Giovedì 10 dicembre 2009 Made in Brianza - · PDF file9292 4242 1717 111 120120 2424...

1

Click here to load reader

Transcript of Giovedì 10 dicembre 2009 Made in Brianza - · PDF file9292 4242 1717 111 120120 2424...

Page 1: Giovedì 10 dicembre 2009 Made in Brianza - · PDF file9292 4242 1717 111 120120 2424 8585 1010 7171 2929 1818 ... il ra-dicamento al territorio, che ha reso le coo-perative il biglietto

in c

olla

bora

zion

e co

n la

Cam

era

di C

omm

erci

o M

onza

e B

rian

zaMade in Brianza

◆ Il terzo settore

Non profit,è tempo

di contarsiLa Camera di commercio ha avviato

il censimento delle coop sociali

■ Il non profit si conta perché anchele imprese imparino a contare sulnon profit. La Camera di commerciosta realizzando un censimento dellecooperative sociali per evidenziarneil potenziale e contribuire a un lorosviluppo all’integrazione di questenel tessuto imprenditoriale locale.«La ricognizione, coordinata dal pro-fessor Giulio Sapelli, ordinario di sto-ria economica presso l’Università de-gli studi di Milano, dove insegna an-che analisi culturale dei processi or-ganizzativi, si concluderà entro feb-braio – spiega Renato Mattioni, segre-tario generale della Camera di com-mercio di Monza e Brianza -. Il terzosettore annovera imprese non profitche sono di fatto vere e proprie azien-de anche se mantengono un approc-cio di tipo cooperativo. La Brianza èuna realtà particolare nel panoramalombardo in cui la storia delle coop èmolto antica. Risale ai primi del No-vecento. La logica della cooperazioneè dunque molto importante, perchéridescrive il concetto di impresa doveperò l’obiettivo non è solo il profitto,ma prima di tutto il mutuo aiuto. Lecooperative hanno espresso un conte-sto di corpo intermedio tra società ci-vile e politiche istituzionali e di mer-cato. Il mondo del non profit possie-de una esperienza molto lunga e sigiudica interessante vedere e capirecome abbia tenuto negli anni, con ilsuo farsi carico di uno squilibrio del

pubblico e del privato». Il sistemadella cooperazione in Brianza ha mo-strato che il lavoro, baluardo del ter-ritorio, da solo non basta. Come non èsufficiente creare progetti basati solosull’apporto volontario, che non sem-pre garantisce continuità. «L’elemen-to spontaneistico è finito e si è decli-nato nelle cooperative, che sono uncontesto di grande modernità perchégovernate con capacità e intelligenza,specie per quegli esempi che si reggo-no su strategie prossime al fare im-presa e che non si basano solo su so-stegni dell’ente pubblico – prosegueMattioni -. Il terzo settore sta facendooggi un grande sforzo per sopravvive-re alla contrazione dei contributipubblici e d’altro canto sta cercandodi rinnovarsi in modo determinante:la cooperazione non si basa, infatti,sul lavoro dipendente, ma mostra unlavoro più creativo perché voluto econdiviso dai soci che la costituisco-no. Ci vorrebbe una scuola di forma-zione di manager del non profit, perfacilitare quelle cooperative che an-cora non sono riuscite a coniugare lamutualità con il concetto di profitto.Un conto sono le agevolazioni, ma leimprese e dunque anche le cooperati-ve, devono imparare a lavorare da so-le. Devono saper crescere in qualità ecompetitività». Il censimento favoriràanche ulteriori forme di collaborazio-ne che non potranno che essere co-struttive per l’intero comparto.

■ Sono quasi un migliaio le cooperativepresenti sul territorio di Monza e Brianza.Un vero tesoro di imprese, con caratteristi-che molto particolari, in cui l’attenzione èposta principalmente sul lavoro comune e lacondivisione di intenti dei soci che le hannocostituite. Ecco i tratti salienti di questa ra-gione sociale che anche in un periodo di con-giuntura economica negativa ha saputo resi-stere rispetto ad altre anche più strutturate eabituate agli scossoni del mercato. Il numerorappresenta solo l’1,5 per cento circa delleimprese attive della provincia, ma dietroquesta percentuale si celano storie di estre-mo interesse che hanno dato vita nel corsodegli anni a esperienze considerate modelliesportabili anche in altre realtà territoriali.La cooperazione rappresenta una opportu-nità associativa diversa da quella tradiziona-le, con una concentrazione delle attivitàmaggiormente orientata all’aspetto mutuali-stico del fare impresa volto, prima che al pro-fitto, a soddisfare le esigenze delle persone edei soci che si sono riuniti proprio per ri-spondere a tali bisogni. In Brianza il maggiornumero di cooperative si conta nel settoredell’edilizia, con 250 unità registrate nei pri-mi 3 mesi del 2009. Legate a esse ce ne sonoaltre 120 che si occupano di servizi immobi-liari. Per il resto il territorio della provinciaè caratterizzato dalla presenza diffusa di al-tre realtà che spaziano per tutti i settori, daquello assicurativo, a quello agricolo, a quel-lo dei servizi di trasporto o facchinaggio, fi-no al cosiddetto terzo settore, dedicato all’as-sistenza alla persona a 360 gradi. Le coopera-tive sociali sono un segno tangibile in Brian-za della vocazione al lavoro mirato al soddi-sfacimento di bisogni reali delle persone,espressione di quella cattolicità che sottendestoricamente a tutte le attività e corre paral-lelamente alla forse più nota vocazione im-prenditoriale e industriale del territorio.

