Grossi autobus e spiagge di sabbia bianca

1 luglio 2016

M.C. Escher, Incontro, 1944

Grossi autobus e spiaggedi sabbia biancaTra complessità e banalizzazione, un’etica della comunicazione politica

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Grossi autobus e spiagge di sabbia bianca

chi sonoMi chiamo Andrea Camorrino

Sono socio, direttore commerciale e consulente di comunicazione politica dell’agenzia di comunicazione Proforma (www.proformaweb.it)

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Per non apparire sciocco dopo,rinuncio ad apparire astuto ora.Lasciami pensare sino a domani, almeno.

Umberto Eco

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Questo è un autobusdella campagnaper il LEAVE, in U.K.

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Questo è uno dei leaderdella campagnaper il LEAVE, in U.K.

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Questa è la dichiarazionedi uno dei leader dellacampagna per il LEAVE,in U.K., mentre ancorain sovrimpressionesi contano i voti della vittoriadella sua campagna. guarda il video sul tuo browser

fonte: Repubblica Tv

https://www.youtube.com/watch?v=Pp_jx-fxZWg&feature=youtu.be

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Spostiamoci molto più vicino a noi.Campagna per le amministrative a Roma.

guarda il video sul tuo browser

fonte: SkyTG24

https://www.youtube.com/watch?v=cDoicGlF34Y&feature=youtu.be

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In rete viene aperta una campagna contro i casaletti di Giachetti, e circola con buona viralità una foto dell’immobile-scandalo.

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Solo che in realtà la foto è del Villas Resort di Santa Giusta, “a pochi passi dall’omonima spiaggia di sabbia bianca”, come recita il sito che lo pubblicizza.

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Quale è il brodo di coltura entro il quale le informazioni vere e false possono crescere in modo sostanzialmente acritico una accanto all’altra?Potremmo cavarcela rimanendo nella metafora medica.


fonte: Rai 2

https://vimeo.com/173376746

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Ma in realtà abbiamo solo una tessera in più del nostro puzzle in apparenza senza senso:un leader europeo può vincere una campagna con argomenti da lui definiti “un errore”;nella rete si può retwittare con successo un contenuto palesemente falso;in tv un presentatore di programmi musicali può essere chiamato come esperto di vaccini.

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Dobbiamo dotarci di qualche chiave di lettura.Proviamo con tre istantanee.

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fonte: populus.co.uk

Previsionedei flussi di votosul referendum Brexit

http://www.populus.co.uk/2016/05/brexit-index-whos-remain-leave-supporters/

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Distribuzione del votonelle elezioni comunali 2016nella città di Roma

fonte: corriere.it

http://www.corriere.it

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Distribuzione del votonelle elezioni comunali 2016nella città di Torino

fonte: youtrend.it

http://www.youtrend.it/

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Tagliamo con l’accetta: gli argomenti razionali interessano le élite. Gli argomenti irrazionali il popolo.Detta diversamente: chi non ha grossi problemi nella vita di tutti i giorni può consentirsi il lusso di ragionare. Gli altri, si accontentano di mandarli a fanculo.

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È indispensabile tornare ai postulati fondamentali.

• Nella comunicazione politica ciò che conta di più è la politica.• Il guru è una figura mitologica

creata malvagiamente dalla ACME.

• Il messaggio deve essere coerente con la biografia dell’attore politico.

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Oggi siamo tenuti ad aggiungere:

• Non solo il contenuto, ma anche la forma della comunicazione deve essere coerente con la biografia dell’attore politico, e con la politica che incarna.

In altri termini: non esiste una tecnica della comunicazione buona per tutti.

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Schematizzando al massimo, le strade percorribili per la comunicazione politica sono due, opposte e concorrenti tra loro: o quella della complessità, o quella della banalizzazione.Ma la scelta non è tecnica. È politica. Osando: è etica.

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Facciamo un esempio di complessità, tornando nuovamente a Roma.


fonte: Canale 5

https://www.youtube.com/watch?v=xfjPyMyh0ak&feature=youtu.be

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Ed uno di banalizzazione.

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Attenzione ai rigurgiti di manicheismo:

•entrambelescelte hanno una loro validità• ma dipende dall’obiettivo

che si vuole conseguire.

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Se l’obiettivo è il consenso, la banalizzazione oggi è la via da perseguire.In politica oggi il consenso è legato al breve periodo. Massimo ai 5 anni.La banalizzazione non costruisce nulla nel lungo periodo.

