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GIUSEPPE MAMMANA

I GIOVANI E IL DIS~GIO La condizione giovanile

e l'abuso di sostanze psicoattive nella popolazione scolastica

del Distretto di Cerignola

CERIGNOLA DISTRETTO SCOLASTICO N. 32 E

CENTRO REGIONALE SERVIZI EDUCATIVI E CULTURALI 1987

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Mammana, Giuseppe

I giovani e il disagio. La condizione giovanile e l'abuso di sostanze psicoattive nella popolazione scolastica del Distretto di Cerignola. Cerignola, Distretto scolastico n. 32 e Centro regionale servizi educativi e cultùrali, 1987.

91 p. tav. 21 cm. 1. Giovani e tossicomania - Cerignola - 1985 - Inchieste 301.431

Scheda catalografica a cura di Nicola Pergola

Progetto grafico e cura editoriale

Revisione testi

Copertina:

Giovanni Dalessandro

Rosa Avello Chiarastella Cifaldi Carmela Dicorato Antonietta Ruggieri

progetto ed elaborazione grafica di Enzo Petrone - Orta Nova

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PREMESSA

Nel novembre del 1984 il Consiglio Scolastico Distret­tuale n. 32 e il Centro Regionale Servizi Educativi e Cultu­rali di Cerignola concordarono un progetto: « Indagine co­noscitiva sul fenomeno droga nell'ambito del nostro terri­torio distrettuale, atta a formulare una programmazione didattica di prevenzione», sottoponendo lo all'approvazione e al relativo finanziamento dell' Assessorato alla P.I. della Regione Puglia, a norma dell'art . Il della legge regionale 42 dell '80.

Ottenuto il nulla osta, ci si «tuffò» con grande entusia­smo alla realizzazione del progetto.

Sembra superfluo ricordare le grosse difficoltà incon­trate, i dubbi, le perplessità, le trepidazioni che hanno ac­compagnato nelle varie fasi tale realizzazione. D'altra parte si trattava della prima esperienza di tal genere sia per il Di­stretto Scolastico sia per il C.R.S.E.C. in un campo poi tan­to delicato quale quello della droga. Ma l'entusiasmo e la volontà erano tali che, con la collaborazione dell'équipe del C.M.A.S. di Foggia, dei Presidi e dei Docenti referenti, sia­mo giunti alla conclusione.

Potrà tornare utile questa indagine? Noi siamo fermamente convinti di sì, soprattutto se

riusciremo a far sì che non resti qualcosa di isolato e di uni­co, ma che possa diventare un costante e sistematico impe­gno, teso a contribuire fattivamente per debellare la tragi­ca piaga delle tossicodipendenze.

D'altra parte gli esperti e gli addetti ai lavori ci garanti­scono che questa è la strada più proficua da perseguire se

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si vuole incidere concretamente nel nostro territorio, uscendo dai soliti luoghi comuni e dagli sterili slogans.

Questo è il nostro pensiero e lo dichiariamo pubblica­mente e, con altrettanta sincerità e franchezza, invitiamo tutti coloro che lo vorranno, a farci pervenire le loro osser­vazioni, le loro critiche, anche negative, se vorranno, ma, speriamo, costruttive, perché si possa correggere, attraver­so i loro consigli, gli eventuali errori e migliorare il servizio per un più fattivo e produttivo intervento.

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MARIO MASSAFRA (Presidente del Distretto Scolastico)

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INTRODUZIONE

La mia interpretazione dei dati raccolti sul rapporto tra condizione giovanile ed abuso di sostanze psicoattive non sarebbe realtà, se non avessi potuto giovarmi del lavo­ro comune e della collaborazione di tutti gli insegnanti del Consiglio Distrettuale n. 32, del suo Presidente, del perso­nale del C.R.S.E.C. Distrettuale di Cerignola, dell'Istituto Tecnico Industriale Statale « Righi» di Cerignola.

Sento di dover rivolgere, quindi, a tutti costoro un grosso ringraziamento per questa prima opportunità di col­legamento, a fine preventivo, tra sanitari ed insegnanti, sperando in una sua continuità.

Un altro contributo impagabile mi è stato offerto dal prof. Sandro Rossi Brunori, docente dell'I.T.I.S. di Cerigno­la, che, sacrificando tempo libero ed altri impegni, ha ela­borato il prezioso materiale statistico.

Al prof. Mario Massafra, Presidente del Distretto Sco­lastico n. 32, a Giovanni Dalessandro del C.R.S.E.C. e al prof. Sandro Rossi Brunori, che più da vicino hanno colla­borato alla ricerca, rivolgo, in modo particolare, il mio più sincero ringraziamento.

GIUSEPPE MAMMANA (Medico del C.M.A.S. di Foggia)

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l .; LA COMPLESSITÀ DELLA METODOLOGIA PREVENTIVA

L'indagine compiuta nel Distretto Scolastico n. 32 su un campione percentualmente significativo della popola­zione studentesca del Distretto ste:s:so ci ha con:sentito, per

la prima volta nel nostro territorio, di mettere a confronto i dati desunti dall'anamnesi e dalle esperienze cliniche rea­lizzate in questi anni con i tossicodipendenti e i dati raccol­ti in una popolazione di soggetti sani.

Risultano infatti presenti nelle storie individuali e cli­niche dei nostri pazienti tossicodipendenti fattori quali la cattiva qualità della convivenza familiare, il difetto di so­cializzazione, il carattere, molte volte deviante, del gruppo amicale, le abitudini trasgressive nei confronti della legge e delle norme in generale, l'emigrazione ed altri fattori di de­stabilizzazione sociale, la tendenza comportamentale alla soluzione dei problemi attraverso l'uso di alcoolici ed altre sostanze. psicoattive.

Il nostro orientamento in materia è che i fattori cosid­detti di rischio, nella patologia tossicomanica, siano riferi­bili a tre aree problematiche:

a) la prima, espressione delle problematiche individuali nei loro aspetti strutturali;

b) la seconda, espressione delle determinanti sociali, cultu­rali e sanitarie favorenti l'abitudine tossicomanica;

c) la terza, la più importante nell'epoca della comunicazio­ne, espressione della interazione ed integrazione fra la struttura della persona, l'ambiente socio-culturale e la manifestazione diretta, attraverso il sintomo comporta­mentale, dell'eventuale disagio sia individuale che col­lettivo.

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Nel nostro studio abbiamo cercato di approfondire le problematiche della seconda area (le determinanti socio­culturali) ed il loro collegamento con quelle della terza area, a partire dalla ipotesi che la comunicazione costitui­sca un fondamentale elemento nelle relazioni fra gli uomini e che essa sia la forma nella quale si so stanzia il sintomo, sia esso di benessere che di malessere.

Abbiamo cercato di capire, non escludendo ulteriori approfondimenti della nostra stessa ricerca, chi sono i no­stri giovani, da quali famiglie provengono, che qualità della convivenza familiare esprimono, quale socializzazione ri­cercano e quali atteggiamenti e comportamenti hanno ed assumono nei confronti delle sostanze psicoattive sia legali che illegali.

Per sostanze psicoattive legali intendiamo quelle il cui utilizzo non comporta in sè una violazione della legge es­sendo liberamente in commercio (alcool, farmaci psicotro­pi, ecc.). Illegali sono, invece, quelle sostanze non libera­mente in commercio (eroina, cocaina, ecc.), pur se il loro uso non comporta reato (non è reato consumare droghe per uso personale, è reato la loro vendita).

La nostra scelta di non occuparci anche della prima area di problematiche, quelle legate alla struttura della persona, è stata dettata dalla semplicità degli strumenti di cui abbiamo potuto disporre e dal carattere assolutamente iniziale di questa azione preventiva nel nostro territorio.

La facile retorica preventiva è assai lontana dalla reale complessità del lavoro preventivo, che deriva dalla struttu­ra progettuale ed operativa dello stesso.

Essa è fondata su:

a) conoscenza articolata del problema rispetto al quale si interviene; la conoscenza è realizzata attraverso l'uso di strumenti epidemiologici;

b) coinvolgimento capillare di gruppi operativi interdisci­plinari residenti nel territorio interessato dall'interven­to stesso; tale coinvolgimento va realizzato già nella fase di progettazione dell'intervento e dovrebbe giungere a

lO

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rendere operativi gli stessi gruppi nella problematica af­frontata;

c) continuità tra il momento conoscitivo e la predisposizio­ne di strumenti operativi volti all'abbattimento parziale o totale dei fattori di rischio individuati nello studio e nella fase conoscitiva;

d) verifica della rispondenza fra obiettivi raggiunti, obietti­vi prefissati e strumenti utilizzati con l'utilizzo di speci­fici indicatori di efficacia dell'intervento stesso;

e) nuovi ed ulteriori approfondimenti conoscitivi e socia­lizzazione delle conoscenze acquisite con l'utilizzo di strumenti propri della comunicazione in micro e macro­gruppi.

Tale complessità deve ancora vincere resistenze cultu­rali, sociali, politiche, per divenire quotidiana pratica ope­rativa dei servizi pubblici siano essi quelli dei servizi socia­li, quelli della sanità, quelli della scuola.

Eppure tale complessità è il futuro, mentre la cultura delle settorialità e delle istituzioni chiuse appare vecchia e superata, non solo in termini scientifici, ma anche dal pun­to di vista economico.

Nel rileggere le nostre cartelle cliniche, l'anamnesi dei nostri pazienti, le storie sentite e mai trascritte delle loro esperienze ci siamo chiesti più volte: i fattori di cui abbiamo parlato in precedenza (rottura della convivenza familiare, disagio di socializzazione) e che fan­no parte di questa complessità etiologica precedono o se­guono l'avvio della esperienza tossicomanica? Sono cioè essi condizioni che precedono l'uso di droghe o di sostanze psicoattive legali o sono essi post-determinati dall'uso delle stesse? E allora: quali di essi precedono e quali di essi eventual­mente seguono tale esperienza? In che misura ciò avviene? Infine, quali di essi possono considerarsi, nella comune ac­cezione scientifica, fattori di rischio o meglio fattori di « avvicinamento» all'uso non terapeutico di sostanze psi­coattive?

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È opinione comune e corrente negli ambienti scientifi­ci che sia la condizione giovanile in sè stessa esposta a tale rischio e noi condividiamo tale opinione, pur non sottovalu­tando il fatto che particolari condizioni di vicinanza a tale fenomeno siano identificabili.

Dunque, interventi diretti al complesso della popola­zione giovanile dovrebbero accompagnarsi ad interventi di­retti alle aree più esposte al rischio.

Uno degli obiettivi di questa ricerca è appunto la indi­viduazione di tali aree per la relativa predisposizione di in­terventi mirati.

Già da lungo tempo la psichiatria sociale e quella cri­minologica si sono poste il problema della predicibilità del­la tendenza a deviare dai normali codici di comportamento e di vita sociale. Molte riflessioni e ricerche maturate in questa sede scientifica sono assai vicine ,alla problematica delle tossicotnanie.

Gli studi sin qui compiuti, soprattutto in relazione alla criminologia minorile, sono stati finalizzati alla diagnosi precoce della antisocialità, alla prevenzione della medesi­ma ,ed al trattamento rieducativo di chi devia.

All'interno di queste discipline la questione della predi­cibilità del comportamento antisociale ha una sua delica­tezza ed una lunga storia nel contrasto fra coloro che non ritengono possibile tale conoscenza e coloro che invece la ritengono non solo possibile ma addirittura necessaria.

I primi sostengono, non senza ragioni, che i rischi pre­senti nell'incasellamento di eventuali condizioni di rischio sono notevoli e consistono nella possibile ed eventuale «caccia alle streghe» sviluppata nelle aree geografiche, so­ciali e culturali dove il fenomeno devianza insiste con mag­giore evidenza. Tale incasellamento no so grafico delle con­dizioni di rischio finirebbe, secondo questi autori, per ren­dere patologici e sottoposti a medicalizzazione e psichia­trizzazione O esagerato controllo sociale, fenomeni che, in­vece, nel loro' naturale evolversi possono autonomamente avere anche soluzione positiva e che comunque costituisco­no quella area franca tra socialità ed antisocialità compri-

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mendo la quale ogni società diviene più repressiva e meno libera.

Inoltre gli stessi autori sostengono l'impossibilità di giungere a concreti risultatI conoscitivi validi nel tempo.

Gli autori che si rifanno invece alla seconda corrente di pensiero ritengono possibile, sia pure entro certi limiti, la predicibilità del comportamento antisociale ed un giudizio prognostico, che, ad esempio, in criminologia minorile vie­ne utilizzato per la definizione delle misure rieducative.

Noi riteniamo che ambedue gli orientamenti abbiano la loro dignità scientifica e che possano essere validamente integrati nella metodologia dell'intervento preventivo.

A tal fine, lo studio di condizioni di rischio, rispetto all'uso di sostanze psicoattive, tra la popolazione giovanile che non ha fatto riferimento a servizi pubblici per la cura di tali patologie costituisce un importante elemento cono­scitivo, ad alcune condizioni:

a) che tale ricerca sia valutata come la «fotografia» di un preciso momento della vita sociale del territorio interes­sato. Pertanto va inquadrata in una visione dinamica del­la realtà« fotografata» che preveda una continuità di os­servazione nel tempo da parte delle pubbliche istituzioni addette alla materia. Ciò anche perché alla osservazione corrisponda l'efficacia di adeguati provvedimenti pre­ventivi;

b) che proprio per tali motivi non si proceda ad un rigido incasellamento delle «condizioni di rischio ». Non deve cioè favorirsi l'equazione rischio-premalattia che ci espone ai pericoli di cui molti autori fanno menzione. In tal senso occorre aver coscienza che il rischio può dive­nire patologia ma può anche regredire a stato di benes­sere. n rischio va cioè inteso come condizione dinamica bor­derline (ai limiti della norma) degna di particolare atten­zione ma non considerabile come situazione già struttu­rata di malattia;

c) che ad esso seguano iniziative preventive adeguate. n coinvolgimento interdisciplinare di più aree professio-

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nali già nella fase di programmazione e realizzazione dello studio appare condizione essenziale perché l'even­tuale volontà politica di promuovere la prevenzione non trovi il suo reale ostacolo nelle culture settoriali dei vari operatori delle strutture sociali, culturali, sanitarie.

Con queste premesse che, a nostro avviso, costituisco­no una integrazione dei due principali orientamenti in ma­teria di predicibilità del comportamento antisociale, e di cui la tossicodipendenza è una delle forme espressive più attuali, abbiamo predisposto la metodologia del nostro la­voro di ricerca nel Distretto Scolastico di Cerignola.

I metodi che abbiamo considerato ed utilizzato come tracce del nostro lavoro sono stati il metodo longitudinale e quello comparativo.

Ciascuno di essi presentava alcuni vantaggi ed alcuni limiti per cui abbiamo provveduto ad una loro integrazione e modifica.

Il metodo longitudinale consiste nell'osservare, per un lungo periodo di tempo, un gran numero di soggetti (in nu­meri assoluti o in un campione significativo della popola­zione studiata), verificando nel corso dell'osservazione quanti di essi si mantengono nella norma e quanti di essi assumono comportamenti devianti.

I limiti di questo metodo consistono nel lungo periodo di tempo necessario (quale istituzione nel nostro Paese è in grado di finanziare progetti di lunga durata che superino le crisi, le instabilità delle varie Amministrazioni locali?), nel gran numero di soggetti da osservare (molti nel tempo ven­gono persi di vista perché ad esempio abbandonano la scuola), nella necessità di sorvegliare un gran numero di va­riabili non solo singolarmente, ma anche nella loro integra­zione (ad esempio si saldano fattori come uso delle sostanze psicoattive e disagio familiare, nelle relazioni amicali ?).

Il metodo comparativo consiste invece nell'analizzare un'ampia serie di variabili in un gruppo di soggetti che pre­senta problematiche di uso di sostanze psicoattive e in un gruppo di soggetti che non presenta tali problematiche, cercando di dedurne gli elementi differenziali presenti nel

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primo gruppo, i quali vengono pOI indIVIduatI come « fatto­ri di rischio ».