In Brianza sono un migliaio i sodalizi che fannoparte del mondo cooperativo. Tra questi spiccanoquelli che mettono al centro le esigenze di giovani,anziani, disabili, stranieri. In una parola l’uomo

Cooperative sociali, contro la crisi per i bisogni delle personeIII trimestre 2009Cooperative in provincia di Monza

Fonte: Elaborazione Ufficio Studi della Camera di Commercio di Monza e Brianza su dati Registro Imprese

Agricoltura, silvicoltura e pescaAttività manifatturiereCostruzioniCommercio all'ingrosso e al dettaglio; riparazione di autoveicoliTrasporto e magazzinaggioAttività dei servizi alloggio e ristorazioneServizi di informazione e comunicazioneAttività finanziarie e assicurativeAttività immobiliariAttività professionali, scientifiche e tecnicheNoleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle impreseIstruzioneSanità e assistenza socialeAttività artistiche, sportive, di intrattenimento e divertimentoAltre attività di serviziAltro

TOTALE 951

28283636

250250

8787

92924242

17171111

1201202424

8585

10107171

2929

18183131

2836

250

87

9242

1711

12024

85

1071

29

1831

FRANCO OGGIONI Il consigliere della Camera di commercio e pres del consorzio Exit fa il punto della situazione

«Modello che resiste: ci guidano i soci, non il business»■ Le cooperative resistono alla crisi. Losostiene Franco Oggioni (nella foto), consi-gliere della Camera di commercio di Mon-za in rappresentanza della cooperazione epresidente del consorzio Ex.it, che rag-gruppa sette cooperative del terzo settorein Brianza e fuori regione. «Il modello del-la cooperativa è tale che anche in tempo didifficoltà dei mercati si è manifestata unacerta resistenza, in qualche caso anche piùdi quella opposta dalle aziende tradiziona-li – spiega Oggioni -. Questo per un sem-plice motivo: al centro della cooperativa cisono le persone e il lavoro. Questo bino-mio è l’elemento chiave che ha retto me-glio di altre realtà. La cooperativa si giocasu iniziative tutte volute dai soci. Non è ilbusiness a guidare le strategie, ma la con-sapevolezza e la partecipazione dei soci edove la scelta è partecipata e condivisa simanifesta una maggiore determinazione al

conseguimento degli obiettivi». Il sistemadella cooperazione considera inscindibilimolteplici aspetti che caratterizzano la vi-ta dell’uomo. Le cooperative sono in gradodi coniugare il bisogno primario di avereuna casa con la possibilità di costruire abi-tazioni per soddisfare tale necessità. «Intempo di crisi occorre porre attenzione aibisogni primari che crescono di conse-guenza alle difficoltà materiali che le per-sone incontrano – aggiunge Oggioni -. Perquesto in un certo senso anche nella diffi-coltà le cooperative non hanno visto il lo-ro lavoro venire meno. Non abbiamo nes-sun dato che ci fa dire che le cooperative diMonza e Brianza hanno dovuto interrom-pere la loro attività o limitare il numero de-gli addetti. Qualcuno ha perfino aumenta-to i propri dipendenti. Certo non mancanoi problemi: in primo luogo le risorse che glienti pubblici mettono a disposizione so-

prattutto per il sociale sono sempre meno.In alcuni bandi i budget sono così limitatida rendere difficile il contenimento deicompensi dei collaboratori entro i limitistabiliti dai contratti collettivi nazionali dilavoro. In secondo luogo i tempi di eroga-zione dei finanziamenti sono diventatilunghi: l’anticipo per dare vita a un proget-to è sempre più raro e il consuntivo si rie-sce ad avere anche dopo sei mesi dallaconclusione. In un contesto come questo sirende necessario il ricorso alle banche perottenere i fidi necessari a pagare le spese direalizzazione degli interventi, salvo poi re-gistrare nei bilanci un incremento deglioneri finanziari». Il mondo della coopera-zione è rimasto a galla perché in nome delmutuo aiuto ha messo al centro il servizioalla persona più che i numeri. Ma vi è unaltro aspetto da sottolineare: l’attenzione ainnovare i servizi. «Un esempio per tutti

