giornale - cobasscuolapalermo.files.wordpress.coml’art. 3 del provvedimento:“Il termine di cui...

24
POSTE ITALIANE SPA Spedizioni in a.p. art. 2 comma 20/C L.662/96 DC-RM In caso di mancato recapito restituire all’ufficio di Roma 24 Nuova serie - novembre 2004 - euro 1,50 giornale dei comitati di base della scuola Sommario Lotta alla Riforma No al portfolio e al tutor; la mobilitazione nelle superiori; i Coordinamenti in piazza; tagli all’orario e al personale, pagg 2 - 7 Economia di guerra Il governo vara la Finanziaria 2005, pag 6 Indietro tutta Inglese e Scienze secondo le Indicazioni Nazionali, pagg 8 e 9 Attenti all’Invalsi Approvato il secondo DLgs della rifor- ma, pag 10 Da insegnante a esecutore Il centrodestra stravolge lo stato giuridi- co dei docenti, pag 11 Ricorsi Ata ex EELL Si avvicina la prescrizione, pag 12 Diritti sindacali Assemblee ai lavoratori, pagg 14 e 15 Saperi e poteri Unità e frammentazione della cono- scenza, pag. 16 Pubblico Impiego Processi di trasformazione e ruolo dei Cobas, pag 18 Fse di Londra Limiti e opportunità di un modello, pag. 19 Sciopero record Una giornata straordinaria per la scuola pubblica. Nelle pagine centrali Inserto su Riforma pensioni e scippo Tfr Tutto quanto dovremmo sapere e che invece tutti tacciono Lunedì 15 novembre è stata una giornata eccellente per la scuola pubblica. La partecipazione allo sciopero è stata altissima con punte oltre l’80% (il dato Miur - 36,26% - è relativo a poco più della metà delle scuole, forse l’al- tra metà non ha trasmesso i dati perché non c’era nessuno che potesse farlo?). Eccezionale è stata anche la partecipazione di piazza, in cui siamo riusciti a pareggiare le cifre dei concertati- vi: circa 100 mila persone nel cor- teo, vivace e colorato. Di fronte a queste cifre si può ancora soste- nere che la maggioranza dei docenti ed Ata non è contraria alla riforma? In questo modo è stato cancella- to l'unico punto debole delle lotte dello scorso anno scolasti- co, quando ad imponenti manife- stazioni di piazza non riuscimmo ad abbinare uno sciopero unitario che superasse almeno il 50% dei partecipanti, consentendo a Moratti e Berlusconi di sostenere che la maggioranza dei docenti ed Ata non era contrario alla riforma. Il nostro corteo era quello che più esplicitamente chiedeva l’a- brogazione senza se e senza ma delle leggi Moratti e dei decreti attuativi, quello che faceva propria interamente la piattaforma dei Coordinamenti e del movimento di lotta anti-Moratti. Altre decine di migliaia di manifestanti erano in piazza con i sindacati concertativi, ove si è marciato con una coesi- stenza difficile tra posizioni abro- gazioniste e volontà di Cgil, Cisl e Uil di riformare la riforma, di met- tere in discussione solo alcuni aspetti della politica morattiana, riservandosi di trattare sul resto: ricordate Angeletti che nella pun- tata di "Porta a Porta" sulla riforma sosteneva, di fronte a Berlusconi e Moratti, che il governo non avrebbe abolito il tempo pieno e prolungato e che non c'era nulla da temere in proposito? Peccato che Cgil-Cisl-Uil non abbiano voluto riconoscerci la "pari dignità" e organizzare insie- me il corteo, nè darci la parola dal palco di piazza Navona: non vogliono prendere atto che i Cobas esistono ed hanno una notevole influenza in alcuni setto- ri. Peccato, perché quando ciò non accade, come ad esempio nel movimento "no-global" e anti-guer- ra, il vantaggio è evidente. Peccato, perché sull’altare dell'u- nità sindacale con chi non si batte né per l'abrogazione delle leggi Moratti né per una contestazione globale di tali leggi e decreti, viene sacrificato il dialogo con una parte importante dell’opposizio- ne più radicale e coerente contro la Moratti. Importante, comunque, è stata la convocazione unitaria, che ha pagato ed ha trascinato più aree. Il nostro discorso unitario non ha fatto una piega, radicali ma unita- ri, e non accodati al corteo dei concertativi. La giornata del 15 dimostra che c’è un forte movimento a favore della scuola pubblica, aumenta l'attenzione su una questione che si imporrà anche nell’agenda poli- tico-sindacale dei prossimi mesi. Vogliamo creare un clima che fac- cia diventare così impopolare la riforma Moratti da dividere i par- titi di questo governo e da rende- re per le forze politiche, e qualun- que futuro governo, troppo one- roso politicamente ed elettoral- mente andare avanti su questa strada. Metteremo in campo tutte le nostre energie per impedire che la controriforma avanzi, fare- mo di tutto per impedire alla Moratti di presentare i decreti mancanti per l’attuazione della riforma cercando di rallentarne ulteriormente i tempi, anche inceppando i marchingegni esco- gitati per eventuali ulteriori pro- roghe della delega. Continueremo a sviluppare conflittualità diffusa e dilagante istituto per istituto, a sostenere vertenze esemplari e riproducibili per bloccare la marea di imposizioni illegali che tanti capi di istituto, istigati dal ministero, stanno cercando di far passare; e proporremo altri appuntamenti a carattere nazio- nale e generale nei prossimi mesi per docenti,Ata, studenti, genitori e cittadini, insomma per tutto il "popolo della scuola pubblica". Non dobbiamo dare tregua alla Moratti e al governo: lo scontro sulla riforma è in corso, le dimis- sioni ventilate dalla ministra ne sono un’ulteriore prova, possia- mo vincere, dobbiamo vincere. Moratti slitta Il governo ricerca il tempo perduto Il tempo stringe per l’emanazione e l’approvazione della decina di decre- ti legislativi previsti dalla L. 53/2003 (riforma Moratti) e il governo corre ai ripari. Si erano dati 24 mesi per approvare i decreti, ma in venti mesi, grazie alle forti mobilitazioni che ne hanno rallentato l’iter, il centro- destra è riuscito a completare il percorso solo per due di essi (vedi pag. 5). Di fronte al pericolo di una scadenza, il governo ha così varato il DL 9 novembre 2004 n. 266, che “proroga i termini previsti da disposizioni legis- lative”; tra queste è stata inserita anche la riforma Moratti: recita infatti l’art. 3 del provvedimento: “Il termine di cui all’articolo 1, comma 1, della legge 28 marzo 2003, n. 53, è prorogato di sei mesi.” Il 24 novembre scor- so il DL è stato convertito in legge (n. 3196) dal senato e quindi passa all’esame della camera dove è prevista una rapida approvazione.

