Guida alle feste del nisseno

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Mazzarino

Niscemi

Caltanissetta

Butera

Riesi

Sommatino

Delia

San Cataldo

Santa Caterina

Resuttano

Mussomeli

Marianopoli

Sutera

Montedoro

Campofranco

Acquaviva Platani

MilenaBompensiere

Gela

Serradifalco

Vallelunga

Villalba

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“Cos’è una festa religiosa in Sicilia? Sarebbe facile rispondere dicendoche è tutto tranne che una festa religiosa… poiché è soltanto inquest’occasione che il siciliano esce dalla sua condizione di uomosolo…”. Con queste parole, Leonardo Sciascia spiegava le ragioni delforte sentimento religioso del popolo siciliano. Un sentimento rimastopressoché inalterato nel tempo, fermo a rappresentare l’identità e ilsenso di appartenenza alla cultura e alla storia dell’isola. Elementi tuttorariconoscibili negli antichi ed evocativi culti mariani, nei suggestivi ritidella Settimana Santa, nella partecipazione corale alle feste patronali.Ciò che vi proponiamo in questa guida è un breve viaggio alla scopertadelle principali feste dei comuni della provincia nissena, un approccioconoscitivo e un ulteriore stimolo a visitare nuovi luoghi e scoprire davicino devozioni, tradizioni e colori diversi e sempre affascinanti.

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Riti di origine agreste ...............................................................................................

Riti di origine agreste

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“ La chiesa sorge su unapiazza vasta dasembrare quasi deserta,ma nella ricorrenza èanimatissima: cavalli emuli con le criniere e lecode intrecciate di nastrivistosi e soventesfarzosi…”(da “Viaggio in Italia” J.W.Goethe)

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Riti di origine agreste

SANT’ANTONIO ABATENella tradizione pagana il periododell’anno precedente l’arrivo dellaprimavera era dedicato allacelebrazione di cerimonie acarattere propiziatorio e purificatoriodi animali e campi. Una serie dirituali di analogo valore iniziaronoad essere celebrati anche in epocacristiana e la festa in onore diSant’Antonio Abate, il 17 gennaio,ne è una testimonianza. Tra le piùattese nel vecchio mondo contadino,la ricorrenza mantiene tuttora la suavalenza simbolica in diverse localitàdel Nisseno, come a Campo-franco, dove pare che un tempoesistesse una chiesa dedicata alsanto, patriarca egiziano delmonachesimo vissuto all’incirca nel250 d.C.Presso la Chiesa Madre del paesene è custodita un’ antica statua chein occasione della festa è portata inprocess ione , su un car rosfarzosamente addobbato, fino araggiungere un’edicoletta votivadinanzi alla quale viene accesso ungrande falò. Secondo la tradizione,l'accensione dei fuochi è daricollegare al potere attribuito alsanto di guarire dal cosiddetto “fuocodi Sant'Antonio” (l’herpes zoster).

Suggestiva è senza dubbio labenedizione beneaugurante deglian imal i domest ic i e de l la“pruvenna”, i sacchi contenenti fave,frumento, orzo e altre provviste.Nella vicina Sutera, Sant’AntonioAbate si celebra la domenicasuccessiva al 17 gennaio. Allavigilia, per le viuzze del paese, allaluce delle “vampe”, si svolge laprocessione del palio che siconclude in piazza Umberto I conl’accensione del falò attorno alquale si riunisce una moltitudine dipersone. Fino a qualche anno fa,gli organizzatori della festaacquistavano un maialino chelasciavano libero per le strade delcentro suterese affinché chiunquepotesse dargli da mangiare. Neigiorni precedenti la ricorrenza ilmaialino veniva venduto e il ricavatospeso per l’organizzazione deifesteggiamenti.A Milena, il santo è invece ricordatola seconda domenica d’agosto,perpetuando una tradizionesecondo la quale le feste invernalidi origine agreste dovevanocelebrarsi durante la stagione estivae in maniera più sfarzosa in segnodi ringraziamento per il raccolto.Caratteristica è l’offerta dei sacchipieni di provviste, caricati su cavallir i c c a m e n t e b a r d a t i , esuccessivamente benedetti sulsagrato della Chiesa Madre.

(pagina accanto)Processione di “U Signuri di Bilici”Foto di Giuseppe Cannavò

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Marianopoli: “U signori du Bilici” . Foto Giuseppe Cannavò

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Riti di origine agreste

“U SIGNURI DI BILICI”Il 3 maggio, il paese di Marianopoli è meta di pellegrini che a piedi nudiraggiungono una chiesetta posta poco fuori il paese, nell’ex feudo diCastel Bilici, proprio nel punto dove s’incrociano le strade per Marianopoli,Villalba e Vallelunga. In questa chiesetta si venera un Crocifissoantichissimo, considerato miracoloso. Già secoli addietro la venerazionedel Crocifisso, opera di frate Innocenzo da Petralia, era molto conosciutae fino a non molti anni fa il pellegrinaggio a Castel Bilici rappresentavaper le giovani coppie prive di mezzi economici il tradizionale “viaggiodi nozze”.

SAN GIUSEPPE DELLA CAMPAGNALa ricorrenza si celebra la seconda domenica del mese di maggio aMilena, paese la cui storia indelebilmente s’intreccia con la civiltàcontadina. Si tratta di una vera e propria festa campestre che ha iniziocon la processione “cu lu stinnardu”, per poi proseguire e concludersiin modo più profano e cioè con il tradizionale gioco dell’albero dellacuccagna sulla cui sommità sono poste ciotole di terracotta ricolme dipremi, chiamate “baccareddi”.

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........................................................................................................................Mazzarino: “Festa del Crocifisso dell’Olmo”. Foto Jo

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Tracce della loro esistenza si ritrovano già nel Medioevo, fu allora cheiniziarono a formarsi associazioni religiose il cui fine era il raggiungimentodella perfezione cristiana attraverso l’esercizio della carità, l’assistenzaagli infermi e il canto delle laudi sacre. Testimoni della fede popolaree di culti delle quali sono state custodi nel tempo, le confraternite, nellatradizione religiosa della provincia nissena, hanno un ruolo fondamentalesoprattutto per la preparazione dei riti della Settimana Santa, comeavviene a Mussomeli, o in altre feste dal forte impatto simbolico. Unesempio ne è “U signuruzzu di maju” che si celebra a Mazzarino.

