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Anno IX N° II Dicembre 2012 Inter Nos Giornale scolasticodi informazione e cultura dell’I.I.S. di Via delle Scienze di Colleferro Occupati a riprenderci i nostri diritti 2 Ricevimenti a “lutto” 2 Tatuaggi 3 Choosy 3 One Direction 3 Laudato si’, mi’ Signore, per sor’ Aqua… 4 Pericolo... scomparsa 4 Ricetta di Natale 5 Ancora sui ricevimenti 5 Torneo libri liberi 6 Noir: racconto a quattro (e più) mani 7 Breaking Dawn 2 8 Sommario: Anche quest’anno si è cele- brata la cerimonia della consegna del premio Bor- ghini, istituito in memoria della Prof.ssa Gabriella Borghini, stimata docente di questo Liceo, premio che consiste in una borsa di studio di € 3.000,00 offerta dalla famiglia Borghini e conferita all’allievo che ha conseguito la media più alta calcolata sulla media degli scrutini finali di tutti e cinque gli anni di frequenza e sulla votazione dell’Esame di Stato, ad esclusione del voto di con- dotta. I candidati al Premio devono aver frequentato i 5 anni del corso legale del Liceo Scientifico presso il Liceo di Colleferro; essere stati pro- mossi a Giugno in tutti gli anni scolastici; avere superato l’Esame di Stato con una vota- zione minima di 95/100. Que- st’anno il merito della vittoria è andato alla studentessa Fran- cesca Moratti, frequentante la classe VF nello scorso anno scolastico. La premiazione è avvenuta il 1° Dicembre nell’- aula video del nostro Liceo, veramente piena fino all’ulti- mo posto, alla presenza di personalità della nostra citta- dina, tra le quali l’ex assessore alla cultura dott.ssa Cinzia Sandroni, amici, familiari, studenti e professori; si è aper- ta con un discorso introduttivo del Dirigente Scolastico, Prof. Antonio Sapone, cui è seguito un ricco ed interessante pro- gramma che ha visto la toc- cante recitazione di poesie da parte della Prof.ssa Antonietta Pastorelli e dell’alunna Marti- na Vincenzi, nonché l’apprez- zatissima e applauditissima esecuzione di alcuni brani musicali da parte degli alunni Gioele Pizzuti (clarinetto e organo Hammond), Paolo Navarra, Emanuele Latini e Diego Colaiori (pianoforte). Un sincero ringraziamento da parte della nostra scuola alla famiglia Borghini che ci per- mette, nel ricordo della Prof.ssa Gabriella, di vivere realmente il senso e il piacere della cultura. ( “La nostra conoscenza, se paragonata alla realtà, è primitiva e in- fantile. Eppure è il bene più grande di cui disponiamo”. (Albert Einstein) La redazione di Inter Nos. XIII edizione del Premio Borghini Un’importante tradizione del nostro liceo Con la collaborazione di Romina Martella Accettarsi sì … rassegnarsi no!!! Premetto che ciò che state per leggere non è un invito a plastificarvi o a ucci- dervi con un allenamento che non regge- te, ma soltanto una riflessione - forse da un punto di vista poco comune- su uno dei temi più trattati, specie tra le adole- scenti: l’immagine del corpo. Aggiungo però che l’amore per noi stessi e per la nostra immagine è fondamentale. Non voglio fare i soliti discorsi e dire che tutte le donne sono belle e perfette così come sono, semplicemente perché non e vero! Tutti, e dico proprio TUTTI, me compresa, abbiamo qualcosa del nostro corpo o del nostro carattere che non ci piace. Molto spesso si tratta dell’aspetto fisico o del peso, perché ormai siamo nel 2012 e viviamo di icone del cinema, dello sport, dei modelli e delle modelle e non smettiamo di paragonarci a loro, ovviamente perdendo il confronto. Così, per non avvilirci, iniziamo a dire “sono così, devo solo accettarmi” e trovia- mo come scusa il fatto che in realtà loro man- giano poco e sono seguiti da personal trainer. Ma in fondo noi ci lamentiamo ventiquattro ore al giorno perché siamo troppo grasse o magre e, nonostante ciò, fingiamo di piacerci. Una domanda: perché non proviamo a miglio- rarci invece di piangerci addosso? Alla fine penso che il non voler superare i nostri “difetti” fisici, in realtà, sia solo un frullato di pigrizia e di scarsa volontà; ad esempio, se ingrassiamo e realizziamo che i pantaloni si chiudono a fatica, cosa dovremmo dire? Qualcosa come “… adesso poso la cioccolata!”, e invece ci ag- grappiamo ad un banale “ormai sono fatta così”. Ma allora, perché prima i pantaloni ti entravano? So che ora probabilmente mi si negherà il diritto d’opinione, perché molte ragazze e ragazzi con problemi di autostima, leggendo quest’articolo, penseranno che io mi ritenga perfetta e poi magari mi guarde- ranno male nei corridoi della scuola; ma non mi importa, perché sono convinta del fatto che, se ti guardi allo specchio e quello che vedi non ti piace, devi provare a cambiarlo … anche con semplici gesti quotidiani! Sonia Ferraiuolo IIF Grafica a cura di Irene De Franceschi, III E

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Anno IX N° II Dicembre 2012

Inter Nos

Giornale sco last i codi in formazione e cultura de l l ’ I . I .S . d i Via de l le Sc ienze d i Col le ferro

Occupati a riprenderci i nostri diritti

2

Ricevimenti a “lutto” 2

Tatuaggi 3

Choosy 3

One Direction 3

Laudato si’, mi’ Signore, per sor’ Aqua…

4

Pericolo... scomparsa 4

Ricetta di Natale 5

Ancora sui ricevimenti 5

Torneo libri liberi 6

Noir: racconto a quattro (e

più) mani 7

Breaking Dawn 2 8

Sommario:

