-prese petrolifere. I sindacalisti colombiani lanciarono unabattaglia mondiale contro la Coca-Cola: «Vi invitiamo acontinuare a denunciare le violazioni dei diritti umani com-messe dalla multinazionale e a continuare i preparativi perintensificare il boicottaggio internazionale contro la Coca-Cola». Questo appello, insieme al boicottaggio, si aggiunsealle manifestazioni contro la multinazionale in Cile, Vene-zuela, Turchia, India, Francia, Belgio, Olanda, Germania,Italia, Spagna, Svezia, Danimarca, Medio Oriente, Iran,Arabia Saudita, Bahrein, Messico, Guatemala, Marocco,Usa, Libia, Emirati Arabi, Arabia Saudita, Pakistan, Ban-gladesh e Indonesia. I lavoratori della Coca-Cola invitaronoa lottare anche «i lavoratori, i consumatori e le organizza-zioni sociali e politiche (...). Comunità di questi paesi han-no deciso di non bere più Coca-Cola in segno di condannadella sua politica violenta e per non fornire denaro allaguerra in Iraq promossa da George Bush e protestare control'appoggio dato dal governo Usa al genocida Ariel Sharon»(Bogotà, Colombia, 6 agosto 2003). Negli Usa si è svilup-pata la campagna «Stop Killer Coke» cui si sono uniti atti-

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visti e studenti di oltre venti università e centri educativi,fra cui Bard, Bowdoin College, Mt. Holyoke College, Coir-dozo Law School e le università di Georgetown, Chicago,Hofstra, Illinois e Illinois State, Loyola, Saint Louis, Cali-fornia, Massachusetts, Montana, Wisconsin (Madison eMilwaukee), Western Virginia.

- L'acqua nera si macchia di rosso.

Negli anni ottanta la Coca-Cola Company si trova coinvoltain gravi violazioni dei diritti umani. I legami con governi eforze armate non sono una novità quanto invece lo sonoquelli con gruppi paramilitari. A quei tempi era già arrivatonegli Usa il cubano di origine basca Roberto Goizueta. Adiciotto anni non parlava una parola di inglese ma, al termi-ne degli studi, risultò uno dei migliori allievi a Yale. Nel1980, anno in cui è designato nuovo presidente della Coca-Cola Company (fu il primo straniero ad occupare questo po-sto), con la morte del sindacalista Pedro Quevedo si registrail sesto omicidio dell'impresa Coca-Cola in Guatemala. Lostesso anno morirono assassinati altri quattro suoi colleghi.La morte del sindacalista della Coca-Cola, denunciata dallaUita, provocò reazioni di protesta in molti paesi. Questo fat-to ha gettato le basi delle future campagne di boicottaggiocontro l'impresa.Nel 1982 viene lanciata sul mercato la campagna «Coca-Cola è così», slogan col quale la compagnia intende recupe-rare la propria immagine. Per questo riunisce nel centro diAtlanta duemila imbottigliatori di Coca-Cola di tutto ilmondo per assistere alla proiezione dello spot sulle reti tele-visive più importanti. Contemporaneamente nasce in Co-lombia il Sinaltrainal (6), il principale sindacato colombia-no nemico della Coca-Cola. Sempre nel 1982 inizia la de-

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molizione del vecchio edificio della compagnia negli Usa, icui mattoni furono distribuiti come regalo a ricordo dei beitempi. La compagnia continua con le sue ambizioni diespansione.Nel 1983 la Coca-Cola compra gli studios della Columbiaper 700 milioni di dollari, quasi il doppio del valore delleproprie azioni sul mercato. Ottiene così grandi successi pro-ducendo film come "Tootsie", "Gandhi", "Giocattolo a ore","L'amore di Murphy" e "Ghostbusters". La Coca-Cola met-te anche a disposizione di tutti i suoi consumatori una nuo-va linea telefonica internazionale gratuita. Ingaggia il can-tante spagnolo Julio Iglesias per attrarre il pubblico femmi-nile, i consumatori stranieri e quasi 30 milioni di ispanofoniin territorio statunitense. Alle olimpiadi di Los Angeles, laCoca-Cola vuole recuperare l'insuccesso delle precedentiolimpiadi di Mosca, per la cui esclusiva aveva pagato milio-ni di dollari andati in fumo per il boicottaggio degli Usa edi altri paesi.La Pepsi-Cola intanto conquistava terreno sul mercato e laCoca-Cola stava pagando lo scotto per non averla compratain passato nonostante le tre offerte. Roberto Goizueta deci-de di cambiare la formula della Coca-Cola parlandone inprivato col terzo padrone della compagnia, Robert Woo-druff, «Il capo», novantacinquenne, era quasi sordo, cieco econ un piede nella fossa. Disse che «Il Capo» aveva accetta-to. Quello stesso anno, il 1985, poco prima del lancio dellaNew Coke, muore Robert Woodruff, uno dei più rappresen-tativi imprenditori statunitensi. Egli non saprà così nulladello scandalo provocato dalla «intenzione» di cambiare ilsapore della Coca-Cola, il cui costo fu di 4 milioni di dolla-ri. Nei tre mesi successivi, alle ottocento linee telefonichedi cui la compagnia disponeva, arrivarono centinaia di mi-gliaia di chiamate e di lettere: i consumatori volevano ritor-nare alla vecchia formula. Per seguire una moda si era cer-

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cato di cambiare un simbolo nazionale senza tenere contodel fanatico consumatore, i cui tre massimi principi eranoDio, Patria e Coca-Cola. Lo spiegamento pubblicitario perpromuovere il nuovo sapore fu colossale ma al pubbliconon piaceva affatto. In Messico il padre di Goizueta avevaricevuto minacce, e aveva chiesto al figlio di ridare alla Co-ca-Cola il sapore originale. Nel frattempo a L'Avana, FidelCastro dichiarava che «la scomparsa del prodotto genuinoera un sintomo della decadenza statunitense». La reazionedei consumatori è tale che la Coca-Cola decide di ritornarealla formula originale. La rete televisiva A.B.C. interrompela programmazione per dare la notizia, che il giorno dopoviene riportata su tutti i giornali statunitensi. Curiosamentequello stesso giorno, il presidente Ronald Reagan, legatoagli interessi della Pepsi-Cola, viene operato per un cancroe la notizia passa in secondo piano.Nel 1986 la compagnia celebra i cento anni. Aveva iniziatocon meno di trenta impiegati mentre ora se ne calcolavanoquasi un milione in tutto il mondo. E' anche l'anno in cui so-no assassinati l'operaio della Nestlé e il sindacalista HéctorDaniel Useche Berón, membro del Sinaltrainal in Colom-bia, che contava migliaia di lavoratori iscritti nella Coca-Cola.Per l'anniversario si riuniscono ad Atlanta 12500 rappresen-tanti degli imbottigliatori di tutto il mondo. La festa costòalla compagnia 23 milioni di dollari. La Columbia Pictures,di proprietà della Coca-Cola, produce diversi film, fra cui"Perfect", "Mississippi Adventure", "Dance" - "Voglia disuccesso" e "Ishtar", con Dustin Hoffman e Warren Beatty.In quell'occasione si calcolava che negli Usa si consumassepiù Coca-Cola di qualsiasi altra bevanda, acqua compresa.La Pepsi non volle rimanere indietro. La «Guerra delle Co-la» si fece dura. Pepsi-Cola conquista Madonna e MichaelJackson per dei video promozionali. La Coca-Cola compra i

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servigi di Whitney Houston, George Michael, Sting e CyndiLauper e mantiene la sua presenza in più di quattrocentograndi luoghi pubblici, dagli stadi di football a Disneyland.Verso il 1988 la Coca-Cola raggiunge per la prima volta imille milioni di dollari di profitto, e anche se le vendite inUsa erano più o meno le stesse fra le due compagnie, in am-bito internazionale la Coca-Cola valeva quattro volte piùdella Pepsi-Cola. In quell'anno la metà di tutte le bibiteanalcoliche consumate nel mondo era costituita da Coca-Cola. L'Indonesia, per esempio, coi suoi quasi 200 milionidi abitanti era uno dei paesi preferiti dalla compagnia per ilgrande consumo di Coca-Cola. La Comunità Europea inve-ce, nonostante il tentativo della compagnia di infiltrarsi nel-la vita e nella cultura con Eurodisney e le olimpiadi di Bar-cellona (che furono a ragione chiamate «Giochi Olimpicidella Coca-Cola»), contribuiva solo per il 29 per cento deiprofitti, con un consumo medio di ottantuno bottiglie all'an-no (in Francia trentuno bottiglie all'anno a persona). Nean-che in Giappone le cose andavano tanto bene per l'impresa,che vedeva i profitti scendere. Il fatto è che la politica eco-nomica degli Usa verso il Giappone provoca una reazionecontro l'impero statunitense. Malgrado gli oltre 2 milioni didistributori automatici, i giapponesi pensavano che la Coca-Cola fosse solo una bibita per i giovani. Così la compagnialancia una grande campagna pubblicitaria percorrendo ilpaese con un camion, il Mobotron, dotato di un monitor al-to cinque metri. I giapponesi però rimangono indifferenti,così la Coca-Cola vende la Columbia Pictures alla Sony per3400 milioni di dollari (l'aveva comprata per 750 milioni).La società e gli imprenditori americani reagirono negativa-mente nel vedere un simbolo della cinematografia nazionalepassare nelle mani dei giapponesi. Nel 1989 è assassinato ilprimo sindacalista colombiano della Coca-Cola, AvelinoChicanoy, e si riattivano le mobilitazioni e le reazioni con-

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tro l'impresa. Sempre in questo stesso anno la Coca-Colasferra un altro attacco pubblicitario su grande scala. Vi ri-cordate quel famoso spot girato nel 1971 in Italia dove lacompagnia riunì duecento giovani di tutto il mondo? Bene,ora decide di riunire sulla stessa collina quei duecento gio-vani (anche se ne trova venticinque) con i figli. In cinquegiorni girò lo spot che avrebbe generato un impatto mondia-le e spettacolare. La Coca-Cola chiude gli anni ottanta conenormi profitti, le sue azioni aumentarono il proprio valoredi quasi il 735 per cento, portando ai suoi azionisti un bene-ficio di trentamila milioni di dollari. La sua influenza e ilsuo potere invadono ogni luogo, il suo opportunismo nonha limiti. Quando nel 1989 cade il muro di Berlino, la com-pagnia regala migliaia di bottiglie mentre i cittadini di Ber-lino est attraversano la frontiera. Non lontano da Mosca, nelbel mezzo della Piazza Rossa, la Coca-Cola entra a far par-te della vita e della cultura russe con i ristoranti McDo-nald's.Nel 1991 la presenza della Coca-Cola in tutto il mondo eraormai un mito. Quell'anno la casa editrice di «The NewYork Times» dichiarò: «Presto o tardi, non importa a quantadistanza dalle comodità e dai vantaggi del mondo moderno,la Coca-Cola ti troverà. Anche sulla cima dell'Himalaya,sulle isole battute dagli uragani o nella culla della civiltà, sepreferisci, la Coca-Cola sarà lì ad attenderti». Nei primi an-ni novanta si consumavano 3456 milioni di Coca-Cola intutto il mondo. Attualmente il Messico è uno dei principaliconsumatori mondiali, soprattutto lo Stato del Chiapas e lecomunità rurali. Nei primi anni novanta la spesa dell'impre-sa per la pubblicità fu di 4000 milioni di dollari. Lo stipen-dio del presidente della Coca-Cola, comprese le azionidell'impresa più qualche altro beneficio, era di 86 milioni didollari, mentre il vice presidente guadagnò nel 1991 38 mi-lioni di dollari. La retribuzione dei due funzionari fu di 340

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mila dollari al giorno. Il guadagno di questi due uominiequivale alle entrate giornaliere di 150 mila indigeni delChiapas.Nel 1993 la Coca-Cola punta ad acquisire le imprese imbot-tigliatrici e comincia a comprare quelle che ancora non con-trolla, con l'intenzione di disporre di maggiori patrimoni econtrollare la fabbricazione in determinate zone dell'Ameri-ca del Sud. L'ambizione della Coca-Cola si scontra con ungrande muro: i lavoratori organizzati e iscritti al sindacato.Pur di far sparire i sindacati usa le armi della pressione, delricatto, dell'estorsione, del licenziamento, dell'intimidazio-ne, della tortura e persino dell'omicidio. Così nel 1994 ven-gono assassinati due leader sindacali in Colombia e un altronel 1995. Nel 1996 altri due leader sindacali lavoratori del-la Coca-Cola muoiono per mano dei paramilitari collusi conl'impresa. La Coca-Cola era allora venduta in 205 paesi.Nel 1997 nasce il secondo museo della Coca-Cola a Las Ve-gas, e muore il presidente della compagnia Roberto Goizue-ta. Si dice che in tutta la storia della Coca-Cola pochissimihanno conosciuto la composizione della formula segretadella bibita: John Pemberton, il suo inventore, Asa Candlere suo figlio, rispettivamente secondo e terzo proprietario;Woodruff e i tre o quattro chimici della compagnia. Questisono gli unici mortali che hanno conosciuto i segreti dell'in-grediente 7X. Anche Roberto Goizueta, un chimico, cono-sceva la formula. Al suo posto viene nominato presidenteDouglas N. Daft.L'acqua nera tuttavia torna a macchiarsi di rosso. Nel 2001muore un altro lavoratore iscritto al sindacato della Coca-Cola, e nel 2002 un altro ancora. Il sangue scorre e fra il2002 e il 2003 viene lanciata la più grande campagna pub-blicitaria mai vista contro la Coca-Cola. Parallelamente,con la ribellione nel 1994 dell'Esercito Zapatista di Libera-zione Nazionale (E.z.n.l.) in Chiapas e l'entrata in vigore

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del Trattato del Libero Commercio più grande del mondofra Usa, Canada e Messico, il governo degli Usa dà inizio alsuo più ambizioso piano economico continentale per ridurrel'intero continente sotto la sua egemonia economica e mili-tare: l'Alca, l'Area di Libero Commercio delle Americhe.Contemporaneamente nasce un nuovo tentativo di strutturaeconomica planetaria, l'Organizzazione Mondiale del Com-mercio (O.m.c.), con la pretesa di imporre regole commer-ciali uguali in tutto il mondo. I nuovi accordi e le nuove re-gole commerciali danno maggior potere alle multinazionali.In special modo comincia la corsa all'acqua e, in generale,alle risorse naturali, la materia prima delle imprese. Ormainon è più solo guerra contro i lavoratori ma anche controgli indigeni e i contadini per strappargli l'acqua e il mercatodello zucchero. La disfatta dell'O.m.c. alla quinta RiunioneMinisteriale a Cancún, in Messico, lo scorso settembre met-te in allarme la nuova strategia statunitense di rafforzare ipropri interessi con l'Alca o i trattati bilaterali di liberocommercio. All'ordine del giorno della Coca-Cola Compa-ny ora c'è l'acqua. La vediamo in Chiapas costruire scuoleper gli indigeni insieme col governo dello Stato, non peròdove capita ma nelle regioni dove ci sono i giacimenti d'ac-qua più importanti. Di questo però parleremo più avanti.

- Le curiosità.

- Il cartello pubblicitario di Coca-Cola più grande del mon-do si trova sulla collina El Hacha, ad Arica (Cile); è lunga122 metri e alta quaranta, ed è costruita con settantamilabottiglie di Coca-Cola. Il Cile è uno dei primi paesi ad averprivatizzato le fonti d'acqua e i fiumi all'epoca della dittatu-ra militare.- Coca-Cola è la marca commerciale più famosa del mondo.

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E' conosciuta dal 94 per cento della popolazione mondiale.Secondo un'inchiesta realizzata nel 1997, Coca-Cola è il se-condo marchio più apprezzato al mondo dietro a McDo-nald's e davanti a Disney, Kodak, Sony, Gilette, Mercedes-Benz, Levi's, Microsoft e Marlboro.- Nel 1990 apre ad Atlanta «Il mondo della Coca-Cola», ilmuseo ufficiale della compagnia e nasce - niente di più ridi-colo! - il Coca-Cola Collectors Club, primo club spagnolodi collezionisti di Coca-Cola. Ad aprile è inaugurato a Ca-stelldefels, vicino a Barcellona, il primo locale pubblico eu-ropeo non ufficiale (è una collezione privata) dedicato almondo Coca-Cola.- Nel 1992 la Coca-Cola è lo sponsor esclusivo delle Olim-piadi di Barcellona. La pubblicità è sparsa per tutta la città,su sedie, tavoli, cartelli e distributori automatici. I tedoforidella manifestazione portano il logo Coca-Cola sulle tutesportive.- Nel 1996 Coca-Cola è padrona di casa nelle città dei Gio-chi Olimpici di Atlanta.- A Taiwan, coi suoi venticinque metri, c'è la bottiglia gon-fiabile più grande del mondo.- Il consumo annuale di Coca-Cola in Cina nel 1989, dopoil massacro di Piazza Tian'anmen, fu di una bottiglia pro ca-pite.- A Lille, in Francia, il 27 novembre del 1990 un bambinodi sei anni ha ucciso la madre con un fucile per non averglidato un bicchiere di Coca-Cola.- Si dice che negli Usa ci sono madri che danno ai propri fi-gli il latte con Coca-Cola. Nelle comunità rurali del Messi-co ci sono madri che, invece del latte, mettono direttamentela Coca-Cola nel biberon dei propri figli.

Note parte quarta.

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N. 6. Sinaltrainal, "Sindicato Nacional de Trabajadores dela Industria de la Alimentación de Colombia".

QUINTA PARTE.

I Trattati di Libero Commercio, il P.p.p. (Piano Puebla-Pa-nama) e l'Alca cercano di massimizzare, in ambito neolibe-rista, i profitti per le multinazionali. E' la logica del merca-to, della concorrenza, dell'appropriazione delle ricchezze,dei beni, degli investimenti e dei prezzi: è il controllo totaledella vita. In questa cornice, una delle aree da cui le impre-se traggono maggiori profitti è lo sfruttamento dei lavorato-ri, e la Coca-Cola, come tutte le grandi multinazionali, be-neficia delle politiche di adeguamento che i paesi mettonoin funzione obbligati dalla Banca Mondiale, dal Fondo Mo-netario Internazionale e dall'Inter-American Bank of Deve-lopment (I.b.d., Banca Interamericana di Sviluppo). E conti-nua ad essere così, che ci piaccia o no. E non è un discorsoideologico.Fra la varie definizioni usate dai governi e dalle grandi im-prese che c'interessano, figurano come già dicevamo «rifor-ma del lavoro», «rendere competitiva la manodopera», «raf-forzare il capitale umano» e «ridurre i costi di produzione».Nella pratica questo implica il congelamento dei salari, l'eli-minazione dei sindacati, la sparizione dei contratti collettividi lavoro, l'eliminazione dei servizi sociali (crediti per la ca-sa, salute...), il licenziamento dei lavoratori più vecchi, l'eli-minazione delle pensioni e della distribuzione degli utili, illavoro a tempo determinato, l'appropriazione dei risparmidei lavoratori attraverso le banche, la diminuzione dei costi

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delle attrezzature di sicurezza del lavoratore, l'impiego di li-cenziamenti di massa, l'estorsione di ore di lavoro straordi-nario pena il licenziamento. Ci sono anche misure di «ade-guamento» come la cancellazione del controllo dei prezzidei prodotti di prima necessità (i generi alimentari, ad esem-pio), l'eliminazione dei sussidi per i prodotti di prima neces-sità, la privatizzazione dei servizi sanitari e scolastici, l'au-mento del costo dei servizi prestati dallo Stato, l'aumentodelle tasse... Tutte misure che finiscono per soffocare il la-voratore.Bene, di tutto questo ha fatto uso la Coca-Cola Companytraendone vantaggio. Anche in Colombia è stata accusata diutilizzare le cooperative di lavoro associato che assumonouna parte della catena produttiva a proprio rischio e senzacosto per la compagnia. In questo modo evitano di pagaresalari adeguati e altri benefici ai lavoratori e ghettizzano lamanodopera iscritta al sindacato protetta dai contratti collet-tivi. Contemporaneamente, controllano le condizioni dicontrattazione dei servizi con queste cooperative, garanten-do i propri interessi. Ma la Coca-Cola è andata oltre. LoStato e le multinazionali come la Nestlé e la Coca-Colahanno scatenato una campagna per trasformare in reatoogni protesta sociale: dalle diffamazioni, legando i sindacatiche danneggiano i loro interessi con le organizzazioni diguerriglia, alle azioni giuridiche contro i dirigenti sindacaliper atti di terrorismo e ribellione basati su montature e pro-ve false, calunnie, diffamazioni e persino violazioni dellesedi sindacali.

- La Coca-Cola, i paramilitari e i diritti umani.

Esaminiamo ora alcuni fra i più scandalosi casi di violazio-ne dei diritti umani cui la Coca-Cola ha preso parte.

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- Guatemala. Dalla nascita del sindacato della Coca-Colanel 1968 fino al 1980, sono stati assassinati sei dirigenti ene sono scomparsi quattro. Il 2 gennaio del 1980 la Uita in-viò per posta agli iscritti un ritratto macchiato di sangue diPedro Quevedo, il primo sindacalista della Coca-Cola as-sassinato. A maggio ne morirono altri quattro. Sindacalisti emanifestanti, profondamente indignati, demolirono in Ame-rica Latina le insegne dei punti vendita. In Guatemala sileggevano cartelli pubblicitari con su scritto: «¡Coca-Cola:la chispa de la muerte!». Si verificò anche l'occupazionemilitare di fabbriche e sedi sindacali ad opera dell'esercitoguatemalteco e dei corpi armati della multinazionale. In unadi esse il 21 giugno 1980 fu torturato e ucciso Edgar ReneAldana Ruano.

- Perù. L'ultimo decennio è stato difficile per il lavoratoridello stabilimento Latinoamericana S.A. A partire dal 1993si cominciò a licenziare il personale con maggiore anzianitàfino allo scioglimento del sindacato nel 1995. Durante que-sti anni, fino alla caduta del presidente Fujimori, i lavorato-ri hanno subito tagli ai loro diritti, salari bassi, straordinarinon retribuiti, lavoro notturno mal pagato e contratti a terziesterni per lavori ordinali e permanenti dell'impresa. A par-tire dal 2001 i lavoratori hanno cercato di organizzarsi nuo-vamente per difendere i propri diritti. Organizzarono riunio-ni clandestine finché nel marzo del 2002 riuscirono a fareun'assemblea di settantanove lavoratori. Lì fu eletto il pri-mo comitato esecutivo della durata di due anni. Quando lovenne a sapere, lo stabilimento della Coca-Cola cominciò alicenziare gli iscritti e i dirigenti sindacali. Ciononostante,sostenuti da altri sindacati e organizzazioni, l'impresa rias-sunse i licenziati.

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- Australia. La potente confederazione sindacale australianaC.f.m.e.u. (Construction, Forestry, Mining and EnergyUnion) decise un blocco internazionale dei prodotti dellaCoca-Cola applicando una sanzione contro i finanziatori digruppi paramilitari in Colombia. Pretese anche il rispettoper la vita dei lavoratori colombiani e che le autorità nazio-nali e internazionali facessero delle indagini sui criminicommessi. Senza l'individuazione, il giudizio e la condannadei responsabili, la confederazione avrebbe attuato il bloccointernazionale di tutti i prodotti della multinazionale conl'appoggio delle associazioni sindacali dei lavoratori a livel-lo mondiale. Andrew Ferguson, segretario generale del sin-dacato, segnalò all'Ann-col (Agenzie di Notizie Nuova Co-lombia) che «la sua organizzazione aveva inviato ai consi-glieri internazionali della Coca-Cola forti messaggi controil loro appoggio alle forze paramilitari, col favore e il bene-placito del governo degli Usa». Da parte sua il MovimientoBolivariano por la Nueva Colombia, con sede in Australiaguidato da Vluadin Vega, Susana Rivas e Gladis Almario,lanciò un comunicato d'appoggio alla posizione del sindaca-to australiano che definì in questi termini: «Senza preceden-ti e di grande valore civile, che aiuta il popolo colombianoin lotta contro il paramilitarismo governativo e, in difesadei diritti umani, rispetta la vita e il lavoro in questa guerracivile che la Colombia affronta». Il 17 aprile del 2002 i sin-dacati della Coca-Cola in Colombia, Venezuela, Zimbabwee Filippine iniziarono le mobilitazioni per denunciare le co-stanti violazioni dei diritti umani da parte della direzionedella multinazionale in Colombia. Pretendono che la Coca-Cola firmi un protocollo che garantisca il rispetto dei dirittidei lavoratori nelle fabbriche della multinazionale in tutto ilmondo. Ma cosa è successo in Colombia?