I limiti di questo secondo orientamento consistono nel fatto che, osservando chi già fa uso di sùstanze psicoative con lo scopo di identificare i fattori che lo hanno portato a ciò e che, se riscontrati in un soggetto che ancora non ne fa uso, dovrebbero autorizzare una prognosi pessimistica cir­ca il suo comportamento futuro, si incorre nel pericolo di incasellare, come soggetti patologici, soggetti che invece potranno mostrare una diversa evoluzione. Questi limiti non sono invece presenti nel metodo·longitudinale.

Inoltre nel nostro caso, prescindendo la ricerca dalla considerazione dei fattori individuali di personalità, l'uti­lizzazione esclusiva di tale metodo ci appare ancora più ri­schiosa. Abbiamo lavorato quindi alla integrazione dei due metodi secondo le opportunità concrete che ci parevano praticabili nella nostra ricerca.

Il nostro studio si è dunque basato sull'osservazione di un ampio numero di studenti, scelti a campione sulla popo­lazione sc()lastica del Distretto di Cerignola, per un periodo limitato di tempo, verificando in esso quali erano le condi­zioni generali di vita e di relazione della popolazione scola­stica, quanti soggetti manifestavano uso di sostanze psi­coattive e di quali di esse in particolare.

Fin qui il metodo longitudinale. Dopo invece il metodo comparativo.

Individuati i gruppi a rischio rispetto all'uso di sostan­ze psicoattive, abbiamo riesaminato tutte le variabili relati­ve alle condizioni gen~rali di vita e di relazione della popo­lazione scolastica e le loro incidenze, comparandole tra i gruppi a rischio e i gruppi non a rischio.

Abbiamo costruito questa mappa differenziata per ter­ritorio (i sei Comuni del Distretto Scolastico), per sesso e per livello di scolarità (media inferiore e superiore), finaliz­zando la nostra ricerca ad un suo fattivo uso concreto.

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2 . L'ADOLESCENZA E LE DROGHE

Secondo il modello teorico psicanalitico la crisi adole­scenziale rappresenta un momento psicologico fondamen­tale nella vita della persona. Essa si colloca dopo l'infanzia, e senza di essa l'Io non si arricchirebbe di nuovi oggetti d'amore dopo aver vissuto quelli tipici dell 'infanzia.

In particolare, mentre il fanciullo presenta una strut­tura mentale rivolta all'esplorazione del mondo esteriore e nega la conflittualità poiché ancora non ascolta la vita inte­riore, vivendo così soprattutto il presente-concreto, l'adole­scente avverte il primato della vita interiore e fa i conti col passato, col presente e col futuro, vivendo oltre il presente­concreto le categorie del possibile.

Inoltre il fanciullo vive gli adulti come fonte di sicurez­za e di appoggio (i genitori sono onniscienti ed onnipotenti), mentre l'adolescente scopre che gli adulti non sono e non possono tutto e ne rimane deluso.

Gli adulti sono visti come i detentori del potere ed i coetanei sono il regno dei « sudditi».

Di qui la ricerca di relazioni nuove e l'impulso ad allon­tanarsi dagli antichi oggetti d'amore.

In definitiva l'adolescenza è l'età della messa in crisi delle certezze:

- certezza della onniscienza ed onnipotenza dei genitori;

- certezza sulla univocità della realtà esterna;

- certezza sulla semplificazione della vita interiore;

- certezza dello schema di riferimento esterno come gui-da stabile e sicura.

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La realtà esterna è deludente, quella interna ango· sciante. Questo vissuto delle due realtà spingono l'Io ad una condizione depressiva e quindi ad ansia e conflitti che richiedono la adozione di particolari difese (l'ascetismo, l'intellettualizzazione, il narcisismo, la scissione, ecc.).

Tutto questo è fisiologico nella vita di ciascuno. In questa crisi un elemento di grande importanza è co­

stituito dàl gruppo degli adolescenti coetanei. Il punto di snodo, di incontro tra la «normalità» della

crisi adolescenziale e la «particolarità» dell'uso di droghe è dato dal momento in cui l'adolescente si stacca dagli anti­chi oggetti d'amore (le immagini genitoriali interioiizzate) ed ha necessità di trovare nell'ambiente esterno degli inve­stimenti affettivi per alimentare la sua autostima o il suo narcisismo (difesa contro la condizione depressiva).

Ciò è particolarmente difficile in quanto l'adolescente, inconsciamente, teme i nuovi oggetti extrafamiliari, anche se li desidera; contemporaneamente ci si vuole liberare, ma si vogliono anche conservare le figure parentali.

Qui può inserirsi l'uso di droga. Più volte in passato essa è stata interpretata come so­

stanza «liberatrice» da queste fantasie ambivalenti nei confronti delle figure familiari ed extrafamiliari.

Noi siamo più orientati a ritenere che essa, col suo si­gnificato sedativo (gli oppiacei sono fortissimi sedativi dal punto di vista farmacologico), produca piuttosto una sop­pressione, un'assenza forzata di tali fantasie.

La soluzione della condizione depressiva adolescenzia­le, del conflitto e dell'ansia che ne nasce, attraverso l'uso di droga, blocca il processo di crescita dell'individuo e condu­ce l'individuo stesso ad una regressione e modalità di vissu­to non compatibili con l'età biologica e caratteristiche della prima infanzia (infatti, una straordinaria analogia simboli­ca è presente nella totale dipendenza dalla droga del tossi­codipendente, così come nella totale dipendenza genitoria­le propria della prima infanzia).

La droga in tale ipotesi ha dunque il significato di:

relazione sostitutiva (sia di quelle familiari che si desidera

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lasciare, sia di quelle extrafamiliari che sì desidera ricerca­re; ambedue queste relazioni sono vissute, dall'adolescen­te, con forte carica di ansia e conflittuale, e la crescita è proprio nella concreta fatica del superamento delle ansie e dei conflitti determinati da tale condizione);

con carattere di blocco della crescita in senso regressivo (ri­torno ad un'età senza conflitti);

con tratti di onnipotenza contraddittori con quanto sta av­venendo nella persona.

La particolare condizione dell'adolescente va ad incar­narsi nella quotidianità dell'ambiente socio-culturale. È qui che potrà o meno trovare relazioni in grado di favorir­gli l'avvicinamento alle droghe.

Ciò avviene in una condizione dinamica di scelta tra lo sviluppo e la ricerca di sè ed il blocco di sè con l'artificiosa sedazione dei conflitti tipici dell'età.

In questa concorrenza tra l'apparentemente facile (la sedazione dell'ansia, della sofferenza, il piacere come fatto immediato ed estemporaneo) e l'apparentemente difficile (la tolleranza dell'ansia, della sofferenza, l'interiorizzazio­ne e razionalizzazione del conflitto come condizione reale, per un godimento come conquista a carattere duraturo) si deve giocare la scommessa preventiva. Il terreno principale d'incontro e di scontro tra queste modalidt antitetiche di essere è nella qualità delle relazioni educative.

Siamo andati a conoscere condizioni individuali, fami­liari, scolastiche, di socializzazione e di uso farmacologico, perché soltanto attraverso un adeguamento di tali momenti al ruolo educativo nuovo ed omogeneo che è loro richiesto, sarà possibile praticare reali interventi preventivi del disa­gio giovanile e dell'uso di droga.

È questa la condizione adolescenziale nel suo comples­so, ma, come abbiamo sostenuto prima di questa digressio­ne sulle caratteristiche generali dell'adolescenza, esistono situazioni ed aree territoriali in cui queste problematiche divengono assai più pesanti ed interferiscono con fattori di disagio e rischio che vanno ben oltre la labilità della condi­zione adolescenziale.

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3 . LA NOSTRA RICERCA E LA SUA METODOLOGIA

Se l'ipotesi di partenza è dunque che la droga, cosÌ co­me ogni sostanza psicoattiva, svolga un ruolo di relazione sostitutiva, regressiva e totalizzante nella vicenda adole­scenziale, è evidente l'impossibilità di tranciare con un ta­glio netto le condizioni di « normalità» rispetto a quelle di « devianza ».

Dunque occorre individuare'delle condizioni e degli in­dicatori di « vicinanza» o di avvicinamento all'uso di dro­ghe, quali condizioni dinamiche ai limiti della norma o in qualche modo già devianti.

Abbiamo perciò prima esaminato i dati generali raccol­ti nell'indagine e poi i dati analitici, ricercando in essi quali modificazioni rispetto ai valori medi si producevano laddo­ve erano presenti indicatori di generico disagio giovanile e laddove invece già si manifestavano modalità comporta­mentali di uso di sostanze psicoattive sia legali che illegali (indicatori di tossicofilia).

Lo strumento utilizzato per giungere a queste cono­scenze è stato costituito da un questionario (tavv. 1/5).

Esso era articolato in 5 paragrafi riguardanti: informa­zioni generali, notizie sulla famiglia, scuola, socializzazio­ne, farmaci e droghe.

Le domande, poste in linguaggio elementare, lasciava­no soltanto un piccolo spazio (4 domande specifiche su 35) alla questione droga, in maniera che ad essa fosse riservato lo spazio adeguato, ma non sovradimensionato, come spes­so accade quando ci si occupa del problema.

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Maggior spazio e risalto invece avevano le domande fi­nalizzate alla conoscenza della qualità e quantità di relazio­ni presenti nella vita di ciascuno degli studenti cui è stato proposto il questionario, secondo l'ipotesi originaria che l'uso di droga o sostanze psicoattive in adolescenza abbia il significato di relazione sostitutiva e bloccante le altre rela­zioni normali per l'età e favorenti la crescita dell'individuo.

Alla elaborazione dello strumento « questionario l) si è giunti dopo aver costituito il gruppo di coordinamento che avrebbe guidato le varie fasi del progetto.

Esso era costituito da insegnanti, genitori ed alunni del Consiglio distrettuale, dal Presidente del Distretto stesso, dagli operatori del CRSEC Distrettuale di Cerignola che hanno costituito la preziosa cerniera operativa tra inse­gnanti e scuola, dagli operatori del CMAS.

La proiezione territoriale di questo gruppo di coordi­namento che ha consentito la realizzazione della ricerca era poi costituita da uno o più referenti per ciascun Istituto scolastico.

L'avvio della fase di ricerca è stato preceduto da una serie di incontri svolti nel gruppo di coordinamento e nel gruppo di lavoro, in maniera che la stessa distribuzione del questionario agli studenti ed i problemi conseguentemente sorti fossero resi omogenei in tutte le scuole del territorio interessato.

La ricerca da questo punto di vista è stata rivolta alla sola popolazione studentesca delle scuole medie inferiori e superiori del Distretto Scolastico di Cerignola, costituita da circa ottomila studenti. Si è proceduto ad un campiona­mento casuale stratificato per sesso, territorio e tipo di scuola, che ci ha permesso di lavorare con credibilità scien­tifica attorno ad un campione rappresentativo della popo­lazione scolastica presa in osservazione.

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INDAGINE STATISTiCA NELLE SCUOLE MEDIE DEL DISTRETTO SCOLASTICO DI

CERIGNOLA

QUESTIONARIO

A cura del DISTRETTO SCOLASTICO N. 32 e dei CENTRI REGIONALI SERVIZI EDUCATIVI e CULTURALI

In collaborazione con:

C.M.A.S. - Foggia Istituto Tecnico Industriale Statale 'A. Righi'· Cerignola

Con il patrocinio della Regione Puglia - Assessorato Pubblica Istruzione

Tav.l

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INDAGINE STATISTICA

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DI RE:3 IDnCA ........................................... 1 __ 11 I III

1.4 SCOLARITW' ----.-------'" SCUOLA ~1EDIA INFERIORE ___ [l1 1 El ili LICEO CLA:~:3 ICO [lI 2 RI '" LICEO SCl EtniFICO Cll3 El ili I.T.I. ~,. [lI 4 I * I. T. C. Cll5 I '" l. T. PER C.EOt1ETRI [li 6 11 '" I.T.AGRARIO [li 7 ~ '" I:;;TITUTO MAGI~;TRALE CJI8 I • ',:CI)OLA t'1AGI :,:TRALE [lI 9 I '" I.ICEO L HWUI :"TICO ______ CJI A 01 • JSTITUTO D' ARTE [li B W

I •. b I l TUTi) F'F:OFE~8IONALE ____ CJI C El I ___ . __________ .. . __ . _ _ ._ .. _ ..... _________ . ____ ---1 ---SI I ___ . ____ . _______ ... ______ .____ I TI

I~NOTIZIE SULLA FAMIGLIA I ~ I ----.---------.----.- ---.----- - I I 12.1 PADIi:E ',!l'.,.'ENTE 0'- .-.• - - .. ------- .- -------.-------.-'" SI __ [ll l SI I * ~IO __ []I 2 PI I I AI I "'F'ROFE ~;::·IONE . .......................... I _ _ ZI I I 11 I . '" r:.Cll>lF'J'Tt't --.-.------* UNI VER:,; ITA' __ ClI 1 01 I * 11EDI"t SUP. __ [lI2 I

'" r1EDIA INF. __ r.ll 3 1 * ELEr1EtHARE __ []1 4 RI Ili ANALFABETA __ [ li :I Il

I SI 2.2 MADRE IIIVENTE ,---.• -- - - ---- .-----.- -----------* 8I __ ClI1 El

!II HO __ ClI 2 RI I VI

"'PROFESSIot.E. .......................... 1 __ AI I TI

*SCOLARITA'---------* UNIVERSITA ' __ DI 1 01 * t'1EDIA SUP. __ [ll 2 I * t1EDIA INF. __ [ll 3 I Ili ELEMENTARE __ [ li 4 I * At~ALFABETA __ [ li :I I

R.B.S. I I

ELABORAZIONE DATI A CURA

I _ T _ X _ S _ .. A _ R X OH X" CER X ONOLA

Tav.2

24

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2.3

2.4

2.S

2.6

2.7

I ~jl

NUMERO DELLE PERSONE CHE VIVONO IN FAMIGLIA ____ •••• � _ _ 01 I ~jl

I GENITORI VIVONO INSIEME 7------------------* SI __ ( li l I * NO __ (] I 2 SI I CI

TU 'VIVI CON LORO ':.---------------------------* :,:I __ (]I l RI * NO __ [l12 Il I VI

IL RAPPORTO TRA I GENITORI E' :* DI PIENO ACCORDO __ [)I l El * API'10IHCO (11 2 RI * LITIGIOSO [)13 El * Cor'IPLETO l'ISACCORDO_[)I 4 I

I I PARLI DE! TUOI PROBLEm CON I GENITORI ?-----* SI __ []I 1 Il * NO __ [)I 2 Hl

------------------------------------~I~ I 01 3-SCUOLA I UI

3.1

3.2

3.3

3.4

3.S

3.6

3.7

R.B.S.

