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Fonte: chiesaepostconcilio.blogspot.it)La mia sintesi tutta nel titolo, nel riprendere la seguente articolata analisi di Don Jean-Michel Gleize [qui]

Se ne parlato e se ne parla ancora. Con entusiasmo o indignazione. Alcuni vi scorgono i vantaggi di una definizione reale, altri gli inconvenienti di unesagerazione non meno reale. Tutti credono di poter addurre valide ragioni o per consacrare o per condannare luso di questa espressione. Gli argomenti delluna e dellaltra parte procedono in senso opposto.

Noi, seguendo un metodo gi sperimentato, esporremo anzitutto tali argomenti (I), poi risaliremo ai princpi e, in base ad essi, cercheremo di vedere come stanno veramente le cose (II). Infine, distingueremo ci che c di vero e ci che c di falso nei diversi argomenti addotti, la cui opposizione, il pi delle volte, soltanto apparente.

I. PRO O CONTRO: LESPRESSIONE CHIESA CONCILIARE PU ESSERE LEGITTIMAMENTE UTILIZZATA? 1.Primo argomento: mons. Benelli ha utilizzato lespressione Chiesa conciliare per designare la Chiesa dopo il Concilio Vaticano II[1]. Quindi non solo si pu, ma si deve parlare di una Chiesa conciliare.

2. Secondo argomento: nella Dichiarazione del 1974, che rappresenta lamagna chartadella Fraternit, mons. Lefebvre contrappone chiaramente la Roma cattolica di sempre alla Roma modernista[2]. Vi sono dunque due Rome ed anche due Chiese, la Chiesa cattolica e la Chiesa conciliare. Di conseguenza, si pu parlare di una Chiesa conciliare.

3. Terzo argomento: mons. Lefebvre, constatando i fatti, afferma che le riforme del Concilio Vaticano II hanno avuto come risultato una Chiesa nuova, una Chiesa liberale, una Chiesa riformata, simile alla chiesa riformata di Lutero[3]. E aggiunge che noi stiamo con duemila anni di Chiesa e non con dodici anni di una nuova Chiesa, una Chiesa conciliare[4]. Da ci si ricava la medesima conclusione dellargomento precedente.

4. Quarto argomento: in una conferenza tenuta ad Ecne nel settembre del 1988[5], mons. Lefebvre distingue tra la Chiesa ufficiale e la Chiesa cattolica visibile nelle sue note. La prima il frutto del Concilio, la seconda la vera Chiesa. Vi sono dunque due Chiese, la Chiesa cattolica visibile e la Chiesa ufficiale conciliare. Motivo in pi per parlare di una Chiesa conciliare.

5.Se si risponde che mons. Lefebvre, quando parla di Chiesa ufficiale, non si riferisce ad una Chiesa propriamente detta ma ad una corrente ostile allinterno della Chiesa, si obietta come quinto argomento che nella stessa conferenza mons. Lefebvre precisa il suo pensiero, dicendo che bisogna lasciare questa Chiesa ufficiale proprio come si lascia una Chiesa propriamente detta: Uscire, quindi, dalla Chiesa ufficiale? In una certa misura, s, certamente. Tutto il libro di Madiran, LHrsie du XXe sicle, la storia delleresia dei vescovi. Bisogna dunque sottrarsi a questi vescovi, se non si vuole perdere la propria anima. Anzi, non basta, perch leresia si insediata a Roma. Se i vescovi sono eretici (pur senza usare questa parola in senso stretto e in tutte le sue implicazioni canoniche), lo si deve in parte allinfluenza di Roma. Lespressione Chiesa conciliare si impone per designare questa Chiesa ufficiale.

6.Se si risponde che mons. Lefebvre vuole semplicemente dire che occorre proteggersi dalla contaminazione che imperversa nella Chiesa, si obietta come sesto argomento che mons. Lefebvre distingue comunque la Chiesa conciliare ufficiale dalla vera Chiesa visibile. La Chiesa conciliare ufficiale pu essere considerata visibile sotto un certo aspetto, esattamente come lo la cosiddetta chiesa anglicana, diffusa su tutto il territorio inglese. Ma la Chiesa cattolica non una societ visibile come le altre. Per essa, la visibilit consiste nelle sue note, che ne attestano lorigine divina e il carattere soprannaturale. La Chiesa ufficiale conciliare visibile n pi n meno che qualunque altra societ e non presenta affatto le note della vera Chiesa Pertanto si pu parlare di una Chiesa conciliare, anzi, la si deve considerare unaltra Chiesa, distinta dalla Chiesa cattolica.

7.Settimo argomento: in unintervista concessa alla rivistaFideliter, un anno dopo le consacrazioni episcopali, mons. Lefebvre risponde ai suoi contestatori in questi termini: Di quale Chiesa si parla? Se si tratta della Chiesa conciliare, si vorrebbe che noi, dopo aver lottato contro di essa per ventanni perch vogliamo la Chiesa cattolica, rientrassimo in questa Chiesa conciliare allo scopo, per cos dire, di renderla cattolica. unillusione completa. [] Evidentemente noi siamo contro la Chiesa conciliare che di fatto scismatica, anche se essi non lo accettano. Di fatto una Chiesa virtualmente scomunicata, perch una Chiesa modernista[6]. Nello spirito di mons. Lefebvre vi sono dunque due Chiese antagoniste, la Chiesa cattolica e la Chiesa conciliare. Pertanto luso dellespressione Chiesa conciliare legittimo.

8.Ottavo argomento: nellultima intervista esclusiva accordata alla rivista Fideliter prima di morire, mons. Lefebvre si espresso in questi termini: Non bisogna farsi illusioni. I princpi che attualmente guidano la Chiesa conciliare sono sempre pi apertamente contrari alla dottrina cattolica []. Essi [Dom Grard e la Fraternit San Pietro] dicono che non hanno ceduto nulla. Falso. Hanno ceduto la possibilit di contrastare Roma. Non possono pi dire nulla. Devono tacere, accontentandosi dei favori che sono stati loro concessi. Non possono pi denunciare gli errori della Chiesa conciliare[7]. Secondo mons. Lefebvre vi dunque una Chiesa conciliare, la cui testa a Roma e i cui princpi sono contrari alla dottrina cattolica. Pertanto questa Chiesa conciliare unaltra Chiesa, distinta dalla Chiesa cattolica. Se ne conclude che luso dellespressione Chiesa conciliare risulta costantemente legittimato da mons. Lefebvre, fino al termine della sua vita.

9. Nono argomento: se il capo di una societ governa perseguendo un bene diverso da quello della societ cui preposto, per ci stesso cessa di esserne il capo e diventa capo di unaltra societ. Ora, dopo il Vaticano II, i capi della Chiesa governano perseguendo gli ideali massonici e liberali, che non possono corrispondere al bene comune della Chiesa. Dunque questi capi si trovano alla testa di unaltra Chiesa, la Chiesa conciliare, distinta come tale dalla Chiesa cattolica. Di conseguenza, si pu parlare di una Chiesa conciliare.

LESPRESSIONE CHIESA CONCILIARE DEVESSERE RIGETTATA?

10. Decimo argomento: la Chiesa come ci ricorda Papa Benedetto XVI nel suo Discorso del 2005 esattamente la stessa prima e dopo il Concilio Vaticano II, essendo impossibile una rottura tra la Chiesa preconciliare e la Chiesa postconciliare. Dunque non possibile parlare di una Chiesa preconciliare[8].

11. Undicesimo argomento: recentemente mons. Fellay[9] ha affermato che la Chiesa attuale, rappresentata dalle autorit romane, resta la vera Chiesa, una, santa, cattolica e apostolica: Dicendo extra Ecclesiam nulla salus, fuori dalla Chiesa non c salvezza, noi ci riferiamo alla Chiesa di oggi. Di questo abbiamo la certezza assoluta. Bisogna esserne consapevoli. [] Il fatto di andare a Roma, non significa essere daccordo con costoro. Ma essa la Chiesa, ed la vera Chiesa[10]. E ha ribadito il concetto, richiamandosi a questa Chiesa che non unidea, reale, davanti a noi, si chiama Chiesa cattolica romana, la Chiesa col suo Papa, coi suoi Vescovi, che possono trovarsi pure in uno stato di debolezza[11]. Oggi, dunque, non possibile parlare della Chiesa ufficiale come di una Chiesa conciliare diversa dalla Chiesa cattolica.