- Colombia. In Colombia ci sono venti stabilimenti d'imbot-

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tigliamento della Coca-Cola. I lavoratori sono organizzatinel Sinaltrainal, fondato nel 1982 anche se le sue radici ri-salgono all'arrivo della Nestlé più di cinquant'anni fa. Il Si-naltrainal raggruppa i lavoratori delle multinazionali Nestlé,Coca-Cola e Corn Products Corporations. E' nel 1986 cheinizia il terrore contro il sindacato da parte di queste impre-se legate al governo e ai gruppi paramilitari. E' l'annodell'omicidio di Héctor Daniel Useche Berón, lavoratoredella Nestlé e dirigente del Sinaltrainal. Fino a oggi il nu-mero dei dirigenti uccisi è di quindici, otto dei quali impie-gati alla Nestlé e sette alla Coca-Cola, di cui tre uccisi du-rante la negoziazione dei diritti dei lavoratori con l'impresa.Bisogna, inoltre, aggiungere quarantotto licenziati, duescomparsi e numerosi dirigenti arrestati senza motivo. Lemobilitazioni e le proteste operaie sono state militarizzate e,in molti casi, le scorte personali dei direttori della Coca-Co-la e dei loro staff di sicurezza sono state utilizzate per repri-mere l'organizzazione sindacale. Intanto la legislazione dellavoro e i diritti contrattuali sono stati continuamente viola-ti e ridimensionati. Negli ultimi anni Coca-Cola, Nestlé,Fruco C.P.I., Indunal S.A., Meals della Colombia e altre im-prese il cui sindacato annovera degli iscritti, hanno licenzia-to più di ventimila lavoratori e lavoratrici, la metà dei qualisolo nella Coca-Cola, che li ha sostituiti con manodoperaassunta a tempo determinato. Da parte sua il governo ha rin-forzato la campagna di criminalizzazione delle proteste edelle petizioni, nel momento in cui inizia ad aprire ai grandicapitali i bacini idrici. I paramilitari sostengono che bisognafinirla con ogni tipo di resistenza che ostacoli l'entrata dellemultinazionali e dell'Alca. Le regioni che registrano il mag-gior numero di massacri e trasferimenti di contadini dallacampagna alla città sono quelle dove si trova il maggior nu-mero di risorse. Attualmente in Colombia sono più di 3 mi-lioni gli abitanti trasferiti dalla campagna alla città, molti

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dei quali parenti dei lavoratori delle multinazionali o vitti-me della violenza nelle aree dove le multinazionali hannodegli interessi. Questa strategia del terrore delle imprese edello Stato ha causato negli ultimi dieci anni la diminuzionedegli iscritti al Sinaltrainal da 5400 a 2300 lavoratori. Il go-verno non ha portato a termine le indagini né punito i colpe-voli di questi crimini, anzi ha concesso più garanzie allegrandi multinazionali con riforme ad hoc, privatizzando im-prese, risorse naturali e creando zone destinate allo sfrutta-mento dei lavoratori. A questo bisogna aggiungere il PianoColombia del governo degli Stati Uniti, che vede l'escala-tion della violenza e l'eliminazione delle organizzazioni so-ciali.Nella Coca-Cola scorre il sangue dei lavoratori iscritti alsindacato. Nel 1992 il direttore della Coca-Cola José Ga-briel Castro accusò pubblicamente i lavoratori e il sindacatodi essere rappresentanti della guerriglia. Nel 1994 viene uc-ciso José Manco David, poi Luis Enrique Gómez Granados.Nel 1995 l'esercito colombiano demolisce anche gli insedia-menti della Cooperativa dei Lavoratori al Servizio della Co-ca-Cola iscritti al Sinaltrainal, evento che si è ripetuto l'an-no successivo ad opera del Bloque de Búsqueda de la Poli-cia Nacional. Nel 1996 i paramilitari arrivano allo stabili-mento della Coca-Cola e sparano a Isidro Segundo Gil Gil,segretario generale del Sinaltrainal della sezione di Carepae negoziatore di documento delle richieste presentato all'im-presa: quattro colpi alla testa, sei al petto e ai testicoli. Do-po averlo ucciso i paramilitari entrano di nuovo con la forzanella sede del sindacato, la saccheggiano e le danno fuoco.Poi convocano una riunione dei lavoratori all'interno dellostabilimento intimando loro di rinunciare al sindacato im-mediatamente, pena la morte. Alla fine di quello stesso an-no un lavoratore sessantacinquenne, José Libardo OsorioHerrera, viene preso con la forza da persone armate e ucci-

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so nello stabilimento della Coca-Cola di Carepa. Alla finedi dicembre, il Sinaltrainal ricevette quarantatrè disdettedattiloscritte. Altri lavoratori abbandonarono Carepa e alcu-ni di loro vivono ancora nascosti. Quattro anni dopo, il 18novembre del 2000, viene uccisa Alcira del Carmen HerreraPérez. Era la moglie di Isidro.Un lavoratore di Carepa ha detto alla Reuters che, dopo Gil,i paramilitari avevano cercato di uccidere anche lui, e cheperciò è stato costretto a vivere nascosto con la moglie e ledue figlie per quattro anni. Quando i paramilitari lo scova-no, deve nascondersi in un altro paese. Ecco la sua versio-ne: «Ero appena entrato in servizio e stavo lavorando quan-do sentii il primo sparo. Mi voltai e vidi Isidro cadere. Fuiil primo ad accorrere sul posto, ma quando arrivai, era giàmorto».L'impresa Panamco, che imbottiglia il 95 per cento dellaCoca-Cola in Colombia, negò di avere legami coi paramili-tari, e minacciò di querelare chiunque li avesse chiamati incausa per quei fatti. Ciononostante un altro dei suoi lavora-tori della città di Cucuta denunciò di essere stato sequestra-to da uomini armati che gli intimarono di smettere di causa-re problemi alla Coca-Cola. Javier Correa, presidente nazio-nale del Sinaltrainal, denunciò l'esistenza di una pratica dipersecuzione negli stabilimenti d'imbottigliamento dellaCoca-Cola in Colombia. Denunciò anche le frequenti mi-nacce di morte. «Le minacce telefoniche sono continue, l'ul-tima volta ci hanno lasciato un messaggio che diceva 'Ti fa-remo a pezzi con questa' e presero subito una motosega»,disse in un'intervista nella sede del sindacato a Bogotá. Cor-rea aggiunse che la maggior parte dei lavoratori delle im-bottigliatrici erano subappaltati e non iscritti. Allo stabili-mento di Carepa il sindacato aveva presentato una richiestaformale per rinegoziare le condizioni di lavoro verso la finedel novembre del 1996. Il sindacato denunciò che l'ultimo

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giorno che la compagnia aveva per rispondere, venne ucci-so il sindacalista Gil. Il direttore dello stabilimento e un al-tro dirigente ammisero nella loro testimonianza che i para-militari erano entrati nella fabbrica ma dissero di aver avutopaura intervenire. Altri dirigenti testimoniarono di sapereche i paramilitari avevano minacciato i lavoratori del sinda-cato. Alla fine le autorità incolparono i paramilitari senzafar ricadere sui dirigenti alcuna responsabilità. United Steel-workers of America e International Labor Rights Fund pre-sentarono una denuncia alla magistratura in nome dei fami-liari di Gil e del Sinaltrainal.Nel 1999 la rivista «CAMBIO 16» pubblicò un articolo nelquale segnalava che l'impresa aveva risolto i suoi problemiattraverso gruppi paramilitari e rese noto che l'anno prece-dente alcuni dirigenti della Coca-Cola avevano incontrato aMonterfa un portaordini del capo paramilitare Carlos Casta-no. L'anno successivo viene ucciso Oscar Darío Soto Polo,lavoratore della Coca-Cola di Monterfa. Secondo AmnestyInternational furono almeno 112 i sindacalisti colombianiuccisi nel 2000. Fra il 2000 e il 2001 le imbottigliatrici del-la Coca-Cola di tutta la Colombia sequestrarono contro laloro volontà i lavoratori e le lavoratrici col fine di costrin-gerli a rinunciare al proprio contratto di lavoro. Chi non ri-nunciò fu licenziato. Con questo precedente il Sinaltrainalpresentò un'istanza penale contro la Coca-Cola alla Cortedel Distretto Sud della Florida (Miami) negli Usa, invocan-do la cosiddetta legge Alien Torts Claims Act7, approvatadal Congresso degli Stati Uniti nel 1789. Il sindacato rice-vette la solidarietà della United Steel Workers e del FondoInternazionale dei Diritti dei Lavoratori degli Stati Uniti. Ilavoratori colombiani non si limitarono solo alle strategielegali ma lanciarono anche una mobilitazione sociale permezzo di un tribunale popolare, con cui creare dei meccani-smi di protezione, attenzione, sostegno e solidarietà nei

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confronti dei sindacalisti e della società civile. Con il tribu-nale si cercò anche di «legare attivamente le lotte dei lavo-ratori colombiani al terrorismo di Stato, all'impunità, allemultinazionali e al neoliberismo, al movimento mondiale diresistenza contro la globalizzazione per il perseguimentodella giustizia sociale».Il tribunale propose contro la Coca-Cola tre denunce in con-comitanza con tre eventi pubblici del 2002 ad Atlanta,Brussell e Bogotá: l'obiettivo era giudicare e condannare lamultinazionale e lo Stato colombiano per la sistematica vio-lazione dei diritti umani dei lavoratori, praticata tramiteomicidi, arresti, trasferimenti forzati, minacce, licenziamen-ti, violazioni dei contratti nazionali ed internazionali e dan-ni all'ecosistema. «Fare pressioni tanto sulla Coca-Colaquanto sullo Stato colombiano affinché desistano dalla loropolitica di persecuzione, illegalità criminale e sterminio deilavoratori e dell'organizzazione sindacale e affinché appli-chino la normativa vigente per il rispetto dei diritti umani ela salvaguardia dell'ecosistema». Il tribunale decise anchela «programmazione di azioni di lotta contro la Coca-Cola edi solidarietà ai suoi lavoratori. L'iniziativa popolare fumolto interessante e si pose come una sorta di tribunale po-polare cui si sarebbero aggiunte personalità e rappresentantidi organizzazioni sociali di diversi paesi che, per i loro prin-cipi umanitari, avrebbero garantito l'imparzialità dell'indagi-ne e della decisione politica che ne sarebbe scaturita. «Il Si-naltrainal documenterà i casi di crimine e sopruso più signi-ficativi commessi a danno dei lavoratori e dell'organizzazio-ne sindacale. La presentazione dei casi avverrà in modogiuridico, testimoniale e documentale, e verrà consegnata aipartecipanti. I rappresentanti delle organizzazioni sociali ele personalità, nella loro piena autonomia, valuteranno i ca-si presentati e disporranno le prove che riterranno necessa-rie per stabilire la veridicità dei casi e il grado di responsa-

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bilità dei sindacati della Coca-Cola e dello Stato colombia-no».Il 31 marzo del 2003 il giudice José E. Martinez stabilì chei casi presentati dai querelanti colombiani - reclamandol'Alien Tort Claims Act sulle violazioni dei diritti umanicommessi dai paramilitari per conto degli stabilimenti dellaCoca-Cola Panamerican Beverages, Inc. («Panamco») e Be-bidas y Alimentos («Bebidas») in Colombia - potevano es-sere accolti. La corte decise che gli allegati erano sufficientiper procedere, seguendo la tesi dei legami tra paramilitari egoverno colombiano. Questa tesi soddisfa il requisitodell'Alien Tort Claims Act, secondo cui deve esserci unacomponente di «azione dello Stato» negli atti di violenzacontro i querelanti, cosa che permette alle istanze contro gliattori privati Panamco y Bebidas di essere accolte. Così il 4aprile del 2003 i lavoratori del Sinaltrainal invitano al boi-cottaggio internazionale contro i prodotti della Coca-ColaCompany affermando: «Col boicottaggio difendiamo il no-stro diritto alla vita».La Coca-Cola non sta con le mani in mano ed inoltraun'istanza contro sette lavoratori iscritti al Sinaltrainal conl'accusa di oltraggio e diffamazione. L'avvocato della Coca-Cola Bernal Cuellar, allora procuratore generale della Co-lombia, fu informato che il pubblico ministero Fiscal Sec-cional 61 Juan Carlos Lozada aveva accettato il capo d'ac-cusa della compagnia contro i lavoratori il 6 agosto del2003. Ma, il 10 settembre, il sindacato denunciò altri fatti.A Barranquilla quattro individui coi volti coperti da un cap-puccio fecero scendere dalla sua bicicletta il quindicenneDavid José Carranza Calle, lo caricarono a forza su un ca-mioncino bianco e lo torturarono per farsi dare il recapito disuo padre Limberto Carranza, lavoratore della Coca-Cola edirigente nazionale del Sinaltrainal. Diverse ore dopo logettarono in un posto conosciuto come Canyon della

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Ahuyama. Mentre accadeva questo, a casa di Limberto Car-ranza arrivava una telefonata con la seguente minaccia:«Sindacalista figlio di puttana, ti spezzeremo e se non ciriusciamo faremo un attentato a casa tua». Il sindacato hareso noto che «questo fatto si aggiunge alla lista di morti,minacciati di morte, trasferiti a forza, incarcerati, licenzia-menti di massa, attentati - di cui il più recente risale al 22agosto ai danni di Juan Carlos Galvis, vice presidente delSinaltrainal a Barrancabermeja - e pressioni intimidatorieche continuiamo a ricevere in diverse regioni».Secondo l'opinione dell'organizzazione sindacale, la Coca-Cola Femsa S.A. riprese l'«offensiva criminale contro i la-voratori» quando iniziarono la loro resistenza il 9 settembre2003. Il Sinaltrainal rende noto che «si continua a rinchiu-dere forzatamente negli hotel e negli stabilimenti i lavorato-ri, facendo loro pressione affinché rinuncino ai contratti dilavoro in cambio di un risarcimento economico». Il sindaca-to assicura che «questo attacco della Coca-Cola Femsa S.A.fa parte di una strategia di riduzione dei costi, subappalto dimanodopera, eliminazione dell'organizzazione sindacale edel contratto collettivo del lavoro per concentrare la produ-zione in un numero minimo di imbottigliatrici (megastabili-menti) con meno lavoratori e, di lì, rifornire il mercato tra-mite centri di distribuzione. C'eravamo accorti da tempoche l'impresa stava preparando la strada per dare il colpo digrazia ai lavoratori e oggi approfitta dei vantaggi che l'at-tuale governo di Alvaro Uribe Vélez le ha concesso col co-siddetto processo di globalizzazione e dei benefici che leporterà l'Alca».La Coca-Cola comunicò la chiusura delle catene di produ-zione di Barrancabermeja, Pereira, Cúcuta, Valledupar,Monteria, Cartagena e Pasto, e notificò il licenziamento atrecento lavoratori di tutto il paese. Questo provocò la mo-bilitazione e la protesta della popolazione e dei lavoratori

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per la violazione dei contratti collettivi e dei diritti sul lavo-ro. William Mendoza, leader del Sinaltrainal, segnalò che ilpersonale amministrativo di tutti gli stabilimenti del paesestava per essere licenziato e che «l'offensiva dell'impresaora è diretta contro l'area amministrativa. Venimmo a sape-re che l'impresa aveva richiesto l'approvazione del licenzia-mento collettivo dei lavoratori al ministero del lavoro». Av-visò anche di prepararsi per scioperare e protestare a tempoindeterminato. Spiegò anche che «ci sono degli articoli checi proteggono e che prevedono il reinserimento professiona-le dei lavoratori colpiti da chiusure parziali o totali delle ca-tene di produzione». Con la chiusura della catena produtti-va dello stabilimento di Puerto Petrolero, Mendoza aggiun-se: «I lavoratori non accetteranno l'indennizzo economicoproposto dalla multinazionale dato che questo avrebbe im-plicato la liquidazione del sindacato». Ciononostante si po-té constatare che, fra i settanta lavoratori licenziati il prece-dente 10 settembre, alcuni stavano pervenendo ad un inden-nizzo economico con l'impresa.Il sindacato fa un appello per «appoggiare la campagnamondiale di boicottaggio e protesta permanente della popo-lazione contro la Coca-Cola, al fine di garantire che l'impre-sa non raggiunga l'obiettivo di portare il prodotto in altrecittà e altri paesi, mantenendo il proprio mercato, aumen-tando la redditività e gettando per strada migliaia di fami-glie».

Note parte quinta.

N. 7. Secondo tale legge un cittadino straniero può agire, insede civile, davanti ad un giudice americano per ottenere ilrisarcimento dei danni per la violazione della legge interna-zionale.

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SESTA PARTE.LA COCA-COLA IN MESSICO. FEMSA.

Fomento Economico Mexicano, S.A. de C.V. (Femsa) nascenel 1890 nella città di Monterrey, nello Stato messicano set-tentrionale di Nuevo León. Attualmente è costituita da treprincipali attività commerciali: Femsa Cerveza, Coca-ColaFemsa e Affari Strategici. Ma che cos'è la Femsa, che è di-ventata l'imbottigliatrice più grande dell'America Latina?Il birrificio Cuauhtémoc fu fondato nel 1890 a Monterrey econsiderato per più di cento anni la «pietra miliare dellaFemsa». Nel 1985 si fuse col birrificio Moctezuma, diven-tando birrificio Cuauhtémoc Moctezuma, S.A. de C.V. Fem-sa Cerveza soddisfa il 45 per cento del mercato messicanocon le marche Tecate, Tecate Light, Carta Bianca, Superior,Sol, Dos Equis Lager, Dos Equis Ambar, Indio, Noche Bue-na e Bohemia. Dispone di sei stabilimenti di produzioneubicati in sei città e stati del paese: Guadalajara (Jalisco),Monterrey (Nuevo Leon), Navojoa (Sonora), Orizaba (Ve-racruz), Tecate (Baja California) e Toluca (Estado de Méxi-co). Curiosamente gli stabilimenti di birra si trovano nelnord del paese e quelli della Coca-Cola nel sud del Messi-co.All'inizio del 2003 la capacità totale dell'impianto dellaFemsa Cerveza in ettolitri era di 32,2. Di tutte le sue birre il7,9 per cento non è a rendere, il 69,6 è a rendere e il 22,5viene distribuito in lattina; il che significa che quasi la terzaparte degli imbottigliamenti sono spazzatura. Il mercato po-tenziale di birra in Messico è di 63 milioni di consumatorisu 100 milioni di abitanti complessivi, e cresce ad un ritmo

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di un milione di persone all'anno. La Femsa distribuisce lapropria birra attraverso 270 mila venditori al dettaglio edimpiega 15611 lavoratori. Nel 2002 questa sola impresa havenduto 20.815.000 di pesos, pari al reddito di 40 milioni dipoveri nel mondo con un guadagno inferiore ai due dollarial giorno.Le esportazioni di birra nel 2002 rappresentano l'8,2 percento del totale delle vendite della Femsa Cerveza, venden-do all'estero un totale di 200 milioni di litri pari al consumodi acqua di quasi millecento abitazioni che consumano cin-quecento litri di acqua al giorno. Circa il 90 per cento delleesportazioni di birra sono verso gli Usa e il Canada. Fra lequattrocento marche di birra importate vendute in Usa, Te-cate in lattina è quella che vende di più.La divisione Affari Strategici raggruppa le operazioni dellaFemsa Comercio che includono 3259 negozi Oxxo in Mes-sico, oltre alle operazioni di imballaggio e logistica (fra cuiil trasporto). Femsa è presieduta dall'imprenditore miliona-rio Eugenio Garza Lagüera (presidente a vita) e nel suoconsiglio di amministrazione figurano Luis Téllez Kuenzler(segretario dell'energia durante la presidenza di Ernesto Ze-dillo), Lorenzo Zambrano Treviño (presidente della Ce-mex), Ricardo Guajardo (presidente di B.B.V.A. Bancomer)e Roberto Servitje Sendra (presidente di Bimbo).

- Coca-Cola Femsa, la più grande dell'America Latina.

Con l'acquisto delle imbottigliatrici Panamerican Beverages(Panamco) per l'importo di 3617 milioni di dollari nel 2003,la Femsa è diventata il più grande stabilimento d'imbotti-gliamento della Coca-Cola in America Latina e il secondodel mondo dietro agli Usa.Con l'acquisto della Panamco, le vendite di Coca-Cola han-

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no spazzato via quelle di birra e la Coca-Cola Femsa è di-ventata l'attività commerciale più importante.Secondo la Femsa il consumo individuale medio in Messicoè di 483 bevande da otto once all'anno. Attualmente il birri-ficio Cuauhtémoc genera il 25 per cento circa delle entratedella Femsa mentre il resto proviene delle divisioni imbal-laggio e dalle reti commerciali (i negozi Oxxo). La Femsasi autodefinisce come «uno degli stabilimenti di imbottiglia-mento più redditizi del mondo».Avendo la Femsa chiesto dei prestiti per comprare la Pa-namco, iniziò presto la strategia di riduzione dei costi cheimplica licenziamenti, ore di straordinario non retribuite esimili col fine di ottenere denaro liquido per pagare i propridebiti. Ancora una volta sono stati sacrificati i diritti dei la-voratori. Con l'acquisto delle imbottigliatrici della Panamco(impresa gravemente accusata non solo dei licenziamentidei sindacalisti colombiani ma anche del coinvolgimentonegli omicidi dei lavoratori da parte dei paramilitari appog-giati dall'impresa) la Femsa, oltre al debito della Panamcodi 880 milioni di dollari, entra a far parte del curriculum ne-ro dell'acqua nera. Eppure, con il peso dei sindacalisti ucci-si nei propri stabilimenti in Colombia, nel settembre del2003 annunciò che avrebbe potuto bloccare la produzionedi undici stabilimenti su diciassette (su un totale di ventipresenti nel territorio colombiano).La Panamco era considerata lo stabilimento leader in Ame-rica Latina. Ora la Coca-Cola Femsa imbottiglia, distribui-sce e vende prodotti del marchio registrato Coca-Cola cosìcome acqua in bottiglia, birra e altre bevande nei seguentinove paesi latinoamericani: Guatemala, Nicaragua, CostaRica, Panama, Venezuela, Colombia, Brasile, Argentina eMessico (8). Ma chi era il padrone della Panamco? GustavoCisneros, che è il 64esimo uomo più ricco del mondo. Suopadre, ironia della sorte, aveva lavorato per la Pepsi. Cisne-

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ros è membro della sezione di comunicazione e informaticadelle Nazioni Unite, della società americana di arte degliStati Uniti e del Global Business Dialogue. E' padrone dellasquadra di baseball Los Leones de Caracas e di Cerveza Re-gional. E' consigliere di The Americas Society insieme conaltri milionari come il deputato paraguaiano Conrado Pap-palardo, coinvolto nell'omicidio del vice presidente para-guaiano Luis María Argana del marzo del 1999. Cisneros èsocio della AOL, possiede ventisei canali televisivi ed è ilmaggior azionista di Univisión, che fra i tanti amministraDirect T.v. Latin (con 144 canali che raggiungono 100 mi-lioni di persone), Play Boy T.v. Latin Americas, Venevi-sión, Chile Vision, Caracol Televisión (Colombia), Cari-bean Communications Network. In seguito Direct T.v. sifonde con SkyNews in A.L. nel febbraio del 2004 arrivandoa 3,2 milioni di utenti.Bisogna segnalare che Venevisión ha appoggiato il golpe inVenezuela che aveva mandato al potere per ventotto orel'imprenditore Estanga, e che adesso è il principale fautoredel colpo di Stato contro Chávez. Gustavo Cisneros parteci-pa anche a Ibero-Americas Media Partner (Iamp). Possiedepiù di settanta compagnie in ottanta paesi fra cui Blockbu-ster di Puerto Rico e Supermercados Pueblo Xtra. Cisnerosè amico intimo di Bush padre, col quale va a pesca in Flori-da e in Venezuela. E' intimo anche di Henry Kissinger, Feli-pe González e David Rockefeller, e ha partecipato all'as-semblea internazionale dei consulenti della Chase Manhat-tan Bank.In Messico i prodotti Coca-Cola occupano il primo postonel mercato delle bibite, seguiti dalla Pepsi-Cola e dallaCadbury Schweppes che di recente ha comprato la marcaSquirt.Fra i prodotti della Coca-Cola venduti da Femsa figurano:Coca-Cola, Coca-Cola Light, Sprite, Diet Sprite, Fresca,

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Fanta, Agua Ciel, Ciel minerale, Sidral Mundet, Beat, Sen-zao guaraná, Delaware Punch, Manzana Lift, Extra Poma,Etiqueta Azul, Power Ade, Nestea e Adventures; in Argen-tina, invece, Coca-Cola, Sprite, Fanta, Coca-Cola Light,Diet Sprite, Quatro, Kin, Taf, Cruz, Hi-C e Schweppes.Coca-Cola Femsa sostiene di consegnare ai venditori al det-taglio più di 5 milioni di casse-unità al giorno. Compresa laproduzione della Panamco, Coca-Cola Femsa ha vendutonel 2003 un totale di 1001,4 milioni di casse-unità (949 mi-lioni nel 2002) per un'entrata di 23936 milioni di pesosmessicani (17620 nel 2002) ed utili per un totale di 5634. InMessico Coca-Cola Femsa dispone anche di 113 centri didistribuzione e di 585474 venditori al dettaglio; impiegacirca 56841 persone compreso il personale terziarizzato.Coca-Cola Femsa prevede un aumento della vendite fino a4600 milioni di dollari, con un volume di 1868 casse-unitàall'anno. Si stima che venderà 29 milioni di litri di bevandaal giorno ad oltre 169 milioni di consumatori in AmericaLatina. Questo significa che Coca-Cola Femsa consumatanta acqua quanta ne consumano al giorno 14.500.000 per-sone (calcolando due litri di acqua al giorno a persona).All'inizio del 2004, Femsa era proprietaria del 45,7 per cen-to di Coca-Cola Femsa, la Coca-Cola Company possedevail 39,6 per cento delle azioni sin dal 1993 e il restante 14,7era coperto dalle azioni pubbliche. Coca-Cola Femsa quotale sue azioni nella Bolsa Mexicana de Valores e a WallStreet.Dal 1995 Coca-Cola Femsa ha registrato una crescita mediaannuale di volume organico del 12 per cento. Nei primi tremesi del 2004 l'utile operativo della Femsa crebbe al 43,7per cento raggiungendo 2561 milioni di pesos.

