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ASSOCIAZIONE FILARMONICA DI ROVERETO 26 SALA FILARMONICA VENERDÌ 1 DICEMBRE 2017 - ORE 20.45 GIULIO TAMPALINI chitarra Joaquín RODRIGO Tiento Antiguo (1901-1999) Tres piezas españolas Fandango Passacaglia Zapateado Adagio dal Concierto de Aranjuez Toccata Francisco TÁRREGA Capricho Arabe (1852-1909) Gran Vals Adelita - mazurka Marieta - mazurka Recuerdos de la Alhambra Fantasia sobre la Traviata de Verdi Variaciones sobre el Carnaval de Venecia de Paganini ore 18.30 MOmenti MUsicali incontri con gli interpreti: Giulio Tampalini segue momento conviviale

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ASSOCIAZIONE FILARMONICA DI ROVERETO26

SALA FILARMONICA VENERDÌ 1 DICEMBRE 2017 - ORE 20.45

GIULIO TAMPALINI chitarra

Joaquín RODRIGO Tiento Antiguo(1901-1999) Tres piezas españolas Fandango

Passacaglia

Zapateado

Adagio dal Concierto de Aranjuez

Toccata

Francisco TÁRREGA Capricho Arabe(1852-1909) Gran Vals

Adelita - mazurka

Marieta - mazurka

Recuerdos de la Alhambra

Fantasia sobre la Traviata de Verdi

Variaciones sobre el Carnaval de Venecia de Paganini

ore 18.30

MOmenti MUsicali incontri con gli interpreti:

Giulio Tampalinisegue momento conviviale

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NOTE AL PROGRAMMA

Giulio Tampalini è oggi uno dei più carismatici chitarristi classici europei. Vincitore del Premio delle Arti e della Cultura nel 2014, si è imposto in alcuni dei maggiori concorsi,

(presidente della giuria Narciso Yepes), al T.I.M. di Roma nel 1996 e nel 2000 al “De Bo-

Tiene concerti da solista e accompagnato da orchestre sinfoniche in tutta Italia, Europa, Asia e America (Teatro La Fenice Venezia, Parco della Musica Roma, Shubert Theatre Tremont Boston, Teatro Renascença Porto Alegre, Ithaca College New York, Qintai Grand Theatre Wuhan, Nadine Chaudier Thetare Avignon FRANCE, Musée international de la Croix-Rouge Genève, Salle Jacques Huisman Théâtre National Bruxelles, ecc). Tra le sue numerose collaborazioni si ricordano quelle con le prime parti dell’Orchestra del Teatro alla Scala di Milano. La registrazione delle opere complete per chitarra di Francisco Tárrega gli è valso il premio con la Chitarra d’Oro al Convegno Internazionale di Chitarra di Alessandria come Miglior disco dell’anno. Ha pubblicato inoltre, su CD, il Concierto de Aranjuez di Joaqu n Rodrigo, Opere e Sonate di Angelo Gilardino, la raccolta completa delle Sei Rossiniane di Mauro Giuliani, il Concerto n. 1 op. 99, il Quintetto op. 143 e il Romancero Gitano di Mario Castelnuovo-Tedesco, con l’Orchestra Haydn di Bolzano, l’opera completa per chitarra di Miguel Llobet e tutte le opere per chitarra sola di Heitor Villa-Lobos, progetto realizzato per la prima volta al mondo su video.

tiene regolarmente corsi di perfezionamento e masterclass in tutta Italia e all’estero.

Joaquín Rodrigo, marchese dei giardini di Aranjuez (Sagunto, 22 novembre 1901 – Madrid, 6 luglio 1999), rappresenta una

spagnola di sempre. Lo stile di Rodrigo è frutto dell’intreccio fra il passato glorioso della Spagna seicentesca e una vivace aspirazione verso la modernità, senza mai perdere di vista le proprie radici culturali. Il brano di Rodrigo con cui Giulio Tampalini inaugura questa serata è il Tiento Antiguo, basato su una serie di arpeggi e frasi accor-dali che richiamano antichi misteri e melismi dimenticati. Il pezzo fu eseguito per la prima

volta nel 1942 dal chitarrista e virtuoso spagnolo Regino Saínz de la Maza, che fu tra l’altro il primo interprete del Concierto de Aranjuez due anni prima. Il trittico delle Tres piezas españolas descri-ve una Spagna moderna e cavalleresca, in cui melodie danzanti fanno da teatro a mo-menti di raccoglimento e strappi improvvisi. Le dissonanze giungono spesso all’orecchio in maniera grottesca, come improvvise fola-te di vento sulla strada di un Don Chisciotte che si prodiga nella sua battaglia contro immaginari mulini a vento. Il Fandango ini-ziale e un brillante Zapateado incorniciano

