GMS ITA-2016 Layout 1 -...

32

Transcript of GMS ITA-2016 Layout 1 -...

2

GIO

RNAT

A M

ISSI

ON

ARI

A S

ALE

SIA

NA

201

6- O

CEA

NIA

«Mi parve di essere innanzi ad una montagna elevatissima ... mi pareva la pianura della

Mesopotamia ... mi parve di essere nel centro dell’Africa in un vastissimo deserto ... Finalmente

mi parve d’essere in Australia. ... non era un continente, ma un aggregato di tante isole, i cui

abitanti erano di carattere e di figura diversa. Una moltitudine di fanciulli che colà abitavano,

tentavano di venire verso di noi, ma erano impediti dalla distanza e dalle acque che li separa-

vano. Tendevano però le mani stese verso Don Bosco ed i Salesiani, dicendo:

Venite in nostro aiuto! Perché non compite l’opera che i vostri padri hanno incominciata? - Molti

si fermarono; altri con mille sforzi passarono in mezzo ad animali feroci e vennero a mischiarsi

coi Salesiani, i quali io non conosceva, e si misero a cantare: Benedetto colui chi viene nel nome del

Signore!

A qualche distanza si vedevano aggregati di isole innumerabili; ma io non ne potei discer-

nere le particolarità. Mi pare che tutto questo insieme indicasse che la divina Provvidenza of-

friva una porzione del campo evangelico ai Salesiani, ma in tempo futuro. Le loro fatiche

otterranno frutto, perché la mano del Signore sarà costantemente con loro, se non demerite-

ranno de’ suoi favori!»(IV sogno missionario di Don Bosco, Memorie Biografiche XVII, 643-647)

DON BOSCO sogna l’OCEANIANel 1885 Don Bosco sognò il futuro della Società Salesiana nel campo sconfinato delle Missioni. Don Bosco narrò il sogno e lo commentò al Capitolo la sera del 2 luglio 1885.

3

Indi

ceSpiegazione del poster GMS 2016.................................................................................................................................................3Lettera del Rettor Maggiore..................................................................................................................................................................4Lettera del Consigliere per le Missioni Salesiane....................................................................................................6Riscopriamo la Gioia dell’evangelizzazione!...................................................................................................................7Giornata Missionaria Salesiana: Una tradizione che continua ............................................................8Tema Generale per questo sessennio: Il Primo Annuncio.........................................................................10Spedizioni Missionarie Salesiane dal 1875 al 2015 ..........................................................................................12I Popoli dell’Oceania .....................................................................................................................................................................................14La Chiesa in Oceania ......................................................................................................................................................................................16I Santi dell’Oceania..........................................................................................................................................................................................17I Paesi e le presenze Salesiane in Oceania...................................................................................................................18I Salesiani in Oceania.................................................................................................................................................................................20Il Vescovo Volante...........................................................................................................................................................................................22Ri-evangelizzando i giovani in una Società Secolarizzata ....................................................................23In DBTI ho scoperto la Gioia nel Credere in Gesù Cristo ........................................................................24Gli SDB e le FMA collaborano per preparare Educatori ...............................................................................25L’Interculturalità come Primo Annuncio...........................................................................................................................26Una Nuova Frontierà: La Pastorale con i Migranti .............................................................................................27Nelle Frontiere solo l’Amore è credibile!.........................................................................................................................28Sussidi Didattici..................................................................................................................................................................................................29Progetto GMS 2016.........................................................................................................................................................................................30Galilee Song................................................................................................................................................................................................................31Preghiera .......................................................................................................................................................................................................................32

“Venite in nostro aiuto!”Il poster dai colori vivaci vuole esprimere la ricchezza delle culture e delle tradizioni diuna moltitudine di ragazzi che dalle innumerevoli isole dell’Oceania tendono le mani versoDon Bosco per chiedergli di venire ad aiutarli.Ma questo non è solo il grido dei ragazzi nel sogno di Don Bosco. È anche il grido oggidi una moltitudine di giovani provenienti da molte isole dell’Oceania che attendono DonB osco ed i suoi Salesiani. È anche un invito ai Salesiani ad offrirsi generosamente in altricontinenti come missionari ad gentes, ad exteros e ad vitam per promuovere il primoannuncio nelle periferie e nelle nuove frontiere in Oceania!

SPIEGAZIONE DEL POSTER GMS 2016 G

IORN

ATA

MIS

SIO

NA

RIA

SA

LESI

AN

A 2

016

- OCE

AN

IA

4

GIO

RNAT

A M

ISSI

ON

ARI

A S

ALE

SIA

NA

201

6- O

CEA

NIA

LETTERA del Rettor MaggioreCari confratelli,

è con grande gioia che presento il tema della Giornata Missionaria Salesiana2016. Essa ci mette davanti alle grandi nuove frontiere pre-

senti in Oceania e alle sfide che accompagnano per il primoannuncio di Gesù Cristo alle popolazioni di queste terre e

per questi cari giovani.

Come sapete, ho vissuto recentemente una visita intensa allecase salesiane in diversi Paesi dell’Oceania. Il primo senti-

mento che provo è la gioia nel costatare che si sta realizzandodavvero il sogno missionario del nostro amato Padre Don

Bosco!

Ho potuto vedere con i miei occhi un’enorme diversità culturale.Da un lato, Nuova Zelanda e Australia, con tutte le loro analogie

e somiglianze con l’Europa e l’Occidente in genere, e, dall’altrolato, l’originalità infinita dei popoli delle Fiji, Samoa, Isole Salo-

mone e Papua Nuova Guinea. Ciò sfida notevolmente la nostra ca-pacità salesiana di porci vicini a queste culture, per accogliere con

affetto e intelligenza la novità di ciascuno. Si tratta anche di coltivarel’arte di comprendere le diverse e specifiche chiavi culturali di ogni

gruppo e di ogni nazione. E da lì poter comunicare Dio con i segni chesiano culturalmente intelligibili.

5

Il contesto di bellezze naturali e la vicinanza delle persone al creato, rende ancora piùpromettente il compito di evangelizzazione in questa terra. Ciò è propriamente in per-fetta linea con l’insegnamento e l’esortazione di Papa Francisco nella recente enciclicaLaudato Si’.

Per noi in Oceania è davvero un tempo opportuno. In tutte le parti è urgente un annuncioaudace e convincente di Gesù Cristo. Si percepisce subito che c’è l’apertura al Vangelo. Si re-spira tra la gente la semplicità di chi sa accogliereil Vangelo come Buona Novella. Da parte nostrasarà sempre necessario rispettare i tempi di ogniterra affinché i cuori e le menti si aprano al-l’azione dello Spirito. L’importante è non smetteredi seminare abbondantemente nel cuore di ognigiovane: a suo tempo Egli saprà come e quandorenderlo fecondo.

L’immigrazione in Oceania è un’ottima opportu-nità di cambiamento e di evangelizzazione per tuttiquesti popoli. Attraverso gli immigrati si sta rea-lizzando un nuovo annuncio del Vangelo per lafede di coloro che arrivano. Dobbiamo continuare ad accoglierli nei vari ambienti in cui ven-gono a presentarsi, con il cuore di Don Bosco, perché possano crescere in tutti i sensi, e allostesso tempo si trasformino in veri missionari in terre straniere.

Questo è un terreno fertile per il carisma, per annunciare Gesù: una terra dove il carismapotrà affondare le sue radici, e porterà ancora più frutti se saremo fedeli a Don Bosco e ai gio-vani dell’Oceania di oggi.

Le vocazioni, in particolare alla vita consacrata salesiana, sono un segno eloquente di questafertilità. Tuttavia sono ancora pochi e insufficienti. Perciò dobbiamo crescere nella capacità

di fare proposte più incisive e chiare.

È mio forte desiderio allora che questa Gior-nata Missionaria Salesiana possa far crescereancora nella nostra amata Famiglia salesiana lapassione apostolica!

Don Ángel Fernández Artime, SDBRettor Maggiore

GIO

RNAT

A M

ISSI

ON

ARI

A S

ALE

SIA

NA

201

6- O

CEA

NIA

Come ogni anno la Giornata Missionaria Salesiana si presenta come una po-tente chiave in mano ai Delegati Ispettoriali per l’Animazione Missionaria.Ognuno è invitato ad accogliere con profondità e creatività i contenuti e leproposte di ogni GMS. Più che organizzare alcuni eventi isolati in Ispettoria, laGMS intende coinvolgere i confratelli, la Famiglia Salesiana, in processi di rin-novamento e di rilancio missionario.Infatti è dall’Oceania che San Giovanni Paolo II ci esortava: “Ogni rinnovamentonella Chiesa deve avere la missione come suo scopo per non cadere preda di una specied’introversione ecclesiale” (Ecclesia in Oceania, n. 19). Guardiamo dunque all’Oceania con gli occhi di Don Bosco, vedendo in essa una promettente nuovafrontiera dove promuovere con zelo e con passione il primo annuncio di GesùCristo.

