Giugno 2013 · MOnferrato e raccoglie tutto ciò che è e fa la nostra storia: le lette-re dei...

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G&d Gabiano e dintorni Il mensile dal Nost Munfrà Giugno 2013 Foto di Enzo Gino

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G&d G

abia

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din

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i Il mensile dal Nost Munfrà

Giugno 2013

Foto di Enzo Gino

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Feste e territorio

A nche questa estate come

ogni anno sono “scoppiate”

le feste di borghi e Paesi

del Monferrato.

Quando è possibile G&d vi partecipa,

raccogliendo materiale fotografico,

filmanti ed interviste che poi mette

sui suoi mezzi di comunicazione qua-

li siti, blog, Tv e Youtube, Fb ecc.

Fra le tante riflessioni che ci vengo-

no in mente su queste sagre voglia-

mo scriverne qualcuna su questi fo-

gli. Spesso assistiamo a feste belle,

simpatiche, ma che hanno solamen-

te o

prevalentemente una impostazione

“mangereccia”. Ossia si allestiscono

tendoni o, se ci si fida del tempo, si

opera all’aperto, offrendo cibi, spes-

so, monferrini: agnolotti, arrosti,

friciulin, torte di nocciole o nere,

fritto misto, sempre accompagnati

dai nostri buoni vini e quasi sempre

accompagnati da serate danzanti

con il classico liscio. Tutte attività

che richiedono grande impegno da

parte delle Pro-loco e/o delle varie

associazioni di volontariato che ope-

rano ancora, fortunatamente, sul

nostro territo-

rio.

Non si può che

essere grati a

queste perso-

ne che sacrifi-

cano il loro

tempo per ini-

ziative sociali e

per valorizzare

la nostra terra,

non a caso si

c h i a m a n o

spesso Pro-

loco.

alla festa della Piagera, non solo Agnolotti...

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Ci chiediamo però se questo sia l’u-

nico o il migliore dei modi, per svol-

gere questa meritoria funzione. Ci

sorge il dubbio che si possa fare an-

che altro, magari persino impegnan-

do lo stesso tempo e fatica o forse

anche meno.

Prendiamo un esempio: venerdì,

sabato e domenica scorsa si è tenu-

ta come avviene da qualche anno a

questa parte, la festa alla Piagera di

Gabiano organizzata dall’associazio-

ne Tabarrina con la collaborazione

del Comune e della Pro-loco di Ga-

biano.

Nell’ampio piazzale sterrato che sor-

ge a fianco del noto mercato si sono

tenute una serie di manifestazioni

veramente interessanti: una sfilata

di vecchie auto d’epoca, una di mac-

chine agricole prevalentemente trat-

tori d’epoca, una dimostrazione della

battitura del grano come avveniva

un tempo quando il biondo cereale

veniva prima raccolto in covoni e poi

trebbiato in quelle enormi macchine

fatte di legno e pulegge in cui i chic-

chi venivano separati dalla paglia e

dalla pula per finire nei sacchi desti-

nati ai molini dei mugnai.

All’ingresso del grande piazzale poi il

“nostro” Mario Vellano ha esposto la

consistente raccolta delle fotocopie

di fotografie d’epoca tutte commen-

tate magari solo col nome e cogno-

me del soggetto della fotografia.

Ma non finiva lì, un paio di espositori

mostravano delle bellissime ricostru-

zioni in scala di una macchina a va-

pore (funzionante) o della trebbiatu-

ra del grano. Una sfilata per le stra-

de del paese sia delle auto d’epoca

che dei trattori ha poi fatto vedere a

chi non poteva venire alla festa quei

bei mezzi meccanici d’un tempo.

Adiacente alla esposizione di questi

autentici pezzi della nostra storia,

accessibili per qualche ora a tutti gli

avventori della manifestazione, sor-

geva l’immancabile tendone con mu-

sica e piatti tipici del nostro Monfer-

rato. La domenica ha visto la pre-

senza della banda musicale la Bersa-

gliera di Tonco e, nel pomeriggio, la

fragolata offerta dal Comune con gli

ottimi frutti rossi tipici delle nostre

zone, offerti a tutti. Così le centinaia

di persone che dai dintorni, anche

lontani, sono venute alla Piagera

magari attratti dalla mangiata a

prezzi accessibili, ha avuto modo di

vedere e di conoscere un po’ della

storia Monferrina. Un abbinamento

fra piacere e cultura che non sempre

è facile realizzare, ma che La Tabari-

na con l’aiuto degli altri amici anche

quest’anno ha saputo offrire.

Esistono infinite possibilità dii

“comunicare”, come oggi si dice, e

soprattutto esistono infinite forme di

eventi da organizzare, tenendo sem-

pre presente la necessità di far co-

noscere qualche cosa di più e di

nuovo del nostro territorio e della

nostra storia che non è fatto solo dei

pur meritori, vino e agnolotti.

Basta pensare al cammina Monferra-

to, ai convegni sulle tipicità del terri-

torio come i vini doc organizzati dal

castello di Gabiano, alle nocciole, al

Po con le discese in rafting e presto

anche in kayak e canoa, ed alla pos-

sibilità di serate dedicate ai mille

aspetti della musica gospel, classica,

jazz, blues, rock ecc. alla danza, alle

mostre di pittura ed ancora a tante

altre cose.

Da parte sua G&d ha scelto di colla-

borare a questi eventi utilizzando

quegli strumenti che conosce meglio

e che, forse, sono ancora troppo

sottovalutati nella nostra cultura e

che vanno sotto il nome di

“comunicazione”.

Al di là del nostro ormai noto giorna-

le che ci chiedono anche da altre

regioni, ci siamo dedicati a predi-

sporre filmati e video di queste feste

e di questa terra.

