GLI AFFRESCHI DELLA SCALA SANTA ED ALCUNE AGGIUNTE … · AGGIUNTE PER IL TARDO MANIERISMO ROMANO...

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GIUSEPPE SCAVIZZI GLI AFFRESCHI DELLA SCALA SANTA ED ALCUNE AGGIUNTE PER IL TARDO MANIERISMO ROMANO - I L INTERO CICLO di affreschi che adorna la Scala Santa fu eseguito nel 1589, in occasione dei lavori eseguiti ivi da Domenico Fontana per volere di Sisto V. I) La decorazione pittorica n- copre interamente le volte e le pareti di tre delle cinque scale che salgono al Sancta Sanctorum, e dei due vani laterali (sacrestia a sinistra ed una cappella a destra). Tale vasto ciclo- quasi ottanta riquadri solo nelle scale - è a tutt' ora, come altri cicli della fine del Cinquecento a Roma, del tutto ignorato (fa alla co- noscenza di queste opere da un lato il materiale sorprendentemente va- sto cui non sempre corrisponde una relativa documentazione di biografi e descrittori, dall' altro la qualità troppo spesso scadente degli affreschi), sic- chè alle avare indicazioni del Baglio- ne nulla si è aggiunto in seguito. Ch'io sappia, di tutti gli affreschi non è stato pubblicato che un paesaggio di Paolo Brill nella nota monografia del Mayer 2) e in altri posteriori sul pittore. Di passaggio, sono state da me recentemente pubblicati due affreschi del Lilio e del Salimbeni. 3) ormai perso del tutto la sua funzione architettonica. In accordo con l'essenza stessa della pittura, lon- tana dal naturalismo della maggior corrente rina- scimentale, anche la decorazione sembra voglia non La decorazione ricopre volte e pareti delle scale con una metodica volontà di celare la superfice mura- ria, secondo una tendenza progres- sivamente accentuatasi dalla metà del sec. XVI. Alla Scala Santa, come nella Biblioteca Sistina, essa assume un carattere assolutamente unitario dalla rigorosa esclusione di ciò che non è pittura. Eccetto che nella cappella di S. Lorenzo, dove il tipo di decorazione della volta si attiene ancora a modelli tradizio- nali - seppur anch'essi ormai travi- sati -, si imita chiaramente un'araz- zeria. Finte architetture e finti rilievi scompaiono, ed anche 1'elemento antropomorfo, quando compare, ha FIG. I - ROMA, SCALA SANTA - F. FENZONI: MOsÈ E IL SERPENTE DI BRONZO (Fot. G. F. N.) III ©Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo -Bollettino d'Arte

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GIUSEPPE SCAVIZZI

GLI AFFRESCHI DELLA SCALA SANTA ED ALCUNE AGGIUNTE PER IL TARDO MANIERISMO ROMANO - I

L INTERO CICLO di affreschi che adorna la Scala Santa fu eseguito nel 1589, in occasione dei lavori eseguiti ivi da Domenico Fontana

per volere di Sisto V. I) La decorazione pittorica n­copre interamente le volte e le pareti di tre delle cinque scale che salgono al Sancta Sanctorum, e dei due vani laterali (sacrestia a sinistra ed una cappella a destra). Tale vasto ciclo­quasi ottanta riquadri solo nelle scale - è a tutt' ora, come altri cicli della fine del Cinquecento a Roma, del tutto ignorato (fa ost~colo alla co­noscenza di queste opere da un lato il materiale sorprendentemente va­sto cui non sempre corrisponde una relativa documentazione di biografi e descrittori, dall' altro la qualità troppo spesso scadente degli affreschi), sic­chè alle avare indicazioni del Baglio­ne nulla si è aggiunto in seguito. Ch'io sappia, di tutti gli affreschi non è stato pubblicato che un paesaggio di Paolo Brill nella nota monografia del Mayer 2) e in altri s~udi posteriori sul pittore. Di passaggio, sono state da me recentemente pubblicati due affreschi del Lilio e del Salimbeni. 3)

ormai perso del tutto la sua funzione architettonica. In accordo con l'essenza stessa della pittura, lon­tana dal naturalismo della maggior corrente rina­scimentale, anche la decorazione sembra voglia non