Anche quest’anno si è cele-brata la cerimonia della consegna del premio Bor-ghini, istituito in memoria della Prof.ssa Gabriella Borghini, stimata docente di questo Liceo, premio che consiste in una borsa di studio di € 3.000,00 offerta dalla famiglia Borghini e conferita all’allievo che ha conseguito la media più alta calcolata sulla media degli scrutini finali di tutti e cinque gli anni di frequenza e sulla votazione dell’Esame di Stato, ad esclusione del voto di con-dotta. I candidati al Premio devono aver frequentato i 5 anni del corso legale del Liceo Scientifico presso il Liceo di Colleferro; essere stati pro-mossi a Giugno in tutti gli anni scolastici; avere superato l’Esame di Stato con una vota-zione minima di 95/100. Que-st’anno il merito della vittoria è andato alla studentessa Fran-cesca Moratti, frequentante la

classe VF nello scorso anno scolastico. La premiazione è avvenuta il 1° Dicembre nell’-aula video del nostro Liceo, veramente piena fino all’ulti-mo posto, alla presenza di personalità della nostra citta-dina, tra le quali l’ex assessore alla cultura dott.ssa Cinzia Sandroni, amici, familiari, studenti e professori; si è aper-ta con un discorso introduttivo del Dirigente Scolastico, Prof. Antonio Sapone, cui è seguito un ricco ed interessante pro-gramma che ha visto la toc-cante recitazione di poesie da

parte della Prof.ssa Antonietta Pastorelli e dell’alunna Marti-na Vincenzi, nonché l’apprez-zatissima e applauditissima esecuzione di alcuni brani musicali da parte degli alunni Gioele Pizzuti (clarinetto e organo Hammond), Paolo Navarra, Emanuele Latini e Diego Colaiori (pianoforte).

Un sincero ringraziamento da parte della nostra scuola alla famiglia Borghini che ci per-mette, nel ricordo della Prof.ssa Gabriella, di vivere realmente il senso e il piacere della cultura. ( “La nostra

conoscenza, se paragonata

alla realtà, è primitiva e in-

fantile. Eppure è il bene più

grande di cui disponiamo”.

(Albert Einstein)

La redazione di Inter Nos.

XIII edizione del Premio Borghini

Un’importante tradizione del nostro

liceo

Con la collaborazione di Romina Martella

Accettarsi sì … rassegnarsi no!!!

Premetto che ciò che state per leggere non è un invito a plastificarvi o a ucci-dervi con un allenamento che non regge-te, ma soltanto una riflessione - forse da un punto di vista poco comune- su uno dei temi più trattati, specie tra le adole-scenti: l’immagine del corpo. Aggiungo però che l’amore per noi stessi e per la nostra immagine è fondamentale. Non voglio fare i soliti discorsi e dire che tutte le donne sono belle e perfette così come sono, semplicemente perché non e vero! Tutti, e dico proprio TUTTI, me compresa, abbiamo qualcosa del nostro corpo o del nostro carattere che non ci piace. Molto spesso si tratta dell’aspetto

fisico o del peso, perché ormai siamo nel 2012 e viviamo di icone del cinema, dello sport, dei modelli e delle modelle e non smettiamo di paragonarci a loro, ovviamente perdendo il confronto. Così, per non avvilirci, iniziamo a dire “sono così, devo solo accettarmi” e trovia-mo come scusa il fatto che in realtà loro man-giano poco e sono seguiti da personal trainer. Ma in fondo noi ci lamentiamo ventiquattro ore al giorno perché siamo troppo grasse o magre e, nonostante ciò, fingiamo di piacerci. Una domanda: perché non proviamo a miglio-rarci invece di piangerci addosso? Alla fine penso che il non voler superare i nostri “difetti” fisici, in realtà, sia solo un frullato di pigrizia e di scarsa volontà; ad esempio, se

ingrassiamo e realizziamo che i pantaloni si chiudono a fatica,

cosa dovremmo dire? Qualcosa come “… adesso poso la cioccolata!”, e invece ci ag-grappiamo ad un banale “ormai sono fatta così”. Ma allora, perché prima i pantaloni ti entravano? So che ora probabilmente mi si negherà il diritto d’opinione, perché molte ragazze e ragazzi con problemi di autostima, leggendo quest’articolo, penseranno che io mi ritenga perfetta e poi magari mi guarde-ranno male nei corridoi della scuola; ma non mi importa, perché sono convinta del fatto che, se ti guardi allo specchio e quello che vedi non ti piace, devi provare a cambiarlo … anche con semplici gesti quotidiani! Sonia Ferraiuolo IIF

Grafi ca a cura di I rene De Franceschi , I II E

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Vi è mai capitato di chiedervi se foste pronti e forti abbastanza da riuscire a porta-re avanti la vostra causa, “costi quel che costi”? Beh, a noi sì. Siamo gli studenti italiani che da un mese circa cercano di far valere i propri diritti, di farsi ascoltare da chi, più in alto, è disposto a farlo. Ci stiamo riuscendo alla grande! Ci muoviamo in fretta, ci informiamo e vogliamo tutelare il nostro futuro, quello dei nostri figli e dei nostri nipoti perché possano continuare ad avere almeno i nostri stessi diritti. Ed è proprio in questo senso che ci opponiamo al ddl 953 “ex-Aprea”. Per prima cosa è necessario raccogliere informazioni e ope-rare in modo tale da far sì che tutti siano completamente al corrente di ciò che sta succedendo, cosicché ciascuno sia libero di riflettere su ciò che ritiene più giusto fare. La proposta di Legge 953 viene presentata il 12 maggio 2008 dalla deputata del Pdl Valentina Aprea. L’iter parlamentare si interrompe a seguito delle proteste di stu-denti e lavoratori della scuola nell’autunno del 2008. Da allora rimane in sospeso nei lavori parlamentari. Durante il governo Monti viene riattivata la discussione che al momento è ancora in corso. Il famigerato decreto interverrà così:

1.MAGGIORE AUTONOMIA

Alle istituzioni scolastiche sarà riconosciu-ta la propria autonomia e potranno regola-mentare la composizione ed il funziona-mento degli organi interni.