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La banalizzazione è la retorica del contro.La complessità è la retorica della costruzione.Negli ultimi 20 anni si è fatta opposizione e governo sulla retorica del contro.Negli ultimi 20 anni non c’è stata più alcuna grande narrazione.

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Senza narrazioni, senza le certezze del ‘900 e senza certezze per il domani, l’individuo, isolato, non ha più nulla cui aggrapparsi.Ha un solo grande grido maturato in 20 anni: vaffanculo.Qualunque sia l’establishment di turno.

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Solo 2 anni fa i temi che sono nel referendum costituzionale erano bastevoli per vincere qualunque elezione, anche quelle condominiali: taglio del Senato, eliminazione degli stipendi, cancellazioni di enti inutili, abbassamento degli stipendi dei consiglieri regionali, etc etcMa 2 anni fa appoggiare quelle tesi voleva dire essere contro.Oggi significa essere a favore.

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Se provi a costruire, parli alle élite.Se distruggi parli al popolo. Nelle condizioni date, per vincere, le soluzioni sono due: o distruggere, in un impeto tutto nichilista, o non far votare il popolo.

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Oppure, cambiare le condizioni reali del popolo, ovvero rimettendolo nelle condizioni di pensare.Ma questo – appunto – è un compito della politica.Al comunicatore politico cosa rimane?

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Il comunicatore politico deve fare una scelta: consigliare la strada del nichilismo, premendo il piede sull’acceleratore della banalizzazione, probabilmente vincendo le elezioni, in attesa che quel candidato diventi il nuovo establishment (nell’immaginario sociale, i tempi di questo passaggio sono sempre più veloci), contro cui si scaglierà il nuovo eroe del contro.O provare la strada della complessità, rischiando di perdere la commessa (o le elezioni).

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Tracciamone degli elementi:1. Necessità di tenere il soggetto politico

tra le persone.• La comunicazione top-down è solo

un pezzetto della narrazione;• Il radicamento sul territorio è direttamente

proporzionale alla credibilità del soggetto che si propone;

• Se si è stati assenti tra le persone in 5 anni di mandato è impossibile recuperare in 60 giorni di campagna elettorale.

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2. Costruire progetti di medio e lungo periodo.• Le risposte di breve periodo non devono

ovviamente mancare, ma occorre dare sempre la visione complessiva.• Con la visione non si vincono, forse, le elezioni dopo,

ma si semina per il futuro, si fonda una politica della costruzione, si vince dopo.• Fermarsi a riflettere, rallentare, sembra #old,

ma potrebbe tornare di moda.

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3. Non accontentarsi mai di messaggi banali.• Semplificare item troppo complessi è ancora

il mestiere del comunicatore politico, ma senza mai andare sotto un livello minimo di rispondenza con la realtà.• È fondamentale costruire narrazioni che utilizzino

nel modo più giusto i diversi mezzi, evitando la comparsata per la comparsata, dando sì il tweet, ma facendone poi esplodere i significati.

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Senza una vera scelta della politica, la comunicazione politica potrà poco, se non inseguire il vortice nichilista in un colossale vaffanculo globale, in attesa dell’uomo forte che rimetta tutto a posto.Il comunicatore politico, però, può sempre scegliere, se vuole.Può scegliere se stare dalla parte della banalizzazione o della complessità.Cosa che, come abbiamo cercato di argomentare, ha a che vedere non solo con la tecnica, ma soprattutto con l’etica.

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Spin-off

1. Cosa vuol dire “stare male”, oggi? Cosa vuol dire “appartenere alle élite”?

2. Possiamo dire che il 2016 è la reificazione del 1989?

3. Dalle ideologie al pensiero unico alla globalizzazione senza controparte. È corretto rifarsi alla metafora della rana nell’acqua calda?

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Spin-off

4. Il passaggio dalla cultura orale a quella scritta, e da quella scritta a quella visiva ha cambiato le mappe cognitive dell’uomo. Il web, prima, e i social poi come le hanno a loro volta modificate?

5. Quanto i social hanno prima interpretato, e poi accelerato la decostruzione di un pensiero lento, depositato nei millenni?

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Spin-off

6. Quanto i reality show hanno contribuito alla esaltazione della mediocrità? Possiamo considerarli precursori fondamentali dei social?

Grazie.

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