La decorazione ricopre volte e pareti delle scale con una metodica volontà di celare la superfice mura­ria, secondo una tendenza progres­sivamente accentuatasi dalla metà del sec. XVI. Alla Scala Santa, come nella Biblioteca Sistina, essa assume un carattere assolutamente unitario dalla rigorosa esclusione di ciò che non è pittura. Eccetto che nella cappella di S. Lorenzo, dove il tipo di decorazione della volta si attiene ancora a modelli tradizio­nali - seppur anch'essi ormai travi­sati -, si imita chiaramente un'araz­zeria. Finte architetture e finti rilievi scompaiono, ed anche 1'elemento antropomorfo, quando compare, ha

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FIG. 2 - ROMA, SCALA SANTA - F. FENZONI : EREZIONE

DELLA CROCE (Fot. G. F . N.)

accentrare, ma disperdere; non più suggerire una realtà fisica, ma favorire una evasione fantastica. 4)

I soggetti sono costituiti da fatti dell' Antico e N uovo Testamento, così distribuiti: sulla volta della scala sinistra l'inizio del ciclo, con sette storie (Peccato ori­ginale, Caino e Abele, AvvenimentI di Noè, Abramo, Mosè) ; le storie continuano, in egual numero, sulla volta della scala destra, narrando episodi ancora di Mosè, e di Giona; sulla volta della Scala Santa, su dop­pia fila, scene della Passione di Cristo. I soggetti affre ­scati sulle pareti accompagnano quelli delle volte, e in

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così gran numero di riquadri molte scene sono ripetute (ad es. la Cattura di Cristo) mentre altre raffigurazioni sono del tutto insolite e mostrano un'iconografia ab­bastanza rara. Oltre ai descritti, esistono altri affre­schi in capo alle scale e sulle pareti laterali alla base della scala centrale (che è alquanto più corta e ripida delle altre), continuando la narrazione che si viene svolgendo sulle pareti e sulle volte vicine. Anche la cappella al primo piano ha la volta affrescata con una serie di Dottori della Chiesa, quattro paesaggi nelle lunette sulla parete destra e quattro grossi pro­feti rinserranti due glorie d 'angeli nelle due lunette principali.

Tutti gli affreschi, salvo un paio al sommo della scala destra, sono in buono stato di conservazione, special­mente nelle volte, che conservano ancora il colore in tutta la sua freschezza. Alcuni di essi sono stati ritoc­cati, e se ne darà via via notizia.

I pittori della Scala Santa furono gli stessi che lavo­rarono negli altri cicli sistini (Biblioteca Vaticana, Pa­lazzo Lateranense e Loggia, ecc.); il Baglione sl ricorda di essi, oltre sè stesso, Paris Nogari, Giacomo Stella, Andrea Lilio, Antonio Viviani, Paolo Brill, Avanzino Nucci, Cesare Torelli, Paolo Guidotti, Giovan Bat­tista Ricci da Novara, Girolamo Nanni; ai quali si aggiungono, per notizie ricavate da altre fonti , Bal­dassarre Croce, Vincenzo Conti, Ferraù Fenzoni. Se si

FIG. 3 - ROMA, S. MARIA MAGGIORE (CAPP. SISTINA)

A. LILIO: S. GIROLAMO LAVA I PIEDI AI DISCEPOLI

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FIG. 4 - VATICANO, APPARTAMENTO DI PIO V-F. FENZONI LA GIUSTIZIA (PART. DEL FREGIO) (Ar~h. Fot. Vaticano)

assomma a questo già cospicuo numero il nome di qualche altro pittore dimenticato dai biografi del tempo (il Salimbeni, ad esempio, il quale come si vedrà par­tecipò alla decorazione senza peraltro essere menzio­nato), e quello di Cesare Nebbia, c~e a detta del Ba­glione diresse questo come già gli altri cicli sistini, il numero dei pittori attivi alle scale rasenta la ventina.

In capo alla scala destra è il grande affresco del Fe~zoni inciso dal Villamena e ricordato dal Titi, 6) con ' Mosè e il serpente di bronzo ' (fig. r), dove il Venturi 7) volle vedere remini ­scenze michelangiolesche. Più che Michelangelo, ormai troppo lontano nel tempo, l'opera sembra invece presupporre una spinta data dal Li­lio verso una forma più aspramente segnata (ricorda ancora lo scambio Ferraù-Lilio) 8) e un assai stretto contatto col Salimbeni di quegli stessi anni, dal quale tuttavi,a il Fen­zoni si distingue per un espressio­nismo più accentuato, a tratti grot­tesco, e per un maggior dinamismo compositivo.