IL CROCIFISSO DELL’OLMOLa prima domenica di maggio aMazzarino si rinnova il culto del“SS. Crocifisso dell’Olmo”.La festa si lega ad un’antichissimaleggenda secondo la quale due ladrisi introdussero nottetempo nellaChiesa della Madonna delle Graziecon l’intenzione di trafugarne ilprezioso Crocifisso ivi custodito.Ma il loro tentativo andò a vuoto,perché al momento della fuga i duetrovarono dinanzi al portoned’ingresso della chiesa un enormealbero di olmo, prodigiosamentegermogliato, che sbarrò loro lastrada facendoli pentire del sacrilegogesto. Un’altra leggenda narra diun “voto” fatto da Branciforti, signoredi Mazzarino, questi sorpreso dauna tempesta in mare e rischiandonaufragare fece solenne promessadi far costruire un’enorme “vara”destinata a portare in processioneil Crocifisso.E’ molto probabile, invece, chel’origine della festa sia da far risalireal “voto” dei mazzarinesi scampatial terribile terremoto dell’11 gennaiodel 1693.

Il giorno dei festeggiamenti l’anticoCrocifisso è sistemato al centro diuna vara, sostenuta da due lungheaste di legno, portata a spalla dapiù di centro confratelli scalzi evestiti con un saio bianco: “ i nudi”.Durante la processione vienedistribuito ai fedeli il cotonebenedetto mentre il tragitto èsegnato dal lancio delle “collane disciuri”, delle vere e proprie collanedi margherite gialle, nel tempodiventate il simbolo della festa.

Le confraternite

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Pani e banchetti votivipagina 06 ...............................................................................................

Pani e banchetti votivi

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“A San Giuseppi cci fici stuvotu, la seggia ‘mparaddisunn’ha sarvatu a cu ’mmita atri poveri assolutu, Diul’aspetta a lu cielu biatu”.(Canto di un “tammurinaru” trattoda “Uomini e Santi” di A.Amitrano Savarese).

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Pani e banchetti votivi

SAN GIUSEPPEPer i siciliani San Giuseppe è ilsanto patrono per eccellenza dellafamiglia nonché “avvocato dellecause impossibili”. Oltre ad aprire ilciclo delle feste primaverili, in Siciliala ricorrenza si caratterizza per unaserie di manifestazioni ritualipubbliche e private di grandecoinvolgimento popolare, non sipotrebbero definire diversamente lepreparazioni di meravigliosi altari esoprattutto di banchetti votivi in suoonore: “ li tavulati di li vicchiareddi”o “di li povireddi”.Una delle celebrazioni più belle esuggestive è quella che si svolge aGela. Diversi giorni prima della festa,numerose famiglie si dedicanoall’allestimento di straordinari “altari”sui quali sono sistemate statuine eimmagini del Patriarca e della SacraFamiglia. Gli altari sono decorati confiori, ricami, ramoscelli di alloro, mirto,arance e pani votivi, quest’ultimilavorati con tale maestrìa dasembrare “scolpiti”. I “pani” hannoun importante significato sacraleintimamente legato agli ancestralisimbolismi della natura che sirinnova. Stessa grande preparazionerichiedono “li tavulati”, in questo casola scelta delle pietanze ha un precisosignificato dato che esse prevedonol’impiego soprattutto di verdure efrutti legati all’arrivo della primavera,anche se poi ogni centro segue unasua precisa tradizione.A Milena, San Giuseppe èfesteggiato con grande solennità

poiché il santo è il patrono delpaese. Qui, sulle lunghe tavoleal lest i te vengono dispost i :minestroni e frittate di verdure,polpette, pani dalle varie forme,sfinci, pignolata, cannoli e arance.A conclusione del pranzo i“vicchiariddi”, che rappresentano ipersonaggi della Sacra Famiglia,ricevono la tradizionale “truscia”contenente pane, arance, dolci equant’altro. Nel pomeriggio haluogo la solenne processione delsimulacro.A Mussomeli la festa, organizzatadalla congregazione dei falegnami,si realizza con la preparazione delle“tavulate di li vicchiareddi” sullequali tradizionalmente trovanoposto: pasta con finocchi selvatici,cardi panati, frittate di fave easparagi, i pani votivi chiamati“cuddure” e poi ancora tanti dolcidella tradizione siciliana.A Butera, alla preparazione deibanchetti votivi si unisce larappresentazione della “SacraFamiglia”, così come avviene purea Bompensiere. Nel piccolissimocentro del Nisseno la festa vive ilsuo momento più importantequando tre figuranti, nelle vesti diSan Giuseppe, della Madonna e diGesù, dopo aver percorso le stradedel paese raggiungono la piazzaprincipale dove è allestita la“tavulata”, sulla quale sono postinumerosi pani la cui forma richiama simboli religiosi.

(pagina accanto) Milena: “Tavula di San Giuseppe”. Foto Salvatore Farina

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“Particolare di pane votivo”. Foto di Salvatore Farina

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Pani e banchetti votivi

I pani vengono distribuiti ai fedeli e quindi ha inizio la processione.Il banchetto votivo a Sommatino prende il nome di “tavula sbampata”e accanto ad esso ogni anno si rinnova il tradizionale appuntamentodetto del “Tuppi tuppi”, (traduzione dall’onomatopeico toc-toc), ovverola rappresentazione in lingua siciliana della “Fuga in Egitto”. Tale usanza,risalente alla fine dell’Ottocento, si ripete due volte l’anno: il 19 marzoe all’inizio di agosto. La rappresentazione ha per scenario l’antico centrostorico del paese addobbato a festa e si avvale di una coralepartecipazione popolare.A Niscemi la festa in onore di San Giuseppe si arricchisce del particolarerito dell’accensione dei falò: i “luminari di lu focu santu”, accesi perricordare l’arrivo della luce primaverile dopo il buio dell’inverno. Lalegna viene accatastata ai crocicchi delle strade, nei pressi degli altarie degli “avutari”, le tavole riccamente imbandite e offerte ai poveri.Infine, a Resuttano, San Giuseppe, è festeggiato con grande solennità.La processione è accompagnata attraverso la “via dei Santi” dai confratellicon il caratteristico saio, mentre le “tavulate” preparate dai devotiprendono il nome di “virgini”, perché l’usanza vuole che ad esse siedanoi "virginiddi": dodici bambini che stanno a rappresentare gli Apostoli.

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SAN BIAGIOConvertito dal paganesimo alla religione cristiana, San Biagio, elettovescovo a Sebaste, città dell’Armenia, venne condannato al suppliziodurante le persecuzioni di Licinio. Racconta la leggenda che propriomentre lo conducevano sul luogo del martirio, il santo avrebbe compiutoil miracolo di salvare un bimbo che stava soffocando a causa di unalisca di pesce. Per tale ragione, San Biagio è considerato protettoredella “gola”. Celebrata in tutta l’isola, la sua festa, il 3 febbraio, ècaratterizzata da una serie di riti dedicati proprio alla benedizione della“gola”. L’usanza si mantiene ancora viva in diversi centri: AcquavivaPlatani, Sutera, Montedoro, Bompensiere, Campofranco. Perl’occasione si preparano tipici pani votivi: “ i cuddureddi”, ai quali untempo era attribuito il “potere” di proteggere dalle malattie della gola.

