Giornata dell’adesione 4-5 - Azione Cattolica LodiRomano. Ho amato e odiato quella terra: sento...

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Mi chiamo Angela, vivo a Milano e nel 2015 sono partita per il Kenya come volontaria del servizio civile con Caritas Ambrosiana. A Mombasa ho trascorso 10 mesi, in quella zona costiera oggi tristemente nota per il rapimento di Silvia Romano. Ho amato e odiato quella terra: sento ancora nostalgia per i suoi colori brillanti e sgargianti, per la vivacità della vita, per i paesaggi così diversi, per i volti che ho incontrato durante il mio servizio; ma ho anche provato rabbia e frustrazione: per la corruzione dilagante, per la povertà che ti viene sbattuta in faccia, per le ingiustizie perpetrate sempre verso i più deboli (tra cui lo sfruttamento sessuale che coinvolge tanti occidentali), per le bellezze deturpate, per tante cose che non capivo… Vorrei condividere alcune riflessioni: la prima è che mai mi sono sentita in pericolo. E’ vero, è una zona in cui la minaccia Al Shaabab è presente e si può essere vittime di spiacevoli inconvenienti (come ovunque nel mondo). Prudenza è stata la parola chiave con cui la nostra organizzazione ci ha fatto partire. Più volte ci hanno consigliato di entrare in punta di piedi e rispettare i protocolli di sicurezza. C’è una diversità oggettiva, culturale e anche di pelle, che ti rende comunque straniero. Le cose sono talmente imprevedibili che potrebbero cambiare in un attimo: chi ha concesso a Silvia di stare da sola, donna, bianca, in un villaggio isolato l’ha resa molto vulnerabile. Spesso non si arriva a capo di una verità, l’ho sperimentato più volte, ma questo non mi ha impedito di svolgere il mio lavoro e continuare a sperarci. Sono partita perché volevo mettermi a servizio, spinta dall’amore per il mondo, dalla curiosità di una cultura diversa, dalla possibilità di mettermi in gioco. Non mi bastava Milano, volevo respirare un’altra aria, più ampia. Mai nessuno mi ha giudicato negativamente anche se qualcuno non ha capito la mia scelta. Se fosse successo a me, perché poteva succedere a chiunque, cosa sarebbe stato? Provo rabbia, sconforto e sconcerto dalle opinioni pubbliche in giro. C’è chi difende a spada tratta la volontaria e chi ha riversato parole di disprezzo. Da cosa nasce la necessità di dire sempre e comunque la nostra pur essendo totalmente estranei alle cose? Forse alcuni volontari partono con molto entusiasmo e poca esperienza e in contesti difficili si può peccare di ingenuità. Ma per me è meglio tenere vivo l’entusiasmo per la vita grazie a chi decide di sporcarsi le mani e metterci la faccia, dandomi esempio e speranza, piuttosto che farmi vincere dalla passività magari come quelli che indicano col dito seduti sul divano, sicuri al riparo di uno schermo. Angela Moscovio, Ac ambrosiana Silvia, l’Africa e l’entusiasmo per la vita Giornata dell’adesione 4-5 L a Chiesa utilizza, per definire i diversi momenti dell’anno liturgico, il nome “tempo”, è una scelta che non è frutto di equilibri lessicali piuttosto un invito, ad ogni passaggio, ad entrare in un nuovo tempo, a sollevare lo sguardo dai tempi, dettati dall’agenda e dalle notifiche dello smarphone, che ci ricordano un appuntamento. Ci viene chiesto di entrare in una dimensione altra e alta, ci viene chiesto di alzare lo sguardo per tornare a guardare il mondo con uno sguardo che è stato raggiunto dall’Altro. In questi primi mesi dell’anno associativo, ciascuna associazione ha camminato alla sequela del Maestro, nella propria realtà, tenendo come guida l’icona biblica dell’incontro di Gesù con le sorelle Marta e Maria. Proprio questa narrazione ha fatto compiere dei passi a ciascuno; le occasioni per riprendere la meditazione dello scorso settembre sono state molteplici: l’inizio dei cammini formativi con la proposta della meditazione del vescovo Gualtiero, la preparazione dei momenti di preghiera in occasione della giornata dell’adesione, i momenti di deser- to e tutti gli incontri iniziati ripetendo insieme le parole della preghiera associativa “Facci posto, Maria.” Sono sempre stati presenti Gesù, Maria e Marta, ogni volta le nostre orecchie hanno colto una parola diversa che è risuonata nella vita, non è restata astratta, ma è divenuta realtà, in un gesto, in una presenza, in un cambiamento di stile. Questo è ciò che ho visto (condiviso con) nelle persone con cui ho percorso un tratto di strada: all’inizio ci siamo fatti prendere dall’affanno di calenda- rizzare i diversi appuntamen- ti, conciliando gli itinerari dei settori, i per- corsi parroc- chiali, gli ap- puntamenti diocesani, re- gionali, nazio- nali; le sere impegnate so- no state alme- no tre a setti- mana, con la gioia e la fatica di riannodare le relazioni, avviare percorsi, scegliere insieme; abbiamo vissuto tanti momenti di incontro e confronto, ci siamo fermati ad ascoltare la Parola, abbiamo pregato vespri e compie- ta per aprire e chiudere le riunioni di presidenza. Poi ha fatto strada nella vita la parola di Gesù a Marta come a noi, strattonati in un vortice che porta lontano dalla fonte della vita, che fa perdere il senso della realtà, che lascia soli risucchiati da un agire vuoto, senza anima. Fare un passo indietro dall’attivismo per recuperare la cura e la premura per la vita, personale e associativa, per generare insieme un equilibrio che custodisca i passi di ciascuno. L’andatura è cambiata: dedicare tempo ed energie per pensare e predisporre insieme i momenti di spiritualità di Avvento che avrebbero permesso a famiglie, giovani e adulti di fermarsi ai piedi del Maestro, ha messo tutti noi in una prospettiva diversa, in cui accogliere, ascolta- re e servire ne sono diventati la dinamica. Così ci siamo seduti ad ascoltare quella Parola che ha incontrato Maria e Giuseppe, che attra- verso di loro, ci accompagna al Dio con noi. Abbiamo accolto l’invito di papa Francesco di affidare a San Giuseppe un problema o una difficoltà perché lui possa sognarlo, prendendo esempio da Giuseppe, appunto, che non si è fatto invadere dalla fretta di trovare una soluzione o dall’incertezza di non fare il passo necessa- rio, Giuseppe lascia spazio alla voce di Dio: si ferma, riposa, in quel riposo che ricorda quello di Dio al termine della creazione in cui con- templare l’opera di Dio. Giuseppe sogna: sogniamo anche noi cose belle, cose grandi che Dio sogna su di noi. Poi Giuseppe agisce: non ha più bisogno di parole, la sua vita è la Parola; non rimane ad aspetta- re, non fa discorsi, si risveglia alla vita e prende con sé la sua sposa, Maria. Auguro a ciascuno, a ogni famiglia, ad ogni associazione, ad ogni comunità di vivere il tempo di Avvento come tempo fecondo, tempo non più distolto dal fare, tempo denso di senso, tempo di ascolto, tempo di sogno, tempo di decisione, tempo che lascia entrare l’altro perché accoglie l’Altro che viene. Buon Natale. Raffaella Rozzi Il sogno di Dio Anno 25- nr. 4 - Dicembre 2018

