Gli Ebrei...Il libro della Genesi racconta nella parte conclusiva il trasferimento in Egitto del...

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Gli Ebrei

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  • Gli Ebrei

  • Gli EbreiGli Ebrei sono un popolo della Palestina antica sostanzialmente marginalenegli eventi del Medio Oriente antico, che non venne mai a creare unimpero né a lasciare testimonianze monumentali imponenti. Sorto da tribùnomadi dedite alla pastorizia che crearono un’unità statale solo all’iniziodel I millennio a. C. sviluppò una fede monoteistica che persiste, caso unicofra le popolazioni di quell’area, fino ad oggi, che viene a costituire il suoelemento identificativo. Questo monoteismo assoluto, legato alla divinitàpropria di un clan che viene considerata come unico vero Dio, forse apartire da un originario enoteismo o monolatria (si ammette la possibileesistenza di altri dei, ma si adora solo il proprio), si consolida attraverso lastoria di questo popolo, spingendo a rileggere il passato alla luce della fedepresente.

  • La Bibbia come fonte storicaLe vicende più antiche del popolo di Israele trovano unica attestazione scritta nei testidella Bibbia ebraica, la Tanàk, corrispondente solo in parte all’Antico Testamento deicristiani, visto che in quest’ultimo sono inclusi testi giudaici, in genere scritti in greco,non considerati sacri dagli ebrei (deuterocanonici). La Tanàk è espressione di unarielaborazione, conclusa verso il IV sec. a. C. di diverse tradizioni narrative,corrispondenti a distinte correnti teologiche, che vengono a sovrapporsi, anche acosto di occasionali incongruenze. Per gli eventi più antichi mancano fonti esterne edocumentazione archeologica probante. Occorre comunque tenere presente la varietàdi generi narrativi (racconto mitico, sapienziale, narrazione epica, poema…) presentinella Bibbia, ognuno con sue precise caratteristiche, e più in generale la finalitàteologica che essi hanno, esprimendo nelle vicende il legame stretto fra le vicissitudinidi Israele e la fedeltà a Dio, interpretando le sconfitte come conseguenza di unallontanamento del popolo dalla fede dei padri e prospettando una riscossa a seguitodi una conversione.

  • La TorahFondamento della fede ebraica è la Torah, detta anche con terminegreco Pentateuco, composta dai libri Genesi, Esodo, Levitico, Numeri,Deuteronomio.

    Il libro della Genesi racconta le origini del popolo ebraico a partire dallacreazione del mondo ma identifica il suo capostipite nel patriarcaAbramo, originario della Mesopotamia, poi trasferitosi nel suonomadismo in Palestina; egli dopo essere stato messo alla provaattraverso la richiesta di sacrificare il figlio Isacco, poi salvato da Diostesso, riceve da questi la promessa di un’alleanza eterna con lui e tuttii suoi discendenti, attraverso Isacco e il nipote Giacobbe. La figura diAbramo, difficilmente precisabile storicamente, costituisce ilprogenitore delle tre religioni monoteistiche, Ebraismo, Cristianesimoe Islam.

  • Dall’Egitto al Sinai

    Il libro della Genesi racconta nella parte conclusiva il trasferimento in Egitto del patriarca Giacobbe, detto poi Israele, e dei suoi 12 figli, capostipiti delle 12 tribù, a seguito della fortuna ottenuta lì dal penultimo nato, Giuseppe. Il libro dell’Esodo racconta come dopo 430 anni Mosè, un ebreo ritornato in Egitto dopo una fuga nel deserto del Sinai, dove aveva ricevuto la rivelazione del nome di Dio, aveva liberato gli Ebrei, da tempo ridotti in schiavitù dagli Egizi, vincendo l’opposizione del faraone attraverso 10 calamità (piaghe) che si erano riversate sul paese e poi facendo transitare il popolo attraverso il mare delle canne (Mar Rosso) che si era poi richiuso sui cavalieri egizi inviati dal faraone pentito per il cedimento.

  • Mancano testimonianze storiche precise del soggiorno di Ebrei inEgitto. Nei testi egizi del XIV sec. a. C. (documenti di el –Amarna) siparla della presenza in Palestina di Habiru (o Hapiru), immigrati che sidedicavano alle razzie, e costituivano un elemento di instabilità nellaregione, mentre nel delta dell’Egitto fra XIII e XII sec. è attestata lapresenza dei seminomadi Shasu, dediti all’agricoltura e alla pastorizia,un gruppo dei quali, originari del sud della Palestina, è chiamato Shasudi JHWH (il nome forse indicava un territorio). La prima testimonianzaesplicita del nome di Israele si trova nei rilievi del 1208 ca. sulla stele diMerenptah (figlio di Ramses II) si attesta la vittoria del faraone controIsraele. È attestato inoltre che prima dell’elezione di Ramses III (1183 a.C.) furono allontanati gruppi di asiatici dall’Egitto.