Anche in questo campo le nuove

tecnologie offrono possibilità un

tempo inaccessibili, fare riprese con

telecamere digitali dai costi accessi-

bili a tutti, “montare” o fare l’editing

dei filmati, ossia “ripulirli” dalle im-

magini scadenti, correggere i mossi,

i colori e le luci, aggiungere una co-

lonna sonora ed infine creare una

vera e propria videoteca su Youtube

accessibile a tutto il mondo connes-

so ad internet, ci sembra una cosa

importante. Ma ancor più importante

crediamo sia la formazione di una

specie di banca delle memoria, un

po’ come fa il Mario Vellano con le

sue foto, ma usando filmati.

E’ un’attività che probabilmente è

meno impegnativa dell’organizzare

una serata a base di liscio e fritto

misto, ma certamente più duratura

nel tempo. Chissà se le Pro-loco,

specialmente le giovani leve più

avvezze a smanettare ai computer,

decidessero di dedicare, oltre che

alle feste, un po’ del loro tempo e

delle loro risorse anche a queste

attività “innovative” quanto altro

“di più” e “di nuovo” si potrebbe

fare per la nostra terra. Da parte

nostra siamo sempre pronti e di-

sponibili ad offrire, a chi ce lo chie-

de, la nostra modesta esperienza

in materia.

Siamo infatti consapevoli che nel

mondo globalizzato di oggi, e ancor

più in quello futuro, la comunica-

zione diventerà sempre più impor-

tante; come diceva un noto “guru”

di questa scienza: esistere = co-

municare, chi non sa comunicare è

destinato, suo malgrado, a restare

invisibile.

E questo forse è uno dei limiti della

nostra mentalità, da sempre legata

alla terra, alla concretezza: siamo

introversi per natura, poco avvezzi

a farsi sentire o vedere al di là di

quello che si reputa necessario per

sé stessi.

Ma i tempi cambiano e come da

qualche secolo ha dimostrato Dar-

win, solo le specie che più si sanno

adattare sopravvivono al tempo

che passa, e questo vale anche per

le culture.

Per noi adattarsi significa anche

imparare a usare i nuovi strumenti

che la tecnologia mette a disposi-

zione per valorizzare terre, genti,

lavoro, storia, tradizioni del Nostro

Monferrato: valori che restano

sempre immutati. Per la cronaca su

Youtube/users/ghigiot2010 i nostri

navigatori potranno trovare i film in

(per ora) piccola parte fatti da noi

e realizzati anche da altri sulla no-

stra terra.

In particolare oltre a filmati sul

tamburello quelli relativi alla festa

di Villamiroglio, al Castello di Cere-

seto e della Piagera di Gabiano.

Invitiamo chi dispone di filmati e

vuole pubblicarli ad inviarceli o a

contattarci.

Nella pagina accanto le fotografie

di alcuni momenti della festa della

Piagera di Gabiano

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E’ nato l’archivio storico del Monferrato

E’ stata avviata una interessante e

bella iniziativa dell’Associazione

C’era una volta di Villamiroglio

che trascende i confini comunali

per coinvolgere l’intero Monferra-

to. Si tratta della creazione di un

archivio storico on-line in cui ven-

gono raccolti momenti di vita, di

storia del Monferrato.

Si chiama MeMo iniziali di MEmorie

MOnferrato e raccoglie tutto ciò

che è e fa la nostra storia: le lette-

re dei nonni, i loro diari, vecchie

fotografie di famiglia, cartoline,

spartiti musicali, video, audio ecc.

MeMo li cataloga in forma digitale

e li rende pubblici attraverso il pro-

prio sito. E’ una grande opportuni-

tà per la nostra terra e per ciascu-

no di noi: un sistema informativo

in progress, che raccoglie, catalo-

ga, custodisce e che, giorno dopo

giorno si arricchisce di collabora-

zioni, documenti, filmati, risorse,

idee, progetti. Il procedimento di

archiviazione dei documenti e la

possibilità di importare ed esporta-

re dati consentono di creare un

vero e proprio itinerario tra storia,

tradizione, memoria e conoscenza.

E ogni persona può partecipare

r a c c o n t a n d o

qualcosa.

Basta registrar-

si per avere a

disposizione un’area del sito su cui

caricare i propri files. L’amministra-

tore provvederà poi a renderli pub-

blici.

Chi non ha dimestichezza o possibi-

lità di utilizzare mezzi telematici

può mettere a disposizione il mate-

riale che verrà restituito in breve

tempo dopo la digitalizzazione.

Ma le finalità dell’associazione van-

no ben al di là della sola archivia-

zione dei documenti storici, infatti

si propone anche di organizzare

convegni, incontri, progetti specifici

sempre legati alla storia Monferri-

na. Fra essi C’era due volte che

consiste nella ricerca fotografica

operata attraverso collaboratori

associazioni, comuni, biblioteche.

Sul sito, nel settore delle news vi

sono una serie di informazioni e

appuntamenti. La parte più interes-

sante è ovviamente l’archivio dove

è possibile fare la ricerca per sog-

getto, (persone, paesaggi, animali,

oggetti) qualità, categoria e sup-

porto (video, foto, cartaceo, audio).

Ci pare che Massimo Biglia e Tizia-

na Bertolè i promotori della iniziati-

va abbiano avuto una bella idea a

cui speriamo aderiscano molti Mon-

ferrini che avranno così modo di

dare il proprio contributo alla risco-

perta della nostre radici ed alla pro-

mozione della nostra terra.