Note parte sesta.

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N. 8. Si tratta di dodici stabilimenti in nove entità federali:Los Reyes e Cuautitlán (México), Apizaco (Tlaxcala), Mo-relia (Michoacán), Villahermosa (Tabasco), Juchitán (Oaxa-ca), San Cristóbal de las Casas (Chiapas), Coatepec (Vera-cruz), Sabino e Cedro (distretto federale) e Querétaro).

SETTIMA PARTE.LA COCA-COLA CONTRO GLI INDIGENI IN CHIA-PAS.

In molte comunità indigene del Chiapas, l'onda del boicot-taggio contro la Coca-Cola, iniziato molti anni fa e in ma-niera silenziosa è in crescita. Quando nelle comunità si de-cide di smettere di consumare la bibita, la domanda che sor-ge spontanea è: qual è l'alternativa?E' difficile trovare un'alternativa perché bisogna anche con-siderare che il governo non fa arrivare con altri mezzi l'ac-qua purificata. Però, per trovare le alternative, il primo pas-so da compiere è smettere di consumare la Coca-Cola. E'così in tutte le cose. L'abitudine al consumo di un prodottoalimenta la necessità della sua produzione e tutto ciò che es-sa comporta: nella fattispecie, l'uso e il controllo dell'acqua,gli ingredienti e tutta la catena produttiva. In altre parole,alimentiamo il sistema capitalista, il suo sistema di produ-zione ai fini però del consumo. Si riproduce un sistema se siconsuma. Il ciclo può essere interrotto in qualche momentoed è lì che il consumatore ha l'ultima parola. Se non c'è con-sumo, non c'è produzione. In altri termini, il consumatoreha il potere di cambiare la realtà cambiando ciò che eglistesso consuma. La stessa Coca-Cola Femsa lo dice in un

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suo documento dal titolo "Sistema de Calidad Coca-Cola,Evolución 2, Principios Politicas y Normas" del settembre1999: «Mediante il perfezionamento del sistema, continue-remo a ridurre i costi. Così facendo incrementeremo la sod-disfazione dei nostri consumatori, il che è vitale per incre-mentare le vendite».Il Chiapas è uno degli Stati messicani col maggior consumodi bibite e, nel contempo, è fra i più poveri e denutriti insie-me a Oaxaca e Guerrero. Sarà difficile trovare delle alterna-tive alla Coca-Cola se essa resta a portata di mano e ci nar-cotizza impedendoci di pensare ad altre possibilità. In alcu-ne comunità hanno proibito la Coca-Cola e recuperato ilconsumo del "pozol", bevanda a base di mais che avrà unimpatto favorevole nella produzione, nel consumo e nellavalorizzazione del mais nelle stesse comunità. D'altra partechi vive in città e decide di boicottare, può andare al merca-to e comprare limoni, papaya, cocomeri, arance ed altrafrutta proveniente dalle comunità - che prima non consuma-va - per poter dare sapore all'acqua che giornalmente beve,sostituendo la Coca-Cola. Questo in qualche modo permetteil recupero della produzione indigena e contadina, e fa cir-colare i suoi prodotti.Ma la popolazione urbana ha un altro ostacolo: il consumonei grandi negozi. E' il caso di supermercati che Wal-Martcompra uno dietro l'altro, come Sam's Club, Chedraui e Gi-gante. Ecco com'è arrivato Chedraui a San Cristóbal de LasCasas quest'anno. All'inaugurazione la maggior parte dellapopolazione è uscita di corsa per fare spese nel negozio pie-no di clienti. Nel frattempo, gli indigeni e i contadini delmercato aspettavano i compratori abituali. Alcuni «nativilocali», carichi di disprezzo per gli indigeni, sono impazzitidi gioia perché non erano più costretti ad andare al «fango-so mercato indigeno». Ma il peggio è che anche molti indi-geni hanno riempito Chedraui per comprare ad un prezzo

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più basso i prodotti che provengono dal mercato di Città delMessico e questi, a sua volta, dagli Usa grazie al Trattato diLibero Commercio. Così, tutti sono usciti con buste zeppedi patate, tortillas, pomodori, carne e molte altre cose cheprima compravano al mercato locale. Quello che per moltiha significato l'arrivo dello «sviluppo» a San Cristóbal deLas Casas in Chiapas, per altri significherà meno vendite diprodotti della campagna e un'aumento della migrazione deicontadini e degli indigeni verso la città e ancor di più versogli Usa. Molti diranno che questo non danneggia nessuno,ma quelli che adesso comprano da Chedraui prima lo face-vano da un'altra parte. E sebbene dagli Usa ci arrivino pollimalati, carne congelata da anni e piena di ormoni, latte conescrementi e mosche, mais da foraggio per le mucche e cheMaseca mescola nella farina per le tortillas, e altri prodottiscartati dall'impero, la popolazione crede che quel che verràsarà migliore.Il cibo determina e contraddistingue i modelli culturali. Gliindigeni maya celebrano le loro feste regolandosi coi perio-di di semina del mais. Le loro bevande sono a base di mais.Il vestiario riflette il mais e la biodiversità della regione. Ledonne, ad esempio, recano sui vestiti i disegni e i colori deifiori e del riflesso della vita colorata delle montagne, e noncammelli o animali del deserto del Sahara. I cinesi semina-no riso e la loro cultura, la vita, le feste e le bevande ruota-no intorno al riso e ai suoi periodi di produzione. Se gli in-digeni che seminano mais smettono di farlo sostituendolo,ad esempio, con la palma africana, l'eucalipto, il caucciù, ilmelone, il cocomero o un altro prodotto in funzione dellosfruttamento del terreno, cambieranno i loro ritmi di vita, lefeste e i simboli. Non avranno più tempo per andare alle fe-ste del villaggio - interamente scandite dal ciclo del mais -semplicemente perché il nuovo prodotto che seminano nongliene lascia il tempo. I vestiti cambiano e anche il consu-

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mo, tant'è che ora si vedono molte persone indossare ma-gliette coi prodotti McDonald's e simili.La relazione sullo sviluppo umano del 1998 ha constatatol'esistenza di «élite mondiali» e «classi medie mondiali»che seguono gli stessi tipi di consumo, mostrando preferen-ze per «marche mondiali». Sebbene il Programma delle Na-zioni Unite per lo Sviluppo (9) segnali i pericoli che i pro-cessi di mondializzazione comportano per i diritti del con-sumatore, non si può negare che l'imposizione egemonicadi una cultura globalizzata di consumo abbia effetti negativisullo stato e sul benessere dei gruppi minoritari ed indigeni.Fleur Johns, in riferimento agli aborigeni australiani, ha se-gnalato che «senza un diritto positivo nel determinare ilproprio futuro culturale, gli aborigeni non dispongono di al-cun mezzo internazionale per opporsi ai crescenti processidi omogeneizzazione ed espropriazione culturale».

- L'espulsione degli indigeni dalle comunità.

Oltre agli spot pubblicitari della Coca-Cola che invadono ilpaesaggio in tutto il Chiapas e si servono delle culture indi-gene fotografandole per la propria pubblicità, la Coca-Colacrea anche altri paesaggi: gli espulsi dalla propria terra. Co-sì, una comunità di Teopisca riceve famiglie espulse dal lo-ro municipio indigeno di Mitzitón per l'imposizione dellaCoca-Cola più che per altri motivi. Vediamo la storia.Al municipio di Teopisca don Manuel disse «non siamo piùsoli, sono più di tre anni che combattiamo contro questa bi-bita che ha portato tanta discordia nella comunità. Siamo ungruppo di famiglie in lite nella comunità di Mitzitón dove cihanno spostato perché il capo obbligava tutte le famiglie acomprare la bibita nel suo negozio, per vendere venti "re-jas" (10) la settimana. Qualche volta gli davamo retta per-

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ché se non compravamo da lui, eravamo responsabili dellachiusura del negozio della comunità, e non ci avrebbe piùvenduto altre cose necessarie fra cui sale, zucchero, cara-melle».Allora la popolazione cominciò a rifiutarsi di bere Coca-Cola. «Nonostante le molte occasioni in cui avevamo lotta-to per non farcela imporre - per esempio, alle riunioni delconsiglio del Partito Rivoluzionario Istituzionale (11) - tuttinoi facenti parte di questo consiglio dovevamo cooperareper l'acquisto di otto o nove "rejas" di Coca-Cola. Per noiera molto difficile trovare i soldi, dover contribuire a volteogni quindici o trenta giorni: finivamo sempre per litigareperché non tutti eravamo d'accordo se comprare Coca-Co-la».Qualcuno però aiutò don Manuel ad aprire gli occhi, e rac-conta che la catechista della comunità «cominciò a parlarcidel suo lavoro contro la multinazionale. Chiacchierammocon la religiosa, che da tre anni ci sostiene con la Parola diDio, e andai persino a fare quattro chiacchiere con l'agentedella pastorale e il sacerdote, che se n'è fregato che non sia-mo d'accordo nel bere Coca-Cola. Siamo ancora molto ar-rabbiati per questo, perché nella comunità di Mitzitón dovevivevamo, con la Coca-Cola si è arricchito solo il signor Jo-sé Sántiz, che si prendeva cura del negozio della comunità.Egli voleva vendere a chiunque venti casse di bibita la setti-mana; a lui conveniva perché la Coca-Cola dava a questosignore frigorifero, sedie, tavoli, cartelli pubblicitari e altriregali».Don Manuel raccontò: «Fu questo il motivo per cui for-mammo questa comunità, esisteva già ma pochissime fami-glie vivevano qui. Ora sembra che sono circa sessanta le fa-miglie che se ne sono andate da Mitzitón perché già stavanominacciando di picchiarci e spedirci al gabbio se non com-pravamo la bibita; ad uno dei miei compari hanno bruciato

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la casa perché lui sì che era uno deciso, non come noi chesopportiamo. Lui si è opposto e così un giorno che andava aSan Cristóbal gli hanno bruciato la casa, ed è tornato tristee in lacrime perché aveva perso tutto. Dopo hanno minac-ciato tutti quelli che si opponevano nel comprare la bibita.Pensammo che era meglio andar via dalla comunità e venirein questa, in cui tutti vivono in pace, non litigano e noncomprano Coca-Cola, ma solo altre bibite come Pepsi osucchi di frutta, ma questi costano molto, per questo bevia-mo il "pozol" che ci dà il buon Dio e la Madre Terra. Ladottoressa che lavorava a Mitzitón si accorse di quel chestavamo passando, lei ci curava, avevamo male alla pancia,i bambini non volevano più mangiare perché la Coca-Colafa ammalare e venire la gastrite. Ora stiamo meglio e nonabbiamo problemi fra noi».A Los Altos, un'altra regione indigena del Chiapas, i capiindigeni che controllavano la distribuzione della Coca-Colaminacciarono l'impresa di non farla entrare se avesse toltoloro l'attività di distribuzione della bibita nelle comunità at-traverso i loro negozi. La Coca-Cola pretendeva di portarela bibita direttamente ai negozi e non lasciarla nelle botte-ghe di paese, risparmiando così le commissioni.C'è un altro esempio. Areli Carreón di Greenpeace Méxicocondivide con noi la storia di Marco Antonio Tafolla, delvillaggio indigeno di Xoxocotla nello Stato di Morelos, checi racconta come hanno allontanato la Coca-Cola dal paese.«Xoxocotla è un villaggio indigeno nello Stato di Morelos,dove è più facile trovare birra e bibite che latte. Un giornola Coca-Cola avvisò i padroni dei negozi che, se volevanocontinuare a vendere i suoi prodotti, dovevano smettere divendere le bibite delle marche Pepsi e Boing. Questo nonpiacque a nessuno del villaggio: 'Chi si crede di essere laCoca-Cola per decidere ciò che possiamo vendere e bere?',si dicevano tra loro. Si riunirono in piazza e decisero che la

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Coca-Cola non sarebbe entrata nella loro comunità. Da allo-ra, ogni volta che vedevano arrivare i camion della Coca-Cola, si riunivano per impedirne l'entrata nel villaggio.L'impresa non solo rinunciò alla pretesa - illegale - di con-dizionare la vendita dei suoi prodotti all'esclusività dell'of-ferta, ma dovette anche chiedere scusa pubblicamente e fi-nanziare le tende, i frigoriferi, i tavoli e le sedie di tutti i lo-cali di Xoxocotla per poter reintrodurre le vendite in quelvillaggio. Comunque molti a Xoxocotla smisero di bere Co-ca-Cola».Il problema non è esclusivo delle comunità indigene. Conun contratto firmato nel 1997, la scuola di Colorado Springsriceverà 8,4 milioni di dollari in dieci anni per vendere 70mila casse di prodotti Coca-Cola all'anno. La compagnia fe-ce pressioni sugli amministratori della scuola per incremen-tare le vendite dando loro un migliore e illimitato accesso aidistributori automatici e permettendo agli studenti di bere inclasse. La compagnia disse che pensava di estendere questomodello a tutta la nazione («The Nation», 27 settembre1999).Un'altra comunità indigena in Chiapas decise di non bereCoca-Cola e di cercare alternative per dare ai prodotti il va-lore che il T.L.C. gli aveva sottratto (non si può competerecon prodotti americani fortemente sponsorizzati). Primaguardavano al di fuori, mentre ora la parola d'ordine è guar-dare dentro. Prima vedevano ovunque arance buttate e in di-sfacimento, limoni dimenticati come tappeti nel retro deicortili, la polpa dei manghi disfarsi e bimbi denutriti in ognicasa. Ora tutti questi prodotti iniziano ad avere un valore,quello che loro gli vollero dare. Ora hanno accettato la sfi-da, sanno che questi limoni diverranno succo di limone ven-duto nelle scuole, e che le arance saranno vendute al postodi cibo spazzatura. Le alternative per combattere lo spiritoneoliberista che ci portiamo dentro, per quanto piccole sia-

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no, sono possibili. E' possibile mettere in tavola cibi sani evivere senza Coca-Cola, ed è incredibile che dobbiamo direuna cosa del genere.

Note parte settima.

N. 9. Pudu, Programa de las Naciones Unidas para el Desar-rollo.N. 10. "Reja": cassa da ventiquattro bottiglie.N. 11. P.i.i., Partido Revolucionario htitucional.

OTTAVA PARTE.COCA-COLA, «SOPPORTALA».

- La Coca-Cola contribuisce alla denutrizione della popola-zione.

La scena è il municipio di Chenalhó in Chiapas, quandoall'epoca del massacro degli indigeni della comunità di Ac-teal si contavano 10 mila trasferiti per mano dei paramilitarie dell'esercito; quando la fame e la denutrizione flagellava-no la regione e «per aiutare la dieta degli indigeni, la Coca-Cola regalava sacchi di fagioli in cambio di tappi della bibi-ta». «E' talmente impressionante la presenza di tale bevandache un gruppo di personaggi, fra cui Pablo González Casa-nova, Alfredo López Austin, Ofelia Medina, Samuel RuizGarcía, Raúl Vera, Juan Bañuelos e Víctor Flores Olea,scrissero lo scorso agosto una lettera al presidente della Re-pubblica in cui domandavano: 'Signor Vicente Fox, vorrem-mo sapere se il Piano di Sviluppo Nazionale include, nella

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nutrizione del popolo messicano, il consumo di Coca-Cola.Questa domanda, a prima vista strampalata, nasce dalla con-statazione dell'aggressiva e smisurata pubblicità di questabevanda e dal prezzo praticato nelle comunità indigene delChiapas, due pesos, a differenza dei cinque che si spendonoin qualsiasi altro negozio della Repubblica messicana'»(12).Anni fa, nel bel mezzo dell'onda di rialzo dei prezzi, CocaCola-Femsa aumentò del 7 per cento il prezzo di tutte le bi-bite. Nel frattempo, verso il 2000, a partire dalla liberalizza-zione del suo prezzo in Messico, il latte rincarò del 50 percento circa e il suo consumo scese al 20 per cento secondo idati della Profeco (13). Da parte sua l'Amedec (14) confer-mò che quasi l'83 per cento della popolazione aveva esclusoil latte dall'alimentazione a causa del prezzo elevato, e rive-lò che le vendite annuali di latte rappresentavano quasi lametà di quello che il paese spendeva in bibite. Secondo laAmedec il consumo di bibite di Coca-Cola «costituisce lapiù grave distorsione delle abitudini alimentari, perché por-ta all'ingestione di calorie vuote, ossia con zero proteine, vi-tamine e minerali».Richard J. Barnet e Ronald E. Müller, autori del libro "Glo-bal Reach: The Power of the Multinational Corporations",scrissero nel 1974 che la Coca-Cola era la causa dell'au-mento della denutrizione in Messico, al punto tale che le fa-miglie messicane spesso vendevano uova e polli per com-prare Coca-Cola. Coca-Cola e Pepsi-Cola sono state spessoi bersagli del sentimento antiamericano. Nel 1974, ad esem-pio, alcuni stabilimenti messicani della Coca-Cola arrivaro-no ad essere colpiti da bombe. Le multinazionali del settorealimentare producono alimenti a basso valore nutrizionaleed alto valore economico. Le reti di distribuzione dell'indu-stria delle bibite funzionano alla perfezione assicurando unfacile accesso e la disponibilità dei proprii prodotti, a qual-

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siasi ora e in qualsiasi luogo, attraverso distributori automa-tici in istituti, scuole, università e altri luoghi pubblici.

- La Coca-Cola preme per essere comprata.

Con un contratto firmato nel 1997, come si accennava inprecedenza, la scuola di Colorado Springs riceverà 8,4 mi-lioni di dollari in dieci anni per vendere 70 mila casse diprodotti Coca-Cola all'anno. La compagnia fece pressionesugli amministratori della scuola per incrementare le vendi-te dando loro un migliore ed illimitato accesso ai distributo-ri automatici e permettendo agli studenti di bere anche inclasse. La compagnia disse che pensava di estendere questostesso modello a tutta la nazione.

- La Coca-Cola dietro la privatizzazione delle terre.

Nel 1985 si appropriò di 78914 ettari di terra in Belize perinstallare una mega piantagione di agrumi che sarebberostati trattati in Florida.

- La Coca-Cola beneficia del Trattato di Libero Commer-cio.

Col Tlcan le industrie in Messico, fra cui la Coca-Cola, ini-ziarono ad importare concentrato di fruttosio da mais degliUsa a prezzi più bassi e sovvenzionati dal governo statuni-tense. Smisero così di comprare la canna da zucchero daiproduttori messicani - fatto che aggravò la crisi dei contadi-ni amplificando la migrazione verso gli Usa - ed aumentò ildebito del settore bloccando 600 mila tonnellate di zucche-

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ro. Nel 2000 il Tlcan stabiliva che le eccedenze di zuccheromessicano sarebbero entrate nel mercato statunitense, ma fulo stesso mercato ad impedirne l'entrata.I legislatori messicani misero allora una tassa sul concentra-to di fruttosio contro l'opinione del presidente Vicente Fox,che era stato presidente della Coca-Cola. Nel marzo del2003, la Camera Nazionale dell'Industria Zuccheriera edell'Alcol studiava già la possibilità di inoltrare un'istanzacontro la Coca-Cola e altre imbottigliatrici perché stavanosofisticando il dolcificante di saccarosio con sciroppo diconcentrato di fruttosio proveniente dal mais transgenicodegli Usa, così da evadere il pagamento del 20 per centoimposto alle bevande sviluppate con fruttosio («La Jorna-da», 21 marzo 2003). Verso dicembre di quello stesso anno,i legislatori approvarono una tassa del 20 per cento su ac-que minerali, bevande, bibite idratanti, sciroppi e concentra-ti che utilizzano il 70 per cento di concentrato di fruttosio;quelle fino al 30 per cento erano esenti («Cuarto Poder», 9dicembre 2003). Gli Usa presentarono una denunciaall'O.m.c. con l'appoggio di Cina, Canada, Unione Europeae Giappone.

- La Coca-Cola invade la cultura.

