Guida calceranica

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Un piccola guida ma utile anche per conoscere la storia l'arte e le tradizioni di Calceranica al Lago

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Finito di stampare nel mese di agosto 2006da Publistampa Arti Grafiche, Pergine Valsugana

Si ringrazia per la collaborazione nella stesura dei testi e nella fornitura di materiale fotografico:- Alessandro Gremes- Adriano Martinelli- Antonella Oss Papot- Herman Martinelli- Adriano Campregher- Francesco Bari

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LE CHIESE

LE LEGGENDE I PERSONAGGISTORICI

CARTINA ELEGENDA

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CALCERANICA AL LAGO. Il paese si adagia sul conoidecreato nel tempo dal torrente Mandola e si affaccia sullago di Caldonazzo. L’antica leggenda di Sant’Ermetenarra l’inizio della conversione al Cristianesimo degli abi-tanti del villaggio e che il santo, per dimostrare la fine delPaganesimo, gettò la statua della dea Diana dal tempioposto sul terrapieno ancora esistente direttamente nelleacque del lago.

come raggiungere Calceranica al Lago

� IN AUTOAutostrada A4 Milano-Venezia: uscita Padova ovest,indi imboccare la Strada Statale n. 47 della Valsuganaper Cittadella, Bassano del Grappa e Trento. Uscireallo svincolo di Levico Terme e dirigersi a destraverso Caldonazzo e Calceranica percorrendo laStrada Provinciale n. 1 del Lago di Caldonazzo per unpaio di km.

Autostrada A22 Brennero-Modena: uscita Trentocentro, poi procedere sulla Strada Statale n. 47 dellaValsugana in direzione Pergine Valsugana, Padova eVenezia. Uscire a San Cristoforo al Lago e imbocca-re la Strada Provinciale n. 1 del Lago di Caldonazzoche costeggia il lago e che conduce a Calceranica alLago in 5 km.

�� IN TRENO/AUTOBUSCalceranica al Lago è facilmente raggiungibile col trenograzie alla linea ferroviaria della Valsugana che preve-de una stazione proprio nell’abitato (linea “Trento-Ve-nezia”; per gli orari consultare il sito www.trenitalia.it). In alternativa, scendere alla stazione ferroviaria diCaldonazzo e proseguire con l’autocorriera di lineafino a Calceranica al Lago (per gli orari consultare ilsito della Trentino Trasporti Spa: www.ttspa.it).

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Questa piccola guida di Calceranica al Lago è stata concepitae realizzata all’interno di un progetto europeo a cui il Comune haaderito per far conoscere il paese sotto vari aspetti fino ad oggiforse poco noti. Il progetto, denominato Rete Europea del Turismodi Villaggio, è un’iniziativa finanziata dall’Unione Europea all’internodel programma INTERREG IIIC per il periodo 2003-2006. Lo scopodel progetto è di elaborare e di applicare una metodologia comu-ne per permettere lo sviluppo in chiave turistica delle comunitàcoinvolte, mirante all’applicazione dei principi dello sviluppo soste-nibile nei territori interessati. Si tratta di un nuovo prodotto turisticobasato sull’identità dei villaggi tradizionali,, che valorizza il patrimo-nio naturale, culturale e storico in generale, soprattutto la partelegata ai miti, alle leggende e all’immaginario.

Calceranica al Lago ha origine molto antiche; testimonianzane sono gli importanti rinvenimenti archeologici, soprattutto del-l’epoca romana. Nel Medioevo rientrava politicamente nel prin-cipato vescovile di Trento, mentre ecclesiasticamente dipende-va dalla Diocesi di Feltre fino al 1786. Il paese era sede di Pieve,una delle più antiche della Valsugana, matrice delle chiese diCaldonazzo, Levico Terme, Vigolo Vattaro, Bosentino, Centa SanNicolò e Lavarone.

Il suo territorio, assieme a Caldonazzo, fu retto dai Sicconi epoi, dal XV secolo, dai Trapp. Anche allo scoppio del primo conflit-to mondiale Calceranica al Lago si trovò presso un confine, tantoche nel maggio del 1916 vicino al paese fu piazzato un cannonedi grosso calibro e fu stabilito un campo per prigionieri italiani.

La passata economia di Calceranica al Lago, oltre che sul-l’agricoltura, era basata sulla pesca e, nel secolo scorso, su unabuona industria della seta, con due filande. Il paese, infatti, sitrovava sulla strada che univa, attraverso Vattaro, la Valsuganaalla Valle dell’Adige, dove era fiorente il commercio serico.Lungo il torrente Màndola dal XV al XVI secolo lavoravano moltimulini, fucine e tessiture. Nella Valle del Màndola già nel 1800c’era una miniera di solfuro di ferro, che in precedenza era uti-lizzata per preparare il vetriolo.

Già da questi brevi cenni si intuisce che Calceranica al Lagoha molte cose interessanti da “raccontare”. Questa guida aiute-rà tutti coloro che vorranno conoscere la storia, le bellezze arti-stiche, i personaggi, le leggende di un paese piccolo, ma chevale la pena di scoprire.

premessa

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Calceranica al Lago è un piccolo paese dell’Alta Val-sugana situato a 465 metri sul livello del mare in corri-spondenza del 46° parallelo. Dista 17 Km da Trento, ilterritorio comunale ha una superficie di 3,37 Km2 econta poco più di 1.200 abitanti.

L’abitato è distribuito sulla fascia di terra chiusa tra lasponda sud-orientale del lago di Caldonazzo e la chinadel Monte Somo.

Il paese è diviso in due dal torrente Màndola che vaa immettersi nel lago. La parte sulla sinistra orograficacomprende l’antico borgo con la chiesetta di Sant’Er-mete e, in alto, su un dosso che domina la conca, l’anti-ca Pieve con la chiesa dell’Assunta. La parte a destra deltorrente è distribuita attorno alla centrale Via Tartarotti.L’espansione residenziale si è allungata lungo il traccia-to stradale che costeggia il lago, localizzando la crescita

geografia

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GEOGRAFIA

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di alcuni insediamenti artigianali all’estremità orientaledell’abitato.

Con l’espansione è mutata profondamente anchel’attività economica sul territorio attualmente basata,oltre che sull’artigianato e sul commercio, soprattuttosul turismo legato alla presenza del lago.