riguarda l’edilizia. Una volta c’era soloquella convenzionata. Da un anno a questaparte la cooperazione nel settore delle co-struzioni ha consentito lo sviluppo del-l’housing sociale. L’introduzione del con-tratto di quartiere per inserire nel tessutosociale nuovi servizi e attività per miglio-rare la qualità di vita di chi abita è senzadubbio una conquista. Ciò è stato possibi-le perché la cooperativa lavora per l’uomo.L’innovazione poi si è vista anche in altrisettori del sociale, come l’assistenza aglistranieri, o ai giovani». L’attività delle coopè garantita da un registro lombardo e dal-l’azione di controllo delle centrali coope-rative: in più ogni realtà ha l’obbligo di de-positare il bilancio sociale. «Infine non sipuò non ricordare un altro elemento cheha fatto il successo delle cooperative: il ra-dicamento al territorio, che ha reso le coo-perative il biglietto da visita di loro stesse»

CLAUDIO ILLARIETTI Il pres della Monza 2000: le esigenze cambiano, occorre adeguarsi

«Essere versatili, il segreto del successo»■ «Essere versatili è il segretodel nostro successo – spiegaClaudio Illarietti, presidentedella cooperativa Monza 2000-. La forza della cooperazione èproprio questa: essere presentidove sorgono i bisogni dellepersone, che non sono mai glistessi, ma cambiano in modo re-pentino. Da vent’anni le nostrecooperative lavorano su quattrotemi che si sono via via diffe-renziati. L’immigrazione è senzadubbio uno dei più interessantiper documentare i processi dicambiamento: si è passati dallanecessità di soddisfare l’esigen-za di posti letto della fine deglianni Ottanta, alla strutturazionedi un ufficio per assistere chi ar-rivava dai paesi Extracee pertrovare un lavoro, fino alla crea-

zione di uno sportello accredi-tato presso il Ministero dell’in-terno per evadere pratiche di re-golarizzazione, ricongiungi-mento familiare o rinnovo deipermessi di soggiorno. Questoesempio ci ha insegnato cheuna coop non può assolutamen-te fermarsi, ma deve essere fles-sibile e attenta al presente, conun occhio al futuro». Emergenteanche il problema dei posti let-to per chi viene a lavorare tem-poraneamente in città e nonpuò permettersi un affitto o unalbergo: «L’housing sociale èuna nuova direttrice che alcunecoop stanno percorrendo – pro-segue Illarietti -. Abbiamo con-statato da qualche tempo che viè la necessità di alloggi tempo-ranei per brevi periodi di per-

manenza di soggetti socialmen-te utili sul territorio. Gli inse-gnanti che vengono da lontanoo i lavoratori di alcuni cantierinecessitano di stanze arredate,con luce e gas già allacciati, sen-za bisogno di attivare pratichecon le società di gestione deiservizi che richiederebbero tem-po e altro denaro. Ecco chel’housing sociale risponde aquesto bisogno: sono a disposi-zione qui a Monza, grazie anchealla nostra cooperativa, postiletto per queste persone, con unvalido servizio di accoglienza».Discorso analogo per il tema deigiovani: «In questo caso abbia-mo cercato di superare la logicadella prevenzione al disagio la-vorando sulla promozione all’a-gio – conclude Illarietti -. Può

sembrare un gioco di parole, maè un progetto molto concreto. Sitratta di una sostanziale inver-sione di tendenza rispetto alpassato. Il senso è di far fare airagazzi cose belle in modo chesi dimentichino di fare cose me-no belle. Un’altra evoluzione èvenuta dall’attività che le coo-perative che fanno parte delconsorzio Ex.it, in totale sette,svolgono nelle carceri, a partireda Monza. All’inizio degli anniNovanta non era così scontatoche la pena servisse anche perimparare a lavorare. Ciò che amio avviso c’è ancora da fare èconoscersi meglio sul territorioe dare vita a nuove forme di col-laborazione tra realtà esistenti.Senza dimenticare che i contidevono comunque tornare». Claudio Illarietti (al centro nella foto) presidente della cooperativa Monza 2000

TRASPORTI: NON SOLO ANZIANI● La cooperazione viaggia anche su quattro ruote. A Mon-

za la cooperativa Per Monza 2000 ha dato vita già daglianni Ottanta a un’importante opportunità di movimentosul territorio con la gestione di servizi di trasporto social-mente rilevanti. Il servizio è rivolto alle persone diversa-mente abili o agli anziani, ma anche a scolaresche e la-voratori. La coop gestisce le esigenze di spostamentodei gruppi e la manutenzione dei mezzi a disposizione:minibus attrezzati con pedana che ogni giorno permetto-no a più di 200 persone di spostarsi da Monza all’hinter-land di Milano e autobus da gran turismo, dotati di peda-na elevatrice, che consentono viaggi comodi anche sul-la lunga distanza. Non è solo l’attenzione alla personache traina questo tipo di attività, ma anche la sensibilitàall’ambiente: viaggiare su mezzi collettivi significa mobi-lità sostenibile e qualità di vita più alta per tutti.