I El SEI SODDISFATTO DEL TIPO DI SCUOLA CHE FRE')'UENTI ? I SI

li! MOLTO (li 1 TI * ABBASTANZA ____ []I 2 01 li! POCO (11 3 I * AFFATTO (11 4 I

I SI QUAL E' IL TUO RENI'IMENTO A SCLIOLA ? I PI * OTTIMO ____ []ll AI * BUONO (li 2 ~ * CATTIVO [lI 3 Il * PESSIMi:. (11 4 01

I I COME SONO I TUOI RAPPORTI CON GLI INSEGNANTI ? I I * OTTIm [li l RI * BliONI [112 Il * CATTIVI [lI 3 SI

li! PESSIMI ______ [ll 4 El I RI

HAI MAI RIPETUTO ?---------------------------* SI __ []I 1 VI * NCt __ [ li 2 AI I TI

HAI MAI CAMBIATO TIPO DI SCLIOLA ?------------* SI __ [ li l 01 li! NO __ [ll 2 I

I I HAI MAI INTERROTTO LA SCUC'LA ?---------------* SI __ ( li l CI * HO __ []I 2 01

I DI COME SONO I TUOI RAPPORTI CON l COMPAC;tH D l SCLIOLA? I Il * OTTIMI ____ [lll FI

!II BUONI [lI 2 Il * CATTIVI [11 3 CI li! PESSIMI (11 4 AI

I I

ELABORAZIONE DATI A CURA

I.T.I.S. "A.RIGHX"-CERXGNOLA

Tav.3

25

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I NI 4-S0C I AL I ZZAZ IONE I 01

I NI 4.1 HAI AMICI--------------------------iII MOLTI [li l I

li! ABBASTANZA ___ [l12 I li! POCHI [lI 3 SI III NESSUNO [li 4 a

I RI 4.2 COME SONO l TUOI RAPPORTI CON GLI AMICI? I II * OTTIMI [li l VI

li! BUotH [lI 2 El * CATTIVI [li 3 ~ li! PESSIMI [li 4 El

I I 4.3 HAI UN LEGAME AFFETTIVO CON UN'ALTRA PERSONA? * SI_[ll l I * NO_[]12 II

I NI 4.4 COME LO RITIENI "7------------------* OTTIMO [li l I

li! BUONO [li 2 rn * CATTIVO [li 3 UI * PESSIMO [li 4 El I SI

4.5 C0I1E TRASCORRI PREVALENTEMENTE IL TEMPO LIBERO? I TI li! POLITICA [li l 01 II! TELEVISIONE [l12 I li! TEATRO [li 3 I li! Clt~Et1A [l14 SI II! MUSICA [li 5 ~ * LETTURA [li 6 ~ li! ATTI"/ITA ' SPORTIVE __ [ li 7 21 li! GIOCHI VARI [li 8 Il li! NESSUNA ATTIVITA'_. __ []I 9 01 li! ALmo [li A I

I I 4.6 QUALI LUOGHI FREQUEt~TI PREVALEtHEl'lEIHE ? I RI

lI!PARI<:OCCHIA [li 1 II lI!SEDI DI PARTITO [li 2 SI *SEDI SINDACALI [li 3 8 *DOF'OLAvor;:o __ . [ li 4 RI *CIF~COL.I CULTURALl ___ []I 5 VI t.CENTRI SPORTIVI []I 6 AI 'DISCOTECA_ [li 7 TI *BAR [li 8 et

I *',:ALE DA G 10(:0 [li 9 I I * :,:TF:RDE/ PIAZZE []I A CI I *UISA [li B 01 I 1;.FlLTRI [li C DI I '~I[:,::OUI'KI___ [li D II I I FI I 4.7 CIO ' TI SOIIDISFA ?------------- ""'10L TO [li 1 II I *14F:BtiSTANZA [li 2 CI I *POCO [li 3 AI I "'AFFATTO [li 4 I I R.B.S. I I

ELABORRZ l OHE DATI R CURA

I_T.1.:=;. •• A. R I GH l'' -CER I GHOLA

Tav_4

26

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~FARMACX E DROGHE I I I

1/1 01 NI

S.l

S.2

5.3

5.4 / I I I 15.5 I I I 5.6

5.7

5.8

I I I I I 15.10 I I I I R ••• S.

FAI USO FREQUENTE DI FARMACI;·------------~--* SI __ [ll 1 " NO __ [J1 2

I SE SI ' '~UALI ?-------------* AIHIIII)LORIFICI (li 1

li! TRANQUILLANTI [li 2 li! ECCITANTI ___ t li ~: * ALTRI __________ ( li 4

I QUANTE SIGARETTE FUMI AL GIORNO -) l!! NESSUNA [11 1

l!! 11Et40 DI 113 ____ [ li 2 li- DA 113 A 20 ____ [ li 3 l!! DA 213 A 413 _______ [ li 4 li- COL TF.:E 40 _______ ___ [ li 5

I CONSUMI VWO E/O BIRRA ?----------!!­

* * l!!

110LTO _____ (]ll ABBASTAI4ZA ___ _ l li 2 POCCO _______ ___ [ li ;: NIEtHE __ __ ___ _____ _ [ li 4

I CONSUMI LIQUORI ?---------------- - --lI- 110LTO _ __ _____ (]1 l

li! AF.:I:ASTANZA _____ [ li 2 l!! POCO _____ [ li :3 * tHENTE _ ____ __________ [ li .;

QUANTE VOLTE AL GIORNO CONSUm U1FFE -- ? I * I1A'--_ ________ _________ ________ [ li l * 1-2 '· ... OLTL _ _______ ___ l li 2 " 3-4 VOL TE _______ __ [ li 3 li- OLTRE 4 - VOL TL _ __ [ li 4

CHE cOtlOSCE~/ZA HA I DEL PROE:LE"IA DF:OOA -, I li! t4ES~:Ut4A ________________ ____________ [ l i l l!! PER AVERt4E SEt4TITO PA~:Lf1RE ___________ ____________ [ li 2 li! PER C0t40SCEI4ZA DI PERSOt4E CHE t-lE FAtu'/O U:::O ___ []I 3 li! PER USO DIRETTO [11 .;

SE NE HAI FATTO USO, A C!UALE ETA'" HAI A'· ... UTO I LA PR!foIA ESPERIEt-/ZA ?---------- ---------------* Atft-/! •• ,.1 _

I SECOt4!") TLPEF: QUALE "101lVO SI ltIIZIA" I

li! PROBLEtlI DI Cf1F:f1TTERE _ _____ ____ _______ [ JI l 1/1 PROBLEMI FAMI LI AR 1 _ __________ __ [ li 2 li! COLPA DELLE AMICI ZIE [li 3 1/1 CURIOSITA'" ,RICERCA DI t-/UOVE :3Et-/SAZlOtH_[ll 3 * EVADERE UHA REALTA'"DELUDEtHE _____ -[ li 5 1/1 I1ANCAt·/ZA DI ltHEF:ESS I E DI _II'EALI ___ [JI 6 * NOIA , OZIO__ [11 7 1/1 DIFFICOLTA ' DI TF:OVARE LAVORO [lI 8 1/1 PROTESTA NEI COt-/FROt4TI DELLA SOCIETA ' _[ li 9 1/1 ALTRO [li A

SE HAI AMICI CHE FANNO IJSO DI DROGHE _. , COSA PROVI PER LORO ?---------* AMMIRAZIONE [lI 1 * COMPREt4SIOt4E [11 2

1/1 INCOMPREt4SI0t4E ___ [113 li! DI SPREZZO [li 4

ELABORAZIONE DATI A CURA

I.T.I.S. "A.RXOHX"-CERXONOLA

I I

SI CI RI Il VI El RI El

I I

II t-II

I I

01 UI El ::;1 TI 01

I I

::;1 PI AI 21 Il 01

I I I

RI _ II

SI El RI \,il AI TI 01

I I

CI 01 DI Il FI Il CI AI

Tav. 5

27

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3.1 - RELAZIONE TECNICA (prot. Sandro Rossi Brunori)

L'elaboratore utilizzato per l'indagine statistica nelle Scuole Medie del Distretto di Cerignola è il «Commodore 64» al quale sono stati collegati un « Drive 1541 », una stam­pante «MPS803 », un «Plotter 1520 », sempre della« Com­modore».

Unica periferica non « Commodo re » è stato un televiso­re «Thomson» utilizzato come monitor.

I questionari sono stati ottenuti utilizzando il program­ma (word processor) Easy Script; l'archivio dati, la ricerca di particolari correlazioni, la stampa degli elaborati sono il risultato di programmi applicativi creati appositamente in ambiente Superbase che attualmente è il più potente data­base relazionale esistente per il «Commodore 64 ».

Gli istogrammi effettuati in parte con il « Plotter» ed in parte con la stampante sono il risultato di programmi, all'uopo realizzati, sia in Basic che in Simon's Basic.

In totale sono stati realizzati circa una quindicina di programmi per effettuare tutte le operazioni necessarie (immissione dati, verifica, visualizzazione, ricerca, elabora­zione, stampa risultati, stampa istogrammi) senza contare le prove iniziali prima di stabilire il metodo più adeguato relativamente alla macchina che si doveva utilizzare.

Considerate le varie richieste ed i risultati che si vole­vano raggiungere, il lavoro di elaborazione dati ha avuto le seguenti fasi:

l) creazione archivio dati;

2) immissione dati;

3) creazione programmi per elaborazione dati;

4) creazione programmi per stampa risultati;

5) creazione programmi per stampa istogrammi sul «PIot­ter» e su stampante.

Nella prima fase, tenuto conto della struttura dei dati e delle richieste, si è creato un archivio in ambiente Super­base.

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L'archivio (in termini informatici detto anche File) è co­stituito da 694 schede (records) pari al numero degli alunni che costituisce il campione (10%), scelto a caso, da esami­nare.

In ogni scheda sono state inserite tutte le risposte di ogni alunno per un totale di 39 risposte.

Ogni risposta che rappresenta la singola informazione o dato da elaborare è stata immessa in un « campo».

Si sono aggiunte anche altre informazioni necessarie all'elaborazione per un totale di 42 « campi» per ogni re­cord.

Nella seconda fase si è realizzato un programma per l'immissione delle singole risposte al questionario.

Lo scopo di questo programma è stato solo quello di evitare errori dovuti a distrazione o ad errata digitazione delle singole risposte.

La terza fase è consistita nel creare i vari programmi di ricerca ed elaborazione delle singole informazioni.

Questa è stata la fase più lunga e laboriosa, in quanto si sono dovute trovare particolari successioni di operazioni (algoritmi) per poter ottenere e calcolare i risultati voluti.

La quarta e quinta fase, molto simili alla precedente, hanno avuto lo scopo di trovare, in base ai risultati ottenu­ti, · quella particolare successione di operazioni (algoritmi) per stampare i risultati e stampare i relativi istogrammi sia su « Plotter» che su stampante.

La fase fondamentale è certamente la terza e su questa deve essere focalizzata l'attenzione.

Per la ricerca e l'elaborazione dei dati sono state create delle strutture ad albero: sono cioè state create delle liste, per le scuole medie inferiori, una per tutte le scuole medie superiori, una per ogni scuola media superiore ed una per ogni Comune del Distretto.

Per ognuna di queste liste si sono suddivise le risposte maschili da quelle femminili a seconda del tipo di risposta.

Ad esempio, il conteggio di una particolare risposta maschile delle scuole medie superiori è stato effettuato sempre nella stessa locazione di memoria dell'elaboratore,

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in pratica come se in una ben precisa scatola si depositasse­ro sempre oggetti dello stesso tipo prelevati sempre da un insieme di elementi omogenei.

Effettuare il conteggio delle singole risposte e calcolar­ne poi le relative percentuali è estremamente semplice in quanto si tratta di semplici operazioni matematiche.

I risultati ottenuti dalla prima : tesura del programma differiscono, anche se molto lievemt::ilte, da quelli ottenuti col programma definitivo in quanto, inizialmente, non si era tenuto conto di alcune limitazioni dell'elaboratore uti­lizzato e di alcuni passaggi logici che nella realizzazione pratica del programma non erano stati ben realizzati.

Infatti operare per una tale indagine con il « Commodo­re 64» è stata una impresa ardua, non tanto per le difficoltà che l'indagine presentava, quanto soprattutto per la memo­ria piuttosto limitata del C64.

Dei circa 39Kb di memoria disponibile il programma Superbase ne lascia liberi solo 4Kb e per effettuare tutte le ricerche necessarie sono stati realizzati otto programmi, che automaticamente, una volta dato il via al primo, prose­guivano nell'elaborazione e stampa dei tabulati.

I valori ottenuti sono da considerarsi validi con una tolleranza dello 0,5%.

Un ringraziamento al Preside dell'I.T.I.S. «A. Righi» di Cerignola, prof. Musto Rocco, ed agli alunni della 2a B del 1985 che mi hanno aiutato nell'operazione di immissione dati.

30

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3.2 - IDATI

a) Informazioni generali (item l)

Le schede restituite al gruppo di coordinamento erano 694, pari al 9,5% del totale degli studenti del Distretto sco­lastico n. 32.

In particolare i dati generali sono i seguenti: gli studen­ti del Distretto n. 32 erano 7271 secondo i dati '85, l'anno in cui è stata compiuta l'indagine. Di essi 2641 frequentavano le scuole medie superiori e 4630 le medie inferiori. - Il campione prelevato era di 423 soggetti nelle scuole

medie inferiori, pari al 9,1 % degli studenti delle medie inferiori, e di 271 soggetti delle scuole medie superiori, pari al 10,2% degli studenti delle medie superiori.

- I maschi rappresentavano il 51 ,8% e le femmine il 47% del totale degli studenti intervistati.

- Il 73% degli studenti intervistati risiedeva a Cerignola, il 13,9% ad Ortanova, il 3,9% a Stornara, il 3,7% a Stor­narella, il 3,4% a Carapelle, 1'1,4% ad Ordona.

b) Notizie sulla famiglia (item 2)

Si tratta di dati prevalentemente anagrafici c.omunque importanti per la definizione dell'« identikit» delle famiglie degli studenti interessati e della qualità percepita delle re­lazioni intergenitoriali e genitori/figli.

Essi sono cosÌ costituiti: a) i genitori sono viventi nella stragrande maggioranza dei

casi. b) Il padre, nelle scuole medie inferiori, è prevalentemente

operaio, ma non mancano impiegati e professionisti. Questi ultimi tendono ad aumentare nelle scuole medie superiori, dove, invece, diminuiscono gli operai. Altret­tanto vale per le madri.

c) La cultura media prevalente del genitore è di tipo ele-

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mentare (oltre il 50% nelle medie inferiori ed il 36% nel­le scuole medie superiori). Tra gli studenti delle scuole medie superiori diminuiscono i genitori con cultura ele­mentare ed aumentano quelli con cultura media inferio­re, superiore ed universitaria.

d) I genitori vivono per lo più insieme e soltanto una picco­la percentuale di essi vivono separati (2%) ed i figli vivo­no con loro, tranne che nell'1,5% dei casi. Il numero medio dei familiari è di 5 persone.

e) La qualità dei rapporti tra i genitori appare in generale buona. Una fascia del 5% nelle medie inferiori e del-1'8% nelle medie superiori vive una condizione difficile del rapporto intergenitoriale.

f) Il problema più rilevante è la forte difficoltà di comuni­cazione tra genitori e figli . I figli che non parlano dei pro­pri problemi con i genitori sono il 25% nelle medie infe­riori ed il 36% nelle medie superiori. La difficoltà preva­le nei maschi.

Nel complesso gli indicatori di disagio che abbiamo considerato nello studio delle condizioni di vita familiare sono quelli vissuti dalla fascia di studenti che dichiarano rapporti difficili tra i genitori e nella comunicazione con essi.

c) Scuola (item 3)

Le domande inserite nel questionario distribuito agli studenti erano finalizzate a cogliere il grado di adattamen­to ed integrazione nell'ambito scolastico del soggetto inter­vistato, oltre che a conoscere dati sulla qualità delle rela­zioni strutturate nella scuola stessa con docenti e coetanei.

Una variabile da considerare comunque influente è l'imbarazzo dello studente che, compilando il questionario, sa che lo raccoglierà il proprio insegnante, pur essendosi quest'ultimo impegnato all'anonimato del questionario; questa considerazione, valida per tutti gli items del questio­nario, pare di maggiore influenza nelle risposte della se zio-

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ne del questionario che riguarda la scuola, sede di svolgi­mento dell'indagine.

I dati di maggior rilevanza emersi in questa sezione so­no i seguenti: a) una fascia significativa di studenti è insoddisfatta della

scuola che frequenta (15%) e questo dato ha un anda­mento parallelo a quello del cattivo rendimento (14-17% circa).

b) I rapporti con i docenti sono avvertiti come cattivi o pes­simi da una fascia pari al 4-5% degli studenti intervista­ti.

c) Il 17% circa degli studenti intervistati nelle medie infe­riori ed il 22% nelle medie superiori hanno ripetuto l'an­no scolastico, una fascia paJTi aI9-12% ha cambiato scuo­la, il 2-4% ha interrotto la scuola stessa.

d) I rapporti con i compagni sono percepiti come cattivi o pessimi dal 6% degli studenti di media inferiore e dal 3% degli studenti di media superiore.

Complessivamente sembra confermato il dato, che ri­scontriamo in altre sezioni dell'indagine, relativo all'ab­bandono scolastico, una volta terminata la scuola dell'ob­bligo, da parte di quegli studenti che più di altri vivono con­dizioni di rischio familiare, ambientale, educativo e cultu­rale, rispetto all'uso di sostanze psicoattive e che più rivela­no tali condizioni di disagio negli items dell'intervista. In­fatti, qui come in altre sezioni, gli indicatori di disagio paio­no più presenti tra gli studenti delle medie inferiori che tra quelli delle medie superiori e con questo dato appare con­cordante il minor numero di studenti presenti nelle medie superiori rispetto alla scuola dell'obbligo.