2.NUOVI ORGANI COLLEGIALI

Finirà l’era del Consiglio di Istituto ed inizierà quella del Consiglio dell’Autono-mia Scolastica, che tra i compiti avrà quel-lo dell’approvazione del Piano dell’Offerta Formativa (POF) e del bilancio; il nuovo Consiglio denominato dell’Autonomia sarà composto dal Dirigente Scolastico, da una rappresentanza degli insegnanti alla pari di quella dei genitori e da rappresentanti di

enti esterni . Inoltre il diritto di assemblea degli studenti sarà gestito autonomamente dal Consiglio dalle singole scuole.

3. VALUTAZIONE

All’interno di ogni istituto si eleggerà il suo nucleo di valutazione che lavorerà insieme all’INVALSI producendo un rap-porto pubblico annuale sulle linee didatti-che interne adottate.

4.FONDAZIONE

Le scuole potranno promuovere o parteci-pare alla costituzione di reti, fondazioni e consorzi finanziari e i partner potranno essere sia pubblici che privati. Infine le regioni istituiranno la Conferenza regionale del sistema educativo che si occuperà di raccordare regione e Stato sui temi e i mo-delli educativi. Con le opportune riflessioni abbiamo capito che era il caso di fare qual-cosa, così ci siamo mossi come meglio abbiamo potuto, nel nostro caso con l’ occupazione, in linea con la maggior parte degli studenti italiani. La nostra forza è stata l’unione, la volontà, la speranza di riuscire a farci sentire e ce l’abbiamo fatta, tutti insieme, come un coro di mille voci che da sole sarebbero state poco più di un sussurro. <<Storica vittoria per il movi-mento studentesco>>: questo è stato infatti il commento della Rete della Conoscenza quando è stata divulgata la notizia che il DDL Aprea, così come è stato presentato tempo fa, verrà modificato. Questi cambia-menti con tutta probabilità renderanno impossibile l'approvazione delle Legge

Aprea entro questa legislatura. Per quanto riguarda il tema scottante dell’occupazione, possiamo individuare opinioni totalmente opposte che da una parte la vedono come l’unica forma di protesta possibile, e dall’-altra come un gesto estremo ed eccessivo. Ma la ristrettezza dei tempi in cui ci si è dovuti organizzare e la volontà di dare sostegno a tutte le altre scuole che si stava-no impegnando in questo senso l’hanno resa a nostro avviso necessaria. Infatti il tempo a disposizione non era abbastanza per poter organizzare altre forme di prote-sta, come per esempio manifestazioni citta-dine che, forse, sarebbero state appoggiate da tutti e avrebbero fatto più scalpore. Al-cuni pensano che l’occupazione sia un pre-testo per saltare ore di scuola o che sia un’azione che si ritorce solamente a nostro svantaggio poiché, occupando, si interrom-pono le attività per le quali si sta lottando. Noi invece siamo stati in grado di struttura-re l’azione in modo da programmare corsi tra studenti divisi per classi o per materie. Nonostante i pro e i contro che hanno giu-stamente caratterizzato anche l’occupazio-ne del liceo Marconi possiamo valutare l’esperienza come positiva, riconoscendo gli sforzi di ogni singolo alunno che ci ha veramente messo l’anima nell’organizza-zione. Anche se sarebbe potuta andare me-glio, anche se avremmo potuto fare tutti di meglio e anche se probabilmente è stato un gesto troppo estremo, ne porteremo sempre e comunque un ricordo bellissimo nel cuore fatto di volti, di sorrisi, di adrenalina, di volontà e di collaborazione. Sì, credo che siamo tutti un po’ cresciuti dopo questa esperienza e che siamo tutti più consapevoli dell’importanza di farsi sentire e di parteci-pare alle assemblee per discutere e vivere appieno la democrazia nella scuola.

Benedetta Dukic IV F

OCCUPATI A RIPRENDERCI I NOSTRI DIRITTI

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una classe politica totalmente insensibile agli interessi della cultura e della ricerca, totalmente miope rispetto al futuro dei gio-vani, diversamente ben interessata quando si tratta di mantenere certi privilegi e certi interessi della loro “casta”. Nel volantino distribuito ai genitori prima dei ricevimenti, si evidenziava il fatto che voler far credere ancora all’opinione pubblica che gli inse-gnanti lavorano solamente 18 ore a settima-na, nascondendo l’impegno della preparazio-ne delle lezioni, della correzione delle verifi-che scritte e del costante aggiornamento, senza contare le varie attività di consigli,

La particolarità dei ricevimenti pomeri-diani di quest’anno è stata senza dubbio il colpo d’occhio dei prof. vestiti tutti, o quasi, con il nero, il colore del “ lutto”, scelto come simbolica protesta visiva per il disagio vissuto dalla loro categoria il cui contratto non è stato rinnovato ormai da tre anni e i cui “gradoni” di avanzamento stipendiale sono stati bloccati unilateral-mente dal precedente governo; cio’che comunque infastidisce maggiormente i docenti è il fatto che si vuole far ricadere su di loro la colpa della crisi e della man-canza di risorse della scuola, da parte di

collegi e scrutini pomeridiani, significa mistificare la realtà, allo scopo probabilmente deliberato di screditare una categoria di professionisti, laureati e abilita-ti, seriamente impegnati nel non facile com-pito di educare i giovani. A che scopo? Sicu-ramente, una scuola pubblica costa…

La redazione di Inter Nos.

A proposito dei RICEVIMENTI DI FINE NOVEMBRE

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Viviamo in una società nella quale l'appa-renza è importante poiché vieni giudicato quotidianamente e, se non sei perfetto, la società ti ritiene "out", “sfigato”!! La pra-tica di farsi tatuare la pelle è antica e coin-volge in modi diversi tutte le società uma-ne. Da sempre medici, antropologi, socio-logi, studiosi del costume e ospiti da talk show ne parlano per cercare di compren-

dere cosa spinga un individuo a farsi deco-rare in maniera indelebile l'epidermide. Questo fenomeno che risale alle origini del genere umano non è più limitato a certe civiltà primitive, ma si è diffuso in tutte le popolazioni, anche nelle classi sociali sinora ritenute immuni da tale pra-tica. Il tatuaggio rappresenta una modifi-cazione artificiale del tessuto cutaneo, ottenuta per mezzo di cicatrici o per pun-tura con l'introduzione nello spessore della pelle di sostanze colorate, generalmente di origine vegetale. Adesso per essere accet-tato devi vestire in un certo modo e coprir-ti il corpo di tatuaggi, alcuni dei quali, lo ammetto, sono belli, ma altri, quelli enor-mi, dal mio punto di vista sono disgustosi perché eccessivi. Possiamo trovare perso-ne ricoperte da tatuaggi in qualsiasi ambi-to della società...ma, a quanto si può vede-