MeMo:

www.memoriedelmonferrato.it

A destra la Home page di MeMo sopra una delle foto dell’archivio

una opportunità per far conoscere la nostra terra e non disperdere il suo patrimonio di memoria

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Notizie in breve Munfrin

Il progetto è stato presentato alla

amministrazione di Moncalvo ed ai

commercianti di Moncalvo, prossi-

mamente si terranno altri incontri.

Anche La Stampa di Asti dopo

quella di Alessandria e il Monfer-

rato gli hanno dedicato un artico-

lo. La proposta è stata presentata

anche al sindaco di Murisengo.

Continua la raccolta degli esercizi

che vogliono partecipare alla ini-

ziativa che ricordiamo

ha lo scopo di incenti-

vare l’economia locale

e che non comporta

costi per gli aderenti,

diversamente dallo

sterile lamento per la

crisi.

Quando si raggiunge-

rà un consistente nu-

mero di aderenti si

provvederà alla distri-

b u z i o n e d e l l e

“banconote”.

Mostra sul Tamburello

nel Monferrato

Al rientro dai paesi del

bresciano dove ha

riscosso grande suc-

cesso la mostra sul

tamburello è stata

esposta anche alla

festa di Cerrina. Anche qui ha rac-

colto grande interesse dei visita-

tori e dei “grandi vecchi” del tam-

burello.

Ghigiot TV

Sul sito Youtube si possono vede-

re i video prodotti sulla festa di

Villamiroglio, il castello di Cerese-

to, la festa della Piagera, la disce-

sa in canoa sul Po, la festa di Cer-

rina e prossimamente quella di

Gabiano. Collegarsi a

g h i g i o t 2 0 1 0 su Youtube

(attenzione a non confondersi con

un sito che ha un nome simile:

ghigliot).

V enerdì 28, Sabato 29,

Domenica 30 giugno, ol-

tre alle consuete cene

tipiche e musiche da bal-

lo, segnaliamo l’interessante pre-

sentazione, al Castello di Gabiano

alle ore 17, del libro: Eugenio nel

Sole scritto da Claudio Marcato e

la esposizione di armi risalenti al

Regno di Sardegna, epoca in cui è

stato ambientato il libro in cui si

narrano le vicende di un Gabianese

che combatterà alla Cittadella di

Torino.

N el dicembre 1675 a Ga-

biano, nel Monferrato, un

bambino di nome Euge-

nio ammira i capolavori

di Mastro Parreaux, fabbro archibu-

saro di Verrua: lui non lo sa, ma in

quelle armi perfette c’è il segno del

suo destino. Nel Piemonte di quel

tempo, connotato da una geografia

instabile, teatro di guerre e occupa-

zioni straniere, un Gabianese è

suddito di Spagna. Ma Eugenio,

tradito dalle invidie meschine di

falsi amici, finirà arruolato a forza

nelle file del Duca di Savoia. I gio-

chi di potere tramati in palazzi

troppo lontani dai campi di batta-

glia lo travolgono insieme a tanti

altri uomini come lui, soldati per

fame, per senso d’avventura o per

l’arbitrio di un reclutatore a corto di

carne da cannone. Eugenio riuscirà

a tornare a casa sotto falsa identi-

tà, ma solo per scoprire che la sua

vita di prima gli è stata rubata per

sempre. E ritornerà, spinto dalla

necessità di sopravvivere, a vestire

una divisa, stavolta sotto le insegne

dell’esercito francese,

combattuto tra il de-

siderio di fuga e leal-

tà. Non verso ban-

diere e generali che

per lui hanno poco

senso, ma verso i

compagni assieme

ai quali rischia

ogni giorno la

vita. Ed è Euge-

nio, al culmine

del romanzo, il

protagonista di

una ricostruzione dell’assalto

alla Cittadella di Torino della notte

del 29 agosto 1706, che l`autore

propone da un punto di vista com-

pletamente nuovo: non quello dei

vincitori e del culto dell’eroe Pietro

Micca, né quello della storiografia

d’Oltralpe, bensì quello di un solda-

to che è al tempo stesso conterra-

neo e nemico suo malgrado dei

difensori di Torino.

Festa di San Pietro a Gabiano con... Eugenio nel Sole

G&d - Gabiano e dintorni

Autorizzazione n° 5304 del 3-9-99 del Tribunale di Torino; Direttore Responsabile Enzo GINO - Sede: via S. Carpoforo 97 - Fraz. Canta-venna 15020 Gabiano Stampato presso A4 di Chivasso (TO) - As-sociazione Piemonte Futuro: P. Iva 02321660066; Distribuzione gratuita; Per informazioni e pub-blicità; cell. 335-7782879; e-mail:

[email protected]

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Piccole doc fra rete e comunicazione dal Convegno al Castello di Gabiano

I l 26 maggio u.s. alla manife-

stazione Vini a Corte tenutasi

presso il Castello di Gabiano

era presente anche G&d. In

occasione del trentennale del ricono-

scimento al vino Gabiano della D.o.c.

si è tenuto un convegno avente per

tema: Piccole D.o.c. Grande Fu-

turo.

Erano presenti numerosi esperti del

settore: Andrea Desana, coordinato-

re del Comitato Promotore del Cin-

quantenario della legge sulle doc,

Gelasio Gaetani Lovatelli d’Aragona,

produttore in Montalcino, scrittore e

giornalista, fondatore di Ex Vinis, il

sindaco di Gabiano Mario Tribocco,

Giancarlo Scaglione, enologo e

“anima” della piccola Doc Loazzolo,

Costantino Charrere, dell’azienda

valdostana Les Cretes, Patrizia Ma-

rin, chairman di Marco Polo Expe-

rience e docente del Master in “Food

and Wine Communication” alla Iulm

di Milano e con loro l’imprenditore e

viticoltore Giacomo Cattaneo Adorno

e l’enologo del Castello di Gabiano,

Mario Ronco; moderate il giornalista

Sergio Miravalle. Inoltre erano pre-

senti il Presidente dell’Unione collina-

re della Valcerrina Lavagno, il Consi-

gliere provinciale e sindaco di Cerri-

na Aldo Visca, l’onorevole Fabio La-

vagno, il presidente della Camera di

Commercio Piero Martinotti

Nel trentesimo anniversario dell’isti-

tuzione della D.o.c. del Gabiano, in

un futuro nel quale tutto pare anda-

re verso le concentrazioni quale de-

stino per le piccole doc?