Santa Claus non esiste, è un'invenzione della Coca-Cola del1931. Anticamente i russi celebravano la festa di san Nico-la, patrono nazionale, ma nell'era comunista la celebrazionedelle feste religiose fu praticamente proibita. Le autorità so-stituirono san Nicola con Ded Moroz (un uomo alto, magro,con una lunga barba bianca e che vive nel bosco). «Papà In-verno» indossa un lungo mantello, un tempo blu, ora rossodorato, viaggia su una trojka, una slitta russa tirata da seicavalli. Ai bambini italiani, invece, faceva visita una strega

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buona chiamata Befana, che gli portava dei regali. Ogni cul-tura ha il proprio personaggio che porta regali ai bambini.Nel municipio indigeno di Chamula la Coca-Cola ha ungrande mercato. La strategia fu di invadere la vita culturale,politica ed economica. La Coca-Cola ha sostituito il "posh"(bevanda a base di mais fermentato) nelle feste locali. E' labevanda delle feste e di qualsiasi evento delle autorità indi-gene della regione. Si usa come medicina, viene tenuta inuna fioriera ad ogni rituale, sia esso matrimonio, festa delsanto patrono o dei defunti. Le autorità controllano anche lavendita di Coca-Cola mentre la Pepsi Cola cerca le propriestrategie per introdurre i suoi prodotti. Lo stesso però succe-de nella cultura latina e occidentale. Nel 1999 noi messicanifornimmo alla Coca-Cola Company il 10 per cento dei suoiprofitti a livello mondiale, dato che in media ogni messica-no aveva consumato 431 bicchieri da otto once, per un tota-le di oltre 16 milioni di casse-unità. Monterrey, la secondacittà più grande del paese nel nord, nella regione di NuevoLeón, ha il maggior consumo pro capite di Coca-Cola intutto il mondo (a Monterrey c'è la sede della Femsa, l'imbot-tigliatrice della Coca-Cola più grande di tutta l'America La-tina e dei Caraibi). In qualche posto, però, si può trovareuna persona che consuma più di dieci bottiglie di Coca-Co-la al giorno.All'entrata della città di San Miguel de Allende, a Guana-juato, dove gli stranieri controllano quasi il 90 per cento de-gli immobili, un cartello recita: «Benvenuti a San Miguelde Allende, territorio Coca-Cola». E' lo stesso luogo in cuiabitarono i chichimeca dalla fine del sedicesimo secolo.Il 12 dicembre, giorno profondamente religioso per i messi-cani (si celebra la festa della Madonna di Guadalupe a Tux-tla Gutiérrez, capitale del Chiapas) la Coca-Cola organizzala «Carovana natalizia della Coca-Cola» per tutta la cittàcon lo slogan «Illuminare le strade a Natale», con carri alle-

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gorici illuminati e relativa distribuzione di regali.

- La Coca-Cola vende l'acqua contaminata.

Nel 2000, a San Cristóbal in Chiapas, i risultati dei campio-ni di «acqua trattata» elaborati dal laboratorio Kampe S.A.de C.V. assoldato dalla Coca-Cola Femsa, registrarono ildoppio del piombo consentito dalle norme sanitarie, ma laproduzione non fu interrotta. Poi, in un secondo momento, iconsumatori informarono che Agua Ciel, un prodotto Coca-Cola, conteneva una lamina all'interno della bottiglia chiu-sa. Si scoprì che due lotti di Agua Ciel dello stabilimentoVillahermosa avevano i funghi, per cui alla fine ne furonoritirate dai negozi di San Cristóbal circa cento casse; alcuninegozianti si lamentarono perché il personale della Coca-Cola non diede loro alcun risarcimento in cambio delle bot-tiglie.La fabbrica di Coca-Cola a Plachimada, in India, ha conta-minato il terreno, l'acqua e l'aria sino dal 1998, anno dellasua entrata in funzione. I pozzi si sono prosciugati e la pocaacqua rimasta, in una comunità di circa 2 mila famiglie, nonè più potabile. La Coca-Cola estrae illegalmente acqua dasei pozzi ed in altri pozzi secchi getta i residui contaminati.Prima che accadesse tutto questo, la Coca-Cola iniziò a di-stribuire acqua con i camion per i villaggi. Le autorità han-no arrestato più di trecento persone che si opponevano allaCoca-Cola. Nell'ottobre del 2003 il governo minacciò dicancellare l'operazione dei pozzi. Nel gennaio del 2004 cen-tinaia di manifestanti indiani marciarono protestando controla Coca-Cola per la contaminazione dell'acqua e per la pre-senza di pesticidi nelle sue bibite.Nel 1999 il Belgio, la Francia, l'Olanda e il Lussemburgo ri-tirarono dal mercato tutti i prodotti Coca-Cola (Coca-Cola

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tradizionale, Coca-Cola Light, Coca-Cola senza caffeina,Coca-Cola Light senza caffeina, Sprite, Sprite Light, Ne-stea, Nestea Splash, Acuarius ai gusti limone, arancia e uva,Bon Aqua, acqua tonica Kinley) perché erano contaminateed erano stati registrati già duecento casi di contaminazio-ne. C'era un eccesso di anidride carbonica nelle bottiglie ela presenza di fungicidi. Furono scoperti casi di intossica-zione ed eccessiva distruzione di globuli rossi nel sangue,cosa che può causare anemia, insufficienza renale e, in casiestremi, la morte.

- La Coca-Cola genera un monopolio.

Con l'acquisto delle imbottigliatrici Panamerican Beverages(Panamco), la Femsa messicana diventò l'imbottigliatricepiù grande di Coca-Cola in America Latina e la seconda almondo dopo gli Usa. Coca-Cola Femsa annunciò che avreb-be venduto la metà delle bibite Coca-Cola in Messico, parial 40 per cento di vendite in tutta l'America Latina. Attual-mente imbottiglia, distribuisce e vende prodotti del marchioregistrato Coca-Cola in nove paesi dell'America Latina.Il governo messicano, tramite la Commissione Federale diConcorrenza (C.f.c.), ha rifiutato i contratti esclusivi cheproibiscono ad un venditore di Coca-Cola di vendere altremarche di bibite. Nel 2000 la Pepsi accusò la Coca-Cola difronte alle autorità del paese di esercitare pratiche monopo-listiche nel mercato messicano. Si associarono alla denun-cia le industrie di bibite locali Aga e Mundet. La Coca-Colafu ammonita dalla C.f.c. perché imponeva ai punti vendital'obbligo di accordi in esclusiva. Si calcolava che dei nove-cento punti vendita presenti in Messico, la Coca-Cola dete-neva l'esclusiva in centomila. Aveva anche cinquantunocontratti in esclusiva con imprese distributrici solo prodotti

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Coca-Cola, fra cui lo stadio di calcio Azteca, la Corpora-ción Interamericana de Entretenimiento (C.i.e.) per i suoispettacoli e McDonald's. A tale proposito Adriana MedinaBalladares, vice direttore della comunicazione della Coca-Cola México, ha dichiarato: «E' importante per noi garanti-re una presenza permanente della nostra marca in luoghi do-ve ci sono grandi concentrazioni di persone e in negozi do-ve il consumo è significativo».Xoxocotla è un villaggio indigeno nello Stato di Morelos,dove è più facile trovare birra e bibite che latte. Un giornola Coca-Cola avvisò i padroni dei negozi che, se volevanocontinuare a vendere i suoi prodotti, dovevano smettere divendere le bibite delle marche Pepsi e Boing. Questo nonpiacque a nessuno del villaggio 'Chi si crede di essere laCoca-Cola per decidere quello che possiamo vendere e be-re?', si dicevano l'uno con l'altro. Si riunirono in piazza edecisero che quell'impresa non sarebbe entrata nella lorocomunità.Nel 2002 l'università del Montana negli Usa firmò con laCoca-Cola un contratto in esclusiva di 4,3 milioni di dolla-ri, che provocò un boicottaggio contro il consumo di Coca-Cola fra studenti e professori. Con le autorità della città diLancaster, Filadelfia, la Coca-Cola ha firmato un accordocol quale il governo percepisce una percentuale dicendosemplicemente che la Coca-Cola è la bevanda ufficiale del-la città. Nel 1997 a Colorado Springs le scuole firmaronocon la Coca-Cola un contratto per ottenere una percentualedei profitti se venivano vendute 70 mila Coca-Cola in unanno. Le scarse vendite però obbligarono le scuole a lancia-re una campagna che permise di consumarla persino in clas-se.Già nel 1999 la Commissione Europea indagava sulla Co-ca-Cola per supposte pratiche illegali in Germania, Austriae Danimarca: sembrava che l'impresa desse incentivi illega-

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li a danno dei concorrenti. Fra tali incentivi c'era quello didare premi ai negozi che vendevano di più, o che riempiva-no gli scaffali il più possibile, e di fare sconti in esclusiva.«Le imprese più forti non possono espellere i concorrentispingendo i clienti a comprare meno i loro prodotti», ha det-to il commissario europeo alla concorrenza. La stessa Unio-ne Europea annunciò nel febbraio del 2004 che avrebbe pre-sentato accuse formali contro la Coca-Cola per concorrenzasleale: a giugno la multinazionale americana dovrà affronta-re la Comunità Europea, che la accusa di firmare accordi inesclusiva con supermercati affinché i prodotti siano espostiin prima fila.

- La Coca-Cola discrimina i lavoratori.

Sebbene il codice etico della Femsa Coca-Cola in Messicodica che «nessuno sarà discriminato per motivi di sesso, sta-to civile, età, religione, razza, capacità lavorativa, preferen-ze politiche o classe sociale», un ragazzo che lavorava aQuimiproductos a San Cristóbal, in Chiapas, fu licenziatoper aver avuto un attacco epilettico durante l'orario di lavo-ro. Inoltre, chiedono il test di gravidanza alle ragazze in cer-ca di lavoro.In Africa venne negata la concessione delle cure control'Aids ai lavoratori e alle lavoratrici e ai loro familiari,quando sono ormai decenni che l'impresa incrementa i pro-fitti grazie alla manodopera a basso costo fatta di 100 milaafricani ed africane che lavorano negli stabilimenti di que-sto continente (grazie ai quali la Coca-Cola è il più grandedatore di lavoro privato in Africa). Secondo l'I.l.o. (15) sistima che sono 20 milioni le persone infettate dall'Aids chelavorano.Nel novembre 2000, la Coca-Cola chiuse una causa pagan-

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do la cifra record di 192,5 milioni di dollari a 2 mila lavora-tori neri. La compagnia fu accusata di discriminazione raz-ziale perché negava deliberatamente agli afroamericani unapaga adeguata, promozioni e valutazioni. Il personale affer-mava che la Coca-Cola pagava gli impiegati neri circa 27mila dollari all'anno - meno della media di un impiegatobianco - ed impediva loro di ottenere promozioni interne.Nel gennaio 2002 un impiegato della Coca-Cola ha fattocausa alla compagnia per discriminazione razziale. La cau-sa fu intentata perché la compagnia «lo trattava in manierameno favorevole quanto a condizioni rispetto agli impiegatibianchi nella sua stessa situazione». L'impiegato accusa lacompagnia di negare le promozioni anche agli altri impie-gati neri.La discriminazione razziale non è un fatto nuovo per la Co-ca-Cola, che nel 1950, pur essendo la Georgia uno Stato amaggioranza nera, non aveva un solo dirigente di colore. Sisarebbe dovuta aspettare la metà degli anni cinquanta pervedere pubblicate per la prima volta sulla rivista «Ebony»,persone nere. Nel 1961 i padroni del ristorante Woolworthdi Greensboro si rifiutarono di servire Coca-Cola e hambur-ger a quattro studenti neri, cosa che suscitò proteste. Pocodopo il Congresso per l'uguaglianza razziale (Core) preteseche i neri comparissero sugli spot della Coca-Cola.

- La Coca-Cola licenzia ed uccide i lavoratori.

Il fenomeno Coca-Cola non si può comprendere senza ilneoliberismo, la voracità delle multinazionali rispetto allerisorse dei paesi, i processi di adeguamento strutturale e,inoltre, le riforme del lavoro che danneggiano i diritti dei la-voratori: il congelamento dei salari, l'eliminazione dei sin-dacati, la sparizione dei contratti collettivi di lavoro, l'elimi-

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nazione dei servizi sociali (crediti per la casa, salute...), il li-cenziamento dei lavoratori più vecchi, l'eliminazione dellepensioni, l'eliminazione della distribuzione degli utili, lapratica generale del lavoro a tempo determinato, l'appro-priazione dei risparmi dei lavoratori da parte delle banche,la diminuzione dei costi delle attrezzature di sicurezza dellavoratore, l'attuazione di licenziamenti di massa, l'estorsio-ne di ore di lavoro straordinario pena il licenziamento.Famoso è il caso dei mille lavoratori colombiani licenziatidalla Coca-Cola, le intimidazioni e le minacce ai sindacali-sti fino all'omicidio perpetrato dai paramilitari. Nel 2003 fu-rono uccisi altri lavoratori in una fabbrica di Coca-Cola inBolivia. A Tapachula, in Chiapas, la Femsa comprò l'imbot-tigliatrice Tacaná nel 2000 e la chiuse immediatamente li-cenziando gli operai della fabbrica. Negli ultimi anni in Co-lombia sono stati licenziati più di 10 mila lavoratori deglistabilimenti Coca-Cola sostituiti da manodopera a tempodeterminato.

- La Coca-Cola contro i sindacalisti.

Alcuni membri del sindacato C.r.o.c. (controllato dalla Co-ca-Cola) accusati di corruzione, aggredirono altri lavoratoridell'imbottigliatrice di Villahermosa a Tabasco (Messico)per impedire che si iscrivessero al sindacato nazionale Be-nito Juárez. Ai lavoratori dissidenti è stato impedito di faruso del proprio diritto al voto sindacale dal personale di si-curezza che custodiva lo stabilimento, in modo da permette-re agli aggressori di gettarglisi addosso picchiandoli selvag-giamente. Un centinaio di persone hanno bloccato perun'ora la strada che porta allo stabilimento, chiedendo al go-vernatore di esigere dalla Coca-Cola il risarcimento deidanni subiti e il reintegro dei lavoratori licenziati, ristabi-

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lendo così lo stato di diritto e il rispetto dei diritti umani.In Chiapas sono state licenziate almeno venticinque perso-ne. Nel 2001 negli Usa, la Coca-Cola pagò 20,2 milioni didollari per chiudere un processo in cui 1200 lavoratori so-stenevano che la compagnia rubasse loro le ore di straordi-nario. Nel 2002 nove impiegati della Coca-Cola denuncia-rono la compagnia per aver frodato ai lavoratori più di 200milioni di dollari di stipendi in quattro anni. Nelle denuncei lavoratori aggiungono che, nella compagnia, ci sono capiche manipolano il sistema elettronico di timbratura per eli-minare ore di lavoro. Altri lavoratori affermano: «Ci hannoassillato dicendoci di non andare a reclamare le ore distraordinario dai capi, perché ci avrebbero rimproverato edisprezzato».

- La Coca-Cola contamina la popolazione e l'ecosistema.

Nello stabilimento Coca-Cola in Chiapas si è verificata unaperdita di ammoniaca con conseguente danneggiamentodelle case vicine. Tempo fa, nel 1998 a Città del Messico, laCoca-Cola Export Corporation fu uno dei due stabilimenti anon applicare il programma di riduzione del 30 per cento opiù delle attività industriali per i rischi ambientali. A Pana-ma ha contaminato la Bahía, per cui ha ricevuto una multa.In India ha contaminato le terre contadine e ha preso unamulta dal governo, insieme alla Pepsi e alla Nestlé, per avermesso spot pubblicitari sulle pareti dell'Himalaya e, in spe-cial modo, su un valico di grande valore ecologico. La mul-ta, con l'accusa di «vandalismo commerciale», ammontò aquattromila euro: la motivazione della sentenza diceva chenessuna delle suddette imprese aveva chiesto il permessoper la pubblicità, causando danni irreparabili.

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- La Coca-Cola finanzia la guerra.

Nel marzo del 2003 si scatenò in Europa una campagna diboicottaggio contro i prodotti delle imprese statunitensi cheerano coinvolte nel finanziamento della guerra in Iraq o chetraevano vantaggio dalla guerra. Nelle città di Bayonne, inFrancia, gli addetti del bar Triki vuotarono nella fogna lebottiglie di Coca-Cola. A Berlino diversi ristoranti smiserodi vendere Coca-Cola. Questa campagna contro le multina-zionali statunitensi colpì anche Budweiser, Marlboro,McDonald's, Kodak, Satarbucks e Dunkin' Donuts.Nell'ottobre 2003 il governo iraniano fece alla Coca-Colauna multa di 7250 milioni di dollari per non aver rispettatoun contratto di 15 milioni di dollari firmato nel 1993 conun'impresa iraniana, oltre che di essersi impadronita di tuttele sue proprietà. La Coca-Cola Company sostiene di nonaver investito in adempimento alle sanzioni economiche im-poste dal governo Usa alla Repubblica Islamica.

- La Coca-Cola sfrutta il lavoro minorile.

Human Rights Watch ha documentato l'assunzione di bam-bini per lavori di nove ore nelle piantagioni di canna da zuc-chero nel Salvador per conto della Coca-Cola, il cui codiceetico dice: «Non si ricorrerà al lavoro minorile secondo leleggi locali». Questo lavoro prevede l'uso di machete e altricoltelli. Quasi tutti i bambini intervistati da Human RightsWatch (16) hanno detto di aver avuto ferite alle mani o allegambe tagliando le canne. Quasi un terzo dei lavoratori del-le piantagioni da zucchero del Salvador sono minori di di-ciotto anni, molti dei quali hanno iniziato il lavoro nei cam-pi ad un'età compresa fra gli otto e i tredici anni. L'Organiz-

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zazione Internazionale del Lavoro stima fra 5 mila e 30 mi-la il numero dei minorenni che lavorano nelle piantagionida zucchero salvadoregne. El Salvador stabilisce un'età mi-nima di diciotto anni per l'impiego in mansioni pericolose edi quattordici per la maggior parte delle restanti forme di la-voro. Spesso nelle piantagioni non si dispone di assistenzasanitaria, e i bambini devono pagarsi da soli le cure medi-che.

- La Coca-Cola non appoggia l'istruzione.

In Chiapas la Coca-Cola ha annunciato la costruzione diuna scuola rurale indigena. Milioni di dollari di profitto epiù di cento anni di vita: perché ora le interessa sostenerel'istruzione di bambini e bambine indigeni che sfrutta da de-cenni? La risposta è una sola: per la possibilità di privatiz-zare l'acqua.I bambini che lavorano nelle piantagioni di canna da zuc-chero nel Salvador e che vanno negli stabilimenti della Co-ca-Cola, sono soliti perdere diverse settimane o addiritturamesi interi di scuola. In una comunità rurale del nord delpaese si calcolava che il 20 per cento degli alunni dellascuola non partecipava alle lezioni durante la zafra. Altribambini abbandonavano completamente gli studi. La Coca-Cola guadagna più con la pubblicità che con il sostegnoall'istruzione. Dal 1995 al 2000 l'impresa ha mantenuto inMessico un budget annuale di 500 milioni di dollari in pub-blicità pari all'introito ottenuto ogni anno da 685 mila per-sone povere in America Latina che guadagnano meno didue dollari al giorno.

- La Coca-Cola danneggia la salute.

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Alcuni dei suoi ingredienti possono risultare nocivi per lasalute come l'acido fosforico, un corrosivo usato nell'indu-stria come additivo: serve per pulire motori o allentare vitiarrugginite. Nel corpo provoca la demineralizzazione delleossa impedendo un'adeguata assimilazione di calcio nell'or-ganismo, indebolendo le ossa ed aumentando così il rischiodi fratture. Inoltre, la combinazione di questo acido conzucchero raffinato e fruttosio limita l'assimilazione di ferro,cosa che può causare anemia e una maggiore facilità di con-trarre infezioni, soprattutto in bambini, anziani e donne in-cinte.Le bibite a base di cola contengono la caffeina, una sostan-za che può creare dipendenza: consumata in modiche quan-tità (20 milligrammi) è uno stimolante del sistema nervoso(specie se consumata fredda) e produce sensazioni gradevo-li. Se ingerita in quantità elevate (400-600 milligrammi),può provocare insonnia, tachicardia, mal di testa, persino at-tacchi di ansia. Una lattina di Coca-Cola contiene approssi-mativamente 50 milligrammi di caffeina. Tale sostanza èparticolarmente pericolosa per i bambini.La Coca-Cola contiene anche gas di carbonio, che secondola Amedec, può provocare «dipendenza psicologica». Inrealtà, bere Coca-Cola o Pepsi-Cola è come bere biossido dicarbonio. Il caratteristico colore della Coca-Cola è dovutoad un additivo, chiamato E150, che è stato associato a unacarenza di vitamina B6, fondamentale per la metabolizza-zione delle proteine e l'integrità del sangue. Una carenza divitamina B6 può causare anemia, depressione e stordimen-to, oltre a generare iperattività e basso livello di glucosionel sangue.Utilizzare concentrato di fruttosio del mais transgenico Usaper zuccherare la bibita significa mettere a rischio la salutedei consumatori, dato che l'effetto degli alimenti genetica-

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mente modificati sulla salute dell'uomo non è ancora suffi-cientemente studiato. Dall'altra parte, gli zuccheri contenutinella bibita rovinano lentamente lo smalto dei denti indebo-lendoli e causando carie. Inoltre, gli zuccheri che l'organi-smo non digerisce si trasformano in grasso, provocando so-vrappeso ed obesità. Una volta il diabete era associato asoggetti adulti, ma negli ultimi tempi è stato rilevato un au-mento di casi simili in bambini e adolescenti in sovrappeso.Attualmente, sono 22 milioni i bambini sotto i cinque annicon problemi di peso. Il diabete è una malattia che colpiscesoprattutto gli occhi, i reni, i piedi e il cuore. Una lattina diCoca-Cola contiene circa dieci cucchiaini di zucchero, e se-condo uno studio pubblicato su «The Lancet», la probabi-lità di un bambino di divenire obeso aumenta dell'1,6 percento ad ogni lattina di bibita zuccherata che beve in più algiorno.Secondo la Amedec la Coca-Cola Light, che contiene deisurrogati dello zucchero o zucchero sintetico in grandiquantità, provoca danni cerebrali, perdita di memoria e con-fusione mentale. A provocare tali disturbi è l'aspartame, dicui si paventa che possa contribuire allo sviluppo dell'Alz-heimer. Inoltre è stato segnalato che i componenti chimicidell'aspartame hanno, in caso di consumo eccessivo, altregravi conseguenze come danni alla retina e al sistema ner-voso. La Coca-Cola è stata definita nel 1998 da Multinatio-nal Monitor una delle dieci peggiori imprese perché «riem-pie i bambini americani di zucchero e acqua di soda».

- La Coca-Cola fa pressione sull'O.m.s.

Nel 2003 la O.m.s. cercava di diffondere una relazione chedescriveva i pericoli legati ad un eccessivo consumo di zuc-chero, consigliandone un uso non superiore al 10 per cento

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all'interno della dieta. Le grandi multinazionali legate allozucchero cercarono di impedire la pubblicazione di tale do-cumento. Si è saputo che l'associazione zuccheriera, com-prendente giganti come Coca-Cola e Pepsi, aveva minaccia-to pressioni sul Congresso affinché sospendesse i sussidi al-la O.m.s., se questa non avesse ritirato il documento.In una recente relazione la O.m.s. consiglia di limitare lavendita e la pubblicità di bibite gassate, il che fa supporrel'esistenza di un legame fra l'aumento di malattie comel'obesità e il diabete e il marketing aggressivo delle impresedi bibite gassate. L'obesità è una malattia che colpisce unnumero sempre maggiore di persone nei paesi industrializ-zati, e il tasso di bambini obesi è in rapida crescita. In In-ghilterra e in Scozia, ad esempio, il tasso di bambini obesifra i quattro e gli undici anni è aumentato, negli ultimi diecianni, rispettivamente del 2 per cento e del 2,8 per cento.L'obesità in età adolescenziale colpisce tutto il corpo e puòcausare, oltre a gravi problemi fisici, scompensi psicologicicome depressione, disfunzioni alimentari e bassa autostima.

Note parte ottava.

N. 12. Hermann Bellinghausen, "Agresiva campaña de Co-ca Cola de Chenalhó a Acteal", in «La Jornada», 3 novem-bre 2001.N. 13. Profeco, "Procuraduría Federal del Consumidor"(procura federale del consumatore).N. 14. Amedec, "Asociación Mexicana de Estudios para laDefensa del Consumidor".N. 15. I.l.o., "International Labour Organisation".N. 16. Si tratta della relazione "Orecchie da mercante: lavo-ro infantile pericoloso nella coltivazione della canna da zuc-chero nel Salvador" (pagg. 139).

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NONA PARTE.LA COCA-COLA... E L'ACQUA CONTAMINATA.