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la Passacaglia centrale, lenta e meditativa, dentro cui aleggiano le atmosfere del cante

Il Concierto de Aranjuez è certamente l’opera più nota di Joaquín Rodrigo. Scritto all’inizio del 1939 a Parigi, in un’atmo-sfera tesa da una parte per gli ultimi echi della guerra civile spagnola e dall’altra per l’imminente inizio della seconda guerra mondiale, è la prima opera di Rodrigo per chitarra e orchestra. L’Adagio del Concerto possiede un’im-pressionante capacità comunicativa ed è semplicemente il brano più famoso di tutta la letteratura per chitarra e orchestra. Come racconta lo stesso Rodrigo, «l’atmosfera ma-linconica del secondo movimento mi ricorda anche della triste epoca in cui lo scrissi, che coincise con la perdita del bambino che io e mia moglie stavamo aspettando nel 1939».

Rodrigo, Victoria Kamhi, sembra confer-mare queste impressioni, proponendoci l’immagine del compositore straziato per la

questo Adagio nella storia della musica per strumento solista e orchestra.Questa sera ascolteremo l’Adagio nell’e-laborazione per chitarra sola di Giulio Tampalini. La Toccata para guitarra di Rodrigo è uno dei brani più complessi mai composti per chitarra e rappresenta in questo senso un precursore della scrittura virtuosistica che caratterizza l’intera opera chitarristi-ca del compositore spagnolo. Scritta nel 1933, è stata eseguita in prima esecuzione solamente 66 anni dopo, nel 2006, quasi a simboleggiare il risveglio di una principessa dopo un lungo sonno. Tuttavia, il suo com-positore non rimase certo a riposo tutto quel tempo, vista la mole di opere musicali che

nonostante avesse smarrito la copia originale del brano, consegnata a un chitarrista anni prima, ebbe l’intuito di conservarne il ma-noscritto originale. Nel frattempo decise che sarebbe stato meglio utilizzare quest’opera, trasformandola nel primo movimento del Concierto de Estío per violino e orchestra, che fu composto ed ebbe la sua prima ese-cuzione pubblica nel 1943. Giulio Tampalini

* * *

Francisco Tárrega (Vilareal, 21 novembre 1852 – Barcellona, 15 dicembre 1909) sono, nella storia della chitarra, da un lato legate a un’ epoca di decadenza dello strumento (il tardo ro-manticismo), dall’altro lato esaltate da una mitologia che ha fatto, del maestro spagnolo, una sorta di simbolo di una rinascita della chitarra che, per la verità, egli non fece in tempo a vedere. Nato a Villareal de los Infantes, nella re-gione valenciana, Tárrega fu nell’infanzia e nell’adolescenza un chitarrista autodidatta poco piè che dilettante, anche se le sue doti prodigiose lasciavano intravedere il musici-sta che sarebbe divenuto. Nella prima giovinezza, si iscrisse al Conservatorio di Madrid nelle classi di pianoforte e di solfeggio, e quest’istruzione – sebbene un poco tardiva – valse ad aprire la sua fertile, istintiva musicalità verso orizzonti meno limitati. La sua vocazione di chitarrista si manifestò appieno proprio in concomitanza con gli studi musicali che dalla chitarra avrebbero potuto allontanarlo.

-liari, una passione semiclandestina (e ardentemente corrisposta, con le inevitabili