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Mi chiamo Angela, vivo a Milano e nel 2015 sono partita per il Kenya come volontaria del servizio civile con CaritasAmbrosiana. A Mombasa ho trascorso 10 mesi, in quella zona costiera oggi tristemente nota per il rapimento di SilviaRomano. Ho amato e odiato quella terra: sento ancora nostalgia per i suoi colori brillanti e sgargianti, per la vivacità dellavita, per i paesaggi così diversi, per i volti che ho incontrato durante il mio servizio; ma ho anche provato rabbia e frustrazione:per la corruzione dilagante, per la povertà che ti viene sbattuta in faccia, per le ingiustizie perpetrate sempre verso i piùdeboli (tra cui lo sfruttamento sessuale che coinvolge tanti occidentali), per le bellezze deturpate, per tante cose che noncapivo… Vorrei condividere alcune riflessioni: la prima è che mai mi sono sentita in pericolo. E’ vero, è una zona in cui laminaccia Al Shaabab è presente e si può essere vittime di spiacevoli inconvenienti (come ovunque nel mondo).Prudenza è stata la parola chiave con cui la nostra organizzazione ci ha fatto partire. Più volte ci hanno consigliato di entrarein punta di piedi e rispettare i protocolli di sicurezza. C’è una diversità oggettiva, culturale e anche di pelle, che ti rendecomunque straniero. Le cose sono talmente imprevedibili che potrebbero cambiare in un attimo: chi ha concesso a Silviadi stare da sola, donna, bianca, in un villaggio isolato l’ha resa molto vulnerabile.Spesso non si arriva a capo di una verità, l’ho sperimentato più volte, ma questo non mi ha impedito di svolgere il mio lavoroe continuare a sperarci. Sono partita perché volevo mettermi a servizio, spinta dall’amore per il mondo, dalla curiosità diuna cultura diversa, dalla possibilità di mettermi in gioco. Non mi bastava Milano, volevo respirare un’altra aria, più ampia.Mai nessuno mi ha giudicato negativamente anche se qualcuno non ha capito la mia scelta. Se fosse successo a me, perchépoteva succedere a chiunque, cosa sarebbe stato? Provo rabbia, sconforto e sconcerto dalle opinioni pubbliche in giro.C’è chi difende a spada tratta la volontaria e chi ha riversato parole di disprezzo. Da cosa nasce la necessità di dire sempree comunque la nostra pur essendo totalmente estranei alle cose? Forse alcuni volontari partono con molto entusiasmoe poca esperienza e in contesti difficili si può peccare di ingenuità. Ma per me è meglio tenere vivo l’entusiasmo per la vitagrazie a chi decide di sporcarsi le mani e metterci la faccia, dandomi esempio e speranza, piuttosto che farmi vincere dallapassività magari come quelli che indicano col dito seduti sul divano, sicuri al riparo di uno schermo.

Angela Moscovio, Ac ambrosiana

Silvia, l’Africa e l’entusiasmo per la vita

Giornata dell’adesione 4-5

La Chiesa utilizza, per definire i diversi momenti dell’annoliturgico, il nome “tempo”, è una scelta che non è frutto diequilibri lessicali piuttosto un invito, ad ogni passaggio, adentrare in un nuovo tempo, a sollevare lo sguardo dai tempi,dettati dall’agenda e dalle notifiche dello smarphone, checi ricordano un appuntamento. Ci viene chiesto di entrare

in una dimensione altra e alta, ci viene chiesto di alzare lo sguardo pertornare a guardare il mondo con uno sguardo che è stato raggiuntodall’Altro. In questi primi mesi dell’anno associativo, ciascuna associazione hacamminato alla sequela del Maestro, nella propria realtà, tenendo comeguida l’icona biblica dell’incontro di Gesù con le sorelle Marta e Maria.Proprio questa narrazione ha fatto compiere dei passi a ciascuno; leoccasioni per riprendere la meditazione dello scorso settembre sonostate molteplici: l’inizio dei cammini formativi con la proposta dellameditazione del vescovo Gualtiero, la preparazione dei momenti dipreghiera in occasione della giornata dell’adesione, i momenti di deser-to e tutti gli incontri iniziati ripetendo insieme le parole della preghieraassociativa “Facci posto, Maria.” Sono sempre stati presenti Gesù,Maria e Marta, ogni volta le nostre orecchie hanno colto una paroladiversa che è risuonata nella vita, non è restata astratta, ma è divenutarealtà, in un gesto, in una presenza, in un cambiamento di stile. Questoè ciò che ho visto (condiviso con) nelle persone con cui ho percorso untratto di strada: all’inizio ci siamo fatti prendere dall’affanno di calenda-rizzare i diversiappuntamen-ti, conciliandogli itinerari deisettori, i per-corsi parroc-chiali, gli ap-p u n t a m e n t idiocesani, re-gionali, nazio-nali; le sereimpegnate so-no state alme-no tre a setti-mana, con lagioia e la fatica di riannodare le relazioni, avviare percorsi, scegliereinsieme; abbiamo vissuto tanti momenti di incontro e confronto, cisiamo fermati ad ascoltare la Parola, abbiamo pregato vespri e compie-ta per aprire e chiudere le riunioni di presidenza. Poi ha fatto stradanella vita la parola di Gesù a Marta come a noi, strattonati in un vorticeche porta lontano dalla fonte della vita, che fa perdere il senso dellarealtà, che lascia soli risucchiati da un agire vuoto, senza anima. Fareun passo indietro dall’attivismo per recuperare la cura e la premuraper la vita, personale e associativa, per generare insieme un equilibrioche custodisca i passi di ciascuno. L’andatura è cambiata: dedicare tempo ed energie per pensare epredisporre insieme i momenti di spiritualità di Avvento che avrebberopermesso a famiglie, giovani e adulti di fermarsi ai piedi del Maestro,ha messo tutti noi in una prospettiva diversa, in cui accogliere, ascolta-re e servire ne sono diventati la dinamica. Così ci siamo seduti adascoltare quella Parola che ha incontrato Maria e Giuseppe, che attra-verso di loro, ci accompagna al Dio con noi. Abbiamo accolto l’invito di papa Francesco di affidare a San Giuseppeun problema o una difficoltà perché lui possa sognarlo, prendendoesempio da Giuseppe, appunto, che non si è fatto invadere dalla frettadi trovare una soluzione o dall’incertezza di non fare il passo necessa-rio, Giuseppe lascia spazio alla voce di Dio: si ferma, riposa, in quelriposo che ricorda quello di Dio al termine della creazione in cui con-templare l’opera di Dio. Giuseppe sogna: sogniamo anche noi cosebelle, cose grandi che Dio sogna su di noi. Poi Giuseppe agisce: nonha più bisogno di parole, la sua vita è la Parola; non rimane ad aspetta-re, non fa discorsi, si risveglia alla vita e prende con sé la sua sposa,Maria. Auguro a ciascuno, a ogni famiglia, ad ogni associazione, ad ognicomunità di vivere il tempo di Avvento come tempo fecondo, tempo nonpiù distolto dal fare, tempo denso di senso, tempo di ascolto, tempodi sogno, tempo di decisione, tempo che lascia entrare l’altro perchéaccoglie l’Altro che viene. Buon Natale.

Raffaella Rozzi

Il sogno di Dio

Anno 25 - nr. 4 - Dicembre 2018

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II GIOVANI

Dicembre 2018

VALSI, sul tema della valutazione; Giu-seppe Bonelli, dirigente dell’UST (Uffi-cio Scolastico Territoriale) di Brescia,sul tema dell’autonomia e Cinzia Oli-vieri, componente del gruppo di lavoroMIUR sulla partecipazione, con il temadell’alternanza scuola lavoro. Tutti e tre gli ospiti sono stati in grado

di spiegare in modo chiaro e ampliarela nostra visione su queste tre temati-che, spesso conosciute ma in modosuperficiale. Hanno anche voluto spro-nare noi ragazzi a non aver paura di farsentire la nostra voce riguardo ciò chepensiamo non funzioni nella scuola eportare idee nuove per migliorarla. La

giornata è poi proseguita nel pomerig-gio con un lavoro di “studio” in cui, di-visi in gruppi, abbiamo analizzato piùapprofonditamente le tre tematichetrattate nel corso della mattinata. Conuna mega-fiera, sullo stile delle fieredelle scienze americane, a turno gira-vamo nei vari stand e qualcuno di noi

Il Movimento in Cantiere riflette sulla dispersione scolastica, l’alternanza, la valutazione e l’autonomia