Un futuro c’è ma bisogna

capire come comunicarle,

come produrle e come pro-

teggerle.

Il padrone di casa Giacomo

Adorno Giustiniani nel suo

intervento ha evidenziato

interessanti aspetti.

A Gabiano si fa vino da qua-

si mille anni, ha un territorio

particolare, una esposizione

particolare, Gabiano ha una

sua cultura, una sua tradizione, una

storia, una tradizione da sempre

legata alla coltivazione del vino, al

fare il vino in un certo modo, quindi

al di là del fatto che i vitigni siano

poi vitigni comuni (il Gabiano è fatto

al 95% con uve di Barbera e per il

restante di Freisa e Grignolino), che

il Gabiano meritasse una D.o.c. ap-

parve evidente a tutti quelli che si

occuparono di D.o.c. .

Il castello, è sostanzialmente il solo,

o quantomeno il principale, produt-

tore del Gabiano.

Una attività che il marchese vive

come responsabilità: mantenere in

vita qualcosa che è legata al territo-

rio ed è legata alla vita di una comu-

nità con tutta una tradizione che va

salvaguardata. La presenza di una

D.o.c. legata la Castello è certa-

mente un valore ma non può essere

solo quello a garantire il futuro.

Come viticultore e produttore princi-

pale si pone il problema di come

essa si va a collocare nel mercato di

oggi.

Oggi grazie a questa grande rivolu-

zione che ha fatto la rete a comin-

ciare dalle relazioni sociali, le perso-

ne non hanno più bisogno di identifi-

carsi in un prodotto globalizzato, i

prodotti sono sempre più caratteriz-

zatati, le persone si incontrano sulla

rete, sui siti sociali, si creano opinio-

ni, piccoli gruppi, le distanze non

sono più una barriera. Ci sono per-

sone che dialogano in tutte le parti

del mondo, quindi ognuno vuole e

reclama il diritto di scegliere gli og-

getti di piacere, di consumo e di ca-

ratterizzarli come vuole.

Questo va benissimo per le piccole

D.o.c. Infatti ogni piccola D.o.c. è un

prodotto a sé, rappresenta le sue

tradizioni rappresenta un suo gusto

e chiunque si trovi nel mondo, sia in

Cina o in altre parti, crea una comu-

nità che si lega alle piccole comunità

produttrici con la loro identità con le

loro caratteristiche. A questo punto

non basta che il prodotto sia fatto,

Un momento del Convegno

...è la rete di persone che ha il valore più grande, poi ci sono ipad, iphone, web...

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ma anche che sia distribuito, ed an-

che in questo, lo sviluppo dei sistemi

logistici e commerciali consente che

possa arrivare sui tavoli dei ristoranti

di tutto il mondo, con relativa facili-

tà, anche un genere che è prodotto

in quantità relativamente scarsa.

E’ un altro motivo per cui possiamo

avere su un tavolo di San Paolo del

Brasile piuttosto che Shangai un vino

che è prodotto in 4.000 bottiglie

senza che chi lo consuma o chi lo

deve vendere, si ponga il problema

della sua scarsità o rarità.

Esiste una ricerca recentemente

realizzato da un consorzio che studia

i prodotti di lusso in Italia che identi-

fica come il lusso non più nella ven-

dita del prodotto, ma nella vendita

dell’esperienza, di un esperienza

complessiva.

La piccola D.o.c. meglio di ogni altra

si sposa a questa esigenza. Perché

legata ad essa c’è sempre un territo-

rio, c’è sempre la tradizione, c’è

sempre un modo di vita; che poi sia

vissuto effettivamente e fisicamente

da chi ha la fortuna o la possibilità di

stare sul territorio e avere rapporti

con la gente che produce questi pro-

dotti, o che sia semplicemente vissu-

ta come un sogno, una cosa raccon-

tata, comunicata mentre alla fine del

pasto sta bevendo un vino pregiato,

non è così importante. E’ sempre

una esperienza complessiva che oggi

le persone ricercano.

Ma come si comunicano le piccole

D.o.c. ?

Come si può scoprire un vino sulla

rete, dove praticamente tutti ci so-

no, più o meno aggiornati o più o

meno efficienti ? Com’è che uno da

Tokio clicca Gabiano ? come lo si

può indurre ad arrivare qua on li-

ne ?. Come si può provare ad avere

dei contatti con il mondo operativo

della ristorazione o dei wine lovers,

come si entra nei blog?

Sono le domande rivolta a Patrizia

Marin.

L’esperta concorda sulla opportunità

della “vendita” dell’esperienza. Oggi,

più che in passato, la piccola D.o.c.

o comunque la territorialità è la cosa

più importante in assoluto che noi

possiamo comunicare. C’è anche un

grande expo che ci aspetta nel 2015

a Milano e i temi sono proprio legati

ai territori, lì si vuole promuovere la

migliore Italia quello che ognuno di

noi ha da dare, tant’è che oltre ai

grandi padiglioni tematici ci sarà poi

lo spazio per ognuna di queste real-

tà.