Fra le tante questioni oggi all'ordine del giorno, quelladell'acqua desta una preoccupazione sociale crescente per lascarsità, il prezzo sempre più alto e la difficoltà a disporne,ma anche per il desiderio smodato delle imprese di fare af-fari con tale risorsa indispensabile ad ogni essere vivente;infine per le politiche dei governi che tendono a lasciarequesta risorsa nelle mani delle imprese.Finora le privatizzazioni hanno toccato risorse tangibili eintangibili: gli odori, i colori, i sapori, i suoni e le parole,persino le fabbriche, le strade, le panchine, i porti, gli aero-porti, le ferrovie, la telefonia, le poste e altri servizi pubbli-ci come la raccolta dei rifiuti, la sicurezza, l'istruzione, lasalute, i cimiteri, le carceri o l'elettricità... Le privatizzazio-ni hanno raggiunto anche le terre, le piante, lo spazio marit-timo o lo stesso cielo. Persino l'ossigeno è in vendita. Tutta-via, per l'ambizione di accumulare ricchezza e grandi capi-tali, mancava la privatizzazione dell'ultima trincea che dàfondamento alla vita: l'acqua.Dietro ad essa vanno imprese di tutti i tipi: minerarie, idro-elettriche, automobilistiche, tessili, petrolifere, dell'allumi-nio e delle bibite come la Coca-Cola. Ancora una volta legrandi multinazionali, rappresentate dai rispettivi governi enon dai governi del popolo, facendo uso degli strumentidella globalizzazione, mettono mano al Fondo MonetarioInternazionale, alla Banca Mondiale e alla Banca Interame-ricana di Sviluppo (B.i.d.) per fare pressione sui governi invista della privatizzazione dell'acqua e lasciare in mano alle

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grandi multinazionali (già in possesso di pozzi) falde acqui-fere, fiumi e la relativa distribuzione nelle città di tutto ilmondo. Questo significa consegnare alle imprese la chiavedella vita: saranno loro ad avere il potere di decidere dellavita di migliaia di esseri umani. Si calcola che la percentua-le di acqua privatizzata in tutto il mondo si aggiri intorno al50 per cento!

- Chiapas. La Coca-Cola, con la vittoria del presidente Vi-cente Fox, sviluppò gli stabilimenti in Chiapas dotandolidella capacità di estrarre, elaborare e imbottigliare acqua at-tingendo dalla falda più ricca di San Cristóbal de las Casas,quella di Cerro Huitepec, una riserva ecologica amministra-ta dalla Ong Pronatura e segnalata come un'organizzazioneambientalista che riceve fondi dalla Coca-Cola México.Nel settembre del 2000 l'impresa Kampe, S.A. de C.V. pre-sentò alla Coca-Cola Femsa il risultato delle analisi richie-ste relative ai due pozzi di acqua da cui attinge. Alla voce«tipo di germe predominante» l'acqua del pozzo numero 2registrava la presenza del cosiddetto «enterobatterio sp».Quanto alla presenza di funghi e organismi coliformi fecali,il risultato dette esito «negativo». Kampe informò la Coca-Cola che «l'acqua trattata» nello stabilimento conteneva piùdel doppio del piombo permesso dalle autorità sanitarie, mal'impresa non mosse un dito. Due mesi dopo, i laboratoriKampe fornirono un secondo risultato. Il campione identifi-cato col numero TK-12570 di «acqua trattata» contenevapiù del doppio del piombo permesso dalle autorità sanitarie(NOM-041-SSA1). Questo significa che fra il primo cam-pione e il secondo sono state vendute e consumate milionidi casse di acqua e di bibite Coca-Cola ad alto contenuto dipiombo. Ed è possibile che prima o dopo le analisi dei duecampioni, la situazione non sia cambiata.Con l'inizio del terzo millennio i consumatori informarono

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che Agua Ciel della Coca-Cola conteneva una lamina all'in-terno della bottiglia chiusa. Si scoprì che due lotti di AguaCiel dello stabilimento Villahermosa aveva i funghi, per cuifurono ritirate dai negozi di San Cristóbal circa cento casse;alcuni negozianti si lamentarono perché il personale dellaCoca-Cola non diede loro alcun risarcimento in cambio del-le bottiglie. Eppure nel documento "Cultura Organizacio-nal" della Coca-Cola, Femsa stabilisce nel suo «principio dicondotta» che «l'attenzione al cliente garantisce la completasoddisfazione di clienti interni, esterni e consumatori, of-frendo prodotti e servizi in linea coi più elevati standardqualitativi».

- Polonia. Nell'acqua minerale Bonaqa fu trovata della rug-gine proveniente dal cattivo lavaggio dei recipienti. Così,nel 1999 la Coca-Cola decise di ritirare dal mercato polaccole bottiglie di vetro da 33 centilitri di tutte le marche vendu-te in territorio polacco, che costituivano il 12 per cento del-la produzione totale in Polonia e includevano Fanta Orange,Fanta Lemon, Coca-Cola e Coca-Cola Light, Toné, Kinleye Bonaqa.

- Panama. Nel maggio 2003 l'Autorità Nazionale dell'Am-biente comminò alla Coca-Cola una sanzione di 300 miladollari per aver contaminato il fiume Matasnillo, la Bahíade Panama e l'ecosistema della città con sostanze coloranti.

- Colombia. La Coca-Cola ha venduto bevande contamina-te, secondo quanto è stato dimostrato da un tribunale di Po-payán nel 1991.

- Belgio, Olanda, Lussemburgo, Francia. Nel 1999 il Bel-gio, la Francia, l'Olanda e il Lussemburgo ritirarono dalmercato i prodotti Coca-Cola perché contaminati, e consi-

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gliarono di non consumare quelli già venduti, visto che era-no stati registrati già duecento casi di contaminazione. C'eraun eccesso di anidride carbonica nelle bottiglie della fabbri-ca di Amberes (nord del Belgio) e topicidi nei pallet per tra-sportare lattine di Coca-Cola prodotta a Dunkerque (Fran-cia). Il governo francese sospese anche il commercio di al-cuni prodotti Coca-Cola. I medici scoprirono in alcuni degliintossicati, un'eccessiva distruzione di globuli rossi nel san-gue, cosa che può causare anemia, insufficienza renale e, incasi estremi, la morte. I prodotti ritirati furono Coca-Colatradizionale, Coca-Cola Light, Coca-Cola senza caffeina,Coca-Cola Light senza caffeina, Sprite, Sprite Light, Ne-stea, Nestea Splash, Acuarius ai gusti limone, arancia e uva,Bon Aqua e acqua tonica Kinley.

- Inghilterra. Nel marzo del 2004 la Coca-Cola riconobbeche l'acqua della marca Dasani venduta in bottiglie da mez-zo litro, era acqua comune e corrente proveniente dai rubi-netti. La Coca-Cola cominciò subito a ritirare 500 mila bot-tiglie dal mercato denunciando di aver trovato tracce di bro-mato superiore ai limiti di legge. Secondo l'agenzia Reuters,circa due bottiglie su cinque di acqua venduta nel mondocontengono acqua di rubinetto invece che acqua di fonte.

- India. La fabbrica di Coca-Cola a Plachimada, in India, hacontaminato il terreno, l'acqua e l'aria sin dal 1998, annodella sua entrata in funzione. I pozzi si sono prosciugati e lapoca acqua rimasta, in una comunità di duemila famiglie,non è più potabile, oltre al fatto che si sono manifestate ma-lattie della pelle. Ai contadini la Coca-Cola «regalò» ancheil fango tossico dello stabilimento come fertilizzante. LaCoca-Cola estrae illegalmente acqua da sei pozzi e in altripozzi secchi getta i residui contaminati. I suoi prodotti con-tengono, inoltre, pesticidi, insetticidi ed altri elementi can-

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cerogeni come cadmio, malation e lindano che causano ilcancro anche nelle comunità indigene del Chiapas. Di fron-te a questo la Coca-Cola cominciò a distribuire acqua neicamion per i villaggi. La popolazione ha protestato e leautorità hanno arrestato più di trecento persone che si oppo-nevano alla Coca-Cola.Nell'agosto e nel settembre del 2003, la polizia represse ma-nifestazioni pacifiche contro la Coca-Cola. In ottobre il go-verno minacciò di cancellare l'operazione dei pozzi mentreil parlamento indiano proibì la vendita di prodotti Coca-Co-la e Pepsi-Cola nei caffè. Nel gennaio del 2004 centinaia dimanifestanti marciarono in India protestando contro la con-taminazione causata dalle bibite Coca-Cola e Pepsi-Cola.Fra le marche contaminate figuravano: Coca-Cola, Fanta,Pepsi, Pepsi Light, Mirinda all'arancia e al limone, Seven-Up, Sprite. Lo studio del Centro Scientifico dell'Ecosistemarilevò nelle bibite una quantità di pesticidi trenta volte (Co-ca-Cola) e trentasei volte (Pepsi-Cola) superiore di quellapermessa dalla regolamentazione europea. Tutte conteneva-no D.D.T., che nell'essere umano può provocare cancro odanni seri al sistema immunitario. Nell'aprile del 2003, del-le settemila persone che protestarono contro la Coca-Colaper l'annullamento dell'accordo secondo cui la multinazio-nale poteva estrarre 75 mila litri di acqua al giorno in unaregione che soffre di mancanza di acqua, ne furono arresta-te 1900.La Coca-Cola Company vende ed è padrona di più di 324tipi di bibite in tutto il mondo. Fra queste ci sono:A&W, Ades, Alive, Almdudler, Ambasa, American, Andi-frut, Andina Nectar, Aqua, Aquactive, Aquana, Aquarius,Aqvaris, Arwa, Aybal, Bacardi Mixers, Barq's, Beat, Belte,Beverly, Bibo, Bimbo, Bimbo Break, Bistrone, Bjare,BlackFire, Bom Bit Maesil, Bonaqua/Qa, B.P.M., BrightAnd Early, Bum, Buzz, Coca-Cola senza caffeina, Coke

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light/diet Coke senza caffeina, Cai King, Calypso, CanadaDry, Canning's, Cappy, Caprice, Carvers, Ciel, Citra, Coca-Cola, Cocoteen, Coke II, Cresta, Cristal, Crush, Crystal,Cumberland Gap, Chafresco, Chaho, Charrua, Cheers,Cherry Coke, Chinotto, Chinotto Light, Chippewa, Chival-ry, Dannon, Dasani Water, Delaware Punch, DESCA, dietA&W, diet Almdudler, diet Andina Nectar/Andina NectarLt, diet Barq's, diet Canada Dry, diet Coke/Coca-Cola light,diet Coke/Coca-Cola light al limone, diet Crush, diet Char-rua, diet Cherry Coke, diet Dr Pepper, diet Fanta, diet IncaKola, diet Kia Ora, diet Krest, diet Lift, diet Lilt, diet MelloYello, diet Minute Maid Soft Drink, diet Mr Pibb, diet Ne-stea Cool, diet Nestea/Nestea Light, diet Oasis, dietSchweppes, diet Sprite/Sprite Light, diet Squirt, diet Tai,diet Vanilla Coke, Disney Hundred Acre Wood, DisneyXtreme Coolers, Doma, Dr Pepper, Drim, Eight O'Clock,Eight O'Clock Fountain, Eight O'Clock Litro Pack, Em-blem, Eva, Evian, Fanta, Finley, Fioravanti, Five Alive,Fontana, Fraser & Neave, Freezits, Fresca, Frescolita, Fre-skyta, Frestea, Frisco, Frugos, Fruit Labo, Fruit Tree , Frui-tia, Fruitopia, Fruitopia Tea, Fruktime, Frutina, Frutonic,Funchum, Georgia, Georgia Club, Georgia Gold, Gini, Gi-ra, Gold Spot, Grand Blue, Grapette, Guaraná Jesus,H2OK, Hanul Yeon Cha, Hawai, Hi Spot, Hi-C, Hit, Hori-zon, Huang, Ice Cold Mix, Ice Dew, Ice Mountain, Inca Ko-la, Itu, Izvorul Alb, Jaz Cola, Jet Tonic, Jinmeile, Jolly Jui-ce, Joy, Jurassic Well, Kapo, Kapo Axion, Kapo Super Po-wer, Kia Ora, Kilimanjaro, Kin, Kin Light, Kinley, K.M.X.,Kochakaden, Koumi Soukai, Krest, Kuat, Kuat Light, Kuli,Leafs, Lift, Lilt, Limca, Limonade, Linnuse, Love Body,Maaza, Mad River, Magnolia, Magnolia Funchum, Magno-lia Zip, Manzana Mia, Marocha, Master Chili, Master Pour,Mazoe, Meijin, Mello, Mello Yello, Mer, Mezzo, Miami,Mickey Mouse, Migoro-Nomigoro, Milo, Minaqua, Minute

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Maid, Minute Maid Juice To Go, Minute Maid Soft Drink,Mireille, Mr Pibb, Nagomi, Nalu, Namthip Water, Natua,Nectarin, Nescafe, Nestea, Nestea Cool, Nestle, Nevada,New Vegitabeta, Nihon Alps Mori No Mizudayori, NordicMist, Northern Neck, Nusta, Oasis, Odwalla, O.K., Old Co-lony, Paani, Parie, Pepe Rico, Pilskalna, Planet Java, Play,Pocket Dr, Poiana Negri, Poms, Ponkana, Ponkana LitroPack, Pop, Portello, POWERade, POWERade Light, Priva-te Label, Pulp, Pump, Qoo, Quatro, Ramblin' Root Beer,Real Gold, Red Flash, Red Lion, Refresh Tea, Rimzim, Rio,Ripe N Ready, Risco, Riwa, Roses, Royal Tru, Samurai,Santiba, Santolin, Sarsi, Saryusaisai, Schweppes, Seagrams,Seasons, Seiryusabo, Seltz, Sensation, Sensun, Senzao,Shock, Simba, Simply Apple, Simply Orange, Slap, Smart,Sokenbicha, Solo, Sonfil, Soonsoo, Sparkle, Sparletta,Sparletta Iron Brew, Splash, Sport, Sports Plus, Sprite,Spur, Squirt, Stoney Ginger Beer, Sun Valley, Sunfill, Sun-kist, Supa, Superkools, Surge, Tab, Tab Clear, Tab X-Tra,Tahitian Treat, Tai, Tasters Choice, Tavern, Tea World Col-lection, Thums Up, Tian Yu Di, Tiky, Top, Toppur, Tropi-cal, Tuborg, Turkuaz, Tutti, Urge, Vanilla Coke, Vegitabeta,VICA, Vita, Vital, Vital O, Vitingo, Wannabe, Water Salad,Wink, Winnie the Pooh, Yangguang, Youki, Yumi, Zip.(TangaWorld).

DECIMA PARTE.LA COCA-COLA IN MESSICO. L'ACQUA TREMA.

Le multinazionali vanno sempre più nella direzionedell'economia globalizzata. La Coca-Cola Company giunseall'apice del potere in Messico, quando Vicente Fox, che ne

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era stato presidente, approdò alla presidenza della repubbli-ca nel 2000. Da allora le industrie di bibite ottengono mag-giori concessioni di acqua, esenzioni dalle tasse, diminuzio-ne di dazi e quote d'importazione. Se al tempo del presiden-te Carlos Salinas de Gortari (1988-1994) uno degli impren-ditori più favoriti è stato Carlos Slim, che è rimasto con laTelmex e attualmente è il ricco più ricco dell'America Lati-na e dei Caraibi, nell'attuale sessennio è la Coca-Cola Fem-sa di Monterrey (una delle imbottigliatrici di Coca-Cola inMessico) la più grande in America Latina e nei Caraibi. Co-sì le multinazionali messicane come Femsa, Telmex, Mase-ca, Bimbo e Cemex non sono diverse dalle multinazionaliamericane, europee o asiatiche. Tutte sfruttano il paese e lagente con cui hanno a che fare. Per questo al World SocialForum, ed in altri scenari altromondisti continentali e regio-nali, viene ripresa la campagna di boicottaggio contro laCoca-Cola (17).La Coca-Cola Company ha più ricchezze di molti paesi lati-noamericani, caraibici o africani. In Messico ha compratoquasi tutte le marche di bibite del paese e vanta le maggioriconcessioni per l'estrazione dell'acqua. Ecco alcuni dei pro-dotti venduti dalla Femsa: Coca-Cola, Coca-Cola Light,Sprite, Fresca, Diet Sprite, Fanta, Agua Ciel, Sidral Mun-det, Beat, Senzao, Delaware Punch, Manzana Lift, ExtraPoma, Etiqueta Azul, Power Ade, Nestea, Adventures, Ciele Ciel minerale. La sola Coca-Cola Femsa dispone in Mes-sico di dodici stabilimenti in nove entità: Los Reyes eCuautitlán (México), Apizaco (Tlaxcala), Morelia (Michoa-cán), Villa hermosa (Tabasco), Juchitán (Oaxaca), San Cri-stóbal de las Casas (Chiapas), Coatepec (Veracruz), Sabinoe Cedro (distretto federale) e Querétaro).La sola Coca-Cola Femsa stima di vendere 29 milioni di li-tri di bevanda al giorno ad oltre 169 milioni di consumatoriin America Latina. Significa che Coca-Cola Femsa consu-

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ma tanta acqua quanta ne consumano al giorno circa14.500.000 persone (calcolandone due litri al giorno a per-sona).La crescita dell'industria di bibite in Messico e in qualsiasipaese ha almeno tre conseguenze immediate: pressione suterre, boschi e acque. Tale pressione viene esercitata sullapopolazione indigena e contadina che possiede la terra, esulle leggi del paese col fine di garantire alle imprese il pos-sesso di tali risorse. Per questo non sono casuali i problemiche sta creando nella campagna messicana il Programma diCertificazione dei Diritti dell'Ejido e del Suolo Urbani (Pro-cede) intorno alla privatizzazione della terra promosso dalleIstituzioni Finanziarie Internazionali (F.m.i., B.m., B.i.d.).Tali istituzioni esercitano una forte pressione anche coi fi-nanziamenti per l'approvazione di leggi sulle acque del pae-se, lo spostamento degli indigeni e dei contadini dalle AreeNaturali Protette (A.n.p.), dalle montagne e dai boschi.

- Storia della Coca-Cola in Messico.

Oltre agli Stati Uniti e al Canada, la bibita Coca-Cola arrivòin Messico nel 1898, e la presenza della marca è datata nelpaese sin dal 1903. Dal 1915 si utilizza un'unica e sola bot-tiglia per l'imbottigliamento in tutto il mondo. Durante i pri-mi anni della Coca-Cola in Messico, esistevano quattro Co-ca-Cola diverse registrate con lo stesso nome, come anche aCuba e nelle Bermuda. Nel 1926 la Coca-Cola cominciò adessere imbottigliata nelle città di Tampico, Monterrey, Sal-tillo, Chihuahua, Guadalajara e Mérida, nel 1928 a Puebla ea San Luis Potosí e nel 1932 nel Distrito Federal dalla dittaMundet fino al 1936, anno in cui termina il contratto e na-sce l'Industria Imbottigliatrice Messicana S.A. L'imbotti-gliatrice di San Luis Potosí scompare e la città rimane senza

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stabilimento fino al 1942.Quasi cento anni dopo l'arrivo in Messico, nel 1989 la Co-ca-Cola diventa la prima marca pubblicizzata allo Zócalo diCittà del Messico. Verso il 1998, col crollo del prezzo delpetrolio, un litro di greggio d'esportazione - la principalefonte di introiti per il governo - valeva quasi dieci volte me-no di un litro di Coca-Cola. Agli inizi di questo decennio,l'acquisto di concentrato di fruttosio proveniente dal maistransgenico degli Usa era sostituito dallo zucchero di canna,il che contribuì al peggioramento della crisi del settore sac-carifero del paese.

- I messicani, i maggiori consumatori di Coca-Cola.

Attualmente le marche Coca-Cola hanno catturato l'80 percento del mercato messicano, il più grande del mondo dopoquello statunitense. I messicani consumano più bibite diqualsiasi altro paese del mondo. Nel 1999 i messicani ga-rantirono alla Coca-Cola Company il 10 per cento dei suoiprofitti mondiali: quell'anno il consumo medio di ogni mes-sicano fu di 431 bicchieri da 1/4 di litro che, sommati, die-dero oltre 16 milioni di casse-unità. Monterrey, la secondacittà più grande del paese dove c'è la sede della Femsa, ha ilmaggior consumo pro capite di qualsiasi altra città del mon-do. Ovunque però è possibile trovare una persona che con-sumi più di dieci bottiglia di Coca-Cola al giorno, compresele comunità indigene del Chiapas.Secondo l'Amedec (Associazione messicana degli studi perla difesa del consumatore) la qualità dell'acqua potabile ècosì scadente da indurre al consumo di bibite, cosa che «co-stituisce la più grave distorsione delle nostre abitudini ali-mentari» perché porta all'ingestione di calorie inutili, conun contenuto di proteine, vitamine e minerali pari a zero.

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Potremmo aggiungere che della mancanza di acqua potabilenelle comunità indigene e rurali, approfitta la Coca-Cola.Le cifre sono discordanti. C'è chi dice che i messicani con-sumano centosessanta litri di bibite all'anno e chi 273 botti-glie all'anno. Comunque sia, i messicani sono i maggioriconsumatori di bibite e l'aumento annuale del consumo siattesta intorno a una media del 6 per cento, sebbene il boi-cottaggio della Coca-Cola gli tolga diversi punti. Secondola Femsa, in Messico il consumo pro capite medio annualeè di 483 bibite da 1/4 di litro. La multinazionale stima chedal 2001, l'80 per cento della popolazione messicana beveCoca-Cola almeno una volta alla settimana. Quell'anno lan-ciò un nuovo slogan: «La vita ha sapore».Dagli anni cinquanta gli slogan si sono evoluti: «Segno dibuon sapore», «Coca-Cola rinfresca alla grande» (anni ses-santa), «La scintilla della vita» e «Coca-Cola è così» (annisettanta), «La sensazione vive» (anni ottanta), «Always Co-ca-Cola» (anni novanta) e «Vivila» (2000).

- Gli amici di Fox ed altri imprenditori.

Nel luglio del 2003, il giornale «El Independiente» chiarì lerelazioni fra Vicente Fox e gli imprenditori dello zucchero edella Coca-Cola e le concessioni di acqua dei principali fiu-mi del paese. Oggi Carlos Ahumada, ex direttore e padronede «El Independiente», si trova in prigione.Il presidente Vicente Fox (2000-2006) è stato per molti annimanager della Coca-Cola. Durante la campagna presiden-ziale, il cosiddetto gruppo «Amici di Fox», capitanato daLino Korrodi, percepì somme milionarie da diversi settoriimprenditoriali che l'Istituto Federale Elettorale (I.f.e.) di-chiarò illegali. Fra queste elargizioni figuravano somme ap-portate da imprenditori dello zucchero ed imbottigliatori

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della Coca-Cola. Il sostegno per ottenere la presidenza fu ri-compensato con sette concessioni sull'uso dell'acqua solonei primi anni del suo governo ad un costo di 2054 pesosl'una, e con permessi la cui durata era compresa fra cinque ecinquant'anni con la possibilità di ottenere una proroga perlo stesso periodo, pur in presenza di regioni scarsamente ri-fornite di acqua.Sebbene dal 2000 fino al luglio 2003 erano state date alleimbottigliatrici dieci concessioni per oltre 4 milioni di metricubi di acqua, dal 1994 ne sono state date a sedici imbotti-gliatrici altre ventisette in dieci Stati e su quindici fiumi:cinque ad Aguascalientes, due a Zacatecas, cinque a Jali-sco, tre a Colima, uno a Coahuila, cinque a Durango, uno aZacatecas, tre a San Luis Potosí, uno a Guerrero, uno a Mo-relia. La concessione più grande è toccata nel 2001 all'im-bottigliatrice di Cuernavaca per un totale di 1.353.000 metricubi di acqua sotterranea prelevata dal bacino del fiumeBalsas.Delle ventisette concessioni, diciannove sono per l'estrazio-ne dell'acqua dai bacini e otto per lo scarico dei rifiuti.L'estrazione totale relativa a tali concessioni è di 9.422.990metri cubi di acqua all'anno, equivalente a 27.713.013.590lattine di Coca-Cola. In altre parole, se un metro cubo di ac-qua è uguale a mille litri, e una persona ha bisogno media-mente di tre litri di acqua al giorno in condizioni normali,l'acqua concessa alle imprese equivale a 8,6 milioni di annidi consumo giornaliero di una persona. Oltre a queste im-bottigliatrici, altre tre hanno acquisito concessioni: l'imbot-tigliatrice Ameca (Jalisco), l'imbottigliatrice Coahuila (Coa-huila) e l'imbottigliatrice Gómez Palacio (Coahuila). Questediciannove imbottigliatrici, che hanno raddoppiato i profitticon l'aiuto del governo, appartengono al gruppo Continentale agli imprenditori Purita Leonor Guillermo Prieto Rivera eRobert J. Dotson Castrejón (rispettivamente presidente del

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consiglio di amministrazione e tesoriere del gruppo Conti-nental), amici del presidente Fox, che hanno collegato le lo-ro tubature alla risorsa oggi coinvolta nello scontro per laprivatizzazione più importante del mondo: l'acqua.Gli imprenditori di bibite sono anche padroni di piantagionidi canna da zucchero, comprate durante i sei anni di presi-denza di Miguel de La Madrid Hurtado e che sono usati perdolcificare la Coca-Cola. Due anni fa alcune di queste pian-tagioni vennero riacquisite dal governo, che le comprò da-gli imprenditori quando ci fu il crollo dell'industria dellozucchero. A questo proposito il consorzio Continental conla sua filiale Promotora Azucarera S.A. (Piasa) è accusatodalle autorità federali elettorali di finanziare i fondi degliAmici di Fox. Eppure «non accadrà nulla» finché sarannovicini al presidente, a differenza di quanto succede con lefrodi dell'opposizione letteralmente sbandierate dai media eche, rispetto a quelle del partito attualmente al potere, sonoassai minori.