Il nome Calceranica è d’origine incerta, confrontabileforse con Kalcitraun (Caldaro), che nei secoli IX-XI eracitato come Caldare e nel 1197 come Caldaro. Potrebbeanche derivare da calcitru che sta alla base di calzidrel,crazidei (secchia). L’etimologia popolare del toponimoracconta che «passando l’uomo che battezzava i paesiincontrò un paesano che saliva dal lago con una calzapiena in mano. – Cosa avete in quella calza? – Rane – Eccotrovato il nome: Calze-rane-ha, calza di rane». (E. Lorenzi, 1932)

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storia

Nel 1673 Michelangelo Mariani nel suo libro “Trentocon il sacro Concilio” (Trento, 1673, p. 534), così descri-veva Calceranica:

«Calzeranica è luogo posto su la collina, in costierain faccia di Tena, e in vista del lago di Caldonazzo. LaPieve titolo d’Arcipretado è chiesa antica in honor delCorpo di Christo con altari, e capelle ben poste, e man-tenute. Evvi più basso un’altra chiesa antichissima disant’Hermete, dove fu già il colto di Diana; e vi si leggeancor’ in pietra l’inscrittione:

“Dianae Antiochenae Dicatum, etc”.Vi si scoprirono, anni fa, tre medaglie antiche d’impe-

ratori; e tutt’hora vedesi il piedestallo, che, per quanto sidice, sostenne l’idolo. La chiesa è picciola, ne altro tienedi bello, che l’antichità. Su’l tener di Calzeranica vengonotra gli altri frutti, castagne così grandi, e qualificate, chedi queste ne va alla corte di Cesare. Vi vengono anchebuoni vini, e vi si scava il vitriolo, e si lavora».

L’ara di Diana, qui sopra citata, è stata alcuni anni faufficialmente datata alla piena età imperiale (IIsec. d.C.); mentre l’antica antropizzazione diCalceranica è testimoniata da un coltelloserpeggiato in bronzo del tipo “Vade-na”, risalente circa al 1.000 a.C. (con-servato presso il FerdinandeumMuseum di Innsbruck).

Una diramazione della via milia-re Claudia Augusta Altinate (I sec.d.C.) si staccava all’imbocco delcolle di Tenna e, raggiunta Cal-ceranica, si dirigeva alla voltadi Bosentino e Trento; eral’Itinerarium Antonini (III-IVsec. d.C.), oggi ripercorsadalla via Andanta.

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STORIA

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All’interno del territorio comunale in più ripresesono state rinvenute monete romane; il ritrovamentopiù importante tuttavia è da considerarsi il cimitero“barbarico”, come venne definito all’epoca, venuto allaluce nei pressi della valle del Dorigo in riva al lago diCaldonazzo nel 1894, in occasione degli scavi per larealizzazione della ferrovia della Valsugana. Furono rin-venute molte monete romane in bronzo ed argento,databili dal II al IV sec. d.C., alcune are, lucerne, fibule,mattoni e tegole.

Nel 1882, nella località “al pra del Michelin ai Xometi”,un contadino, nel praticare uno scavo nel campo attiguoalla strada per Centa San Nicolò in terreno archeologico,trovò degli avanzi di antiche mura e delle fibule, ampollee cocci di vaso. Più tardi raccolse una pietra di macina diporfido del diametro di 30 cm di rozza forma, ed alcunescorie di lavorazione del metallo. Questa è la più anticatestimonianza dello sfruttamento minerario di Calcerani-ca, che poi nel medioevo e fino al secolo scorso conob-be un grande sviluppo.

Nel medioevo i signori di Calceranica furono i Caldo-nazzo-Castronovo; nella prima metà del Trecento

Siccone I di Caldonazzo era dinasta della giurisdi-zione di Caldonazzo che comprendeva

Caldonazzo, Caorso, Brenta, Calcerani-ca, il Monte, Centa e la “montanea

Lavaroni”, Vigolo Vattaro, Bosenti-no e Migazzone, e Palù in Val di

Fersina. Non sembra che la gen-te avesse di che lamentarsi:

basti ricordare che nel 1369 irappresentanti di Calcerani-ca, Caldonazzo e Brenta

donarono a Siccone II e asuo fratello due appezza-

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STORIA

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menti di terra per riconoscenza del loro buon governo;Siccone, a sua volta, non volendo approfittare, ne fecedono a due famiglie.

Dopo il periodo dei Sicconi anche Calceranica, insiemea tutto il resto della giurisdizione, fu ceduta da Sigismondod’Austria a Giacomo Trapp, che troviamo citato in undocumento del 1472 in occasione dell’investitura aGiovanni della Màndola (del mulino vicino a Sant’Ermete).

Nel 1390 a Levico venne emessa una sentenza daJohannes Sparagel de Nortlinga, vicario generale delvescovo di Feltre Antonio de Nasserii, di Montagnana,in cui si fa riferimento alla quota dovuta dai Comuni diLevico e di Vigolo per la ricostruzione della canonica edella pieve di Calceranica che erano rimaste danneggia-te durante le scorrerie degli Scaligeri.

In questa sentenza sono evidenziate le contestazionidel pievano di Calceranica, Conradus de Alemania, che,richiamandosi ad una consuetudine antichissima per cuisi battezzava, si seppelliva e si amministravano i sacra-menti solo nella pieve di Calceranica, replicava davantial vicario contro le motivazioni espresse dai presbiteri diLevico e di Vigolo e degli altri paesi che volevano stac-carsi dalla chiesa battesimale di Calceranica e gestireautonomamente le loro chiese. I presbiteri riportavanoinfatti il pensiero di quelle popolazioni che ritenevanoinutili e di non primaria necessità i lavori da eseguirsialla pieve di Calceranica.

Caldonazzo e Calceranica formavano, fino al 1863, unComune unico. Nel 1864 Calceranica si costituiva in Co-mune autonomo e tale rimaneva fino al 1928. Con R.D. 29novembre 1928, n. 2975, Calceranica veniva riaggregata aCaldonazzo fino al 27 marzo 1947, allorché con D.L. delCapo provvisorio dello Stato n. 314 il paese era ricostitui-to in Comune e, con L.R. 16 dicembre 1957, n. 26, ottene-va la denominazione modificata in Calceranica al Lago.

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CALCERANICA AL LAGO NELLA GRANDE GUERRA1914-1918

Trascorso un mese dall’uc-cisione dell’erede al trono arci-duca Francesco Ferdinando aSarajevo, il 28 luglio 1914l’Austria dichiarò guerra allaSerbia. Tra le migliaia di solda-ti che partirono per il frontec’erano anche decine di giova-ni di Calceranica, che alloraapparteneva al Tirolo austriaco. La guerra era però lonta-na perché i combattimenti si svolgevano ai confini con laRussia. Ben più sconvolgente fu invece l’entrata in guerradel Regno d’Italia. L’avanzata delle truppe italiane nelmaggio 1915 fece scattare in Valsugana il piano di eva-cuazione della popolazione già predisposto da tempo.Anziani, donne e bambini furono allontanati dai nostripaesi che diventavano prima linea nello scontro tra italia-ni e austriaci. In breve tempo gli abitanti di Calceranica,assieme ad altre comunità minacciate dal conflitto, si tro-varono ad iniziare un esilio che sarebbe durato fino allafine della guerra. I nostri finivano in Moravia, che è attual-mente una regione della Repubblica Ceca. In quel luogo inostri profughi trovarono una sistemazione, mentre ilpaese, svuotato dei suoi abitanti, si riempì di truppe dipassaggio. Tra i nostri militari e tra i civili, specie tra glianziani e i più piccoli, molti non rividero più il paese natio.