Ma non c’è solo il comunicare in re-

te, nella rete virtuale; è importante

ma è pur sempre uno strumento. Ad

esempio oltre alle reti di vendita,

anche un prodotto editoriale come

un libro che oltre ad essere presente

nelle librerie italiane verrà presenta-

to a Shangai, a Mosca e poi negli

Stati Uniti costituisce una rete molto

importante che noi conosciamo me-

glio, quella delle relazioni, degli ami-

ci, delle storie di famiglia e anche

personali che si intrecciano e si in-

crociano. La rete è anche questo,

poi oggi c’è quella virtuale ancora

più interessante perché consente un

po’ a tutti di trovare tutto.

Mi si chiede come si trova Gabiano

dal Giappone? Una persona che si

occupa di vendere vino in

quell’area del mondo, quando

si troverà a Tokio piuttosto

che a Osaka con i suoi amici

chiederà: perché non scopri-

te questo vino di Gabiano?

La rete da sola quindi non

basta, ci sono strumenti, in-

dicizzazioni, cose importanti

che possiamo fare, ma dob-

biamo sempre ricordarci che

l’apporto umano a questa

esperienza è il fattore più

importante.

Ci sono poi altre strade spes-

so sottostimate in Italia per-

ché sono complesse.

Volendo finanziare questa D.o.c.

come si potrebbe fare? Si spazia

dall’OCM che è un fondo dedicato

alla promozione verso paesi terzi

solo per il vino. Poi c’è la legge 501

che finanzia fino al 70% a fondo

perduto il Consorzio DOP se si abbi-

na il vino a produzioni alimentari.

Nella zona si potrebbe fare un pro-

getto che lega questi vini ada ltri

prodotti tipici per offrire una propo-

sta esperienziale cofinanziata al

70%. C’è poi il Piano di Sviluppo

Rurale che finanzia al 70% il pro-

dotto informativo e al 50% le cam-

pagne promozionali a fondo perduto,

lo fa la Regione Piemonte. Ho notato

che nell’elenco delle DOP il Gabiano

non c’è, ma credo basti fare una

istanza agli uffici regionali.

Il nuovo P.S.R. regionale comincia

quest’anno il quinquennio; queste

sono le azioni concrete su cui atti-

varsi.

Quindi in sintesi, innanzitutto la rete

di persone che ha un valore più

grande di tutto, poi ci sono ipad,

iphone, web; ma ricordiamo che il

vino si vendeva anche 10 anni fa

quando queste tecnologie non c’era-

no.

Poi gli strumenti che ci sono a dispo-

sizione: la rete è uno strumento ec-

cellente, soprattutto per le piccole

realtà che non si possono permette-

re campagne di promozione sui

grandi media, sulla carta stampata,

e poi quegli strumenti che ci sono e

che non dobbiamo mai sottostimare

che anche se sono difficili e com-

plessi però danno anche tanto in

termini di risorse.

Giacomo Cattaneo Adorno e Patrizia Marin

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… e c’è chi recupera vecchi trattori

U na delle attrazioni eserci-

tate dai grandi centri

urbani è certamente l’of-

ferta di divertimento:

cinema, teatri, manifestazioni, con-

certi, convegni, musei e quant’al-

tro.

A organizzare tutte queste iniziati-

ve sono sostanzialmente due sog-

getti: i professionisti del settore,

ossia i gestori dei locali che opera-

no nell’ambito dell’intrattenimento

o il soggetto pubblico: comune,

quartiere, circoscrizione, assai più

raramente le associazioni dei com-

mercianti o qualche associazione

specializzata in qualche ambito di

interesse specifico. Certo è che

mostre o esposizioni permanenti,

musei e simili sono sostanzialmen-

te ad esclusivo appannaggio di

soggetti pubblici.

Nei nostri paesi l’intrattenimento

temporaneo, ossia le feste e le ri-

correnze, sono prevalentemente

gestite dalle Pro-loco e simili ma-

gari assistite dai Comuni. Scopria-

mo invece che esposizioni, mostre

permanenti sono assai spesso rea-

lizzate e gestite da privati che, per

passione e amore dedicano talvolta

una intera vita a raccogliere, cata-

logare, restaurare e riportando alla

antica bellezza oggetti delle nostra

storia che altrimenti andrebbero

persi irrimediabilmente.

Così scopriamo il museo degli Alpi-

ni realizzato dai fratelli Monti di

Cantavenna, quello dei carabinieri

di Camino, quello delle stufe di

Pontestura. Ed anche la mostra

itinerante sulla storia del tamburel-

lo, l’osservatorio astronomico di

Odalengo piccolo, la raccolta delle

fotocopie delle immagini d’una vol-

ta di Vellano Mario, la raccolta del-

le vicende umane dei nostri avi nei

libri di Don Calvo o la raccolta delle

opere del recentemente scomparso

Colombotto Rosso a Pontestura,

scopriamo anche che Me.Mo.

(www.memoriedelmonferrato.it)

raccoglie e pubblica sul web le im-

magini, le storie e quanto altro

ancora del nostro Monferrato.

Se qualcuno crede che la cultura

monferrina e rurale sia in via di

estinzione a causa dell’inurbamen-

to degli anni scorsi, dell’ancor at-

tuale decremento della popolazio-

ne, del suo invecchiamento o della

globalizzazione, è contraddetto

dalla vivacità, sia quantitativa che

qualitativa di tutte queste iniziati-

ve. Ci sorge persino il dubbio che,

come nella dinamica del pendolo,

le innovazioni produttive, economi-

che commerciali che in passato

hanno giocato contro le campagne,

il territorio ed il locale a favore del-

le concentrazioni e della globaliz-

zazione, siano prossime ad inverti-

re la rotta.