- La preparazione della Coca-Cola.

Per preparare la bibita di Coca-Cola, oltre allo sciroppo del-la formula, l'imbottigliatrice utilizza acqua, alcuni concen-trati (aromatizzanti, coloranti e conservanti), zucchero raffi-nato e biossido di carbonio (CO2). L'imbottigliatrice confe-ziona il prodotto con la bottiglia, il tappo e l'etichetta. Tra-dizionalmente, la Coca-Cola vende la licenza a concessio-nari locali, che garantiscono tutti gli investimenti tranne ilconcentrato della formula. Con i Trattati di Libero Commer-cio (T.l.c.) la Coca-Cola ha cambiato strategia. Per le imbot-tigliatrici in territorio Usa si è servita, in alcuni casi, di im-prese statunitensi. Per le imbottigliatrici estere, invece ditrasferire lo sciroppo, utilizza un concentrato in polvere ma

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senza zucchero, delegando tale operazione agli imbottiglia-tori.Prima, si prepara lo sciroppo semplice tramite il mix di zuc-chero raffinato o chiarificato (eliminazione del colore bru-no) e acqua presumibilmente purificata, dato che in Chiapas- ma anche in altri paesi - la Coca-Cola ha distribuito i suoiprodotti con acqua contaminata da piombo e altri residui. Ilmix viene fatto in cisterne di acciaio inox in cui si miscelacontinuamente fino ad ottenere un miele di colore chiaro.Poi, si trasferisce lo sciroppo semplice in altre cisterne perla preparazione finale, cui viene aggiunto il contenuto didue recipienti di concentrato che contengono aromatizzanti,coloranti e il conservante (acido fosforico). Si mescola co-stantemente fino ad ottenere una preparazione scura e den-sa, dal colore e sapore caratteristici. Questa viene poi im-messa, nella sala di imbottigliamento, in un mixer che auto-maticamente la mescola con acqua purificata e biossido dicarbonio a basse temperature, in modo da far dissolvere ilgas adeguatamente. Le basse temperature si ottengono gra-zie ad un sistema di refrigerazione a base di ammoniaca, ilche spiega il fortissimo odore che tempo fa la fuga di am-moniaca causò a San Cristóbal de Las Casas. Infine, la be-vanda preparata viene inviata alla macchina che si occupadel travaso.Gli imbottigliamenti si susseguono uno dietro l'altro nell'ap-posita macchina di forma cilindrica, il cui sofisticato siste-ma a rubinetti (diversi secondo la quantità) dosa la bibita agrande velocità. Tutte le macchine adibite al riempimentosono dotate dei rispettivi sistemi di distribuzione automati-ca dei tappi. Poi viene messa l'etichetta: ce n'è una per ogniformato. In una parte ben visibile viene impresso un codicecon la data di scadenza, il numero dello stabilimento, l'ora,il lotto e la catena di produzione da cui proviene. Poi si vaall'imballaggio, dove dei macchinari raggruppano ed impac-

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chettano automaticamente bibite prima di essere messe suuna pedana. Queste vengono, infine, portate in magazzino,in attesa di essere distribuite all'interno o all'estero. Nel ca-so di alcune comunità indigene del Chiapas, i distributoripossono essere addirittura le stesse autorità, come abbiamovisto, che esercitano pressioni sulla comunità allo scopo diaumentare o mantenere una quota di consumo settimanaledella bibita.

- Al World Social Forum.

I problemi generati dalla multinazionale in molte regioni alivello economico, politico, culturale e sanitario, o le viola-zioni dei diritti umani e del lavoro, hanno meritato un'im-portante attenzione da parte del più grande organismo mon-diale altromondista: il World Social Forum. Oggi il boicot-taggio dei prodotti Coca-Cola è in crescita. In Chiapas, unboicottaggio di questa entità determinerebbe nelle comunitàuna vera rivoluzione economica, politica e culturale, per-mettendo di vedere più chiaramente ciò che l'acqua neradella Coca-Cola impedisce di vedere.

Note parte decima.

N. 17. Confer www.sitiocompa.org e www.ciepac.org.

UNDICESIMA PARTE.LA COCA-COLA IN CHIAPAS. I DIRITTI DEI LAVO-RATORI.

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- La storia.

Negli anni venti, nella città di Tuxtla Gutiérrez, nasce, fon-data da Camilo Espinosa, l'imbottigliatrice Fábrica de Ga-seosas Sin Rival, che creerà la bibita Sin Rival. La distribu-zione delle bibite si faceva coi sacchi e i percorsi eranoquelli di oggi; il territorio si divideva in "rumbos" (18) e idistributori, che si chiamavano rumberos, raccoglievano dimattina le bottiglie vuote e la sera le sostituivano con unprodotto nuovo. Nel 1948 i fratelli Zavaleta Torres compra-rono l'attività e ne modificarono la ragione sociale. Nel1952 l'imbottigliatrice Sin Rival inizia a produrre Coca-Co-la nell'unico formato da 6,5 once, il primo dell'era Coca-Co-la in Chiapas. Nel 1966 i fratelli Zavaleta vendono l'imbot-tigliatrice al gruppo Dalton & Cambell. Nel 1980 è acqui-stata dal Gruppo Visa che in seguito diventerà Coca-ColaFemsa. E' il 1984 l'anno in cui la Coca-Cola sostituisce labibita Sin Rival con la Fanta.Nel 1994 lo stabilimento di Tuxtla Gutiérrez chiude permancanza di acqua e la sua crescente durezza (alto contenu-to di calcio). Rimane solo lo stabilimento di San Cristóbalde las Casas, presente dal 1994, anno in cui fu ristrutturatoe adattato a coprire la domanda di mercato del posto. E' lostesso anno della rivoluzione zapatista, e la Coca-Cola eral'unica che poteva entrare nelle regioni del conflitto armatoper la consegna delle merci. Il nome Sin Rival fu portatodall'impresa fino al 1 aprile del 2000, quando fu cambiatoin Inmuebles del Golfo S.A. de C.V. Nel 2000 la Femsacompra lo stabilimento Tacaná nella città di Tapachula e lochiude lo stesso anno licenziando tutti gli operai della fab-brica consolidando il proprio monopolio nello Stato. Lo sta-bilimento era piccolo e bisognava investire molto denaroper aumentare il volume della produzione (ad esempio, bi-

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sognava costruire uno stabilimento di acque residue da unmilione di dollari) per cui era più economico prendere pro-dotti dalle filiali di San Cristóbal, Villahermosa, Juchitán eOaxaca. Sembra che l'interesse principale della Femsa eral'area delle vendite.Fino al 2002, per l'imbottigliamento di Coca-Cola e bevan-de aromatizzate in bottiglie di vetro e plastica col vuoto arendere, si poteva contare su una sola rete di produzione.Nel maggio del 2002 si introduce una seconda linea di pro-duzione specializzata nell'imbottigliamento di formati inplastica col vuoto a perdere, aumentando così il consumo diacqua. Nel 2004 uomini facoltosi di Oaxaca costruiscono,nel municipio costiero di Arriaga, la Embotelladora de Re-frescos Gugar con un investimento di 65 milioni di pesos: siprevedono 150 lavoratori diretti e 450 esterni. Per far passa-re l'accesso all'acqua, alle strade e alle agevolazioni per l'in-vestimento concesse dal governatore Pablo Salazar, fu altre-sì reso noto che in quel municipio sarebbe stato installatouno stabilimento della Omnilife, impresa specializzatanell'elaborazione di additivi alimentari nelle bevande.In Chiapas il 60 per cento del mercato delle bibite è control-lato dalla Coca-Cola, il 30 dalla Pepsi, il 5 dalla Big Cola eil 5 da altre bibite. Attualmente, la Pepsi-Cola possiede unostabilimento d'imbottigliamento a Tuxtla Gutiérrez, che sichiama Embotelladora Central Chiapaneca.

- La concorrenza sleale.

Molti negozi vengono obbligati a vendere esclusivamenteCoca-Cola. Ma nelle comunità indigene la situazione non èmigliore. In una comunità della regione di Altos in Chiapas,una famiglia decise di boicottare la Coca-Cola e chiese allaBig Cola di rifornirla della sua bibita. Quando arrivò il ca-

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mion della Coca-Cola, il conducente propose loro due bibi-te di Coca-Cola in cambio di una di Big Cola. In un altronegozio il conducente che distribuiva Coca-Cola disse alpadrone che la Big Cola apparteneva alla Coca-Cola, cheora era di buona qualità e che le avrebbe ritirate in cambiodi più bottiglie di Coca-Cola. In nome degli affari e del pro-fitto non si tiene conto di nulla. Ad esempio il C.e.F. (19)dice: «Si devono evitare raffronti falsi o ingannevoli conprodotti o servizi equivalenti offerti dalla concorrenza». Unaltro articolo dice che «La Femsa non stipulerà alcun accor-do che pretenda la limitazione del libero gioco del mercatoin cui opera e non userà mezzi impropri per migliorare lasua competitività nei suddetti mercati». Dice anche che «iconsiglieri, i dirigenti e gli impiegati della Femsa devonoevitare il più possibile commenti o dichiarazioni sulla con-correnza, e qualora sia necessario, devono essere giusti,obiettivi e completi».

- La pubblicità oltraggiosa.

La multinazionale ha usato per i suoi enormi spot, bambineindigene che sorridono con una Coca-Cola in mano. All'ini-zio del 2004, Coca-Cola Femsa lanciò nuovi messaggi. Unorecitava: «Non sei brutto, hai personalità. Bevi Coca-Cola».Questa pubblicità offensiva non rientra nei canoni del C.e.F.secondo cui «la comunicazione attraverso la pubblicità e ilmarketing delle unità commerciali della Femsa dovrà esse-re:

a) legale, decente, onesta, veritiera e conforme a principi digiusta competitività e di buon esercizio degli affari;b) preparata con debito senso di responsabilità sociale e ba-sata su principi di onestà e buona fede;

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c) verificabile e scevra da elementi che possano indurre adun'interpretazione sbagliata delle caratteristiche dei prodottie dei servizi offerti dalla Femsa;d) rispettosa dei valori morali e tesa ad evitare circostanzenon etiche che ledano l'integrità e la dignità umana o usinosimboli culturalmente offensivi riguardo a sesso, razza, reli-gione, classe sociale od orientamento politico».

- La Coca-Cola e il Municipio.

Ma gli affari della multinazionale non vengono da soli, bi-sogna essere in combutta con le autorità locali. A San Cri-stóbal de Las Casas è normale sentire dalla gente che l'im-presa ha «donato» una jeep ultimo modello all'ex sindaco.Vero o no, ecco la testimonianza di un lavoratore: «In un'oc-casione invitammo il sindaco Mariano Díaz con la famigliaad una visita allo stabilimento dove gli furono dati souvenired offerte visite guidate per ottenere da lui l'appoggio perampliare lo stabilimento». Poco dopo fu concesso il secon-do pozzo per aumentare la produzione e l'uso dell'acqua. Ariguardo il C.e.F. dice: «I consiglieri, i dirigenti e gli impie-gati che hanno legami con le autorità devono riservare loroun trattamento gentile e rispettoso, riconoscendo le loroqualità tout court e creando un'atmosfera di apertura e fidu-cia che faciliti la discussione degli affari e la stipula degliaccordi (...). Tutti gli accordi, le pratiche e le relazioni tenu-te in rappresentanza dell'impresa con dipendenti o funziona-ri del governo dovranno essere portati a termine secondo leleggi vigenti».

- La sicurezza dei lavoratori.

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Un testimone ha affermato: «Ci fu una fuga di ammoniacanella sala del mixer (che mescola lo sciroppo, il gas di car-bonio e l'acqua a basse temperature) della Linea 2, mentrela Linea 1 era in fase di produzione. Il capo della Linea 2ordinò di dare l'allarme e il personale fu evacuato in un luo-go sicuro fino al cessato pericolo mezz'ora dopo. In seguitoil capo della linea ci informò che l'avevano strigliato peraver interrotto la produzione della Linea 1, che infatti erastata ferma per un'ora». La cosa curiosa è che agli impiegativiene sempre detto che la Coca-Cola Femsa ha quattro di-rettrici fondamentali che, nell'ordine, sono: sicurezza, qua-lità, volume e costi. In realtà, invece, le priorità sono inver-tite. Inoltre, il C.e.F. stabilisce che «la Femsa individua nel-la tutela dell'ecosistema una propria responsabilità sociale»,per cui verranno realizzate le azioni necessarie per assicu-rarsi che:

1. «vengano valutati in anticipo i cambiamenti significativinegli stabilimenti e nei processi industriali per prevenire al-terazioni avverse all'ecosistema;2. «vengano rinforzati i procedimenti effettivi in risposta al-le possibili emergenze per ridurre al minimo l'impatto di in-cidenti non prevedibili;3. le emissioni nell'atmosfera, gli scarichi del drenaggio, lamanipolazione e il confinamento di rifiuti solidi non causi-no impatti ambientali gravissimi e che gli incidenti ambien-tali vengano prevenuti».

L'ammoniaca è un refrigerante industriale che serve perghiacciare la bibita e ottenere una carbonatazione ottimale.Viene immagazzinata allo stato liquido in un sistema chiusoe fatta circolare nella sala mixer per abbassare la temperatu-ra. Un'altra fuga di ammoniaca si è verificata nel 2002 nellostabilimento di San Cristóbal durante i lavori di ampliamen-

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to: anche questo sistema dell'ammoniaca doveva essere svi-luppato secondo la nuova linea di produzione e, al momen-to della manovra per le nuove connessioni, venne apertauna valvola sbagliata. La fuga interessò l'area dei compres-sori dell'ammoniaca in cui c'erano almeno tre persone dellamanutenzione, che fecero in tempo ad uscire subendo unalieve intossicazione. Per controllare la fuga intervennero ipompieri, ma la valvola fu chiusa da un fornitore che inquel momento si trovava nello stabilimento con una ma-schera di fortuna, perché gli appositi respiratori non funzio-navano. Le famiglie del quartiere vicino non potevano fug-gire dall'esalazione di ammoniaca che invadeva le loro ca-se. Dieci anni or sono c'è stata una terribile fuga di ammo-niaca nello stabilimento della città prospiciente di Tapachu-la, dovuto alla rottura di una tubatura che trasportava l'am-moniaca nella sala d'imbottigliamento. Disgraziatamentel'ammoniaca cadde su alcuni lavoratori uccidendone due.A riguardo il C.e.F. dice: «I responsabili delle diverse unitàdi produzione dovranno intraprendere azioni per assicurareil compimento dei seguenti obiettivi di salute e sicurezza:

a) provvedere e mantenere sicuri e sani le zone di lavoro;b) disporre e mantenere un ambiente di lavoro adeguato;c) sviluppare una coscienza di sicurezza nel personale.

- Gli affari interni.

L'articolo 9 del C.e.F. sostiene che «nessun consigliere, diri-gente o impiegato può usare il nome della Femsa o quellodelle sue imprese, così come le altre risorse, in attività per ilproprio tornaconto personale». Eppure un testimone ha af-fermato: «Quando uscivo per andare a comprare cibo percorsi o riunioni, il direttore dello stabilimento mi ordinava

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di portarne una parte a casa sua». Un altro ha detto: «Unavolta il direttore dello stabilimento mi portò un joystick delvideogioco di suo figlio perché glielo riparassi durante leore di lavoro».La Coca-Cola Femsa chiede che il lavoratore non abbia al-tro scopo se non quello di soddisfare l'impresa. Il C.e.F. af-ferma che «i dirigenti e gli impiegati devono evitare di av-viare attività estranee all'impresa che richiedano una quan-tità di tempo e uno sforzo capaci di danneggiare la loro ca-pacità e disponibilità verso gli obblighi contratti con l'im-presa». I sindacalisti colombiani e i familiari delle vittimeuccise nelle imbottigliatrici della Coca-Cola Femsa mori-rebbero dalle risate o di rabbia se leggessero il seguente ar-ticolo del C.e.F.: «E' proibito licenziare, declassare, sospen-dere, minacciare, interferire col diritto all'occupazione».Il C.e.F. stabilisce che «i dirigenti e gli impiegati che tratti-no l'acquisto di beni e servizi richiesti dalle imprese Femsa,devono offrire ai fornitori, ed esigere da loro, un trattamen-to imparziale e onesto in ogni transazione, perseguendosempre gli interessi dell'impresa». Eppure un lavoratore hadetto: «Avevo trovato un fornitore che mi vendeva i cestellidella lavatrice ad un prezzo conveniente, perché era mio do-vere fare attenzione al budget mensile assegnatomi per lamanutenzione della squadra che dirigevo. Il capo della ma-nutenzione, invece, mi ha imposto un altro fornitore più ca-ro».In un altro articolo il C.e.F. stabilisce che «l'acquisto di benie servizi avverrà tramite procedimenti uniformi e trasparen-ti, che assicurino la partecipazione imparziale dei fornitori eun'obiettiva selezione degli stessi, basata su criteri di qua-lità, redditività e utilità». Anche qui però la realtà è un'altra.Ecco la testimonianza di un lavoratore: «Dovevo alzare ilprezzo dei lavori che mi erano richiesti così da pagare unabustarella alla persona che prendeva gli ordini di lavoro per

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la manutenzione, a quella per la pianificazione della manu-tenzione, al capo della manutenzione e al direttore dello sta-bilimento: il tutto affinché preferissero me per fare quei la-vori». Un altro ha detto: «Il direttore dello stabilimentochiedeva insistentemente di invitarlo in qualche locale not-turno in cambio di facilitazioni per provare nuovi prodottiper la pulizia».

- I diritti dei lavoratori.

Lo stabilimento della Coca-Cola Femsa a San Cristóbal haun ufficio vendite e un ufficio del personale. Dispone, inol-tre, di sei direzioni: produzione, qualità, manutenzione e in-gegneria, distribuzione, amministrazione e risorse umane. Ilavoratori sono iscritti al sindacato C.r.o.c., in cui figuranocollaboratori, operai, venditori e addetti alle macchine. Nel-lo stabilimento lavorano solo dieci donne, alle quali, per es-sere assunte, è richiesta una visita per stabilire che non sia-no incinte. Neanche loro sono tutelate dalle molestie sessua-li. Il codice etico della Coca-Cola Femsa afferma che «iconsiglieri, i dirigenti e gli impiegati della Femsa devonoosservare una condotta leale, rispettosa, diligente e onesta».Afferma, inoltre, che «le molestie sessuali, per il danno mo-rale che arrecano a chi ne viene fatto oggetto, sono proibite,condannate e da denunciare». A questo proposito una lavo-ratrice dello stabilimento ha affermato: «Lavoravo come se-gretaria e, siccome non accettavo gli inviti del direttore aduscire, mi teneva a lavorare fino a notte inoltrata». Un'altraha detto: «E' ovvio che ci sono le molestie sessuali nellostabilimento!».Con l'assistenza dell'Instituto Tecnológico di Monterrey nel-lo stabilimento della Coca-Cola Femsa in Chiapas, comenel birrificio Cuauhtémoc, è stato attivato dalla fine del

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2003 il Sistema di alto sviluppo (20), con i seguenti obietti-vi:

1. rispondere alla domanda di mercato in un tempo ragione-vole;2. offrire un prodotto superiore a quello della concorrenza;3. soddisfare tanto i clienti quanto gli impiegati;4. ottenere profitti ragionevoli.

Ai lavoratori dell'imbottigliatrice di San Cristóbal fu pro-spettato che il S.a.d. prevedeva un lavoro di squadra interdi-sciplinare per risolvere i problemi dello stabilimento, il cheimplicava l'obbligo di ogni lavoratore a partecipare allenuove attività proposte dal S.a.d., dall'abilitazione per assu-mere nuovi ruoli lavorativi fino a realizzare al 100 per cen-to le nuove attività secondo il seguente obiettivo: «Ottenerela partecipazione attiva del personale in squadre di lavoromodulando la struttura basica e le tappe di sviluppo dellapropria squadra mediante l'effettiva applicazione dei diversitipi di squadre di lavoro (direttive e gestionali, interfunzio-nali, squadre naturali di lavoro a progetto...)».Pertanto si pretese dai lavoratori l'obbligo di realizzare tuttele nuove responsabilità nei tempi e nelle forme richiestidall'impresa. I leader del progetto dicevano che il S.a.d. eracome un camion ad alta velocità sul quale bisognava salirealtrimenti si sarebbe rimasti schiacciati e fuori dall'impresa.Veniva inoltre richiesta ai lavoratori una disponibilità ditempo per conseguire le abilitazioni nei nuovi ruoli lavorati-vi e fare il tirocinio per le nuove attività assegnate. Adesempio un addetto alle macchine doveva prendere le abili-tazioni in manutenzione meccanica, elettrica, ed elettronicadi base, oltre a quelle in analisi qualitativa dei prodotti dellamacchina e in lavori amministrativi come tempi morti, effi-cienza, difetti eccetera. Ovviamente si pretendeva da loro

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disponibilità di tempo, efficienza nelle nuove attività e, seerano fidati, dovevano garantire l'efficienza degli operainelle loro attività quotidiane.L'impresa convinse i lavoratori che l'attivazione del S.a.d.avrebbe fatto bene a tutti attraverso la loro permanenzanell'impresa, l'acquisizione di nuove conoscenze per tutti;che tutti avrebbero preso le proprie decisioni in relazionealle attività giornaliere; che ci sarebbero stati premi di pro-duttività e un aumento dello stipendio del 5 per cento soloper i lavoratori iscritti al sindacato. Quel che non venne det-to ai lavoratori è che le abilitazioni per le nuove attivitàavrebbero comportato un impegno giornaliero per un totaledi quattro mesi e, per giunta, fuori dal normale orario di la-voro: per i lavoratori del turno di notte significava corsi diquattro ore di sera o di mattina. Non gli fu corrisposta unasola ora di straordinario durante le abilitazioni o i tirocininelle nuove attività, che furono espletate fuori dal turno la-vorativo normale. Così, le attività di ogni lavoratore furonotriplicate o quadruplicate, ma non lo stipendio, e iniziaronoi licenziamenti continui. Le attività dei lavoratori di fiduciasono ora svolte dai lavoratori del sindacato.I lavoratori di fiducia lavorano in media dieci ore al giorno.Vengono fatti tornare allo stabilimento fuori orario per ri-solvere i problemi delle squadre, delle riunioni o delle abili-tazioni senza la minima retribuzione. Quando un lavoratoredi fiducia sostituisce un collega in ferie, gli viene corrispo-sta solo la metà delle ore di straordinario, se non addiritturanessuna. A questo proposito, il manuale del sistema Topsdella Coca-Cola Femsa dice: «Ecco alcuni motivi di conflit-to durante il lavoro: non rispettare le regole stabilite, man-canza di cooperazione». Così, con la riduzione del persona-le, i lavoratori di fiducia devono fronteggiare un aumentodel lavoro. Agli impiegati che lavorano per sostituire i col-leghi in ferie non sono più pagate le ore straordinarie. I diri-

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genti sostengono la necessità per l'impresa di risparmiare,in modo tale da abbattere il debito della Femsa per l'acquisi-zione della Panamco. Pertanto, dall'attivazione del S.a.d.,sono state licenziate almeno venticinque persone, per lo piùlavoratori di fiducia con più di ventitré anni di servizio, oquelli che avevano uno stipendio alto, o per la scomparsa diposti a causa della ripartizione dei compiti ad altri lavorato-ri, o per il licenziamento di quelli che protestavano di più.Tutti i lavoratori e le poche lavoratrici firmano un accordosulla privacy, una specie di contratto con molte clausole. Visi dice che, sia durante il lavoro all'interno della Coca-ColaFemsa sia dopo essere usciti dall'impresa, è proibito rivela-re informazioni su procedimenti, tecnologie, ricette, produ-zioni eccetera. Viene altresì riportato che qualsiasi ricerca,evoluzione o miglioria fatta dal lavoratore durante la vigen-za dell'accordo, è di proprietà della Coca-Cola Femsa. Aquesto proposito il codice etico della Femsa recita: «I consi-glieri, i dirigenti e gli impiegati devono evitare, nei loro am-biti familiari o sociali, commenti sulle attività all'internodell'impresa che possano andare a detrimento della stessa odegli altri consiglieri, dirigenti o impiegati». Un altro arti-colo recita: «(...) dovranno evitare di divulgare informazio-ni confidenziali relative a procedimenti, metodi, strategie,piani, progetti, dati tecnici e di mercato o di qualsiasi altrotipo».Ecco la testimonianza di un lavoratore: «Un ragazzo che la-vorava nella Quimiproductos di San Cristóbal fu licenziatoperché ebbe un attacco epilettico allo stabilimento della Co-ca-Cola». A questo riguardo il C.e.F. non solo dice che«nessuno sarà discriminato per motivi di sesso, stato civile,età, religione, razza, capacità lavorativa, preferenze politi-che o classe sociale», ma che sono previste sanzioni nel ca-so in cui «si discrimini, intimidi o molesti un'altra personaper motivi di razza, colore, sesso, età, origine, credo, orien-

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tamento sessuale o capacità fisica». In un altro punto delC.e.F. si dice che «chi abbia persone sotto la propria dire-zione, ha l'obbligo morale di rispettarle e proteggerle in ma-niera opportuna»; un testimone tuttavia afferma: «Il mio ca-po diretto e il capo dipartimento non mi hanno appoggiatoquando il direttore dello stabilimento ha preteso le mie di-missioni in maniera irritante, autoritaria e aggressiva».