Gli studenti di tutta Italia a confrontosui grandi temi del mondo della scuola

Dal 2 al 4 novembre a Mor-lupo, località vicino a Ro-ma, si è tenuta la Mo.Ca,letteralmente Movimentoin Cantiere, un campo incui le equipe e i segretari

dei vari circoli Msac sparsi in tutta Italiasi ritrovano per un momento di con-fronto e (in)formazione. Quest’anno iltitolo era “E tu domanda! Per una scuo-la che insegna a pensare”; durante i tregiorni abbiamo cercato di risponderead alcune domande per capire megliola nostra scuola. I quattro grandi macrotemi trattati sono stati la dispersionescolastica, l’alternanza scuola-lavoro,la valutazione e autonomia scolastica.Durante il primo giorno abbiamo ap-profondito il tema della dispersionescolastica con Cesare Moreno, presi-dente dell’Associazione Maestri diStrada e con l’On. Milena Santerini,professoressa di Pedagogia pressol’Università Cattolica del Sacro Cuore.I due relatori hanno portato due testi-monianze diverse sul tema, ma en-trambi hanno sottolineato l’importanzadel fenomeno della dispersione, chepurtroppo è ancora molto presente nel-la scuola italiana. Il secondo giorno si è aperto con unatavola rotonda: un momento in cui treospiti parlavano di tre diversi argomen-ti, accompagnati dalle nostre domandee da quelle dell’equipe nazionale. Han-no portato la loro esperienza Anna Ma-ria Ajello, presidente dell’Istituto IN-

presentava la tematica appena trattatanel proprio stand a quelli dello standsuccessivo; ad esempio, la valutazionesi componeva di tre rami: valutazionestudenti, valutazione docenti e valuta-zione scuola: ognuno diventava“esperto” del proprio ambito per poipresentarlo agli altri.L’ultimo giorno invece è stato ricco disorprese; sono state presentate le mo-difiche apportate all’esame di maturità:cambia la prima prova e cambiano imetodi di valutazione. Ci è stato pre-sentato lo SWIPE-UP: l’iniziativa del-l’Msac Nazionale per rilanciare presen-za, centralità e funzione del ComitatoStudentesco quale Organo Collegiale.Non poteva certo mancare la presenta-zione del prossimo evento nazionale:l’SFS, a cui tutti, ma proprio tutti glistudenti possono partecipare!!Infine, i vari circoli Msac si sono ritro-vati divisi, ciascuno nella propria regio-ne, per mettere bene a fuoco la propriarealtà scolastica e quanto realmenteciascuno la conoscesse.L’esperienza della Mo.Ca. è stata in-tensa e allo stesso tempo arricchente,sicuramente perchè in tre giorni abbia-mo affrontato temi importanti e, a volte,non facili da comprendere, ma comun-que necessari per capire cos’è davverola scuola in cui trascorriamo la maggiorparte del nostro tempo e viverla al me-glio.

Giada Andreasi,membro d’equipe

la Luna, come scrive AlessandroD’Avenia, “con la sua bellezza discretaapre in noi lo spazio dell’interrogarsisulle ombre della vita” ogni qualvolta cimettiamo a contemplarla nella sua vi-

tale fragilità, in quanto viaggio verso lapienezza. È il porsi le domande intelli-genti, impegnative e per questo ancheun po’ fastidiose che ci porta a metterciin gioco, riscoprire dentro di noi i desi-

Prosegue la catechesi sul libro di OseaProsegue il percorso della catechesi dei giovani:il secondo appuntamento si è svolto all’OratorioSant’Alberto. Durante la serata, al termine di unmomento conviviale con cena comunitaria,abbiamo letto un brano tratto dal libro del profetaOsea, guidati da don Emilio Contardi. Si èanalizzato il concetto di Eros e Amore, leggendouna versione del testo biblico tradotta dallalingua ebraica dallo stesso don. Il brano (Osea11-1,11) narra di un Dio Padre innamorato diIsraele, un figlio che fugge e si allontana, ma che

non viene mai abbandonato. La forza di questolegame di amore (”con corde di uomo li tiravo,con fini di amore”) è messa a dura prova.Tuttavia Dio non può far del male al proprio figlio,seppure infedele. Noi giovani abbiamoconfrontato la parola di Dio con le nostre piccolee grandi esperienze di vita, trovando similitudinie spunti di riflessione. L’etimologia delle parole

in lingua ebraica, spiegata dal don è statadavvero interessante, ha aiutato inoltre acomprendere nuove sfumature di questa lettura.In un venerdì sera nebbioso, al termine di unasettimana lavorativa, di una giornata costellatadai soliti impegni, una trentina di giovani si èritrovata intorno ad un tavolo ad ascoltare laparola di Dio. Un venerdì sera atipico, forse.

Tuttavia, in una quotidianità in cui sembradifficile trovare spazio per la preghiera, abbiamovissuto due ore preziose. Era trascorso moltotempo dalla mia ultima catechesi e, invitata daun’amica, mi sono trovata a vivere un eventospeciale, come un ritorno a casa. Vi invitodunque al prossimo incontro, che si terrà l’8febbraio all’Oratorio Santa Maria Addolorata. Ilcammino continua, insieme a don GuglielmoCazzulani, con la lettura del Vangelo di Giovanni.

Annalisa Ghizzoni

La fede e il coraggio di Maria esempio per i giovani di oggi

Il 16 novembre si è svolta la secon-da serata di “Parola al centro”presso l’oratorio di Sant’Alberto, aLodi. Durante l’incontro Elena Bulziha guidato noi giovani in un percor-so molto coinvolgente sul tema

delle paure, sui rischi del senso di ina-deguatezza e la paura del fallimento, apartire dal saluto che l’angelo rivolge aMaria: “Non temere Maria, perché haitrovato grazia presso Dio”. Il fatto chela inviti a non temere, implica che qual-cosa da temere, per lei, ci fosse; ma ilsuo messaggio non si limita a questo,si rivolge a lei con l’appellativo “pienadi grazia” e le indica che anche lei puòavere accesso alle felicità vera e auten-tica; infatti Maria accoglie la sua chia-mata e non si ferma di fronte alla pau-ra. Così anche noi siamo chiamati anon fermarci di fronte alle insicurezze- che a volte ci bloccano - ma ad avereil coraggio di affrontarle, partendo dal-

l’assegnare loro un nome. “[…] Biso-gna sempre chiamare le cose con illoro nome. La paura del nome non fache aumentare la paura della cosastessa.” È necessario identificare conchiarezza quali sono le cose che ci spa-ventano e fare questo permette a noistessi di vedere l’orizzonte che sta al dilà della siepe, la felicità dietro l’angolo,perché non possiamo rimanere bloccatinel presente ma dobbiamo avere la for-za di costruire il nostro futuro. Sì, per-ché il futuro non è qualcosa che stadavanti a noi, ma qualcosa che sta allenostre spalle, poiché oggi siamo quelliche siamo grazie alle scelte e alle azio-ni che abbiamo compiuto nel passato.Per non rimanere prigionieri di questopresente che a volte sembra chiedercitroppo o che non sembra darci quelloche desideriamo, occorre trovare tem-po per un momento di silenzio, permettersi in ascolto di se stessi. Anche

deri più nascosti per trovare le risposteche cerchiamo, insieme al coraggio diviverle. Perché di questo si tratta, vive-re il presente senza rimanere prigionie-ri del nostro ruolo o dell’immagine che,nel corso degli anni, abbiamo dato dinoi stessi. Quante volte nel mondo gre-co gli eroi ci appaiono in lacrime o in unmomento di tristezza e sconforto! L’ac-cettazione dei momenti negativi e dicrisi è fondamentale per farci diventaregli eroi della nostra vita, non perchéabbiamo compiuto imprese straordina-rie ma perché abbiamo il coraggio diessere noi stessi e di agire secondo lanostra misura, rispondendo alla chia-mata che è stata destinata a noi e por-tando a compimento il disegno pensatoper noi, esseri unici e irripetibili. È unconcetto attuale di santità, che porta ilgiovane ad essere felice (da felix), poi-ché sa come mettersi a frutto.