Transcript of giornale - cobasscuolapalermo.files.wordpress.coml’art. 3 del provvedimento:“Il termine di cui...

Page 1: giornale - cobasscuolapalermo.files.wordpress.coml’art. 3 del provvedimento:“Il termine di cui all’articolo 1, comma 1, della legge 28 marzo 2003,n.53,è prorogato di sei mesi.”Il

POSTE ITALIANE SPASpedizioni in a.p. art. 2 comma 20/C L.662/96 DC-RM In caso di mancato recapito restituire all’ufficio di Roma 24Nuova serie - novembre 2004 - euro 1,50

giornale dei comitati di base della scuola

S o m m a r i o

Lotta alla RiformaNo al portfolio e al tutor; la mobilitazionenelle superiori; i Coordinamenti in piazza;tagli all’orario e al personale, pagg 2 - 7

Economia di guerraIl governo vara la Finanziaria 2005, pag 6

Indietro tuttaInglese e Scienze secondo le IndicazioniNazionali, pagg 8 e 9

Attenti all’InvalsiApprovato il secondo DLgs della rifor-ma, pag 10

Da insegnante aesecutoreIl centrodestra stravolge lo stato giuridi-co dei docenti, pag 11

Ricorsi Ata ex EELLSi avvicina la prescrizione, pag 12

Diritti sindacaliAssemblee ai lavoratori, pagg 14 e 15

Saperi e poteriUnità e frammentazione della cono-scenza, pag. 16

Pubblico ImpiegoProcessi di trasformazione e ruolo deiCobas, pag 18

Fse di LondraLimiti e opportunità di un modello, pag. 19

Sciopero recordUna giornata straordinaria per lascuola pubblica.