- Il caso di Tabasco.

Alcuni anni fa, davanti allo stabilimento della Coca-ColaFemsa nello Stato messicano di Tabasco, un gruppo di pic-chiatori assunti dagli stessi dirigenti sindacali C.r.o.c., ag-gredirono a botte un gruppo di lavoratori che sollecitavanogli impiegati ad iscriversi al sindacato nazionale Benito Juá-rez. I leader erano seduti davanti agli impianti della multi-nazionale per parlare, al termine della giornata lavorativa,con gli operai in disaccordo per la corruzione di un dirigen-te C.r.o.c. Favorevole a tale aggressione, Hector Mendoza,direttore delle risorse umane della Coca-Cola, diede il pro-prio contributo ordinando, allo scoppio della rissa, di mette-re i lucchetti all'entrata degli impianti ed impedendo l'uscitadegli operai fino a tarda notte. L'intimidazione si protrasseper giorni dentro e fuori dallo stabilimento. Il giornodell'elezione ebbe luogo il primo attacco contro i sindacali-sti, i custodi impedirono l'accesso dei lavoratori allo stabili-mento e i picchiatori gli si scagliarono addosso per stradaprovocando più di quaranta feriti. Furono prese d'assalto ad-dirittura le case di alcuni lavoratori. Anche all'interno dellostabilimento c'erano dei picchiatori in combutta coi funzio-nari della Coca-Cola. Pochi giorni dopo un centinaio di per-sone bloccò per un'ora la strada che porta allo stabilimento,esigendo che il governatore chiedesse alla Coca-Cola il ri-

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sarcimento dei danni subiti e il reintegro dei lavoratori li-cenziati, ristabilendo così lo stato di diritto e il rispetto deidiritti umani.Le politiche di sicurezza della Coca-Cola Femsa affermano:«Ci impegnamo a migliorare continuamente le condizionidi lavoro, mantenendo un ambiente di lavoro sano e sicuro,prevenendo e assicurando l'integrità fisica dei lavoratori,degli impianti e delle attrezzature attraverso l'addestramen-to e l'abilitazione per la prevenzione dei rischi. Ci impegna-mo altresì a stabilire e attuare programmi di igiene indu-striale e prevenzione delle malattie ed a garantire i requisitilegali di sicurezza e protezione dell'ecosistema» (21).

Note parte undicesima.

N. 18. "Rumbo", in spagnolo significa «rotta, percorso».N. 19. C.e.F., "Código de Ètica de Coca-Cola Femsa" (Co-dice Etico della Coca-Cola Femsa).N. 20. S.a.d., Sistema de Alto Desempeño.N. 21. Coca-Cola Femsa, "El Huitepec", Boletín mensual,Planta San Cristóbal, Ano 1, Numero 5, Mayo 2003.

DODICESIMA PARTE.LA COCA-COLA IN CHIAPAS. ACQUA, CONTAMINA-ZIONE E POVERTA'.

In una comunità indigena, una persona spende per acquista-re Coca-Cola fino al 17,5 per cento del suo salario giorna-liero, di quaranta pesos per la giornata lavorativa di ottoore. Questo equivale a spendere 2555 pesos (circa 232 dol-

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lari) all'anno solo per la Coca-Cola che consuma giornal-mente (almeno due in media a 3,50 pesos l'una). Ma c'è chispende fino all'88 per cento del salario per il consumo gior-naliero di Coca-Cola. Nelle città la differenza non è molta.Con queste cifre, un giovane può comprarsi una bicicletta,pagare i debiti, sostenere un progetto di produzione, pagarela tassa per la vendita dei propri prodotti o far fronte ad al-tre necessità come lo studio. 12555 pesos annuali possonoequivalere a ciò che il governo dà annualmente ad un conta-dino con i programmi "Procampo" o "Oportunidades" finan-ziati dalla Banca Mondiale e dalla Banca Interamericana diSviluppo.Se in una famiglia almeno di tre membri consumano la stes-sa quantità di Coca-Cola, in un anno devono guadagnare7665 pesos per il solo consumo delle bibite (circa 697 dol-lari). Se una famiglia risparmiasse questa cifra, potrebbe in-vestirla in altre necessità come la salute, l'istruzione, la pro-duzione, e così via. Ma se in una comunità o negli "ejidos"con duecento famiglie si consuma questa quantità minimadi bibite, la spesa equivalente ammonta a 1.533.000 pesosannuali (circa 140 mila dollari). Con questa stessa cifra sipotrebbero aggiustare strade, costruire un campo da pallaca-nestro, riparare l'ospedale o la scuola, investire in un pro-getto a vantaggio della comunità...Se in un municipio indigeno almeno dieci comunità spen-dessero questa cifra minima, nelle casse della multinaziona-le andrebbero più di 15 milioni di pesos. Cosa farebbe unmunicipio con questa cifra? E moltiplicato per almeno diecimunicipi indigeni, significa che la spesa supera i 153 milio-ni di pesos all'anno (14 milioni di dollari) per il consumo diCoca-Cola, una cifra sufficiente per creare un'alternativaeconomica regionale al neoliberismo. E stiamo solo parlan-do di una media di consumo personale, familiare, comunita-rio, municipale e regionale molto basso. Queste cifre so-

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stengono con ragioni sufficienti la lotta fra la Coca-Cola ela Pepsi per la conquista del mercato, del cuore e della men-te dei popoli. E' la guerra delle «Cole». Le loro alleanzevanno dalle organizzazioni ambientaliste ai presidenti muni-cipali, cui regalano scuolette indigene per ottenere conces-sioni sull'acqua.La domanda di Coca-Cola è tale da dividere e far litigare in-tere famiglie, genera un mercato proprio e un sistema dicoercizione politica e sociale. Ad esempio, in una comunitàdel municipio di Tenejapa in Chiapas, un padre non visita ipropri figli perché non gli consentono di bere Coca-Cola,per lui segno di mancanza di rispetto: sono anni che questopadre non vede altri membri della sua famiglia. In un'altracomunità le autorità del "ejido" impongono, per crimini co-muni commessi, una pena di dieci casse di Coca-Cola, poidivise fra le stesse autorità. Contemporaneamente, nel mu-nicipio di Teopisca, ci sono indigeni trasferiti forzosamenteprovenienti da un altro municipio. Ad alcuni furono brucia-te le case per non aver accettato di consumare una certaquantità settimanale di casse di Coca-Cola a sostegno delleautorità, che distribuiscono la bibita con grande profitto. Inuna comunità di Chenalhó, altre famiglie che ricevono neiloro negozi la Coca-Cola per poi distribuirla alle varie co-munità, minacciarono di non far entrare il camion dellamultinazionale perché pretendeva di distribuire direttamen-te l'acqua nera imbottigliata scavalcando i fornitori.Sono molte le storie della Coca-Cola in queste comunità.Un giovane indigeno che decise di boicottare la Coca-Colaha raccontato: «Ero molto agitato, ogni volta che i mieicompagni la bevevano mi veniva la voglia anche a me, per-ché ero abituato a bere Coca-Cola ogni volta che arrivavo alnegozio. Ora continuerò la mia sfida, cercherò di non bereCoca-Cola fino a che ci riuscirò». Poi trovò un'alternativa:«Risolsi la faccenda portandomi dietro il "pozol" ogni volta

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che venivo al negozio o in questa comunità, e a volte il suc-co d'arancia. Allo stesso tempo offrivo il succo di arancia odi mandarino alle persone della mia comunità. Vendetti qua-si tutto il mio succo di mandarino, quello d'arancia inveceno. Inoltre alcuni non avevano denaro per comprare il suc-co, e allora lo scambiavo con prodotti tipici come le pan-nocchie».In un'altra comunità del nord, una persona ha fatto questocommento: «Quando me ne vado a spasso per la città diOcosingo, non entro nei negozi che vendono bibite. Io, disolito, spendevo quindici pesos al giorno in bibite (il 35 percento di un salario minimo giornaliero)». Un altro ha rac-contato: «In questi giorni in cui non ho bevuto bibite misentivo in astinenza; quando vedevo qualcuno bere, venivala voglia anche a me, però mi sono limitato ad allontanarmida quelle persone e ad andarmene a casa mia. Dopo mi so-no preparato una tazza di "pozol" e così mi è passata la vo-glia di bibite. Così, pur di non berne, passo il giorno a sor-seggiare "pozol". Dovetti però prepararmi un succo d'aran-cia per far sparire la sete, dentro casa mia c'è un alberello diarancio. Così non ho bevuto bibite e non ho speso un cente-simo». Un'altra giovane indigena ha commentato: «In fami-glia da noi nessuno beve mai Coca-Cola. A me personal-mente fa molto male».La Coca-Cola Company non è solo accusata di commettereatti di intimidazione a sindacalisti ed omicidi come quelli inColombia, torture nelle stanze dei suoi stabilimenti e trasfe-rimenti forzati di indigeni in Chiapas come quelli raccontatiprecedentemente, ha venduto anche acqua contaminata edinquina l'ecosistema. Le fughe di ammoniaca in Chiapas, irifiuti e i residui nei fiumi dell'India, la vendita di acqua dirubinetto imbottigliata in Inghilterra, sono soltanto alcuniesempi. In Chiapas si sono visti obbligati a ritirare l'acquaimbottigliata Ciel per via dei funghi.

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Coca-Cola Femsa ha nascosto alle autorità le prove di con-taminazione dell'acqua col piombo e non ha chiuso il suostabilimento, mentre altre fabbriche, per gli stessi motivi,non hanno avuto la stessa fortuna. Tempo fa le autorità sani-tarie hanno chiuso una fabbrica di succhi nel municipio diComitán perché metteva in commercio prodotti di fruttacontaminati. E alcune settimane fa è stato fatto praticamen-te la stessa cosa con tutti i negozi che vendono acqua purifi-cata in damigiane nella città di San Cristóbal per non averrispettato le norme sanitarie.Il Messico è il secondo paese del mondo per consumo diCoca-Cola e il Chiapas uno dei suoi stati col maggior con-sumo, mentre la povertà schiaccia le comunità contadine eindigene. In fin dei conti è la Coca-Cola Company a guada-gnare sulle spalle della già precaria situazione delle popola-zioni rurali. Per questo crediamo che un boicottaggio rivo-luzionerebbe la vita economica, politica e culturale delle co-munità indigene alla ricerca di nuove alternative di vita. Glieffetti della Coca-Cola si ripercuotono in tutto il mondo.Per questo al World Social Forum di Porto Alegre è statodefinito il 22 luglio come il «Giorno Internazionale controla Coca-Cola».

- La Coca-Cola e l'acqua.

Pur in presenza di conflitti tra le comunità per l'accessoall'acqua nei municipi indigeni di Chamula, Zinacantán eTenejapa, nel 2002 Coca-Cola Femsa ha aperto un'altra li-nea di produzione aumentando il consumo d'acqua. Comese non bastasse, il governo allontana l'acqua dalle terre indi-gene una volta che gli "ejidatarios" privatizzano le loro ter-re. Così l'acqua dei fiumi non fa più parte delle terre o, piùsemplicemente, vengono aumentate le imposte.

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Nel 2004 nel municipio di Zinacantán, indigeni simpatiz-zanti del Partito della Rivoluzione Democratica (22) si sonoscontrati con gli indigeni dell'Esercito Zapatista di Libera-zione Nazionale nella disputa per l'accesso all'acqua. Nelfrattempo, sullo stesso colle a San Cristóbal de Las Casas,la quantità di acqua consumata solo per la produzione dibottiglie di Coca-Cola da 2,5 litri, con due turni in entrambele linee dello stabilimento, è di 823500 litri. Eppure bisognatenere conto che di tutta l'acqua consumata dallo stabili-mento, solo il 60 per cento viene usata per la fabbricazionedei prodotti Coca-Cola, mentre il 40 è destinata ad altri usi,quali la pulizia delle infrastrutture e delle attrezzature.Per calcolare l'uso di acqua, si ricorre all'indicatore litrid'acqua/litri di bibita. Il numero ideale è di 2,1. Questo nu-mero indica i litri di acqua che vengono estratti dai pozziper ogni litro di bibita prodotta. Se il valore è 2,1, significache sono stati estratti 2,1 litri di acqua per ogni litro di bibi-ta imbottigliata, ossia il doppio.Molte multinazionali come la Coca-Cola e il birrificio Mo-delo, hanno monopolizzato l'uso dell'acqua nei distretti diirrigazione: in «combutta» con le autorità locali, hanno ac-quisito i diritti dei pozzi d'acqua degli "ejidatarios" e deicontadini, ricevendo una denuncia dai dirigenti nazionalidel Congresso Agrario Permanente (23) e della Centrale In-dipendente degli Operai Agricoli e Contadini (24), rispetti-vamente Margarito Montes e Federico Ovalle. Secondo loroi grandi proprietari «manipolano» l'uso dell'acqua per mez-zo dell'affitto degli "ejidos". Quando gli "ejidatarios" si op-pongono alla privatizzazione delle loro terre, gli investitoritagliano l'acqua attraverso il controllo dei canali e dei di-stretti d'irrigazione. «L'"ejidatario" ha diritto all'acqua solose si associa con gli imprenditori affittandogli i propri dirit-ti: le terre però non sono più in mano al comune ma all'in-vestitore». Montes e Ovalle denunciarono che la distribu-

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zione dell'acqua non era imparziale: mentre un grande im-prenditore poteva avere acqua per cento ettari di irrigazio-ne, ad un "ejidatario" gliene concedevano solo per due etta-ri. A Zacatecas più di cinquanta diritti dei pozzi degli "eji-dos" sono stati concessi al birrificio Modelo con l'appoggiodel governo.Quando per mezzo dell'Istituto Federale di Accesso all'In-formazione (25) in Messico, il Ciepac ha chiesto alla Com-missione Nazionale dell'Acqua (26) di fornire ragguagli sul-le concessioni di cui dispone la Coca-Cola Femsa sull'usodell'acqua e sulle cifre per l'uso dell'acqua che l'impresaversa all'erario pubblico, la risposta è stata:

«Mi permetto di comunicarle quanto segue: per avere lapossibilità di esaudire la richiesta, si dovrà presentare, inaccordo con la Legge Federale dei Diritti, il pagamento de-gli stessi per la consultazione del Registro Pubblico dei Di-ritti dell'Acqua (pratica CNA-01-018), per cui potrà presen-tarsi presso lo sportello unico che si trova a Insurgentes Sur1863 planta baja, Col. Guadalupe Inn o presso qualsiasisportello unico degli uffici della Commissione Nazionaledell'Acqua del paese».

Ciò significa che solo pagando il governo ci si può informa-re sui pagamenti della multinazionale all'erario pubblico peril consumo d'acqua dei messicani.

- Come si prepara la Coca-Cola.

Nello stabilimento di San Cristóbal, una cisterna da 16500litri di sciroppo frutta 105600 litri di bibita. Per tale quan-tità si usano:

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a. 7500 litri di acqua al costo di 8 pesos per mille litri di ac-qua trattata;b. 11200 chili di zucchero raffinato al costo di 5,50 pesosper ogni chilo di zucchero;c. 200 litri di concentrati speciali al costo di 100 mila pesos.Il che significa che l'imbottigliatrice paga di più per il con-centrato di sciroppo della Coca-Cola che per l'acqua.

Dal gennaio del 2001 la Coca-Cola Femsa ha smesso diusare concentrato di fruttosio proveniente dal mais transge-nico statunitense. Ora impiega nuovamente lo zucchero dicanna nella misura di 11200 chili di zucchero per ogni ci-sterna di sciroppo di Coca-Cola. Questi 105600 litri di bibi-ta si trasformano in 5280 casse da 2,5 litri (8 bottiglie a cas-sa); 6600 casse da 2 litri (8 bottiglie a cassa).La sala dello sciroppo dispone di sei cisterne per ultimarnela preparazione. L'acqua viene estratta da due pozzi profon-di situati all'interno dell'imbottigliatrice, poi subisce duetrattamenti di purificazione, uno con filtri di sabbia e carbo-ne e un altro con osmosi inversa. Lo zucchero provieneprincipalmente dalla piantagione El Potrero, che si trovanello Stato di Veracruz, sebbene occasionalmente arrivi an-che dalle piantagioni di Pujiltic e Huixtla, in Chiapas. Per ilconcentrato di Coca-Cola si dispone di due barili metallicida cento litri: uno contiene i concentrati (sapore, odore, co-lore) e l'altro acido fosforico, un acido corrosivo che fungeda conservante e conferisce alla Coca-Cola la sua peculiareacidità.Tutta l'acqua trattata (sciroppi, lavaggio delle bottiglie edelle casse) è inviata allo stabilimento di trattamento delleacque residuali P.T.A.R., dove viene trattata coi fanghi atti-vi e liberi fino ad ottenere un'acqua residuale di buona qua-lità, in accordo con le norme NOM-001-ECOL-1996 yNOM-ECO L-002-1996. L'acqua residuale viene inviata al

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drenaggio municipale. La qualità dell'acqua residuale è buo-na per la maggior parte dell'anno, ad eccezione dei mesi didicembre e gennaio quando, a causa del freddo, essa non ri-spetta le norme stabilite perché la biomassa (microrgani-smi) si congela.

- Il fiume per gli indigeni come l'acqua per la Coca-Cola.

Attualmente, si calcola che la Coca-Cola dispone di 1145stabilimenti d'imbottigliamento in tutto il mondo. Il suoconsumo di acqua è tale da spaventare qualsiasi contadinoindigeno con un minimo di coscienza, anzi qualsiasi cittadi-no comune. Riportiamo, di seguito, alcuni raffronti che ren-dono ragione della grandezza dell'uso dell'acqua da partedell'impresa. Secondo i fanatici della Coca-Cola di TangaWorld:

1) se la Coca-Cola fabbricata fino ad ora sostituisse la por-tata della cascate del Niagara, la corrente scorrerebbe perquasi trentasette ore, ossia oltre un giorno e mezzo;2) se si mettesse la Coca-Cola fabbricata fino ad ora in bot-tiglie normali da 20 c.c. e si ordinassero una dietro l'altra,arriverebbero da Mercurio a Giove, passando per Venere, laTerra e Marte;3) se si mettesse la Coca-Cola fabbricata fino ad ora in bot-tiglie normali e venissero caricate su camion da consegnadalla capienza normale, e detti camion dovessero passare infila per un punto preciso ad una velocità media di centocin-que chilometri, ci vorrebbero tre anni per passare per dettopunto;4) se si mettesse la Coca-Cola fabbricata fino ad ora in bot-tiglie normali e si ponessero in fila una dietro l'altra, copri-rebbero il percorso di andata e ritorno verso la luna 1045

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volte, ossia un viaggio al giorno per più di due anni.

Note parte dodicesima.

N. 22. P.r.d., "Partido de la Revolución Democratica".N. 23. C.a.p., "Congreso Agrario Permanente".N. 24. C.i.o.a.c., "Central Independiente de Obreros Agríco-las y Campesinos".N. 25. I.f.a.i., "Instituto Federal de Acceso a la Informa-ción" (www.ifai.org.mx).N. 26. C.n.a., "Comisión Nacional del Agua".

TREDICESIMA PARTE.LA COCA-COLA AL WORLD SOCIAL FORUM.