12. Dodicesimo argomento: mons. Fellay ha inoltre affermato che la Chiesa di oggi, che contiene al suo interno la Fraternit ma la oltrepassa, quella che trasmette la fede e la grazia ai suoi fedeli: Siamo consapevoli che, se oggi abbiamo la fede, se abbiamo la gioia di poter professare la fede, grazie a questa Chiesa concreta che si trova in uno stato pietoso [] E non la Fraternit, ma la Chiesa che trasmette questa fede la Chiesa di oggi! la Chiesa di oggi che santifica[12]. [] Se abbiamo la fede, in questa Chiesa; se riceviamo la grazia, dal battesimo fino agli ultimi sacramenti, in questa Chiesa e per mezzo di questa Chiesa[13]. Ora, non possibile che vi sia una Chiesa conciliare, distinta dalla Chiesa cattolica, capace come questultima di trasmettere la fede e la grazia. Pertanto, se ci si attiene alle reiterate dichiarazioni del Superiore Generale della Fraternit S. Pio X, non possibile parlare della Chiesa di oggi come di una Chiesa conciliare diversa dalla Chiesa cattolica.

13. Tredicesimo argomento: mons. Lefebvre ha sempre rifiutato lipotesi del sedevacantismo[14]. Ora, parlare di una Chiesa conciliare formalmente distinta dalla Chiesa cattolica equivale implicitamente al sedevacantismo. Dunque non possibile parlare di una Chiesa conciliare diversa dalla Chiesa cattolica. Dimostrazione della seconda premessa: distinguere le Chiese implica distinguere i loro capi supremi ovvero la loro gerarchia: dato che il capo della Chiesa cattolica il Papa, Vescovo di Roma, se la Chiesa conciliare formalmente distinta dalla Chiesa cattolica, il suo capo non il Papa, Vescovo di Roma, e la Sede Apostolica vacante.

14. Quattordicesimo argomento: la Chiesa cattolica indefettibile, poich fruisce dellassistenza divina che le fu infallibilmente promessa dal Cristo. Ora, parlare di una Chiesa conciliare equivale a parlare di una nuova Chiesa, distinta dalla Chiesa cattolica. Ma, se la Chiesa cattolica stata sostituita da una nuova Chiesa, significa che essa venuta meno, contraddicendo le divine promesse. Pertanto non possibile parlare di una Chiesa conciliare diversa dalla Chiesa cattolica. Dimostrazione della prima premessa: il Vangelo afferma che le porte dellinferno non prevarranno contro la Chiesa[15] e che il Cristo assiste tutti i giorni la gerarchia cattolica fino alla fine del mondo[16].

15.Quindicesimo argomento: la vera Chiesa visibile nella sua gerarchia. Se si considerano i membri della gerarchia attuale come esponenti di una Chiesa conciliare distinta dalla Chiesa cattolica, ne segue che la Chiesa cattolica risulta priva della visibilit propria della vera Chiesa. Poich una simile conclusione ripugna, non possibile parlare di una Chiesa conciliare.

16.Sedicesimo argomento: le riforme del Concilio Vaticano II corrispondono nella sostanza agli errori modernisti condannati nel 1907 da S. Pio X nellenciclica Pascendi. Ora, S. Pio X insegna che leresia modernista ha questa particolarit: che essa non intende separarsi dalla Chiesa cattolica per costituire una nuova setta, ma cerca piuttosto di restare nel seno stesso della Chiesa[17] [] E cos essi operano scientemente e volentemente; s perch loro regola che lautorit debba essere spinta, non rovesciata; s perch hanno bisogno di non uscire dalla cerchia della Chiesa per poter cangiare a poco a poco la coscienza collettiva[18]. Non possibile, dunque, parlare di una Chiesa conciliare, intendendola propriamente come una falsa Chiesa, diversa dalla Chiesa cattolica e numericamente distinta da essa.

II. PRINCIPIO DELLA NOSTRA RISPOSTA

17.Quando parliamo della Chiesa, ricorriamo ad un certo modo di esprimerci per indicare la realt che oggetto della nostra conoscenza. Ora, legge della psicologia umana che si nominino le cose non per come sono nella realt, ma per come le si conoscono, poich le parole sono connesse direttamente non alla realt ma ai concetti che nella nostra mente la rappresentano[19]. Vi dunque una grande differenza tra il modo di conoscere e di esprimersi, da un lato, e il modo di essere reale, dallaltro[20]. Cos, per indicare gli accidenti, che hanno lessere solo nella e per la sostanza in cui si trovano, si impiegano espressioni che fanno riferimento ad un modo di essere sostanziale: si parla di quantit, qualit, relazione per indicare ci che in realt non la sostanza propriamente detta, ma la sostanza in quanto quantificata, qualificata, relativa. Il nostro modo di concepire e di nominare non dunque adeguato al modo di essere. Per quale ragione? Appunto perch la nostra intelligenza fatta per apprendere lessere anzitutto nel suo senso primo di sostanza. Laccidente essere solo in senso analogo. Non esattamente essere, come la sostanza, ma dellessere, e ci riesce difficile concepirlo se non in dipendenza della sostanza in cui si trova. Inoltre, tanto pi lessere di cui parliamo si distanzia analogicamente dalla sostanza, quanto pi il nostro modo di parlare si distanzia dal modo in cui questo essere realmente sussiste; quanto pi, dunque, si corre il rischio di sbagliarci, se non teniamo conto di tale distanza. Dobbiamo essere assai vigili, per non restare vittime delle parole che noi stessi utilizziamo.

18. Tutto ci va applicato nel modo pi rigoroso quando si parla della Chiesa: essa si definisce societ, e societ si ricollega al predicamento o modo di essere della relazione, che quello in cui lessere si dice in un senso molto tenue e altrettanto meno percettibile. Quando si parla di Chiesa, ed anche di Chiesa visibile, Chiesa ufficiale, Chiesa cattolica o Chiesa conciliare, ci esprimiamo come se indicassimo una sostanza, e dimentichiamo troppo facilmente che la realt cos indicata non corrisponde al modo con cui la indichiamo. La Chiesa non una sostanza, bens un ordine di relazioni che uniscono i suoi membri per il fatto che essi compiono la stessa operazione sotto la stessa autorit e in vista degli stessi fini. Dunque la Chiesa formalmente il triplice legame dellunit di fede, di culto e di governo. E questo legame esiste come tale soltanto nelle e per le sostanze che sono le persone umane concrete, membri della societ. Di conseguenza, quando si dice essere o non essere nella Chiesa, questa espressione va intesa non di un essere secondo il luogo, ma, evidentemente, di un essere secondo la relazione. Ci significa che colui che nella Chiesa, in relazione con gli altri membri della societ, come pure col suo capo, nel perseguimento di uno stesso fine, attraverso la professione di una stessa fede e di uno stesso culto e lobbedienza ad uno stesso governo.

19. Nella misura in cui si prodotto un cambio di orientamento[21] a partire dal Concilio Vaticano II, si parla di Chiesa conciliare. Con tale espressione non si intende indicare una cosa o una sostanza distinta da unaltra e neppure una societ distinta da unaltra, bens uno spirito nuovo, che si introdotto nella Chiesa contestualmente al Concilio Vaticano II ed ostacola il fine della Chiesa, cio la Tradizione della sua fede e della sua morale. E quando si dice che questa corrente avversa agisce nella Chiesa, si intende che coloro i quali si uniscono nella ricerca di un fine contrario a quello della Chiesa non hanno manifestamente rotto la relazione che li lega agli altri membri e al loro capo, nella inclinazione di principio al vero bene comune. Nel caso particolare del Papa che partecipi egli stesso a questa corrente ostile, si intende che egli non ha manifestamente cessato di essere Papa. Anche se, agendo in un certo modo, ostacola il fine della Chiesa e impedisce la Tradizione, il suo potere resta di per s inclinato verso questo fine e questa Tradizione.