Marina Lazzarini

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SPIRITUALITÀ III

Dicembre 2018

- Impara a discernere nei vari senti-menti che trovi nel tuo cuore. La vitaquotidiana è fatta di chiaroscuri, discelte da compiere. Giuseppe agiscecon prudenza, è cioè capace di orien-tare al fine vero la scelta che sta percompiere. Siamo quindi chiamati adentrare nella nostra coscienza e capirequali paure e attrattive si muovono

dentro di noi. - Giuseppe ci invita però ad andareancora più in profondità. Ad andare inquel silenzio in cui possiamo sintoniz-zarci con il sogno di Dio, con la Paroladi Dio, con il sogno che Dio ha sullanostra vita. Si tratta innanzitutto discendere nel sonno, cioè nel silenziodelle parole perché si possa udire oltre

i sentimenti umani, oltre le paroleumane la Parola di Dio. Solo chi si ri-sintonizza continuamente con il sognodi Dio, è veramente sveglio, risorgecome persona nuova, al pari di Giu-seppe che si rialza dal suo sonno. - Deciditi a dare corpo al sogno di Dionella tua vita. La parola va fatta, vaaccolta perché si incarni nella nostra

Il settore Adulti dell’Azione Cattolica vive l’annuale momento della Mattinata di Spiritualità

San Giuseppe icona di chi sa andare al cuore della Parola che Dio ci rivolge

La prima Domenica di Av-vento, come da tradizione,il settore Adulti dell’AzioneCattolica si è ritrovato pres-so il Collegio Scaglioni diLodi per vivere insieme la

Mattinata di Spiritualità. Dopo aver re-citato le Lodi Mattutine, don EnricoCastagna (pro-rettore del SeminarioArcivescovile di Milano) ha guidato unmomento di riflessione intorno al bra-no dell’annuncio a Giuseppe riportatonel Vangelo secondo Matteo. Don Enrico ha voluto innanzitutto sot-tolineare come Dio entri nella nostrastoria personale attraverso Maria, lafiglia di Sion, cioè attraverso Israele,la Chiesa, la comunità in cui viviamo.Il Signore arriva a noi tramite le perso-ne, i fatti e le scelte che incontriamonel nostro cammino. Quindi, per acco-gliere il Signore che arriva attraversoMaria, sull’esempio di Giuseppe dob-biamo imparare l’arte del discerni-mento e cioè comprendere quali passisiamo chiamati a fare nelle concretecircostanze della vita come singoli,come famiglie, come comunità cristia-ne.In particolare, il brano di Vangelo pro-posto ci consegna quattro passi, di cuiGiuseppe è stato buon maestro:

vita. Giuseppe si alza e fa. Spesso in-contriamo il rischio di rimandare ciòche Dio ci indica come prioritario, ciòper cui siamo fatti. Oppure, cadiamonella tentazione di confrontarci con glialtri non cogliendo la nostra unicità.Dobbiamo invece lasciare che la Paro-la, il sogno di Dio prenda corpo neinostri giorni. - Non dimenticare che l’umile Naza-reth è l’approdo buono del viaggio.Tutto infatti si compie nell’umile Gesù,colui che muore sulla Croce. Il sognodi Dio, a differenza dei nostri che sonosogni di grandezza, giunge a Naza-reth. Il punto di arrivo del camminospirituale di Giuseppe è proprio qui,dove anche noi siamo chiamati a giun-gere, per comprendere che le cose piùbelle e importanti della nostra vita sidanno nella Nazareth quotidiana.Al termine della riflessione proposta,i presenti hanno potuto vivere un mo-mento di meditazione personale e diadorazione Eucaristica. La mattinatasi è conclusa con la Santa Messa pre-sieduta da don Enrico e concelebratada don Luca Pomati, assistente unita-rio diocesano. La celebrazione è statainvece animata dal coro AniMe dellaParrocchia di Castiglione d’Adda.

Stefano Milani

In Diocesi tre veglie in preparazione all’8 dicembre

Lo scorso giovedì 6 dicembresi sono svolte in tre luoghidella diocesi altrettante se-rate di preghiera in prepara-zione alla festa dell’adesio-ne. Ci siamo ritrovati a Lodi

presso il Santuario delle Grazie con gliaderenti della città e delle associazioniterritoriali dei vicariati di San Martino eSpino D’Adda, a Riozzo presso la chie-sa parrocchiale per gli aderenti dei vi-cariati di Lodi Vecchio, Paullo e San-t’Angelo Lodigiano ed infine a Casti-glione d’Adda nella chiesa dell’Annun-ciata per i vicariati di Codogno e Casal-pusterlengo. Uscire nella serata neb-biosa, rinunciare alla dimensione fami-liare e privata è stato faticoso, ma diquella fatica che costruisce le nostregiornate, le nostre relazioni; non c’èfamiglia, educazione dei figli, rapportodi amicizia o di amore senza fatica, èquella fatica che costruisce l’essereassociazione, la necessità di ritrovarsi.Ma questo uscire ci ha fatto incontraretanti volti diversi per età, per genere,esperienza e storia, cultura, modo dipensare: è bello anche scoprirsi cosìdiversi ma uniti da una scelta di vitaquale la scelta di vivere nella Chiesacome laici associati. Le figure di Martae Maria del Vangelo di Luca (che sonol’icona biblica che ci accompagna inquest’anno associativo) hanno fatto dasfondo anche a questo sostare in pre-ghiera proprio prima del rinnovo dellanostra adesione all’associazione. Unaindaffarata, l’altra in ascolto, sono en-trambe lo specchio del nostro modo diessere: anche noi spesso oscilliamo trail desiderio di ascoltare, di fermarci aparlare col Maestro e l’urgenza dellecose da fare che a volte ci lasciano in

ansia ed affaticati. La complessità dellanostra vita non è dovuta solo alle tantecose, persone, situazioni che incontria-mo e con cui dobbiamo confrontarci,ma sta innanzitutto dentro di noi, nelladifficoltà di scegliere quella “parte mi-gliore”, di trovare ciò di cui c’è davverobisogno e che può dare senso ed ali-

mentare, dare energia nuova alle no-stre esperienze quotidiane. Solo cosìanche la vita associativa non sarà soloun frenetico susseguirsi di riunioni, im-pegni e cose da fare ma un’esperienzache davvero può generare novità di vitae di processi.

Reginella Guccione

Pomeriggio di spiritualità d’Avvento: occasione preziosa di discernimento

“Un angelo gli apparve in sogno”: si è aperto con questo versetto del Vangeloil pomeriggio di spiritualità d’Avvento, domenica 2 dicembre, in Seminario. Ilvero protagonista è stato san Giuseppe, ma non il san Giuseppe eroico chespesso abbiamo in mente, quello “tutto d’un pezzo”, che non ha nemmeno unattimo di esitazione; quello che percepiamo distante dalla nostra realtà, comeprivilegiato da un incontro “esplicito” e palese con Dio. Ecco, non quel sanGiuseppe, perché non esiste: non è stato così facile, immediato, chiaro,lampante nemmeno per lui! Don Carlo Groppi ha guidato la meditazione durante l’incontro, mescolandopreziose immagini evangeliche con concreti esempi tratti dalla nostraquotidianità. Ed è così che abbiamo imparato a valorizzare san Giuseppe,modello da seguire in particolare nel processo di discernimento. Giuseppe, nelsilenzio, “pensa e considera”, parole da intendere nel loro più alto sensoetimologico: “pondera e guarda con le stelle” ciascuna scelta, ovvero lasoppesa, mettendosi in ascolto, senza alcuna fretta di arrivare alla conclusione.Giuseppe, che era un uomo giusto, “entra nel riposo”, cioè lascia spazioall’azione di Dio: se prima era angosciato, poi accoglie con fede il “non temere”di Dio e si risveglia deciso, senza più esitare. Allo stesso modo, in questo tempo di Avvento, certi del suo amore, lasciamociplasmare dal sogno di Dio, ispirandoci alla fede di san Giuseppe.