Questa GMS 2016 si presenta come una eccellente opportunità: – per un’apertura cognitiva e affettiva più ricca sulle popolazioni di questa parte del mondo che

per molti è sconosciuta; dunque, un’ottima opportunità per conoscere e per amare di più i giovanidell’Oceania;

– per valutare e rinnovare in tutto il mondo, a livello Ispettoriale e locale: sia il modo con cui stiamoportando avanti la nostra presenza salesiana in riferimento ai giovani e alle popolazioni migrantinei diversi contesti continentali in cui ci troviamo;sia i processi d’inculturazione del carisma nei diversi contesti, alla luce della lettera di don PascualChávez (ACG 411, 2011), con particolare riferimento all’inculturazione della formazione;

– per accogliere la chiamata alla disponibilità missionaria ad gentes e ad vitam in Oceania; percor-rendo queste pagine e le diverse testimonianze, certamente tanti giovani confratelli vorranno scriverepersonalmente al Rettore Maggiore per dirgli: Eccomi!

– per promuovere la solidarietà con le comunità salesiane della Regione Asia Est Oceania, parteci-pando attivamente e generosamente al progetto GMS 2016: l’Oratorio in Fiji. Tanti poveri, bambini,giovani delle nostre presenze in tutto il mondo potranno sperimentare una grande gioia nel potercontribuire con le loro preghiere, sacrifici e anche attraverso eventuali offerte, alle necessità dei lorofratelli e delle sorelle dell’Oceania.

Viva Don Bosco!

D. Guillermo Basañes SDBConsigliere per le Missioni

GIO

RNAT

A M

ISSI

ON

ARI

A S

ALE

SIA

NA

201

6- O

CEA

NIA

LETTERA del Consigliereper le Missioni Salesiane

6

GIO

RNAT

A M

ISSI

ON

ARI

A S

ALE

SIA

NA

201

6- O

CEA

NIA

7

Riscopriamo la Gioiadell’Evangelizzazione!La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù.Coloro che si lasciano salvare da Lui sono liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto inte-riore, dall’isolamento. Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia.Ci sono cristiani che sembrano avere uno stile di Quaresima senza Pasqua. Però riconosco chela gioia non si vive allo stesso modo in tutte le tappe e circostanze della vita, a volte moltodure. Si adatta e si trasforma, e sempre rimane almeno come uno spiraglio di luce che nascedalla certezza personale di essere infinitamente amato, al di là di tutto.La tentazione appare frequentemente sotto forma di scuse e recriminazioni, come se dovesseroesserci innumerevoli condizioni perché sia possibile la gioia. Questo accade perché “la societàtecnologica ha potuto moltiplicare le occasioni di piacere, ma essa difficilmente riesce a pro-curare la gioia”. Posso dire che le gioie più belle e spontanee che ho visto nel corso della miavita sono quelle di persone molto povere che hanno poco a cui aggrapparsi. Ricordo anche lagioia genuina di coloro che, anche in mezzo a grandi impegni professionali, hanno saputo con-servare un cuore credente, generoso e semplice. In varie maniere, queste gioie attingono allafonte dell’amore sempre più grande di Dio che si è manifestato in Gesù Cristo.La proposta è vivere ad un livello superiore, però non con minore intensità: “La vita si rafforzadonandola e s’indebolisce nell’isolamento e nell’agio. Di fatto, coloro che sfruttano di più lepossibilità della vita sono quelli che lasciano la riva sicura e si appassionano alla missione dicomunicare la vita agli altri”. Quando la Chiesa chiama all’impegno evangelizzatore, non faaltro che indicare ai cristiani il vero dinamismo della realizzazione personale: “Qui scopriamoun’altra legge profonda della realtà: la vita cresce e matura nella misura in cui la doniamo perla vita degli altri. La missione, alla fin fine, è questo”. Di conseguenza, un evangelizzatore nondovrebbe avere costantemente una faccia da funerale. Recuperiamo e accresciamo il fervore,«la dolce e confortante gioia di evangelizzare, anche quando occorre seminare nelle lacrime!”

(Papa Francesco, Evangelii Gaudium 1, 6, 7, 10)

GIO

RNAT

A M

ISSI

ON

ARI

A S

ALE

SIA

NA

201

6- O

CEA

NIA

8

Giornata Missionaria SalesianaUna tradizione che continuaChe cosa significa?

Dal 1926 si celebra nella Chiesa universalela Domenica Missionaria Mondiale. Un temamissionario è proposto a tutta la Congregazionesalesiana, a partire dal 1988. Tutte le comunitàsalesiane hanno opportunità di conoscere unaspecifica realtà missionaria. È un momento forteper l’Animazione Missionaria nelle Comunitàsalesiane ispettoriali o locali, nei Gruppi giova-nili e nella Famiglia salesiana. Si tratta di un’op-portunità per coinvolgere le comunità SDB e lecomunità educative - pastorali (CEP) nelle di-namiche della Chiesa universale, rafforzandola cultura missionaria.

Perchè?Per dare un impulso all’Animazione Missio-

naria offrendo una proposta che diventi pro-getto annuale concreto. Per aiutare tutta la Fa-miglia Salesiana a conoscere l’impegno missio-nario della Congregazione, aprire gli occhi allenuove realtà missionarie, superare ogni tenta-zione di chiudersi dentro il proprio territorio ocontesto e ricordarsi del respiro universale delcarisma salesiano. “Le attività di animazione mis-sionaria vanno sempre orientate ai loro specifici fini:informare e formare il popolo di Dio alla missioneuniversale della Chiesa, far nascere vocazioni mis-sionarie ad gentes, suscitare cooperazione all’evan-gelizzazione” (Giovanni Paolo II, RedemptorisMissio, 83).

Quando?Non c’è una data fissa per la GMS a livello

mondiale. Ciascuna Ispettoria sceglie una datao periodo, che si adatta di più al proprio ritmoe calendario. Alcune date tradizionali nelleispettorie (vicino alla Festa di Don Bosco digennaio o al compleanno di Don Bosco in ago-sto, quaresima, festa dei Santi Martiri Missio-

nari, Luigi Versiglia e Callisto Caravario - 25febbraio; mese di maggio; mese missionario diottobre oppure 11 novembre). Anzitutto è im-portante offrire un itinerario educativo - pasto-rale di alcune settimane - di cui la GiornataMissionaria Salesiana costituisce il punto cul-minante. La GMS è l’espressione di uno spiritomissionario di tutta la Comunità Educativo-Pa-storale, tenuto vivo tutto l’anno con diverseiniziative.

Come viene animata?A partire da un raduno dei Direttori, dove

il Delegato per l’ animazione missionaria spie-ga l’obiettivo e distribuisce gli strumenti di-sponibili per la GMS nell’Ispettoria (paginaweb ispettoriale oppure un link alwww.sdb.org - GMS). Così tutte le comunitàSDB sono i primi destinatari delle dinamichedi GMS. Concentrando ogni anno l’attenzio-ne su un aspetto concreto della cultura mis-sionaria; pregando per i missionari presentatinella GMS si offre sostegno concreto allamissione.

Chi celebra?Il primo destinatario è la comunità salesiana

SDB. Poi, a secondo delle Ispettorie, ci sonovari modi di organizzare secondo gli ambientidella missione salesiana (scuole, centri di for-mazione professionale, parrocchie, gruppi gio-vanili specialmente gruppi o volontariato mis-sionario) e della Famiglia Salesiana (SalesianiCooperatori, Exallievi, Gruppi ADMA ecc.)aperti a tutto il movimento salesiano e agli ami-ci di Don Bosco.

Quali mezzi?Già nel precedente anno pastorale vengono

offerti, a tutte le comunità salesiane: un mani-

GIO

RNAT

A M

ISSI

ON

ARI

A S

ALE

SIA

NA

201

6- O

CEA

NIA

festo, un sussidio stampato, un DVDcon filmati sul tema, una DVD con ilmateriale didattico e audiovisivo in va-rie lingue. Per il materiale stampato ba-sta rivolgersi al Dicastero per le missio-ni, Roma ([email protected]), leDVD sono prodotte dalle MDB, Torinoe disponibili anche su Youtube(http://www.missionidonbosco.tv).

L’importanza della preghiere per le Missioni

Tutti i membri della CEP contribui-scono all’azione missionaria della Congre-gazione e della Chiesa con la preghiera ac-compagnata dai sacrifici per i missionarisalesiani e per le vocazioni missionarie.Ogni 11 del mese è un’occasione per pre-gare secondo l’Intenzione Missionaria Sa-lesiana. Ogni anno con il tema della GMSviene proposta una preghiera specifica.L’azione missionaria sgorga e viene soste-nuta dall’incontro con Dio.

Il Progetto per GMS 2016Ogni anno un progetto viene propostoper tutta la Congregazione. Questo è unaparte importante della dinamica dellaGMS. Lo scopo primario del progetto del-la GMS, non è solo quello di raccoglierefondi. Piuttosto vuole essere un’esperienzaeducativa per la solidarietà concreta per igiovani. Il DIAM promuove la solidarietàattraverso varie iniziative, in particolaredurante i tempi forti liturgici di Avventoe Quaresima e durante il mese di ottobre,o come parte delle celebrazioni della GMS.

La verificaLa verifica dopo la GMS è importante

quanto la preparazione e la celebrazione. È daconsiderare come la GMS ha potuto favorireuna cultura missionaria nella comunità locale oispettoriale tramite il tema proposto dell’annotenendo presente i suggerimenti correttivi per ilfuturo.