SANTA LUCIAUn’antica tradizione siciliana vuole che il 13 dicembre non si manginoné pasta né pane quanto piuttosto riso e piatti di grano bollito e salatoo altrimenti condito con zucchero o miele: “la cuccìa”. Tipica pietanzada consumare nel giorno dedicato alla festa di Santa Lucia, la suapreparazione si ricollega, secondo il racconto, all’intervento miracolosocon il quale la santa siracusana salvò la Sicilia da una terribile carestia.Accadde agli inizi del XVIII secolo, nell’isola non c’era più un chicco difrumento e la popolazione allo stremo rivolse le sue suppliche disperatealla santa siracusana. Le preghiere non rimasero inascoltate e avvenneil miracolo: una flotta di navi cariche di frumento e dirette verso altrarotta approdarono sulle coste siciliane.La festa di Santa Lucia in provincia di Caltanissetta viene celebrata congrande e sentita partecipazione a Campofranco, Sutera, Mussomelie Montedoro. Oltre alla distribuzione della “callara di cuccia”, è usoaccatastare lungo le strade la legna per l’accensione delle “vampe” .A Niscemi, per ricordare che la santa è considerata protettrice dellavista, si preparano dei piccoli impasti di farina e zucchero cui vienedata la forma degli occhi: “i cuddureddi”.

Pani e banchetti votivi

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Le suggestioni della Pasqua

Caltanissetta: “Il Cristo Nero”. Foto Giuseppe Cannavò

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Le suggestioni della Pasqua

“In piazza c’era un gruppo digente che faceva cerchiointorno a un uomo e a unadonna del popolo. L’uomo,vestito di nero, con la manodietro l’orecchio ricantava lanenia con una mirabi leespressione d’accorazionecome se Cristo veramente glifosse padre, figlio, fratello, e ladonna gli faceva da cuntravuci,con un grido che tagliava indue la notte d’aprile comecristallo…”(“Il Venerdì Santo a Caltanissetta”tratto da “Italia del Bonincontro” diAntonio Baldini )

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........................................................................................................................Caltanissetta: “Gesù Nazareno”. Foto Giuseppe Cannavò

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Le suggestioni della Pasqua

Le sfilate delle maestranze, i gruppi sacri, i sepolcri addobbati, lecommoventi processioni del Venerdì Santo, le sacre rappresentazionidella Passione ed infine l’atmosfera gioiosa della “Giunta”. La Pasquain provincia di Caltanissetta è tutto questo, in un continuo richiamo agliori, ai colori e alla teatralità di gusto barocco ereditati della culturaspagnola. La Settimana Santa nel Nisseno assume un fascino uniconel quale misticismo e folclore si fondono regalando emozioni antichee indimenticabili.

L a S e t t i m a n a S a n t a d iCaltanissetta è tra le più popolarie affascinanti dell’isola, chi vi assistenon può fare a meno di ammirarnele suggestioni che ricordano laPasqua di Siviglia e di Murcia.

Nel capoluogo le celebrazionihanno inizio il pomeriggio dellaDomenica delle Palme con laprocessione del simulacro di GesùNazareno. Posto su una vara aforma di barca ricoperta di fiori, lastatua viene condotta lungo le viedel centro storico.

A partire dal mattino del Mercoledì,per tradizione ormai secolare, ilcorteo della Real Maestranza dàinizio alle celebrazioni ufficiali dellaPasqua nissena. Unica nel suogenere, la “Maestranza” apre i ritidella Settimana Santa riportandoal passato, alla memoria e allastoria di questa città. Le sue originirisalgono alla costituzione delleantiche corporazioni delle arti e deimestieri. Nel 1806, quando reFerdinando IV giunse in città, icomponenti delle maestranzenissene sfilarono in suo onore.Il corteo per il fasto e la maestositàcolpì vivamente l’animo del sovranoche la definì “Reale”.Ancora oggi la Real Maestranzamantiene inalterato tutto il fascinostorico delle sue origini.

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Caltanissetta: “Real Maestranza - Crocifisso velato”; “Varicedda”. Foto G. Cannavò

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Le suggestioni della Pasqua

Due le contrapposte atmosfere chene segnano l’uscita del Mercoledì:la mestizia per la Passione e Mortedi Nostro Signore cui segue la gioiadella Resurrezione. Sentimentimanifesti soprattutto nei “segni”che i componenti mostrano nelcorso della processione. In unprimo tempo il Capitano - elettoogni anno tra gli appartenenti allevarie categorie artigiane – si ponealla guida del corteo portando unCrocifisso velato di nero.

La giornata del Mercoledì Santoprosegue e si conclude con l’uscitadelle “varicedde”, i gruppi statuariin miniatura riproducenti le “vare”che sfilano durante la sera delGiovedì Santo.

Sia i l capitano,sia gl i altr icomponenti portano quali segni dilutto: cravatte, calze e guanti neri.Dopo avere raggiunto e sostatoall’interno della Cattedrale perl’adorazione del SS. Sacramento,la solenne processione riprendea sfilare, stavolta in un clima digioia accompagnato dal suono diallegre marce.

Anche la tradizione delle “vare”affonda le sue radici in epocaantica. Secondo alcuni storici fuistituita nel 1780 su iniziativa dellaCongregazione di San Filippo Neri.Una ricostruzione fatta dallo storicoMichele Alesso narra che in queltempo: “Era uso a due ore di nottecirca, uscire in processione congrande entusiasmo religiosoportando in giro per le vie della cittàcinque barette, su cui stavano dellestatuette di cartapesta dell’altezzadi due palmi, raffiguranti cinquedei principali Misteri della Passionee Morte di Gesù Cristo, e con essevisitare i sepolcri, entrando incinque chiese poste nelle vie cheessa percorreva”.

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........................................................................................................................Caltanissetta: “La Pietà”. Foto Giuseppe Cannavò

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Le suggestioni della Pasqua

Ripresa nel 1840, fu soltanto nel 1882 che la processione divennegrande momento di partecipazione mistica e popolare grazie al “voto”fatto dagli zolfatai scampati alla tragedia della miniera di Gessolungo.I sedici gruppi statuari sono opera dei due scultori di origine napoletanaVincenzo e Francesco Biangardi.