Annalisa Levati

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IV FESTA DELL'ADESIONE

Dicembre 2018

L’8 dicembre di quest’anno chiude la ricorrenza del 150esimo anniversarioL’Ac cittadina ha vissuto il proprio momento unitario ritrovandosi nella celebrazione eucaristica in Duomo

Laici associati nella Chiesa per la società

La festa dell’adesione checome sempre l’AzioneCattolica celebra l’8 di-cembre è coincisa que-st’anno con la chiusuradelle celebrazioni dei cen-

tocinquant’anni di vita dell’associa-zione. La ricorrenza è stata vissutaintensamente all’interno della cele-brazione presieduta dal vescovoMaurizio Malvestiti in Cattedrale, nelgiorno della festa dell’ImmacolataConcezione. Concelebranti l’assi-stente diocesano unitario dell’Ac donLuca Pomati, il vice assistente perl’Acr don Roberto Abbà e don StefanoEcobi, assistente diocesano per laFuci. «Maria ci insegna che l’ascoltoe la sintonia con Dio - ha spiegatoMalvestiti durante l’omelia - vanifica-no la distanza da Lui e dagli altri,consentendoci di mettere al sicuronoi stessi in una relazione filiale deci-siva per la vicenda umana». È il dono che ci colloca nella miseri-cordia e nella comunione a sostegnodella missione, descritta dall’evange-lista Luca con due verbi che distin-guono la tappa in corso della visitapastorale: «uscirono evangelizzan-do». Verso la fine dell’omelia monsi-gnor Malvestiti ha richiamato il sensodi essere dell’Azione Cattolica che findall’inizio (150 anni fa) ha scelto di

rispondere alla vocazione missiona-ria, mettendosi al servizio del Signorenelle realtà locali. Il vescovo ha spie-gato che il servizio alla Chiesa siesprime nella scelta di stare in ma-niera “corresponsabile” nella parroc-chia, nella diocesi, in un camminopersonale e comunitario di formazio-ne umana. Prima del congedo il ve-scovo ha benedetto le tessere degliaderenti dell’Azione Cattolica della

città e a seguire è intervenuta per unsaluto e un ringraziamento la presi-dente diocesana Raffaella Rozzi. «Ringrazio, a nome di tutta l’AzioneCattolica della diocesi, il vescovoMaurizio che ha voluto gli aderentidella città in Cattedrale - ha sottoli-neato la presidente - a rinnovarel’adesione all’Ac. Grazie ai sacerdotie ai seminaristi, alla Cappella musi-cale, a tutti presenti. Oggi, nella so-

lennità di Maria Immacolata, si cele-bra la giornata dell’adesione. Racco-gliamo e custodiamo una storia di150 anni per consegnarla alle giovanigenerazioni. La partecipazione al-l’Eucaristia e ai Sacramenti, la pre-ghiera personale e comunitaria, lavita associativa ricaricano gli aderen-ti perché siano discepoli missionariin questo tempo, in questa Chiesa, inquesto territorio».

È indubbio che ricordare i centocin-quant’anni dell’Ac non voleva essere,e non è stato, un modo per autocele-brarci, un cedere alla tentazione di«guardarci allo specchio», come ri-cordava Papa Francesco il 30 apriledell’anno scorso. È stata piuttostol’occasione per guardare in avanti eriscoprire insieme l’importanza discegliere ancora, oggi, di aderire: si-gnifica scegliere di vivere una corre-sponsabilità. È questa la grande ere-dità che ci viene consegnata dallanostra storia, una «storia bella e im-portante», ci ha ricordato Francesco,fatta da generazioni di «fedeli laiciche in ogni tempo hanno condiviso laricerca delle strade attraverso cui an-nunciare con la propria vita la bellez-za dell’amore di Dio e contribuire,con il proprio impegno e la propriacompetenza, alla costruzione di unasocietà più giusta, più fraterna, piùsolidale». E nel 2019 ricorderemo che sonopassati cinquant’anni dall’adozionedel nuovo Statuto da parte dell’asso-ciazione e che, con esso, nacquel’Azione cattolica dei ragazzi (l’Acr).Due eventi importanti da ricordare,perché nel loro insieme ci diconochiaramente quello che l’Azione cat-tolica è e vuole essere anche oggi.

Giacinto Bosoni

Solennità dell’Immacolata Concezione in Cattedrale a Lodi:le parole che il Vescovo ha rivolto all’Azione Cattolica diocesana1. L’avvento glorioso del Signore,nascostamente anticipato dallaliturgia, trova il più alto modello dicomprensione e di accoglienza nellaVergine Madre, della qualecelebriamo la ConcezioneImmacolata. E’ grazia divina e veritàdi fede che Maria sia stata preservatadal peccato originale e da ognimacchia di peccato fin dal suoconcepimento. E ciò in vista delladivina maternità. Il fondamento diquesto mistero è, ovviamente, biblico.Lo troviamo nelle parole che l’Angelole rivolse a Nazareth: “Rallegrati,piena di grazia, il Signore è con te” (Lc1,28). “Piena di grazia” è laprerogativa più vera, conferitale daDio, che da sempre l’ha amata eprescelta perché divenisse “degnadimora” (colletta) per il Figlio, chesarebbe entrato nella carne umana apurificare e santificare infondendovi“l’amore incarnato di Dio” (Deuscaritas est, 12). Nella piccola e umilegiovane della Galilea, contempliamoun evento unico: “il farsi uomo di Dio”.I criteri mondani non lo consideranonemmeno. Maria, invece, ci insegnal’ascolto che vanifica la lontananza ela separazione da Dio, senza il qualenulla è nell’uomo. La sintonia con Diofu perfetta in Lei. Il suo cuore piccolo

e umile conobbe la sola centralitàdivina.

2. Non così per noi. Ma nel privilegioriservato a Maria Dio volle regalare an-che a noi le promesse di Cristo. Il bat-tesimo ha ricomposto la relazione filia-le. In essa possiamo camminare sem-pre se non disdegniamo la perseve-rante fedeltà all’ascolto e al dono dinoi stessi, privilegiando gli ultimi comefa Dio, che è Dono assoluto. La cen-tralità divina ci colloca nella misericor-dia e nella comunione che sostengonola missione ecclesiale. L’EvangelistaLuca, che ci accompagnerà in questonuovo anno liturgico, la descrive condue verbi che distinguono la tappa incorso della visita pastorale: “uscironoevangelizzando” (Lc 9,6). La buonanotizia non fa clamore in ambito socio-economico e nemmeno on line. Il suolivello è la coscienza, dove però pos-siamo decidere di rimanere noi stessinella sintonia col Signore, che Mariafortemente ci chiede come Madre del-la Chiesa. Così apprendiamo ciò chespesso l’umanità dimentica: la salvez-za non è opera umana. Scienza, tecni-ca con ogni dimensione di pensiero oazione che si voglia aggiungere, tuttopuò essere apprezzabile, ma il primatospetta a Dio solo. Il vuoto dell’umano

è, infatti, abissale. Se i rimedi sonofalsi, se volgono al basso, all’illusorio,la voragine si allarga e può divenire uninferno. E il cuore – anche il più sviato– può essere salvato da traguardi di-sumani solo dalla grazia.

3. Maria si fa tramite della divina be-nedizione, che tutto ricompone, per-ché ne era colma fin dal primo istantedell’esistenza. La benedizione, infatti,è Cristo. L’Immacolata assicura che acausa di Lui la sorgente della vita nonè inquinata: è preservata, come fu Leistessa, dalla sola sua grazia. Nonescludiamo, non neghiamo Dio, per-ché non si infetti di finitudine il cuoreumano, che è creato e redento perl’Eterno e non si avveleni nella finitudi-ne la storia. Che la storia mai ci di-stragga dai beni eterni e mai scendal’oblio sulla nostra immacolata e santaorigine. Che il timore della morte nonemargini Dio, il Solo che l’ha vinta.Che il dolore mai ci allontani da Lui.Egli non è affatto un prodotto della de-bolezza umana e la sua parola non èuna serie di venerabili leggende (Al-bert Einstein, lettera del 1954 al filo-sofo Eric Gutkind). Dio, piuttosto, ci favivere in questa certezza tutta pasqua-le: “quando sono debole, è allora chesono forte” (2Cor 12,10). Perché “nul-

la è impossibile a Dio” (Lc 1,37). E’ ilvangelo dell’Immacolata. Agli umili epoveri di cuore, giunti alla soglia inva-licabile della umana ricerca di senso,Egli concede – per grazia – il balzodella fede.