Nelle pagine centrali

Inserto suRiformapensioni

e scippo TfrTutto quanto dovremmo sapere e

che invece tutti tacciono

Lunedì 15 novembre è stata unagiornata eccellente per la scuolapubblica. La partecipazione allosciopero è stata altissima conpunte oltre l’80% (il dato Miur -36,26% - è relativo a poco piùdella metà delle scuole, forse l’al-tra metà non ha trasmesso i datiperché non c’era nessuno chepotesse farlo?). Eccezionale èstata anche la partecipazione dipiazza, in cui siamo riusciti apareggiare le cifre dei concertati-vi: circa 100 mila persone nel cor-teo, vivace e colorato. Di fronte aqueste cifre si può ancora soste-nere che la maggioranza deidocenti ed Ata non è contrariaalla riforma?In questo modo è stato cancella-to l'unico punto debole dellelotte dello scorso anno scolasti-co, quando ad imponenti manife-stazioni di piazza non riuscimmoad abbinare uno sciopero unitarioche superasse almeno il 50% deipartecipanti, consentendo aMoratti e Berlusconi di sostenereche la maggioranza dei docenti edAta non era contrario alla riforma.Il nostro corteo era quello chepiù esplicitamente chiedeva l’a-brogazione senza se e senza madelle leggi Moratti e dei decretiattuativi,quello che faceva propriainteramente la piattaforma deiCoordinamenti e del movimento dilotta anti-Moratti.Altre decine dimigliaia di manifestanti erano inpiazza con i sindacati concertativi,ove si è marciato con una coesi-stenza difficile tra posizioni abro-gazioniste e volontà di Cgil, Cisl eUil di riformare la riforma,di met-tere in discussione solo alcuniaspetti della politica morattiana,riservandosi di trattare sul resto:ricordate Angeletti che nella pun-tata di "Porta a Porta" sulla riformasosteneva, di fronte a Berlusconie Moratti, che il governo nonavrebbe abolito il tempo pieno eprolungato e che non c'era nullada temere in proposito?Peccato che Cgil-Cisl-Uil nonabbiano voluto riconoscerci la"pari dignità" e organizzare insie-me il corteo, nè darci la parola dalpalco di piazza Navona: nonvogliono prendere atto che iCobas esistono ed hanno unanotevole influenza in alcuni setto-ri. Peccato, perché quando ciò

non accade, come ad esempio nelmovimento "no-global" e anti-guer-ra, il vantaggio è evidente.Peccato, perché sull’altare dell'u-nità sindacale con chi non si battené per l'abrogazione delle leggiMoratti né per una contestazioneglobale di tali leggi e decreti, vienesacrificato il dialogo con unaparte importante dell’opposizio-ne più radicale e coerente controla Moratti.Importante, comunque, è stata laconvocazione unitaria, che hapagato ed ha trascinato più aree.Il nostro discorso unitario non hafatto una piega, radicali ma unita-ri, e non accodati al corteo deiconcertativi.La giornata del 15 dimostra chec’è un forte movimento a favoredella scuola pubblica, aumental'attenzione su una questione chesi imporrà anche nell’agenda poli-tico-sindacale dei prossimi mesi.Vogliamo creare un clima che fac-cia diventare così impopolare lariforma Moratti da dividere i par-titi di questo governo e da rende-re per le forze politiche, e qualun-que futuro governo, troppo one-roso politicamente ed elettoral-mente andare avanti su questastrada.Metteremo in campo tuttele nostre energie per impedireche la controriforma avanzi, fare-mo di tutto per impedire allaMoratti di presentare i decretimancanti per l’attuazione dellariforma cercando di rallentarneulteriormente i tempi, ancheinceppando i marchingegni esco-gitati per eventuali ulteriori pro-roghe della delega.Continueremoa sviluppare conflittualità diffusa edilagante istituto per istituto, asostenere vertenze esemplari eriproducibili per bloccare lamarea di imposizioni illegali chetanti capi di istituto, istigati dalministero, stanno cercando di farpassare; e proporremo altriappuntamenti a carattere nazio-nale e generale nei prossimi mesiper docenti,Ata, studenti, genitorie cittadini, insomma per tutto il"popolo della scuola pubblica". Nondobbiamo dare tregua allaMoratti e al governo: lo scontrosulla riforma è in corso, le dimis-sioni ventilate dalla ministra nesono un’ulteriore prova, possia-mo vincere, dobbiamo vincere.