FIG. 5 - ROMA, SCALA SANTA - F. FENZONI CAINO UCCIDE ABELE (Fot. G. F. N .)

espressionistica di cui parlavo vi si rivela nel disegno tormentato, nella alterazione anatomica, nella tipolo­gia straordinariamente efficace delle orbite incavate e dei nasi aguzzi; i volti tondi delle donne nel fondo richiamano invece certa stilizzazione tipica di molte opere posteriori.

Quanto piacesse questo modo di dipingere, che si valeva anche di molti elementi desunti dal Manierismo

A questo stupendo affresco se ne ricollega un altro vicino: la 'Croci­fissione ' (fig. 2), sulla parete sinistra della scala centrale. L'accentuazione

FIG. 6 - ROMA, s. MARIA IN TRASTEVERE (CAPP. DI S. FRANCESCO) F. FENZONI: L'ETERNO IN GLORIA (PARTICOLARE) (FOI. G. F. N .)

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FIG. 7 - VATICANO, BIBLIOTECA SISTINA - A. LILIO: IL CONCILIO DI COSTANTINOPOLI (Arch. Fot. Vaticano)

FIG. 8 - ROMA, SCALA SANTA - A. LILIO: STORIA DI MOSÈ (Fot. G. F. N .)

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nordico allora così in auge in Italia, lo dimostrano altri affreschi delle scale, dove però il gusto vivace del faentino scade in una compiaciuta tipologia, fine a sè stessa, di ceffi burberi, di ciglia cespugliose e bar­be arruffate.

A questi due riquadri è avvi­cinabile, seppur di qualità lieve­mente inferiore, il 'Caino che uc­cide Abele' (fig. 5), costruito con un'analoga tendenza a diramare nel-

' lo spazio i gesti e le membra del­le figure (notare nel primo affresco i tre caduti in primo piano, che sembrano proiettati a ventaglio da una forza centrifuga) ; i rapporti. di questa scena con un'incisione del Goltzius, che si veniva conoscendo proprio in quegli anni nell'ambien­te romano, sarebbero una preziosa testimonianza per intravvedere le ragioni che spingono il Fenzoni, a volte (vedi Santa Maria in Tra­stevere), ad accostarsi alla visione aspra dei nordici, e ad allontanarsi tanto dalla consueta concezione ita­liana della forma. 9)

E a questo proposito vorrei tor­nare su un interessante problema. Analizzando le tavole e gli affreschi dell'Appartamento di Pio V in Va­ticano (I59I),IO) non riuscivo a iden­tificare l'autore del San Marco e del fregio della prima stanza, sebbene la mano di quel pittore fosse assai chiaramente individua bile e ben de-

FIG. 9 - VATICANO, BIBLIOTECA SISTINA - A. LILIO: LA POESIA (Arch. Fot. Vaticano)

finita entro i limiti di un gusto spiccato per l'ampolloso e l'invadente. Se, come credo, appartengono al Fenzoni gli affreschi della Cappella di San Francesco in Santa Maria in Trastevere a Roma (fig. 6) II) - pur se nella stessa cappella tela e affreschi mostrano già una dupli­cità di intenzioni - allo stesso Fenzoni spettano il fregio (fig. 4) e il San Marco della suddetta stanza di Pio V, qualora venga espunto dal suo catalogo il San Gregorio attribuitogli dal De Campos. In entrambi gli affreschi è una ricerca in scavar forme e gonfiarle, attorcendo e strizzando i panni i cui bordi sono rove­sciati con cura a creare antic1assiche spigolosità, giochi di luci e d'ombre, fantastici incastri di membra. Co­sicchè anche il faentino procede, come molti altri pit­tori del tempo, in due distinte direzioni, seguendo da un lato i modi consueti all'accademismo romano, dal­l'altro una più libera ispirazione pronta agli slanci e agli ardimenti più fantastici.