4. Il profilo evangelico del laico cristia-no si compone unicamente in questoimpianto “grazioso”. Su di esso si edifi-ca sicura la vita. La grazia dà vitalitàprorompente alla nostra presenza neltempo. L’Immacolata ci avvicina allesorgenti della grazia che è per tutto ilgenere umano. E il discorso si fa, per-ciò, molto concreto ed orienta i rapportisociali: né buonismi, né cattivismi (seil termine è consentito) danno garanziadi futuro, bensì l’equilibrio e la ragione-volezza della solidarietà, ben radicatanella carità cristiana, a favore dei nostriconcittadini in ogni genere di difficoltàe verso quanti vengono da lontano,chiedendo dignità e sicurezza. Da noiè cultura questa accoglienza; è tradi-zione, è prassi comunemente condivi-sa. Va mantenuta e coltivata per unautentico bene comune e promuoventiprospettive di coesione sociale.

5. Sono auspici, che affido cordial-mente all’Azione Cattolica nel 150^ difondazione, incoraggiando tutti i movi-

menti e gli organismi laicali alla testi-monianza evangelica nella società.L’Associazione si prefigge l’educazio-ne delle giovani generazioni, la costru-zione della nazione e della democra-zia, la corresponsabilità laicale nelladoppia appartenenza alla Chiesa e alPaese, senza fratture, nel rispetto del-le autonomie che tendono al bene in-tegrale delle persone e della comuni-tà. L’urgenza educativa è stridentementre siamo allibiti per come conse-gniamo i giovani all’illusione e alla ir-responsabilità che generano tragedie,come quella veramente inconcepibileavvenuta vicino ad Ancona nella nottepassata. Oggi è la preghiera a riunircinel cordoglio, ma da domani si impon-gono anche la riflessione puntuale el’azione responsabile a custodia deltesoro più prezioso costituito dai gio-vani. L’annuncio del venire di Diochiede il nostro rendimento di graziein unione con l’Immacolata. È dà forzaalla testimonianza. La rende perseve-rante perché a darle vigore sono lapassione e la croce del Signore, chealimentano in noi la certezza della suarisurrezione e dell’avvento glorioso. Ecosì, incrollabile, è la nostra speranza.Amen.

+ MaurizioVescovo di Lodi

8 DICEMBRE V

Dicembre 2018

L’8 dicembre di quest’anno chiude la ricorrenza del 150esimo anniversarioL’Ac di Casale incontra Gioele Anni, delegato al Sinodo, e il dottor Roberto Franchi, presidente de “Il Samaritano”

Rigenerati nell’ascolto della Parola che dà vita

Gioele Anni, di ritorno dal-l’esperienza del Sinododei giovani, nella sera del7 dicembre scorso haaperto le danze della festadell’Adesione di Casale.

Questo incontro è stato per i giovanicome quando ci si trova con l’amico chetorna da un viaggio lontano e ti raccontacosa ha visto, le persone che ha incon-trato. Gioele, infatti, ha fatto il giro dellaChiesa del mondo in 25 giorni vivendonel Sinodo una grande comunione didiversità e speranze condivise nei con-fronti di una Chiesa che tocca ogni con-fine della terra. “La fede, i giovani e ildiscernimento vocazionale”: questo iltitolo del documento finale.Gioele ha avuto l’occasione di rivolgersidirettamente al Papa e a tutta l’assem-blea anche in rappresentanza dell’Azio-ne Cattolica. Nel suo discorso sui giova-ni, parte attiva della Chiesa, ha sottoli-neato come non ci sia un “dentro” e un“fuori”: siamo in cammino come disce-poli missionari. Inoltre bisogna coinvol-gere i giovani, non limitarsi a convocarli,anche nel servizio agli altri, a partire daipoveri. Ha poi sottolineato come laChiesa giovane che il Sinodo sogna ègià viva in tante esperienze che spessonon fanno notizia, e che bisogna valo-rizzare. Ci sono i bisogni dei giovani diBaghdad che muoiono davanti alla loroChiesa per l’esplosione di un’autobom-ba, e quelli dei Messicani che vivono icontesti di criminalità giovanile; o anco-ra, i Sud Americani che hanno a cuoremolte battaglie sociali e di lotta alla po-vertà. Jo, un giovane samoano, nel suointervento ha detto: “Nella mia terra findall’antichità si viaggia sulle canoe, igiovani remano e gli anziani indicano larotta guardando le stelle”. Abbiamo bi-sogno della forza dei giovani, dice Gioe-le, e della saggezza di adulti e anziani,perché solo insieme possiamo andarelontano.Mondi distanti e complessi ma uniti daldesiderio del dialogo e dalla voglia dicostruire il presente. I giovani non sonoil futuro, sono il presente! Momenti diinformalità devono essere più presentinella Chiesa giovane alla luce di questoSinodo, più presenti per incontrare igiovani che stanno fuori: alla Chiesainsomma è chiesto di mettersi in gioconell’informalità perché il messaggio diGesù è per tutti! I Giovani hanno i criteriper leggere il presente; se mancano igiovani, dice il Papa, manca un pezzodi accesso a Dio.La Festa di Casale, poi, ha visto i ragazzidell’Acr cittadina protagonisti dellaMattinata dell’8 dicembre: hanno sco-perto il valore dell’Aderire proprio comefa una calamita, o tutti quegli oggettiche tengono insieme, unite le cose.Sentirsi parte dell’AC è prima di tuttoricordarsi di una bella unione di relazio-ni, storie, persone, ma quello che ci at-trae come la forza di una calamita è ilmessaggio di Gesù, di nient’altro abbia-mo bisogno.Nel pomeriggio dell’8 abbiamo poi in-

contrato la preziosa testimonianza divita del dott. Roberto Franchi, oncologoe presidente dell’associazione “Il Sa-maritano”, ci ha consegnato il valoreprofondo dell’ascolto capace di trasfor-mare la vita anche nei momenti più bui.Questo lo ha vissuto personalmentenella sua giovinezza, quando propriol’ascolto della Parola e l’accoglienzadell’annuncio della morte salvifica di

Gesù ha rigenerato il suo cammino difede e misteriosamente ha guidato ilsuo percorso professionale verso la cu-ra dei malati oncologici, considerati al-lora “scarto” nell’investimento sanita-rio. In anni pioneristici per il trattamentodelle cure palliative, l’ascolto delle per-sone e dei loro bisogni, accanto allacondivisione della fede, hanno permes-so di costruire percorsi che hanno tra-

sformato dal basso la realtà e la culturadella vita sofferente.La presenza di Dio è capace di daresenso e bellezza ad ogni istante dellavita, come ci ricordano tante personeche hanno combattuto la malattia e co-me ci ripetono figure luminose comeBenedetta Bianchi Porro e Chiara Cor-bella. Occorre avere il coraggio di fer-marsi, pregare, aspettare, stare in si-

lenzio perché il Signore possa manife-starsi.Un ascolto fecondo e sicuramente ge-nerativo di vita eterna. Da questo neconsegue l’azione che, per quanto ri-guarda l’associazione “Il Samaritano”,vivrà nei prossimi mesi una tappa dinuovo rilancio per offrire a giovani eadulti l’opportunità di un servizio gene-roso.La giornata vissuta intensamente dal-l’Ac parrocchiale ha avuto il suo centronella Celebrazione Eucaristica durantela quale il parroco don Pierluigi Leva haricordato le parole di Paolo VI all’Ac del1° maggio 1967, con le quali indicavaun duplice movimento: “La prima indi-cazione di marcia: venite, venite vicino.L’altra indicazione di marcia: andate,andate lontano, più lontano che potete,come vanno i missionari, nel mondoche vi circonda, nel mondo che si èstaccato dalla fede e dalla vita cristiana;lontano, dove il Sacerdote non arriva,nel regno delle realtà temporali, chehanno bisogno d’essere penetrate dalsoffio dello Spirito; andate, perché Noivi mandiamo e la carità di Cristo vi spin-ge e vi fortifica. Vicino e lontano, comei discepoli, come gli apostoli del Signo-re”.