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2.6 - Il rapporto tra i genitori è:

di pieno accordo

armonico

litigioso

completo disaccordo

... non risponde

2.7 - Parli dei tuoi problemi con i genitori?

no

... non risponde

C=:J scuole medie inferiori

scuole medie superiori

34

74%

18%

4%

1%

2%

70%

25%

4%

Tav. 6

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3.1 - Sei soddisfatto del tipo di scuola che frequenti?

moho

abbastanza

poco

affatto

3.2 - Qual è il tuo rendimento a scuola?

ottimo

buono

cattivo

pessimo

... non risponde

[:=J scuole medie inferio r i

II1II scuole medie superiori

37%

46%

12%

3%

11%

71%

11%

3%

3%

Tav.7

35

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3.3 - Come sono i tuoi rapporti con gli insegnanti?

ottimi 32%

buoni 62%

cattivi 4%

pessimi 1%

3.7 - Come sono i tuoi rapporti con i compagni di scuola?

ottimi

buoni

cattivi

pessimi

... non risponde

CJ scuole medie inferiori

.. scuole medie superiori

36

40%

53%

3%

3%

1%

Tav. 8

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d) Socializzazione (item 4)

Gli items qui presenti analizzano quantità e qualità del­le relazioni tipiche dell'adolescenza (coetanei del gruppo dei pari, coetanei del sesso opposto), modalità e luoghi di utilizzazione del tempo libero e grado di soddisfazione rea­lizzato in queste modalità di socializzazione.

In particolare: a) non sembrano essere presenti grandi difficoltà nella so­

cializzazione con i coetanei. Soltanto una fascia ristretta dei giovani (nelle medie inferiori 7%, nelle medie supe­riori 10%) lamenta le poche o assenti amicizie.

b) Altrettanto vale per la qualità di questi rapporti che sol­tanto in una fascia estremamente limitata di casi vengo­no avvertiti come cattivi o pessimi (3% nelle medie infe­riori, Il % nelle medie superiori).

c) Gli affetti per coetanei dell'altro sesso sono presenti per oltre due terzi tra gli studenti delle medie inferiori e nel 50% degli studenti medi superiori. Una loro cattiva qua­lità è presente marginalmente (5% nelle medie inferiori, 3% nelle medie superiori). Il grado complessivo delle relazioni adolescenziali ami­cali ed affettive appare soddisfacente anche se l'interes­se per queste relazioni decresce nelle fasce che avverto­no disagio relazionale.

d) Le modalità di utilizzazione del tempo libero indicano le seguenti prevalenze:

televisione 32% nelle medie inf. - 29% nelle medie sup. musica 16%» »» 27%» »» sport 23% » » » - 16% » )} »

attività Iudica 15% )} )} » 5% )} » )}

lettura 5% » » )} 5% » )} »

Sport, tv ed attività Iudica hanno un andamento opposto alla musica, attività che si incrementa tra gli studenti delle scuole medie superiori. La politica non pare che uri interesse marginale, lontano dai giovani studenti (solo l'l % se ne interessa) e cosÌ inte-

37

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ressi molto limitati paiono riscuotere le attività destina­te tradizionalmente allo sviluppo del senso critico del­l'individuo (lettura, teatro, ecc.). L'immagine (televisiva) ed il suono (musicale) paiono i principali «padroni» del tempo libero giovanile e gli strumenti più idonei di comunicazione col mondo giova­nile stesso. Anche lo sport si rivela comunque un canale molto im­portante di socializzazione, utilizzo del tempo libero e comunicazione.

e) I luoghi della socializzazione adolescenziale sono i se­guenti: la permanenza in casa è limitata all8% nelle medie infe­riori ed al 13% nelle medie superiori; la permanenza in strutture che possiamo definire educa­tive ed integrative della famiglia (parrocchia, partiti, sin­dacati), nel senso di essere strutture di trasmissione di valori «positivamente educativi », è limitata al 25% degli studenti di media inferiore ed al 21 % nelle medie supe­riori. La parrocchia, molto più di partiti, sindacati, circoli cul­turali si rivela ancora oggi luogo di aggregazione giova­nile. Complessivamente, le strutture educative integrative e le case accolgono gli studenti intervistati nel loro tempo libero per il 43% nelle scuole medie inferiori e per il 34% nelle scuole medie superiori. Dunque solo un terzo della popolazione giovanile si ag­grega in queste strutture.

f) Abbiamo poi considerato altre sedi «strutturate» dove i giovani trascorrono momenti, che dal punto di vista del­la finalità possono essere definite « di intrattenimento o di attività ludiche» senza che in esse sia presente il fine educativo (dopolavoro, circoli sportivi e non, discoteca, bar).

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1142% degli studenti delle medie inferiori ed il31 % degli studenti delle medie superiori vi trascorrono il tempo li­bero.

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g) Infine, abbiamo considerato come sedi « non struttura­te)} di incontro e di intrattenimento non finalizzato dal punto di vista educativo strade e piazze. Il 9% degli studenti medi inferiori ed il 26% degli stu­denti medi superiori vi trascorre il suo tempo libero. È così evidente, dai dati raccolti, che l'utilizzo del tempo libero e la socializzazione degli adolescenti avvengono ben poco in famiglia e nelle strutture educative integra­tive, mentre per oltre due terzi della popolazione intervi­stata essi si realizzano nelle strade, nelle scuole, nei cir­coli sportivi, ecc .. A questo mutare dei luoghi di vita non corrisponde spes­so una capacità di queste strutture e del personale che vi opera, adeguata ai bisogni e integrata con quella della fa­miglia. Di qui la necessità, in un'ottica preventiva, di una forma­zione relazionale e pedagogica di chi opera in strutture dove gli adolescenti trascorrono buona parte della loro vita.

h) Nel sesso femminile la permanenza in casa come modali­tà di utilizzo del tempo libero è decisamente superiore all'analogo valore maschile (30% delle femmine contro il 9% dei maschi nelle medie inferiori e 18% delle femmine contro 1'8% dei maschi nelle medie superiori).

i) Rispetto alle modalità e luoghi di socializzazione il sesso femminile presenta il più alto tasso di insoddisfazione (20% delle femmine contro 1'8% dei maschi nelle med\e inferiori; il 27% delle femmine contro il 23% dei maschi nelle medie superiori).

Dunque maschi e femmine vivono la socializzazione ed il tempo libero con diversi gradi di libertà ed il permanere di una cultura « sessista)} contrasta col modello paritario che i mass-media diffondono quotidianamente.

Ciò dovrebbe suggerire interventi culturali e sociali miranti a ridurre questa difficoltà e disparità della socializ­zazione, avvicinando e rendendo meno problematica la co­municazione ed il rapporto tra i due sessi.

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4.2 - Come sono i tuoi rapporti con gli amici?

ottimi

buoni

cattivi

pessimi

... non risponde

4.5 - Come trascorri prevalentemente il tempo libero?

politica

televisione

teatro

cinema

musica

lettura

attività sportive

giochi vari

nessuna attività

altro

... non risponde

IC:J scuole medie inferiori

scuole medie superiori

40

Tav. 9

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4.6 - Quali luoghi frequenti prevalentemente?

parrocchia

sedi di partito

sedi sindacali

dopolavoro

circoli culturali

centri sportivi

discoteca

bar

sale da gioco

strade/piazze

casa

altri

nessuno

... non risponde

~ scuole medie inferiori

c:.=J scuole med ie superiori

25%

0%

0%

2%

1%

19%

7%

3%

10%

9%

18%

3%

1%

0%

Tav. lO

41

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e) Farmaci e droghe (ìtem 5)

I dati riferiti a questo paragrafo costituiscono la finali­tà principale dell'indagine effettuata. Il consumo non tera­peutico di droghe, sostanze voluttuarie e farmaci, come re­lazione sostitutiva delle normali relazioni amicali e familia­ri, è infatti il comportamento sintomatico studiato nella ri­cerca.

a) L'uso di farmaci in modo frequente e difficilmente colle­gabile a reali necessità terapeutiche si è rivelato in dati assoluti preoccupanti nelle scuole medie inferiori. Peraltro esso prevale tra i maschi nelle medie inferiori e tra le femmine nelle medie superiori. I farmaci più usati sono gli antidolorifici (7-9%) che sono lievemente più usati dalle ragazze. Esse, infatti, soprat­tutto nelle medie superiori, avvertono le problematiche legate al ciclo mestruale. Appare meno giustificato invece l'uso così frequente di antidolorifici tra i maschi. I tranquillanti, che vengono in valori percentuali subito dopo, sono utilizzati dal 3 a14% degli studenti prevalen­temente maschi delle medie inferiori e femmine delle medie superiori. I farmaci stimolanti sono utilizzati dall'l % circa degli studenti, prevalentemente maschi. Tutto questo, considerando l'età dei soggetti, pone il pro­blema delle abitudini, della cultura familiare e del rap­porto col medico di famiglia rispetto all'uso di sostanze farmacologiche ed alla loro prescrizione ad adolescenti, senza conoscenza dell'uso che ne verrà fatto.

b) L'uso di sigarette in misura smodata per l'età (da lO a 40) è presente solo marginalmente nelle medie inferiori e nel 5% degli studenti delle medie superiori.

c) L'uso di vino e/o birra in quantità rilevanti è irivece diffu­so in maniera preoccupante (12% tra gli studenti delle medie inferiori e 15% tra gli studenti delle medie supe­riori) e prevale tra i maschi.

d) L'uso di superalcoolici in quantità rilevante è altrettanto

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preoccupante (9,7% nelle medie inferiori, con prevalen­za maschile, e 5% nelle superiori, con prevalenza femmi­nile).

e) Il caffè è utilizzato in modo eccessivo (da 3 a 6 volte al dì) dal 4% degli studenti delle medie inferiori, con prevalen­za maschile, e dal 5% degli studenti delle medie superio­ri, con prevalenza femminile.

f) Nell'indagine compiuta, una domanda era rivolta a for­nirci un quadro dell'area di «contatto» tra chi fa uso di droghe e chi invece non ne fa uso. Si chiedeva pertanto se si conoscessero persone dedite a tale abitudine. L'area di «contatto» nelle scuole medie è valutabile in­torno al 6-7% come valore medio, mentre nelle scuole su­periori sale attorno al 16-17% e prevale tra le femmine. Il valore della conoscenza di questi dati è tutto nella ne­cessità di attivare interventi preventivi capaci di interve­nire in questa area che si presenta direttamente conti­gua al fenomeno stesso.

g) Le motivazioni prevalentemente riferite o ritenute alla base dell'uso di droghe fanno capo alla struttura di per­sonalità, alla famiglia, alle amicizie. Inoltre nelle scuole medie superiori assumono rilevanza anche fattori come l'evasione (10%), l'assenza di interes­si (8%), la noia (1 %). E del resto dal punto di vista clinico non possiamo che confermare questi tra i fattori fondamentali che inter­vengono nella determinazione dell'uso di droghe. Esiste dunque una percezione razionale diffusa dei motivi di fondo e questo contrasta con lo stereotipo dell'adole­scente che non sa. E d'altra parte altro è sapere altro è fare.

h) L'uso di droghe si è rivelato al di là della diffidenza che comunque suscita lo strumento «questionario ». 5 ragazzi nelle scuole medie inferiori e 2 nelle scuole me­die superiori hanno rivelato di avere fatto uso di droghe non specificando la qualità della sostanza (droghe legge­re o pesanti).·Questo dato, sorprendentemente sbilancia­to, tra scuole medie inferiori e superiori (peraltro con-

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fermato nello sbilanciamento analogo delle percentuali d'uso di altre sostanze psicoattive, quali gli alcoolici e gli psicofarmaci) ci ha fatto pensare che i soggetti più espo­sti al rischio d'uso di sostanze psicoattive illegali, più de­boli dal punto di vista relazionale, sono quelli che abban­donano con maggiore frequenza la scuola, una volta ter­minato il periodo dell'obbligo.

i) Nell'ultima domanda sull'atteggiamento verso chi si droga, il 40% degli intervistati non risponde.

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Paura, non conoscenza, o altro? L'atteggiamento prevalente nei confronti di chi si droga è un atteggiamento che esula dagli estremi di ammira­zione/disprezzo e si colloca invece nella fascia della com­prensione. È segno che interventi volti a stimolare la so­lidarietà attiva, verso chi si emargina o è emarginato, avrebbero un buon terreno, se ben sorretti, nella pro­grammazione e realizzazione, dalle pubbliche istituzio­ni. In ultimo, l'ammirazione verso il modello negativo è anch'essa più presente tra gli studenti delle medie infe­riori che nelle medie superiori e va a confermare quella linea di tendenza, evidenziata nel consumo di sostanze psicoattive, che vede, i più deboli ed esposti, allontanarsi dalla scuola al termine del periodo dell' obbligo.

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5.1 - Fai uso frequente di farmaci?

no

.. . non risponde

5.2 - Se sì quali?

antidolorifici

tranquillanti

eccitanti

altri

... non risponde

c=J scuole medie inferiori

.. scuole medie superiori

9%

4%

1%

9%

75%

Tav. ll

45

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5.3 - Quante sigarette fumi al giorno?

nessuna

meno di lO

da lO a 20

da 20 a 40

oltre 40

... non risponde

5.4 - Consumi vino e/o birra?

molto

abbastanza

poco

niente

... non risponde

c=J scuole medie inferiori

II1II scuole medie superiori

46

90%

5%

1%

0%

0%

2%

5%

7%

39%

46%

3%

Tav.12

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5.5 - Consumi liquori?

molto 4%

abbastanza 6%

poco 27%

niente 60%

... non risponde 2%

5.6 - Quante volte al giorno consumi caffè?

mai 53%

1-2 volte

3-4 volte

oltre 4 volte

... non risponde

c=J scuole medie inferiori

~ scuole medie superiori

41%

2%

2%

1%

Tav. 13

47

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5.7 - Che conoscenza hai del problema droga?

nessuna

per averne sentito parlare

per conoscenza di persone che ne fanno uso

per uso diretto

... non r isponde

40%

52%

6%

0%

1%

5.9 - Secondo te, per quale motivo si inizia?

problemi di carattere

problemi familiari

colpa delle amicizie

curiosità, ricerca di nuove sensazioni

evadere una realtà deludente

mancanza di interessi e di ideali

noia, ozio

difficoltà di trovare lavoro

protesta nei confronti della società

altro

... non risponde

C=:J scuole medie inferiori

scuole medie superiori

48

Tav.14

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5.10 - Se hai amici che fanno uso di droghe, cosa provi per loro?

ammirazione

comprensione

incomprensione

disprezzo

... non risponde

CJ scuole medie inferiori

_ scuole medie superiori

1%

20%

7%

31%

41%

Tav. 15

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3.3 . DAI DATI ALLA INTERPRETAZIONE DEI DATI. LA RELAZIONE TRA IL DISAGIO DEGLI ADOLESCENTI E L'ABUSO DELLE SOSTANZE PSICOATTIVE.

Nella ipotesi di dover dare un significato all'uso di dro­ghe, sostanze voluttuarie e farmacologiche, e di una con­nessione tra fattori del disagio giovanile e tale uso di so­stanze, dopo aver esaminato i dati assoluti relativi ai singo­li paragrafi dell'indagine abbiamo individuato gli indicato­ri dd disagio adolescenziale nelle seguenti voci:

a) Non comunicazione coi genitori (item 2.7/2)

b) Insoddisfazione del tipo di scuola (item 3.114)

c) Insoddisfazione delle modalità di socializzazione (item 4.7/3-4)

d) Uso frequente di farmaci (item 5.2)

e) Consumo in eccesso di alcoolici (item 5.4/1)

f) Consumo in eccesso di superalcoolici (item 5.5/1)

g) Conoscenza di persone che fanno uso di droghe (item 5.7/3)

h) Uso diretto di droghe (item 5.7/4) i) Ammirazione per tossicodipendenti

(item 5.10/1)

indicatori del disagio adolescenziale

indicatori della risposta voluttuaria, farmacologica, psicoattiva

Per indicatore può intendersi l'indice, il punto di riferi­mento che noi utilizziamo nella valutazione di un fenome­no. Ad esempio, nella valutazione del disagio dell'adole­scente in famiglia abbiamo scelto, tra i vari quesiti del pa­ragrafo «famiglia», !'indicatore - non comunicazione con i genitori -.