Non vi sono, quindi, due Chiese; vi solamente, nel seno della Chiesa, una tendenza antagonista che combatte la Chiesa dallinterno, che cerca di neutralizzarla a suo vantaggio, impedendo il compimento del suo fine. Per chiarire tale concetto, si pu istituire un paragone col peccato, che impedisce il compimento della natura moltiplicando gli ostacoli alla realizzazione del suo fine, senza per mai distruggere la natura nella sua radicale inclinazione a questo fine. cos che il Dottore Angelico spiega in qual senso si possa dire che il male non pu distruggere totalmente il bene[22]. Certo, il male una mancanza, cio una privazione di bene. Tuttavia, non bisogna dimenticare che esistono due tipi di privazione: la prima consiste in uno stato di privazione totale, che non lascia nulla, ma toglie ogni cosa: tali sono la cecit rispetto alla vista, loscurit completa rispetto alla luce, la morte rispetto alla vita. Vi poi un secondo tipo di privazione, che resta sempre parziale e limitata, senza mai togliere tutto: cos il peccato priva luomo del suo fine e della sua perfezione, non nel senso che la renda definitivamente impossibile, ma nel senso che ne allontana luomo accumulando sempre pi ostacoli. Questa privazione lascia sussistere qualche cosa, che appunto lattitudine e linclinazione fondamentale delluomo rispetto al suo fine. Perci conclude S. Tommaso pu esserci una terza possibilit, e come un termine intermedio tra il bene e la sua totale scomparsa. Applicando tali principi allecclesiologia, diremo che una concezione strettamente dualistica (sic et non) non rende sufficientemente conto dellattuale situazione nella Chiesa. Vi in effetti come un terzo termine tra il bene della Chiesa e il male totale, rappresentato dalla sua scomparsa e sostituzione con una setta o unaltra Chiesa totalmente differente. Tale soluzione intermedia appunto quella indicata con lespressione Chiesa conciliare. Essa equivale al peccato dellideologia liberale e modernista che ha penetrato gli spiriti allinterno della Chiesa, peccato che diminuisce e corrompe il bene della Chiesa nel senso che le impedisce di ottenere il suo fine, ma che, ciononostante, lascia intatta linclinazione fondamentale della Chiesa rispetto a tale fine. Ora, la diminuzione di questo bene spiega ancora S. Tommaso[23] non deve essere concepita come una sottrazione, come avviene della quantit, ma come un indebolimento o declino progressivo di unattitudine. E lindebolimento di questa attitudine si deve concepire come il contrario della rispettiva intensificazione. Lattitudine, infatti, viene ad essere intensificata per mezzo delle disposizioni che preparano sempre meglio il soggetto a ricevere la sua perfezione, fino al momento in cui la riceve. Viene invece a indebolirsi a causa delle disposizioni contrarie, che, quanto pi si moltiplicano e pi sono intense, tanto pi impediscono al soggetto di ricevere la sua perfezione. Se le disposizioni contrarie si possono moltiplicare allindefinito, lattitudine fondamentale del soggetto a ricevere la sua perfezione diminuir e si indebolir allindefinito. Tuttavia, non verr mai ad essere del tutto eliminata, perch resta nella sua radice, che la sostanza del soggetto. Per esempio, se si interponessero tra il sole e laria infiniti corpi opachi, si diminuirebbe allindefinito lattitudine dellaria alla luce, ma non si eliminerebbe totalmente, perch laria trasparente per natura. Allo stesso modo si pu verificare unaddizione nei peccati, per cui lattitudine dellanima alla grazia viene sempre pi a diminuire; i quali peccati sono come degli ostacoli interposti tra Dio e noi. E tuttavia non viene distrutta completamente nellanima la predetta attitudine, perch deriva dalla sua stessa natura. Dunque la realt della Chiesa conciliare quella di una falsa concezione della Chiesa che si impadronita degli spiriti degli uomini di Chiesa. Una simile concezione genera cronicamente un contro-governo che paralizza o intralcia il normale funzionamento della societ cattolica, impedendo che la Chiesa realizzi il proprio fine. In tal modo, essa interpone degli ostacoli tra la Chiesa e il suo bene, senza per eliminare linclinazione radicale della Chiesa a questo bene.

21. Daltra parte, la fede, fondata sulle promesse divine, ci insegna che tale tendenza contraria, per quanto invasiva, non potr mai sommergere del tutto la Chiesa. Per quale motivo una contro-chiesa nella Chiesa e non unaltra Chiesa? Perch il Papa, anche se si rende complice o addirittura principale animatore della sovversione, resta, fino a prova apoditticamente contraria, il rappresentante terreno dellunico capo supremo della Chiesa. Questo capo il Cristo e il suo rappresentante, finch non cessa di dichiararsi tale, non pu costituirsi capo di unaltra Chiesa. Nonostante gli ostacoli frapposti dal Papa al normale esercizio del papato e al compimento del fine della Chiesa, permane nel papato, per come Cristo lha voluto in dipendenza del proprio potere, linclinazione radicale a tale esercizio e a tale fine. Si ravvisa qui un principio fondamentale che il Caietano, contro gli scismatici della sua epoca, formula in questi termini: Cristo ha istituito san Pietro non come suo successore, ma come suo vicario[24]. Daltronde, appunto per tale ragione che listituzione del papato avvenne dopo la Resurrezione e fu compiuta dal Cristo ormai immortale e sempre vivente. Un capo supremo sempre vivente non ha successore. Tuttal pi ha un vicario. E resta lui il Maestro, a prescindere dagli sbagli del suo vicario. Soltanto questo capo supremo in grado di deporre il suo vicario e di escluderlo dal suo Corpo mistico; ma niente, nelle fonti della rivelazione, autorizza a pensare che il Cristo avrebbe deciso di ricorrere ad una simile misura eccezionale per preservare la sua Chiesa dalla contaminazione del modernismo. Abbiamo invece motivo di pensare che la sua divina Provvidenza non permetter che tale contaminazione giunga fino al punto di far scomparire la Chiesa. Il Vangelo non afferma che le porte dellinferno non lattaccheranno: afferma che, per quanto violento possa essere questo attacco, le forze nemiche non prevarranno contro di essa[25].

22. Due teologi contemporanei, entrambi spettatori sconvolti della rivoluzione conciliare e della sovversione su vasta scala che ne seguita, ci forniscono argomenti a conferma della nostra esegesi. Anzitutto il padre Meinvielle: Sappiamo che il mistero diniquit e gi allopera, ma non conosciamo i limiti del suo potere. [] Se ci pensiamo, la promessa di assistenza alla Chiesa si riduce ad una promessa che impedisce allerrore di introdursi sulla cattedra romana e nella Chiesa stessa, e che inoltre impedisce alla Chiesa di scomparire o di essere distrutta dai suoi nemici. [] Il Papa, coi suoi comportamenti ambigui, contribuirebbe a mantenere lequivoco: da un lato, professando una dottrina irreprensibile, sarebbe il capo della Chiesa delle promesse; dallaltro, compiendo azioni equivoche o addirittura riprovevoli, apparirebbe fautore della sovversione[26]. Il padre Mienvielle ha visto bene, ma non fino in fondo. ben noto il suo tentativo di discolpare il Concilio Vaticano II, tentativo che, come tanti altri effettuati in seguito, non poteva andare a buon fine. Noi siamo obbligati a constatare che lerrore si introdotto nella Chiesa, fin sulla cattedra romana, col favore del Concilio, e che il Papa si reso complice della sovversione non solo con alcune sue azioni, ma anche con certi suoi insegnamenti di principio, costantemente reiterati. Naturalmente non vogliamo dire che il Papa abbia definito esplicitamente delle eresie, parlando ex cathedra e impegnando linfallibilit: tutto ci impossibile, per la promessa dellassistenza divina. Intesa e corretta in questi termini, la riflessione del padre Mienvielle conserva tutta la sua pertinenza. corretto affermare che lerrore non pu introdursi nella Chiesa, nel senso che esso non pu pervaderla completamente, senza che alcuna voce abbia pi la possibilit di far udire leco della verit. Nondimeno, lerrore pu imperversare nella Chiesa, fin sulla sede di Pietro, come un ostacolo che paralizza la tradizione della fede e dei costumi. Il padre Mienvielle aggiunge che la Chiesa si troverebbe cos (almeno provvisoriamente) nella mostruosa situazione di un duplice corpo attaccato ad una sola testa, poich il Papa sarebbe al tempo stesso capo della vera Chiesa e sostenitore della sovversione. Limmagine non priva di interesse, anzi, pure ingegnosa, ma la nostra immaginazione, troppo debole per reggere una simile vista, finirebbe per passare dallibrido mostro ad una duplice Chiesa, che non corrisponde alla realt. La Chiesa infiltrata dal modernismo[27] non un mostro le cui membra malamente congiunte rischiano ad ogni momento di staccarsi; un povero malato. il Corpo mistico di Cristo incancrenito dalla malattia o piagato dai ripetuti colpi della flagellazione,a planta pedis usque ad verticem capitis. un corpo che, per il momento, impedito nel conseguire il suo fine, a causa dellostacolo delle ferite e dellindebolimento progressivo, senza per che sia stata intaccata la sua radicale inclinazione a questo fine. Se si obietta che una simile decadenza non conviene al Corpo mistico di Cristo, ribattiamo che ad essa Cristo ha sottoposto il proprio Corpo fisico. Siamo di fronte ad un decreto della divina Sapienza. Luomo non pu che perdervisi.