Nei boschi sopra Calceranica c’erano le trincee delleseconde e terze linee, le cucine per la truppa, le posta-zioni dei cannoni per la difesa di Trento. Chi cerca fun-ghi nei nostri boschi può ancora trovare questi segnidella guerra vicino ai punti di osservazione che guarda-vano verso il forte Spiz Verle sul Pizzo di Vezzena, verso

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il forte di Tenna e del Col delle Benne, verso i potenticannnoni della Panarotta.

Spaventosa era in quei giorni la voce del cannoneSan Giorgio, che era stato installato in uno dei nostriprati per l’offensiva austriaca sul fronte degli Altopianinel maggio 1916. Per il poderoso attacco erano statifatti arrivare dal comando superiore austriaco, assiemeagli uomini, anche mezzi speciali. Infatti il cannoneaveva una canna di oltre 19 metri e proiettili del pesodi 7,5 quintali. Alcuni colpi di questo calibro 351 colpi-rono Asiago, a 32 km di distanza, mentre i suoi tiri veni-vano controllati e indirizzati dai ricognitori austriaci;continuò la sua opera di distruzione per tutto il mese dimaggio e ogni mattina tra le 10 e le 12 quattro o cin-que boati squassavano le case di Calceranica e deipaesi vicini facendo crollare per lo spostamento d’ariapoggioli malfermi e tegole, rompendo anche i vetridelle finestre rimaste chiuse.

Il paese nel 1917 vide anche la presenza dell’impe-ratore Carlo I d’Asburgo, il quale si lasciò fotografare (invia della miniera davanti casa Ghesla, sede comandodel fronte degli altopiani) mentre decorava alcuni solda-ti benemeriti, circondato dai più alti ufficiali dell’esercito.

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In tempi di pace sarebbe stato salutato dal suono dellecampane, ma ormai i campanili erano muti e il bronzodelle chiese era stato fuso per fare cannoni.

Nel frattempo molti soldati del paese erano prigionie-ri in Russia con altre migliaia di trentini: per loro la guer-ra era ormai terminata, ma restavano in attesa della suaconclusione ufficiale per poter ritornare a Calceranica.

Qualche nostro compaesano ebbe anche la disgra-zia di essere imprigionato nel campo d’internamento diKatzenau con l’accusa di sospetta attività politica con-traria all’Austria.

Nel Trentino ci furono 10.501 caduti su circa 55.000militari che prestarono servizio sotto le bandiere au-striache come tirolesi. Circa un centinaio morì invececombattendo per l’Italia. Negli ultimi mesi di guerra, giànel 1917, diverse famiglie di profughi poterono ritorna-re a Calceranica, dato che il fronte si era allontanato ela situazione si era fatta tranquilla.

Conclusa poi la guerra, la terribile epidemia, chiama-ta spagnola, continuò a mietere vittime.

Fu, come al solito, la gente comune a pagare le conse-guenze della guerra, ma finalmente c’era la pace e la vitapoteva riprendere.

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LA CHIESETTA DI SANT’ERMETE

Sant’Ermete, la chiesa più antica della Valsugana,sorge nel centro storico di Calceranica al Lago su unrialzo roccioso, dove è stata rinvenuta un’ara romanadedicata alla dea Diana. È un edificio romanico-goticoche presenta a mezzogiorno un bel portale in pietrarossa e sul suo architrave reca lo stemma dei contiTrapp e la scritta in latino: «L’anno 1512 fu restaurataquesta chiesa dai nobili Trapp, Signori di Beseno eCaldonazzo. Fabiano Rillas, capitano di Caldonazzo,comandò di annotare». Oltre al protiro, i conti Trappabbelliscono la porta centrale, ai lati della quale apronodue finestre, costruiscono ex-novo l’abside e rinforzanocon belle pietre tutti gli angoli della chiesa.

La chiesa è dedicata ad Ermete, prefetto di Romadurante il pontificato di Alessandro I° (108-117 d.C.), ilquale lo convertì alla religione cristiana assieme allamoglie, i figli e 1.250 schiavi. Nel 112 d.C. l’imperatoreTraiano aveva emanato un editto contro i Cristiani.Dall’oriente, dove era impegnato nella campagna con-tro i Parti, inviò a Roma Aureliano, che arrestò il prefet-to Ermete e lo consegnò al tribuno Quirino, che lo fecedecapitare assieme a Papa Alessandro, Evenzio,Teodulo e tanti altri del Senato. Era l’anno 115 d.C. e lasorella Teodora lo seppellì nel cimitero di Bassilla sullaVia Salaria vecchia. Nel Trentino l’unica chiesa dedica-ta a Sant’Ermete è quella di Calceranica al Lago; altre sitrovano ad Anzio e in provincia di Viterbo (Ischia diCastro, Blera e Acquapendente).

La chiesa presenta all’esterno la facciata a sera aper-ta e sostenuta dall’arco in pietra rossa per formare cosìl’abside e il presbiterio, nel quale è stato collocato, dopoil Concilio di Trento, l’altare in legno con pala ad olio diignoto. Questa raffigura in alto la Madonna col Bambino

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le chiese

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e Sant’Anna, in basso al centro San Giuseppe e SanGioacchino, cioè i familiari della Madonna. Ai lati figura-no Sant’Ermete e Sant’Agostino. Sant’Ermete è in vestesenatoriale romana e tiene in una mano il bastone dicomando e nell’altra la palma del martirio.

Di fronte a lui Sant’Agostino, dottore della chiesa evescovo di Ippona (la cui festa ricorre il 28 agosto, lostesso giorno nel quale cade la festa di Sant’Ermete),in paludamenti episcopali sostiene il modellino dellachiesa, nell’evidente gesto di invito a Sant’Ermete aderigerla, primo tempio cristiano della vallata.

Sulle pareti, ai lati dell’arco trionfale, si notano dueaffreschi, tornati alla luce nel 1883 e recentemente re-staurati, scoperti per caso durante i lavori per la riparazio-ne del soffitto.

Quello a sinistra rappresenta la S.S. Trinità con SanNicola ed un altro santo vescovo con l’iscrizione:«Cristoforo della Bottega f.f. 1578», sicuramente una per-sona importante di Calceranica, che ordinò l’opera. L’altroaffresco, a destra, offerto dal conte Trapp, raffigura la Ma-donna del Rosario fra i Santi Rocco e Lorenzo, diacono e

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martire. L’interno della chiesa era tutto coperto da dipinti,così l’atrio ed il soffitto a volta, ma nulla vi è rimasto.

All’interno della chiesa si trova anche la famosa araromana dedicata a Diana, ricordata come esistente nellachiesa fin dal sec. XVII. Secondo quanto riportato daiprimi studiosi che se ne occuparono, un prete di Calcera-nica, intendendo “restaurare” l’epigrafe mediante l’uso diuno scalpello, finì col modificare il testo inciso.

Questo è il probabile testo originario (cfr. “CorpusInscriptionum Latinarum):

«Dianae/Anthus/.../co(n)s(ulis)v(iri) e(larissimi)/actor/ ex v(oto) f(ecit)»«A Diana, Anto… (nome del dedicante), amministra-

tore del senatore e console... (qui doveva seguire ilnome proprio del console), dedicò in voto (sottinteso:questa ara)».