Caratteristico nel Lilio è il passare da forme dise­gnate energicamente con un acuto e pungente senso della realtà a una maniera più morbida e pitto­rica. Sembra ch' egli seguisse la prima tendenza nei grandi affreschi monumentali, come quelli di Santa Maria Maggiore (ma già nella cappella di San Giro­lamo della stessa chiesa e in San Girolamo a Ripetta la sua arte ha perso di nerbo e si avvia verso una mo­numentalità generica e bolsa). Nella raffigurazione del 'III Concilio Costantinopolitano' (fig. 7), nella Biblioteca Sistina, si ritrovano appunto tali caratteri, sebbene la cattiva distribuzione e la costruzione banale delle scene impediscano di gustare subito brani di otti­ma pittura. Le figure del primo piano apparirebbero anche troppo convenzionali per un artista così vigoroso e disinvolto come l'anconitano; se non fosse che una forte somiglianza d'impostazione e di piani tra questo ed altri affreschi vicini viene a confermare l'affermazione

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le figurine tutte contrasti di chiari e scuri, macchiette di impareggiabile vivacità. Con acutezza vi sono os­servati i particolari ambientali, dello sfondo con le statue l'organo la cat­tedra vescovile, dell' altare con la varia suppellettile liturgica. Si veda un'opera del Lilio al Museo d'An­cona, con un analogo particolare, e il raffronto sarà suasivo. 14)

Non minore acume è nella parte destra dell' affresco sebbene la di­sposizione più ampia e meno ser­rata ne diminuisca di molto l'ef­fetto. Ma l'altare nel fondo rivela una capacità di penetrazione quasi lottesca (le opere marchigiane del Lotto hanno probabilmente detto qualcosa al pittore), come una pun­gente carica di realismo emana dalle immagini dei vescovi intenti a vestirsi, da quelli che leggono o che, nell'attesa, osservano confa­bulando e sorridendo. Non meno vivo è il lettore, dall'alto del suo pulpito. Anche qui il riferimento al Lilio è evidente. Si prenda qual­che brano della citata 'Lavanda dei piedi' in Santa Maria Maggiore: simile in tutto l'intensità psicolo­gica dei volti affilati, colti di tre quadri mentre esprimono con l'aprir delle braccia e col chinar dei volti un'intensa vita interiore. Sono ner­vi scattanti. Sono profili spigo­losi e taglienti, guizzi di vitalità resi con stiletto da incisore.

FIG. IO - ROMA, SCALA SANTA - A. LILIO: STORIA DI MOSÈ (Fot. G. F. N.) Nella volta dello stesso Salone

di plU scrittori, e cioè che il Guerra, e, più, il Nebbia, ebbero una parte importante nell' ideare e disegnare alcune di queste storie. Tuttavia la mano del Lilio vi è riconoscibile data anche la grande vicinanza con il ricordato affresco della cappella di San Girolamo raffigurante il santo che lava i piedi ai discepoli (vedi specialmente la zona in secondo piano) (fig. 3), e con opere posteriori: ovunque, quel­la nettezza nel tratto fisionomico, quella perspicacia nell' addentrarsi in un interno di chiesa o nell' in ti -mo di un carattere umano, visto a volte con sagace ironia. 13) Nella parte a sinistra dell'affresco con la raffigurazione della messa, che forma una parte a sè (sebbene la quadrettatura del pavimento segua la pro­spettiva principale, il che provoca uno strano senso di sbilanciamento), con pochi tocchi sono costruite

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Sistino il Lilio affrescò anche que­sta superba allegoria, la 'Poesia' (fig. 9), in tutto vicina alle altre sue opere in Vaticano che recente­mente ho segnalato. 15) Un tratto di gran spirito di­stingue l'affresco dalle tre male imitazioni che gli stanno accanto; un' atmosfera irrequieta fa vibrare i piani che si stagliano su un fondo azzurro compatto, come in un bassorilievo settecentesco; una compostezza quasi neo classica - del tutto eccezionale - rattiene la se­vera fanciulla coronata di lauro. Di fronte a simili cose risulta più che evidente il contatto, giustamente pro­spettato già da altri, 16) tra Lilio e Boscoli, contatto che non può risolversi se non postulando la priorità cro­nologica del Lilio. Nell' 87 difatti - quando dipin­geva il 'Martirio di San Bartolomeo' di San Pier Maggiore - il fiorentino era ancora tutto nell'ambito di Santi di Tito, e non mostrava affatto spigliatezza e

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vivacità di concezione luministica in quel grado in cui son visibili, specialmente nella sua opera grafica, qual­che anno più tardi; nè, ad ostacolare l'ipotesi, mancano le prove di suoi viaggi romani proprio in quei fervidi anni in cui sorgevano i cicli sistini, dentrovi il Lilio ope­rosissimo. Familiare dunque era per il Boscoli, giunto tre lustri dopo nelle Marche, l'arte del Lilio già colà attivo dopo il ritorno da Roma, cosicchè un fecondo nuovo incontro tra i due dava risultati - come vide bene l'Emiliani - ancora una volta utili più al fioren­tino che all'anconitano.