Moratti slittaIl governo ricerca il tempo perdutoIl tempo stringe per l’emanazione e l’approvazione della decina di decre-ti legislativi previsti dalla L. 53/2003 (riforma Moratti) e il governo correai ripari. Si erano dati 24 mesi per approvare i decreti, ma in venti mesi,grazie alle forti mobilitazioni che ne hanno rallentato l’iter, il centro-destra è riuscito a completare il percorso solo per due di essi (vedi pag.5). Di fronte al pericolo di una scadenza, il governo ha così varato il DL9 novembre 2004 n. 266, che “proroga i termini previsti da disposizioni legis-lative”; tra queste è stata inserita anche la riforma Moratti: recita infattil’art. 3 del provvedimento: “Il termine di cui all’articolo 1, comma 1, dellalegge 28 marzo 2003, n. 53, è prorogato di sei mesi.” Il 24 novembre scor-so il DL è stato convertito in legge (n. 3196) dal senato e quindi passaall’esame della camera dove è prevista una rapida approvazione.

Page 2: giornale - cobasscuolapalermo.files.wordpress.coml’art. 3 del provvedimento:“Il termine di cui all’articolo 1, comma 1, della legge 28 marzo 2003,n.53,è prorogato di sei mesi.”Il

2 COBAS - novembre 2004R i f o r m e

Giorno per giorno contro la “riforma”di Gianluca Gabrielli

La lotta contro questa riforma sigioca su diversi livelli. Quello sin-dacale, nel quale i Cobas costitui-scono l’unica forza che ha giàindetto due scioperi per l’abroga-zione rimanendo in questo solita-ria. Quello politico, nel quale ilfronte abolizionista sembra leg-germente più ampio, ma dal qualeè difficile avere riscontri precisi,poiché verba volant e ogni dichia-razione ha un basso tasso di vin-colatività per chi la fa. In questoquadro acquista una importanzaenorme il terzo livello di lotta,quello che opera giorno per gior-no, scuola per scuola per disappli-care tutto ciò che in questa rifor-ma costituisce contraddizione,regressione, peggioramento dellecondizioni di lavoro e di insegna-mento, degradazione del ruolodella scuola pubblica.

Il terzo livelloQuesto terzo livello è certamen-te il più faticoso e difficile da man-tenere vitale. Viene costruitogiorno per giorno da migliaia diinsegnanti e genitori che decido-no di non subire. Prende formadall’analisi dei materiali ministe-riali e dall’ostinata cocciutagginenel non applicare nemmeno unavirgola se non si ha almeno unfucile puntato alla schiena. È unlavoro faticoso perché deve con-tinuamente essere aggiornato edeve nutrirsi di creatività infinita;parte dai punti deboli dell’edificiomorattiano e vi costruisce sopraspazi di sopravvivenza per lascuola della cooperazione e dellauguaglianza in cui si crede. Chilavora su quel livello – e la mag-gior parte di noi ci lavora – sa chesta difendendo la qualità dellapropria vita futura. In questi gior-ni le battaglie del terzo livellosono molte; qui ne accenno due:portfolio e ore opzionali.