La datazione è da far risalire alla piena età imperiale (IIsec. d.C.?). Si tratta di una delle pochissime testimonian-ze epigrafiche romane della Valsugana. Le altre tre sonorispettivamente a Caldonazzo (chiesa di San Sisto), a Ten-na (lapide miliaria nel centro del paese), a Borgo Valsuga-na (abitazione privata). L’ara, che si presentava in pessi-mo stato di conservazione, spezzata in più frammenti, èstata sottoposta negli anni Ottanta ad un accurato inter-vento di restauro nell’ambito del programma di tutela evalorizzazione del patrimonio archeologico trentino realiz-zato dal Servizio Beni Culturali della Provincia Autonomadi Trento, e qui ricollocata degnamente ad opera delComune e della Parrocchia di Calceranica al Lago.

Dove però la chiesa riesce ad esprimere il meglio dise stessa, ossia la sua essenza di raro esempio di anti-co edificio sacro da secoli, è nel suo aspetto esterno:poche linee architettoniche armoniose, coperte da unapatina di antichità che le conferisce una grandissimaforza suggestiva.

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LA CHIESA PARROCCHIALE ANTICA, LA «PIEVE»

È la chiesa che sta in alto, sopra il paese, ben visibi-le anche da lontano col suo campanile; di notte è parti-colarmente suggestiva, illuminata di luce bianca. Ilnome «pieve» deriva dal termine latino «plebs» chesignifica «popolo, plebe» ed è stato dato alle primechiese di territori di campagna e montagna. Tali chiesesono diventate col tempo «madri» delle chiese piùrecenti, sorte quando le comunità, prima convergentialla pieve, si costituirono in curazie e in parrocchieautonome, diventando anche più importanti dellacomunità della pieve, come qui in zona Levico Terme eCaldonazzo. La pieve è dedicata a Maria SS. Assunta. Visi venerano anche i santi Pietro e Paolo, e la loro festa,che dal 29 giugno viene trasferita alla domenica succes-siva, è la sagra del paese.

La prima costruzione della chiesa risale a prima del1208, anno in cui venne rinnovata. Fu poi riedificata, cioètrasformata in parte dallo stile romanico a quello gotico-rinascimentale, nel 1537. Questo è scritto sull’architravedel portale principale (ECCLIA / PRIA / 1208 / FUIT / RENOVATA

/ SED / RAEDIFICATA / EST / 1537). Si sa che fu ancora restaurata nel 1614 e che di tanto

in tanto vennero eseguiti rilevanti lavori, come l’altaredella cappella del crocifisso nel 1882. Recentementesono stati eseguiti notevoli lavori di restauro di importan-ti parti artistiche del manufatto.

La chiesa è a tre navate, la volta e l’abside hannoforma gotica con belle nervature convergenti ad an-golo leggermente acuto. Ai lati ci sono le cappelle: asinistra quella detta di Sant’Apollonia, la santa protet-trice del mal di denti, che è rappresentata sulla paladell’altare ligneo insieme a San Francesco e sotto lafigura della Madonna del Carmine, opera di Giacomo

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Fiorentino del 1642; a destra c’è la cappella del Cro-cifisso con altare in marmo bianco e nero: nella nic-chia ci sono le statue del Crocifisso con accanto quelledi Maria SS. Addolorata e di San Giovanni apostoloed evangelista.

L’altar maggiore è pregevole opera marmorea del1749 di stile barocco molto ornato. Sulla grande e bellapala si vedono Maria SS. in cielo che presenta GesùBambino ai Santi Pietro e Paolo. Le statue di questidue santi sono ai lati dell’altare che si allarga lateral-mente in due ingressi al retro altare, dove a volte siraccoglieva il coro per il canto.

All’inizio dell’800 venne costruita la cantoria chesta sul fondo della chiesa, sopra l’ingresso principale,con il rinomato organo di Gaetano Callido da Venezia(1805), l’unico di quell’organaro rimasto pressochéintatto in tutto il Trentino. Esso fu completamente re-

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staurato nel 1979 da A. Piccinelli di Padova, ed ora neiconcerti se ne può gustare il suono brillante. Nellanavata di sinistra si trova il fonte battesimale e l’altaredel Sacro Cuore.

Nella navata di destra è collocato l’altare della Ma-donna del Rosario: la sua statua, di seta e broccato,viene portata nelle processioni; molto interessanti sonoi quindici dipinti a forma rotonda che circondano la nic-chia e rappresentano in piccole dimensioni, ma condisegno molto accurato, i misteri del Santo Rosario.

All’esterno merita una sosta il bellissimo panoramache si gode dal prato a destra della chiesa, prospicien-te il paese, il lago e la valle.

Accanto alla chiesa c’è l’edificio della «antica cano-nica», ora di proprietà privata, che ricorda i tempi incui tutta la cura delle anime della zona aveva qui il suocentro.

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LA CHIESA NUOVA DELLA BEATA VERGINE MARIADEL SANTO ROSARIO

Fu costruita sul piano per facilitare la partecipazionedella gente alle liturgie e grazie a una generosa signoradel paese che ha donato alla parrocchia, come suotestamento, l’edificio dell’attuale canonica e il terreno,perché venisse costruita una nuova chiesa. I lavori ini-ziarono a partire dal 1966 su disegno dell’architettoEfrem Ferrrari di Trento, la cui madre era nativa diCalceranica al Lago.

L’edificio è in cemento armato, a forma di tau (contetti in rame a forma di larghe vele), e richiama la formasimbolica della nave, o di falde della «tenda di Dio»,come era detto il tempio di Dio fra gli uomini in cammi-no verso la meta promessa.

La luce, filtrata da ampie vetrate policrome cheseguono il profilo acuto del tetto sopra l’ingresso esopra l’ampio presbiterio, dona un senso misticoall’ambiente apparentemente spoglio.

La chiesa ha una struttura particolarmente funziona-le: per la celebrazione della S. Messa sono infatti bendistinti altare, ambone e sede; la presenza eucaristica diGesù Cristo è richiamata dal tabernacolo ben evidentesulla sinistra del presbiterio; il battistero è sulla destra;per le confessioni ci sono due stanzette ai lati dell’in-gresso; dall’abside della chiesa si accede alla sagrestia,dalla porta di sinistra, e a una cappella per piccoli grup-pi a destra.

Le vetrate sono artistiche: quelle a disegno astrattoper il simbolismo dei colori, quelle dei due ambienti desti-nati alle confessioni per il disegno in vetro-cemento, quel-le laterali per le raffigurazioni. La vetrata del fianco sinistrorappresenta le quattordici scene della Via Crucis; essapossiede una particolare vivezza della luce ed espressività

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delle figure in stile gotico-moderno. La vetrata del latodestro rappresenta scene evangeliche in stile romanico-moderno. Cominciando dal presbiterio si susseguono: lapesca miracolosa (Lc 5, 1-11), la pianta di senape (Mt 13,31-32), la parabola della rete e dei pesci (Mt 13, 47-50), laparabola del seminatore (Mc 4, 1-9), la parabola del granoe della zizzania (Mt 13, 36-43), la parabola del figliol prodi-go (Lc 15, 11-32).