Modi più lievi mostra il Lilio negli affreschi della Scala Santa, dove sia le dimensioni ridotte sia la po­situra stessa - meno visibile e perciò meno ufficiale -permettevano una libertà maggiore ; si ha allora una pittura che, partendo da presupposti barocceschi, giunge a volte ad una intuizione presettecentesca di colorito a macchia.

N elle Scale il Lilio Il fece molte cose; ma partico­larmente nella scala a man dritta della Santa sopra la volta v'è, quando Moisè fa scatorire l'acqua del sasso con molte figurine, assai lodate. E nella scala a man sinistra all'hora, che Moisè gettò la verga in terra,

FIG. II - ROMA, SCALA SANTA - A. LILIO : LA CATTURA DI CRISTO (Fot . G. F. N .)

FIG. 12 - ROMA, SCALA SANTA - A. LILIO: IL PAGAMENTO DI GIUDA (Fot. G. F. N.)

e divenne serpe avanti il Re Faraone, e li Maghi (fig. 8): e vicino ven'è un'altra pur di Moisè (fig. IO) che furono assai lodate per la maniera bella, e dolce, nella quale andava ' imitando quella del Baroccio da Urbino". A quanto è detto con esattezza dal Baglione, rimangono da aggiungere due bei riquadri, uno sulla volta, l'altro sulla parete destra della scala centrale: 'Cristo sta per essere catturato nell' orto' (fig. 1 l) e i il ' Pagamento di Giuda' (fig. 12).

In quest'ultimo la consueta sfaldatura dei piani ha dissolto definitivamente le forme, che si articolano in zone ombreggiate liberamente a macchia con grande modernità.

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FIG. 13 - ROMA, S. CESAREO - A. LILIO: UNA STORIA DELLA VITA DEL SANTO

Com' è evidente, corre una certa diversità tra gli affre­schi del Salone sistino e quelli della Scala Santa ; in questi ultimi la molteplicità della rifrazione luministica

FIG. 14 - VATICANO, BIBLIOTECA SISTINA - V. SALIMBENI L'ISTITUZIONE DEI CROCIATI (Arch. Fot. Vaticano)

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si va riassumendo in una fattura più distesa. Si deve tener conto tuttavia del divario cronologico intercor­rente fra i due cicli ; in questo periodo, che forse non fu inferiore ad una anno, 17) la visione del Lilio ebbe modo di adeguarsi ai modelli barocceschi, senza rinnegare un suo colorito meno caldo ma più raffi­nato, tenuto sempre su toni chiari, arancioni, violetti, verdi smeraldi, celesti.

Un fare vicino al Lilio si ritrova ancora in due af­freschi della chiesa di San Cesareo, con storie della vita del Santo ; in uno di questi affreschi (fig. 13), che può essere attribuito con certezza all' anconitano, la tendenza a costruire per verticali dà un ritmo serrato alla composizione, accentuandone la vigoria degli effetti e i tagli risentiti dei volti : cosicchè la massa, bloccata in diagonale, risulta contrastata dallo sprigionarsi di gesti e sfaccettature contrarie, di forze latenti che ne distruggono l'apparente compat­tezza, proprio come nel Mosè che fa scaturire le acque, alla Scala Santa, opera alla quale questa è molto vicina. 18)

Parlando altra volta del Salimbeni, 19) dicevo che alcuni affreschi alla Scala Santa sembrano della sua mano. Oltre alla ' Flagellazione ' sulla volta della scala centrale, il pittore è infatti presente con un soggetto dell'Antico Testamento, l" Eterno benedicente Abele' (mentre Caino, ripreso argutamente come in dramma popolare, disorientato si volge a interrogare lo spetta­tore); affresco per il quale il pittore riprese parzial­mente, ma in modo del tutto letterale, un'incisione del Lafrery (fig. 15). 20)

Nulla da aggiungere a quanto già dissi su questo pittore, salvo il confermare ancora la sua vicinanza al Lilio e al Fenzoni nel disegno spesso e in­sistente, nelle forme sfuggenti viste come in velo d'acqua mossa.