Per ciascuno dei suddetti indicatori siamo andati a ri­vedere i dati dell'indagine comparandoli con quelli assolu­ti; pertanto, nella descrizione dei dati relativi a ciascun indi-

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catare, il valore maggiore o minore è riferito ai valori medi assoluti riscontrati nei 694 studenti intervistati ed indica la deviazione dei dati dell'indicatore da tali valori medi asso­luti.

Inoltre i primi tre indicatori (non comunicazione coi genitori, insoddisfazione scolastica, insoddisfazione della socializzazione) sono stati definiti complessivamente come indicatori del disagio adolescenziale, al fine di cogliere quantitativamente e qualitativamente una eventuale corre­lazione tra disagio ed uso di farmaci, droghe e sostanze vo­luttuarie.

Gli altri indicatori (uso di farmaci, consumo di alcooli­ci e superalcoolici, uso di droghe, area di contatto, ammira­zione per i tossicodipendenti) sono stati definiti come indi­catori della risposta farmacologica, drogastica, voluttua­ria, al fine di cogliere all'inverso quantitativamente e quali­tativamente eventuali correlazioni tra tali modalità com­portamentali e le condizioni di vita familiare, scolastiche e sociali degli adolescenti.

Questo anche al fine di individuare altri indicatori del disagio adolescenziale eventualmente più sensibili alla cor­relazione tra disagio ed uso di sostanze.

a) Indicatori del disagio adolescenziale

Non comunicazione con i genitori (item 2.7/2)

Il fenomeno prevale tra i maschi dai 13 ai 16 anni (a dif­ferenza del disagio nella socializzazione extrafamiliare che prevale tra le femmine) residenti nei piccoli centri del Distretto (Stornara e Stornarella) e delle scuole me­die inferiori. È meno presente nei grossi Comuni come Ortanova e Ce­rignola (dove forse la diversa economia, più aderente ai modelli familiari diffusi dai mass-media favorisce un di­verso tipo di struttura familiare più aperto alla comuni­cazione interna).

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Tra i genitori sono meno presenti i professionisti e gli impiegati con cultura media inferiore o eleme,ntare e prevalgono braccianti, genitori con cultura elerrientare o analfabeti. I nuclei familiari sono di 5 persone, i genitori non sono separati ed il rapporto tra di loro sembra essere peggio­re rispetto alla media (valori negativi doppi).

I ragazzi intervistati vanno a scuola con minor soddisfa­zione (valori negativi doppi), hanno un rendimento sco­lastico anch'esso inferiore, così come peggiori sono i rapporti con i docenti e con i compagni di scuola. Più alta è l'incidenza dei ripetenti, di coloro che inter­rompono la scuola.

Hanno meno amici e peggiori rapporti con essi, frequen­tano meno la parrocchia ed i circoli sportivi e di più sin­dacati, partiti, discoteche, sale da gioco, strade, cioè luoghi dove l'incontro coi pari avviene in forma struttu­rata. Di queste modalità e luoghi di socializzazione sono soddisfatti in maniera minore.

Fanno uso di farmaci, vino, superalcoolici in misura lie­vemente superiore alla media.

- Anche maggiore è l'area di contatto con persone che fan­no uso di droghe e l'uso di droga è attribuito, oltre che al carattere, alla famiglia e alle amicizie, alla evasione e all'assenza di lavoro.

È maggiore il numero di coloro che non rispondono alla domanda sull'atteggiamento nei confronti dei drogati; l'uso di droga ha valore medio.

Complessivamente le problematiche di relazione in fa­miglia sembrano sempre più prevalenti nelle piccole realtà comunali, nei ceti meno abbienti e meno dotati di strumen­ti culturali e sembrano essere espressione di un disagio che è vivo anche nella vita scolastica e sociale.

Il manifestarsi di questo disagio nell'uso di farmaci, al­coolici ecc., e nel contatto con tossicomani appare limitato e solo lievemente superiore alla media.

Questo indicatore solo in casi limitati ed in cui proba-

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bilmente concorre la presenza di un forte mercato delle droghe può coincidere coniI consumo di sostanze psicoat­tive.

Ciò nondimeno, dal punto di vista preventivo, il proble­ma del sostegno a questi ragazzi, da parte degli educatori, appare fondamentale.

Insoddisfazione della scuola (item 3.1/4)

Il fenomeno prevale tra i maschi dai 14 ai 18 anni preva­lentemente residenti nei piccoli centri e frequentanti le scuole medie superiori. Il padre è più frequentemente operaio, ha cultura media inferiore o è analfabeta, mentre tra le madri prevalgono operaie e impiegate con cultura media superiore ed uni­versitaria. I genitori vivono insieme ma più spesso che nella media i ragazzi non vivono con i genitori con cui c'è maggiore difficoltà di comunicazione. A scuola c'è un calo del rendimento e sono anche peggio­ri i rapporti con i docenti. Ripetono più frequentemente, ma i rapporti con i com­pagni di scuola sono migliori. Gli amici extrascolastici sono più numerosi, ma meno soddisfacenti i rapporti con essi. Nell'utilizzo del tempo libero sono più indeterminati, evitano sia la casa che i luoghi educativi integrativi. La frequenza della parrocchia è fortemente diminuita ed i luoghi più « vissuti» nel tempo libero sono la discoteca, il bar, le sale da gioco. Tuttavia la socializzazione nelle sue modalità e nei suoi luoghi è percepita come soddisfacente. L'uso di farmaci è minore, mentre sono aumentati i be­vitori in quantità eccesive di alcool,' superalcoolici, caf­fè . L'area di contatto è lievemente aumentata e tra le moti-

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vazioni addotte per l'uso, oltre quelle prevalenti (carat­tere, famiglia, amicizia), sono maggiormente rappresen­tate l'evasione, la noia, il lavoro. È aumentato il numero di coloro che non dichiarano l'atteggiamento nei con­fronti dei drogati. Non c'è uso di droga.

Complessivamente questo item non si mostra indicato­re di consumo correlato di farmaci e droghe, ma soprattut­to di coincidenti problemi nella comunicazione in famiglia e con i docenti, nonché di consumo di sostanze tradizional­mente accettate, sia pure in quantità superiore alla me­dia.

Disagio nella socializzazione (item 4.7/3-4)

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Il fenomeno prevale nelle femmine tra i 13 ed i 18 anni, residenti nei piccoli Comuni del Distretto e frequentanti le medie superiori. Esso appare collegato ad una cultu­ra che vede comunque la donna molto più limitata dell'uomo nella socializzazione esterna alla famiglia. In questi soggetti appare più frequente la morte del pa­dre ed è molto suggestiva l'ipotesi che l'assenza della fi­gura normativa paterna coincida con un difetto della so­cializzazione esterna alle famiglie. Il padre è più professionista ed impiegato che operaio; è laureato più che nella media ed anche tra le madri pre­valgono livelli di professionalità impiegatizia e di scola­rità universitaria e media superiore. Le famiglie sono composte da 5 membri, i genitori vivo­no insieme ed i rapporti tra di essi appaiono peggiori con maggiori difficoltà comunicative con i figli. L'insoddisfazione nei confronti della scuola è maggiore e più frequente è il cambio di scuola e la interruzione della stessa. Il rapporto coi compagni di scuola è peggiore. È minore il numero di amici e con essi sono peggiori i rapporti.

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Praticano maggiormente la politica, la tv, il teatro e la musica. Frequentano meno la parrocchia (il dato appare genera­lizzato per tutte le condizioni di disagio analizzate), stanno a casa, nelle strade e nelle piazze, più degli altri. L'uso di farmaci è nei valori medi, c'è solo un lieve in­cremento dei bevitori di alcoolici e superalcoolici in quantità smodate e dell 'area di contatto con i tossicoma­ni (ma di meno che nel precedente item). Tra le motivazioni addotte all'uso di droga, oltre le più importanti (carattere, famiglia, amicizia), risaltano la mancanza di ideali, la noia, la protesta. C'è comprensione nei confronti di chi si droga, poco di­sprezzo ed aumento di coloro che non rispondono alla domanda. Complessivamente le problematiche di socializzazione

esterne alla famiglia appaiono più evidenti nelle femmine, anche come frutto di una cultura che vede la donna sogget­to passivo della società.

Le famiglie di appartenenza sono, più che nella media, di ceto medio-alto ed esistono difficoltà nella famiglia sia tra i genitori che con i figli. Ciò è vero anche nella vita sco­lastica.

L'uso di sostanze psicoattive appare limitato e quindi anche questo indicatore di disagio non mostra accentuata correlazione coll'uso delle sostanze psicoattive; questa cor­relazione si mostra, solo parzialmente, per l'uso di sostanze legali mentre non ha particolare valore nell'uso di sostanze illegali.

Considerazioni sugli items indicatori del disagio adolescenziale e sul rapporto con l 'uso di farmaci e droghe legali ed illegali .

Gli items vedono la prevalenza del disagio tra i maschi, tranne che nell'item della insoddisfazione della socializ­zazione, dove prevalgono le femmine.

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In tutti gli items prevale la residenza nei piccoli centri, quasi cne il distacco tra generazioni sia piu' avvertito e meno compensato anche a causa della minor offerta di « servizi ».

n disagio prevale tra gli studenti delle medie inferiori, tranne quella parte che è legata alla insoddisfazione del­la socializzazione. Sono maggiori le difficoltà nei rapporti tra i genitori e la incomunicabilità tra genitori e figli. Sono peggiori i rapporti con i docenti ed è minore il ren­dimento scolastico. È diminuita la frequenza delle parrocchie e delle strut­ture educative integrative, quasi che esse non siano in grado di recepire i ragazzi in difficoltà. È invece aumenlc t a la frequenza di discoteche, bar, sale da gioco e strada, cioè di sedi di incontro e ludiche di ti­po indifferenziato. È maggiore la frequenza dei bevitori in eccesso di vino e/o birra, superalcoolici e caffè. L'uso di farmaci è aumentato solo tra coloro che hanno difficoltà nella comunicazione con i genitori. È aumentata l'area di contatto con coloro che fanno uso di droghe. Tra le motivazioni addotte all'uso di droghe sono au­mentate la evasione e la noia.

Complessivamente questi tre indicatori non si rivelano collegati direttamente all'uso di droghe.

Essi rilevano invece una condizione complessiva di di­sagio che, pur se analizzato per una sola voce (disagio nella famiglia o nella socializzazione o nella scuola), si rivela poi negli altri aspetti della vita adolescenziale.

Inoltre si rivela una sorta di « graduatoria di vicinanza all'uso compensativo di sostanze psicoattive (anche se non di droga)>>:

- coloro che avvertono disagio nella socializzazione rive­lano soltanto un maggior uso di vino e/o birra e superalcoo­lici;

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- coloro che avvertono disagio nella scuola rivelano mag­gior uso di vino e/o birra, superalcoolici, sigarette e aumen­to dell'area di contatto con i tossicodipendenti; - coloro che avvertono disagio nella famiglia rivelano mag­gior uso di tutte le sostanze legali con effetto psicoattivo (farmaci, alcool, sigarette, area di contatto, ecc.)

Per effetto di tale «graduatoria)} nella corrispondenza tra condizioni di disagio ed uso di sostanze si possono ipo­tizzare condizioni di rischio maggiormente o meno perico­lose, rispettivamente in: * disagio familiare * disagio nella scuola * disagio nella socializzazione.

b) Indicatori della risposta voluttuaria, farmacologica, psicoattiva

Uso di farmaci (item 5.2)

Si tratta di 95 ragazzi che rappresentano il 13,6% degli intervistati. - Il fenomeno prevale tra le femmine ed è forse legato

all'uso di antidolorifici all'inizio dei cicli mestruali, ma ha una sua rilevanza anche tra i maschi. Le fasce di età interessate vanno dai 13 ai 16 anni di ra­gazzi residenti, con valori superiori alla media, ad Orta­nova e Ordona e frequentanti le scuole medie superiori. Il padre è prevalentemente operaio con cultura elemen­tare-Th,analfabeta e così pure è per la madre; i genitori vi­vono assieme ed i figli stanno con i genitori. I rapporti tra i genitori sembrano più difficili che nella media. Rispetto alla scuola c'è maggior insoddisfazione, peg­gior rendimento scolastico, più frequenti interruzioni della continuità scolastica ed un peggior rapporto con i compagni.

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È minore il numero degli amici extrascolastici. Nel tempo libero si fa uso maggiore della tv, della lettu­ra, dei giochi e minore dello sport. È maggiore la frequenza delle discoteche. ) Modi e luoghi della socializzazione danno soddisfazione superiore alla media. L'uso di farmaci è maggiore sia per i tranquillanti che per gli antidolorifici e gli eccitanti. Ad esso si associa l'uso in maniera smodata di vino e/o birra e superalcoolici (valori doppi) e un ampliamento dell'area di contatto con i tossicodipendenti (incremen­to del 50%). Fra le motivazioni addotte per l'uso di droghe sono mag­giormente rilevate il « carattere individuale» e 1'« assen­za di lavoro». Nell'atteggiamento verso i drogati diminuisce il numero di coloro che non rispondono. In questo gruppo è presente l'uso di droga in percentua­li superiori quattro volte alla media.

Complessivamente le femmine dei centri medi e mino­ri, delle medie superiori, di famiglia operaia o contadina e con genitori poco colti paiono far uso di farmaci in valori superiori alla media.

Non risultano presenti o non sono denunciati disagi nella comunicazione genitori/figli pur essendo presenti rapporti difficili tra i genitori.

C'è disagio nella scuola e soddisfazione dei modi e dei luoghi di socializzazione.

L'item non si rivela indicatore di legame particolar­mente evidente tra risposta sintomatica (uso di farmaci) e condizioni di disagio; esso invece è buon indicatore di «plu­risintomaticità» nel momento in cui all'uso di farmaci si af­fiancano gli alcoolici a bassa gradazione, l'ampliamento dell'area di contatto con i tossicodipendenti ed il consumo di droga.

Comincia cioè ad essere evidente il legame stretto tra uso di droghe e di altre sostanze psicoattive anche legali, modalità comportamentali acquisite e legate forse, oltre

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che a fattori di disagio familiare e scolastico, ad abitudini familiari e facilità di automedicazione (l'uso di farmaci sen­za prescrizione medica).

Questi fattori si saldano poi ad una maggiore area di contatto con il fenomeno droga e probabilmente con preci­se aree di «mercato», dando luogo ad un primo avvicina­mento alle droghe illegali.

Abuso di alcoolici a bassa gradazione: vino e/o birra (item 5.4/1)

Si tratta di 33 ragazzi che rappresentano il 4,7% degli intervistati. - Il fenomeno prevale tra i maschi, di età tra i 13 e i 18 an­

ni, che risiedono nei piccoli centri del Distretto e fre­quentano in prevalenza le scuole medie inferiori.

- Il padre, prevalentemente operaio, molte volte analfabe­ta, altre volte con cultura media, e la madre, di medesi­ma estrazione sociale e culturale, vivono insieme con i figli con cui comunicano bene, avendo buoni rapporti tra di loro. Sono insoddisfatti della scuola (valori negativi tripli), hanno peggior rendimento (valori negativi doppi), peg­giori rapporti con i docenti (valori negativi doppi) e con i compagni di scuola (valori negativi quadrupli). Il rapporto con gli amici extrascolastici è peggiore, fre­quentano poco la parrocchia (113 dei valori medi) e mol­to la discoteca, i circoli sportivi, il bar, le sale da gioco (sedi di attività ludiche). Sono molto soddisfatti di mo­dalità e luoghi di socializzazione. Fanno uso di farmaci, più che nella media, ed in partico­lare di tranquillanti, antidolorifici ed eccitanti (valori tripli). Sono più numerosi i fumatori (valori quadrupli), i bevi­tori di superalcoolici (valori quintupli) e di caffè (valori quadrupli), in quantità smodate.