23. Pur senza voler rimettere completamente in causa la valutazione del padre Mienvielle, quella del padre Calmel ci sembra assai pi corretta ed anche pi precisa sul piano espressivo: Nessun Papa potr tradire fino ad insegnare esplicitamente leresia nella pienezza della sua autorit [] ma la Rivelazione non dice in nessun luogo che, quando esercita la sua autorit al di sotto del livello in cui essa infallibile, un Papa non giunger a fare il gioco di Satana e a favorire fino a un certo punto leresia [][28]. Il sistema modernista o, pi precisamente, lapparato e il procedimento modernista, costituiscono per il Papa unoccasione di peccato del tutto nuova, una possibilit finora sconosciuta di tergiversare nellesercizio della sua missione. [] Da ci deriva una conseguenza distruttiva: la Tradizione apostolica in materia di dottrina, di morale e di culto stata neutralizzata, anche se non uccisa, senza che il Papa, ufficialmente ed apertamente, abbia dovuto rinnegare tutta la Tradizione e quindi proclamare lapostasia [] Il Papa non ha mai detto n dovuto dire: tutto ci che stato insegnato, tutto ci che stato fatto fino al Concilio Vaticano II, tutta la dottrina e tutto il culto anteriori al Vaticano II, io li colpisco di anatema. Il risultato, tuttavia, sotto i nostri occhi Per arrivare al punto in cui ci troviamo, bastato che il Papa, senza prendere provvedimenti che colpirebbero la tradizione anteriore della Chiesa, abbia lasciato campo libero al modernismo[29]. Lasciare campo libero al modernismo, cio non impedire, ma piuttosto alimentare la corrente ostile allinterno della Chiesa.

24. Lespressione Chiesa conciliare dunque legittima, ma a patto di non farla esorbitare dai suoi limiti. Come qualunque forma di linguaggio retorico, essa esprime la realt in termini brevi e concreti, che risultano pi comodi per lintelligenza di chi parla e pi accessibili per lintelligenza di chi ascolta. Vi si riscontra, al tempo stesso, il vantaggio di un riassunto sintetico e linconveniente di una formula che, come tutte le formule di questo genere, non pu (n, daltra parte, vuole) dire tutto. Il senso di una simile espressione determinato dalla misura in cui i suoi presupposti sono conosciuti o accettati oppure, al contrario, ignorati o rifiutati a seconda del contesto. La prudenza esige allora che lespressione sia usata tenendo conto del contesto. Unespressione sintetica, come Chiesa conciliare, pu certamente avere il vantaggio di riassumere tutti i sottintesi necessari, dispensando cos la persona che parola o che ascolta dal riprendere ogni volta da capo tutti gli elementi del problema. Ma pu anche presentare linconveniente di disorientare un interlocutore che non al corrente della complessit del problema e addirittura scandalizzarlo, suggerendogli un approccio assolutamente scorretto verso gli elementi che sono in gioco. Infatti, dopo la morte di mons. Lefebvre, intervenuto un fattore nuovo ed inevitabile: la durata. Il tempo passa. Parlare di Chiesa conciliare in un contesto di sovversione ancora recente ed evidente agli occhi dei pi, non presentava praticamente alcun pericolo. Ma, trascorsi alcuni decenni, quando tutte le conquiste rivoluzionarie si sono pi o meno normalizzate in uno stile decisamente conservatore che fomenta le illusioni, si corre il rischio di essere fraintesi o di sbagliarsi. In tal caso, sarebbe sufficiente (ma indispensabile) intensificare la pedagogia e spiegare il senso dellespressione, specificando tutti i termini della questione, prima di ricorrere alla sintesi che li riassume. Lespressione Chiesa conciliare, se ben compresa perch ben spiegata, conserva intatto il suo vantaggio, che quello di tradurre in termini accessibili una duplice realt: da un lato, la crisi senza precedenti che attualmente imperversa nella Chiesa e, dallaltro, la garanzia delle promesse di indefettibilit.

III. RISPOSTA AGLI ARGOMENTI

25. Al primo argomento, si risponde che, secondo quanto affermato da Benedetto XVI nel suo Discorso del 2005, nella mente delle attuali autorit lespressione Chiesa conciliare ha il medesimo senso dellespressione Chiesa della Controriforma o Chiesa post-tridentina. Lattributo ha qui un senso puramente cronologico e con esso si vuole indicare non la Chiesa in quanto tale n unaltra Chiesa distinta dalla Chiesa cattolica, bens il periodo pi recente della sua storia. Certo, vero la recente realt della Chiesa comporta qualcosa di pi che una semplice successione cronologia e che, come riconobbe Paolo VI, a partire dallultimo Concilio il fumo di satana entrato nella Chiesa. Ma da ci non si pu concludere n che gli attuali detentori dellautorit considerino la Chiesa da essi governata come una Chiesa formalmente diversa dalla Chiesa cattolica, n che di fatto vi sia uno scisma notorio e in atto tra due Chiese.

26. Al secondo argomento, si risponde che mons. Lefebvre parla della Roma cattolica, ma non di una Roma modernista. Parla, con estrema precisione, di una Roma di tendenza neo-modernista, neo-protestante, che si manifestata chiaramente nel Concilio Vaticano II e dopo il Concilio in tutte le riforme che ne sono derivate. Nella sua mente, dunque, le due Rome non si trovano sullo stesso piano. Mons. Lefebvre non vuole dire che esistono due Rome o due Chiese diametralmente opposte, come due corpi mistici e due societ. Vuole dire che esiste Roma e la Chiesa, unico Corpo mistico di Cristo, il cui capo visibile il Papa, Vescovo di Roma e Vicario di Cristo; ma esistono anche delle tendenze nefaste che si sono introdotte in questa Chiesa, a causa delle false idee che pervadono gli spiriti di coloro che detengono il potere a Roma.

27. Al terzo argomento, si risponde che mons. Lefebvre prima afferma: uno spirito nuovo, e poi, di seguito, parla di questa nuova chiesa riformata, affermando che essa si introdotta nella Chiesa cattolica. Lespressione, dunque, non designa unaltra chiesa distinta dalla Chiesa cattolica, ma una corrente nefasta che imperversa allinterno dellunica Chiesa.

28. Al quarto argomento, si risponde che, in quella stessa conferenza, mons. Lefebvre afferma: Non vogliamo dire che non ci sia Chiesa al di fuori di noi, non si tratta di questo. Ci significa che, a suo avviso, la Chiesa non si identifica adeguatamente con coloro che rifiutano il Concilio, per distinzione rispetto a tutti coloro che accettano il Concilio e che costituirebbero pertanto unaltra Chiesa. Nella sua intenzione, le espressioni che impiega non indicano unaltra Chiesa costituita come societ distinta, bens uno spirito e una tendenza che, nella Chiesa, vanno contro il fine della Chiesa. Daltra parte, nel seguito di tale conferenza, mons. Lefebvre precisa: Noi apparteniamo alla Chiesa visibile, alla societ dei fedeli sotto lautorit del Papa, perch noi non rifiutiamo lautorit del Papa, ma ci che egli fa. Noi riconosciamo al Papa la sua autorit, ma, quando se ne serve per fare il contrario di ci per cui gli stata data, evidente che non possiamo seguirlo[30]. La distinzione non tra due Chiese, ma tra due direttive di governo promananti dallo stesso capo allinterno della stessa Chiesa.