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Villalba: “Il Giovedì Santo”. Foto Salvatore Farina

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Le suggestioni della Pasqua

La struggente processione del “Cristo Nero” segna la giornata delVenerdì Santo. Secondo la leggenda, il piccolo Crocifisso di legno nerosarebbe stato trovato in una grotta fra due candele accese. Ricca dimisticismo e di commovente partecipazione la processione si snodalungo un percorso che attraversa buona parte della zona vecchia dellacittà. Nell’aria pregna dell’odore intenso e penetrante di incenso, unalunghissima fila di fedeli a piedi nudi accompagna il simulacro in unsilenzio rotto solo dalle “lamintanze” dei “fogliamari”.

Non meno ricche di emozioni e fascino sono le celebrazioni pasqualidegli altri centri della provincia.Singolare e altamente simbolico è il Giovedì Santo a Villalba, dove sulsagrato della chiesa principale del paese è allestita un’enorme tavolasulla quale vengono esposti tredici agnelli di zucchero, il più grande deiquali, posto a centro, viene diviso in pezzetti e offerto dal sacerdote aifedeli.

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Le suggestioni della Pasqua

Sempre il Giovedì Santo, maspostandosi a Mazzarino, intornoalla mezzanotte ha luogo laprocessione del “Signore dicamoscio” portato a spalla daiconfratelli incappucciati. Si tratta diun Crocifisso antichissimo giunto inpaese nel Seicento durante ladominazione spagnola e proprio inSpagna pare che si trovi l’altro unicoesemplare.Nel centro mazzarinese, i ritiproseguono il Venerdì con laprocess ione de i s imu lac r idell’Addolorata, di San Giovanni,della Veronica e del Cristo mentrein tarda serata dalla Chiesa di SanDomenico muove lentamentel’Urna. A guidare la processione èil “mastro incappucciato”, di cuinessuno conosce il nome dato cheviene nominato poco primadell’inizio del corteo religioso.Particolarmente commovente è laprocessione, all’alba del VenerdìSanto , a Santa Cater inaVillarmosa. Il corteo religioso simuove lentamente lungo le stradineavvolte ancora nel buio e nelsilenzio, mentre ad intervalli i“ladatori” che seguono l’Addoloratae la Sacra Urna, intonano in corole “lamintanze”. La presenza dei“ladatori” è una costante in quasitutti i riti pasquali nel Nisseno.A Montedoro accompagnano laprocessione del Venerdì Santoeseguendo un repertorio di cantipolivocali dialettali ritenuto inassoluto tra i più interessanti.

Protagoniste della Pasqua diMussomeli sono le sei antichecongregazioni religiose che la seradel Giovedì Santo portano inprocessione i rispettivi simulacri.Un’atmosfera di grande misticismocaratterizza, la mattina del VenerdìSanto, la processione dellaAddolorata durante la qualevengono eseguite le “lamintate“ inlingua latina. Il corteo riprende nelprimo pomeriggio con il simulacrodel Nazareno che esce dallaChiesa Madre per raggiungere ilCalvario dove, dopo la lettura della“ P a s s i o ” , s i s v o l g e l arappresentazione della cro-cifissione. In tarda serata ha luogola processione dell’Urna.

A Butera, la Settimana Santa vivetre momenti importanti: il primo ladomenica delle Palme, quandoviene ricordato l’ingresso di Gesùa Gerusalemme con la processionedel simulacro del Cristo seguito dadodici uomini nelle vesti degliApostoli; il secondo il GiovedìSanto, nel corso della processionedel Cristo incatenato. Infine, ilVenerdì Santo ha luogo l’uscita ditre “vare”: l’Ecce Homo (u signuri‘a canna) al mattino; il Cristo conla croce (u signuri ca cruci ‘ncoddu)nel primo pomeriggio e la sera laSacra Urna ( ‘u catalet tu).Tra le giornate del Giovedì e delVenerd ì San to numeroseprocessioni si svolgono in tutti icomuni del Nisseno: da Gela

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Delia: “La Giunta”Serradifalco: “Un momento del Venerdì Santo”. Foto Lillo Miccichè

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Le suggestioni della Pasqua

ad Acquaviva, Bompensiere,Campofranco, Delia, Milena,Marianopoli, Sommatino, SanCataldo, Serradifalco, Sutera,Vallelunga, Niscemi e Riesi inparticolare, in quest’ultimo centroi riti del Venerdì Santo hanno inizioall’alba con l’uscita dei simulacrid i Gesù , d i G iovann i edell’Addolorata. Verso le tre delpomeriggio, in un punto del paesedetto dei “quattru cantuneri”, allosquillo delle trombe avvienel’incontro tra l’Addolorata e il Cristo.Le due statue vengono trasportateverso una collinetta, “il Calvario”,per la rappresentazione dellaCrocifissione. In tarda serata,disteso nell’Urna, il Crocifissov i e n e a c c o m p a g n a t o i nprocessione dai portatori chemuovendosi con andatura lenta,tre passi avanti e due indietro,percorrono le vie del paese allaluce delle fiaccole.

Altra tradizione pasquale è larappresentazione, da parte di attorilocali, degli episodi della Passionedi Gesù Cristo. Le più importanti sisvolgono a Delia, Sommatino,San Cataldo e Serradifalco.

La Domenica di Pasqua si rinnovail rito gioioso della “Giunta”:l’incontro tra i simulacri dellaMadonna e del Cristo Risorto.

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........................................................................................................................San Cataldo: “I Sampauluna” (in alto).

“La corsa del simulacro della Madonna”. Foto di Salvatore Cravotta

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Le suggestioni della Pasqua

A San Cataldo spettacolare è lasfilata dei “Sampauluna”, grandistatue di cartapesta raffiguranti gliApostoli. Nel pomeriggio questevengono riunite dinanzi alla Chiesadel la Mercede assieme alsimulacro della Madonna e allapiccola “vara” della Maddalena. Dilì a poco ha inizio la celebrazionedella festa con la statua dellaMaddalena che si avvia verso illuogo del “Sepolcro” e trovandolovuoto r i torna indietro perannunciare agli Apostoli e allaVergine la Resurrezione del Cristo.La “vara” della Maddalena percorreil tragitto altre due volte: la primaaccompagnata dalle figure di Pietroe Paolo, e la seconda da quelladella Madonna.

Solo a questo punto, da una strettatraversa laterale, appare la statuadel Cristo Risorto che dà il via alcorteo degli undici “Sampauluna”,preceduti dai simulacri del Cristo,della Madonna e di San Giovanni.

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Museo Diocesano di Caltanissetta: “L’Addolorata” (1700- Fra’ Fedele di San Biagio).