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turbolenze) per una gentildonna che fu anche la sua mecenate, un’attività con-certistica che raramente, e solo per brevi periodi, lo condusse fuori dalla Spagna e la tranquilla residenza in patria – per lo piè a Barcelona – dove esercitava la sua attività didattica in privato e da dove si muoveva, per dare concerti in provincia, piuttosto

aver patito, negli ultimi nove anni di vita, le conseguenze di una paralisi che non gli

sulla sua ricerca tecnica, di per se stessa già abbastanza travagliata. Nella sua opera per chitarra troviamo

principali del romanticismo minore: l’inti-mismo, l’esotismo, il popolarismo. Inoltre, coltivò il genere dello studio da concerto, ispirandosi spesso a composizioni di altri autori, scritte per altri strumenti, che egli, piè che trascrivere, ricreava per sé e per

didattico-virtuosistica, ma soprattutto con motivazioni estetiche. La vena intimisti-ca, esercitata nei suoi studi del repertorio pianistico, si manifesta nelle composizioni armonicamente piè dense e melodicamente piè forti, e tocca il suo vertice nella raccolta dei Preludios. Durante l’esistenza dell’auto-re, ne furono dati alle stampe soltanto nove; in seguito, essi aumentarono di numero,

recente edizione delle opere complete (So-neto Ediciones Musicales, Madrid). Come

fascino dell’esotismo, una corrente lettera-ria, pittorica e musicale di marca francese che fece presa anche sul romanticismo, appartato e un poco provinciale, dei com-positori spagnoli. Gli esponenti di questa tendenza vedevano nel mondo della tenda e del deserto una via di fuga dallo spleen

metropolitano e, nell’Andalucia, la regione

piè vicina alla loro immaginaria Arabia, una sorta di avamposto di quel paradiso, che peraltro essi si guardavano bene (salvo casi rarissimi) di visitare, forse nel timore di scoprire che esisteva soltanto nelle loro fantasie. Nel romanticismo spagnolo, questa

giardini dell’Alhambra di Granada una sorta di emblema, ed è dunque del tutto pertinente

-cuni studiosi spagnoli per i maestri ottocen-teschi che, per origine e formazione, erano in realtà piè vicini alla Francia che al mondo islamico: primo fra tutti, Tomás Breton, non a caso dedicatario di quel Capricho Arabe con il quale si collocava senza esitazione tra i cultori di un esotismo bonario e quasi familiare – potremmo dire, noi italiani, salgariano. Granada, visitata da Tárrega in compagnia della sua ardente patronessa nel 1899, gli dettò poi quell’evocazione, molto propriamente intitolata Recuerdos

de la Alhambra, in cui, piè che l’anelito all’Oriente, si manifesta la suggestione eser-

Georges Bizet: pagina destinata a diventare

-gono una melodia chiaramente debitrice a una romanza de I pescatori di perle. Danza Mora e Danza Odalisca completano questo quadro esotizzante, dipinto a tinte vivaci da un valenciano-barcellonese che conosceva la Francia meglio del Sud della Spagna.

aspettative di un pubblico che non poteva permettersi esaltazioni per pagine delicate quali le Mazurke o i Preludi fu coltivato in parte per necessità – cioè per alimentare il repertorio con i quale doveva esibirsi nei pueblos spagnoli – ma anche per una sua

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inclinazione al divertimento. Infatti, anche

scade mai nella volgarità. Le Variaciones sobre el Carnaval de Vene-

cia de Paganini sono un esempio monumen-tale di questo entusiastico popolarismo tar-reghiano: una sontuosa introduzione seguita dal noto tema, da sette ornamentazioni ri-danciane e da una codetta, il tutto all’insegna di un virtuosismo che era l’unica arma che il virtuoso di allora aveva a disposizione per

che la conosceva soltanto per la sua presenza nelle feste paesane e nelle taverne. Come quasi tutti i chitarristi-compositori, anche Tárrega si dedicò alla trascrizione, e seppe imprimere ai suoi lavori il marchio della sua estetica. Fu un’intuizione quella che lo spinse a trascrivere per chitarra la Barcarola Veneziana op. 19 n. 6 di Mendelssohn e, in

generale, nelle sue incursioni in campo pia-

studi al Conservatorio di Madrid, dove gli autori romantici venivano letti solitamente attraverso selezioni antologiche delle loro pagine celebri. Nel genere della parafrasi, fu invece parsimonioso, e non si impegnò con lo stesso ardore di un Giuliani o di un Mertz. La Fantasia sobre la Traviata de Verdi è una elaborazione di un precedente lavoro di Julián Arcas, il grande predecessore di Tárrega, colui che avrebbe dovuto essergli maestro. L’incontro non fu possibile o non fu for-tunato, ma i due grandi del romanticismo chitarristico iberico si incontrano idealmente in questa Fantasia scritta a quattro mani. Chissà se Verdi l’avrà mai ascoltata… Angelo Gilardino