La statua della Madonna del Rosario e il grande Croci-fisso dell’abside sono opera lignea di artisti della ValGardena.

Belle opere d’arte in ferro di Simone Benetton di Tre-viso sono il cancello d’ingresso, il battistero, l’ambone perle letture e il tabernacolo a forma di fiore con la mensa.

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PADRE BASILIO MARTINELLI, SERVO DI DIO

È ormai diventato un personaggio impor-tante a Calceranica al Lago, dove è nato nel1872 da una famiglia contadina modestaeppure ricca di fede cristiana. Dimostrò lasua tenacia e forza di volontà negli studi cheportò a termine nell’Università di Padova,conseguendo i titoli per l’insegnamento dellelingue classiche. Fu consacrato sacerdote nel1897 dal Patriarca di Venezia CardinaleGiuseppe Sarto, che divenne Papa e poisanto col nome di Pio X. Fu docente di lettere antichenelle scuole dei Venerabili fratelli Padri Cavanis e sidedicò all’insegnamento per quasi sessant’anni. Anchese la sua vita raggiunse i 90 anni, non fu contrassegna-ta da episodi rilevanti, ma si svolse secondo le regoledella sua congregazione. Spese il suo tempo per ilSignore dedicandosi agli alunni, alle famiglie e allacomunità di Possagno dove morì il 16 marzo del 1962.Nel 1985 il vescovo di Treviso ha dato inizio al proces-so canonico diocesano per la causa di Beatificazione.Ha lasciato un grande ricordo come confessore e moltepagine di pensieri in cui si dimostra maestro di vita perfanciulli, giovani e adulti.

A Calceranica al Lago è possibile visitare in ognimomento la cucina della sua casa natale, che si è con-

servata come egli la lasciò nel1888. Chi vuole visitarla, latrova aperta ad ogni ora delgiorno e della notte, propriocome sempre fu aperto a tuttiil cuore del Servo di Dio PadreBasilio.

i personaggi storici

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I PERSONAGGI STORICI

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GIULIO FERRARI, PADRE DELLO SPUMANTE TRENTINO

Giulio Ferrari nasce a Calceranica al Lagoil 9 aprile del 1879 da famiglia legata all’agri-coltura ed all’arte serica; muore a Trento il 14gennaio 1965.

Compie i suoi primi studi alla ScuolaPratica Biennale di San Michele all’Adige, isti-tuto attivato nel 1874 dalla Dieta Tirolese diInnsbruk, e che frequentò dal 1895 al 1897.

Viene quindi avviato dal padre Gustavo afrequentare la celebre scuola superiore di viti-

coltura a Montpellier (Francia). Dopo breve esperienza aGeisenheim (Germania), in un istituto specializzato inmicrobiologia, torna in Francia nella Champagne dove,tramite un amico di scuola, entra in cantina ed impara l’ar-te della spumantizzazione col metodo Champenois.

Rientrato in Italia, o meglio in Austria, intuì per primol’analogia ambientale fra la zona della Champagne ed ilterritorio viticolo trentino.

L’intuizione dell’alta vocazione del territorio trenti-no alla produzione di vini spumanti, supportata dauna serie di osservazioni scientifiche, lo convinse apiantare sul colle di Brenta l’uva a bacca bianca, allo-ra chiamata “Borgogna”, più tardi conosciuta comePinot Chardonnay.

Così nel 1902, nella piccola cantina della casa di Cal-ceranica al Lago, si fece il primo storico tirage (aggiun-ta al vino base di lievito selezionato e zucchero di cannaper la rifermentazione in bottiglia).

Pur tra difficoltà e diffidenze, sorretto da gran pas-sione e da un lavoro scrupoloso che puntava all’altaqualità, nel 1906 ebbe finalmente la soddisfazione diricevere all’Esposizione Internazionale di Milano la me-

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daglia d’oro esponendo il suo spumante con la seguenteetichetta:

Seguirono altri riconoscimenti: a Parigi (1910) e aBruxelles (1911).

Allo scoppio della guerra 1915-18 riparò in Italia econosciute le sue competenze, venne mandato inSicilia ad acquistare partite di vino per le truppe italianeal fronte, mentre il padre viene internato quale prigio-niero politico a Katzenau dagli austriaci.

Giulio Ferrari è considerato un pioniere della viti-coltura e spumantistica trentina: la produzione vivai-stica di alta qualità, già allora esportata in Germania,e la ricerca delle selezioni clonali di vite europea edamericana lo resero notoa livello scientifico nazio-nale.

Per questo motivo, co-me è stato ricordato dalComune di Trento nel ven-tennale della morte, e re-centemente da personalitàdel mondo accademico,Giulio Ferrari ha fatto dapunto di riferimento pertutti i primi cent’anni dellastoria della spumantisticatrentina.

I PERSONAGGI STORICI

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GRAND CREMANT IMPERIALMAXIMUM SECG. FERRARI & C.A Trento (AUTRICHE)

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I PERSONAGGI STORICI

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ALBERTO GRAZIADEI, PITTORE

Nasce nel 1907 da una fa-miglia di Calceranica al Lagoche ha dato al paese sindaci eimprenditori.

La sua iniziazione alla pit-tura avviene nel 1930 e la suaricerca prosegue ininterrottasino ad età avanzata. Muorenel 1995.

Fu uomo schivo e sensibile, non ha mai creduto in unapittura come motivo di successo personale. Ebbe il gustoper il disegno e contemporaneamente il piacere di incide-re la materia, assieme alla delicatezza della tavolozza.Seppe usare, come i grandi maestri trentini che conobbee frequentò, l’acquarello, il pastello, l’olio e le tecnicheincisorie. È un testimone dei cambiamenti della ricercaartistica, soprattutto di quella legata alla terra trentina.

Ogni sua opera è una tappa unica che rientra in unviaggio interiore ed è un omaggio alla natura che hasempre amato, dapprima nella nativa Calceranica alLago, poi nel lungo soggiorno a Predazzo, infine aTrento.

Ha allestito mostre personali a Trento, Rovereto, Bre-scia e ha partecipato ad esposizioni a carattere regionale,nazionale ed internazionale. Non dimenticò mai il suopaese natale, dove ritrovava la sua energia vitalisticaaperta alla speranza e rivolta alla gioia.

A Calceranica al Lago poteva incontrare gli amici ericomporre la numerosa famiglia; qui attingeva la sere-nità e la limpidezza che stanno alla base della sua pit-tura.

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FRANCO BARONI, PITTORE

Il pittore nasce a Merano nel 1916 dagenitori di Calceranica al Lago e nelnostro paese la famiglia conserva anco-ra la casa che lui frequentò ogni estate eriempì dei suoi disegni e delle sue tavo-le. Si formò alla pittura all’AccademiaCignaroli di Verona e, con gli amici pit-tori Guido Polo e Luigi Pizzini, fu tra igrandi protagonisti della pittura regio-nale e nazionale. È scomparso nel 1998.