GMS Una tradizione checontinua (1988 – 2016)Anno Tema1988 Guinea - Conakry: Il sogno continua1989 Zambia: Progetto Lufubu1990 Timor Leste -

Venilale: Giovani evangelizzatori1991 Paraguay: Ragazzi della strada1992 Peru-Valle Sagrado Incas:

Cristo vive sui sentieri degli Inca1993 Togo-Kara: Don Bosco e l’Africa -

un sogno che si fa realtà1994 Cambogia-Phnom Penh:

Missionari costruttori di pace1995 India - Gujarat:

In dialogo per condividere la fede1996 Russia - Yakutsk: Luci di speranza in Siberia1997 Madagascar: Ragazzo ti dico, alzati1998 Brasile: Yanomami: Vita nuova in Cristo1999 Giappone: Il difficile annuncio di Cristo

in Giappone2000 Angola: Vangelo seme di riconciliazione2001 Papua New Guinea:

Camminando coi giovani 2002 Missionari tra i giovani rifugiati2003 L’impegno per la promozione

umana nella missione 2004 India - Arunachal Pradesh:

Il risveglio di un Popolo2005 Mongolia: Una nuova frontiera missionaria2006 Sudan: La missione salesiana in Sudan2007 Sudan: La missione salesiana in Sudan2008 HIV/AIDS:

Risposta dei salesiani - educare per la vita2009 Animazione missionaria - Tieni viva la tua

fiamma missionaria2010 Europa: I salesiani di Don Bosco camminano

con i Rom - Sinti2011 America: Volontari per proclamare il Vangelo2012 Asia: Raccontare Gesù

(Telling the story of Jesus)2013 Africa: Cammino di fede2014 Europa: Gli altri siamo noi -

Attenzione salesiana ai migranti2015 Signore, manda me! -

Vocazione salesiana missionaria2016 Venite in nostro aiuto!

Il Primo Annuncio e le nuove frontiere inOceania

GIO

RNAT

A M

ISSI

ON

ARI

A S

ALE

SIA

NA

201

6- O

CEA

NIA

Tema Generaleper questo sessennio:Il Primo Annuncio

Il tema generale della Giornata Missiona-ria Salesiana per il 2015-2020 è il primo an-nuncio. Il termine si riferisce alla testimo-nianza di vita di ogni cristiano e dell’interacomunità cristiana; ogni attività o insieme diattività, o un breve e gioioso annuncio diGesù che mira a suscitare interesse per lasua Persona, mentre si salvaguarda la libertàdi coscienza, che in ultima analisi conducead un’iniziale adesione a Lui o alla rivitaliz-zazione della fede in Lui. È efficacementepromosso se segue una pedagogia gradualeche è attenta al contesto storico-sociale e cul-turale dell’interlocutore. Con questa com-prensione del primo annuncio, ha meno im-portanza l’ambiente in cui si trova l’interlo-cutore, sia esso la scuola, l’università, la par-rocchia, il centro professionale, l’oratorio, laforesta, la città, nel proprio Paese o lontanodalla patria; se uno è coinvolto nella primaevangelizzazione, nell’apostolato educativo,nell’attività parrocchiale o nel-la promozione umanae nello sviluppo.Ciò che piùconta è viverela propria vita

da cristiano e da religioso “permanentementein stato di missione”, in tal modo, ogni per-sona e ogni comunità diventa un centro di ir-radiazione di vita cristiana.

Il primo annuncio, di sua natura, è direttoprimariamente:1) non solo a coloro che non conoscono Ge-

sù Cristo (ai non cristiani);2) ma anche ai cristiani che hanno ricevuto

in maniera insufficiente il primo annun-cio del Vangelo;a) perciò dopo aver conosciuto Gesù Cri-

sto, essi lo hanno abbandonato;b) vivono la loro fede come qualcosa di

culturale, senza la pratica cristiana conla comunità, o senza ricevere i sacra-menti o lasciarsi coinvolgere nella vitae attività della Parrocchia;

c) credendo d’avergià conosciuto Gesùabbastanza, vivono

la loro fede come rou-tine o qualcosa di sem-

plicemente culturale;d) hanno un’identità cri-stiana debole e vulnerabile;

10

e) oppure non praticano più la loro fede.Analogamente, il primo annuncio èdiretto

3) a coloro che cercano Qualcuno o qualcosache percepiscono, ma a cui non riesconoa dare un nome;

4) o a coloro che vivono la loro vita quoti-diana senza alcun senso.Nei contesti dove i cristiani hanno avuto

in famiglia, dai genitori, un primo annuncio

povero, questo spesso non è adeguato ad es-sere fondamento di una fede robusta. Senzaquesta conversione iniziale e la fede personaleiniziale, la propria fede rischia di rimanere de-bole. In questa luce, il primo annuncio è con-siderato come il primo passo necessario versouna nuova evangelizzazione.

Questo primo annuncio ai cristiani che l’hanno ricevuto in maniera inadeguata, po-trebbe essere chiamato “secondo annuncio”. Il secondo annuncio ha lo scopo di suscitareun interesse che risvegli il fascino iniziale perla persona di Gesù Cristo nei cristiani tiepidio trascurati che vivono la loro fede per abitu-dine o come qualcosa puramente culturale.Ormai il Vangelo ha cessato di affascinarliperché lo danno per scontato, come qualcosadi già conosciuto e ovvio. In alcuni casi la lo-ro immagine della Chiesa, del Cattolicesimoo della Cristianità è annebbiata da pregiudizi,esperienze negative e paure. Perciò, il proces-so è riportato ad un secondo annuncio. Ilpunto di partenza è l’esperienza di fede dellapersona. Diventa un secondo, libero invito a G

IORN

ATA

MIS

SIO

NA

RIA

SA

LESI

AN

A 2

016

- OCE

AN

IA

riscoprire la persona di Gesù Cristo ed il suoVangelo. Questo secondo annuncio sfida an-che ogni cristiano e l’intera comunità cristia-na ad un secondo ascolto della Parola di Dioallo scopo di promuovere un incontro conCristo, la Parola vivente di Dio e ad esserneriflesso per gli altri. Ovviamente, quindi, ilsecondo annunzio ha profonde conseguenzenella catechesi.

La riscoperta dell’importanza e l’attualità

del primo annuncio in tutte le nostre attivitàpastorali è la chiave che può illuminare me-glio le strategie per accompagnare i giovanialla conoscenza e all’incontro con Cristo, fa-vorire la nostra presenza missionaria nell’am-biente digitale e tra gli immigrati e profughi,riscoprire il Sistema Preventivo come propo-sta evangelizzatrice, e rilevare il rapporto traeducazione e evangelizzazione.

(Giornate di Studio sul Primo Annuncio in Città, Roma, 2015)

11

GIO

RNAT

A M

ISSI

ON

ARI

A S

ALE

SIA

NA

201

6- O

CEA

NIA

SPEDIZIONE ANNO MISSIONARI54 1922 19255 1923 13456 1924 195

SPEDIZIONE ANNO MISSIONARI57 1925 18958 1926 17159 1927 198

SPEDIZIONE ANNO MISSIONARI60 1928 10661 1929 37462 1930 21263 1931 213

Don RINALDI (1922-1931)

Don RUA (1888-1910)

SPEDIZIONE ANNO MISSIONARI1 1875 102 1876 213 1877 184 1878 09

SPEDIZIONE ANNO MISSIONARI5 1880 036 1881 067 1881 108 1883 13

SPEDIZIONE ANNO MISSIONARI9 1885 1910 1886 0611 1886 2212 1887 08

Don BOSCO (1859-1888)

SPEDIZIONE ANNO MISSIONARI64 1932 26965 1933 22166 1934 26067 1935 21268 1936 23569 1937 227

SPEDIZIONE ANNO MISSIONARI70 1938 25071 1939 21972 1940 4873 1941 4174 1942 2475 1943 15

SPEDIZIONE ANNO MISSIONARI76 1946 3177 1947 12978 1948 19179 1950 10980 1951 6581 1951 65

Don RICALDONE (1932-1951)

Missionari inviati 145

Missionari inviati 1528

Missionari inviati 1455

Missionaries sent 409

Missionari inviati 2611

Missionari inviati 1984

Spedizioni Missionarie Salesi

SPEDIZIONE ANNO MISSIONARI13 1888 0714 1888 1115 1889 3116 1889 2917 1891 2618 1891 2019 1891 0920 1891 1721 1892 0922 1892 0523 1892 32

SPEDIZIONE ANNO MISSIONARI24 1893 1225 1893 3726 1894 1227 1894 3928 1895 0529 1895 8730 1896 6231 1897 5832 1898 12633 1899 3634 1900 52

SPEDIZIONE ANNO MISSIONARI35 1901 8436 1902 5437 1903 6638 1904 19439 1905 9040 1906 8741 1907 8842 1908 9943 1909 44

SPEDIZIONE ANNO MISSIONARI44 1910 12245 1911 5446 1912 5347 1913 72

SPEDIZIONE ANNO MISSIONARI48 1914 4449 1917 0850 1918 0951 1919 31

SPEDIZIONE ANNO MISSIONARI52 1920 0853 1921 08

Don ALBERA (1910-1921)

SPEDIZIONE ANNO MISSIONARI82 1952 12583 1953 8084 1954 9885 1955 12586 1956 121

SPEDIZIONE ANNO MISSIONARI87 1957 16088 1958 12689 1959 10090 1960 10191 1961 113

SPEDIZIONE ANNO MISSIONARI92 1962 11593 1963 9694 1964 95

Don ZIGGIOTTI (1952-1965)