PortfolioIn linea generale possiamo soste-nere che accettare di fare il port-

folio significa non solo dare unamano alla riforma,ma anche muo-versi nella direzione dell’abolizio-ne dei titoli di studio sostituiti damodelli di certificazione diversiper ogni scuola d’Italia. Sarebbeun passo tremendo verso la fran-tumazione del sistema scolasticoe l’aziendalizzazione delle scuole(pensiamo al portfolio alle supe-riori!). Per le scuole che nonhanno i tutor rifiutarsi non è diffi-cile: nella legge delega non si parladi portfolio e nel decreto si diceche lo compila il tutor, quindi semanca il tutor nulla di fatto.Nelle classi tutorizzate, occorreinvece far sì che i collegi deidocenti deliberino l’adozionedelle vecchie schede di valutazio-ne che ci permettono di nonderogare da compiti importanticome quello della certificazionedegli esiti scolastici. Inoltre occor-re ribadire che tutti i compiti chela riforma affida al tutor attraver-so il portfolio verranno svolti datutti gli insegnanti al di fuori diquesta cornice:valutazione,comu-nicazione alle famiglie, documen-tazione, orientamento (tutti gliallievi orientati a far tutto) saran-no svolti senza bisogno di etichet-te morattiane, come sempre.

Ore opzionaliL’introduzione a regime dell’op-zionalità di tre e sei ore rischia diaprire diverse degenerazioni:frantumazioni delle classi, frantu-mazione e riduzione del temposcuola, taglio dei posti di lavoro,esternalizzazione dell’insegna-mento di alcune materie, perditadi capacità della scuola di propor-re un percorso formativo coeren-te e per tutti/e. Quindi è partico-larmente importante neutralizza-re questo elemento di disgrega-zione. Diciamo che secondo noila scuola deve avere la forza diproporre un modello didattico eorario che faccia scomparire lediverse opzioni dentro la coeren-za di un progetto forte e condivi-so; se il collegio docenti proporràai genitori all’atto delle iscrizioni

percorsi coerenti in cui il “plurali-smo didattico” sarà presente“dentro” il modello uguale pertutti, le ore a scelta potrannoscomparire tra le ore obbligato-rie senza colpo ferire (a metàdella mattinata). Per ottenere ciòoccorre una presenza coesa negliorgani collegiali (e quindi divienecruciale la candidatura ai rinnovidei consigli di circolo), un con-trollo della maggior parte dei pas-saggi verso le iscrizioni (moduli diiscrizione che privilegino ilmodello unitario e non la fram-mentazione, ma anche la presen-za attiva alle riunioni con i genito-ri), l’attivazione sinergica di geni-tori e insegnanti.

Un insegnante poche sere fa michiedeva cosa rischiava facendoqueste cose. Credo che questosia un elemento cruciale da capi-re bene. Noi fino ad ora non stia-mo facendo cose illegittime, néinvitando alla disobbedianza.Forse arriverà anche questomomento, ma per ora non è così.Noi stiamo semplicemente evi-tando di essere accondiscendentiverso una “riforma” che conside-riamo negativa per la scuola pub-blica.Chi è stato accondiscenden-te ora ha i tutor,chi non lo è statocoopera con i colleghi come loscorso anno. L’onere di spingercia fare qualcosa che riteniamoingiusto e deleterio (e incoerenteanche nelle articolazioni legislati-ve) non è nostro!L’unico nostro zelo va rivoltoverso gli allievi e le allieve e versole nostre condizioni di lavoro, duedirezioni che ben si accompagna-no. Siamo nel mezzo di una lottafaticosa e non sempre esaltante;spesso le dedichiamo forze cheavremmo piacere ad impiegarecon i ragazzi e le ragazze. Eppuresappiamo che se vogliamo difen-dere le parti buone del nostrolavoro non possiamo sottrarci. Aciò i Cobas hanno sempre datotutti i contributi di competenza edi passione che conosciamo, saràcosì ancora a lungo.