  • Il nomeNell’Esodo si racconta la manifestazione di Dio a Mosè presso il monte Sinai e larivelazione del nome יהוה , cioè il tetragramma consonantico JHWH (l’alfabetoebraico in origine non aveva segni per le vocali), interpretato come «colui che è».La manifestazione del nome equivale alla manifestazione dell’essere di Dio e allasua accessibilità da parte del popolo eletto. Esso nell’Israele antico, fino alladistruzione del tempio, era pronunciato solo una volta all’anno dal sommosacerdote e usualmente tutte le volte che ricorreva nella lettura dei testi sacri enelle preghiere veniva sostituito nella lettura dal nome Adonai (Signore); ancheadesso gli ebrei utilizzano il nome Adonai o, anche fuori dalla preghiera, Ha-shem (il Nome). La pronuncia antica era probabilmente Yahweh (la formaYehovah deriva dall’abitudine di inserire sotto al tetragramma i segni per levocali di Adonai). Nell’ebraico biblico in realtà sono vari i nomi per indicare Dio,fra cui El-Shadday e il plurale Elohim (dalla radice semitica el deriva ancheAllah).

  • I 40 anni nel deserto

    La parte conclusiva dell’Esodo e gli altri libri della Torah (Levitico, Numeri,Deuteronomio) raccontano un periodo quarantennale passato dagli Ebreicome nomadi nel Sinai; qui Mosè riceve la Legge (10 comandamenti) daJHWH, che stabilisce un alleanza con il popolo di Israele, a cui è destinatauna terra promessa, ma solo dopo la morte della generazione che puressendo stata liberata dagli egiziani aveva dubitato del sostegno di JHWHnel deserto. Nella visione religiosa del popolo ebraico risulta questo ilmomento decisivo, in cui il popolo scopre la sua identità nel legame conJHWH sancito dall’alleanza. Non a caso alcuni precetti riportati in questilibri come parte della Legge rivelata a Mosè risalgono a un’epoca moltoposteriore, ma sono qui trasferiti, per affermarne la sacralità.

  • L’insediamento in Palestina

    I libri di Giosuè e dei Giudici raccontano l’insediamento delle tribù di Israele inPalestina attraverso la conquista di Gerico, presso il mar Morto, e di altre città-statocananee, e la divisione dei territori conquistati fra le dodici tribù. Secondo ilracconto biblico in un primo periodo gli Ebrei non si erano dati un re, ritenendo chesolo JHWH dovesse esserlo, ma erano guidati da capi tribali chiamati shofetìm, cioègiudici (il termine corrisponde al nome dei magistrati fenicio-cartaginesi «suffeti»).Storicamente il periodo evocato si identifica con i secoli XII e XI sec. a. C., quandol’intera area palestinese vede il venir meno dell’influenza dell’Egitto, la crisi dellecittà stato e dei commerci e l’afflusso di nuove genti, in particolare i popoli delmare, a cui appartengono i Filistei.

  • Lo herem

    Il rapporto con gli altri abitanti della Palestina è visto come un pericoloper l’identità religiosa ed etnica del popolo di Israele, che deve rifuggireda qualsiasi contaminazione con gli altri culti. Espressione estrema diquesta totale preservazione identitaria è lo herem, l’impegno solenne difronte a JHWH, pena la morte, di sterminare ogni essere viventepresente all’interno della città nemica distruggendo ogni bene esistente,salvo quelli da offrire a Dio, in modo da non trarre guadagno personale eda affidarsi completamente all’aiuto divino. L’episodio biblico più famosoriguarda la città di Gerico, anche se in questo caso viene salvata lafamiglia di una prostituta che aveva favorito la conquista. È comunqueincerta la storicità effettiva di questi episodi.

  • I FilisteiSi tratta di una popolazione che occupava la Palestina costiera nelbronzo finale e nella prima età del ferro che viene identificata comeparte di quei popoli del mare il cui movimento fra XII e XI sec. a. C.coincide con una generale crisi delle potenze del mediterraneoorientale. In un documento egizio si dice che era stato concesso ai«Peleset» dopo la sconfitta di Ramses III di stanziarsi nella zona costieraai confini con l’Egitto pur restando nominalmente sotto la lorosudditanza. In vari passi biblici si fa riferimento alla loro provenienza daCreta, che in precedenza era stata occupata da popolazioni micenee(achee). Si tratterebbe quindi di popolazioni indoeuropee provenientidalla Grecia che successivamente si sarebbero adattate alle lingue delluogo.