Dopo le vicende belliche si trasferìad Arco che divenne la sua secondapatria. Qui visse con la famiglia e fiorì lasua pittura. Il suo regno era l’atelierdella sua casa, sempre aperto agli amicie agli estimatori. Dipingeva le formecontorte e quasi astratte degli ulivi e legeometrie delle vele contro l’azzurro delcielo del lago di Garda. La sua pittura fusempre ricerca di una perfezione perse-guita e colta soprattutto nella natura. Lesue tele riflettono i cieli di Arco, le case,gli anfratti, le rocce tra Riva del Garda eLimone, la natura più aspra e più bella del lago diGarda.

Ha partecipato a mostre personali e collettive inregione e nelle più importanti città d’Italia, ma noivogliamo ricordare l’ultima sua mostra a Calceranica alLago nel 1995, quando venne onorato nel suo paeseassieme all’amico pittore e cugino Alberto Graziadei.

I PERSONAGGI STORICI

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La presenza di diversiminerali nella zona di Calce-ranica al Lago doveva esse-re nota fin dalla preistoria,tanto che il loro sfruttamen-to fu avviato già nel Me-dioevo. Nel secolo scorso laminiera fu la più importantedel Trentino per numero diaddetti e quantità di minera-le prodotto. I primi docu-menti scritti riguardanti lericerche minerarie compaio-no a partire dal XVI secolo.Tra i diversi imprenditori cheoperarono lungo il torrenteMàndola si ricorda la fami-glia Thamanini a Kemina,che ricavava vetriolo, zolfo,spolverino e qualche piccolaquantità di argento.

Nel 1800 sfruttarono ilminerale i fratelli Schmid,che producevano lo “spol-

verino d’oro”, ovvero la polvere di pirite macinata usatacome assorbente per l’inchiostro e chiamata “sugarina”.

Risale ai primi anni del secolo XX lo sfruttamentoindustriale del solfuro di ferro da parte della società“Graziadei-Pasqualini e Tomasi”. Il giacimento venivaraggiunto con nuove gallerie e la pirite era sfruttataintensamente per la produzione di acido solforico ascopi militari. Le vene metallifere si estendevano soprat-tutto sotto il territorio di Vattaro e di Bosentino, ed eranoraggiunte con gallerie e il minerale era trasportato subinari alla stazione ferroviaria di Calceranica al Lago.

la miniera di pirite

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Dal 1929 la miniera divenne proprietà dell’industrianazionale Montecatini, che proseguì l’attività estrattivasino alla sua cessazione nel 1964.

Durante gli anni di attività la miniera ha occupato unnumero di lavoratori che oscilla dalle poche decine deiprini anni del 900 sino alle 600 unità lavorative deiperiodi di più intenso fruttamento. Molti minatori pro-venivano dal Veneto, dalle Marche, dalla Toscana,dall’Emilia e persino dalla lontana Sicilia. Si giunse asuperare negli anni 50 le centomila tonnellate di mine-rale annuo estratto e si calcola che si produssero duemilioni e mezzo di tonnellate di pirite.

L’interesse della Montecatini era rivolto unicamentealla pirite per ottenere l’acido solforico, anche se il mine-rale conteneva significative quantità di rame, zinco,piombo e discrete concentrazioni di oro e argento.

Sulla riva destra del torrente Màndola, dove siimmette nel piano, si possono vedere ancora oggialcuni edifici che costituivano la parte esterna dellaminiera. Ben visibili sono anche le basi degli impiantidi frantumazione e di lavaggio.

LA MINIERA

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Qui si trovano pure l’offi-cina per le riparazioni, la pic-cola centrale elettrica e lepiazzole sulle quali erano si-stemati i tronchi che servivano per puntellare le gallerie.È possibile poi salire sulla nuova rampa di accesso e visi-tare la galleria Leyla, che entra nella miniera sotterraneadove c’erano diversi chilometri di gallerie. Si partiva daquota 477 metri, si scendeva a diversi livelli sino a unaprofondità di circa 100 metri sul livello del mare.

È impossibile descrivere l’intrico di gallerie, pozzi ediscenderie che scavavano la montagna.

Ora la miniera, con il contributo della ComunitàEuropea, sarà riaperta per le visite guidate.

Nel frattempo le persone interessate possono risali-re il torrente lungo il Sentiero dei Minatori e osservarele tracce di discariche e di antichi scavi. Occhi espertipossono individuare i luoghi dove già nel Medioevo siprocedeva al lavaggio del minerale ed alla sua cotturanei forni fusori.

Presso il Municipio di Calceranica al Lago è possibilevisitare un piccolo museo dove sono esposti attrezzi di

scavo, campioni di mine-rale, lampade, mappe edocumenti che testimo-niano il duro e pericolosolavoro della miniera. Essoverrà collocato all’internodella miniera, non appenasaranno completati i lavoridi ripristino. A fianco dellanuova chiesa si può am-mirare l’imponente monu-mento eretto a ricordo deiminatori.

5 LA MINIERA

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SENTIERO DEL MINATORE

Il Sentiero del Minatore è senza dubbio il percorsopiù interessante e ricco di storia del paese di Calcera-nica al Lago.

I recenti lavori per il recupero delle gallerie del sitominerario hanno interessato anche l’antico sentieroche si snoda nella valle del torrente Màndola fino acollegare gli abitati di Vattaro e Bosentino. Il sentieroera percorso ogni giorno dai minatori che si recavanoal lavoro di estrazione del minerale, attività che ha giàdei riferimenti storici relativi al 1500 e che si è conclu-sa nel 1960.

Il ripristino del sentiero è stato progettato in mododa mantiene il più possibile i riferimenti a tema minera-rio, come i parapetti costituiti da tronchi di binario ecavi d’acciaio, collegando i punti più caratteristici comel’antica galleria scavata nella roccia e l’area che costitui-va la vecchia polveriera a servizio dell’attività mineraria.

Il percorso gode di suggestivi punti panoramici ed èstato interamente messo in sicurezza. L’esperienza èsicuramente da non perdere!

i percorsi

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SENTIERO “ROMANTICO” DEL MULÈT

È una suggestiva passeggiata tra il verde che condu-ce da piazza Municipio alla sommità del colle ove sorgel’antica Pieve. Il sentiero costeggia inizialmente il gretodel torrente Mandòla poi, giunti in prossimità del picco-lo parco attiguo al sito minerario, una passerella invitaad attraversare il corso d’acqua per iniziare la salitalungo una stradina dove si susseguono gradini in pietrae piccoli slarghi. La parte terminale del sentiero lasciaspazio ad un bel panorama del paese contornato davigneti. La suggestività del percorso nella quiete dellanatura ha fatto sì che venisse denominato “il sentierodegli innamorati”.

I PERCORSI

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IL PERCORSO DELLE FONTANE

Calceranica al Lago è un borgo che ha mantenuto latradizione delle antiche fontane alle quali gli abitanti, cherisiedevano lontano dal lago, potevano attingere l’acquaper gli usi domestici. Esse offrivano inoltre la possibilitàalle massaie di lavare i panni.

È molto interessante quindi seguire questo percorsoche si snoda nell’abitato facendo tappa alle varie fonta-ne di costruzione più o meno recente.