Possiamo discutere della dittatura statunitense, della demo-crazia in crisi o di quanto sia malato Bush. Possiamo discor-rere del controverso Piano Puebla-Panama o dei Trattati diLibero Commercio, dell'Area di Libero Commercio delleAmeriche, degli spaventosi debiti generati dalla BancaMondiale, dal B.i.d. o dalle politiche del F.m.i.. Ma possia-mo parlare anche di argomenti come la disoccupazione, ilCorridoio Biologico Mesoamericano (27), lo sfruttamentodelle aziende, la militarizzazione continentale o i partiti po-litici che rappresentano ben poco gli interessi della maggio-ranza dei cittadini. Possiamo parlare del tentativo di abusodi potere del capo del governo di Città del Messico, del fur-to dei banchieri ai danni della nazione, dei ricchi latitanti edei poveri incarcerati; possiamo parlare della povertà e de-gli emigranti che adesso, grazie al denaro che investono per

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combattere la povertà creata dalle multinazionali e dallebanche in combutta coi governi, sono i salvatori del paese.Possiamo parlare di come le rimesse di denaro degli emi-granti ai familiari funzionino meglio dei programmi gover-nativi Oportunidades o Procampo ideati e finanziati dalB.i.d. e dalla B.m., meglio della fondazione Vamos Méxicodella moglie del presidente, meglio dei vari Telethon e dellet.v. Azteca e Televisa con le loro fondazioni.Niente è, comunque, paragonabile all'argomento Coca-Co-la, che genera così tanta passione da infilarci in lunghe e in-tense discussioni. Diverse famiglie si sono disgregate sullaquestione della Coca-Cola, cosa che non è accaduta nem-meno con un argomento come la povertà. A chi difende ap-passionatamente la Coca-Cola sembra che gli stiano pesan-do l'anima o spezzando il cuore.Il 22 luglio, secondo quanto sancito al World Social Forum,celebra il «Giorno Internazionale contro la Coca-Cola». Nel2004, proprio in quegli stessi giorni, le organizzazioni par-tecipanti al quinto Forum Mesoamericano a San Salvadorhanno riaffermato, chi per un motivo chi per un altro, il boi-cottaggio contro questa multinazionale e i suoi prodotti. C'èchi boicotta la Coca-Cola per i problemi che causa alla salu-te; chi per la contaminazione dell'ambiente; chi perché con-tiene piombo o altre sostanze cancerogene; chi perché l'ac-qua diventa verde a causa dei funghi. Altri boicottano laCoca-Cola perché mette a disposizione i suoi locali ai go-verni militari sudamericani per la tortura o per il trattamen-to che riserva ai propri lavoratori, dal licenziamento ingiu-stificato all'omicidio dei sindacalisti; altri per la privatizza-zione dell'acqua per tingerla di scuro o semplicemente per-ché la prende dal rubinetto per poi rivendersela.C'è chi preferisce consumare frutta e prodotti naturali dellacampagna ed essere solidale con le cooperative di lavoratoridi altre bibite che lottano per sopravvivere alla furia della

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multinazionale. Ma c'è chi aderisce al boicottaggio perchéle imbottigliatrici usano concentrato di fruttosio provenien-te dal mais transgenico degli Usa e, allo stesso tempo, dan-neggiano i produttori nazionali di canna da zucchero. Altriperché rappresenta il capitalismo nella sua forma imperiali-stica più estrema; altri per ragioni legate ad una sana ali-mentazione; altri perché rovina i denti e causa dipendenza ogastrite; altri per difendere la cultura nazionale o per la suacapacità corrosiva sulla ruggine; altri perché sono statiespulsi dalle proprie comunità indigene in quanto obbligatia berla; altri semplicemente perché non la bevono; altri pertutte le ragioni suddette e altri ancora per solidarietà con chilo boicotta.Fatto sta che la discussione sul boicottaggio della Coca-Co-la desta passioni incandescenti, forti dibattiti ma anche in-sulti, aggressioni ed altre manifestazioni violente. C'è chi,seppur cosciente di tutti i motivi per cui altri decidono dinon bere un'altra Coca-Cola nella vita, preferisce andare incerca di mille motivi e pretesti per continuarla a bere. Il fat-to è che smettere di farlo per qualcuno abituato, significamollare parecchie abitudini e scontrarsi con vari problemi.E' in questi momenti che ci si rende conto del proprio statodi dipendenza. Non solo un individuo, ma tutta la società.Se si va in un ristorante, si trova solo Coca-Cola. Se si va inuna comunità rurale, vi si troverà solo Coca-Cola. Se sivuole bere acqua, se ne trova solo di imbottigliata dallastessa impresa. Nei ristoranti non si può ordinare «succo dipioggia» perché, trattandosi di affari, l'acqua è imbottigliatadalla Coca-Cola e non la si può prendere gratuitamente dal-la damigiana. Smettere di bere Coca-Cola non è affatto faci-le, perché mette in discussione le proprie abitudini di consu-mo neoliberista e cambia la vita.

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- Stati Uniti.

Dal 1938 la bibita sponsorizza le olimpiadi: ad Atlanta1996, a cento anni dai primi Giochi Olimpici, la Coca-Colaha rubato alla storia e ai greci il diritto all'anniversario. Labibita ha fatto aumentare il numero di obesi nel paese chene ha già il primato. Eppure la coscienza di un'alimentazio-ne sana ha portato vantaggi anche alle industrie d'imbotti-gliamento dell'acqua, fra cui la Coca-Cola Company, mer-cato che fra il 1998 e il 2003 si è incrementato dell'81 percento.Aquafina (Pepsi) e Dasani (Coca-Cola) sono le due marchedi acqua purificata di rubinetto più vendute negli Usa, se-guite da Nestlé Waters of America col 23 per cento del mer-cato delle bibite, e Perrier e Evian della Danone. Aquafinafu introdotta dalla Pepsi-Cola nel 1994 e nel 2003 ha ven-duto, secondo la Euromonitor, 370 milioni di litri di acqua.La Coca-Cola controlla il 66 per cento del mercato di distri-butori automatici di bibite e il 44,3 del totale del mercatodelle bibite. Pepsi detiene rispettivamente il 22 e il 31,4 percento.Alcuni anni fa, inoltre, la Coca-Cola ha realizzato un esperi-mento a Richmond, in Virginia, che consisteva nel promuo-vere la vendita del dolce congelato Frozen Coke da BurgerKing, impresa che occupa il secondo posto per consumo dibibite gassate dopo Me Donald's, e che dispone di 8 mila ri-storanti negli Usa. I profitti della Coca-Cola tramite BurgerKing superano i 200 milioni di dollari. La Coca-Cola pro-mosse e sovvenzionò l'acquisto degli hamburger nelle scuo-le affinché i bambini ottenessero gratuitamente i coupon delFrozen Coke, così da convincere Burger King che si tratta-va di un grande affare. Burger King cadde nella trappola in-vestendo nella campagna nazionale quasi 10 milioni di dol-lari. Questa frode obbligò la Coca-Cola a chiedere scusa

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pubblicamente a Burger King e a pagare 21 milioni di dolla-ri: come potete vedere, i trucchetti della multinazionale perguadagnare più denaro sono svariati. Quando in un paese laCoca-Cola dovette scontrarsi col divieto di esportazionedelle proprie partite, la compagnia investì in un'industria lo-cale per aggirare il divieto. Per questo la Coca-Cola ha pos-seduto stabilimenti di passata di pomodoro in Turchia, dimiele in Colombia, di noci in Brasile, di succo d'ananas inIndonesia, di acqua minerale in Bulgaria, di birra in Poloniae un'allevamento di gamberetti in Messico.Nel gennaio del 2004 la Coca-Cola versò 100 mila dollariper la rielezione di Bush. La Coca-Cola Company ha soste-nuto finanziariamente il Partito repubblicano di Bush fra il1995 e il 2002 con un totale di 1,74 milioni di dollari, piùdel doppio rispetto al Partito democratico. La multinaziona-le è stata la più grande finanziatrice della Convention deiRepubblicani che si è tenuta lo scorso anno a New York.Il boicottaggio contro la Coca-Cola negli Usa è molto forte.Fra le scuole e le università coinvolte figurano: BowdoinCollege, Cordozo Law School, DePaul University Chicago,Georgetown University, Hofstra University, Illinois StateUniversity, University of Illinois, Loyola University Chica-go, Mt. Holyoke College, Harvard students, Northeastern Il-linois University, Northern Arizona State, Saint Louis Uni-versity, University of California Berkeley, University of Illi-nois at Chicago, University of Massachusetts, University ofMontana, University of Wisconsin Madison, University ofWisconsin Milwaukee e Western Virginia University. Il sin-dacato dei lavoratori delle poste (American Postal WorkersUnion) ha recentemente deciso di boicottare la Coca-Colaper l'aggressività della campagna all'interno delle scuole eper aver negato l'esistenza di effetti nocivi associati ad obe-sità e diabete. Anche i lavoratori della Coca-Cola del Gua-temala, delle Filippine, dello Zimbawe e degli Usa hanno

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fatto visita all'Università di Harvard per parlare con gli stu-denti dei problemi dei lavoratori e delle torture che avven-gono in diversi stabilimenti della multinazionale in tutto ilmondo. A San Diego, in California, più di cento dei suoi la-voratori che producono il 33 per cento delle bottiglie negliUsa, hanno scioperato per il rifiuto dell'aumento delle quotedelle assicurazioni sanitarie.

- Italia.

Il municipio 11 di Roma, attraverso il suo presidente Massi-miliano Smeriglio di Rifondazione Comunista, ha impeditola vendita della Coca-Cola negli uffici del municipio. Suidistributori automatici sono stati esposti volantini con suscritto: «La Coca-Cola Company è accusata di crimini con-tro l'umanità perché sostiene politiche di repressione controi sindacati e i lavoratori dell'imbottigliatrice in Colombia: ilgiudice della Corte Suprema di Atlanta (Usa) ha deciso cheil procedimento penale per la violazione dei diritti umanipuò proseguire». Il presidente ha dichiarato: «Non voglia-mo fare battaglie ideologiche o giudicare stili di vita altrui,tuttavia vogliamo sostenere la campagna internazionale lan-ciata dai lavoratori colombiani: crediamo che le autorità lo-cali debbano avere al centro della propria agenda, il temadella responsabilità sociale delle imprese. Per questo il 13novembre, all'assemblea della rete del nuovo municipio,proporremo a tutti i partecipanti di aderire alla nostra inizia-tiva». La Coca-Cola Company ha risposto: «Siamo moltosorpresi che un'istituzione, e non un partito politico, decidadi bloccare le vendite dei prodotti della Coca-Cola Compa-ny sulla base di motivazioni meramente ideologiche. Azionidi questo tipo danneggiano la Coca-Cola in Italia e i suoi3000 lavoratori».

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- Spagna.

Nonostante l'85 per cento dei consumatori preferiscano ac-qua minerale, il settore dell'acqua di rubinetto imbottigliatadalle multinazionali è raddoppiato negli ultimi dieci anni.Nel 2003 il consumo a persona è stato di centoquattordicilitri all'anno e per il 2004 ci si aspettava di raggiungere iduecento litri. La Spagna occupa il quarto posto in Europanel consumo di acqua in bottiglia, sebbene il prezzo sia unodei più bassi in Europa. Le imprese iniziano a diversificarei profitti intorno alla vendita dell'acqua, come nel caso deigruppi Pascual con Bezoya, Osborne con Solán de Cabras oCervezas Damm con Fuente Liviana. In questo contesto laCoca-Cola, non poteva rimanere indietro e ha lanciato nel2002 l'acqua minerale naturale Bonaqua, proveniente dallesue tre fonti con un investimento di 7 milioni di euro. Pepsiha fatto lo stesso con Aquafina, acqua potabile preparata epurificata proveniente da un giacimento sotterraneo con uninvestimento di 10 milioni di euro. Le vendite di Bonaquasono cresciute nel 2003 del 120 per cento circa, per un equi-valente di 70 milioni di litri. Il business dell'acqua è cre-sciuto del 28 per cento circa rispetto al totale delle sue bibi-te commerciali e la sua marca controlla l'1 per cento delmercato.Per la commercializzazione delle acque in bottiglia vengo-no investiti, dallo sfruttamento della fonte alla distribuzio-ne, circa 10 milioni di euro. Nel 2003 la Nestlé WatersEspaña, che commercializza le marche Aquarel, Viladrau,Penaclara, Perrier, Vittel, San Narciso e Imperal, avrebberoinvestito 15 milioni di euro per un altro centro di produzio-ne. Finora ci sono molte piccole imprese regionali con fontilocali. Eppure Danone, Vichy, Nestlé e Pascual controllano

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più del 40 per cento del mercato. Il gruppo Danone è leaderspagnolo dell'acqua e ha messo in funzione nuovi stabili-menti di imbottigliamento relativi alle sue marche Font Ve-lia e Lanjarón, con un investimento di 20 milioni di euro.Font Velia è la marca leader con circa il 15 per cento, segui-ta da Lanjarón con il 6, Fuente Primavera del gruppo AcquaMinerale San Benedetto con il 5 e Bezoya del gruppo Pa-scual con il 4. Nel contesto di questa guerra delle multina-zionali per il controllo delle acque, molti gruppi sociali inSpagna si sono uniti al boicottaggio contro la Coca-Colamentre i fanatici che la difendono e la pubblicizzano co-struiscono musei coi prodotti Coca-Cola.

- Medio Oriente.

Di recente è stata creata la «Mecca-Cola», la «bibita alter-nativa» alla Coca-Cola che sfida ideologicamente il mono-polio della multinazionale. Mecca-Cola, di produzione fran-cese e capitali arabi, si presenta con lo slogan «Non berepiù come un idiota, bevi con fiducia». L'inventore è l'im-prenditore Taufik Mathlouthi, direttore dell'emittente radio-fonica francese Radio Méditerranée. Quest'impresa ha so-stenuto finanziariamente le manifestazioni di Londra controla guerra. La Mecca-Cola destina il 20 per cento del suo ri-cavato agli aiuti «umanitari» in Palestina. Si calcola che inEuropa la Mecca-Cola abbia strappato alla Coca-Cola il 15per cento del mercato. Mathlouthi ha dichiarato: «Lottiamocontro l'imperialismo statunitense: bere Mecca-Cola signifi-ca protestare contro la politica statunitense e contro i crimi-ni del sionismo».Mecca-Cola è già distribuita in più di trenta paesi. Mecca-Cola è adesso quel che un tempo è stata l'iraniana «ZamZam Cola», che è stata socia della Pepsi nel 1954 durante la

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monarchia e che, con la rivoluzione islamica nel 1979 e larottura delle relazioni con gli Stati Uniti, si è trasformata inun simbolo dell'antiamericanismo. I giornali islamici nei lo-ro titoli gli fanno persino le congratulazioni: «Per il succes-so del boicottaggio e il sostegno alla causa musulmana».

- Colombia.

Nel dicembre del 2003, nella cornice dell'evento «Otra Eco-nomía» organizzato anche dal comune di Roma, il sindaca-to colombiano Sinaltrainal e la Coca-Cola Company si sonoincontrati per la prima volta durante l'evento «Responsabili-dad Social de las Empresas» (Responsabilità Sociale delleImprese). L'obiettivo era chiedere conto pubblicamente allamultinazionale degli omicidi, sequestri, torture e persecu-zioni dei sindacalisti che gli sono imputati in Colombia. Ni-cola Raffa, direttore delle Relazioni Esterne della Coca-Co-la Italia, schivò le accuse basando la propria difesa sui co-municati stampa della U.i.f. (Unione Internazionale dei La-voratori del Settore Alimentare). Si difese dicendo che l'im-punità coperta dalla giustizia colombiana permette reaticontro l'umanità, come già riportato dalle relazioni dell'AltaCommissione delle Nazioni Unite e dalle Ong. Eppure lamultinazionale ha affermato di possedere un codice eticoche deve essere rispettato, il che conferma la sua responsa-bilità nei reati commessi contro ogni lavoratore. I funziona-ri non hanno dato risposte sulle denunce per la contamina-zione dell'ecosistema, sulle violazioni dei diritti dei lavora-tori e sul furto di acqua.Recentemente, un giudice federale ha accettato di inoltrarein Florida l'istanza del sindacato United Steelworkers ofAmerica contro due imbottigliatrici della Coca-Cola in Co-lombia, Bebidas y Alimentos e Panamerican Beverages -

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oggi di proprietà della Femsa - per aver permesso ed incita-to gruppi paramilitari «all'omicidio, alla tortura e alla perse-cuzione dei lavoratori che volevano iscriversi al sindacato».Negli ultimi cinque anni la Coca-Cola ha rimpiazzato oltre10 mila lavoratori tramite le agenzie interinali. I lavoratoricolombiani si domandano perché i loro colleghi vengonoassassinati nei magazzini dell'impresa, perché i paramilitaridi Carepa a Urabá hanno occupato l'impresa per otto giornicostringendo i membri del sindacato a dimettersi. E' perquesto che il boicottaggio contro la Coca-Cola per la viola-zioni dei diritti umani in Colombia si è diffuso in tutto ilmondo.

- Guatemala.

Nel 1996 il S.i.t.i.n.c.a. (28) ha scioperato contro la Empre-sa Industrias de Café Sociedad Anónima, Anexos y Cone-xos (Incasa). Questa a sua volta ha chiesto i danni al sinda-cato esigendo il sequestro dei suoi conti. Incasa ha intrapre-so contro i lavoratori, atti intimidatori come ammonizioni,ricatti, sanzioni e sospensioni ingiustificate. Oggi continuasulla stessa linea affinché i lavoratori lascino il sindacato, ea chi non lo fa viene impedito l'accesso alla fabbrica: l'im-presa ha licenziato dieci lavoratori. La loro lotta è stata in-tensissima e si è estesa la solidarietà internazionale controla Coca-Cola in Guatemala ora nelle mani della Femsa. Mail boicottaggio contro le fabbriche di bibite ha colpito anchela Pepsi. Nel 2000 lo stabilimento La Mariposa, di proprietàdella Pepsi, iniziò a fare pressioni affinché i lavoratori ab-bandonassero il sindacato Sitraemsa. Fra il 2001 e il 2003sono stati licenziati quasi duecento lavoratori, e l'impresaha cercato di eliminare il contratto collettivo di lavoro. An-che i lavoratori hanno denunciato che sono più di cin-

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quant'anni che lo stabilimento della Pepsi non paga il gior-no festivo agli agenti di vendita. Un anno fa il sesto tribuna-le del Guatemala ha ordinato il reintegro dei lavoratori che,ad oggi, non ha ancora avuto luogo. Così la lotta e il boicot-taggio in Guatemala si è esteso alla Coca-Cola e alla Pepsi-Cola.

- Africa.

Molte Ong in tutto il mondo hanno promosso un boicottag-gio contro la Coca-Cola per aver negato ai suoi dipendentila concessione delle cure contro l'Aids, nonostante siano an-ni che la Coca-Cola aumenta i profitti grazie alla manodo-pera a basso costo nel continente. Nel 2001 la multinaziona-le ha stabilito una politica secondo cui solamente gli impie-gati dell'amministrazione hanno il diritto di ricevere curecontro l'Aids. La campagna di boicottaggio ha avuto largaeco in India e in Thailandia. La lotta ha avuto successo: lapressione dei gruppi sindacali e sanitari sulle imprese An-glo-American, Anglo-Gold e De Beers - giganti dell'indu-stria mineraria in Africa - ha permesso la concessione di cu-re antivirali ai dipendenti. La compagnia di diamanti DeBeers le ha concesse ma non ai suoi dipendenti.

- India.

Nel febbraio del 2004 il Parlamento indiano ha confermatoche la Coca-Cola vendeva in India bibite contaminate dapesticidi. Nel Kerala la Coca-Cola è stata accusata di averdistribuito ai contadini rifiuti tossici spacciandoli per ferti-lizzanti. Paul Tachil, presidente della Giunta di Controllodella Contaminazione in Kerala, ha chiesto alla multinazio-

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nale di smettere di distribuire quella «spazzatura pericolo-sa», essendo l'acqua del villaggio di Plachimada già conta-minata col cadmio. Molte comunità patiscono la scarsità diacqua mentre la Coca-Cola continua ad estrarne dal sotto-suolo. E proprio in India le proteste e il boicottaggio controla multinazionale si sono estesi.

- Una Curiosità. La Coca-Cola non ha inventato Babbo Na-tale.

Il personaggio che dà origine a Babbo Natale, in realtà, sichiamava Nicola. Questi, secondo la tradizione cristiana,sembra che fosse un vescovo vissuto nel quarto secolo inAsia Minore: è venerato come San Nicola di Bari. Si rac-conta che San Nicola, rimasto orfano, avesse ereditato unagrossa fortuna e l'avesse utilizzata per aiutare la gente biso-gnosa: fu questo a dargli notorietà e a creare la leggenda.Una di queste racconta che un suo vicino caduto in povertànon poteva sposare le sue tre figlie, sicché decise di farleprostituire. Allora San Nicola fece scivolare giù per il cami-no un lingotto d'oro per ogni figlia. Si dice inoltre che ave-va resuscitato tre ragazzi uccisi, per cui è considerato ancheprotettore dei bambini e dei giovani. San Nicola fa visita aibambini olandesi il 6 dicembre, e si dice che arrivi in barcadalla Spagna carico di regali, e che cavalchi sopra i tetti conun magico destriero grigio per portare regali a bambini euomini di buona volontà.Santa Claus è il nome ridotto di Sanctus Nicolaus o Sinterk-lass. Si dice che il nome Santa Claus si sia diffuso in Nor-damerica con l'arrivo degli emigranti olandesi che fondaro-no Nuova Amsterdam (che poi sarebbe diventata NewYork). Santa Claus è proprio dei paesi di lingua inglese. Po-co a poco la tradizione olandese accolse elementi culturali

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di altri coloni fino a diventare Santa Claus. Durante la Se-conda Guerra Mondiale, le truppe statunitensi introdusseroSanta Claus in altri paesi del mondo, dove ha guadagnatomolta popolarità.Durante l'antichità classica c'erano feste in cui era previstolo scambio di doni: Saturno a Roma e Cronos in Grecia. Siracconta che anche verso la metà di dicembre si festeggia-vano cerimonie religiose e ludiche con la particolarità discambiarsi i ruoli in famiglia. Alla fine delle feste, i bambi-ni ricevevano regali. Anche l'Italia ha la sua storia. I bambi-ni italiani venivano visitati da una strega buona chiamataBefana che gli portava regali. La vecchia strega, brutta masimpatica, ha il compito di portare i regali in Italia il 6 gen-naio, giorno dell'Epifania. Secondo la tradizione la Befanaera troppo occupata per accompagnare i Re Magi da GesùBambino, e per punizione la strega vive ora nell'eterna ri-cerca del Bambino Gesù, lasciando un regalino in ogni casase per caso si presenti il Bambino. I bambini italiani appen-dono una calza sul camino e la Befana s'incarica di riempir-la. Sa esattamente chi è stato buono e chi cattivo: la calzadei bambini cattivi viene riempita di carbone.Una versione simile alla Befana è Babuschka (nonnetta),che arriva in Russia il giorno di Natale (fra il 7 e il 19 gen-naio secondo il calendario gregoriano) e porta regali aibambini.La storia di Olentzero è quella di un gigante che si aggiraper le selve della Biscaglia carico di regali, accompagnatoda spiritelli con la barba bianca, stivali fino al ginocchio ecappelli gialli: sono loro che portano i regali ai bambini. Il24 dicembre scende nei villaggi, nero di carbone, per an-nunciare la nascita di Gesù e portare regali.La storia di Christkindli è quella di un angioletto che portaregali ai bambini svedesi ed è vestito di bianco, con un veloe una coroncina d'oro. Il tintinnio delle campanelle d'argen-

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to annuncia il suo arrivo il 24 dicembre. Quando Christkin-dli entra in una casa per portare regali, si accendono tre can-dele.C'è anche Krampus, un diavoletto che porta regali ai bambi-ni austriaci il 6 dicembre. Indossa un'orribile maschera dilegno con una lunga lingua rossa e un cappotto di pelle.All'inizio Krampus era l'aiutante di San Nicola, e in qualchezona della Germania e dell'Ungheria è ancora un aiutante;in Austria, invece, si è emancipato col passare degli anni.Krampus ha una frusta e una cesta dove anticamente porta-va via i bambini cattivi: oggi, invece, porta solo regali edolci.Anticamente i regali in Svezia venivano portati da Julboc-ken, l'ariete di Natale (un uomo mascherato), ma dalla finedel diciannovesimo secolo il suo compito viene rilevato daJultomten, il nano natalizio. Jultomten viaggia su una slittatirata da due arieti, ed è un uomo piccolo e di cattivo umoreche vive in stalle o in soffitta. Il nano va di casa in casa conun sacco pieno di regali, bussa alle porte e domanda se ibambini sono buoni. I bambini svedesi gli lasciano un piat-to di minestra in mansarda, mentre in Spagna i bambini ri-cevono i propri regali dai Re Magi il 6 gennaio. I Re Magiarrivano sui loro cammelli carichi di regali dall'Oriente. Incambio i Re e i loro cammelli ricevono cognac, acqua, man-darini e noci. Chi si è comportato bene, il giorno dopo trovaun regalo, chi si è comportato male riceve carbone, che èfatto di zucchero.

In un determinato momento della storia, la Coca-Cola si èappropriata dell'idea di uno che distribuisce dolci, l'ha vesti-to di rosso, gli ha dato una slitta, gli ha messo una barba euna bottiglia di Coca-Cola in mano. La sua intromissionenella cultura e nel sentimento religioso del mondo è capilla-re. Com'è stato dichiarato sulla Relazione sullo Sviluppo

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Umano del 1998, ci sono «élite mondiali» e «classi mediemondiali» che seguono gli stessi stili di consumo mostran-do preferenze per «marche mondiali». Sebbene la relazionesegnali i pericoli che i processi di mondializzazione impli-cano per i diritti del consumatore, l'influenza massificantedi una cultura mondializzata e consumista ha effetti negati-vi sui gruppi minoritari ed indigeni. La lotta contro questacultura, quando avremo la «coscienza di consumatore», ènelle nostre mani.

Note parte tredicesima.

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