re, è soprattutto nel mondo dello sport che se ne fa grande sfoggio: ci sono giocatori ricoperti di tatuaggi dalla testa ai piedi…insomma, proprio coloro che dovrebbero dare “il buon esempio”, dal momento che la maggior parte dei bambini segue lo sport in tv! È questo l'esempio che voglia-mo dare? Di una società che ti reputa "In" solo se hai il corpo pieno di tatuaggi o piercing? Personalmente, spero di no! Non voglio fare con questo articolo del terrori-smo psicologico o del moralismo spiccio-lo, ma è importante non dare troppo valore alle apparenze, rischiando talvolta anche la propria salute, solamente per andare sempre dietro alle mode, per sentirsi omo-logati, parola sociologica che potrebbe essere tradotta, in un linguaggio più bana-le, con il termine “pecore”!

Maria Rita Caccavale IIIB

Tatuaggi: attrazione fatale

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Choosy è il termine inglese che significa “schizzinoso”, usato dal Ministro (quasi ex) del lavoro e delle politiche sociali Elsa Fornero per definire i giovani italiani. Il Ministro ci ha rimproverato di essere trop-po schizzinosi nella ricerca del primo lavoro, come a dire che “se siete senza impiego è colpa anche vostra che fate i difficili”. Credo che la Fornero non si sia

documentata ab b as t an za , poiché secon-do una stati-stica i ragazzi italiani sono, tra gli euro-pei, quelli che

si adattano più facilmente e accettano tutti i tipi di lavoro pur di guada-gnare qualche

soldo, specialmente i laureati in materie umanistiche i quali spesso non riescono a trovare un lavoro per il quale hanno stu-diato. E’ ovviamente d’obbligo fare delle differenziazioni: come in ogni Paese, da noi ci sono i ragazzi che vogliono studiare, che pretendono un futuro migliore e per questo anche un lavoro degno di tutti gli studi che hanno compiuto e dell’impegno speso in esso, e ce ne sono altri, anche da noi, che invece preferiscono essere nulla-

facenti e “campare” sulle spalle di mamma e papà. In ogni modo la terminologia usata dal Ministro e quel suo fare un po’ distaccato mi fa pensare che forse, come troppo spesso accade tra i rappresentanti della classe politica, non sia riuscita del tutto a comprendere la vita reale e a rap-portarsi con essa, una vita fatta spesso di grandi sacrifici per poter vivere dignitosa-mente. Inviterei la Fornero a vivere anche solo per una settimana in una comune famiglia italiana, e poi forse ne potremo riparlare. Chissà che idea si faranno all’e-stero di noi, “prima bamboccioni e adesso pure schizzinosi”…, più semplicemente, troppo spesso, disoccupati o precari. Elisa Fiore II F

MA SIAMO DAVVERO COSI’ “CHOOSY”?

É uscito da pochi giorni il nuovo cd della Boy-Band anglo-irlandese più amata dalle adolescenti, che si può trovare nei migliori negozi di dischi. Nonostante tante difficol-tà e tanti ostacoli gli One Direction hanno pubblicato il loro secondo album che sta riscuotendo, non ci sarebbe neanche biso-gno di sottolinearlo, tantissimo successo. Questo cd è composto da 13 canzoni:la prima è Live While We’re Young che ha ricevuto più di 96 milioni di visualizzazio-ni su Youtube; la successiva, Little

Things, sta ugualmente sfondando nelle radio private, e così tutte le altre. È stato un trionfo fantastico, ma parecchie perso-

ne, essendo degli haters gelosi della loro riuscita, hanno subito giudicato male que-sto traguardo da loro raggiunto, afferman-do che le “ragazzine” che vanno loro die-tro lo fanno solo per la loro bellezza. A parte il fatto che non ci sarebbe neanche niente di male seppure così fosse, ma tutto questo non è assolutamente vero perché, a mio avviso, sono 5 ragazzi pieni di talento che hanno inseguito il loro sogno raggiun-gendolo, e solo per questo vengono giudi-cati male. Come molti di voi già sapranno, Harry, Zayn, Niall, Louis e Liam hanno programmato dei concerti qui in Italia per il loro prossimo tour mondiale nel 2013; le

tappe purtrop-po sono soltanto due, il 19 Maggio a Verona e il 20 Maggio a Milano. La vendita dei biglietti è durata soltanto 5 minuti, e alcune directioners non sono riuscite a comprarli. A conferma di un successo incredibile, che forse nean-che loro si aspettavano di riscuotere.

Giulia Trulli I B

Take me home…One Direction che spaccano!!

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“… la quale è multo utile et humile et

pretiosa et casta.” Così diceva il duecente-sco Francesco d’Assisi che considerava l’acqua uno dei beni più importanti che ci è stato concesso; oggi invece quella stessa acqua che dona la vita riesce anche a to-gliercela. Questo è quello che da un mese a questa parte sta succedendo nella nostra Italia ma, che dico, un mese … sono ormai svariati anni che a causa delle piogge con-centrate e abbondanti i fiumi in piena stra-ripano, costringendo famiglie intere all’ab-bandono delle loro case e delle loro attivi-tà, negozi o fabbriche che siano, provo-cando troppo spesso anche la morte di vittime innocenti. Il problema tragico del nostro Paese è stata la violazione delle