29. Al quinto argomento, si risponde che le espressioni impiegate debbono intendersi nel contesto di tutta la predicazione di mons. Lefebvre. Bisogna, in altre parole, tenere presente la portata retorica o metaforica che loratore ha voluto loro imprimere. Cos Uscire dalla Chiesa ufficiale non significa rompere con una Chiesa per unirsi ad unaltra. Qui mons. Lefebvre esprime semplicemente lattitudine prudenziale della Fraternit che cerca di proteggere le anime dal contagio modernista, evitando di entrare in contatto con le persone contagiose, senza per questo aprire uno scisma. La legge divinamente rivelata si limita a dire che, se il Papa divenisse fautore di eresia, o addirittura peggio, la Chiesa dovrebbe evitarlo. Non spetta a noi giudicare se, nello scenario aperto dal Concilio Vaticano II, i vari Papi che si sono avvicendati sulla cattedra di Pietro sono da considerarsi fautori di eresia, o peggio ancora. Mons. Lefebvre, nella sua prudenza, non si mai arrischiato a dire che questi Papi sono eretici formali e notori[31]. Qui ci limitiamo ad osservare che, se pure si ammette a titolo di mera ipotesi (dato non concesso) che i Papi Paolo VI, Giovanni Paolo II o Benedetto XVI sono caduti nelleresia formale, da ci non si deduce necessariamente che essi per diritto divino sono decaduti dal sommo pontificato. Il Caietano[32], in effetti, ricorda che si possono citare almeno sei passi della Sacra Scrittura in cui Dio comanda appunto di non intrattenere relazioni con leretico formale e notorio[33]. Il passo pi significativo quello dellEpistola di san Paolo a Tito, capitolo III, versetto 10, in cui lApostolo ci insegna che la Chiesa deve evitare di intrattenere relazioni col Papa, se questi la distoglie dal suo fine. Il termine devita usato qui da san Paolo pu avere soltanto due sensi. Pu significare conseguenza (poich il Papa eretico ha perso il pontificato, la Chiesa deve evitarlo, ossia non considerarlo pi come suo capo) e in tal caso legittimerebbe lipotesi sedevacantista. Ma pu anche significare concomitanza (il Papa ritenuto eretico devessere evitato dalla Chiesa, perch, pur restando vero Papa, il suo governo diventa abitualmente fonte di grave scandalo) e in tal caso legittimerebbe la posizione della Fraternit San Pio X. pur sempre possibile evitare di intrattenere relazioni abituali di obbedienza e di sottomissione con un Papa fautore del modernismo e del liberalismo, senza per questo considerarlo decaduto dal papato. Il che mantiene la possibilit di obbedire quando non vi sia pi alcun pericolo per la fede o la morale. una distinzione che pu apparire sottile. Ma anche la situazione che essa tenta di spiegare lo . Sarebbe forse fuori luogo pensare che tale distinzione, in un contesto del genere, sia stata ispirata a mons. Lefebvre dalla prudenza soprannaturale? Un buon riassunto di questa attitudine si trova nella Dichiarazione di fedelt alle posizioni della Fraternit Sacerdotale San Pio X: Io sottoscritto riconosco Benedetto XVI come Papa della santa Chiesa cattolica. Perci sono disposto a pregare pubblicamente per lui in quanto Sommo Pontefice. Rifiuto di seguirlo quando si allontana dalla Tradizione cattolica, particolarmente in materia di libert religiosa e di ecumenismo, come pure nelle riforme che sono nocive alla Chiesa. Questo rifiuto di seguirlo corrisponde al devita di san Paolo e non esclude il riconosco. Di conseguenza, nella conferenza in esame, le parole di mons. Lefebvre alludono semplicemente ad una misura di protezione pubblica, il che del resto chiaramente dimostrato dal seguito del discorso: Allontanarsi da essi come allontanarsi dalle persone che hanno lAIDS. Non possiamo rischiare di prenderci la malattia. Ora, costoro hanno un AIDS spirituale, una malattia contagiosa. Se vogliamo mantenerci sani, non dobbiamo stare con loro[34].

30. Al sesto argomento, si risponde che la Chiesa cattolica, pur essendo soprannaturale e di origine divina, resta una societ vera e propria ed , come tale, visibile. visibile sia in quanto societ sia in quanto soprannaturale[35]. La prima visibilit la Chiesa cattolica la ha in comune con le altre societ terrene: essa consiste nella visibilit di una societ dotata di un suo governo e di una sua gerarchia. La seconda visibilit propria della Chiesa cattolica e consiste nella visibilit del quadruplice miracolo morale delle sue quattro note. Se soltanto la seconda sufficiente per riconoscere come tale la Chiesa cattolica, entrambe sono ugualmente necessarie alla Chiesa. La seconda visibilit, cio quella delle note, include pur sorpassandola la prima visibilit, cio quella della societ dotata della sua gerarchia. In effetti, le note della Chiesa sono il miracolo morale di una vita sociale che non pu spiegarsi naturalmente e, di conseguenza, presuppongono una vita sociale, come il soprannaturale presuppone il naturale sul quale si innesta. Nella presente obiezione, si argomenta come se la visibilit delle note avesse unesistenza autonoma, indipendente dalla visibilit sociale, cio come se il soprannaturale esistesse concretamente senza la natura. In realt, la Chiesa conciliare non la gerarchia sprovvista delle sue note che si oppone alla Chiesa cattolica, dotata delle sue note ma priva della gerarchia. La Chiesa conciliare uno spirito che imperversa allinterno della Chiesa cattolica, fin nella sua gerarchia e che, dovunque imperversa, impedisce la piena manifestazione delle note della Chiesa e offusca la sua origine divina.

31. Al settimo e ottavo argomento, si risponde che, nella medesima intervista rilasciata un anno dopo le consacrazioni episcopali, mons. Lefebvre afferma: Non dico che la Chiesa cattolica siamo noi. Non lho mai detto. Nessuno pu accusarmi di aver mai preteso di essere papa. Tuttavia, noi rappresentiamo veramente la Chiesa cattolica comera un tempo, perch continuiamo a fare ci che essa ha sempre fatto. [] Sia ben chiaro, noi non siamo contro il Papa in quanto rappresenta tutti i valori della Sede Apostolica che sono immutabili, della Sede di Pietro, ma contro il Papa che modernista, che non crede alla sua infallibilit, che pratica lecumenismo[36]. In una conferenza tenuta poco tempo dopo, mons. Lefebvre aggiunge: Ho creduto di dover restare al di qua di una simile eventuale realt[[37]], di dover mantenere un contatto con Roma, di pensare che a Roma vi comunque un successore di Pietro. Un cattivo successore, certo, un successore che non bisogna seguire perch ha idee liberali e moderniste, ma che nondimeno si trova l[38]. E conclude parlando della invasione liberale di Roma. Tutto ci mostra chiaramente che, a suo avviso, la Chiesa conciliare non unaltra chiesa, distinta dalla Chiesa cattolica, il cui capo non sarebbe pi il successore di san Pietro. Lespressione designa uno spirito nuovo che ispira una serie di riforme contrarie al bene della Chiesa, riforme di cui purtroppo lo stesso successore di Pietro si rende complice. Daltronde, mons. Lefebvre, in unallocuzione pronunciata poco dopo le consacrazioni episcopali, diceva: Rovine dappertutto. Ecco i frutti cattivi. Questo avviene perch i pastori non sono buoni, perch non fanno il loro dovere. I pastori non hanno custodito la Tradizione e i tesori che nostro Signore Ges Cristo ha affidato loro. Hanno voluto inventare di sana pianta una nuova chiesa, ma non possibile inventare una nuova chiesa. La Chiesa quella che e tale deve restare fino alla fine dei tempi. Non cambier n pu cambiare, perch stata fondata da nostro Signore Ges Cristo, che Dio, e Dio non cambia. [] Coloro che ci scomunicano sono essi stessi scomunicati da molto tempo. Perch? Perch sono modernisti. Avendo uno spirito modernista, hanno costituito una chiesa conforme allo spirito del mondo. [] E perch ci scomunicano? Perch non vogliamo seguirli in questo spirito di demolizione della Chiesa. [] Non vogliamo collaborare a questa deplorevole opera che si sta compiendo nella Chiesa da ventanni a questa parte[39]. Lespressione Chiesa conciliare non designa altro che questa opera, che persiste allinterno della Chiesa.