di Piero Castello

Il problemaAlcuni articoli di giornale, alcunidirigenti scolastici, vanno dicendoche per il prossimo quadrimestreil ministero non invierà alle scuo-le le schede di valutazione, daredigere e consegnare alle fami-glie, perché sarebbero sostituitedal portfolio Morattiano, descrit-to nelle Indicazioni (allegati B, C eD) allegate al DLgs 59/2004.Talesoluzione è assolutamente impro-ponibile visto che lo stessodecreto avverte che tali allegativengono adottati “in via transitoriafino all’emanazione del relativo rego-lamento governativo”. In merito atutta questa materia ha valoredirimente il fatto che i programmidel 1985 e del 1979 non sonostati aboliti e sono tuttora piena-mente in vigore.È evidente, quindi, che questaminaccia serve ancora una volta alMinistero per far passare in formastrisciante e in via sperimentale,cioé con il consenso - estorto -dei Collegi dei docenti, singolipezzi di riforma, anche quando,come in questo caso, manca deltutto il contesto indispensabile arealizzare il Portfolio ed in primoluogo la realizzazione del Tutor.

La Scheda di valutazioneVa ricordato che le Schede divalutazione attualmente in usosono state l’esito di un processodi riflessioni e di scelte educativee pedagogiche che hanno seguitoun periodo di riforme profondedel sistema scolastico (istituzionedella scuola media unica, legge148/90, nuovi programmi sia dellascuola media che delle elementa-ri) ed erano coerenti con leimpostazioni di fondo e le sceltevaloriali che le avevano motivate.Le Schede fornite dal Ministeroper tutto il territorio nazionale eper tutte le scuole del paesehanno rappresentato un elemen-to, assai importante, per il sistemascolastico unitario del nostroPaese.La loro soppressione costi-tuirebbe una ulteriore violentaspinta alla aziendalizzazione dellescuole e frantumazione del siste-ma scolastico.Se, come alcuni dirigenti sosten-gono, si andasse verso schede divalutazione diverse una dall’altra,scuola per scuola, si compirebbeun grave passo sulla strada dellacancellazione del valore legale deititoli di studio.

Carattere della Scheda divalutazionea) La Scheda ha avuto da sempreil carattere di certificazione degliesiti scolastici che già era propriodell’antica pagella. Attraverso lascheda si certifica il passaggio dauna classe a quella successiva. Era,ed è, il documento che comprova

il passaggio da un ordine di studiall’atro, il conseguimento di unaLicenza, diploma o maturità.b) La Scheda ha avuto da sempreil carattere ufficiale di “comunica-zione alle famiglie”. Essa costituisceuna tappa ineludibile del rapportocon i genitori, uno strumento delprocesso di coinvolgimento,informazione dialogica con i geni-tori che ne garantisce la corre-sponsabilità, in ambito specifico,rispetto ai processi di crescita edi apprendimento dei giovani.c) La Scheda ha l’indiscutibilevalore di documentare in mododinamico e analitico (parte disci-plinare), in funzione pedagogica, lacrescita e i progressi nel rappor-to con i saperi di bambini e ragaz-zi.Documenta, in forma narrativa,non solo gli aspetti cognitivi maanche quelli sociali ed affettivi checontribuiscono alla formazione eallo sviluppo della personalità deigiovani.Nessun Collegio dei docenti puòimprovvisare un documento cosìcomplesso e significativo e in ognicaso costituirebbe un passo deltutto illegale verso:1) l’attuazione coatta e strisciantedella riforma Moratti;2) lo sfascio e la polverizzazionedel sistema scolastico unitario;3) le condizioni che renderebbe-ro ineluttabile l’abolizione delvalore legale del titolo di studio.D’altronde lo stesso Regolamentodell’autonomia recita testualmen-te: “Il Ministro della pubblica istru-zione, sentito il Consiglio nazionaledella pubblica istruzione, approvacon proprio decreto i modelli dellascheda personale e degli attestati edi ogni altra documentazione ritenu-ta necessaria” (art. 17 comma 8Dpr. 275/99). Come si vede chia-ramente i casi sono due:1) o il ministero è stato omissivodal 1999 non avendo provvedutoad approvare un nuovo modellodi scheda ed allora aspettiamopazientemente che assolva il suocompito e nel frattempo, se nondovesse inviare le schede, fotoco-piamo la scheda in vigore anchese il Ministro non ce la manda.2) o il ministro ha inteso, stam-pando e inviando alle scuole leschede negli ultimi 4 anni, ottem-perare alla legge reiterando lascheda vigente. In tal caso aspet-tiamo la scheda e qualora non lainviasse la fotocopiamo.Quello che è fuori da ogni dubbioè che il documento di certifica-zione, comunicazione alle famigliae documentazione non può esse-re altro che nazionale e deveessere emanato con il contributodel Cnpi.Ogni pratica,“casereccia… fai da te” propugnata di tale-bani dell’autonomia, di provvede-re ogni scuola per suo conto èchiaramente illegale proprio allaluce dello stesso regolamentodell’ autonomia.