norme che vietavano di costruire nelle aree di espansione dei fiumi, cioè in quelle aree che erano soggette agli allagamenti nei casi di forti precipitazioni; sono quin-di sorte lungo i nostri fiumi strutture pro-duttive, fabbriche e aziende, che quando piove e i fiumi esondano vanno regolar-mente sott'acqua. Questo è stato permesso dallo scarso (nullo?) controllo che gli enti pubblici hanno rivolto a queste attività o abitazioni, che possiamo tranquillamente definire “logisticamente” illecite; inoltre bisogna anche considerare, e far presente, il problema di un sistema fognario che andrebbe completamente ristrutturato, e in cui almeno i tombini nelle città andrebbe-ro annualmente ripuliti e liberati dalle foglie autunnali. Gli effetti provocati sulla terra da questo fenomeno perdurano nel tempo e rendono la vita impossibile so-prattutto ai contadini che vedono i loro campi sommersi dal fango che rovina completamente i raccolti creando danni incalcolabili. Come porre rimedio? Per far fronte a questo problema, ormai comune a tutta la popolazione italiana, dal Nord al Sud, gli studiosi hanno inventato lo “Slim Fat”: molto più efficace del classico e

conosciutissimo “sacco di sabbia”, da asciutto ha le dimensioni di un comunissi-mo sacco vuoto ma a contatto con l’acqua si gonfia fino ad aumentare di 50 volte la sua dimensione iniziale. Questo sacco, quindi, è ottimo per contrastare la forza dirompente dell’acqua e viene utilizzato specialmente dalle forze dell’ordine e dai vigilli del fuoco. Sono dell’idea, però, che quando questi eventi accadono, invece di correre per cercare di limitare i danni, bisognerebbe piuttosto evitarli, e per que-sto sarebbe determinante una bonifica del nostro territorio e quindi un’efficace azione non solo di risanamento, ma anche di prevenzione, la quale avrebbe un costo comunque minore per lo Stato di quanto non ne abbiano tutti gli interventi post-disastri, e in più risolverebbe una volta per tutte questo annoso problema delle alluvioni. Tra pochissimo tempo, tuttavia, tutta quest’acqua scomparirà lasciando il posto ai candidi fiocchi di neve e … saran-no anch’essi, viste le gelide temperature invernali a cui ci avviciniamo, fonte e oggetto di cronaca nazionale?

Cristiana Ciulli IIIA

Laudato si’, mi’ Signore, per sor’ Aqua …

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grande e il più bello degli insetti della penisola italiana poiché la sua particolarità è la sua colorazione azzurra e gri-gia che lo rende individuabile in un bosco dove i colori che prevalgono sono il marrone, il giallo e il verde; un’ altra sua caratteristica sono le sue an-tenne lunghe e colorate che, proprio per la loro lunghezza, gli permettono di interagire con un ambiente che copre l’area di circa 100 metri qua-drati. Il cerambice del faggio vive ad un’ altitudine compresa tra i 500 e i 1800 me-tri, e la sua salvezza dipende, come al solito, dall’uomo il quale, se non prenderà provvedimenti immediati per ripristinare l’equilibrio naturale sul pianeta, lo farà scomparire senza lasciare traccia alcuna della sua esistenza, così come già successo per altre specie. Personalmente ho avuto la fortuna di incontrarne un esemplare a

Monte Lupone, nei pressi di Segni, e di poterlo fotografare: casualmente un mese prima avevo letto un articolo su National Geographic che parlava proprio di questo insetto; solo la Fortuna ha dunque permes-so questo incontro inaspettato e, devo dirlo con franchezza, veramente emozionante.

Articolo e foto di Colella France-

sco II C

In questo articolo vi voglio parlare delle specie in pericolo che scompaiono dalla faccia della Terra per colpa dell’agire dell’ uomo sul loro habitat naturale, e compaio-no sulla Lista rossa ICUN (Unione Inter-nazionale per la Conservazione della Na-tura), la lista di un’ organizzazione che ha come scopo la salvaguardia della natura nel mondo. Le specie in via di estinzione si trovano in tutto il mondo, ma non pen-sate che vi siano animali o piante strani che necessitino di soccorso solamente nella giungla: anche qui in Italia ve ne sono, solo che risultano appunto difficili da trovare perché si sono rifugiati e vivono in luoghi remoti e tranquilli dove la pre-senza dell’ uomo è quasi assente. Un e-sempio può essere il cerambice del faggio, più comunemente chiamato Rosalia alpi-

na (Rosalia longicorn ), un insetto raro che rischia di scomparire per via della distruzione delle foreste di faggio che costituiscono il suo habitat naturale poiché fonte di cibo nonché rifugio. È il più

Pericolo... scomparsa

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Questi biscotti sono tipici dell’Inghilterra, dell’America e dei Paesi Nord Europei. Vengono solitamente preparati nel periodo delle feste natalizie. Se ne trovano di sva-riate forme (omini, casette, stelle ecc.) e decorati in maniera diversa; e’ abitudine inoltre usarli addirittura come decorazioni per l’albero di Natale!

Ingredients:

2 cups Plain Flour/ 2 tazze di farina

1/4 tsp baking Soda/ 1/4 cucchiaino di bicarbonato di sodio

2 tsp of ground Ginger/ 2 cucchiaini di zenzero

1/2 tsp of ground nutmeg/ 1 cucchiaino di noce moscata

1 tsp of cinnamon/ 1 cucchiaino cannella

1 pinch of salt/ 1 pizzico di sale

½ cup of butter/ ½ tazza di burro

1/3 cup brown sugar/ 1/3 tazza di zucche-ro di canna

1 egg – beaten/ 1 uovo sbattuto

pre-heat the oven to 190 degrees C/ pre-riscalda il forno a 190 gradi

Procedure:

Sift the flour, baking soda and ground ginger, nutmeg and cinnamon together in a mixing bowl. Chop the butter into small pieces, and rub into dry mixture until the consistency of fine breadcrumbs, then add the sugar and mix together. Mix the beaten egg and add to the mixture, mixing to-gether to form a dough. Roll out on a floured surface to about 3mm thick, then cut out what ever shapes you want. Put onto a tray lined with baking paper, deco-rate as much as you like! Cook for ap-proximately 15 minutes depending on size of biscuit. When they are cooked, leave on the baking sheet for a few minutes, then transfer to a cooling rack, and leave to cool completely.