E ancora, essendo in argomento, vorrei indicare la mano del Salimbeni in un particolare del Salone sistino, 1" Istituzione dei crociati' (sono sue però solamente le figure a sinistra della porta, in primo piano), in tutto vicino alla Biblioteca Ateniese, seppur di qualità non così alta (fig . 14). A questo momento stilistico va riferito inoltre un disegno del Museo Nazionale di Stoccolma 2 1) - che ha avuto l'onore di essere creduto di Caravaggio - , raro esempio del Salimbeni dise­gnatore intorno al 1589.

Sull'attività del Baglione ci informa lo stesso pittore nelle sue ," Vite". " N ella scala formò alcune storiette della passione del Salvatore del Mondo ; e nella scala a mano stanca è di suo la prima storia, parimenti a mano stanca, della Figliuola di Faraone, quando ritrovò Moisè bambino sulla riva del Nilo II' SU tale indicazione, che ha permesso alla Guglielmi 22) di ricostruire l'attività del pittore alla libreria, si è forzati ad accordare, seb­bene ciò porti necessariamente a conclusioni azzardate.

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Attorno a questa opera documen­tata, difatti, si può riunire tutta una serie di affreschi (e tutti, necessaria­mente, coincidenti cronologicamente) che per la sua vastità difficilmente si può pensare eseguita da un pit­tore quindicenne. 23) Vero è che, sempre nella sua Vita, il Baglione afferma di aver dipinto "anche nel Palagio di S. Giovanni Laterano, ed in tutti gli edificij, che in vita, e per ordine di quel Pontefice (Si­sto V) furono fabbricati". La cosa, tuttavia, non finisce di stupire, an­che per il fatto che lo stile di que­sti affreschi rivela un temperamento maturo e prepotente, una maniera ormai giunta alle sue ultime con­clusioni e per nulla da principiante.

Ecco dunque la ' Figliuola di Fa­raone ',24) (fig. 16) dalle sofisticate cadenze lineari (chi sa che Jacques Bellange, presente probabilmente a Roma nell' ultima decade del se­colo,25) non abbia tenuto d'occhio proprio questi affreschi, che sem­brano presentire in tanti modi le estreme stilizzazioni delle sue prime incisioni) . Agli elementi di origine emiliana visti dalla Guglielmi, si può tentare di aggiungere che l'ap­piattirsi della forma e il timbro del colore presuppongono un ri­cordo molto vivo degli affreschi del Beccafumi ; mentre l'incresparsi dei panni accentuato con pennellate di un'estrema mobilità e scorrevolezza avvicinano quest'opera al Lilio quale si presenta nei suoi modi più recenti, ad esempio nel ricordato 'Pagamento di Giuda '.

Le "storiette della passione" sul­la scala santa sono a questo punto facilmente riconoscibili: sulla parete destra, la 'Negazione di Pietro' (fig. 17) ; sulla volta, la 'Cattura di Cristo ' (fig. 18) . Nel primo riqua­dro, abbandonata in parte l'esaspe­rata insistenza del ritmo lineare, con vivaci pennellate a macchia che fanno assomigliare l'affresco ad un grande acquarello, il Baglione crea una pittura leggera e iridescente. Notevole l'idea del drappo solle­vato, che correggendo l'asimmetria

FIG. 15 - ROMA, SCALA SANTA - v. SALIMBENI: L ' ETERNO BENEDICE ABELE

(Fot. G. F. N.)

FIG. 16 - ROMA, SCALA SANTA - G. BAGLIONE: RITROVAMENTO DI MOSÈ

NEL NILO (Fot. G. F . N.)

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FIG. 17 - ROMA, SCALA SANTA - G. BAGLIONE: NEGAZIONE DI PIETRO (Fot. G. F. N .)

della superficie da dipingere allontana le figure come sul fondo di un palcoscenico.