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Proseguendo il percorso lungoVia Tartarotti all’imbocco dellasalita in via Don Enrico Angeli,giungiamo ai piedi del terrapie-no che sorregge l’antichissimachiesa di Sant’Ermete. Anchequi abbiamo un’antica fonte

detta “della Màndola”, che prende il nome appunto dalquartiere di Calceranica al Lago un tempo attraversatoda un ramo dell’omonimo torrente.

Proseguendo lun-go Via Tartarotti, sigiunge alla PiazzaMunicipio. Qui tro-viamo la più re-cente delle fonta-ne: la forma è un

tronco toroidale con lo zampillo che esce dalla bocca diuna rana in ottone, in stile moderno. È l’attrazione preferi-ta dai bambini durante le manifestazioni estive.

Partendo dalla parte sud del paese sigiunge alla prima fontana in prossimitàdi Piazza Sugarina, denominata “fonta-na del pesce” per il terminale da doveesce l’acqua. L’acqua che vi sgorgaproviene da una sorgente ed è moltobuona ed abbondante anche nella sta-gione estiva.

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I PERCORSI

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A sole poche decine di metri,già in prossimità della sommitàdel colle che sovrasta Calcera-nica al Lago dove sorge la chie-sa dell’Assunta, l’antica Pieve,si può ammirare la fontana piùantica e forse la più bella:anch’essa è dotata di un piano

inclinato per la lavanda dei panni. Tutte le parti della fon-tana sono costruite in marmo rosso.

Proseguendo su via Don An-geli la strada si fa più ripida esale in direzione dell’anticaPieve. Giungiamo ad uno slar-go dove troviamo la fontana“dei Marchèi”, antica e dotatadi un piano inclinato un tempousato per lavare i panni.

Poche decine di metri ancoraed arriviamo all’ultima fontanadel percorso, una candida fon-tana di recente costruzione inprossimità del cimitero, in stilemoderno. Da qui si può ammi-rare uno splendido panorama

della valle percorsa dal torrente Màndola che scendedividendo in due il borgo fino a sfociare nel lago diCaldonazzo.

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I PERCORSI

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Nel 1957 Calceranica prese il nome di Calceranica alLago.

Il lago, fin dai primi insediamenti storici, ha rappre-sentato un elemento fondamentale per l’economia delpaese. Lo rivelano diversi elementi: i riferimenti storici,come l’ara eretta a Diana, dea della pesca e della cac-cia; i toponimi, come Punta dei Pescatori o Spiaggiadelle Barche; gli speciali permessi di pesca con le reti,concessi ai soli residenti di Calceranica al Lago, a tute-la di un’antica tradizione.

L’economia legata al lago, con il trascorrere degli anni,si è trasformata da attività dedita alla pesca ad attività turi-stica.

Il lago è il più grande appartenente interamente alTrentino e misura 4.735 metri di lunghezza, 1.870 metridi larghezza ed ha una profondità massima di 49 metri.

Stretta alle spalle del monte, Calceranica al Lago hatrovato grande respiro edilizio sul lago.

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il lago

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La parte nuova del paese ha invaso un po’ alla voltala piana verso il litorale, occupando i campi che fannocornice all’ampia insenatura meridionale del lago. Il golfodi Calceranica è limitato dal lungo conoide di punta delleGiare che raccoglie camping, alberghi e locali tipici bal-neari (ristoranti, pizzerie, gelaterie).

Le tre maggiori spiagge sono alle Barche, Punta Pesca-tori e Spiaggia Aoni, tutte ben sorvegliate dal servizio dispiagge sicure, ovvero una squadra di bagnini di salvatag-gio che dalle loro torrette garantiscono l’incolumità dei ba-gnanti. Il lago consente numerose attività sportive e ricrea-tive quali wind-surf, canoa, dragon boat, sci nautico e vela;è anche possibile noleggiare pedalò e mountain bike.

Anche fuori stagione la passeggiata lungo il lago èdeliziosa e consigliabile per il panorama: sullo sfondo, asud, della vetta rocciosa di Cima Vezzena, ad est del colledi Tenna, che separa il lago di Caldonazzo da quello diLevico, ad ovest delle pendici orientali della Marzola.

IL LAGO

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IL BASILISCO DI CALCERANICA

Le miniere con le loro cavità sotterranee e con i loro bui cunico-li hanno fatto nascere spesso leggende di tesori nascosti, difesida mostri inquietanti. Per tener lontani i curiosi dagli impianti dilavorazione, quindi prevenire pericoli reali di crolli e incidenti,venivano diffuse dai minatori e da altri spaventose dicerie sul-l’esistenza di draghi e creature orribili. Il mostro di Calceranicaal Lago era il basilisco, un serpente ripugnante con zampe edartigli affilati, con corpo squamoso e testa schifosa, simile aquella di un gatto deforme. La sua presenza è segnalata in Valsugana in tutti quei luoghidove i minatori scavavano gallerie che per gli ingenui diventa-vano le tane dei mostri. Se ne parlava sommessamente ai bam-bini troppo curiosi e disobbedienti. Secondo queste voci il basi-lisco aveva un alito fetente e velenoso che provocava la morteper asfissia. Chi lo fissava negli occhi magnetici rimaneva para-lizzato dal terrore e non poteva più muoversi. Nel combatterlo sidoveva evitare di entrare in contatto con il suo nero sangue checontaminava le acque e causava rapida morte tra sofferenzeatroci. Del basilisco si parla in una curiosa lettera scritta nel 1826a Trento dal professor Giambattista Garzetti all’amico baroneAntonio Mazzetti di Milano. Nella comunicazione si dice “che col soffio e lo spavento faces-se morire una giovane”. Oggi sappiamo però che i morti furonomolti di più. Numerosi operai morirono di silicosi per la polveredi pirite entrata nei loro polmoni. Il mostro aggrediva i minatorifacendo crollare all’improvviso la volta delle gallerie, rompevale funi dei pozzi dai quali si sollevavano i carrelli del minerale.Alle volte il basilisco faceva esplodere fuori tempo una mina.Per fortuna è rimasto prigioniero edè morto soffocato nella montagnaquando la miniera è stata chiusanel 1964. Nessuno più lo ha visto,nessuno si deve più spaventare.

le leggende

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LEGGENDA DEL LAGO DI CALDONAZZO