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L'area di contatto con i tossicodipendenti è maggiore (valori tripli) e, più che nella media, l'uso di droga è at­tribuito alla noia ed alla protesta. In questo gruppo compaiono gli « ammiratori» dei tossi­codipendenti (valori tripli) ma aumenta anche il disprez­zo per essi (valori doppi). Diminuiscono fortemente colo­ro che non rispondono a tale domanda e questo è certa­mente l'effetto di una maggiore conoscenza del proble­ma, denotato dalla più estesa area di contatto tra nor­malità e devianza. L'uso di droghe è presente in percentuale nove volte su­periore alla media.

Complessivamente, i maschi delle classi finali dei pic­coli centri e con genitori dotati di scarsi strumenti cultura­li e forse poco vigili rispetto al pericolo, oggi rappresentato da sostanze psicoattive legali come l'alcool, paiono più coinvolti nel problema.

Nelle loro famiglie non si respira aria di disagio,_ ma il disagio relazionale è particolarmente percepito nella scuo­la, che si afferma sempre più come sede importantissima di socializzazione nel rapporto educativo e di osservazione delle modalità normali o devianti in cui tale socializzazione si realizza.

D'altro canto luoghi e modalità della socializzazione extrascolastica e familiare appaiono spostati fuori dalle se­di tradizionalmente finalizzate alla integrazione della fami­glia (parrocchia, circoli, ecc.).

Questo item appare valido indicatore della relazione tra incremento di alcoolici a bassa gradazione ed altre so­stanze psicoattive legali, area di contatto col fenomeno dro­ga, uso di droga nel quadro di una « polidipendenza com­pensativa».

Può essere quindi considerato come un indice di vici­nanza, tra i più indicativi, al fenomeno droga ed espressio­ne di fattori culturali, abitudinari, educativi, che non pon­gono sufficiente attenzione all'alcool come risposta com­portamentale di peso diverso, ma di -significato vicino all'uso delle droghe stesse.

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Si tratta di 21 ragazzi che rappresentano il 3% degli in-tervistati.

Coloro che utilizzano molto i superalcoolici sono ma­schi (incremento del 50%) dai 13 ai 18 anni. residenti nei piccoli Comuni del Distretto (Ordona, Stornara, Storna­rella) e frequentano soprattutto le medie inferiori. I genitori sono soprattutto impiegati ed operai con cul­tura media o elementare. Tra le madri c'è anche analfa­betismo. Più spesso che nella media, non vivono con i genitori (va­lori quadrupli) ed hanno difficoltà comunicative con gli stessi. Sono più insoddisfatti della scuola (valori negativi in­crementati del 50%), hanno peggiore rendimento e peg­giori rapporti con i docenti. Ripetono più spesso (valori negativi doppi) e più spesso cambiano ed interrompono la scuola (valori negativi tri­pli). Hanno peggiori rapporti con i compagni di scuola (valo­ri negativi quadrupli) e con gli amici che spesso scarseg­giano. Frequentano soprattutto discoteca, bar (valori doppi e tripli, rispettivamente), centri sportivi, dopolavoro. Sono soddisfatti di modi e luoghi della socializzazione più che nella media. Fanno maggior uso di farmaci (valori tripli), sigarette, caffé (valori sestupli). L'area di contatto col fenomeno ha valori doppi ma me­no rilevanti che nei bevitori di vino e/o birra. Per questi ragazzi si arriva all'uso di droga più che nella media per «mancanza di interessi, noia, mancanza di la­voro». Ci sono anche qui «ammiratori» (valori quintupli) e «di­spregiatori» dei tossicodipendenti. Anche qui sono diminuiti coloro che non rispondono a questa domanda.

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Complessivamente l'item ha valore analogo al prece­dente.

Qui è assai meno evidente !'insufficienza culturale del­la famiglia che anzi sembra di estrazione sociale medio-bas­sa, ma non decisamente bassa, come nel caso dei bevitori di vino e/o birra.

L'uso di superalcoolici, peraltro, è assai meno legato alla nostra tradizionale cultura popolare.

Sono qui molto più evidenti i disagi nelle relazioni in famiglia, nella scuola, con gli amici, ma, anche qui, in ma­niera molto contraddittoria, questo non coincide con la soddisfazione invece derivante da modi e luoghi della socia­lizzazione.

Probabilmente questa rappresenta la sede ed il modo di compensazione del disagio relazionale, forse rappresen­tando essa anche il momento in cui ci si avvicina e si realiz­za l'uso di sostanze psicoattive.

Tale uso è più presente che nella media cosÌ come più larga è l'area di contatto col fenomeno, anche se è meno ri­levante che tra i bevitori di vino e/o birra.

L'item è validissimo indicatore di questa vicinanza al­l'uso delle droghe che sembra scongiurato in forma più massiccia anche dalla scarsa presenza dell'area di mercato clandestino (il fenomeno «superalcoolici» si sviluppa so­prattutto nei piccoli centri del Distretto, laddove poco svi­luppato è il mercato clandestino delle droghe).

Area di contatto con i tossicodipendenti (item 5.7/3)

72 ragazzi, pari al 10,4% degli intervistati, affermano di conoscere il problema droga per conoscenza di persone che ne fanno uso; sono soprattutto femmine dai 13 ai 18 an­ni, risiedono nei piccoli centri del Distretto e frequentano le medie superiori.

In questo gruppo sono più presenti i pendolari. - Il padre è professionista o impiegato più che nella me-

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dia, con cultura media inferiore o superiore; anche la madre sembra di estrazione socio-culturale affine. I genitori sono separati più che nella media e più spesso non vivono con i ragazzi. Tra i genitori sono peggiori i rapporti (valori negativi doppi) e più frequentemente c'è difficoltà comunicativa con i figli (valore negativo incrementato di 1/3). Sono più insoddisfatti della scuola, hanno peggior ren­dimento (valori negativi quadrupli) e peggiori rapporti con i docenti; ripetono e cambiano scuola più che nella media. Tendono ad avere meno amici. Frequentano poco la parrocchia e stanno poco in casa, vanno più spesso in partiti, circoli, discoteche, bar, stra­de e sono soddisfatti di modi e luoghi della socializzazio­ne. Non usano farmaci più che nella media, fumano, bevono liquori, vino e/o birra e caffè in quantità smodata con va­lori doppi rispetto alla media. Tra le motivazioni addotte all'uso di droga sono più pre­senti «la noia, l'evasione, l'assenza di interessi e di lavo-ro». È il gruppo in cui coloro che non rispondono alla do­manda relativa all'atteggiamento nei confronti dei «dro­gati» sono meno numerosi (7% contro il 40% della me­dia); forse la vicinanza al fenomeno, per conoscenza in­diretta, pone in condizione di rispondere alla domanda stessa. L'uso di droga è presente con valori tripli rispetto alla norma.

Complessivamente l'item vede prevalere il sesso fem­minile; le maggiori difficoltà in famiglia ed il peggior siste­ma di relazioni trovano compenso in un uso bilanciato di sostanze psicoattive (meno che negli items precedenti) e di relazioni alternative anche con soggetti «devianti» dai com­portamenti «normali ».

Peraltro va sottolineato che la soddisfazione di modi e luoghi della socializzazione è alta.

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L'item è indicatore di un'area in cui si mescolano nor­malità e devianza ed in cui precocemente può individuarsi quella parte di ragazzi che tende all'uso di sostanze psicoat­tive ma anche alla ricerca di relazioni fuori dalla norma e di modelli identificativi negativi, come 'forma di compensa­zione al proprio disa~;

Uso di droghe (item 5.7/4)

Si tratta di 7 ragazzi, pari all' l % degli intervistati, che dichiarano di aver fatto uso di droga pur non specificando­ne (perché non richiesto dal questionario) qualità, grado di eventuale dipendenza o sporadicità d'uso.

Con ogni probabilità si tratta di un gruppo sotto stima­to, considerando il carattere particolarmente delicato della domanda stessa.

In ogni caso, anche in quello che si tratti di soggetti già tossicodipendenti, è evidente che essi non possono che es­sere in una fase del tutto iniziale della stessa esperienza mantenendo ancora i vincoli con la scuola. Più probabil­mente si tratta di soggetti con uso alternato e sporadico di droghe e sostanze psicoattive varie che presenta quindi una certa compatibilità con le normali modalità di vita dei coe­tanei.

Sono tutti maschi di 13/14 anni, residenti a Cerignola (è l'unico item relativo al consumo di sostanze psicoattive in cui prevale la residenza nel capoluogo del Distretto) e fre­quentanti le scuole medie inferiori.

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Il padre è impiegato, ha la licenza di scuola elementare; la madre è impiegata o operaia con diploma di scuola superiore, inferiore o analfabeta. I genitori vivono insieme tra di loro e con i figli, ma il 10-ro rapporto è peggiore (valori negativi tripli). C'è una forte insoddisfazione per la scuola (valori nega­tivi quintupli), è peggiore il rapporto con i compagni (va­lori negativi sette volte maggiori) e così anche il rap-

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porto con i docenti (valori negativi 12 volte maggiori).

Il numero di amici extrascolastici è maggiore, ma peg­giore è il rapporto con essi. Il tempo libero viene usato in discoteca (valori quadrupli) ed al bar (valori quintu­pli) e c'è soddisfazione di modi e luoghi della socializza­zione.

L'uso di farmaci è fortemente aumentato (valori tripli e quadrupli) e tra essi quello di antidolorifici e tranquil­lanti.

Sono forti fumatori e bevitori di vino e/o birra, caffè, li­quori; l'area di contatto è elevata, ma inferiore ad altri items, e questo confermerebbe l'uso soltanto sporadico di droghe. Infatti, con ogni probabilità, un uso continua­tivo di droghe dovrebbe comportare una frequenza qua­si esclusiva di gruppi di pari legati alla medesima abitu­dine tossicomanica.

Tra le motivazioni addotte per l'uso di droghe è maggio­re che nella media «l'assenza di interessi e la noia ». Coloro che non rispondono alla «domanda» sull'atteg­giamento verso i drogati sono il 100% . La risposta a que­sto item sembra dunque caratterizzata dal rifiuto di ri­spondere proprio di chi è coinvolto in qualche maniera nell'uso di sostanze psicoattive, mentre vi risponde chi ha conoscenza indiretta dello stesso.

Complessivamente l'item ha il significato accennato all'inizio; è da notare il crollo delle relazioni, della qualità di permanenza nella scuola, la soddisfazione di modi e luo­ghi della socializzazione, l'uso alternato di droga ed altre sostanze psicoattive e la residenza dei soggetti (unico item in cui avviene) soprattutto a Cerignola.

È probabilmente qui, nella realtà urbana, dove si strut­tura il mercato clandestino della droga, che si saldano disa­gio relazionale ed offerta di droghe per produrre quella mi­scela di fattori che è la tossicodipendenza.

Ciò non esclude che, in un prossimo futuro, la stessa espansione del fenomeno sia possibile nelle aree minori del Distretto.

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L'ammirazione per i tossicodipendenti (item 5.10/1)

Si tratta di 4 ragazzi, pari allo 0,6% degli intervistati. Il fenomeno è presente in maschi di 12/15 anni residenti nei centri minori del Distretto, frequentanti la media in­feriore. Il padre è operaio, ha cultura elementare e cosÌ la ma­dre. I genitori vivonowsieme e con i loro figli, hanno rappor­ti peggiori (valori negativi quintupli) della media, ma co­municano bene con i figli . Sono più insoddisfatti della scuola, hanno peggiore ren­dimento scolastico (valori negativi quintupli), ripetono più spesso ed hanno peggiori rapporti con i compagni di scuola (valori negativitlodici volte maggiori). Familiarizzano bene fuori della scuola dove hanno ami­ci e buoni rapporti con essi. Frequentano poco la parrocchia e molto i circoli sporti­vi, bar, centri vari, essendo soddisfatti di modi e luoghi della socializzazione. L'uso di farmaci è minore e cosÌ quello di sigarette, men­tre è maggiore l'abuso di vino e/o birra, liquori, caffè. L'area di contatto con la tossicodipendenza viene riferi­ta minore e l'uso di droghe è venticinque volte superiore alla media.

Complessivamente l'item sembra buon indicatore della identificazione in modelli negativi rilevabili soprattutto nel comportamento scolastico oltre che nel consumo di droga, largamente superiore ai valori medi.

Considerazioni sugli items indicatori del consumo di sostanzepsicoattive legali ed illegali e sul rapporto con gli indicatori del disagio adolescenziale

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I maschi prevalgono con valori superiori alla media in tutti gli items, tranne che in quelli relativi all'uso di far-

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maci (dove però incide il fattore «mestruazioni») ed all'area di contatto col fenomeno della tossicodipenden­za, dove prevalgono le femmine. In tutti gli items prevale la residenza nei piccoli centri del Distretto e, solo in quello relativo al consumo di dro­ga, prevale la residenza a Cerignola. È il segno della incidenza dell'offerta nel realizzarsi del fenomeno tossicodipendenza. Difatti l'offerta del mercato clandestino sembra concen­trarsi nei centri urbani più grandi. Prevalgono, con valori superiori alla media, gli studenti delle medie inferiori, tranne che negli items relativi all'uso dei farmaci ed all'area di contatto. L'andamento è, cioè, lo stesso della distribuzione per­centuale dei sessi nei vari items. Questa prevalenza nelle medie inferiori ci fa supporre che una parte di questi ragazzi è destinata all'abbando­no della scuola una volta terminato il periodo dell'obbli­go. E d'altra parte questa prevalenza degli studenti di me­dia inferiore proprio all'interno degli indicatori di con­sumo di sostanze psicoattive ci fa pensare che proprio i più deboli soccombono ed, allontanandosi dalla scuola, ci danno l'illusoria certezza che nelle medie superiori il fenomeno sia diminuito nella sua entità, mentre si è so­lamente « spostato» fuori dalla scuola. I genitori appartengono in prevalenza a ceti economica­mente medio-bassi e culturalmente con livelli medio-ele­mentari di scolarizzazione. Ciò è meno evidente negli items dell'area di contatto con i tossicodipendenti e dell'uso di superalcoolici. I rapporti tra i genitori sono spesso peggiori della me­dia, in alcuni casi non vivono insieme ed in altri i figli non vivono con loro (pendolari). La difficoltà di comunicare tra genitori e figli è anch'es­sa presente complessivamente più che nella media, ma non è una costante di tutti gli items. Il cattivo rapporto con la scuola (rendimento, soddisfa-

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zione, ecc.) e con le sue componenti (docenti e compagni di scuola) appare generalizzato ed appare la variabile più costante nella relazione tra uso di sostanze psicoatti­ve e disagio adolescenziale. La scuola si afferma come luogo di osservazione del di­sagio, più importante e sensibile della stessa famiglia. La frequenza di luoghi extrascolastici ritenuti tradizio­nalmente educativi (parrocchia) è fortemente diminuita fra gli appartenenti a questo gruppo di ragazzi. È il segno della scarsa capacità di queste strutture di ri­volgersi all'area di disagio giovanile in maniera preven­tiva. I luoghi ed i modi della socializzazione, per cui gli stu­denti che rientrano in questi items dichiarano soddisfa­zione pari o superiore alla media, sono le discoteche, i bar, i circoli, le strade. Le sedi di incontro indifferenziato (strade, piazze) pre­valgono tra i luoghi frequentati dai ragazzi con proble­mi di disagio familiare, scolastico, di socializzazione. Le sedi di incontro «mirate» (discoteche, bar, ecc.) pre­valgono invece tra i ragazzi con problemi di consumo di sostanze psicoattive e droga. L'uso di farmaci è incrementato in tutti questi items tranne che in quelli relativi all'ammirazione per i droga­ti e all'area di contatto con i tossicodipendenti (gli unici peraltro non legati "direttamente all'uso di sostanze). L'incremento più rilevante e costante si ha tra gli anti­dolorifici ed i tranquillanti. L'abuso di sigarette, alcoolici a bassa ed alta gradazione e caffè è generalizzato in tutti questi items e conferma la tendenza alla «polidipendenza». L'area di contatto con i tossicodipendenti è aumentata in tutti gli items almeno del 50% rispetto ai valori medi. Tra le motivazioni addotte per l'uso di droga e per le quali si ritrova valore superiore alla media, si riscontra­no la noia, l'evasione, l'assenza di interessi e di lavoro. L'uso di droga è presente, in senso crescente, nella se­guente graduazione:

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* area di contatto con tossicodipendenti * abuso di farmaci * abuso di alcoolici a bassa gradazione (vino e/o birra) * abuso di alcoolici ad alta gradazione (superalcoolici) * ammirazione per i tossicodipendenti.