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I culti mariani

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“Più del Cristo stesso è la figuradi Maria Addolorata checolpisce e commuove… LaMadre è viva, dolente, chiusanel nero manto della pena,trafitta, gemente, immagine esimbolo di tutte le madri…”(“Le feste religiose” . L. Sciascia)

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I culti mariani

La devozione nei confronti della Madonna in Sicilia è antichissima, cometestimoniano i dipinti delle prime comunità cristiane ritrovati in alcunegrotte dell’isola. Già intorno al VI secolo erano moltissimi i luoghi dipreghiera a lei dedicati, ma fu soprattutto durante la dominazionenormanna che il culto della Vergine si estese ovunque. A questo periodo,infatti, devono essere ascritti i ritrovamenti, spesso leggendari, di quadried immagini della Madonna nascosti durante l’invasione araba.Il rapporto che i siciliani hanno mantenuto con la figura della Madre diDio è particolarmente intenso, viscerale e vero. E’ lei che rappresental’unione tra l’umano e il divino, é lei che interpreta il dolore terreno e ildramma dell’uomo.

MADONNA DELLE GRAZIE E DELL’ALEMANNANel convento dei Padri Cappuccini Minori di Gela si venera la Madonnadelle Grazie verso la quale gli abitanti della città nutrono grandedevozione. La festa in suo onore si celebra il 2 luglio con la solenneprocessione del simulacro raffigurante la Vergine con il Bambin Gesù.In occasione della ricorrenza, oltre alla “promessa del viaggio scalzo”per le grazie ricevute, i fedeli recano in segno di omaggio dei grandiceri votivi: “i cannili”. Un’antica usanza tramandata fino ai nostri giornivuole che la festa sia dedicata alla benedizione dei bimbi.Rimanendo a Gela, un’altra tradizione mariana che si rinnova da oltrecinque secoli è quella in onore di Maria Santissima dell’Alemanna,patrona di Gela. Leggenda vuole che l’antica e sacra icona della BeataVergine, nascosta durante il periodo iconoclasta della dominazionemusulmana, sia stata rinvenuta intorno al 1450 da un contadino intentoad arare le sue terre.Momento cruciale dei festeggiamenti, l’8 settembre, è la processionedella sacra immagine seguita da una folla di fedeli provenienti anchedai centri limitrofi. La festa si conclude con un inconsueto epilogo disapore decisamente profano: la divertente gara di “ u palliantinu a mari”una sorta di albero della cuccagna sul quale i concorrenti dovrannoarrampicarsi per conquistare gli ambiti premi.E sempre a Gela, non va dimenticato un altro culto mariano, si trattadella “Madonna di Bittalemmi” venerata presso una cappella votivasituata vicino la foce del fiume Gela. Una volta le donne del popoloarrivavano sin qui recando dei recipienti di olio che servivano adalimentare la fiamma della lucerna.Sul luogo dove è costruita la cappella votiva pare che un tempo esistesseun’ara destinata al culto di Demetra e Persefone.

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Mazzarino: “Chiesa della Madonna del Mazzaro”. Foto Giuseppe Cannavò

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I culti mariani

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MADONNA DELLE VIGNEIl culto rievoca l’evento miracolosocompiuto dalla Vergine allorchéun padre in compagnia della figliasordomuta si recò da Cammarataa Mussomeli, presso il santuariodella Madonna delle Vanelle, perinvocare la guarigione dellagiovane. Secondo la leggenda lepreghiere e le suppliche del padredapprima non sortirono effetto eal pover’uomo non rimase cheriprendere sconfortato la stradadi casa ma la mula che liaccompagnava stramazzò a terra.L’uomo, allora, prese sulle spallela figlioletta, il resto del carico ericominciò il cammino verso casa.Aveva appena ripreso la strada,quand’ecco all’improvviso avvenneil miracolo: la giovane chiamò ilpadre con voce squillante e iniziòa parlare. La notizia del prodigiosi diffuse in breve tempo tanto chesul luogo fu edificata una cappellavotiva, oggi meta di pellegrinaggioogni primo agosto.

MADONNA DEL BOSCOLa tradizionale festa dellaMadonna del Bosco celebrata aNiscemi, la seconda domenica diagosto, è anch’essa legataa l l ’ a n t i c a l e g g e n d a d e lritrovamento di un’effigie dellaVergine Maria. Si racconta checorreva l’anno 1599 quando unbue, di proprietà di tale Armao,ritrovò presso una sorgente unatela sulla quale era dipintal’immagine della Madonna colBambino Gesù. Dal momento delmiracoloso ritrovamento deldipinto, i fedeli iniziarono adattribuire all’acqua della sorgenteproprietà taumaturgiche e pertantodue secoli dopo su questo luogo

fu costruito il santuario conosciutocome “dell’Acqua Santa” .Due i periodi dell’anno dedicati allacelebrazione della Madonna delBosco: dal 21 aprile al 21 maggiocon un pellegrinaggio al santuario,e la festa ufficiale in agosto. Perl’occasione si svolge la disputa delpalio con i fantini che montano icavalli a “sdosa” cioè senza sella.

MADONNA DEL MAZZARODa quasi dieci secoli a Mazzarino,la terza domenica del mese disettembre, si festeggia nellaMadonna del Mazzaro, la patronadel paese. Il simulacro, portato aspa l la da i con f ra t i de l l acongregazione “Figli di Maria”, èun’opera di pregevole fatturarisalente al 1800, realizzata aricordo del ritrovamento avvenutonel 1125 di un’ effigie della Verginedipinta su legno.

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........................................................................................................................Caltanissetta: “Processione dell’Immacolata”. Foto Salvatore Lo Bianco

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I culti mariani

Il ritratto prima di andare distruttoin un incendio, rimase espostoper lungo tempo in una cappellavotiva fatta costruire da reManfredi.

L’ADDOLORATAIn diversi centri del Nisseno sivenera l’Addolorata. Consideratala protettrice dei minatori, aSerradifalco l’Addolorata sifesteggia la seconda domenicadi set tembre, e anche aResuttano la festa si svolge nelcorso del lo stesso mese .Nell’ambito dei festeggiamenti sio r g a n i z z a n o n u m e r o s emanifestazioni folcloristiche,spettacoli, mostre e degustazionidi prodotti tipici.

LA FESTA DELL’IMMACOLATAUn tempo la ricorrenza, tra le piùimportanti del calendario liturgico,veniva celebrata con suggestivee simboliche cerimonie, oggi perlo più dimenticate tranne che inalcuni centri come: Delia,Campofranco, Milena, Sutera eMussomeli.In questi paesi si attende l’arrivodella festa con l’accensione delle“vampe”, falò i cui significatisimbolici sono evidenti. Con lanascita di Maria, infatti, si accendela luce dell’Attesa con la certezzanella futura nascita del Sole diGiustizia.Attorno ai fuochi i fedeli siriuniscono per recitare il Rosarioe intonare canti religiosi, mentrein quasi tutti i comuni del Nissenol’8 dicembre si perpetua latradizionale processione religiosa.