La leggenda popolare che narra la nascita del lago racconta cheun tempo dove oggi si stende il lago di Caldonazzo, nell’ampiavallata tra la Marzola e il colle di Tenna, esistevano due grandicittà. Erano Susa e Caldòn, due grossi paesi abitati da gentemolto ricca ma anche molto egoista e dura di cuore: addiritturaera in vigore una legge che proibiva ai mendicanti di chiedere lacarità per le strade mentre nel chiuso delle belle case e dellenobili ville la gente gozzovigliava, mangiava e beveva. Un gior-no si presentò alla porta orientale di Susa un vecchio malvesti-to, che camminava appoggiandosi a un bastone. Un gendarme lo bloccò proprio mentre stava per mettere piedein città e con uno strattone lo gettò a terra. Poi, sghignazzandocon i suoi compari, afferrò il bastone del vecchio e con un colposecco lo spezzò in due. Così deriso, il vecchio si tirò in piedi afatica, raggiustò in qualche modo il suo bastone, e si diresse aCaldòn. Entrò in città senza che nessuno lo fermasse ma appe-na osò chiedere un tozzo di pane due guardie gli furono addos-so, lo riempirono di botte e lo cacciarono da una delle porte delborgo. Solo una povera vedova e suo figlio gli offrirono ospitali-tà, dividendo con lui il pane secco e quel po’ di latte che eranogià sul tavolo per la cena. Il mendicante, grato per il gesto gene-roso, prima di partire avvertì la famigliola di rimanere chiusa incasa qualunque cosa dovesse succedere quella notte e di nonaprire neppure le finestre fino all’indomani. Poco dopo mezza-notte, infatti, accadde che le nuvole del cielo si aprirono e un tor-rente d’acqua cadde sulla valle: tuoni e fulmini tremendi scos-sero le foreste attorno e fiumi in piena travolsero le mura, le cittàe le chiese di Susa e Caldòn. La vedova e suo figlio obbedirono all’avvertimento del mendi-cante e solo la mattina seguente si affacciarono alla porta: unenorme lago si stendeva là dove fino ad allora erano i due paesi.Di tutte le case della valle solo quella della vedova s’era salvatae ora la porta d’ingresso stava a poche decine di metri dalla rivadi quel nuovo lago, che prese il nome di “Caldonazzo”. E talvolta, nelle sere col cielo coperto, chi ha lo sguardo acutopuò intravedere sul fondo l’ombra scura di un curato che cam-mina sott’acqua tutto curvo per il peso dei suoi peccati, con inmano il breviario aperto sulla quinta beatitudine: “Beati i mise-ricordiosi, perché troveranno misericordia...”.

LE LEGGENDE 8

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cartina

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CARTINA

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1 Municipio, ambulatorio, museo dellaminiera, scuole elementari, ufficio turismo

2 Ingresso sito minerario

3 Chiesa del Santo Rosario,monumento al minatore

4 Chiesa Sant’Ermete,monumento ai caduti

5 Chiesa Santa Maria Assunta

6 Centro sportivo (calcio, tennis, bocce,palazzetto sport), parco Aoni

7 Albergo Alessandra

8 Pizzeria Ristorante Al Lago

9 Albergo Micamada

10 Bar Centrale

11 Bar Floris

12 Gelateria bruschetteria Chalet Rosa

13 Alimentari Famiglia Cooperativa

14 Alimentari Conad

15 Tabacchi e valori bollati

16 Casa natale di Padre Basilio Martinelli

17 Fermata autocorriere

18 Stazione ferroviaria Trento-Venezia

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FEBBRAIOSabato grasso

Sfilata in piazza Municipio delle maschere condistribuzione pasta e grostoli. Dedicato ai bambini

MARZOFesta della neve

Festa campestre con giochi e divertimenti sulla neve, organizzata dalle associazioni

presso Malga Zochi a Monterovere

APRILEFesta di primavera

Mercatino in piazza con proposte dei prodotti degli esercenti locali

GIUGNOTracce nella roccia

Rievocazione storica dell’attività mineraria e delle leggende ad essa collegate

GIUGNOSagra patronale dei Santi Pietro e Paolo

Ultimo fine settimana di giugno con festa campestre, giochi, musica e

il mercato la domenica nelle vie del paese

appuntamenti

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AGOSTOPalio dei draghi

Sfida tra le imbarcazioni Dragon Boat con il Palio dei Draghi (riservata ai comuni trentini) e il Palio dei Comuni d’Europa (gara “open”) l’ultimo fine settimana di agosto

8 DICEMBREMercatino di natale

Mercatino in piazza con proposte dei prodotti degli esercenti locali

12 DICEMBRESanta Lucia

Festa in piazza per i bambini con la “strozega dei bandoni” e Santa Lucia con l’asinello che distribuisce dolci ai bambini

24 DICEMBRENatale in piazza

Festa in piazza organizzata dalle associazioni con dolci per i bambini e Babbo Natale che scende dal suggestivo sentiero del Mulèt per raggiungere i bambini in piazza Municipio

APPUNTAMENTI

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contatti utiliComune di Calceranica al Lagowww.comune.calceranica.tn.itSito di informazioni ed immagini: www.calceranica.info

Azienda per il Turismo Valsugana VacanzeTel. +39 0461 706101 • Fax +39 0461 706004Numero Verde 800 018925Ufficio Calceranica al Lago (stagionale): tel. +39 0461 723301www.valsugana.info • [email protected]

ospitalità e ristorazioneALBERGO ALESSANDRAAlbergo 2 stelle - ristorante e barCorso degli Alpini, 1 • 38050 Calceranica al LagoTel. +39 0461 723008 • Fax +39 0461 723008www.albergoalessandra.ite-mail: [email protected]

ALBERGO MICAMADAAlbergo 3 stelle - ristorante e barVia San Pietro, 3 • 38050 Calceranica al LagoTel. +39 0461 723328 • Fax +39 0461 723349www.hotelmicamada.ite-mail: [email protected]

FERRARI MICHELAAffitta camereVia Asilo, 8 • 38050 Calceranica al LagoTel. e Fax +39 0461 848614e-mail: [email protected]

MARTINELLI ANNAMARIAAffitta camereVia al lago, 11 • 38050 Calceranica al LagoTel. +39 0461 724207e-mail: [email protected]

MOSCHEN BRUNOAffitta camereViale Trento, 23 • 38050 Calceranica al LagoTel. +39 0461 723738

MASO MARINIAgriturismoLocalità Maso Marini • 38050 Calceranica al LagoTel. +39 0461 848468

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Rete Europea del Turismo di Villaggio

Basata su una nuova idea di turismo, la Rete Europea del Turismo di Villaggio è

un progetto che intende promuovere una rete di comunità valorizzandone il

patrimonio culturale e naturalistico e favorendo il contatto dei visitatori con la

popolazione locale e l’ambiente circostante.

Attraverso questo progetto, cofinanziato dal programma comunitario INTERREG

IIIC, la regione portoghese dell’Alentejo, la Lapponia finlandese, il Trentino, la

contea di Arad in Romania e quella di Lomza in Polonia hanno coinvolto i loro

territori in questa iniziativa come componente della propria attivitò turistica.

In Trentino, la Rete attualmente accoglie 9 paesi dislocati in diverse valli della pro-

vincia, dove è possibile scoprire e conoscere il territorio attraverso allestimenti

narrativi (“i sentieri dell’immaginario”), che consentono di ripercorrere le sugge-

stioni della cultura materiale, fatta di gastronomia e artigianato, e di quella imma-

teriale, fatta di leggende e racconti popolari espressi attraverso riti e tradizioni.

I sentieri sono quindi percorsi in cui cogliere le tracce lasciate dall’uomo nell’am-

biente e il suo tentativo di interpretare i segni della natura come simboli sacri.