ASSISTENZA DA ELOGIO● L’assistenza alla persona è il motore delle attività delle coo-

perative. In Brianza sono sorti centri per assistere disabilicon gravi problemi e per chi invece può in qualche modosvolgere una attività lavorativa parziale, magari di assem-blaggio di piccole componenti meccaniche ed elettroniche.La sopravvivenza di queste strutture è assicurata dai con-tributi pubblici che i comuni mettono a disposizione dei lo-ro cittadini affetti da infermità fisiche e psichiche. Visti co-sti e ritmi di lavoro è sempre più difficile pensare di esserecompetitivi in un mondo che gira sempre più veloce. Eccoche per queste coop il sistema consortile può diventare unarisorsa perché viaggia a misura di uomo. Anche l’attivitàsvolta dalle coop di assistenza sanitaria agli anziani inBrianza merita un elogio: vi sono strutture che realmente ac-cudiscono le persone non commisurando tutto al profitto.

IN CARCERE PER FARE PONTE● Un ponte tra vecchia e nuova vita. Le cooperative lavo-

rano anche per riportare alla normalità l’esistenza di de-tenuti, ex detenuti e persone con problematiche di di-pendenza o a rischio di emarginazione. A fianco delsupporto psicologico di questi soggetti sono ritenuti diestrema importanza i percorsi di integrazione lavorati-va che solo una coop può svolgere per via della suastruttura. Sono attività lavorative che consentono allepersone di imparare un mestiere, ma anche di rientrarenel mercato del lavoro dopo aver scontato la pena car-ceraria. Dagli anni Novanta il Ponte di Albiate, per esem-pio, è una cooperativa che opera nel setto-re dell’apicoltura, della copisteria, del-la falegnameria per la produzione diarredi urbani e mobili da interni,della lavanderia industriale e delrestauro. In più gli operatorilavorano anche per la crea-zione e manutenzione delverde pubblico, nel setto-re delle pulizie e dei ser-vizi ambientali.

CASA: ECCO L’HOUSING SOCIALE● Negli anni Settanta significava consociarsi per rispondere

al bisogno primario dell’abitare. Questo era lo spirito dell’e-dilizia cooperativa in cui gruppi di persone decidevano dilavorare insieme per creare non solo abitazioni a costi con-tenuti, ma soprattutto tenendo conto delle esigenze di colo-ro che successivamente alla costruzione le avrebbero abi-tate. Oggi la società è riuscita in parte a colmare tale lacu-na, ma se ne sono aperte altre: esi-stono famiglie in difficoltà, che han-no perso la propria casa, perso-ne espulse dalla cerchia fami-liare che finiscono in mezzoalla strada, oppure lavora-tori costretti per periodi limi-tati della vita a lavorare lon-tano dalla famiglia che han-no bisogno di un contestoprotetto per affrontare la di-stanza psicologica. L’housingsociale è la risposta a questeesigenze. Le cooperative sonoin grado di risolvere queste ne-cessità abitative offrendo aglisvantaggiati non solo camereaccoglienti, ma soprattutto occa-sioni di incontro e comunicazio-ne, anche con persone di culturediverse.

AL SERVIZIO DEGLI STRANIERI● La questione dei flussi migratori è stata fin dall’inizio affronta-

ta dalle cooperative sociali attivatesi, negli anni Ottanta, peroffrire accoglienza e primo aiuto agli immigrati extracee checominciavano a giungere nel nostro Paese. Una prima rispo-sta ai bisogni di queste persone alla ricerca di fortuna è sta-ta la creazione di posti letto e di spazi per iniziare un proces-so di socializzazione. Il Cais, Centro aiuto immigrati stranie-ri, era nato per questo a Monza, in via Spallanzani, rispon-dendo alla carenza di strutture che il pubblico poteva mette-re a disposizione. Poi vi è stata la creazione di un centro diassistenza per orientare gli stranieri alla ricerca di un postodi lavoro e per il disbrigo di pratiche burocratiche. Con l’evo-luzione della legge il Cesis, Centro servizi immigrati stranie-ri ha moltiplicato gli sportelli in Brianza e si è specializzatonella gestione telematica delle pratiche per permesso di sog-giorno, ricongiungimento familiare, servizi di anagrafe.

Giovedì10 dicembre 2009

16 17

MO1012-MSPC01#-C4 09/12/2009 15:13 Pagina 1