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I Santi patroni

“Tutti i rituali hanno la capacità disvolgersi adesso in questoistante”.(“Trattato di storia delle religioni”Mircea Elide)

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........................................................................................................................Sutera: “Festa di San Paolino”. Foto Silvana Noto

“Veduta di Sutera e Santuario di San Paolino”. Foto Giuseppe Cannavò

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I Santi patroni

“Santi a dimensione d’uomo” questisono i santi patroni per i siciliani,un rapporto speciale e con-traddittorio, mistico e nel contempoumano che esplode nelle festevissute in un clima di attesafamiliare e di partecipazione coralenella quale, come diceva Sciascia,il siciliano esce finalmente dalla suacondizione di uomo solo.

SAN PAOLINOA Sutera lo ch iamano, i l“Pasquone” perché viene celebratoil martedì dopo Pasqua. E’ la festadi San Paolino, compatrono delpaese assieme a Sant’Onofrio. Lavenerazione nei confronti del santoè molto antica e risale al 1220, annonel quale le reliquie di Sant’Onofrioe di San Paolino furono donate allafamiglia del principe FedericoChiaramonte. La nobile famiglia lecustodì fino a quando fu costruitoil santuario che ancora oggi dominala rocca ai piedi della quale sorgeil paese. Infatti, fu solo allora chei Chiaramonte donarono allapopolazione suterese le sacrereliquie. In occasione della festa,le statue dei due santi e le urnecontenenti le loro reliquie vengonoportate in processione lungo ilsentiero che congiunge la rocca alpaese. Accompagnati dal leconfraternite, i simulacri e le urneragg iungono la ch iesa d iSant’Agata, dove rimangonoesposti per cinque giorni prima difare ritorno al santuario.

SAN CATALDOPatrono del paese che porta il suonome, il santo invocato contro leguerre e le epidemie vienesolennemente ricordato il 10maggio.Durante la processione, tra le manidella statua viene posto un fasciodi grano, “i musciareddi”, comesegno beneaugurate di protezionein vista dell’imminente raccolto.Inoltre, per l’occasione i panificatoridi San Cataldo preparano centinaiadi chili di pane che dopo esserestati benedetti vengono distribuitiai devoti.

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SAN CALOGEROSecondo la tradizione, il santo visse da eremita in una grotta posta sullacima del monte Cronio dove morì i l 18 giugno del 561.Venerato soprattutto nell’Agrigentino e nel Nisseno, San Calogero èa buon titolo tra i più amati e invocati dai siciliani che in suo onorepraticano il digiuno (u dijunu addumannatu), facendo, inoltre, prepararecome ex voto dei “pani” cui viene data la forma delle parti del corporisanate. Sebbene, secondo il calendario liturgico, la festa ricada il 18giugno, a Campofranco la ricorrenza ha luogo l’ultima domenica diluglio. Una scelta probabilmente da ricollegare al rientro in paese deinumerosi emigranti e al perpetuarsi dell’usanza di ringraziare il santoper il raccolto. Annunciata all’alba dallo sparo di mortaretti, la festa sisvolge in due tempi: al mattino il simulacro raffigurante San Calogerolascia la chiesa dove è custodito per raggiungere la Madrice. Da qui,nel tardo pomeriggio, riprende la processione di ritorno durante la qualesi osservano diverse soste per permettere la benedizione e distribuzionedei pani devozionali.

SAN ROCCOOriginario di Montpellier, San Rocco operò in Italia, intorno al 1315prodigandosi durante le epidemie nella cura degli appestati.Particolarmente venerato nell’Italia del Sud, ancora oggi viene invocatocontro le catastrofi naturali e le malattie del bestiame. Nell’iconografiatradizionale, il santo viene raffigurato come un giovane pellegrinoaccompagnato da un cane, ciò sarebbe da far risalire alla leggendasecondo la quale proprio un cane gli avrebbe portato il cibo quando ilsanto, colpito da peste, si r i t irò in assoluta soli tudine.Di Butera, San Rocco è considerato il patrono. Il giorno di Ferragosto,vigilia della sua festa, si rinnova la tradizionale rappresentazione di “usirpintazzu”, un’usanza che affonda le radici nella leggenda. Per lestrade del paese viene portato in giro un grosso serpente di cartapesta,che una volta raggiunta la piazza tenta di rompere, con due palette dilegno poste sulla bocca, le pentole di terracotta sospese su un filo econtenenti premi e dolciumi vari. Questa manifestazione rievocherebbeun’antica storia buterese. Si narra che un pericoloso serpente seminasseterrore per una contrada di campagna del paese.

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........................................................................................................................Riesi: “Madonna della Catena”. Foto Giuseppe Cannavò

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I Santi patroni

I tentativi di cattura si rivelaronovani ma proprio il giorno di SanRocco, alcuni audaci abitantiriuscirono a catturarlo, riportandofinalmente la serenità in paese.Tornando alla festa del 16 agosto,un’enorme folla di fedeli, moltiprovenienti dai centri limitrofi,partecipa alla solenne processioneche si conclude in tarda serata conil rientro di San Rocco nella chiesaa lui intitolata. I festeggiamenti siripetono in occasione dell’ottava, il23 agosto.

MADONNA DELLA CATENAVenerata un po’ in tutta la Sicilia,la Madonna della Catena è lapatrona di Riesi. La sua festa sicelebra la seconda domenica disettembre. Momento di grandepartecipazione e commozionepopolare è la processione di fedeliche, nella notte fra il sabato e ladomenica di festa, si snoda lungole vie del paese. Il folto corteo didevoti dopo avere raggiunto ilsantuario intitolato alla Vergine,aspetta l’alba per la celebrazionedella Santa Messa e l’accensionedella lampada votiva. Anche il cultodella Madonna della Catena traeorigine da fatti prodigiosi tramandatiattraverso il racconto di diverseleggende. Una di queste narra diun miracolo verificatosi a Palermonel 1392: mentre era in corsol’esecuzione capitale di trecondannati a morte, si abbatté sullacittà un violento temporale che

costrinse i condannati e i lorosorveglianti a trovare riparo nellavicina chiesetta di Santa Maria delPorto. Disperati per l’imminentefine, i prigionieri si raccolsero inpreghiera dinanzi all’immaginedella Vergine, illuminata solo dallaluce di una lampada. Stavanopregando i condannati, quando lepesanti catene che legavano leloro mani improvvisamente edinspiegabilmente si spezzarono.Informato dell’accaduto, il Capitanodi Giustizia riferì i fatti al Re. Questicolpito e commosso dal prodigio,quale prova della loro innocenza,decise di restituire la libertà aiprigionieri e di rendere omaggioall’immagine miracolosa dellaMadonna “della Catena”.

