Giotto. La Vita Giotto nasce a Firenze nel 1267, figlio di un modesto agricoltore di nome Bondone....

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La Vita

• Giotto nasce a Firenze nel 1267, figlio di un modesto agricoltore di nome Bondone. Frequentò la bottega di Cimabue con il quale collaborò molte volte, e prese parte anche alla scuola di Pietro Cavallini. tra il 1295 e il 1300 ad assisi partecipa alla decorazione della Chiesa Superiore della Basilica di San Francesco e tra il 1302 e il 1303 è a Padova dove inizia ad affrescare la Cappella degli Scrovegni.

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La sua pittura

• Il pittore e letterato Cennino Cennini defisce Giotto come colui che “rimutò l’arte del dipingere di greco in latino e ridusse al moderno”, cioè significa rompere con la tradizione bizantina per ricollegarsi alla tradizione classica del naturalismo.

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Le innovazioni di Giotto • Giotto con la prospettiva , l’uso del chiaroscuro

conferisce ai personaggi delle sue pitture, che vengono rappresentate con assoluta libertà, volume una verosimiglianza. I corpi non vengono più inseriti in uno spazio irreale dei fondi oro ma in uno spazio naturale dei paesaggi e cieli azzurri. I volti da lui rappresentati non sono più rigidi ma ritraggono uomini che esprimono emozioni e stati d’animo. Nelle storie sacre Giotto cerca di raffigurare lo svolgimento dei fatti in modo semplice e naturale

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Chiesa Superiore della Basilica di San Francesco

• L’ esordio artistico di Giotto avviene nel ciclo ispirato alle storie di San Francesco. Questo occupa la fascia inferiore delle pareti longitudinale ed è composto da 28 affreschi. Ognuno di essi è incorniciato tra due colonne tortili dipinte, che sorreggono un cornicione affrescato in prospettiva. Così facendo Giotto riesce a far apparire ll spazio più grande e far apparire le scene come viste attraverso un porticato.

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San Francesco che dona il mantello al povero cavaliere

• In questa pittura sono presenti tutti gli elementi caratteristici della pittura giottesca. La narrazione avviene da sinistra a destra e rappresenta Francesco che dona al cavaliere povero il proprio pregiato mantello. Si nota la precisa volontà di mettere i loro corpi nella maggior evidenza possibile, le figure sono naturali e voluminose . Sulle colline viene rappresentato un monastero e una città fortificata, mentre il cielo è vivacemente azzurro. Infine notiamo anche la naturalezza dei gesti della vita quotidiana come nel caso del cavallo che bruca l’erba.

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Il crocifisso per la Chiesa di S. Maria Novella

• Il crocifisso per la Chiesa di S. Maria Novella è una tempera su tavola che riprende la tipologia romanico-gottica. Giotto realizza un Cristo umano, naturale dove sono evidenti le sofferenze e i dolori. Il capo del Cristo ricade pesantemente in avanti e le braccia tese aumentano il senso di pesantezza del corpo. Si avverte la realistica scompostezza d’una morte atroce.

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Cappella degli Scrovegni • La cappella fu fatta costruire e affrescare a beneficio della sua famiglia da Enrico Scrovegni,

banchiere padovano, che incaricò Giotto per affrescare la cappella. Egli dipinse l’intera superficie dividendola in 40 scene, un ciclo incentrato sul tema della salvezza. Si parte dalla lunetta il alto sull’arco trionfale, dove Dio avvia la riconciliazione con l’uomo, si prosegue sul registro più alto della parete nord con le storie di Gioacchino ed Anna e si continua sulla parte opposta con le storie di Maria, dalla nascita allo sposalizio con Giuseppe.

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• Le storie della vicenda terrena di Gesù iniziano sul secondo registro nord dopo la scena dell’Annunciazione. E occupano i due registri centrali delle pareti sino all’arco trionfale nel riquadro del tradimento di Giuda. L’ultimo riquadro rappresenta la Pentecoste e nel quarto registro, sostituito da 14 allegorie, sono rappresentati i vizi e le virtù.

Tradimento di Giuda

Vizi è virtù

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Compianto del Cristo morto

• Nel Compianto del Cristo morto i personaggi hanno espressioni di vero dolore e i loro gesti aumentano la drammaticità della scena. Le pose dei personaggi sono molto varie: San Giovanni è di profilo con le braccia spalancate, la donna con le mani sotto al mento, la misteriosa figura di spalle in primo piano a sinistra. Anche in altre scene Giotto usa figure di spalle, per dare ritmo e l’effetto di quotidiana casualità in cui lo spettatore può riconoscere il proprio mondo.