12

GIO

RNAT

A M

ISSI

ON

ARI

A S

ALE

SIA

NA

201

6- O

CEA

NIA

TOTALE MISSIONARI INVIATI DAL 1875 AL 2015 10.340

SPEDIZIONE ANNO MISSIONARI132 2002 15133 2003 18134 2004 14135 2005 23136 2006 23

SPEDIZIONE ANNO MISSIONARI137 2006 23138 2007 22139 2008 27140 2009 38141 2010 45

SPEDIZIONE ANNO MISSIONARI142 2011 28143 2012 45144 2013 39

Don CHAVEZ (2002-2014)

SPEDIZIONE ANNO MISSIONARI126 1996 31127 1997 20

SPEDIZIONE ANNO MISSIONARI128 1998 24129 1999 19

SPEDIZIONE ANNO MISSIONARI130 2000 86131 2001 25

Don VECCHI (1996-2002)

Missionari inviati 740

Missionari inviati 868

Missionari inviati 205

Missionaries sent 360

Missionari inviati 35

iane dal 1875 al 2015SPEDIZIONE ANNO MISSIONARI

95 1965 9896 1966 8197 1967 6198 1968 72

SPEDIZIONE ANNO MISSIONARI99 1969 56100 1970 57101 1971 39102 1972 35

SPEDIZIONE ANNO MISSIONARI103 1973 48104 1974 60105 1975 83106 1976 50

Don RICCERI (1965-1977)

SPEDIZIONE ANNO MISSIONARI107 1977 38108 1978 45109 1979 33110 1980 80111 1981 68112 1982 98113 1983 47

SPEDIZIONE ANNO MISSIONARI114 1984 67115 1985 80116 1986 48117 1987 33118 1988 70119 1989 52120 1990 20

SPEDIZIONE ANNO MISSIONARI121 1991 22122 1992 17123 1993 17124 1994 16125 1995 17

Don VIGANO (1977-1995)

SPEDIZIONE ANNO MISSIONARI145 2014 12

SPEDIZIONE ANNO MISSIONARI146 2015 23

Don FERNANDEZ (2014)

GIO

RNAT

A M

ISSI

ON

ARI

A S

ALE

SIA

NA

201

6- O

CEA

NIA

14

I Popoli dell’Oceania La nazione più grande dell’Oceania, sia co-

me estensione che come popolazione, è l’Au-stralia, dove gli Aborigeni sono vissuti per mi-gliaia di anni, spostandosi per ampi tratti diterritorio e vivendo in profonda armonia conla natura. Scoperta e colonizzata da Europeiche la battezzarono con il nome di Terra delSud dello Spirito Santo (Terra Australis de Spi-ritu Sancto), l’Australia è divenuta molto oc-cidentale nei modelli culturali e nella strutturasociale. Profondamente coinvolta negli svilup-pi scientifici, tecnologici e sociali dell’Occi-dente, l’Australia è oggi una nazione larga-mente urbanizzata, moderna e secolarizzata,che successive migrazioni dall’Europa e dall’Asia hanno contribuito a rendere una so-cietà multiculturale.

Gli abitanti originari della Nuova Zelanda,un’isola-Stato, erano i Maori che chiamarono

il loro Paese Aotearoa, “Terra della GrandeNuvola Bianca”. La colonizzazione e poi

l’immigrazione hanno forgiato la nazionein una società biculturale, dove l’inte-grazione fra Maori e cultura occidentalerimane una sfida pressante.

La Papua NuovaGuinea è la piùvasta delle nazionimelanesiane.

Si tratta di unasocietà a prevalenza

cristiana con moltelingue locali diverse e

una grande ricchezza diculture.

Le isole-Stato della Po-linesia e della Micronesiasono relativamente pic-

cole, ciascuna con la pro-

Geograficamente, l’Oceania comprende ilcontinente dell’Australia, molte isole, piccolee grandi, e vaste estensioni di acqua. Il mare ela terra, l’acqua e il suolo si incontrano in in-numerevoli maniere, spesso colpendo l’occhiocon il loro splendore e la loro bellezza. Anchese l’Oceania è geograficamente vastissima, lasua popolazione è relativamente poca e distri-buita in maniera irregolare, nonostante com-prenda un grande numero di popoli indigeni edi immigrati. La grande varietà di lingue e legrandi distanze tra isole e aree rende le comu-nicazioni una sfida particolare in tutta la re-gione. In molte parti dell’Oceania, viaggiareper mare o per aria è più importante che spo-starsi per terra.

15

pria lingua e cultura indigene. Anch’esse si tro-vano ad affrontare pressioni e sfide di unmondo contemporaneo che esercitauna forte influenza sulle loro so-cietà. Senza perdere la loroidentità o abbandonare i va-lori tradizionali, esse vo-gliono prendere parte allosviluppo che risulta dal-l’interazione più diretta ecomplessa con altri popolie culture.

I popoli tradizionali del-l’Oceania formano un mosaico dimolte culture diverse: aborigena,melanesiana, polinesiana e micronesiana.Sin dai tempi della colonizzazione, anche lacultura occidentale ha modellato la regione.Ciascun gruppo culturale, differente per gran-dezza e per forza, ha le proprie tradizioni e lapropria esperienza di integrazione in una nuo-va terra. In Nuova Zelanda, e ancor più in Au-stralia, le politiche di immigrazione colonialie post-coloniali hanno reso gli indigeni unaminoranza nella propria terra e un gruppo cul-turale espropriato in molti modi.

La varietà culturale dell’Oceania non è im-mune dal processo mondiale di modernizzazio-

ne, che ha effetti sia positivi che negativi. Cer-to, i tempi moderni hanno dato un profilo nuo-vo e più alto ai valori umani positivi. Tuttaviala modernizzazione ha pure effetti negativi nellaregione, dove le società tradizionali stannocombattendo per mantenere la propria identitàquando vengono a contatto con le società oc-cidentali secolarizzate e urbanizzate, come purecon la crescente influenza culturale degli im-migrati asiatici, in particolare l’Australia.

(Ecclesia in Oceania, n. 6-7)

GIO

RNAT

A M

ISSI

ON

ARI

A S

ALE

SIA

NA

201

6- O

CEA

NIA

16

La fede cristiana è stata portata dagliimmigrati che venivano dall’Europa. Con lorosono venuti molti sacerdoti e religiosi, e la lorodedizione pastorale e lavoro educativo hannoaiutato gli immigrati a vivere la vita cristiana inuna strana nuova terra. In seguito vocazioni sa-cerdotali e religiose locali e molti laici hannodato il loro indispensabile contributo alla crescitadella Chiesa e al compimento della sua missione.

Quando i missionari recarono per la primavolta il Vangelo agli Aborigeni o ai Maori, o alleisole-Stato, trovarono popoli che giàpossedevano un antico e profondo senso delsacro. Le pratiche e i riti religiosi erano parte in-tegrante della vita quotidiana e permeavano to-talmente le loro culture. I missionari portaronola verità del Vangelo che non è estranea anessuno; ma talvolta alcuni cercarono di imporreelementi che erano culturalmente alieni a queipopoli. Ora vi è la necessità di un accurato di-scernimento per vedere ciò che appartiene alVangelo e ciò che non gli appartiene, ciò che èessenziale e ciò che lo è meno. Un similecompito, occorre dirlo, è stato reso ancor piùdifficile a causa del processo di colonizzazione edi modernizzazione, che ha offuscato il confinefra ciò che è indigeno e ciò che è importato.

Nel 1844 Maria Ausiliatrice è stata sceltacome Patrona della giovane Chiesa in Australiae la Cattedrale di Sydney è stata dedicata a Lei.I primi missionari tedeschi portarono questotitolo in Papua Nuova Guinea. I Salesiani co-struirono una chiesa a lei dedicata a PortMoresby, che è stata dichiarata santuario arci-diocesano di Maria Ausiliatrice nel 2008.

Una delle più ragguardevoli caratteristichedei popoli dell’Oceania è il loro forte senso co-

munitario e solidale in famiglia e nella tribù, nelvillaggio o nel vicinato. Questo significa che ledecisioni vengono raggiunte mediante consensoottenuto attraverso un processo di dialogo spessolungo e complesso. Toccato dalla grazia di Dio,il naturale senso comunitario di questi popolili ha resi recettivi nei confronti del misterodella communio offerta in Cristo. La Chiesa inOceania dimostra un reale spirito di coopera-zione, che si estende alle varie comunità cri-stiane e a tutte le persone di buona volontà.Anche il profondo rispetto per la tradizione eper l’autorità è parte delle culture tradizionalidell’Oceania. Da qui il senso di solidarietà dellagenerazione attuale con quanti vennero primadi essa, e l’autorità eccezionale data ai genitorie ai leader tradizionali.

Una larga parte dell’Oceania, in particolarel’Australia e la Nuova Zelanda, è entrata inun’epoca segnata da una secolarizzazione cre-scente. Nella vita civile la religione, e special-mente il cristianesimo, è spostata ai margini etende ad essere vista come un fatto strettamenteprivato dell’individuo, con poca rilevanza nellavita pubblica. Alle convinzioni religiose e ai datidella fede è talvolta negato il legittimo ruolo diformare le coscienze delle persone. Allo stessomodo, la Chiesa e altri organismi religiosihanno una voce ridotta negli affari pubblici.Nel mondo contemporaneo una tecnologiapiù avanzata, una maggiore conoscenza dellanatura e dei comportamenti umani, e glisviluppi politici ed economici in tutto il globopongono domande nuove e difficili ai popolidell’Oceania.