32. Al nono argomento, si risponde che necessario, seguendo san Tommaso dAquino, distinguere due generi di relazione[40]. Da una parte, vi la relazione fondata su una operazione attuale, cio sullesercizio del potere di conseguire il fine, come, per esempio, la relazione di ci che scalda rispetto a ci che scaldato. Dallaltra, la relazione fondata sul potere di effettuare loperazione o sulla potenza ordinata alloperazione attuale, cio la relazione di ci che ha la capacit di scaldare rispetto a ci che ha la capacit di essere scaldato. Analogamente, il Papa in relazione con la Chiesa in due modi: in quanto pu governarla e in quanto la governa ottenendole il suo fine. Ma lautorit del Papa, che nella Chiesa lautorit suprema, ha il suo fondamento nel potere di giurisdizione e non nel suo esercizio in atto. Analizzando pi in profondit questo genere di relazione, in cui il rapporto si fonda non su unoperazione attuale ma su una pura potenza, san Tommaso fa rilevare[41] che tale potenza pu intendersi secondo tempi diversi, ossia secondo il passato o il futuro dellatto al quale ordinata. Vi , per esempio, la relazione fondata sulla potenza secondo un atto passato, come quella del padre rispetto al figlio da lui generato in passato. E vi la relazione fondata sulla potenza secondo un atto futuro: a questo genere appartengono, secondo il Dottore Angelico, anche le relazioni che corrispondono ad una privazione presente di un atto. Applicando tali considerazioni al Papa e alla Chiesa nel contesto scaturito dal Vaticano II, osserviamo che indubbiamente possibile che, il pi delle volte, un Papa non eserciti in atto il proprio governo rispetto alla Chiesa, nella misura in cui, per varie ragioni, non contribuisce in atto al bene comune della Chiesa, che si identifica con la predicazione della fede, ma preferisce sacrificarlo agli ideali del liberalismo massonico[42]. Ed vero che oggi, a partire dal Concilio Vaticano II, la Chiesa soffre il pi delle volte di tale carenza. Tuttavia, lautorit resta, perch resta una relazione tra il Papa e la Chiesa, fondata sulla inclinazione radicale del potere del Papa rispetto al fine e al bene della Chiesa, per lo meno secondo un atto futuro, anche se il pi delle volte la Chiesa privata di tale atto al presente. Come spiega san Tommaso, la privazione presente dellatto non equivale necessariamente allimpossibilit di tale atto, cio alla sua privazione passata e futura, e quindi alla privazione pura e semplice del potere di esercitare latto. Nel potere, infatti, resta sempre linclinazione radicale al fine. Pertanto coloro che, dallatto del liberalismo o del modernismo personale del Papa, giungono direttamente alla conclusione che egli non pi il capo della Chiesa cattolica, dimostrano di ignorare la distinzione essenziale tra i due aspetti test ricordati. Daltra parte, quandanche il Papa utilizzasse la maggior parte delle volte il suo potere in senso contrario al fine della Chiesa, da ci non deriverebbe necessariamente che egli sia in atto il capo di unaltra Chiesa. Si potrebbe solamente dire che il Papa insegna e governa contro il bene della Chiesa, allo stesso modo di un tiranno che non sia stato ancora deposto.

33.Al decimo argomento, si risponde che la rottura negata dal Papa, anche se non sussiste tra due Chiese come uno scisma in atto tra due societ vere e proprie, sussiste per tra due concezioni della Chiesa. Una di esse comparsa in occasione del Concilio Vaticano II in opposizione ai princpi tradizionali della Chiesa cattolica e, in seguito, si diffusa nellintera Chiesa, anche tra i membri della gerarchia. Pertanto si pu e si deve parlare di una Chiesa conciliare, non per per designare unaltra Chiesa, bens per caratterizzare il nuovo orientamento che si sviluppa e persiste allinterno della Chiesa in conseguenza dellaggiornamento voluto da Giovanni XXIII e Paolo VI.

34. Allundicesimo argomento, si risponde che mons. Lefebvre ha pi volte specificato che cosa intendesse per Chiesa conciliare e che pertanto non si vede in che modo il suo successore manifesterebbe lintenzione di contraddirlo. Mons. Fellay si limitato a dire che i rappresentanti della gerarchia restano in possesso del proprio potere anche se sono imbevuti di idee false che li conducono ad agire contro il bene della Chiesa. Daltra parte, nella predica tenuta a Parigi che costituisce loggetto dellundicesimo argomento, mons. Fellay, parlando del Vaticano II, afferma che questo Concilio manifesta una chiara volont di compiere qualcosa di nuovo. Non si tratta di una novit superficiale, ma di una novit profonda, in opposizione, in contraddizione con ci che la Chiesa aveva insegnato o addirittura condannato. Paragonando la novit introdottasi nella Chiesa alla zizzania seminata dal nemico nel campo di Dio, il successore di mons. Lefebvre conclude: Questo Concilio ha voluto mettersi in armonia col mondo. Ha fatto entrare il mondo nella Chiesa e cos ora abbiamo il disastro. E nellallocuzione pronunciata a Flavigny, mons, Fellay precisa il suo pensiero in un senso che corrisponde esattamente alle affermazioni di mons. Lefebvre. Dopo aver insistito sul fatto che la Chiesa cattolica la Chiesa di oggi, attuale e concreta, il Superiore Generale della Fraternit San Pio X aggiunge: Vi tuttavia un intero organismo, e questo organismo, di cui da un lato dobbiamo professare la santit, dallaltro fonte di stupore e di scandalo, a tal punto che ci verrebbe soltanto voglia di dire: Non abbiamo niente a che fare con quella gente! Non possiamo stare insieme, non possibile! Uomini di Dio che inducono i cristiani, i figli della Chiesa, a perdere la fede. Non possiamo stare insieme! evidente che questi errori devono essere rifiutati con orrore. Il fatto di insistere sulla realt concreta della Chiesa di oggi mira soltanto a precisare che la Chiesa mantiene, nonostante tutto, le promesse di vita eterna: Rifiutando quel che non va, non bisogna rifiutare tutto. Essa pur sempre la Chiesa, una, santa, cattolica, apostolica. [] Rifiutando il male che si trova nella Chiesa, non bisogna dedurne che essa non pi la Chiesa. Certo, vi sono delle grandi parti che non sono pi la Chiesa! Ma non tutto!. Le presenti affermazioni non contraddicono quelle che abbiamo citato nelle risposte al quarto, quinto, sesto e settimo argomento: anchesse esprimono, sia pure in termini diversi, la stessa idea che la Fraternit San Pio X ha sempre fatto corrispondere allespressione Chiesa conciliare: idea che esprime linvasione del pensiero liberale e modernista allinterno della Chiesa e, al tempo stesso, lindefettibilit di principio di questa stessa Chiesa; idea che trova unulteriore formulazione nella metafora del corpo malato, come mons. Fellay ha sottolineato in occasione dellultimo Congresso del Courrier de Rome: La Chiesa cattolica la nostra Chiesa. Non ne abbiamo unaltra. Non ce n unaltra. Dio permette che sia malata. Ed per questo che ci sforziamo di non farci contagiare. Ma non per questo possiamo dire che stiamo facendo unaltra Chiesa. [] La malattia la malattia, non la Chiesa. La malattia nella Chiesa, ma la Chiesa resta quello che . [] Certo, bisogna combattere la malattia. Ma questa Chiesa malata pur sempre la Chiesa fondata da nostro Signore. A lei sono state fatte le promesse di vita eterna. A lei stata fatta la promessa che le porte dellinferno non avrebbero prevalso contro di essa[43]. In conclusione, si pu parlare di una Chiesa conciliare per esprimere il fatto che i capi della Chiesa e un gran numero di fedeli sono guidati da un orientamento e da uno spirito estranei alla Chiesa e contrari al suo fine.

35. Al dodicesimo argomento, si risponde che la fede e la grazia ci sono sempre trasmesse dalla Chiesa, esclusivamente nella misura in cui essa permane indefettibilmente una societ divina, che ha per capo supremo non il Papa, ma Cristo. Nellallocuzione di Flavigny menzionata nel dodicesimo argomento, mons. Fellay precisa il suo pensiero proprio in questo senso. Dopo aver sottolineato il fatto che la Chiesa cattolica la Chiesa di oggi, attuale e concreta, il Superiore Generale della Fraternit San Pio X aggiunge: Vedete, il semplice fatto di usare tali parole solleva questioni immense: come pu accadere? Com possibile che questi vescovi, che ci dicono ogni sorta di eresie, ci trasmettano la fede? [] di fede, assolutamente certo che la fede e la grazia, ciascuna grazia che riceviamo per mezzo dei Sacramenti, la riceviamo dalla Chiesa. E, ancora una volta, questa Chiesa concreta, non bisogna trasformarla in unidea astratta: reale! Se viviamo in questa Chiesa, la vita la riceviamo dal capo della Chiesa, che principalmente e anzitutto nostro Signore Ges Cristo. Come giustamente ricorda il padre Calmel[44], la Chiesa non il corpo mistico del Papa; la Chiesa, col Papa, il Corpo mistico di Cristo. A prescindere dalle mancanze del Papa, la Chiesa sempre portatrice di verit e di grazia. La verit e la grazia ci sono incessantemente donate da Cristo. E, nel caso in cui il Papa vi frapponga pi o meno ostacoli, esse ci sono trasmesse attraverso coloro che, nella Chiesa, restano fedeli alla missione ricevuta da Cristo. Di conseguenza, oggi la fede e la grazia ci sono trasmesse dalla Fraternit non in quanto tale, come se si trattasse di una Chiesa autonoma che crede di rimpiazzare la Chiesa cattolica, ma dalla Fraternit in quanto parte rimasta sana dellunica Chiesa cattolica. quel che mons. Fellay ha ricordato in occasione dellultimo Congresso del Courrier de Rome, fondandosi sulla dottrina di S. Vincenzo di Lerino: Vi trovate in un paese, in una diocesi dove, improvvisamente, si diffonde leresia. Che fare? San Vincenzo di Lerino risponde: semplice, dovete restare uniti alla parte che ancora sana. Si pu dire, dunque, che la fede e la grazia ci sono trasmesse dalla Chiesa per mezzo della Fraternit. E, nella misura in cui esse non sono pi trasmesse da coloro che nella Chiesa ostacolano il bene della Chiesa, a causa delle loro idee liberali e moderniste, possiamo parlare di Chiesa conciliare allo scopo di indicare questa parte corrotta della Chiesa che non veicola pi n la verit n la grazia.