Scheda versusportfolioChe succederà il primo quadrimestre

Page 3: giornale - cobasscuolapalermo.files.wordpress.coml’art. 3 del provvedimento:“Il termine di cui all’articolo 1, comma 1, della legge 28 marzo 2003,n.53,è prorogato di sei mesi.”Il

COBAS - novembre 2004 R i f o r m e 3

di Giovanni Bruno

Non si sono ancora spenti gli echidella grande giornata di lunedì 15novembre, che già siamo chiamatia nuove responsabilità senza unattimo di tregua. Lo scioperogenerale di tutta la scuola controla riforma Moratti ha avuto puntealtissime, con migliaia di scuoleletteralmente chiuse e la mobili-tazione dei genitori (ancora unavolta in piazza, questa volta in unagiornata “difficile” per chi nonlavora nella scuola) e degli stu-denti - finalmente di nuovo inpiazza contro la devastazionedella scuola pubblica – che ciimpegna a rilanciare la lotta perimpedire l’ulteriore avanzamentodei decreti attuativi e per rilancia-re a gran voce la richiesta di riti-ro della legge 53.L’altissima adesione allo scioperoe la massiccia partecipazionealla/e manifestazione/i a Romadanno infatti il segno di una oppo-sizione determinata che si vaallargando e consolidando: la rifor-ma Moratti è talmente distruttivache sta incontrando una vera epropria “resistenza” unitaria nellescuole tra insegnanti,ATA e geni-tori, i quali avrebbero dovutoessere (nelle intenzioni delMinistro) il “ventre molle” delconsenso.La decisone dei Confederali dimantenere separate le manifesta-zioni di lunedì è dunque un atten-tato alla volontà di unità che èstata espressa fino ad oggi datutte le realtà impegnate nellalotta dentro le scuole. Decisioneancora più grave per la scelta diincentrare la giornata di scioperosul rinnovo contrattuale (fonda-mentale argomento di lotta per lacategoria, per carità) e di teneredunque un profilo basso in meri-to alla riforma stessa.L’unitarietà della mobilitazione