In fin dei conti con un computer e

un buon collegamento internet si

può comunicare al mondo anche

da sperdute frazioni delle nostre

colline, anche in tante attività; i

programmi satellitari offrono varie-

tà di spettacoli e informazioni

uguali nelle campagne come nelle

metropoli, in compenso nelle no-

stre campagne si può ancora vive-

re una vita certamente più natura-

le, meno stressante, più salutare,

con rapporti umani spesso scono-

sciuti in città, evitando taluni con-

flitti sociali, viceversa, sconosciuti

nei piccoli paesi. Città che restano

comunque distanti pochi minuti

d’auto per chi ne sente la mancan-

za. Anche la crisi economica in

campagna si sente un po’ meno,

basta un pezzo d’orto, qualche

animale da cortile, un po’ di legna

raccolta negli estesi boschi delle

nostre colline per attenuare un po’

i morsi delle recessione. Sono tutti

aspetti che crediamo e speriamo

possano rendere sempre più appe-

tibile vivere nelle nostre colline.

Esistono poi ancora tantissime al-

tre iniziative che, nonostante il no-

stro interesse per il territorio, nem-

meno noi conosciamo (ancora).

Così quando veniamo a sapere

Foto: sopra Marco Fascio; sotto: Marco (con la coppa fra le mani) e gli amici accanto ad uno dei tratto-ri restaurati. Nella pagina accanto: ad una ma-nifestazione sul suo trattore e al lavoro con gli amici durante il re-stauro

un altro esempio di come si può far conoscere il nostro territorio, la sua storia, la sua cultura, divertendosi...

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che qualcuno, da qualche parte,

spesso senza pubblicità, supporti

istituzionali o interessi venali di

sorta, dedica il tempo libero ed

anche le proprie risorse personali,

per recuperare “pezzi” del nostro

passato, non possiamo fare a ma-

no di incontrarlo e farci raccontare

cosa sta facendo e cosa lo spinge a

farlo. Questa volta è il caso di

Marco Fascio che abita in quel di

Gabiano e precisamente alla Piage-

ra a un tiro di schioppo dal merca-

to ortofrutticolo. Siamo entrati in

contatto con lui in occasione della

festa contadina che a giugno di

quest’anno si è svolta nella frazio-

ne. Abbiamo infatti scoperto che

un notevole numero di macchinari

agricoli presenti nella esposizione

sono suoi. Lui li ha scoperti

“ficcanasando” sotto vecchi portici

e nei cortili, spesso abbandonati,

poi, non senza fatica, ha trovato un

accordo con i proprietari, sempre

legati per comprensibili motivi af-

fettivi alle proprie cose, per acqui-

starli, ed infine li ha restaurati, rea-

lizzando di persona i pezzi mancan-

ti o irrimediabilmente danneggiati

o, più raramente cercandoli presso qualche rottamaio. Diversamente

dalle automobili infatti, le macchine

agricole sono assai più rare, anche

dai rottamatori. Così pezzo dopo

pezzo, il nostro Marco, che di me-

stiere fa il muratore, ha ricostruito

riportandoli agli originali splendori,

due Landini Testacalda 35/40 e

35/8, un Landini 4000 un Fiat La

Piccola, un RR25 un Fiat OM 715,

un Ford Mayor, un Orsi 1960 oltre

ad una trebbiatrice, sgranatrici e

pressafieno, tutte realizzate fra il

1950 e il 1965. Ma il suo interesse

si rivolge non solo alle vecchie

macchine agricole, ma anche alle

più diffuse auto (sempre d’epoca)

per cui anche una Fiat 500 ed una

Mini Minor sono state oggetto di

restauro. Marco ci ha segnalato

anche che esistono altri bellissimi

pezzi d’antiquariato nei dintorni: 2

Balilla tre marce di cui una cabrio-

let, una vecchia sega-

tronchi ed una mieti-

trebbia d’epoca. Tutti

pezzi che sarebbe di-

sposto ad acquistare

ma che i proprietari,

tanto affezionati ad

esse, non vogliono

vendere. E qui ci per-

mettiamo una riflessio-

ne rivolta a tutti colo-

ro, e sappiamo essere

molti, che in qualche

angolo delle loro pro-

prietà o in qualche

vecchia officina o can-

tina detengono vecchi

mezzi o attrezzi che il tempo, gior-

no dopo giorno, sta inesorabilmen-

te distruggendo.

Se non si ha tempo, voglia, talvolta

nemmeno l’intenzione di spendere

denaro per “salvare” quegli oggetti,

cedeteli a chi è disponibile a re-

staurarli. Costoro, specialmente se

mossi dalla passione più che

dall’interesse venale, svolgono un

vero e proprio servizio sociale.

Ogni pezzo salvato e mostrato al

pubblico, sia in mostre permanenti

(meglio), che in occasione di mani-

festazioni saltuarie, consente ai

giovani che li vedono, di conoscere

e comprendere il passato; come

abbiano già scritto: chi

non ha passato non ha

futuro. Ai meno giova-

ni rivedere quei mezzi

funzionanti fa rivivere

piacevoli emozioni di

tanti anni fa. E’ quindi

un vero peccato la-

sciare perdere queste

preziose “reliquie” te-

nendo per sé stessi le

sensazioni ed i ricordi

che richiamano, senza

dare la possibilità a tanti di benefi-

ciare di quelle emozioni, ma non

solo; quelle “cose” offrono l’oppor-

tunità di far conoscere e trasmette-

re lo spirito, la storia, le vicende

legate indissolubilmente alla nostra

terra, sono il cemento delle nostre

comunità, quello che ci fa dire

“suma Munfrin” .