36.Al tredicesimo argomento, si risponde che, come abbiamo visto, mons. Lefebvre ha effettivamente usato lespressione Chiesa conciliare. Per conciliare questo modo di parlare col rifiuto del sedevacantismo, basta rilevare che mons. Lefebvre non ha mai impiegato lespressione in oggetto nel senso attribuitole nella seconda premessa dellargomento. Secondo il fondatore della Fraternit San Pio X, lespressione Chiesa conciliare non indica unaltra Chiesa, formalmente distinta in quanto tale dalla Chiesa cattolica, ma uno spirito nuovo che si introdotto nella Chiesa, in opposizione al bene e al fine perseguito dalla Chiesa. Rifiutare il sedevacantismo non significa affatto rifiutare di prendere atto di questo spirito nuovo e di opporvisi per il bene della Chiesa. Nella predica tenuta a Parigi, citata nellundicesimo argomento, mons. Fellay specifica i due aspetti inseparabili della posizione di mons. Lefebvre: Per restare nella verit, bisogna mantenere queste due nozioni che ci derivano dalla fede insieme alle nozioni che ci derivano dalla ragione. Le due nozioni di fede sono lindefettibilit della Chiesa romana e il primato del Vescovo di Roma, successore di Pietro e vicario di Cristo. Le nozioni di ragione sono il fatto della penetrazione delle idee liberali e moderniste nella Chiesa.

37. Al quattordicesimo argomento, si risponde che lespressione Chiesa conciliare non indica la realt di unaltra Chiesa, bens una nuova concezione della Chiesa che ha pervaso le menti. Malgrado loffuscamento delle menti allinterno della Chiesa, la Chiesa, grazie allassistenza divina che la rende sempre indefettibile, non cessa di essere tale. Infatti Dio ha il potere di impedire che la sua Chiesa venga meno, anche quando permette che al suo interno si verifichi ci che mons. Lefebvre definiva una congiura[45]. Come spiega san Tommaso[46], se il male fosse integrale, distruggerebbe se stesso, poich, distrutto ogni bene (che richiesto alla consistenza del male), si elimina anche il male stesso, che ha il suo soggetto nel bene. Analogamente, se ci che per convenzione chiamiamo Chiesa conciliare fosse integralmente conciliare, distruggerebbe se stessa in quanto Chiesa. Il che impossibile, anzitutto perch la Chiesa indefettibile, ma anche perch, se la Chiesa fosse venuta meno, il bacillo del Concilio non potrebbe diffondersi al suo interno: il bacillo, infatti, pu svilupparsi solo in un organismo vivente. Per tali ragioni, lespressione Chiesa conciliare deve intendersi in questo senso: laggettivo conciliare attribuito al sostantivo Chiesa non come propriet essenziale che deriverebbe necessariamente dalla definizione del nome, ma come determinazione accidentale che si verifica nella cosa designata dal nome in un dato momento della sua esistenza. In altre parole, la Chiesa conciliare non essenzialmente e in quanto tale (perch, in tal caso, non sarebbe pi cattolica e verrebbe meno), ma accidentalmente e in quanto essa subisce i nefasti effetti di una infiltrazione nemica.

38. Al quindicesimo argomento, si risponde come al sesto; aggiungiamo, inoltre, che la visibilit della Chiesa non si limita a quella della sua gerarchia. La Chiesa, come qualunque societ, certamente visibile nella sua gerarchia, ma, come unica societ di origine divina, visibile anche nelle sue note. Le tendenze liberali e moderniste che imperversano allinterno della Chiesa, fin nella sua gerarchia, possono solamente impedire, senza per far scomparire totalmente, la piena manifestazione delle note della Chiesa. Quindi, parlare di una Chiesa conciliare per indicare queste tendenze nefaste non equivale a negare la visibilit della gerarchia della Chiesa e neppure quella delle sue note.

39. Al sedicesimo argomento, si risponde che lespressione Chiesa conciliare, nel senso in cui lha impiegata il fondatore della Fraternit San Pio X, non ha altro scopo che quello di palesare la tattica di infiltrazione propria del modernismo. Infiltrazione che oggi ha raggiunto un livello inimmaginabile, poich a difendere le idee neo-moderniste vi lo stesso successore di Pietro. In un testo rimasto, a quanto ci risulta, inedito, il teologo privato di mons. Lefebvre sottolineava la peculiare caratteristica di ci che stata definita, a giusta ragione, leresia del XX secolo: Chi il modernista? un uomo che, pur essendo privo della fede (perch, per definizione, il modernismo uneresia), ne privo in un modo del tutto particolare. Egli, infatti, conserva tutte le formulazioni dogmatiche modificandone radicalmente il senso o senza attribuire loro alcun senso o associandole a delle formule di senso opposto: la contraddizione, per lui, non un problema. Non sente il bisogno di uscire dalla Chiesa: anzi, il suo modo del tutto particolare di essere eretico comporta che egli resti al suo interno. Un modernista al di fuori della Chiesa non pi un modernista: un protestante liberale o razionalista; un filosofo incredulo o un esegeta incredulo o uno storico incredulo, a seconda degli studi che ha fatto: tutto ci che si vuole, tranne un modernista. La nota specifica del modernismo quella di essere uneresia interna alla Chiesa. Il modernista non esce dalla Chiesa se non quando viene smascherato e scacciato: dopo lespulsione, sopravvive come eretico, non come modernista[47]. Di conseguenza, la constatazione di san Pio X non impedisce in alcun modo di utilizzare lespressione Chiesa conciliare, come ha fatto mons. Lefebvre, a patto che con ci si intenda una realt che distinta dalla Chiesa cattolica non in atto ma soltanto in potenza e che dunque coesiste con la Chiesa, come nuovo orientamento al suo interno.

Don Jean-Michel GleizeProfessore di ecclesiologia al seminario di Ecne

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[1] Mons. Lefebvre, Conferenza tenuta ad Ecne il 18 e 27 agosto 1976, inVu de haut, n. 13, pp. 37-38.

[2] Mons. Lefebvre, Conferenza tenuta ad Ecne il 2 dicembre 1974, inVu de haut, n. 13, pp. 9-10.

[3] Mons. Lefebvre, Conferenza tenuta ad Ecne il 29 settembre 1975, inVu de haut, n. 13, p. 24.

[4] Mons. Lefebvre, Conferenza tenuta ad Ecne il 22 agosto 1976, inVu de haut, n. 13, p. 24.

[5] Mons. Lefebvre, La visibilit de lglise et la situation actuelle, inFideliter, n. 66 (novembre-dicembre 1988), pp. 27 ss.

[6] Intervista a Mons. Lefebvre,Un an aprs les sacres, inFideliter, n. 70 (luglio-agosto 1989), pp. 6 e 8.

[7] Entretien avec Mgr Lefebvre, inFideliter, n. 79 (gennaio-febbraio 1991), pp. 3 e 5.

[8] Benedetto XVI, Discorso alla curia del 22 dicembre 2005, in Acta Apostolicae Sedis, n. 98 (2006), p. 46.

[9] Mons. Fellay, Lpreuve des aptres et la situation prsente de lglise, predica tenuta domenica 2 settembre al Seminario S. Curato dArs di Flavigny, in occasione del Congresso del M.C.F., in Nouvelles de Chrtients, n. 137 (settembre-ottobre 2012), p. 20.

[10] Id.,Lpreuve des aptres et la situation prsente de lglise, predica tenuta domenica 2 settembre al Seminario S. Curato dArs di Flavigny, in occasione del Congresso del M.C.F., inNouvelles de Chrtients, n. 137 (settembre-ottobre 2012), pp. 16 e 20.

[11] Mons. Fellay, Predica di domenica 11 novembre 2013 a Saint Nicolas du Chardonnet (Parigi), pubblicata sul sito La Porte Latine.

[12] Mons. Fellay, Lpreuve des aptres et la situation prsente de lglise, predica tenuta domenica 2 settembre al Seminario S. Curato dArs di Flavigny, in occasione del Congresso del M.C.F., in Nouvelles de Chrtients, n. 137 (settembre-ottobre 2012), pp. 15-16.