(Ecclesia in Oceania, n. 7)

La Chiesa

in Oceania

17

Sin dal XVI secolo, quando imissionari provenienti da fuorigiunsero per la prima volta inOceania, gli isolani udirono eaccolsero il Vangelo di GesùCristo. Fra quanti iniziarono eproseguirono il compito missio-nario vi furono Santi e Martiri,che non sono soltanto la gloriamaggiore del passato dellaChiesa in Oceania, ma anchela sorgente più sicura di speran-za per il futuro. Eminenti fraquesti testimoni della fedesono San Pietro Chanel(1803-1841), martirizzatonel 1841 nell’isola di Fu-tuna; il Beato Diego Luisde san Vitores (1627-1672) e San Pedro Calun-gsod (1655-1672), uccisiinsieme nel 1672 a Guam;il Beato Giovanni Mazzuc-coni (1826-1851), martiriz-zato nel 1851 nell’isola diWoodlark; e il Beato PietroTo Rot, ucciso nella NuovaBritannia nel 1945, verso lafine della Seconda Guerramondiale. Assieme all’austra-liana Santa Mary MacKillop(1842-1909) e molti altri,questi eroi della fede cristianahanno contribuito, ciascunonel modo suo proprio, ad “im-piantare” la Chiesa nelle isoledell’Oceania. La loro memo-ria non sia mai dimenticata!Non cessino mai di interce-dere per gli amati popoli peri quali hanno versato il pro-prio sangue!

(Ecclesia in Oceania, n. 7)

I Santi dell’Oceania

SALE

SIA

N M

ISSI

ON

DAY

2016

- O

CEA

NIA

San Pietro Chanel

San Pedro Calungsod

Beato Diego Luis de San Vitores

Beato GiovanniMazzuconi

BeatoPietro To Rot

Santa Mary MacKillop

GIO

RNAT

A M

ISSI

ON

ARI

A S

ALE

SIA

NA

201

6- O

CEA

NIA

18

I paesiin OceaniaAustralia

Samoa AMericane

Isole Cook

Stati federati

di Micronesia

Fiji

Guam

Kiribati

Isole Marshall

Nauru

Niue

Nuova Caledonia

Nuova zelanda

Isole Marianne

Settentrionali

Palau

Papua nuova Guinea

Samoa

Isole Solomone

Tahiti

Tokelau

Tonga

Tuvalu

Vanuatu

Wallis and Futuna

GIO

RNAT

A M

ISSI

ON

ARI

A S

ALE

SIA

NA

201

6- O

CEA

NIA

19

Le presense salesianein oceania

Australia Ascot valeBairnsdale

Brooklyn ParkBrunswickChadstone

Clifton HillEngandineGlenorchy

LysterfieldSt. Mary’s

Sunbury

FijiSuva

Nuova Zealanda

AvondaleMassey

Papua Nuova Guinea

AraimiriBoroko East

GabutuKumgi

Vunabosco

SamoaAlafua

Leauva’aSalelologa

ISole SAlomonE Honiara

Tetere

GIO

RNAT

A M

ISSI

ON

ARI

A S

ALE

SIA

NA

201

6- O

CEA

NIA

20

I Salesiani in OceaniaI Salesiani arrivarono in Australia nel-

l’anno 1922. Mons. Ernesto Coppo, Sig.Celestino Acerni (entrato nel 1923, primosalesiano nel suolo australiano, a Kimber-ley) e D. Giuseppe Ciantar (1893-1967) inAustralia, e molti altri sono personaggi dispicco. E proprio dall’Ispettoria dell’Austra-lia sono partite due iniziative coraggiose. Laprima ha portato il carisma salesiano a Sa-moa, nel 1978, che ha dato molti frutti vo-cazionali, insieme al lavoro di formazionedei catechisti locali; la seconda ha fatto ap-prodare i Salesiani nelle Isole Fiji, a partiredal 1999. Attualmente queste presenzestanno per essere costituite come Delegazio-ne del Pacifico. La più recente presenza nelPacifico è in Auckland, Nuova Zelanda (dal2009).

Intanto i Salesiani dalle Filippine hannoaperto, nel 1980, una missione difficile adAraimiri in Papua Nuova Guinea, mentre iSalesiani dal Giappone hanno aperto, nel1995, una missione altrettanto difficile a Te-tere nelle Isole Salomone. In questi Paesi lamissione si svolge in zone povere tra una po-polazione la cui maggioranza è cristiana (icattolici però sono una minoranza), e ha bi-sogno d’evangelizzazione e d’educazione peri suoi giovani, così pure di sviluppo sociale.

Dal 2005 hanno formato la Delegazione diPapua Nuova Guinea e Isole Salomone.

Molte Congregazioni religiose sono an-cora alla ricerca delle espressioni della vitaconsacrata nelle culture locali, condivise siadai missionari sia dai membri indigeni.Nell’Australia invece l’impegno dei consa-crati ruota attorno alla pastorale vocaziona-le, alla formazione dei laici collaboratori se-condo i vari Carismi delle Congregazioni.

Per impiantare, far attecchire ed incultu-rare il Carisma salesiano nelle Chiese giova-ni dell’Asia o dell’Oceania ci vuole moltapazienza, affinché il nostro spirito e la nostraazione si esprimano fedelmente nelle cultu-re locali. Questa è una grande sfida che ri-chiede conoscenza e amore, sia nei confron-ti della propria cultura, sia riguardo a DonBosco e alla Congregazione. Il dialogo tra leculture, dalle quali provengono e nelle qualilavorano i nostri confratelli, insieme alla te-stimonianza del Vangelo di Cristo vissutosalesianamente, sta dando buoni frutti. Nonc’è dubbio che la vicinanza al popolo, l’esse-re tra i giovani, lo stile educativo-pastoralefatto di simpatia, accoglienza, spirito di fa-miglia, la qualità religiosa e culturale ci ren-dono attraenti e, in genere, ben voluti dallaChiesa locale.

GIO

RNAT

A M

ISSI

ON

ARI

A S

ALE

SIA

NA

201

6- O

CEA

NIA

21

Come ovunque in Oceania viene dataimportanza strategica alle strutture educativeformali (scuole accademiche e centri di for-mazione professionale). In Papua NuovaGuinea c’è un istituto universitario salesiano(Don Bosco Technological Institute), unistituto tecnico e tre scuole tecniche secon-darie. Nelle Isole Salomone c’è un centro diformazione professionale e una scuola tecni-ca secondaria. Nell’Australia i nostri confra-telli, con numerosissimi laici, stanno ani-mando otto scuole secondarie dal 1998, se-condo la Salesian Schools Charter (La Cartadella Scuola Salesiana), fondata sul criteriooratoriano (Cost. 40). Tutta la progettazio-ne, l’animazione e la verifica sono unificateattorno a questa visione partecipata e condi-visa in modo efficace da tutti gli insegnantidelle nostre scuole.

Varie opere di tipo educativo sono affian-cate da internati o convitti. Ci sono centi-naia di ragazzi e giovani nelle zone in via disviluppo che frequentano i nostri campisportivi, contenti dei giochi offerti e motiva-ti dall’ambiente educativo sereno che vi tro-vano; ci sono attività extrascolastiche neipaesi sviluppati attorno a “media education”,gruppi di servizio sociale e gruppi impegnatinel cammino di fede.

Il movimento giovanile salesiano esistecon forme molto diverse in tutte le Ispetto-rie, ad incominciare dai gruppi organizzatinelle nostre scuole, fino al volontariato mis-

sionario, in particolare il Cagliero MissionaryProject e il Salesian Youth Mentors in Australia.

Abbiamo diverse parrocchie, alcune insituazioni di frontiera e assai difficili inAraimiri (Papua Nuova Guinea) e Tetere(Isole Solomone). Mentre in Massey eAvondale (Nuova Zelanda), in Saleleloga,Leauvaa e Alafua (Samoa), in Adelaide,Melbourne (3), Sydney (2) Tasmania (Au-stralia) e Sabama (Papua New Guinea) la-voriamo per i migranti, dove la sfida è l’in-terculturalità e l’integrazione. In tutti que-sti contesti è necessario promuovere lo spi-rito missionario con particolare attenzioneal primo annuncio.

Per la promozione vocazionale ci sonoaspirantati e prenoviziati in Alafua (Sa-moa), Port Moresby (PNG), Honiara (Iso-le Solomone) e Clifton Hill-Melbourne(Australia). C’è il noviziato in Suva (Fiji).Salesiani in formazione frequentano centridi studio dei religiosi, o della diocesi consalesiani tra i docenti. Risiedono nei nostriPostnoviziati (Suva-Fiji, Port Moresby-PNG); e studentati di teologia (Suva-Fiji,Clifton Hill-Australia).

Altri membri della Famiglia Salesianapresenti in Oceania sono le FMA, i Sale-siani Cooperatori, l’Associazione di MariaAusiliatrice (ADMA), gli ex-allievi e leex-allieve, le Suore della Carità di Gesù e iMichaeliti.

(cf. ACG 397)

GIO

RNAT

A M

ISSI

ON

ARI

A S

ALE

SIA

NA

201

6- O

CEA

NIA

22

Il Vescovo Volante

Dopo aver preso parte a un ri-tiro predicato da due missionari,mia madre ha iniziato a pregareper un “figlio missionario”. Così,la mia vocazione missionaria eraseminata prima ancora del mioconcepimento! Forse il Signoresi stava preparando ad esaudirele preghiere di mia madre, magià il proposito della mia primacomunione era: “Voglio essereun prete missionario”. Anni do-po, durante il mio noviziato, il servo di Dio donCarlo Braga - siamo entrambi di Cologna di Ti-rano, nelle Alpi italiane - era venuto a fare unavisita e ha chiesto chi volesse essere missionarioper l’incipiente presenza salesiana nelle Filip-pine. Tra coloro che si sono presentati 3 di noisono stati scelti.