Esso è parallelo all'uso di altre sostanze e sembra segui­re un cammino ed un percorso di avvicinamento che parte in maniera molto meno rilevante dai generici fat­tori di disagio familiare, scolastico, di socializzazione. Questi sembrano collegati ad un maggior uso di sostan­ze psicoattive legali ma non ancora all'uso di droghe. Inoltre lungo questo cammino si giunge al consumo di droghe anche sulla base di disponibilità di un mercato clandestino di tali droghe, oltre che sulla base di una strutturazione ed un approfondimento, nel tempo, della modalità comportamentçtle di tipo farmacologico come risposta alle problematiche del disagio appresa anche dalla cultura familiare. L'ammirazione ed il disprezzo verso chi fa uso di droghe sembrano più presenti tra chi è più vicino alloro uso di­retto e così avviene nei gruppi selezionati negli items sull'uso di alcoolici ad alta e bassa gradazione.

Se meno frequentate che nella media sono apparse le strutture ritenute tradizionalmente integrative del ruolo educativo della famiglia (parrocchia, sindacati, partiti), maggiore della media, in tutti gli items indicatori di disagio relazionale e di consumo di sostanze psicoattive e droghe, è la frequenza di luoghi leggibili come «area della attesa o della ricerca».

Vediamo quali sono: * la casa, «luogo di attesa del disagio adolescenziale ».

La permanenza in casa come modalità di utilizzo del tem­po libero è maggiore della media negli items indicatori di disagio familiare, scolastico, di socializzazione. È invece minore tra coloro che già fanno uso di sostanze psicoatti­ve.

* La strada, « luogo del contatto e della ricerca di coetanei senza obiettivi prefissati ».

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Essa è frequentata maggiormente della media negli items indicatori di disagio familiare e di socializzazione e di area di contatto col fenomeno della tossicodipenden­za.

* Le sedi mirate per attività ludiche (discoteche, bar, cir­coli sportivi), {( sedi di ricerca relazionale attiva». Sono frequentate più che nella media in tutti gli items in­dicatori di consumo di sostanze psicoattive.

* Le strutture educative integrative della famiglia (parroc­chia, circoli culturali, partiti, sindacati).

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La loro frequenza è minore in tutti gli items indicatori di disagio.

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4. CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE

L'ipotesi di partenza, l'uso di sostanze psicoattive lega­li ed illegali, come relazione sostitutiva di normali relazioni amicali ed affettive nel disagio adolescenziale, appare con­fermata dai risultati della nostra indagine.

Quasi sempre si è verificata una correlazione, sia pur variamente graduata per il tipo di sostanze usate, tra disa­gio nella comunicazione familiare, disagio nella scuola, ed abuso di sostanze psicoattive.

In tal senso depongono: il riscontro di un maggior uso (rispetto ai valori medi ri­scontrati nel totale della popolazione scolastica) di tali sostanze particolarmente tra coloro che avvertono diffi­coltà nella comunicazione con i genitori e nella scuola. Il riscontro in senso opposto di una certa corrisponden­za tra condizioni di abuso di tali sostanze (comporta­mento sintomatico) e difficoltà nella convivenza familia­re e soprattutto nella scuola, crescenti man mano che ci avviciniamo all'uso delle sostanze (droga ed alcoolici) che più rendono totalizzante la relazione con le sostan­ze. La correlazione tra disagio ed abuso di sostanze psicoat­tive non può essere vista come meccanica determinazio­ne di corrispondenza di un fenomeno all'altro. Essa è Una delle possibilità esplorate di « deviare» dalla nor­ma; molte altre possibilità di « devianza» non sono state esplorate, così come, in molti casi, pur coesistendo con­dizioni varie di disagio, esse trovano altro tipo di espres­sione, non necessariamente deviante.

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Tuttavia tale correlazione ci pone il problema di inter- . venire sulle aree-problema identificate dall'indagine, al fi­ne di restringere l' « humus», il terreno di coltura cui attin­gono fenomeni come l'uso di sostanze psicoattive ed altri (prostituzione, delinquenza minorile, ecc.).

La comunicazione in famiglia costituisce una di queste aree.

Tra gli indicatori del disagio adolescenziale appare il più sensibile a manifestare un uso compensativo di sostan­ze psicoattive come risposta comportamentale al disagio.

E d'altra parte, in questo, come in altri fenomeni de­vianti, la famiglia sembra essere considerata come « risorsa sociale» quasi esclusivamente nelle fasi del « trattamento», quando cioè la patologia è già in atto, ma quasi mai a livello preventivo, cioè quando ancora si manifesta il semplice di­sagio con le sue prime espressioni sintomatiche.

A tal proposito sono da sottolineare quattro punti, a nostro avviso, fondamentali in un intervento. sulla famiglia che sia caratterizzato dal taglio preventivo e dalla diversa profondità dello stesso: a) il problema delle relazioni in famiglia come esito della

struttura, e delle modalità comunicative della stessa. Per struttura della famiglia se ne intende la composizio­ne (ad esempio la presenza o l'assenza di uno dei genito­ri) e l'esito che tale composizione può avere nella assun­zione dei ruoli (di padre, di madre, di figlio) e nelle rela­zioni che conseguentemente si instaura tra i vari mem­bri. Anche le modalità comunicative tra i vari membri della famiglia possono avere un ruolo determinante nel­la creazione di condizioni educative ottimali o proble­matiche.

b) Il problema dei modelli comportamentali, e tra questi il modello di consumo farmacologico, come risposta dei membri della famiglia ai vari sintomi (dolori, ansie, feb­bri, ecc.). I modelli comportamentali costituis.cono l'aspetto più evidente e la quotidiana espressione della qualità delle relazioni e delle strutture della famiglia e del modello educativo proposto.

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c) Il problema della indifferenza, molto diffusa nelle fami­glie, rispetto alla qualità della convivenza, come fattore di grande importanza nella determinazione di cammini « devianti» o normali dei propri figli.

d) Il problema del sostegno che a queste problematiche della famiglia, sin dall'infanzia, devono fornire le istitu­zioni socio-sanitarie, in particolare quelle territoriali esistenti nel luogo di residenza della famiglia stessa (consultori familiari, nidi per !'infanzia, neuropsichia­tria infantile, ecc.). Per far questo esse devono mutare profondamente sia il modulo operativo (troppo simile al modello ospedaliero ed organicista di intervento sulla malattia piuttosto che sulla tutela della salute), sia riqualificare il personale che vi opera nel senso della « capacità di sostegno rela­zionale ».

Con !'individuazione di quest'area-problema e la speci­ficazione della stessa, nella realtà del Distretto di Cerigno­la, non pensiamo di aver trovato la soluzione di tutti i mali, bensì d'aver avviato la ricerca perché le famiglie vivano in maniera più adeguata il loro nuovo ruolo sociale. In parti­colare esse non possono più essere concepite come struttu­re totali della educazione, ma come strutture viventi di un sistema educativo aperto, complesso ed articolato, in cui i messaggi educativi giungono anche dall'esterno, spesso mettendone in discussione gli orientamenti. A tal fine si può proporre alle famiglie stesse un sostegno volto al sem­plice adeguamento dei comportamenti, e quindi un apporto relativamente superficiale; oppure un sostegno volto alla conoscenza cosciente della struttura, delle modalità comu­nicative, delle relazioni nel nucleo familiare e delle loro conseguenze in eventuali comportamenti devianti.

Tutto questo può avvenire, a partire dalla disponibilità culturale delle famiglie all'accettazione del sostegno ester­no, non solo quando c'è il malessere, ma soprattutto prima che esso abbia la possibilità di manifestarsi.

Nella correlazione tra gli aspetti del disagio adolescen-

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ziale e consumo di sostanze psicoattive un ruolo centrale lo assume la scuola.

La scuola è l'altra area-problema identificata nel no­stro studio.

Al pari della famiglia e del disagio in essa, la scuola e le difficoltà nella scuola (difficoltà di relazione, di rendimen­to, ecc.) si rivelano in un collegamento costante con l'uso di sostanze psicoattive. All'inverso, tra i consumatori di tali sostanze, la scuola pare essere il punto di osservazione più sensibile (persino più della famiglia e della socializzazione esterna) del correlato disagio dell'adolescente.

Di fronte a questo dato sorprendente dobbiamo chie­derci alcune cose: - se la scuola è cosÌ importante nell'osservazione dei pri­

mi segni del disagio, può essa svolgere anche un ruolo attivo nel prevedere la trasformazione di tale disagio in vera e propria devianza? E se ciò è possibile, quali sono i punti focali su cui con­centrare le nostre azioni per rendere la scuola capace di questo? Anche a proposito della scuola abbiamo dunque evi­

denziato delle questioni utili a dar soluzione a questi inter­rogativi: - in un mondo dove !'informazione, la notizia, corre assai

più veloce della scuola attraverso i mass-media ed in cui alla fine di un corso di studi superiori a fronte di Il.000 ore di lezione un giovane ha subito mediamente 15.000 ore di Tv, non si può rimeditare il ruolo della scuola stessa?

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Forse il metodo dell'insegnante deve cambiare radical­mente, e non deve consistere tanto nell'aggiungere ulte­riori stimoli conoscitivi, ma nell'insegnare ad organizza­re ed utilizzare quelli presenti nella realtà. Insegnare il metodo di comprensione della realtà pare es­sere la funzione del docente in una società con pluralità di messaggi e di fonti di emissione del messaggio (scuola, Tv, amici, ecc.). Difatti più che la conoscenza di un numero enorme di dati ciò che rassicura l'adolescente, ma anche l'adulto, e

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ne cura l'ansia ed il disorientamento, è la possibilità di utilizzazione degli stessi.

Nella nostra società il ruolo della famiglia, pur mante­nendo la centralità nella vita sociale, è assai ridimensio­nato nella funzione educativa; infatti gli spazi educativi sono organizzati, oltre che nella famiglia, nella scuola, nel tempo libero, e ciascuna istituzione deve porsi il pro­blema della funzione educativa e formativa. Sempre più spesso con messaggi diretti ed indiretti il di­scente « sia quello normale che quello disagiato» richie­de al docente, oltre l'apprendimento, un'attenzione rela­zionale quasi di tipo genitoriale, che il docente gestisce sulla base della esperienza empirica, ma non di una spe­cifica formazione pedagogico-relazionale. Per la scuola degli anni futuri la gestione della conoscen­za, il metodo della organizzazione della conoscenza, e la relazione docente-discente saranno compiti obbligati. Occorre prevedere dunque momenti precisi, nella strut­turazione del lavoro scolastico, in cui, con l'ausilio di esperti, sia possibile formare i docenti all'accoglimento di tale esigenza.

La chiusura della scuola, come di altre istituzioni socia­li, al lavoro intersettoriale e interdisciplinare con altri mondi della vita sociale non aiuta in questo. Il rapporto UNE SCO del '72 evidenziava che la scuola, non solo quella italiana, trovava grandi difficoltà a porsi tra le due domande che le venivano poste: a) produttrice e garante del consenso sociale; b) stimolatrice di ricerca rispetto a valori e cultura. Se la garanzia del consenso sociale ne ha fatto finora una struttura chiusa ad un modo di lavorare collegato alla società, ora questa garanzia deve accoppiarsi, in maniera equilibrata, ad una ricerca di valori e di cultura che sono gli unici in grado di fornire risposte al diso­rientamento generale dei giovani adolescenti. Di qui la necessità pressante di un lavoro di collegamen­to non casuale ed istituzionalizzato e strutturato tra la scuola e le altre istituzioni della società.

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Tale impegno non deve prevedere ambiti generici e con­fusi di interazione, ma precise problematiche (ad esem­pio la salute, lo sport, ecc.) attorno alle quali coordinare i contenuti educativi che ciascuna istituzione che lavora attorno a quel problema può fornire. In ultimo, rispetto allo specifico problema della droga e delle sostanze psicoattive, la scuola, dal punto di vista preventivo primario, non deve proporre . interventi di esclusivo carattere informativo o dissuasivo, ma affian­care a questi, in un programma unico, le riflessioni e le indicazioni su un atteggiamento attivo e critico verso il proprio corpo e la salute. Occorre evitare le assemblee e favorire i piccoli gruppi omogenei con assunzione di un ruolo attivo da parte dei ragazzi che compongono il gruppo stesso. Esiste però un'altra esigenza che la scuola spesso non si pone o esorcizza. Molte sitùazioni iniziali di consumo di droghe, come quelle riscontrate nella nostra inchiesta, potrebbero es­sere colte in tempo per impedirne sviluppi drammatici. Ciò è possibile se gli insegnanti della classe interessata, facendo venir meno i falsi pudori e rispettando con la massima riservatezza la dignità del ragazzo stesso, uti­lizzassero l'ausilio di esperti esterni che lavorano nel campo specifico.

L'utilizzo del tempo libero. L'indagine svolta afferma con chiarezza che sempre minor parte del tempo libero dei giovani adolescenti viene trascorsa in casa; inoltre, quelle che un tempo potevano essere definite come strutture e luoghi educativi integrativi della famiglia appaiono seIlwre meno frequentati .

Ciò appare evidentissimo per i partiti politici (le fede­razioni giovanili quasi non esistono più); un po' meno evi­dente è per le parrocchie, che rimangono un grosso punto di aggregazione giovanile, ma da cui sono lontani in manie­ra molto chiara proprio coloro che avvertono condizioni di

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disagio familiare, scolastico, di socializzazione e che già manifestano abuso di sostanze psicoattive ,

I luoghi invece più frequentati dai giovani adolescenti, ed in particolare da quelli in difficoltà, sono la strada, la piazza, come sedi indifferenziate della ricerca di relazione con i pari, e la discoteca, i bar, le sale-giochi, i circoli sporti­vi, come sedi più «mirate» delle attività ludiche e delle rela­zioni col gruppo dei pari.

In questi luoghi, di solito pieni di giovani, sembra rea­lizzarsi una «zona ponte» dell'intervento educativo in cui molto spesso si insinuano e si strutturano, più facilmente che altrove, fenomeni devianti.

Sono queste le sedi dove più facilmente si insedia e si struttura anche quell'area di contatto tra giovani esenti dall'uso di sostanze psicoattive e giovani che ne fanno uso.

Questo fenomeno (area di contatto) riveste particolare importanza sia per la sua entità (coinvolge molti giovani) sia perché attorno ad essa potrebbe concentrarsi un inter­vento di carattere preventivo mirato, non tanto ad affronta­re dal punto di vista moralistico la relazione tra giovani normali e giovani devianti, quanto a stabilire forme precoci ed originali di intervento nei confronti di chi manifesta tali segnali comportamentali e di chi vive in relazione con essi.

A tal proposito appare quanto mai urgente la definizio­ne e la proposizione di nuove figure operative, come il co­siddetto operatore o educatore di strada.

Di fronte all'esigenza di strutturare forme informali ed originali dell'intervento educativo e di orientamento degli adolescenti in quelle «zone franche» oggi maggiormente frequentate dai giovani adolescenti, ed in particolare da quelli in difficoltà, c'è una risposta attivabile, ed è quella dell'operatore di strada.

Questa nuova figura professionale, già operante in molte realtà europee ed extraeuropee (laddove esistono an­che scuole di formazione per tali operatori) ed ora anche in alcune realtà del nord Italia, sta ad indicare un tipo di ope­ratore sociale che si raccorda ai servizi sociali degli enti 10-

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cali ed alla loro politica in tema di condizione giovanile e realizza la sua operatività nelle organizzazioni di base già esistenti sia pubbliche che private, col fine di coordinare, orientare, raccordare le iniziative e le attività a fine edu­cativo.

Inoltre, per la sua formazione relazionale, tale operato­re è capace di gestire rapporti informali anche nel gruppo giovanile e questa anzi è la sua precipua caratteristica.