[13] Mons. Fellay, Predica di domenica 11 novembre 2013 a Saint Nicolas du Chardonnet (Parigi), pubblicata sul sito La Porte Latine.

[14] Ci attestato, in particolar modo, dallaConferenza tenuta ad Ecneil 5 ottobre 1978.[15]Mt. 16, 18.[16]Mt. 28, 20.[17] S. Pio X, EnciclicaPascendi, inActa Sanctae Sedis, n. 40 (1907), p. 594.[18] Id., ibidem, p. 620.[19]Summa Theologica(ST), I, q. 13, a. 1, corpus e ad 3.

[20]ST, I, q. 13, a. 12, ad 3: evidente, infatti, che il nostro intelletto concepisce immaterialmente le cose materiali che sono al di sotto di esso, non perch le consideri immateriali, ma perch nellintendere ha un modo che immateriale. Parimenti, quando concepisce cose semplici che sono al di sopra di esso, le intende alla sua maniera, cio sotto forma di cose composte; non gi che le consideri composte.

[21] Mons. Lefebvre,Accuso il Concilio, Editrice Ichthys, 2002,p. 9: Dopo questo Concilio la Chiesa, o per lo meno gli uomini di Chiesa che occupano i posti-chiave, hanno assunto un orientamento nettamente opposto alla Tradizione, cio al Magistero ufficiale della Chiesa. Cfr. anche laconferenza tenuta ad Ecneil 9 giugno 1988: La battaglia cominciata al Concilio continua. Continua perch il cambiamento operato al Concilio esigeva una resistenza, esigeva che ci si opponesse a tutte queste tesi moderniste, a tutte queste tesi liberali che hanno pervaso gli spiriti durante il Concilio.

[22]ST, I-II, q. 18, a. 8, ad 1.[23]ST, I, q. 48, a. 4, corpus.[24] Caietano,De comparatione auctoritatis Papae et Concilii cum apologia ejusdem tractatus(1512), ed. a cura di V. Pollet (Scripta theologica, vol. I., Romae, apud Institutum Angelicum, 1936), cap. XI, n. 191.[25] Mt. 16, 18.

[26] Julio Meinvielle,De la cabale au progressisme, ditions Iris, Ecne, 1a ed. 2008, pp. 361-362; 2a ed. 2012, p. 416.

[27] il titolo dato dalle EdizioniFideliteralla raccolta delle cinque principali conferenze tenute da mons. Lefebvre sul tema della crisi nella Chiesa.

[28] R. P. Calmel,La Chiesa e il Papa, inBreve apologia della Chiesa di sempre, Editrice Ichthys, 2007, pp. 111 e 119.

[29] Testo inedito dell11 febbraio 1973, conservato negli Archivi del Seminario S. Pio X ad Ecne.

[30]Fideliter, n. 66, settembre 1988, pp. 27-31.

[31] Cfr. laConferenza tenuta ad Ecneil 5 ottobre 1978: Che bisogna fare? Dobbiamo forse concludere che, se il Papa insegna qualcosa di contrario alla fede che ci stata sempre insegnata, allora questo Papa sarebbe eretico? possibile, io non lo so. [] Allora si cade nellipotesi, nelle diverse ipotesi teologiche, e la cosa si fa assai difficile. Daltra parte, il Papa ha aderito ad uneresia formale o ha semplicemente, per cos dire, dato alleresia la possibilit di diffondersi? Si tratta di due cose diverse, non vi pare? Tutto ci assai difficile, assai delicato. [] Di fronte alle difficolt sollevate da tutti questi problemi, confesso che non oso risolverli ricorrendo a dei princpi, risolverli con tutte queste teorie, queste ipotesi, queste possibilit, in modo assoluto. Non mi sento in grado di farlo, perch non conosco abbastanza tutto ci che il Papa ha fatto. Non conosco le influenze che ha dovuto subire. Non conosco con esattezza, perch, dopo tutto, non mi trovo nelle stanze del Vaticano. Di tutti questi problemi, di tutte le circostanze legate ad essi, non abbiamo una visione abbastanza chiara per poter giungere ad una soluzione certa. [] Direi, daltra parte, che ci non ha molta influenza sulla nostra condotta pratica. Per quale motivo? Perch noi rigettiamo fermamente, coraggiosamente, tutto ci che contro la fede. Non c nientaltro da fare. Senza sapere da dove proviene tutto ci, senza conoscerne il colpevole, lasciando a Dio il compito di giudicare il colpevole, se si tratta di questo o di quello. Inoltre mons. Lefebvre scrisse al padre Gurard de Lauriers, uno dei principali fondatori del sedevacantismo: Se Lei ha la certezza che Paolo VI sia giuridicamente decaduto, capisco la logica che ne consegue. Ma personalmente ho un forte dubbio e non una certezza assoluta. Dal punto di vista pratico, la mia condotta si fonda non sullinesistenza del Papa, ma sulla difesa della mia fede cattolica. Lei invece crede in coscienza di doversi basare su questo principio, che purtroppo fonte di turbamento e di violente divisioni, tutte cose che io vorrei evitare.

[32] Caietano,De comparatione auctoritatis Papae et Concilii cum apologia ejusdem tractatus, ed. cit., cap. XX, n. 280.

[33]Num. 16, 26: State lontani; Gal. 1, 8: Sia anatema, cio ci si separi da lui;2 Tess. 3, 6: Tenetevi lontani2 Cor. 6, 17: Uscite di mezzo a quelli e separatevene;2 Gv. 1, 10: Non lo ricevete in casa e non salutatelo;Tit.3, 10: Allontana da te.

[34]Fideliter, n. 66, settembre 1988, pp. 27-31.[35] Louis Billot,De Ecclesia Christi, tom. I, Prati, Giachetti, 1909, pp. 49-51.[36] Mons. Lefebvre, ibid., pp. 6 e 8.[37] [Che cio il Papa sia decaduto dal suo ufficio, ndt].[38] Mons. Lefebvre, Conferenza al Seminario di Flavigny, dicembre 1988, in Fideliter, n. 68 (marzo-aprile 1989), pp. 12-13.[39] Mons. Lefebvre, Omelia di domenica 10 luglio 1988, in Fideliter, n. 65 (settembre-ottobre 1988), p. 4.

[40] San Tommaso,In duodecim libros Metaphysicorum Aristotelis expositio, ed. Marietti (Torino, 1950), libro V, lezione 17, n. 1023.

[41] Id.,ibid., n. 1025.

[42] Cfr., per esempio, Benedetto XVI, Discorso pronunciato in occasione dellincontro ecumenico presso larcivescovato di Praga, domenica 27 settembre 2009, inActa Apostolicae Sedis, n.101 (2009), p. 867: Il cristianesimo ha molto da offrire sul piano pratico e morale, poich il Vangelo non cessa mai di ispirare uomini e donne a porsi al servizio dei loro fratelli e sorelle. Pochi potrebbero contestare ci. Tuttavia, quanti fissano il loro sguardo su Ges di Nazareth con occhi di fede sanno che Dio offre una realt pi profonda e nondimeno inseparabile dalleconomia della carit allopera in questo mondo: Egli offre la salvezza. Il termine salvezza ricco di significati, tuttavia esprime qualche cosa di fondamentale ed universale dellanelito umano verso la felicit e la pienezza. Esso allude al desiderio ardente di riconciliazione e di comunione che spontaneamente sgorga nelle profondit dello spirito umano. la verit centrale del Vangelo e lobiettivo verso cui diretto ogni sforzo di evangelizzazione e di cura pastorale. Ed il criterio sul quale i cristiani tornano sempre a focalizzarsi, nel loro impegno per sanare le ferite delle divisioni del passato [] Prego perch tali iniziative ecumeniche portino frutto non solo per proseguire il cammino dellunit dei cristiani, ma per il bene dellintera societ europea.

[43] Mons. Fellay, Intervento finale allXICongresso del Courrier de Rome, Parigi, 6 gennaio 2013, pubblicato sul sito di D.I.C.I. (http://www.dici.org/documents/quel-bilan-50-ans-apres-vatican-ii/).

[44] R. P. Calmel,Breve apologia della Chiesa di sempre, cit., p. 112.

[45] Il Concilio stato sviato dal suo fine da un gruppo di congiurati (Mons. Lefebvre, Prefazione al libroAccuso il Concilio, Edizioni Ichtys, 2002, p. 45).

[46] ST, I, q. 49, a. 3, corpus.

[47] Don Victor-Alain Berto, Documento tratto dagli archivi personali di mons. Lefebvre, presso il Seminario S. Pio X ad Ecne.