Procedimento:

Setacciate la farina, il bicarbonato di so-dio, lo zenzero, la noce moscata e la can-nella in una ciotola. Tagliete il burro in piccoli pezzetti e mettetelo nella ciotola, e lavorate tutto insieme fino ad ottenere un composto della consistenza simile a bri-ciole di pane, poi aggiungete lo zucchero.

Mischiate l’uovo sbattuto e aggiungetelo alla mistura cosi’ da formare un impasto omogeneo. Distendete l’impasto su una superficie cosparsa di farina, rendendolo altro circa 3mm, poi ritagliate le forme che volete. Mettetele su un vassoio ricoperto di carta da forno, decorateli se volete. Cuoceteli per circa 15 min. Quando sono pronti lasciateli raffreddare.

Gemma Pitotti III B

A Natale siamo tutti più…dolci!

Dagli chef di Inter Nos: gingerbread cookies (biscotti di pan di zenzero)

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le loro famiglie, un momento di soddisfa-zione. Da parte loro, i genitori non sono esenti da preoccupazioni, specialmente quelli dei ragazzi del primo anno, che conoscono l’ambiente scolastico solo tra-mite le parole dei loro figli, dei quali mol-to spesso non si fidano più di tanto. Oltre a

quelli antimeridiani, si tengono due volte l’anno i colloqui pomeridiani che gli inse-gnanti forse vorrebbero non arrivassero mai, dal momento che in quei massacranti pomeriggi devono ricevere i genitori di tutte le loro classi. Una fila immensa di mamme e papà in piedi, in piena trepida-zione, che attendono davanti a quelle aule che, in assenza degli studenti, appaiono spoglie e inanimate, e che di tanto in tanto, guardano sconsolati l’orologio, facendo i propri calcoli e lamentandosi se qualcuno è troppo prolisso … Ė questa inevitabil-mente la situazione che si verifica nei corridoi very hot della scuola. Quando poi finalmente arriva il turno dei nostri genito-ri, quale sarà per noi il verdetto: assolti o … condannati?

Francesco Ciani IC

Robert Horciu ID

Tensione, curiosità e a volte stupore. Que-ste sono le emozioni provate dalla mag-gior parte dei ragazzi nei giorni dei ricevi-menti dei genitori. - Cosa gli dirà? Mi sono comportato bene? Ho studiato abba-stanza? - sono le domande che risuonano nella nostra mente il giorno in cui le fami-glie vengono a parlare con i professori. I primi quindici giorni di ogni mese si ten-gono i ricevimenti mattutini nei quali i docenti sono a volte impegnati a spiegare ai genitori per quale motivo il loro “figlio prodigio” non vada poi così tanto bene a scuola. Infatti per molti giovani, nel mo-mento in cui iniziano i ricevimenti … finiscono le bugie. Nessun voto tenuto accuratamente segreto può rimanere tale e la verità viene irrimediabilmente a galla. Ci sono, però, anche molti ragazzi che si impegnano, che vanno bene a scuola, e il colloquio con i professori è per loro, e per

RICEVIMENTI

( … il ragazzo è intelligente, ma non si applica )

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Anche quest’anno nel nostro Liceo si svolge il torneo di lettura intitolato “Libri liberi”, giunto alla quarta edizione. La prima gara si è svolta nell’anno scolastico 2009/2010, quando a partecipare erano solo tre classi. Nel tempo, l’iniziativa ha incontrato sempre più ampio consenso, e quest’anno la nostra scuola partecipa con sei classi IIIA, IIIC, IVB, IVC, IVE, IVG, e dovrà confrontarsi con il Liceo delle Scienze Umane “Regina Margherita” di Anagni che parteciperà con quattro classi. Le due scuole svolgeranno prima tre fasi della competizione, che prevedono la lettura dei tre libri sotto elencati. Il tema di quest’anno è: “Noi scriviamo in italiano” e riguarda autori stranieri che scrivono in italiano. . Jebreal Rula, La strada dei fiori di Miral, BUR 2005 . Elvira Dones, Vergine giurata, Feltrinelli 2009 . Papa Ngady Faye, Se Dio vuole, Giovane Africa Edizioni 2010 Dopo le prime tre fasi, la classe vincitrice del Liceo di Colleferro si scontrerà con la vincitrice del “Regina Margherita” con un quarto libro: Abdel Malek Smari, Fiamme

in paradiso, Il Saggiatore 2000. La gara è già iniziata con la lettura del primo libro, che di seguito recensisco. L’autrice è una giornalista palestinese, che è venuta in Italia come studentessa negli anni ’90, attualmente “in forza” alla Rete televisiva La7. Il libro racconta storie di donne, che vengono a intrecciarsi nel corso della narrazione, e rappresentano diversi aspetti della società palestinese nel tempo e le sue interazioni con l’etnia dominante, quella israeliana. La storia si divide in quattro parti. La prima narra di Hind Husseini, donna appartenente a un’importante famiglia mussulmana che dedica la sua vita alla fondazione e conduzione del collegio Dar al Tifel a Gerusalemme, dopo aver incontrato i bambini sopravvissuti a un crudele massacro. Sarà presente per tutta la durata della narrazione. Nella seconda parte ci spostiamo ad Haifa, dove una vedova con tre figlie a carico sposa un uomo senza scrupoli che abuserà delle ragazze. La maggiore delle tre sorelle, Nadia, fugge di casa e segue numerose strade per trovare la realizzazione personale e recuperare se stessa dopo le violenze paterne; fa la sguattera, la cameriera e la danzatrice del ventre, incontra diversi uomini e ha storie d’amore complicate, non riesce a vivere in una società che la cataloga come palestinese, mentre lei non si sente per nulla tale, come non si sente neanche