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SAN LEONARDO ABATELeonardo, frate minore, dedicò la sua vita alle missioni popolari nell’Italiacentro-meridionale, alla fondazione delle confraternite religiose esoprattutto alle conversioni. Efficace predicatore, diffuse la pratica dellaVia Crucis. A Serradifalco, paese che lo ha eletto a suo patrono, ifesteggiamenti si svolgono la seconda domenica di agosto.La festa è caratterizzata, durante la suggestiva processione, dallaraccolta delle “prumisioni” ovvero preghiere, denaro e quant’altro vieneofferto in onore di San Leonardo Abate per grazia ricevuta.

MADONNA DEI MIRACOLIVentuno colpi di cannone, all’alba dell’8 settembre, annunciano aMussomeli l’inizio dei festeggiamenti in onore della patrona: la Madonnadei Miracoli. Anche in questo caso, la venerazione della Vergine siricollega ad un evento miracoloso per il quale sembra addirittura esistanegli archivi storici una documentazione ufficiale risalente alla fine delCinquecento, il prodigio invece risalirebbe al 1530. Si racconta che inun caldo giorno d’estate, un uomo privo dell’uso delle gambe giacesseaddormentato sotto l’ombra di un albero. Durante il sonno gli apparvein visione la Vergine che gli disse di avere esaudito le sue supplichee che presto egli avrebbe ripreso a camminare. Destatosi dal sogno,l’uomo si accorse di essere realmente in grado di muoversi e con ilcuore colmo di gioia corse in paese ad annunciare il miracolo. Ebbecosì inizio un pellegrinaggio incessante di fedeli sul luogo della visionemiracolosa dove pare fu rinvenuta impressa su una pietra l’immaginedella Vergine col Bambino: la Madonna dei Miracoli. In breve, sul postovenne costruito l’omonimo santuario al cui interno ancora si custodiscela pietra con la sacra effigie e il simulacro, opera dello scultore Biangardi.

MADONNA DI LORETOPare che la Chiesa Madre di Vallelunga sorga proprio sul punto esattodel rinvenimento di una statua della Madonna, avvolta in un sontuosomanto ricco di decorazioni d’oro. Dunque, anche in questo caso lavenerazione della Vergine si lega al racconto di un prodigiosoritrovamento. Secondo una delle storie tramandate dalla tradizionepopolare, una coppia di buoi trainanti un carro sul quale era trasportatoil simulacro di Maria, si fermarono improvvisamente, rifiutandosi in tuttimodi di proseguire il tragitto. Alla fine, dopo vari tentativi, ciò fu interpretatocome un preciso segno della Vergine di volere che in quel luogo fosseedificata una chiesa a lei intitolata.

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I Santi patroni

SAN MICHELERacconta il Pitrè, che Caltanissettariconobbe a San Michele Arcangelola miracolosa intercessione che salvòla città dalla peste e per tale ragione“… lo acclamò a suo patrono invecedel Crocifisso che essa avea sempreavuto”. La venerazione dei nisseninei confronti del loro santo protettoresi è sempre manifestata con grandefede e in passato c’era tra i devotichi osservava un particolare digiunoa partire dal primo lunedì dopoPasqua. Questa pratica dovevaessere rinnovata sempre nello stessogiorno e per nove anni consecutivi,al termine dei quali venivano fattebenedire nove candele da accendereal momento della morte dellapersona che in vita aveva osservatoil digiuno, al fine di farle ottenere la protezione e la compagnia degliangeli nel momento del trapasso. Il 29 settembre, in occasione dellafesta, la statua dell’Arcangelo, un’opera del 1600 scolpita da StefanoLivolsi, è portata in processione dai fedeli scalzi in segno di “voto”.Attorno alla realizzazione del simulacro sono fiorite molte leggende,racconta una di queste che al Livolsi per completare l’opera mancassesolo di scolpire il viso dell’Arcangelo. Più volte aveva provato ma ilrisultato non era quello sperato. Dopo vari tentativi, stremato dalla faticasi addormentò e al suo risveglio trovò il volto del Santo già scolpito.

SANTA BARBARAAppartenente a una famiglia pagana, Barbara dopo essersi convertitaal Cristianesimo venne consegnata dal padre al Prefetto della città.Fu proprio il padre a trasformarsi in carnefice della figlia, ma subito dopoaverle inflitto il martirio un fulmine lo incenerì.Nel calendario liturgico la martire viene ricordata il 4 dicembre. Il paesedi Sommatino, che la venera come patrona, le dedica solennifesteggiamenti culminanti nella suggestiva processione a cui prendonoparte gli “zolfatai” nella vecchia tenuta da lavoro. Sommatino vanta unasecolare cultura mineraria e Santa Barbara era appunto consideratapatrona di quanti lavoravano in miniera.

Caltanissetta: “San Michele”. Foto Salvatore Lo Bianco........................................................................................................................

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Tradizioni religiose.........................................................................................................................

In questa pagina passeremo in breve rassegna alcune tradizioni religiosedella provincia, citando, per ragioni di sintesi, le più significative.

SS. CROCIFISSOTradizione antica è quella che si svolge a Gela, l’11 gennaio, in onoredel SS. Crocifisso, molto sentita dagli abitanti dalla città e in particolarmodo dagli appartenenti alla marineria.Si narra che grazie all’intercessione del Crocifisso, nei primi del Novecento,un gruppo di navi da pesca scampò a una violentissima mareggiata.Per questo sono proprio i marinai gelese a donare il panno di cotonenel quale il Crocifisso è avvolto.

SANTA GERMANAIn epoca antica, la benedizione delle campagne prima del raccolto eraevento atteso da tutta la comunità contadina. Un rituale che ancora oggirivive nel corso della festa di Santa Germana, alla quale è intitolata unapiccola chiesa di Borgo Turolifi, in territorio di Santa Caterina Villarmosa.Il simulacro della santa, custodito nell’omonima chiesetta, agli inizi digiugno, è portato in processione attraverso i campi in segno di buonauspicio.

FESTA DEL REDENTOREDall’alto di Monte San Giulianodomina il capoluogo nisseno.il monumento del Redentore, unodei venti realizzati in Italia nel1899. Da allora, per i nisseni siè mantenuta la tradizione didedicare il 6 agosto proprio allafesta del “Redentore”. Oltre allaSanta Messa, celebrata sulpiazzale antistante il monumento,si r innovano una serie dimanifestazioni a margine, che siconcludono con la tradizionalepasseggiata a Monte SanGiuliano.

SAN FRANCESCOIn occasione della festa dedicata al “poverello di Assisi”, a Delia vieneorganizzata una caratteristica corsa di cavalli.