Nella' Cattura di Cristo' il pittore riprende lo sche­ma di analogo soggetto al Gonfalone (sostituendo alla grotta un rustico portale) per riproporlo al Cavalier d'Arpino, il quale forse risentì di questa bizzarra concezione luministica tutta accensioni improvvise e bagliori. 26)

Assai coerente con questa si presenta la produzione del Baglione al Laterano, una produzione tanto vasta

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da giustificare i dubbi prima espressi. Se ne dà qui un Il esempio (fig. 19), 27) rimandando ad un futuro più completo studio sull'argomento. È una lunetta ·dove le scene sono costruite con somma ingenuità, senza tener conto di alcuna legge di prospettiva o propor-zione; le scene laterali, specialmente la destra, sono unite alla principale senza alcun nesso formale, col solo intento di riempire lo spazio ; le figurine , inve­rosimilmente piccole, sembrano adeguare le loro pro­porzioni unicamente alla superfice da occupare ed al significato da loro rappresentato, secondo una conce-zione addirittura medioevale. 28)

Questa l'attività dei pittori più notevoli del ciclo della Scala Santa, che si presenta nel complesso l'in­sieme più notevole di affreschi del periodo sistino, superiore per qualità allo stesso ciclo della Libreria Vaticana e a quello del Palazzo Lateranense. Anche l'attività di pittori di secondo piano si presenta qui - come si vedrà in seguito - ricca di raggiungi menti tra i più elevati di quegli artistj, e perciò di fondamen­tale importanza per la conoscenza della pittura in Roma verso il penultimo decennio del XVI secolo.

FIG. 18 - ROMA, SCALA SANTA - G. BAGLIONE: LA CATTURA DI CRISTO (Fot. G. F. N .)

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FIG. 19 - ROMA, PALAZZO DEL LATERANO - G. BAGLIONE: NASCITA DI S. FRANCESCO (Arch. Fot. Vaticano)

I) V. L. VON PASTOR, Storia dei Papi, Sisto V, Roma 1928, e i documenti da lui citati. BERTOLOTTI, Artisti Modenesi, Mo­dena 1882, p. 37 ss., riporta una stima delle pitture, eseguita nel 1589 dal pittore Giovanni Capizio.

2) A. MAYER, Das Leben und die Werke der Bruder Matthiius und Paui Brill, Leipzig 1910.

3) G . SCAVIZZI, Note ecc., in Boll. d'arte, I, 1959; e Su Ventura Saiimbeni, in Commentari, II-III, 1959 ~ Un mio studio sull'at­tività del Brii alla Scala Santa è in corso di pubblicazione in Commentari.

4) Un accenno al carattere della decorazione, in F . W ORTEN' BERGER, Manieristische Deckenmaierei in Mittelitaiien, in R6mische Jahr. f. Kunstg., IV, 1940.

5) G. BAGLIONE, Le Vite ecc., Roma 1642. 6) F . TITI, Nuovo Studio, ecc., Roma 1721. A ricordare per pri­

mo l'attività del Fenzoni alla Scala Santa, senza tuttavia fare alcuna specificazione, fu il MANCINI, Considerazioni sulla pittura, a cura di A. Marucchi e L. Salerno, Roma 1956. Non sono buone le condizioni dell'affresco, che accusa pessimi restauri lungo due fenditure verticali . Una copia dell'incisione del Villamena è a Roma (Gabinetto Nazionale delle Stampe, n. 31212).

7) A. VENTURI, V, 7, Milano 1934. 8) Cfr. il mio Note, cito 9) Hendrich Goltzius fu nel '90-91 in Italia e a Roma, ma

doveva esser ivi noto assai prima, se nell'86 da Roma si richie­deva la sua opera di incisore (v. TH.-BEcK., ad v.); l'opera di cui si tratta è un'incisione su legno raffigurante Ercole e Caco, del 1588 (cfr. W. AMES, Some Woodcuts by H. G. and their Program, in Gaz. d. Beaux-Arts, 1949, p. 425 ss.). Il Caino e Abele mostra affinità anche con un'altra opera ora irreperibile del Fenzoni, un ·S. Michele e il demonio " di cui rimane un'incisione di F . Greuter (del 1638; una copia a Roma, Gab. Naz. delle Stampe, n. 70938).

IO) SCAVIZZI, Note, cito Il) I. FALDI, P. Guidotti ecc., in Boll. d'arte, 1957, p. 287. 12) D. REDIG DE CAMPOS, Nuove sistemazioni ecc., in Ecclesia . Non è da trascurare, a questo proposito (sebbene ciò sia

una indicazione puramente esteriore), che il TAJA, Descri­zione ecc., Roma 1750, parlava di opere del Fenzoni in questo appartamento, sia pur riferendosi alle pitture della cappella poi distrutta .