Maria Cigognini,Ernesto Danelli

I festeggiamenti dell’8 dicembre negli anni ’50:il racconto e la testimonianza di un aderenteAnche quest’anno l’Azione Cattolica havissuto la giornata dell’Adesione inconcomitanza con la festadell’Immacolata. Al centro l’incontrocon Gesù attraverso Messe a livelloparrocchiale e la S. Messa Solennecelebrata da S. E. mons. Vescovo alleore 18 in Cattedrale. La celebrazione dell’Eucarestia è fonda-mentale per vivere l’Adesione non solocome momento personale, ma coinvol-gente la comunità. Aderire all’AzioneCattolica ha sempre significato impe-gnarsi in prima persona nella vita del-l’Associazione con la propria preghierae la propria disponibilità all’interno dellaParrocchia e della Diocesi, inseriti conresponsabilità nel mondo in cui viviamo(lavoro, famiglia, scuola, politica, ecc.).La tessera di Ac è ancora conservata damolti anziani come un certificato impor-tante di appartenenza alla “loro associa-zione” che li ha accompagnati per tuttala vita.Dal suo nascere ad oggi il modo di vive-re questa ricorrenza ha subito l’evolu-zione dell’Associazione, della Società edel ruolo della Chiesa nella comunità.Risulta evidente, come ha affermato an-che mons. Ravasi in una recente intervi-sta, che i cattolici sono una parte larga-mente minoritaria e sempre meno in-fluente nelle decisioni della vita politica

è completamente diverso, ma sonoconvinto che, oggi come nel passato, lagiornata dell’adesione sia un momentosignificativo per affermare pubblica-mente la volontà di far parte dell’Ac,scelta non scontata, e per continuare adessere operai-testimoni nella Vigna delSignore.

Angelo Pagani

Direttore responsabileFerruccio Pallavera

DirettoreRaffaella Rozzi

Coordinamento di redazioneSimone Majocchi

RedazioneRaffaella Bianchi,Annalisa Levati,Laura Torresani

[email protected]

Sito webhttp://www.aclodi.itDesign: PMP - Lodi

StampaCSQ Spa - Erbusco (Bs)

e civile.I miei ricordi di giovane degli anni ’50 miportano in un mondo dove il pensierocattolico era maggioritario ed influente.Le Messe erano molto frequentate e gliOratori vedevano la presenza quotidiana

di numerosi ragazzi e giovani.A Casale, la Giornata dell’Adesione ave-va anche un particolare momento di al-legria che coinvolgeva gran parte dellacittadinanza. Infatti, alla sera dell’8 Di-cembre nel Teatro dell’Oratorio andavain scena uno spettacolo che noi chia-mavamo “Rivista”. Il programma preve-deva l’alternarsi di scenette prevalente-mente comiche e canzoni accompagna-te da un’orchestra. I protagonisti erano

i giovani della G.I.A.C. (Gioventù Italianadi Azione Cattolica) e giovani “oratoria-ni”. Gli attori, ovviamente, erano tutti disesso maschile. In quei tempi la separa-zione tra maschi e femmine era estre-mamente rigorosa ed i momenti unitari

erano rarissi-mi, se non ine-sistenti. Oggisembra un cri-terio assurdo,ma allora, que-sto era ritenutoun fatto nor-male.La “Rivista” te-neva impegna-ti tantissimigiovani per al-meno due mesiper preparare emandare in

scena lo spettacolo con i pochi mezzi adisposizione. La serata nel teatro gremi-tissimo era un momento di gioia condi-visa, associativa e popolare. All’inizio degli anni ’60 siamo riusciti adintrodurre un evento “trasgressivo” ot-tenendo dal Parroco, dopo molta insi-stenza, l’autorizzazione a far parteciparetra i cantanti della serata anche una ra-gazza.I tempi sono cambiati, il modo di vivere

Alcune tessere storiche donate dalla signora Franca Rossi di Lodi per l’archivio dell’Azione Cattolica

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Pagina: 13.12.2018 | LO | Dialogo6 , Orario bozza: 12/12/2018 16:31:18 , Autore: e.mastroni

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VI PER APPROFONDIRE

Dicembre 2018

Due giornate teologiche

per giovani e adulti

Il 29-30 dicembre, l’AC Ambrosiana propone

Due giornate teologiche a Gazzada, sul tema

“SEMPRE NUOVO, SEMPRE OLTRE

- Linguaggi della celebrazione e linguaggi della vita”.

La proposta è destinata a giovani e adulti che deside-

rano insieme ricercare, approfondire, studiare in un

clima fraterno, con lo stile della corresponsabilità

mano per imparare a farlo ancora.Tante sono state le provocazioni, le parole che fan-no bene e i discorsi che entusiasmano, ma la ric-chezza più grande è sempre la bellezza dello stareinsieme. Ci siamo ritrovati in 180 giovani, ognunocon i propri contesti di provenienza, con le diversitàdi un’Italia ricca e variegata.Ma è comune l’inconfondibile stile di Ac: bastasedersi accanto a qualcuno, basta uno sguardo oun sorriso, ci si presenta, ed è fatta: ci si confrontasui giovani, sulla Chiesa, sulla propria vita… si puòparlare per 10 minuti oppure condividere un’interaserata, ed improvvisamente non si è più uno deitanti, ma lì, da qualche parte in una diocesi italiana,hai un nuovo amico da ricordare e rincontrare!Si torna da questi incontri super carichi! E non soloper i temi affrontati o i relatori di un certo calibro,ma soprattutto, appunto, per l’incontro con tuttiquei giovani entusiasti, belli, sorridenti, che ti fannovenir voglia di vivere il presente e desiderare ancorpiù intensamente il futuro che già sogni!Sono loro la vera forza, l’attrattiva degli eventi na-

zionali: quella voglia di vederci, sentirci, salutarciper toccare concretamente in quei volti e in queinomi la bellezza dell’Ac che fa grandi cose nell’es-serci, nell’essere credenti pronti a vivere la realtàche ci circonda.

Silvia Cavallotti

A novembre a Roma si è svolto il modulo formativo per i responsabili del settore Giovani di Azione Cattolica

“Ritorno al futuro”: il messaggio di Gesùorientamento sempre attuale per la vita“Che cos’è il tempo se il presente non lopossiedo?”. Questa domanda ha aperto leriflessioni che i responsabili giovani di Ac hannocondiviso a Roma nel modulo formativo del 9 -11novembre. Al centro c’era il tempo, come lo viviamo e comepossiamo tornare a pensare con speranza al futuro!La risposta è sempre lì, nel senso della nostra vitache è Gesù.Dobbiamo avere fede nel futuro perché il primo ad“avere fede” in noi è proprio Gesù! Tanto che ci hamandati lì, in quel determinato tempo e luogo distudio/lavoro, con quelle persone accanto… a por-tare la sua testimonianza senza condizioni! E come possiamo essere i testimoni che Lui sogna?Bisogna tornare a cercare il dialogo con Lui, tornareall’interiorità, alla spiritualità, che oggi è così tantoricercata… ma a differenza di quella spiritualità “dimoda”, che sembra più fai-da-te, la risposta è neldiscernimento. Questa parola ci suona moltoastratta, perché “la Chiesa si è fatta erogatrice diservizi e ha perso la sua dimestichezza con la spiri-tualità” … e invece, come ci ha detto il gesuitaHernandez (membro esperto al Sinodo dei Giovani),“il discernimento è il massimo dell’operatività! È unmondo che ti riconcilia con te stesso e la concretez-za”; sì, perché non è altro che una sosta: fermarsiin silenzio ad ascoltare quello che Dio vuole da noi,quello che ci chiama ad essere! Questo ci spaven-ta, perché potremmo scoprire che ci vuole là dovenon avremmo immaginato… ma vogliamo seguirloo fare di testa nostra? Dobbiamo dirci, sinceramen-te, se davvero lo abbiamo scelto nella nostra vita,“se no sono tutte favolette” (come solo don Tony,assistente nazionale giovani, osa dire!).Basta poco: fermarsi e ritagliarci il nostro spazioquotidiano di preghiera. E se non riusciamo più afarlo, l’Ac è quella bellissima famiglia che ci dà la