  • La monarchia

    Nei libri di Samuele e dei Re si riferisce la formazione di una monarchiaunitaria, interpretata religiosamente come una concessione dellostesso JHWH per accontentare una richiesta della popolazione che sisentiva inferiore a quelle circostanti. Si riferisce dapprima lacostituzione di un regno al Nord sotto Saul (1079-1010), poi dopo lasua morte lo spostamento della capitale ad opera del successoreDavide (1010-970) nella citta appena conquistata di Gerusalemme sulmonte Sion dove infine il figlio Salomone (970-930 a. C.) costruisce unmonumentale tempio dedicato a JHWH nel cui interno era custodital’arca (cioè la cassa) con il decalogo ricevuto da Mosè sul Sinai.

  • I due regni

    La narrazione biblica prosegue attestando la divisione del regnounitario in due regni dopo il 930 a.C. sotto i figli di Salomone, il regno diIsraele a Nord con capitale Samaria guidato da Geroboamo e il regno diGiuda a Sud con capitale Gerusalemme.

    Il primo cade nel 721 a. C. sotto gli Assiri di Sargon II, il secondo nel 587sotto i Babilonesi di Nabucodonosor, che fa distruggere il tempio. Inentrambi i casi si assiste alla deportazione in Mesopotamia di partedella popolazione, che potrà ritornare solo dopo la conquista persianadi Babilonia (539) da parte di Ciro.

  • Il profetismo• Aspetto tipico dell’Israele monarchico è l’emergere di figure carismatiche,

    i profeti (ruolo comunque conosciuto anche in altre civiltà antiche) chehanno il compito di manifestare ai sovrani (rivelare = προφημί) e alpopolo la volontà di Dio, spesso accusando l’ipocrisia e l’incoerenzareligiosa del popolo e minacciando la discesa di castighi o di beneficidivini a seconda dell’atteggiamento indifferente o contrito del popolo. Ilfenomeno prosegue anche durante e dopo il periodo esilico, quandospesso i profeti esprimono l’attesa di un messia (masiah, «unto,consacrato con l’unzione»), cioè un re della casa di Davide che avrebberiportato Israele alla gloria di un tempo. Dopo il IV sec. a. C si esaurisce lacorrente profetica giudaica, lasciando lo spazio all’attesa di un interventodiretto da Dio risolutivo (apocalittica). Nei profeti più tardi si esprime lafede nella chiamata di tutti i popoli ad adorare l’unico vero Dio,considerando Gerusalemme l’obiettivo di questa chiamata universale.

  • La ricostituzione

    Sotto il governatore, al servizio dei Persiani, Zorobabele e il sommosacerdote Giosuè (da non condondere con il distruttore di Gerico) siricostruisce alla fine del VI sec. il tempio di Gerusalemme. Israelediventa sempre di più, pur restando parte dell’impero persiano, unasorta di repubblica teocratica guidata da un gruppo di sacerdoti, isadochiti. Sotto il governatore Neemia e lo scriba Esdra, fra V e IV sec. a.C. si attua una riforma del culto e delle norme religiose, imponendo ilrigoroso rispetto della Legge e lo scioglimento di tutti i matrimoni misticon non ebrei. A guida della comunità c’è il gruppo di reduci dall’esiliobabilonese, mentre quelli che erano restati in Palestina sono emarginati,considerati non più ebrei.

  • Evoluzione del giudaismo

    • Dopo il IV sec. a. C si esaurisce la corrente profetica giudaica e lasperanza nella restaurazione della monarchia davidica, lasciando lospazio all’attesa di un intervento diretto di Dio nella storia(apocalittica).

    • A queste idee si accompagna quella della resurrezione dei morti,sostanzialmente assente nell’Ebraismo più antico, dove ci si limitava aprospettare una persistenza delle ombre nello Sheòl, gli inferigiudaici.

  • Brevi cenni sulla storia successiva della Palestina

    • Nel 332 a. C. l’Impero persiano viene conquistato da Alessandro Magno redi Macedonia e dopo la sua morte (323 a.C.) la Palestina viene contesa alungo fra il regno d’Egitto dei Tolomei e il regno di Siria dei Seleucidi.Proprio a seguito di un tentativo forzato di ellenizzazione della Giudea daparte dei Seleucidi si sviluppa la ribellione tradizionalista guidata dallafamiglia dei Maccabei. Conquistata dai Romani con Pompeo nel 64 a.C. laPalestina diventa parte dell’impero, anche se si mantiene a lungo unregno suddito di Giudea.

    • Nel 70 d.C. sotto l’impero di Vespasiano, a seguito di una ribellione iltempio di Gerusalemme viene distrutto, mentre sotto l’imperatoreAdriano nel 136, in risposta ad un’ulteriore ribellione, l’interaGerusalemme viene rasa al suolo e ricostruita con il nome di AeliaCapitolina, che resterà fino al 324.