Naturalmente ci aspettiamo e spe-

riamo che anche il lavoro spesso di

una vi ta, fatto da questi

“restauratori” della nostra storia

racchiusa in quegli oggetti, non

vada a sua volta, un domani di-

sperso, ma prosegua magari attra-

verso l’intervento di amministrazio-

ni che li sappiano valorizzare al

meglio. Marco infatti oltre ai mezzi

meccanici raccoglie anche il mate-

riale cartaceo legato ad essi. Stia-

mo parlando di certificati di pro-

prietà, dépliant, libretti di uso e

manutenzione, calendari e tutto ciò

che in qualche modo ha a che fare

con le macchine agricole. Nono-

stante la giovane età, lo fa ormai

da 15 anni e il materiale comincia

ad esser interessante e per la festa

della Piagera del prossimo anno sta

già restaurando un paio di altre

vecchie macchine: un trattore ed

una sgranatrice ed ha in animo

anche di pubblicare un libro. Natu-

ralmente da parte nostra daremo il

nostro aiuto a realizzare questi so-

gni. Ci vien da dire: meno male

che ci sono ancora giovani, per

fortuna nelle nostre colline ne co-

nosciamo altri come lui, che riesco-

no a divertirsi ed emozionarsi con…

la nostra storia, che non è fatta

solo dei pur meritori scritti (come il

nostro mensile) ma anche di tante

altre opportunità; non c’è che l’im-

barazzo della scelta.

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A bbiamo già scritto in pas-

sato sulla discesa lungo il

Po effettuata con il raft,

quelle specie di grossi

gommoni su cui possono trovare

posto 8-10 persone. Discese orga-

nizzata dal Comune di Coniolo che

era riuscito a concretizzare la bella

idea di fra conoscere il fiume e il

territorio in modo diverso a tante

persone.

Così molti turisti da “fuori” ma an-

che residenti delle nostre colline

hanno potuto riscoprire il fascino

che il grande fiume dispensa sem-

plicemente navigandolo.

Da parte nostra avevamo già ac-

cennato lo scorso anno, fra le tante

iniziative possibili, quella di

“riappropriarci” del nostro Po. Riap-

propriarci perché in passato esso

non era semplicemente un impor-

tante soggetto del nostro paesag-

gio naturale come oggi, ma era un

vero e proprio strumento di attività

economiche. Su di esso per secoli

si sono svolti i principali commerci

e trasporti ed ogni comune aveva

almeno un “portic” sul Po se non

due. Spesso questi costituivano

una delle principale fonti di introiti

per le istituzioni che facevano ca-

po ai blasonati signorotti locali,

attraverso le tasse che imponevano

sui traffici locali. Ed il grande fiume

non mancava di “stuzzicarli” cam-

biando ogni tanto il proprio alveo,

cosicché il porto che una anno si

trovava su una sponda finisse, l’an-

no successivo, per trovarsi in

asciutta o addirittura sulla sponda

opposta, con conseguenti diatribe

fra le comunità prospicienti che

non di rado si risolvevano passando

alle vie di fatto. Abbiamo anche

scritto dei traghetti che, i meno

giovani dei nostri lettori, hanno

avuto modo di conoscere ed anche

dell’ultimo pescatore e grande co-

noscitore del “nostro” Po il “Ligiu”

al secolo Zai Eligio.

Tutto questo pezzo della nostra

storia ci lega al Po e per questo

vogliamo promuovere una associa-

zione di canoisti che, oltre tornare

a frequentare il Po, lo faccia cono-

scere, anche sotto il profilo della

sua navigazione ai tanti che, o non

lo hanno mia conosciuto, o ne han-

no un ricordo lontano.

Così domenica 23 giugno con gli

amici di Orcokayak Centrocanoa e

Okadventure di Chivasso abbiamo

organizzato la prima discesa sul

fiume cui vorremmo farne seguire

altre, ma non solo.

Grazie a Silvio, Willy e Frank che ci

hanno messo a disposizione non

solo le canoe ma soprattutto la loro

esperienza, abbiamo affrontato il

grande fiume.

Governare una imbarcazione non è

cosa difficile, ma è indispensabile

conoscere alcune regole fonda-

mentali e, soprattutto, si deve im-

parare a conoscere le acque in cui

si naviga, in tal senso queste attivi-

tà sull’acqua costituiscono una

bella e utile lezione di vita. Così si

impara a vedere “le morte” ossia le

acque ferme o addirittura che risal-

gono controcorrente, si impara ad

affrontare le “randere” in cui la cor-

rente si fa più impetuosa e le onde

fanno “saltare” le leggere canoe, si

impara a riconoscere cosa c’è sotto

le torbide acque dal gioco delle

increspature di superficie, si impara

Il Po in canoa

Panoramica dal Po della Centrale nucleare di Trino

Con gli amici di Orcokayak e Okadventure alla “riconquista” del Po

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anche a fare gioco di squadra, vi-

sto che le imbarcazioni sono a due

o tre posti e si deve pagaiare coor-

dinati con il “timoniere” che siede

in fondo alla canoa e la “guida” per

i corridoi più convenienti che l’oc-

chio esperto riconosce a distanza.

E per chi affronta per le prime volte

questa esperienza ricordare che,

anche sull’acqua, il buonsenso re-

sta sempre il miglior consigliere. E

in caso di “bagno” ossia di ribalta-

mento della canoa ? cosa che deve

essere messa in conto, che fare?