Mattinata diocesana di Ac per la Terza EtàIl 15 novembre scorso si è svolto, presso ilSeminario, l’incontro diocesano dell’Ac Terza Età.Don Alessandro Lanzani, parroco di OssagoLodigiano, facendo riferimento alla esortazioneapostolica Gaudete et exsultate, ci ha invitati ameditare sul tema “Vivere e tramettere la gioia delVangelo”.Papa Francesco ribadisce il monito contenuto anchenell’Evangelii gaudium, dove si dice che il cristianonon deve avere “uno stile di Quaresima senzaPasqua”. Deve essere invece gioioso, positivoanche in questo momento storico, anche nelletribolazioni e nelle difficoltà della vita. Il verocristiano deve saper cogliere la gioia che derivadalla vicinanza a Dio. “…gioia piena alla tuapresenza…”, recita il salmo 15.Il Papa ci invita ad una santità maturata ogni giornonei semplici gesti quotidiani. Non occorre compiereopere straordinarie per diventare santi perchè lasantità deve essere accessibile a tutti. Genitori cheseguono la crescita dei figli con amore paziente edinsegnano loro la via della Chiesa; lavoratori chefanno il proprio dovere con onestà e disponibilitàverso gli altri. Fare bene ciò che sappiamo fare:anche questa è santità.Lungo questo cammino possiamo però incontraredue ostacoli che impediscono di giungere alla meta:lo gnosticismo e il pelagianesimo, eresie sorte aglialbori della Chiesa e che purtroppo sussistonoanche oggi.Gli gnostici assolutizzano le loro teorie ed obbliganogli altri a sottomettersi ai loro ragionamenti perchéconsiderano perfezione la propria visione dellarealtà.Diceva San Bonaventura che “è necessario siabbandonino tutte le operazioni dell’intelletto e chel’apice dell’affetto sia per intero trasportato etrasformato in Dio”.Ciò che misura la perfezione di una persona è il suogrado di carità, non la quantità di dati e conoscenzeche può accumulare.Per i pelagiani non è l’intelligenza ad occupare ilposto del mistero e della grazia, ma la volontà.Loro fanno quindi affidamento unicamente sulleproprie forze e si sentono superiori agli altri.Sant’Agostino diceva che Dio ci invita a fare quelloche possiamo e a chiedere quello che nonpossiamo. La Chiesa ci ha insegnato che non siamogiustificati dalle nostre opere o dai nostri sforzi, madalla grazia del Signore che prende l’iniziativa. SanBasilio Magno rimarcava che il fedele si devegloriare solo in Dio.Come possiamo, allora, raggiungere la santità?Occorre vivere le Beatitudini ed esercitare alcunivalori indispensabili come pazienza, mitezza, pace,gioia e senso dell’umorismo, fervore e coraggioapostolico, condivisione della Parola, celebrazionedell’Eucaristia e preghiera costante. A questoproposito Santa Teresa di Calcutta diceva che primadi iniziare la giornata si raccoglieva per due ore inpreghiera dinanzi la Santissimo Sacramento. San Giovanni della Croce raccomandava di “staresempre alla presenza di Dio, sia reale cheimmaginaria, per quanto lo comporti l’attività diognuno”. Per Santa Teresa d’Avila la preghiera è“un intenso rapporto di amicizia, un frequentetrattenimento da solo a solo con Colui da cuisappiamo di essere amati”. La preghiera per ilcristiano è come l’ossigeno: non si può vivere senza.Affidiamoci allora alla Vergine Maria che ha vissutole Beatitudini in modo totale ed essendo Santa trai Santi ci mostri la via della santità ed infonda in noiun intenso desiderio di raggiungerla.

Enrica Lomi

bacheca Momenti di deserto Settore AdultissimiIncontro di formazione, giovedì 10 gennaio, alle ore 15, pressol’Oratorio della frazione Casonidi Borghetto Lodigiano

Lunedì 17 DICEMBRE, presso la Casa della Gioventù di Lodi, dalle 19.00 alle 21.00,

tempo e spazio di silenzio per la preghiera personale e il discernimento

Presidenza, lunedì 17 dicembre, alle ore 21Commissione giovani: giovedì 13 dicembre, alle ore 21, incontro con Gioele Anni sulle tematiche del Sinodo dei Giovani illustrate attraverso la testimonianza di chi l’ha vissuto in prima persona.

Parola al centroA gennaio riprendono i percorsi diocesani

di catechesi per giovani:

primo appuntamento di Parola al Centro

(19-25 anni) venerdì 11 gennaio, alle ore 21

(pizza ore 20), presso l’Oratorio del Borgo

(via Padre Giulio Granata, 7 - Lodi),

relatore Marco Zanoncelli

La DimoraSABATO 5 GENNAIO 2019.

Esperienze generative. Programma

Ore 17 incontro con Maria CigogniniOre 18.30 Celebrazione Eucaristica

Segue cena di fraternità

ACRConvegno nazionale educatori ACR

“Collaboratori della vostra gioia.

La passione di educare insieme”,

dal 14 al 16 dicembre,

alla Domus Pacis di Roma

CondoglianzeA Mulazzano, lo scorso 6 dicembre è mancata la signorina

Giuseppina Favini, di 85 anni, di cui tanti nell’Azione Cattolica e tutti a servizio della Chiesa, fino all’ultimo.

La cerimonia funebre si è svolta in Santa Maria del Sole in Lodi, proprio nel giorno dell’8 dicembre.

Grazie Giuseppina per il tuo servizio, e grazie a tutta la tua generazione.

Centro diocesano

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Pagina: 13.12.2018 | LO | Dialogo7 , Orario bozza: 12/12/2018 16:31:23 , Autore: e.mastroni

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GIORNATA DELL'ADESIONE VII

Dicembre 2018

Guardamiglio: l’Ac incontra Carlo e Simona della neonata “Casa di Pollyanna”,comunità familiare sorta in paese, legata all’Arsenale dell’Accoglienza. Amiciche hanno scelto di allargare la propria famiglia rendendosi disponibili adaccogliere minori e così due simpatici bimbetti di un anno e mezzo e tre anni sonovenuti a far compagnia ai loro tre figli, Benedetta, Alessandro e Samuele. Unincontro piacevole terminato con una toccante preghiera alla Madonna, scrittada una mamma dell’Arsenale di cui riportiamo alcuni passaggi: (…) O Maria, fa’che la tua storia possa nutrire la nostra capacità di essere accoglienti…Rendicidisponibili a stare accanto a culle di figli che non sono nostri, a croci di figli chenon abbiamo scelto…Rendici capaci di stare in quel che non capiamo, capaci divivere quel che ci preoccupa, presenti e disponibili con quello che siamo negliincontri che tutti i giorni il Padre ci fornisce come occasione, proprio come lo seistata tu vicino alla culla, sotto alla croce, dentro il cenacolo.

Caselle Lurani: un momento della messa a cui ha partecipato anche la più anziana aderente (Onorina, 97 anni)

Lodi Vecchio: la presidente parrocchiale insieme all’aderente più giovane (Marta 4 anni) e all’aderente più anziana (Mistica, 92 anni)

Basiasco e Mairago: il Vescovo emerito Giuseppe Merisi benedice le tessere di Ac

Alcuni momenti dalle Associazioni Territoriali

Castiglione d’Adda: un momento al termine della celebrazione eucaristica

S.Natale 2018"Mentre si trovavano in quel luogo,

si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo

avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c'era posto nell'alloggio."

Lc 2,6-7Accogliamo il Bambino che viene ad abitare

nelle nostre case, nelle nostre viteBuon Natale e felice anno nuovo di Pace

La presidenza diocesana

Page 7: Giornata dell’adesione 4-5 - Azione Cattolica LodiRomano. Ho amato e odiato quella terra: sento ancora nostalgia per i suoi colori brillanti e sgargianti, per la vivacità della

Pagina: 13.12.2018 | LO | Dialogo8 , Orario bozza: 12/12/2018 16:31:30 , Autore: e.mastroni

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VIII ACR

Dicembre 2018