Ho vissuto 34 meravigliosi anni come mis-sionario nelle Filippine. Come direttore del-l’Oratorio la mia più grande gioia era lavorarecon la comunità per essere una presenza rile-vante e significativa tra i poveri ed i giovani diMandaluyong, un sobborgo povero di Manila.Più tardi, come incaricato della pastorale del-l’Istituto Universitario Don Bosco ho potutoapprezzare molto la confiden-za e la fiducia dei giovani, so-prattutto dei più problematici.Ho ascoltato le confessionidegli studenti universitariovunque, anche sul campo dicalcio. Sono grato di aver vi-sto miracoli di conversione eguarigione tra di loro.

Nel mio ministero di ani-mazione e di governo nel-l’Ispettoria FIN, ho lavoratocon confratelli impegnati e

Mons Luciano Capelli, SDB

collaboratori laici che hanno la-sciato un grande segno sulla vitadegli studenti e impostato solidebasi per le nostre presenze sale-siane. Il coraggio, l’entusiasmo eil dinamismo missionario dei mieiconfratelli mi hanno incoraggiatoad accettare l’invito dei superioria lasciare il mio secondo paese e“prendere il largo” per andare alleIsole Salomone.

Ho lavorato nelle Isole Salo-mone dal 1999. Nel 2007 sono stato nominatovescovo di Gizo, una diocesi già interamentesostenuta dall’Ordine Domenicano. La piùgrande sfida è l’isolamento delle 7 parrocchie epiù di 100 stazioni missionarie. I catechisti han-no tenuto viva la fede in moltissime di questecomunità dove il sacerdote poteva venire ne-anche una volta all’anno. Ho dovuto impararea pilotare un aereo per poter visitare regolar-mente le stazioni isolate. Così, sono stato co-nosciuto come “il vescovo volante”. Dopo 50anni, la diocesi ha solo 2 sacerdoti diocesani e6 seminaristi. 10 sacerdoti diocesani sono inprestito da altre diocesi.

Le sfide sono molte. Ma il povero servizioeducativo è uno dei più impe-gnativi. Siccome nessuno rag-giunge il livello minimo perentrare nel pre-seminario, ab-biamo pochissimi seminaristidella diocesi. I servizi sanitarisono praticamente inesistenti.Ma soprattutto io sono moltograto al mio popolo. Da loroho imparato a vivere la gior-nata di oggi, la pazienza e l’accontentarmi di poco, delnecessario!

ISOL

E SA

LOM

ONE

23

Carlos Escobar

Ri-evangelizzando i giovani in una Società Secolarizzata

Io non credo che nessuno poteva immaginarel’esplosione di energia che c’è stato dopo quella cele-brazione salesiana a Atocha, durante la GMG 2011 aMadrid. Un gruppo di giovani salesiani, io compreso,sono stati rinvigoriti e ispirati quel giorno. In breve,abbiamo semplicemente voluto imitare quello che ab-biamo visto quel giorno a Madrid nel nostro contesto.

Fino ad allora il termine Movimento GiovanileSalesiano non significava niente per i giovani salesianidell’Australia perciò è diventato nostro compitocambiare la situazione. Abbiamo creato un gruppo divolontari, appassionati della missione salesiana, chededicano il loro tempo ed energie per rinvigorire e farsviluppare il Movimento Giovanile Salesiano in Au-stralia. Abbiamo prospettato gli Australian SalesianYouth Mentors, con la funzione di sostenere il lavoropastorale in Australia, offrendo aiuto e orientamentoai giovani leader e coltivando una rete che possacollegare tra loro le nostre comunità lontane.

In Australia la fede non è considerata un elementonecessario per la nostra cultura, soprattutto tra i giovani,che sono più inclini a criticare la Chiesa che a conoscerla.Credo, tuttavia, che i giovani siano indifferenti o, nelpeggiore dei casi, ostili verso la loro fede solo perché sonoprivati di testimonianza autentica da seguire. Per lamaggior parte la loro fede è ereditata dalla loro famigliae questo esempio può essere a sua volta tiepido; o lafamiglia semplicemente non sa come insegnare in modoefficace la propria fede ai figli. Il risultato, purtroppo, èquello di un giovane che crede che la fede sia irrilevantee non necessaria. Questo è certamente vero se l’obiettivodi un individuo rimane solo quello di diventare unmembro produttivo della società. Avere fede in Dio nonè un prerequisito per il successo in Australia. Quindi,perché preoccuparsi di questa?

Nonostante questo clima, gli ASYM sonoimpegnati a suscitare interesse tra i giovani, a farconoscere Gesù soprattutto fra quelli che non lo co-noscono, coloro che sono tiepidi nella loro fede, ocoloro che ne hanno abbandonato la pratica. Questo

perché ci rendiamo conto che i giovani, il più dellevolte, diventano curiosi circa la loro fede, quando questaè presentata con la giusta oppor-tunità e ambiente. È nostro com-pito creare questa opportunità eambiente. La saggezza di Don Bo-sco rimane preziosa per noi: dob-biamo soddisfare anzitutto ibisogni del giovane in quantotale, prima di proporgli di scoprirequalcosa; soprattutto nel mondodi oggi dove il giovane è preco-cemente costretto a diventareadulto. È sempre sorprendentescoprire quanto è grande il lorobisogno. Il ASYM riempie non solo questa necessariaesigenza, ma fornisce anche ai giovani con cuilavoriamo, un’autentica testimonianza della spiritualitàsalesiana: qualcosa che può essere un ideale attuale perloro. Abbiamo una spiritualità giovanile che ha la suapotenza nella autenticità. Non tutti i membri delASYM vivono la loro fede nella Chiesa, né seguono isuoi insegnamenti profondamente e con impegno; tut-tavia vivono con impegno la missione salesiana e sonoaperti a riflettere sulla propria fede. Ciò è molto signi-ficativo. I giovani, che non hanno nessun modello pre-cedente di fede, sono in grado di vedere nei nostrimentors un modo variegato di vivere la fede: da quelliche non si vergognano nel seguire Gesù Cristo, a coloroche hanno dubbi e sono insicuri della propria fede.

Benché molti di quelli con cui lavoriamo attraversoASYM siano indifferenti di fronte alla fede cristiana,o la rifiutino attivamente, a tutti noi presentiamol’esempio di Don Bosco. I giovani non devono sentirsiobbligati a dare una risposta né essere costretti ascegliere subito. Se amiamo quelli con cui lavoriamoincondizionatamente, li accettiamo esattamente comesono, i giovani cammineranno al nostro fianco facendodomande e imparando a fare ciò che facciamo ognigiorno. Poi il resto verrà! G

IORN

ATA

MIS

SIO

NA

RIA

SA

LESI

AN

A 2

016

- OCE

AN

IAAU

STRA

LIA

GIO

RNAT

A M

ISSI

ON

ARI

A S

ALE

SIA

NA

201

6- O

CEA

NIA

24

Jerome Oko

In DBTI ho scoperto la Gioia nel Crederein Gesù Cristo

ventivo e ho avuto la possibilitàdi leggere la vita dei giovani -frutto della spiritualità giovanilesalesiana - mi sono sentito sfidaree motivare a imitare la loro san-tità e il loro impegno. Ho trovatoin Domenico Savio, MicheleMagone, Zefferino Namuncuràpersone più vicine alla mia età,con le quali ho potuto identificar-mi. Essi erano entusiasti apostolitra i loro compagni. Qui in DBTI,

mi hanno anche insegnato e affidato ruoli dileadership. Fu una buona opportunità che miha insegnato a condividere il dono della miafede con gli altri. Quella sensazione meravi-gliosa che ho avuto, quando ero studente,nell’essere diligente, impegnato e posto al ser-vizio degli altri, mi ha portato fino a godere diuna spiritualità che intendo conservare pertutta la vita.

Sono molto grato al DBTI per avermi aiu-tato a riscoprire la mia fede, a vivere i valoridel Vangelo, a essere più vicino a Gesù, e, so-prattutto, ad avere una relazione filiale e gio-iosa con Dio.

Il DBTI mi ha anche aiutato a trovare lamia vocazione specifica nella Chiesa. Oggi so-no una persona sposata, insegnante al DBTI,dove trovo tanta gioia nell’aiutare altri giovaniche fanno parte di questa istituzione in modoche anch’essi possano scoprire la gioia di esserecristiani!

Sono stato battezzato a 14anni e ho studiato nelle scuolecattoliche per la mia educazio-ne primaria e secondaria. A li-vello intellettuale, devo dire,che conoscevo bene la mia fedee le sue implicazioni nella miavita e nella società. Tuttavia,non vi era alcuna reale convin-zione da parte mia per esserepienamente e attivamentecoinvolto nelle attività religiose. Ho vissutola mia fede come una cosa di routine e un ob-bligo da rispettare.