Niente panico, oltre ai giubbotti che

garantiscono il galleggiamento an-

che ai “ferri da stiro” e che tutti

indossiamo, dirigersi verso riva, o

aggrapparsi alla canoa che comun-

que è inaffondabile o al Kayak di

Frank che ha maturato la sua espe-

rienza nelle ben più turbolenti ac-

que dei fiumi e torrenti delle Ande

sudamericane e che è sempre

pronto a intervenire in caso di ne-

cessità. Insegnamenti che, giusta-

mente, prefigurano come compor-

tarsi negli scenari peggiori, anche

se poi in realtà la discesa è stata

assai tranquilla. Con

una leggera brezza che mitigava i

caldi raggi del sole sulla pelle, una

sosta al “Tram” per un doveroso

quanto piacevole e rilassante pic-

nic, e poi via di nuovo sul grande

fiume ad osservare quei lunghi trat-

ti di sponde senza la presenza di

umanità e tantomeno dei suoi arte-

fatti. Solo le infinite varietà di terri-

torio che la natura per

mano del grande fiume

ha saputo creare: si pas-

sa dalle “giare” ai calan-

chi, dalle sponde ricce di

v ege taz i one e ro se

dall’acqua, alle isole e

penisole create dalle fra-

ne o dal divagare dell’al-

veo. E lassù, chi è del

posto, riconosce l’abitato di Monce-

stino, il castello di Gabiano, le case

e la chiesa di Cantavenna, Rocca

delle Donne, il campanile di Ponte-

stura e la chiesa di Coniolo.

Con gli amici Riccardo (Bonando) e

Giovanni (Brusasca), che in passa-

to aveva già “pagaiato” nelle acque

del Po, ed agli altri che hanno par-

tecipato è stata una domenica spe-

ciale in cui il territorio è stato sco-

perto e apprezzato da un altro

punto di vista che merita di essere

divulgato e reso alla portata di tut-

ti. Per questo insieme a tutti coloro

che vogliono partecipare si intende

costituire un gruppo di canoisti che

organizzi durante il corso dell’anno

discese sul Po per scoprire uno

Fotografie: in alto panoramica della partenza da Verrua Savoia; sotto al-cuni partecipanti alla discesa: Giovanni Brusasca a destra e al centro Willy di Orcokayak; qui sopra Silvio sempre di Orcokayak

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spettacolo naturale che cambia in tutte le

stagioni. Per fine settembre, uno dei periodi

migliori per navigare sul Po, vorremmo orga-

nizzare una festa sul Po, magari al Tram,

con grigliata, musica e la partecipazione degli

amici del club Chivasso disponibili ad

accompagnare per una breve espe-

rienza di discesa tutti coloro che sa-

ranno interessati. Se ben ricordo

tanti anni fa con sulle ghiaie del Po a

Gabiano già si sono organizzate

grigliate di pesce, la materia prima

la procurava proprio il Ligio con le

sue reti… Chi fosse interessato a

qualcuna di queste iniziative può mettersi

contatto con la redazione di G&d.

Foto sotto: il Tram sul Po che i soliti incivili hanno prov-veduto a vandalizza-re per poi vantarsi con gli amici…!

Riccardo Bonando presidente Pro-loco di Gabiano

Biodiversità Monferrina ovvero gli altri Monferrini... non umani

Se si escludono gli addetti ai lavori:

entomologhi, botanici, zoologi, po-

chi di noi sono a conoscenza della

grande varietà di esseri viventi pre-

senti sulle nostre colline.

Un interessantissimo archivio di

questa biodiversità è rappresentata

da Biomonf un sito nel quale ven-

gono indicate tantissime delle spe-

cie viventi presenti delle nostre

colline siano essi animali o vegetali

ed anche dei fossili. Chi vive nei

nostri paesi sin da bambino ha im-

parato a conoscere alcune di que-

ste specie, di cui magari non sa il

nome e le abitudini; le conoscenze

si limitano spesso solo ai danni che

possono fare ai giardini o agli orti o

al pericolo per le persone o anche

alla loro bellezza. Sono comunque

tutti quanti esseri viventi che come

noi (anche prima di noi) hanno da

tempo immemore colonizzato il

territorio e con esso si sono tra-

sformate ed evolute nei millenni.

Anche questi viventi quindi sono

Monferrini a tutti gli effetti, come

noi umani e, al di là dei rapporti

non sempre idilliaci che con essi

possiamo instaurare, perché non

farne la conoscenza? Vediamone

insieme alcuni, e spazio permetten-

do, anche sui prossimi numeri di

G&d dedicheremo loro un po’ del

nostro interesse.

Foto sotto: noto come Aglio delle

vigne o Aj selvatich, nome scienti-

fico Allium vineale è presente in

tutto il nostro Monferrato

Foto a sinistra: Vanessa dell’orti-

ca: ha una lunghezza dell'ala ante-

riore 22-27 mm. Diffusa in tutta

l'Europa. Presente in tutta Italia

esclusa la Sardegna. E’ una specie

con tendenze migratorie che si rin-

viene in diversi ambienti, dal piano

basale a quello montano fino a

oltre 3000 metri sul livello del ma-

re. Il nome deriva dalla pianta nu-

trice. La sua larva caratteristica,

nera ricoperta di tubercoli spinosi,

si sviluppa divorando le foglie

dell'ortica (Urtica dioica) sulle quali

la si può rinvenire in gran numero,

in grosse concentrazioni. Una sola

generazione annuale, con sfarfalla-

mento degli adulti da giugno ad

agosto. Nome scientifico Aglais

urticae

Foto sotto: Chi non conosce la bel-

lissima Cetonia dorata detta vol-

garmente Barsicula, lunga 14-20

mm, caratteristico di questo insetto

è il volo che viene effettuato te-

nendo le elitre chiuse. Gli adulti si

rinvengono su Rose in fiore, bian-

cospino, sambuco e altri fiori in

campi, prati, boschi e giardini. Suc-

chiano il nettare dei fiori e la linfa

che viene secreta da alberi malati o

lesionati. Si può osservare da metà

maggio fino a settembre. Nome

scientifico Cetonia Aurata