israeliana. Conduce una vita disordinata e si trova ad affrontare una gravidanza, ma non si ritiene capace di crescere la prima figlia, che affida alla propria madre. Un giorno Nadia viene condotta in carcere dove condivide la cella con Fatima, detenuta politica che aveva compiuto un attentato in un cinema frequentato da soldati israeliani. Fatima dà a Nadia la possibilità di cambiare vita, integrandola nella propria famiglia, la promette in sposa a suo fratello, l’imam Jamal, follemente innamorato di lei. Nadia è perdonata di tutte le sue mancanze, e durante il primo periodo di vita coniugale smette di bere, ma non recupera completamente la stabilità: infatti, seppur amata immensamente dal marito, una persona dotata di grande senso della giustizia, di moralità e di generosità, dopo avergli dato due figlie torna alla sua vita precedente, incontrando dopo poco la morte. Qui inizia la terza parte, che riguarda le due figlie di Nadia, iscritte dal padre al collegio di Dar al Tifel per dare loro la possibilità di un’adeguata formazione, e sopperire così alla mancanza della figura materna. Qui Miral, la figlia maggiore, conosce tante ragazze e le loro storie, inizia la sua attività politica nell’infuriare dell’intifada, alla quale si rende partecipe con grande impegno. Miral conosce i ragazzi lanciatori di pietre, i campi profughi e le crudeltà dell’esercito israeliano, come anche la determinazione, l’ostinazione e la vitalità della resistenza palestinese. Vede in faccia la morte, e trovandosi in vacanza diventa amica di una giovane israeliana. Ė proprio il racconto di questa amicizia che trasmette un messaggio di speranza per un futuro di pace in una terra arsa dalla guerra, dall’odio e dall’incomprensione. Il libro offre una raffigurazione completa della situazione palestinese dal 1948, all’indomani della formazione dello Stato di Israele, al 1994, anno della morte di Hind Husseini, mostrandoci da una diversa angolazione la società islamica, di cui spesso abbiamo una visione stereotipata. Il quadro che ci viene proposto è approfondito, pieno di dettagli e di colori accesi, che ci evidenziano molti particolari a cui spesso non facciamo caso, come ad esempio la condizione femminile, presentataci da una persona appartenente a quella società, attraverso gli occhi di diverse donne. Il fatto che il narratore sia sempre una figura femminile conferisce però una certa monotonia al romanzo, presentando la situazione da un solo punto di vista. Lo sviluppo della storia porta ad un finale aperto dopo averci descritto

efficacemente la condizione dei palestinesi, e aver mostrato la via di una possibile, seppur difficile, convivenza pacifica tra i due popoli, che manca a questa terra stanca di tante atrocità. Il libro è scorrevole e di facile lettura perché il linguaggio è comprensibile e la trama abbastanza lineare, senza un intreccio troppo complesso. Chiunque lo può leggere, ma io lo consiglierei a un pubblico interessato alla questione palestinese, o alla condizione femminile in questa realtà.

Jerzy Piotr Kabala III A

ANCHE QUEST’ANNO IL Torneo libri liberi

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Pioveva, anche se era Mag-gio … come in tutti i racconti

Noir, quando c’è un funerale chissà perché piove sempre. Nessuno aveva l’ombrello e le lacrime si confondevano con la piog-gia. C’erano tutti, ma nell’oscurità si con-fondevano, sembravano solo una massa informe di persone disperate e in lacrime. L’unica a non versarle era Jessica: lei rifletteva, rimuginava qualcosa che le frullava nella testa. Ricordava di aver visto qualcosa che non quadrava, come un fram-mento di puzzle che scombussolava ogni cosa. Era una bella giornata, i ragazzi a ricreazione si divertivano a scattarsi foto, Jessica si ricordava di averne scattate altre prima del suono della campanella che scandiva la prima ora; poi, improvvisa-mente, si era udito un grido e il corpo di Ambra giaceva sfracellato sui motorini parcheggiati sotto la finestra del secondo piano. C’era stato un grande accorrere di gente, alcuni scappavano inorriditi aumen-tando la confusione della situazione. Il commissario, rapidamente arrivato sul luogo del delitto, aveva iniziato a fare domande. Aveva scoperto che non aveva bei voti, tranne che in scienze, inoltre sulle braccia di lei si erano scoperti dei tagli che rivelavano la personalità autolesionista della ragazza; per gli esperti si chiama scaring. Dunque si pensò subito che fosse un caso di suicidio. Tutti se ne stavano convincendo, o almeno così appariva dalle prime indagini … Soltanto Jessica non ne era convinta: aveva notato uno strano atteggiamento, frutto di un rapporto tra la supplente di scienze ed alcuni alunni, e caso strano era proprio la supplente a tro-varsi nella classe di Ambra nel momento del “volo”. Aveva riferito di averla vista avvicinarsi lentamente alla finestra e but-tarsi di sotto a peso morto, così, senza un perché, senza una traccia, senza un bigliet-to … Strano, pensava Jessica, era così piena di vita! Quando era successo il fatto, Jessica stava ancora scattando delle foto, anche lei era andata in direzione dell’urlo. Alla conclusione della cerimonia funebre, Jessica non aveva resistito alla tentazione di scaricare le foto dell’ultimo giorno di vita della sua amica sul suo computer per rivederle con maggiore attenzione. –Strano, Edward Lanzi Stewart in alcune foto c’è e in altre no, in quelle in cui c’è si nota una macchia sulla camicia firmata che porta sempre in maniera impeccabile, e in quattro anni di liceo non c’è mai stata occasione di vedere neanche l’ombra di una macchia sui vestiti del “fighetto”-

Tutti lo conoscevano con questo nomigno-lo perché stava sempre in cerca di ragazze: era alto, biondo, occhi azzurri e ricco, tutte cadevano ai suoi piedi; da quando però era arrivata la supplente di scienze, il suo interesse per loro era improvvisamente diminuito. Anche la prof. era bionda con gli occhi azzurri, molto bella, ed effettiva-mente un po’ di chiacchiere in giro c’era-no state. Ecco, solo ora aveva capito, ve-dendo quelle foto, era riuscita a scoprire l’anello mancante che rendeva il quadro della situazione più evidente: non le resta-va altro che andare a parlare con l’investi-gatore. Jessica aveva preteso, parlando con quell’uomo che incuteva rispetto ed anche un po’ di timore, un arresto plateale, così che la mattina dopo, quando li ammanetta-rono per portarli via, tutto il liceo osserva-va incredulo la disperazione del fighetto che continuava a ripetere –Non sono stato