Ho sperimentato una vera trasformazionequando sono entrato al Don Bosco Technologi-cal Institute (DBTI). Tutto attorno si è creatoun ambiente che mi ha fatto capire la bellezzae la gioia della mia fede cristiana. In questocontesto salesiano ho trovato persone che era-no veramente felici; mi hanno fatto una pro-fonda impressione e mi sono sentito sfidato diemularli! Poi ho capito che la fonte della lorogioia era la loro vicinanza a Gesù. Un’altrascoperta è stato il fatto che ci si può divertiree tuttavia rimanere puri agli occhi di Dio e de-gli uomini! Lentamente la mentalità di vederela mia fede come qualcosa imposta su di me estaccata dalla mia vita privata è cambiata; cosìho riscoperto la mia fede! Per me conoscere laspiritualità giovanile salesiana in DBTI era co-me essere evangelizzato di nuovo!

Quando sono stato iniziato al Sistema Pre-

PAPU

A N

UOV

A GU

INEA

GIO

RNAT

A M

ISSI

ON

ARI

A S

ALE

SIA

NA

201

6- O

CEA

NIA

25

PAPU

A N

UOV

A GU

INEA

Gli SDB e le FMA collaborano perpreparare Educatori

Sr. Pamela Vecina, FMA

La DBTI è un’istituzione universitaria a PortMoresby, Papua Nuova Guinea, dove gli SDB ele FMA lavorano insieme per preparare i giovaniad essere istruttori tecnici ed educatori nellescuole secondarie. Essa mira a formare gli studen-ti ad essere servi-leader (Gv 13, 13-14) nella lorosocietà. Molti studenti appartengono a diverseconfessioni cristiane, mentre alcuni sono membridi famiglie i cui genitori appartengono a diversechiese; alcuni non sono nemmeno battezzati.Molti di loro poi chiedono di ricevere il battesi-mo. Per i futuri educatori ci sono corsi di cate-chesi, studi sul Sistema Preventivo e la pastoralegiovanile salesiana. Gli studenti non solo ap-prendono l’insegnamento sociale della Chiesa,ma praticano anche attività di sensibilizzazioneper i poveri. Le varie proposte pastorali in DBTIsono luoghi, momenti ed esperienze per gli stu-denti di incontrare Cristo. L’annuale youth campè molto interessante per gli studenti, perché èun’opportunità per esprimere la loro capacità e i

loro talenti. Le sessioni formative, dinamiche digruppo e programma di sensibilizzazione socialepromuovono la loro formazione integrale. Ci so-no anche momenti speciali per vivere, pregarela Sacra Scrittura e fare riflessione. Anche i grup-pi giovanili, ispirati alla Spiritualità GiovanileSalesiana, sono opportunità per proporre valorievangelici adeguati ai loro interessi e al loro cam-mino verso la maturità umana e cristiana.

L’identità cattolica è molto sostenuta e pro-mossa nel campus. La presenza del Santuariodi Maria Ausiliatrice in mezzo al campus èl’occasione per promuovere la devozione ma-riana. Qui gli studenti possono visitare il San-tissimo Sacramento e accostarsi regolarmenteal Sacramento della Riconciliazione. Vi è an-che la possibilità, per chi lo desidera, di parte-cipare alla Messa ogni mattina.

Infine, la testimonianza di spirito di famigliatra SDB, FMA, collaboratori e studenti è un po-tente mezzo per suscitare interesse per Gesù Cri-

sto e il suo Vangelo. Tutta la comu-nità educativo-pastorale che conti-nua a sforzarsi per costruire l’unitànella diversità delle culture è una pro-posta di comunione e una profezia difraternità. Lo sforzo continuo degliSDB e delle FMA per servire con gio-ia e dedizione è una esperienza di fa-miglia. Ciò contribuisce al funziona-mento armonioso dell’istituzione e diquell’ambiente familiare, che pro-muove il successo nell’educazione dicui molti studenti sentono la man-canza dopo gli studi a DBTI.

L’Interculturalitàcome Primo AnnuncioD. Taisali Leuluai, SDB

FIJI

I Salesiani sono arrivati nelleFiji nel 1999, per iniziare una co-munità di postnoviziato per i gio-vani salesiani che studiano nelseminario regionale del Pacifico.Nelle Fiji abbiamo solo una co-munità di formazione, compostada tre formatori, cinque novizi,tre postnovizi, due che frequen-tano il corso per essere inse-gnanti, e due in teologia; pro-vengono da Australia, Fiji, Myanmar, e Samoa.

Un nostro apostolato è quello dell’Orato-rio. I nostri oratoriani provengono da diverseetnie e religioni: abbiamo fijiani indigeni, in-do-fijiani e molti altri gruppi minoritari. Cisono cristiani - cattolici e non cattolici, mu-sulmani e indù.

Nelle Fiji l’esistenza di questi gruppi di-stinti spesso crea divisione e discriminazionerazziale tra i loro cittadini. Tuttavia, attraver-so le nostre varie attività dell’oratorio siamo

in grado di colmare questa lacu-na e porre il giovane in un am-biente educativo, dove c’è ri-spetto per la cultura e la religio-ne di ciascuno.

La presenza dei Salesianiprovenienti da vari Paesi che vi-vono e lavorano insieme comein unica comunità, con rispettoreciproco e apertura è ancheun’importante testimonianzaevangelica per questi giovani.

Nell’oratorio imparano il valore del rispettoreciproco, la condivisione e l’unità.

Il nostro oratorio è situato accanto a unadelle strade con maggiore traffico nelle isoleFiji; quindi il vedere giovani di diversa pro-venienza e di fede divertirsi insieme, fa me-raviglia ai molti viaggiatori che passano ognigiorno. In un contesto multi-religioso e mul-ticulturale come il nostro, questo non è anchecome annuncio del Vangelo?

GIO

RNAT

A M

ISSI

ON

ARI

A S

ALE

SIA

NA

201

6- O

CEA

NIA

26

GIO

RNAT

A M

ISSI

ON

ARI

A S

ALE

SIA

NA

201

6- O

CEA

NIA

27

D. Matthew Vadakkevettuvazhiyil, SDB

NEW

ZEA

LAN

D

Una Nuova Frontiera: La Pastorale con i Migranti

La Nuova Zelanda è la patria dimolti samoani, tongani, fijiani, tahi-tiani e altri popoli che abitano nelleisole. I Salesiani sono arrivati qui nel2009. Nel 2010 la parrocchia di SanPaolo, a Massey, è stata affidata anoi, e anche la parrocchia di SantaMaria della Concezione a Avondalenel 2013. Quattro salesiani lavora-no in queste due parrocchie che for-mano una sola comunità.

La maggioranza dei nostri parrocchiani sonosamoani, tongani, indiani, birmani, filippini e afri-cani, oltre agli europei insieme a coloro che sononati e cresciuti in Nuova Zelanda. Questi migrantiportano con sé la loro forte fede e tradizioni e va-lori cattolici che cercano di vivere in un nuovoPaese e cultura. Alcuni sono rifugiati e hanno do-vuto subire tanto male e sofferenza per raggiun-gere la Nuova Zelanda. Tuttavia, essi hanno ungrande desiderio di condividere la loro fede.

Le nostre parrocchie sono arricchite e sonosostenute dalla ricca fede che i migranti portanocon sé dalla loro patria. Noi Salesiani li incorag-giamo ad amare le loro tradizioni, favorire la lorocrescita nella fede e condividerla con l’intera co-munità.

Ogni gruppo etnico è incoraggiato a organiz-zare corsi di catechismo per i propri figli. Questoli favorisce a imparare e crescere nella fede, comecomunità, rimanere vicino ai loro amici, e con-servare la loro identità, mentre crescono comeadulti in un nuovo ambiente.

La preparazione dei bambini ai sacramentidell’iniziazione è un servizio fondamentale cheoffriamo nelle nostre parrocchie. Mentre i bam-bini hanno la loro classe, anche i loro genitorisono istruiti nella fede. Questo ha aiutato i ge-

nitori, le giovani famiglie a risco-prire la loro fede e la loro appar-tenenza alla Chiesa. Alcuni sipresentano per avere il matrimo-nio civile convalidato nella Chie-sa. Si tratta di una meravigliosaesperienza di cammino di fede, ric-co e aperto al piano di Dio.

Il sacramento della Riconcilia-zione in preparazione alla Pasquaè anche una bella occasione perravvivare la fede di coloro che so-

no tiepidi. In collaborazione con altre parrocchieabbiamo preso anche iniziative per aiutare le per-sone a capire meglio i vari aspetti della fede, at-traverso programmi sui Sacramenti, la Chiesa,gli insegnamenti del Concilio Vaticano II, ecc.

Le nostre parrocchie favoriscono il primo an-nuncio in modi diversi. Le Catholic Enquiry Eve-nings sono eccellenti vie per raggiungere coloroche non conoscono Gesù. Inoltre, incoraggiamoattivamente i parrocchiani a condividere la lorofede con tutti. Abbiamo storie di parrocchianiche iniziano una conversazione intorno alla vitae alla fede dopo un primo scambio di auguri inun caffè. Questo approccio accogliente, attraenteda una persona felice che ha sperimentato il Si-gnore risorto nella sua vita, è un modo molto po-tente per suscitare interesse di altre persone a co-noscere Gesù Cristo.

Abbiamo anche il Catholics Returning HomeProgramme per raggiungere coloro che hanno ab-bandonato la pratica della fede. Gruppi come laLegione di Maria, sono molto utili per raggiun-gere le persone in questa situazione. Fanno la lo-ro visita a casa e riferiscono alla parrocchia. I sa-cerdoti, a loro volta, visitano le famiglie e le aiu-tano a ‘tornare’ alla Chiesa.