Se questo è il terminale effettore di una nuova politica degli enti locali in tema di condizione giovanile, ciò non di meno è necessario che gli enti locali stessi si diano una poli­tica per la condizione giovanile.

Questo, almeno nei nostri territori, non corrisponde ancora ad una realtà.

In particolare, gli enti locali dovrebbero muoversi con queste modalità:

lavoro interassessorile-dipartimentale, per progetti, al fine di conoscere costantemente la realtà giovanile, i suoi bisogni, la sua cultura;

sostenendo le risorse già esistenti sul territorio (associa­zioni volontarie cattoliche e laiche, gruppi culturali, sportivi, ambientali, ecc.) e aiutandole nelle dotazioni di servizi;

formulando progetti di carattere generale al cui interno siano previste particolari attenzioni ed interventi per fa­sce più problematiche.

I contenuti di una politica degli enti locali per la condi-zione giovanile dovrebbero essere i seguenti:

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progetti che facciano riferimento alle condizioni di vita dei giovani ed alloro inserimento sociale (case, coopera­zione, formazione professionale);

progetti nel settore del tempo libero e della cultura;

progetti di incentivazione della partecipazione e dell'im­pegno sociale;

progetti di carattere educativo e di promozione della sa­lute.

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L'uso dei farmaci. In ultimo, l'indagine ha riscontrato una notevole ed inattesa entità dei consumo di farmaci an­tidolorifici e tranquillanti, di alcoolici e di altre sostanze psicoattive.

Questo fenomeno appare tanto più preoccupante in quanto è presente tra soggetti molto giovani; in esso paiono determinanti:

l'importanza del primo contatto col farmaco, il mito del farmaco, il modello di utilizzo del farmaco come consu­mo e sedazionenelle modalità educative della famiglia e prescrittive del medico di base; il dolore e la sua tolleranza; l'educazione alla conoscenza e all'uso armonico del pro­prio corpo e della propria sessualità, come elemento rassicurante nella relazione tra i sessi. L'indagine stessa documenta come l'abitudine farma­

cologica sia in molti casi del tutto scissa da reali disagi nel­la vita familiare, nella scuola, nella socializzazione, ed as­sume quindi connotazioni di variabile autonoma determi­nata più dal contesto culturale che non dai motivi sopra ac­cennati.

Del resto, la velocizzazione dei ritmi della società e la scarsa presenza di modelli di identificazione, fenomeni ca­paci di produrre disagio negli adulti, producono a maggior ragione ansia nei giovani adolescenti.

Di qui ad un consumo spropositato di psicofarmaci o di alcool, soprattutto in ambienti culturali dove l'attenzione a tali abitudini è scarsa o nulla, il passo è breve.

E l'abitudine farmacologica costituisce un «humus», un terreno di coltura che, abbinato ad altre condizioni di disagio, può produrre la situazione tossicomanica.

Per rispondere adeguatamente a tale rischio occorre puntare all'azione positiva che famiglia, medico di base e gruppi giovanili possono esercitare sull'adolescente.

E quindi occorre lavorare per: maggiore attenzione del medico di base nella prescrizio­ne ad adolescenti di psicofarmaci ed antidolorifici;

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costituzione di un sistema di osservazione nella medici­na di base relativa al consumo di psicofarmaci con par­ticolare attenzione alla fascia di assistiti in età adole­scenziale;

nuovo impegno con la famiglia (da realizzare soprattut­to nelle scuole e con le strutture consultoriali) circa l'at­tenzione da porre ai consumi di sostanze alcooliche a bassa e ad alta gradazione, soprattutto come modello comportamentale di risposta a difficoltà proprie del­l 'età.

L'insieme delle considerazioni conclusive e delle pro­poste costituisce un primo e stringato elemento di riflessio­ne operativa per un programma di prevenzione ipotizzato sulla base dei dati relativi alla condizione giovanile scola­stica nel territorio del Distretto di Cerignola.

Sarà compito dell' Amministrazione e della classe poli­tica locale cogliere l'occasione di questo studio dettagliato di tale condizione per dotare il proprio territorio di un or­ganico programma di intervento nei confronti del rischio e della realtà della diffusione della droga tra i giovani di que­sta città.

I tecnici hanno fatto la loro parte e sono disponibili a fornire ulteriormente il loro contributo.

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BIBLIOGRAFIA

R. CANESTRARI, Psicologia generale e dello sviluppo, Bolo­gna, Editrice Club, 1984.

ITALIA. MINISTERO DELL 'INTERNO, Stato e società per una stra­tegia di prevenzione delle tossicodipendenze, Roma, LP.Z.S., 1983.

FRANCHINI, INTRONA, Delinquenza minorile, Padova, Edizioni Cedam, 1984.

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APPENDICE

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La metodologia seguita nel corso della ricerca, e cioè l'attivazione delle risorse territoriali, ci ha consentito di rea­lizzare, parallelamente all'intervento conoscitivo, altri obiettivi, alcuni dei quali previsti, altri emersi « per strada».

In tal senso la ricerca è stata caratterizzata da una azione di carattere preventivo che dovrà avere una sua con­tinuità anche nella verifica conclusiva di questo studio stesso, in particolare:

la ricerca è stata preceduta da una importante esperien­za condotta nella Scuola media dell'obbligo di Orta No­va. Qui un gruppo di insegnanti, a partire da un sf:mina­rio informativo realizzato dal consultorio familiare e dal C.M.A.S., ha proseguito, per un anno, l'esperienza di formazione alla « relazione» condotta dalla psicologa del consultorio, dr. Anna D'Angelo, e dal medico del C.M.A.S., dr. Giuseppe Mammana. Qui è stata anche realizzata una indagine sul rapporto tra condizione giovanile ed abuso di sostanze psicoat­tive. A distanza di tre anni da quella esperienza, gli insegnan­ti continuano in buona parte a mantenere i collegamenti e a partecipare alle iniziative di aggiornamento in mate­ria, oltre ad aver proposto autonome iniziative di carat­tere preventivo per le scuole in cui operano. La elaborazione dei dati è stata condotta con l'utilizzo dell'elaboratore dell'Istituto Industriale « Righi» di Ce­rignola. In seguito è stato proposto al Distretto Scolasti-

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co l'avvio di un corso di «alfabetizzazione» al linguaggio del computer, da svolgere nella sede del Distretto stes­so. Nel corso della ricerca e nel lavoro con il gruppo di coordinamento degli insegnanti si è venuti a conoscenza di precedenti ricerche svolte nelle singole scuole, tra queste, di particolare interesse la ricerca sull'evasione scolastica e quella sul fumo condotte dai ragazzi della Scuola Media «Paolillo », diretti dal prof. Salvatore Di­leo, negli anni 1980/1983. Il gruppo di coordinamento della ricerca si è dunque ri­velato anche un punto di raccolta e di raccordo di prece­denti iniziative autonome e non conosciute.

A conclusione della fase di indagine è stato realizzato un primo Seminario Informativo sulle Tossicodipendenze (tav. 16).

Il Seminario, articolato in cinque incontri, ha tracciato il percorso ideale che spesso l'adolescente in difficoltà compie dal disagio alla tossicodipendenza. In questo per­corso ciascuno può avere un ruolo nel determinare un esito positivo o negativo della vicenda. E pertanto si è cercato di chiarire cosa in concreto potrebbe fare una scuola, un inse­gnante, una famiglia, un genitore, sia per prevenire i danni peggiori, che per recuperare chi ha già operato una scelta a carattere negativo.

Dal suddetto Seminario sono emerse in particolare due esigenze:

1. la necessità 'di porre particolare attenzione al problema pedagogico della relazione con i giovani adolescenti, e di qui la proposta di una iniziativa specifica per gli inse­gnanti disponibili;

2. la realizzazione di interventi di semplice carattere infor­mativo che, affiancati a quelli di carattere formativo, possano dotare insegnanti, famiglie, di strumenti con­creti di conoscenza e di intervento nel disagio dei propri alunni o dei propri figli.

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Distretto Scolastico N. 32 e Centro Regionale Servizi Educativi Culturali (CRSEC)

CERIGNOLA

« DROGA: CONOSCERE PER PREVENIRE»

Seminario Informativo sulle Tossicodipendenze

Cerignola, Sala Conferenze Biblioteca Comunale, ore 16,30

20 gennaio 1986

23 gennaio

27 gennaio

30 gennaio

3 febbraio

Relatori:

PROGRAMMA

- L'adolescenza, la crescita, il disagio: un caso di adolescente in difficoltà.

- Dal disagio alla devianza: la tossico­dipendenza, un caso di tossicodipen­denza.

- Le sostanze psicotrope, l'uso e l'abu­so.

- L'organizzazione dei servizi, la pri­ma accoglienza, dati statistici sul fe­nomeno.

- La scuola e la famiglia per prevenire e recuperare. La famiglia: struttura e comunica­zione.

Dott. G. MAMMANA - medico responsabile del C.M.A.S. di Foggia e consulente del Distretto Scolastico di Ceri­gnola per il progetto di prevenzione delle tos­sicodipendenze.

Dott. M. GIORDANO - medico del C.M.A.S. di Foggia.

Dott. C. FERRONE - psicologa del C.M.A.S. di Foggia.

M. LATTANZIO - assistente sociale del C.M.A.S. di Foggia.

Dott. A. MENGANO -coordinatore Servizi Tossicodipendenze As-sessorato alla Sanità della Regione Puglia.

Dott. P. LA MARCA - psichiatra - terapista familiare.

Tav.16

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ELENCO DEI PARTECIPANTI AL SEMINARIO

ACITO Luigi, Preside Scuola Media «Aldo Moro» Storna­rella.

ALBANESE Domenica, Docente Scuola Elementare «Car-ducci» Cerignola.

ANTONICIELLO Teodora, Studentessa.

ANZALOTTA Carmela, Studentessa.

BELLAPIANTA Carmela, Studentessa.

BELPIEDE AVELLO Rosa, Docente Scuola Elementare « Carducci» Cerignola.

BOTT A Giovanni, Autista.

BOTTA Margherita, Studentessa Liceo Classico.

BRUDAGLIO Pasquale, Studente.

BUFANO Antonio, Studente universitario.

BUONANNO Michelina, Docente Scuola Elementare «Car­ducci» Cerignola.

BRUNO Sante, Medico.

CARBONE Vincenzo, Docente Scuola Media «Padre Pio» Cerignola.

CARROZZI Anna Clara, Assistente sociale.

CASSANELLI Maria, Studentessa universitaria.

CENTRONE Gerarda, Studentessa.

CIA V ARRA Erminia, Docente Scuola Elementare «Di Vit­torio» Cerignola.

CIBELLI Laura, Docente Scuola Media «Padre Pio» Ceri­gnola.

CICIRETTI Giuseppina, Laureata in lingue e letterature straniere.

CIRULLI Maria Rosaria, Assistente sociale.

CIRIELLO Rosalia, Laureata in Giurisprudenza.

COLELLA Sabina, Docente Scuola Media «Pavoncelli» Ce-rignola.

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COLOPI Maria, Casalinga.

COSTA Vincenza, Docente Scuola Media «Aldo Moro» Stornarella.

DALESSANDRO Giovanni, Operatore C.R.S.E.C. Distret­tuale Cerignola.

DELLACROCE Carmela, Docente Scuola Media « Padre Pio» Cerignola.

DEL VECCHIO Saverio, Docente Istituto Tecnico Commer­ciale e per Geometri Cerignola.

D'ERRICO Gerardo, Segretario Scuola Elementare Storna­rella.

DE VITTI Domenico, Impiegato.

DICORATO Carmela, Operatrice C.R.S.E.C. Distrettuale Cerignola.

DIGREGORIO Rosaria, Docente Scuola Media « Don Bo­sco» Cerignola.

DILEO Salvatore, Docente Scuola Media « Padre Pio» Ceri­gnola.

DI MICCO Anna, Docente Scuola Media « Paolillo» Cerigno­la.

DITERLIZZI Maria, Assistente sociale.

ERCOLINO Dora, Docente Scuola Media « Aldo Moro» Stornarella.

FANO Maria Giovanna, Assistente sociale.

FARES Chiara, Assistente sociale.

FRASCOLLA Domenico, Docente Scuola Elementare « Mar­coni» Cerignola.

FRONTINO Giovanni, Responsabile C.R.S.E.C. Distrettuale Cerignola.

GIANCQLA Marco, Studente Istituto d'Arte.

GIGLIO Giuseppe, Insegnante t.p. Istituto Tecnico Indu­striale Cerignola, Assessore P.I. e Cultura Comune di Cerignola.

GISARIO Antonio, Docente Scuola Media Stornara.

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GIUNTOLI PEPE Teresa, Docente Scuola Elementare « Marconi » Cerignola.

GRANATO Rosaria, Assistente sociale.

GRIECO Giuseppe, Studente.

LIBERTINO Maria, Studentessa.

LONGO Chiara, Ragioniera.

MACARIO Luigia, Docente Scuola Media « Padre Pio » Ceri­gnola.

MARINARO Jole, Docente Liceo Scientifico Cerignola.

MASSAFRA Mario, Docente Scuola Media « Padre Pio » Ce­rignola, Presidente Distretto Scolastico Cerignola.

MERRA Ripalta, Docente Scuola Media annessa Istituto d 'Arte Cerignola.

MOMBELLI CALONICO ZEFFERINO Anna, Docente Istitu-to Tecnico Commerciale e per Geometri Cerignola.

MONOPOLI Carlo, Studente.

MONTI Antonella, Psicologa.

MORRA Aurora, Docente Scuola Media «Don Bosco » Ce­rignola.

PALLADINO Anna Maria, Docente Scuola Media «Padre Pio » Cerignola.

PAPPAGALLO Francesco, Docente Scuola Media «Don Bo­sco » Cerignola.

PESCE Giuseppe, Ausiliario Istituto Tecnico Industriale Cerignola.

PETRUZZELLI Raffaella, Docente 1st. Magistrale «Opera San Francesco» Cerignola.

PISANO Lucia, Docente 1st. Magistrale «Opera San France­sco » Cerignola.

PIZZI Giuseppe, Docente Scuola Media «Don Bosco » Ceri­gnola.

PUGLIESE Caterina, Docente Scuola Media «Padre Pio » Cerignola.

RATCLIF Luigi, Assistente sociale.

REITANI Giuseppe, Programmatore elettronico.

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RINALDI Carla, Docente Istituto Tecnico Commerciale e per Geometri Cerignola.

RINALDI TERENZIO Rosa, Docente Liceo Scientifico Ceri­gnola.

ROSCINO Antonietta, Docente Scuola Media « Padre Pio» Cerignola.

RUSSO Sabina, Studentessa corso per assistenti sociali.

SCALZO Vincenzo, Docente Scuola Elementare « Di Vitto-rio» Cerignola.

SECCIA Damiana, Casalinga.

SELLITRI Maria, Assistente sociale.

SIL VESTRI Anna, Ausiliaria Scuola Media « Padre Pio» Ce­rignola.

SPERANZA Giuseppe, Insegnante t.p. 1st. Tecnico Agrario Cerignola.

T ADDEO Agnese, Docente Scuola Media « Padre Pio» Ceri­gnola.

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SOMMARIO

PREMESSA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pago 5

INTRODUZIONE .. . .. .. . . ........ . . . . » 7

1. LA COMPLESSITÀ DELLA METODOLO-GIA PREVENTIVA . . . ............. . .. .

2. L'ADOLESCENZA E LE DROGHE ... .. . .

3. LA NOSTRA RICERCA E LA SUA METO-DOLOGIA . .. ... .. . .... . .. .. . .. . .... .

3.1 Relazione tecnica . . .... . .. . ........ . . . 3.2 I dati ............... ... . . ... .. .... . . . 3.3 Dai dati alla interpretazione dei dati. La re­

lazione tra il disagio degli adolescenti e l'abuso delle sostanze psicoattive . .. .. .. .

4. CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE ..... .

BIBLIOGRAFIA ... .. . .. . .. . .... . .... .

APPENDICE .. . . .. . .. . .... ....... ... .

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Finito di stampare nel mese di luglio 1987 con i tipi della

Tipolitografia «Francesco Miulli» Via Nazionale, 60 . Te!. (0883) 762036

San Ferdinando di Puglia (Fg)

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