13) Già il TITI, cit., riconosceva identità di mano tra questo • Concilio' e il • Bruciamento dei libri ariani', pur attribuendo entrambi gli affreschi al Salimbeni.

14) VENTURI, cit., fig. 539 a p. 969. 15) Lo schema di questa, come delle altre tre allegorie, discende

lontanamente dai tondi raffaelleschi per la stanza della Segna tura. È infatti in più parti evidente, nella decorazione pittorica sotto Sisto V, la volontà di rifarsi nei soggetti come nei particolari deco­rativi ai prototipi del primo Rinascimento.

16) A. FORLANI, Mostra dei disegni di A. Boscoii, Firenze 1959, tratta di questi rapporti genericamente, senza neppure ricordare le pagine di A. EMILIANI, A. Lilli, in Arte antica e moderna, I, 1956, il quale tende a vedere questa relazione a tutto favore del Lilio.

17) La decorazione intera fu terminata nell"89, ma una parte degli affreschi doveva essere eseguita già prima di ta­le anno. Nella volta è ripetuta più volte la dicitura Sisto V­Anno III, che riporta ad un periodo anteriore all'aprile del 1588 (essendo iniziato il pontificato di Sisto V il 24 aprile del 1585). Il Baglione ricorda di essersi .. spratichito" nella volta, .. onde" gli furono date da dipingere le .. facciate da basso n-

18) G . MATTHIAE, S . Cesareo de Appia, Roma 1955. Dai docu­menti riportati nel testo e riguardanti le vicende della chiesa alla fine del sec. XVI, si apprende che il rinnovamento di essa, e quindi

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Page 12: GLI AFFRESCHI DELLA SCALA SANTA ED ALCUNE AGGIUNTE … · AGGIUNTE PER IL TARDO MANIERISMO ROMANO -I L INTERO CICLO di affreschi che adorna la Scala Santa fu eseguito nel 1589, in

verosimilmente la decorazione pittorica delle navate, furono con­dotti dal 1594 al 1600 circa.

Occorre ancora una precisazione sul Lilio. Rivedendo le tavole dell'appartamento di Pio V in Vaticano mi sono convinto che il San Marco, nel soffitto della seconda stanza, meglio che alle altre opere del Salimbeni può essere accostato a quel D ottore della Chiesa, che indicavo appunto come di mano dell'anconitano (Note, cit.).

Interessanti affreschi del Lilio mi sembra di scorgere nella sala dei Patti al Laterano (" Pasce oves meas " e Il Tu es Petrus ,,) ; occorrerà tuttavia per tutto quel ciclo uno studio particolare, che sarà possibile, data la situazione degli affreschi, solo con l'esecuzione di buone fotografie.

19) SCAVIZZI, Su V. Salimbeni, cito 20) Una copia dell'incisione (del 1544, non menzionata neppure

dal Nagler) è a Roma, Gab. N az. delle Stampe, n. 78845. L 'af­fresco risulta alquanto deteriorato nella parte destra, specialmente nella figura di Caino.

2 1) O. SIRÈN, I talienska Tavlor och Teckningar i Nationalmu­seum, Stoccolma 1933, tav. 129, attribuisce il disegno ad un artista dell'Italia settentrionale.

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22) C. GUGLIELMI, Intorno all 'opera pittorica di G. Baglione, in Boli. d'arte, IV, 1954.

23) Oltre che alla Scala Santa, al Laterano e alla Biblioteca Sistina; affinità con questo gruppo è anche stata notata da I. TOEscA (Note sulla storia del Palazzo Giustiniani a San Luigi dei Francesi, in Boli. d'Arte, III- IV. 1957) in alcuni affreschi di Palazzo Giustiniani .

24) Per il paesaggio che compare sulla destra, opera del BriI, v. il mio studio P. B ril alla Scala Santa, in Commentari, otto­bre-dicembre 1959, p. 196 SS.

25) Cfr. A. BLUNT, Art and Architecture in France 1500 to 1700, Londra 1953.

26) Si tenga presente che nella riproduzione che qui si dà la composizione risulta assai slargata e deformata.

27) Adiacente alla Loggia al primo piano; il soggetto raffigurato è la • Nascita di San Francesco '.

28) D evo ritrattare in parte un giudizio negativo altra volta (v. Note, cit.) espresso sugli affreschi del Baglione alla Libreria, e la posizione alquanto negativa nei riguardi dell'attribuzione della Guglielmi.

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