Caltanissetta: “ (Cattedrale) Il Redentore” . Foto Salvatore Lo Bianco

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Altre feste

CARNEVALESfilate di carri allegorici, di maschere e mascherine, musica e spettacoliin piazza sono gli ingredienti del Carnevale nella provincia nissena. Trai più rinomati quelli di Milena, Mazzarino, Gela e Riesi.

LA RICORRENZA DEI “MORTI”“Si nun vennu li morti nuncamminanu li vivi”, recita un anticoproverbio siciliano a testimoniare ilrapporto che il siciliano vive conl’aldilà.Un tempo le mamme sicilianeraccontavano ai loro bimbi che nellanotte tra l’1 e il 2 novembre i defuntitornassero sulla terra per regalaredolci e regali a quanti avesseropregato per loro. E così, il giornodella commemorazione dei defunti,assumeva per i bimbi il tono di ungiorno atteso e vissuto con grandegioia, profumante di frutta martoranae pupi di zucchero.

NATALEDel Natale il presepe è la prima icona, la più bella ed evocativa, anticae genuina per la capacità di riportare a ricordi di infanzia e a unsentimento di fede genuino che rivive anche nei presepi viventi. Unodei più affascinanti, per lo scenario naturale che gli fa da cornice, è ilpresepe vivente di Sutera. Nelle viuzze del quartiere arabo, il “Rabato”,dalle quali si gode il meraviglioso panorama di tutta l’Alta Valle delPlatani, ogni anno si organizza il presepe vivente. Alcuni figuranti, neitradizionali abiti dei primi del Novecento, animano gli angoli del quartiereriproponendo nelle vecchie botteghe artigiane arti e mestieri ormaiscomparsi. Ad accompagnare i visitatori lungo questo ideale percorsonella memoria c’ é il suono di musiche e canti tradizionali.

........................................................................................................................“Pupo di zucchero”. Foto di Salvatore Farina

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Sagre.........................................................................................................................

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“Ecco un paese a cui la colomba diè in prestito il suo collare,ed il pavone lo vestì del manto delle sue penne”.'(Ibn Hamdis - 1075)

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Sagre

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Al carciofo, prodotto “principe” dell’agricoltura e dell’economia diNiscemi, è dedicata la sagra che si svolge tra la fine di marzo e gliinizi di aprile. La manifestazione si articola in diverse giornate nel corsodelle quali si svolgono incontri e convegni volti alla valorizzazione ealla commercializzazione del prodotto. A conclusione dellamanifestazione, nel corso di una grande festa di piazza, quintali dicarciofi vengono arrostiti su un’enorme brace e distribuiti per ladegustazione.

L’mbriulata, una focaccia di pasta lievitata ripiena di salsiccia, olivenere, cipolla, pecorino grattugiato ed olio, è pietanza tipica del paesedi Milena. Nel piccolo centro del Nisseno, il terzo lunedì di agosto, haluogo una sagra che ne celebra la bontà assieme ad altri prodotti tipicidella gastronomia locale.

Cresce nei terreni aridi ed è per tale ragione che è denominato“siccagnu”. Si tratta del pomodoro di Villalba. Per degustare questoottimo prodotto dell’agricoltura nissena, a metà agosto, si tiene unappuntamento diventato ormai fisso nell’estate villalbese nonchéoccasione di incontro per i numerosi emigranti che d’estate fannorientro in paese. Momento clou della sagra è la grande spaghettataconclusiva. Nella notte tra il 14 e il 15 agosto, quintali di spaghettivengono cucinati, conditi con il pomodoro “siccagnu” e distribuiti aipresenti.

Ai primi di settembre a Santa Caterina Villarmosa si svolge la sagradel “muffuletto”, gustosa focaccia aromatizzata con semi di finocchioselvatico e zafferano e condita con salsa e tritato di carne. In diversialtri comuni della provincia: Marianopoli, Villalba e Riesi, ladegustazione di questo tipico prodotto della gastronomia nostrana haluogo l’11 novembre, giorno di San Martino, assieme all’assaggio delvino novello. Il “muffuletto” viene condito con olio, sale, ricotta, olivenere e acciughe. A Montedoro e San Cataldo la tradizione locale,invece, vuole che esso sia condito con miele, zucchero e ricotta.A Delia, la sagra si svolge la vigilia della festa dell’Immacolata.

Giochi e divertimento in occasione della sagra del “peperone”, inprogramma a Sutera nella seconda domenica di settembre. I peperoniarrostiti sono distribuiti assieme al vino locale e ad altre specialità delpaese. La sagra ha luogo in occasione della festa che il paese dedicaa San Francesco.

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Calendario ricorrenze

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GENNAIOSant’Antonio Abate pag. 03SS. Crocifisso pag. 28

FEBBRAIOSan Biagio pag. 09Carnevale pag. 29

MARZOSan Giuseppe pag. 07

APRILEI riti della Pasqua pagg. 10-17San Paolino pag. 23

MAGGIO“U Signuri du Bilici”  pag. 04 San Giuseppe della Campagna pag. 04“ Il Crocifisso dell’Olmo” pag. 05San Cataldo pag. 20

GIUGNOSan Calogero pag. 24Santa Germana pag. 28

LUGLIOMadonna delle Grazie pag. 19

AGOSTOMadonna delle Vigne pag. 20Madonna del Bosco pag. 20San Rocco pag. 24San Leonardo Abate pag. 26Festa del Redentore pag. 28

SETTEMBREMadonna dell’Alemanna pag. 19Madonna del Mazzaro pag. 20L’Addolorata pag. 21Madonna della Catena pag. 25Madonna dei Miracoli pag. 26Madonna di Loreto pag. 26San Michele pag. 27

OTTOBRESan Francesco pag. 28

NOVEMBRERicorrenza dei “morti” pag. 29

DICEMBRESanta Lucia pag. 09L’Immacolata pag. 21Santa Barbara pag. 27Natale pag. 29

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Riti di origine agreste pag. 02

Le confraternite pag. 05

Pani e banchetti votivi pag. 06

Le suggestioni della Pasqua pag. 10

I culti mariani pag. 18

I Santi patroni pag. 22

Tradizioni religiose pag. 28

Altre feste pag. 29

Sagre pag. 30

Calendario ricorrenze pag. 32

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........................................................................................................................Indice

Produzione di Innovazioni Culturali P.s.c. a r.l.Via G. B. De Cosmi, 88 93100 Caltanissettatel. 3939402625Testi di Maria Giovanna MorrealeProgetto grafico di Rino LiottaStampa, Tipografia Alba - PalermoDistribuzione gratuita - finito di stampare giugno 2002.© copyright - Innovazioni Culturali - 2002

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