io!!- e quella della professoressa la quale inutilmente cercava di coprirsi il volto per la vergogna e che, come un mantra, ripete-va –Che ho fatto! Che ho fatto!- “Mi ero accorta subito della macchia, in ogni delit-to ce n’è sempre una, perché chi uccide si macchia l’anima e una macchia, a volte, può riemergere. Nel fighetto era comparsa sulla camicia: quando aveva scaraventato Ambra dalla finestra, la ragazza con un calcio disperato aveva impresso l’impron-ta della scarpa su quel capolavoro di raffi-natezza sartoriale dal tessuto a dir poco candido, perfettamente stirato e profumato indossato dal ragazzo, quasi a volersi ven-dicare in anticipo del suo assassino …”. Era stato un colpo di fulmine: i loro sguar-di si erano incrociati nel bel mezzo della confusione con cui ogni supplente di solito viene accolto. In quello sguardo lei chie-deva aiuto, in fin dei conti era la prima supplenza in un liceo, lui invece chiedeva complicità e probabilmente amore, quell’-amore che non aveva mai ricevuto dalla famiglia, e che quindi non era mai stato in grado di dare alle sue molte ragazze. I suoi compagni rimasero di stucco quando il fighetto inaspettatamente li zittiva per far respirare la prof; generalmente lui era il primo a fare confusione all’arrivo di un nuovo insegnante. Si erano poi rivisti alla fine delle lezioni quando Edward, fingen-do di essere rimasto a piedi poiché la moto era a secco (ma quando mai, aveva sempre il pieno, il riccone), le aveva chiesto un passaggio che lei non aveva potuto di certo rifiutare, visto l’aiuto che aveva ricevuto in classe. Una volta in auto la loro conversazione si alternava con lunghissimi attimi di silenzio, decisamente imbaraz-zanti ma anche terribilmente assordanti, come solo il silenzio sa creare. Quando arrivarono a destinazione, Edward fu mol-to dispiaciuto e trovò il coraggio di chie-

derle un appuntamento … che la prof. stranamente accettò volentieri. Lei stessa si era meravigliata di questo interesse nei confronti dell’alunno: in fin dei conti stava per sposarsi e poteva sembrare sconve-niente intrattenere rapporti con un proprio studente, ma ciò che più la stupì fu il fatto di aver provato una strana sensazione, forte, intensa, improvvisa, che l’aveva lasciata perplessa. Una vera attrazione! Si erano incontrati per andare insieme in macchina: non potevano rimanere in pae-se, altrimenti sarebbero stati protagonisti di svariati pettegolezzi.

-Hey ragazzina, sei proprio sicura di ciò

che mi stai dicendo? Guarda che i Lanzi

Stewart sono una famiglia importante qui

in paese! Hanno sempre aiutato la comu-

nità e sempre hanno contribuito a finan-

ziare opere di beneficienza e varie feste, ti

rendi conto a cosa andrei incontro se

queste voci non fossero vere?-

-Guardi queste foto!- disse scaraventando-le sul tavolo del commissario –e faccia

attenzione ai dettagli, visto che non vuole

credere ad una ragazzina!-

-Cosa dovrei vedere?-

-Come, non se ne è ancora accorto? Stra-

no, non è da lei commissario!-

-E di cosa mi sarei dovuto accorgere,

ragazzina?-

-Ma della macchia! Sulla camicia di E-

dward, vede? In queste prime foto non c’è,

invece in queste altre scattate a ricreazio-

ne è ben evidente. Basterà confrontarle

usando i vostri “potenti” mezzi tecnologi-

ci con la scarpa di Ambra e, se corrispon-

dono, il gioco è fatto.

Tutti gli alunni partecipanti al corso di

scrittura Noir tenuto dal Prof. Moratti

nelle giornate di libera attività dello

scorso anno.

Noir:

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come scrivere un racconto a quattro ( e più) mani.

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stesso, quindi armatevi di un amico o più di uno e trascinatelo al cinema al più pre-sto!!! Una volta seduti sulle famose pol-trone rosse vi sentirete trasportati in un mondo parallelo dove niente è come sem-

Per tutti i fan dei vampiri più famosi al mondo è arrivato finalmente nelle sale cinematografiche l’attesissimo episodio conclusivo della Saga di Twilight, tratto dal romanzo di Stephanie Meyer, Brea-king Dawn parte 2, un film che vi farà gelare il sangue. Era stato diviso in due episodi, nel primo uscito un anno fa l’affascinante vampiro Edward e la giovane Bella Swan si erano sposati e da lì a poco avrebbero avuto un bambi-no, ma la gravidanza procedeva ad una velocità superiore al corso naturale perciò Edward, durante il parto, dovette trasformare Bella in un vampiro affin-ché non morisse. La nascita di Rene-smee è come un fiore variopinto in un prato deserto, ma sarà lo stesso agli occhi degli altri vampiri? Ora però non voglio anticiparvi nient’altro riguardo quest’ulti-mo episodio, perché non ci sono descrizio-ni che possano parlare meglio del film

bra… dove ciò che conta veramente è la voglia di affrontare ogni ostacolo senza paura e la fiducia che riponiamo nella persone che ci stanno accanto. L’amore di Edward e Bella per Rene-smee farà da padrone a tutta la scena rappresentando l’anello mancante tra il mondo degli umani e quello degli immortali. Le vicende dei vampiri perciò si fonderanno armoniosamente con quelle degli umani in una meda-glia a due facce;da una parte gli umani che sono sempre in cerca di nuove emozioni,affascinati dalle storie di personaggi fantastici e di mondi surre-ali, e dall’altra i vampiri, che secondo le leggende sono rimasti per molto

tempo in penombra e che ora, grazie alla luce e al calore dell’amore, riusciranno a sciogliere i loro gelidi cuori.

Francesca Vacca IIIA

Breaking Dawn ( parte 2)

OPEN DAYOPEN DAYOPEN DAYOPEN DAY IIS VIA DELLE SCIENZE COLLEFERROIIS VIA DELLE SCIENZE COLLEFERROIIS VIA DELLE SCIENZE COLLEFERROIIS VIA DELLE SCIENZE COLLEFERRO

20 gennaio 2013 dalle ore 10,00

2 febbraio 2013 dalle ore 15,00