GIO

RNAT

A M

ISSI

ON

ARI

A S

ALE

SIA

NA

201

6- O

CEA

NIA

28

Nelle Frontieresolo l’Amore è Credibile!D. Heraldo Bosquez, SDB

PAPU

A N

EW G

UIN

EA

I primi Salesiani arrivarono inAraimiri, Papua Nuova Guineanel 1980, dove una scuola e unaparrocchia furono affidati a loro.La nostra parrocchia è così vastaperché molti dei parrocchiani vi-vono nei villaggi sperduti. Alcunipotrebbero essere raggiunti solo apiedi nella foresta, mentre altripossono essere raggiunti solo viamare. Molte persone non sonostate educate, perché dove vivono non ci sonoscuole. Molti anche muoiono di malaria e di altremalattie, perché la clinica più vicina è spesso aun paio di giorni di cammino. Molti fedeli si de-finiscono cattolici, ma la loro fede è molto debole,perché un buon numero di loro sono cristiani del-la prima generazione. Altri si chiamano cattolicisemplicemente perché provengono da un Paeseche è considerato “cattolico”, mentre non sononé battezzati, né conoscono la loro fede.

La nostra comunità salesiana ha una scuolasecondaria, un pensionato e una parrocchia conmolte stazioni missionarie. Al fine di favorire ilprimo annunzio tra i nostri parrocchiani dobbia-mo necessariamente usare un linguaggio incarna-to, tale da suscitare il loro interesse per Cristo e ilsuo Vangelo. La gente fa fatica a credere inun’amore di Cristo, che non sia tangibile e misu-rabile. D’altra parte, con le persone che sono perlo più analfabeti non ci sono altri mezzi per pro-clamare il Vangelo, se non la nostra stessa pre-senza, rispondendo ai loro bisogni fondamentali,alle loro difficoltà e problemi. Chi potrebbe pren-dersi cura meglio dei loro bisogni se non Gesù?Con chi potrebbero condividere i loro problemise non con Gesù? Chi riuscirebbe a capire le lorodifficoltà meglio di Gesù? Così Gesù Cristo deveessere per loro qualcuno reale. Le persone che si

sentono trascurate dai missionari sisentiranno anche abbandonate enon considerate importanti dal Fi-glio di Dio, che è venuto ad amaretutti.

Le relazioni sono un valore im-portante in Melanesia. Le relazionivengono stabilite quando sanno chesiamo interessati per il loro benessere.È questo interesse dimostrato dai Sa-lesiani che potrà suscitare nella gente

un interesse a conoscere Gesù Cristo. D’altra par-te, questo interesse può venir meno se le relazionisono disturbate. Quindi, è importante manteneresempre un sano equilibrio.

Sono parroco di una parrocchia che è lette-ralmente alle frontiere. Posso costatare che l’at-teggiamento di alcune nostre persone, che con-siderano il nostro sforzo di promozione umanaintegrale come un’opportunità per usufruire diservizi gratuiti, è una vera e propria sfida. È dif-ficile per noi missionari accettare che per moltepersone il sacrificio di se stesso, il distacco dallecose materiali, il donarsi ed impegnarsi, ele-menti essenziali per un incontro con Gesù e ilsuo Vangelo, non siano considerati come valoriimportanti. Eppure, queste persone sono prontea sacrificarsi per i membri della propria famigliao tribù.

Tuttavia, posso dire che ultimamente moltisono tornati alla Chiesa perché vedono come iSalesiani si interessano di loro, in particolare perquanto riguarda la salute e l’educazione. Unesempio semplice: uno dei nostri parrocchiani hadetto pubblicamente che aveva l’abitudine diubriacarsi, drogarsi, giocare d’azzardo e tradire suamoglie; ma ora poiché ha conosciuto un sacer-dote salesiano ha cambiato vita e viene regolar-mente in chiesa!

GIO

RNAT

A M

ISSI

ON

ARI

A S

ALE

SIA

NA

201

6- O

CEA

NIA

29

Sussidi Didattici

Alcune attivita educative• Invitare i giovani a preparare una mostra dei paesi dell’Oceania presentando

la loro storia, culture e tradizioni• Raccogliere vecchi giornali per venderli e per aiutare l’Oratorio in Fiji

cerchio di preghiera• Invita la comunità a recitare la preghiera per la GMS 2016 ogni 11 del mese• Pregare il rosario missionario

Domande per avviare la riflessione sul video(per i gruppi di giovani)

• Che cosa hai visto nel video che ti colpisce di più? Perché?• Conoscere i Santi dell’Oceania. Che cosa ci insegnano con i loro esempi?• Come possiamo condividere Gesù con i nostri amici?

domande per la riflessione e condivisione(per la Comunità Salesiana)• Qual’è la tua comprensione del primo annuncio?• Come possiamo promuovere il primo annuncio nel nostro contesto?• “Ogni rinnovamento nella Chiesa deve avere la missione come suo scopo

per non cadere preda di una specie di introversione ecclesiale” (Giovanni Paolo II, Ecclesia in Oceania, n. 19). Qual è l’implicazione di questa affermazione per la nostra comunità? Per la nostra Ispettoria?

Poster (manifesto) – formato A2 – 7 lingue

Opuscolo didattico – 32 pagine

Immaginetta con una preghiera - 7 lingue

Video – http://www.missionidonbosco.tv

`

30

“Apriamo i nostri occhi per guardare le feritedi tanti fratelli e sorelle, e sentiamoci provocatiad ascoltare il loro grido di aiuto: Le nostremani stringano le loro mani, e tiriamoli a noiperché sentano il calore della nostrapresenza, dell’amicizia e della fraternità”

(Misericordiae Vultus, n. 15)

Progetto GMS 2016 Durante l’Anno Santo della Misericordia

Aiutiamo l’Oratorio nelle Fiji

Durante la suavisita a Valdocco

del 21 giugno 2015scorso Papa Francesco

ha detto: “Possiate annunciare a tutti lamisericordia di Gesù, facendo “oratorio”in ogni luogo, specie i più impervi;portando nel cuore lo stile oratoriano di Don Bosco e mirando a orizzontiapostolici sempre più larghi!”

L’Oratorio è un modo importanteper promuovere il primo annuncio e disinnescare le tensioni etnichein una società multiculturalee multireligiosa nelle Fiji.

Aiutiamo e sosteniamo i novizi e giovani salesiani in questoimportante apostolato!GIO

RNAT

A M

ISSI

ON

ARI

A S

ALE

SIA

NA

201

6- O

CEA

NIA

GIO

RNAT

A M

ISSI

ON

ARI

A S

ALE

SIA

NA

201

6- O

CEA

NIA

31

Galilee Song© Frank Andersen and Chevalier Music 1993.

Verse 1Deep within my heart, I feel voices whispering to me.Words that I can’t understand; meanings I must clearly hear!Calling me to follow close, lest I leave myself behind!Calling me to walk into evening shadows one more time!

ChorusSo I leave my boats behind!Leave them on familiar shores!Set my heart upon the deep!Follow you again, my Lord! (repeat)

Verse 2In my memories, I know how you send familiar rainsFalling gently on my days, dancing patterns on my pain!And I need to learn once more in the fortress of my mind,To believe in falling rain as I travel deserts dry!

Chorus

Verse 3As I gaze into the night down the future of my years,I’m not sure I want to walk past horizons that I know!And I need to learn once more like a stirring deep within,Restless, ’til I live again beyond the fears that close me in!

Musica

Music: https://www.youtube.com/watch?v=bdh1QH3sbQU

O Maria, Aiuto dei Cristiani,

nelle nostre necessità ci rivolgiamo a te

con occhi di amore, con mani libere

e cuori ardenti.

Ci rivolgiamo a te per poter vedere il tuo Figlio, nostro Signore.

O Stella Maris, luce di ogni oceano

e Signora delle profondità,

guida i popoli dell’Oceania

attraverso ogni mare oscuro e tempestoso,

affinché possano giungere al porto della pace e della luce

preparato in Colui che ha calmato le acque.

Proteggi tutti i tuoi figli da ogni male,

poiché le onde sono alte

e noi siamo lontani da casa.

Mentre ci avventuriamo per gli oceani del mondo,

e attraversiamo i deserti del nostro tempo,

mostraci, o Maria, il Frutto del tuo grembo,

poiché senza il Figlio tuo siamo perduti.

Intercedi per noi, affinché abbiamo la forza

di seguire fedelmente la via di Gesù Cristo,

di proclamare coraggiosamente la verità di Gesù Cristo,

di vivere gioiosamente la vita di Gesù Cristo.

Aiuto dei Cristiani, proteggici!

(San Giovanni Paolo II, Ecclesia in Oceania)

PREGHIERA

Settore Missioni - Direzione Generale Opere Don BoscoVia della Pisana, 1111 - 00163 RomaTel. (+39) 06 656.121 - Fax (+39) 06 656.12.556 e-mail: [email protected]

Poster: Cl. Peter Duoc Le, SDB – Foto: D. Jacob Iruppakkaattu, SDBTraduzione: D. Luigi Fedrizzi, SDB e D. Mario Mauri, SDBGrafica e Stampa: Tipolitografia Istituto Salesiano Pio XI - Tel. 06 7827819 / 06 7848123 • [email protected]