dei lavoratori della scuola - al di làdella sigla di appartenenza – deigenitori e degli studenti si fondasu una parola d’ordine semplicis-sima - quanto difficile da rimuove-re da parte delle molte forze poli-tico-sindacali che pensano dicavalcare strumentalmente imovimenti senza assumerne finoin fondo i contenuti espressi:abrogazione della riforma Moratti.L’incapacità da parte dei sindacaticonfederali di assumere questainequivocabile rivendicazionedimostra l’ambiguità di giudizio ela scarsa determinazione nel lot-tare contro la distruzione dellascuola pubblica, che provoca unascelta di minimalismo corporati-vo (il rinnovo contrattuale) comeperno di una giornata che da unanno attendevamo e che ha avutoal centro, nella coscienza di chi hapromosso e nella percezione dif-fusa da parte di tutti i cittadini, lalotta contro la concezione oscu-rantista, classista, razzista che laMoratti e il governo di destravuole imporre.La piazza ha comunque dato unresponso netto, al di là dei ballet-ti dei numeri: i genitori e gli inse-gnanti che hanno dato vita almovimento a partire dalla difesadel tempo pieno chiedono che sielimini la riforma Moratti, che siaabolita la legge 53 (e che sianoritirati tutti i decreti attuativi) chegià sta provocando pesantissimidanni nella scuola materna, ele-mentare e media per la diminu-zione delle ore effettive di lezio-ne, l’adozione dell’insegnantetutor e l’introduzione del portfo-lio, e per i contenuti reazionariche si vorrebbero veicolare,danniche solo la lungimiranza profes-sionale dei docenti e la determi-nazione delle famiglie a non farsiscippare anche la scuola pubblicasono riusciti a limitare.Ma veniamo all’oggi: la “resisten-

za” e l’opposizione alla riformadevono continuare, la partita nonè conclusa ed anzi è più apertache mai. Dobbiamo perciò essereconsapevoli degli obiettivi per cuilottiamo, per non farsi ingannaredalle posizioni di chi, “ragionevol-mente”, invita a non buttare viatutto della riforma Moratti, oppu-re di chi si richiama “nostalgica-mente” alla riforma Berlinguer.In entrambi i casi, sarebbe il deprofundis per la scuola pubblica. Èl’impianto aziendalistico comples-sivo che sta al fondamento delledue riforme ad essere profonda-mente sbagliato: le differenze di“intensità” non rendono la rifor-ma Moratti in fondo così diversada quella Berlinguer. Certamenteil sottofondo classista, razzista eoscurantista della legge 53(Moratti) la rende particolarmen-te odiosa, ma non dobbiamodimenticare come gli elementi dicontinuità con Berlinguer/DeMauro siano fortissimi ed eviden-ti (il mantenimento delle leggi sul-l’autonomia e sulla parità trascuole pubbliche e istituti privati,elogiate dalla stessa ministra!).La battaglia intrapresa contro laprecedente riforma – anche con ilreferendum per l’abrogazionedella legge di parità – non è dun-que superata, e dovrà continuarecon forza proprio contro il “con-tinuiamo” che certi ambienti dellaGrande alleanza democratica invo-cano, ma anche contro la “nostal-gia” di un ritorno alla legge 30(Berlinguer) che pervade soprat-tutto settori della Cgil e dei Ds.A fronte di queste sirene, dobbia-mo rilanciare un’idea di scuola,fondata su pluralismo, laicità eassunzione delle diversità, sullacollegialità antigerarchica degliinsegnanti, ma soprattutto chevalorizzi tutte le scuole in quantocomunità educanti e non le ridu-ca a pseudo-aziende guidate da

grottesche caricature di manager.Per ricostruire una tale concezio-ne alta di scuola occorre innanzi-tutto riconoscere che nella scuo-la pre-Berlinguer non tutto era dabuttare: la scuola non è rimastanegli anni e nei decenni sempreuguale a se stessa, ma le riformeprogressive e democraticheintrodotte tra il ’62 e l’85 con laScuola Media Unica, il TempoPieno ed i Nuovi Programmi nellaScuola Elementare, e perfino l’in-troduzione della Scuola perl’Infanzia, hanno fatto lievitare lascuola pubblica italiana – e gli stu-denti che questa hanno frequen-tato – a livelli di eccellenza, fino adiventare un modello nel mondo.Dov’è dunque quella scuola vec-chia e incapace di rispondere alle“nuove” esigenze del mondo glo-balizzato? Ci sono settori chevanno riformati, per farli giungereai livelli raggiunti dalla ScuolaElementare in questi anni, e ren-derli adeguati al necessario per-corso di crescita e di istruzionedelle nuove generazioni: per fareciò occorre ripensare innanzitut-to all’elevamento dell’obbligoscolastico fino ai 18 anni, ancheattraverso il passaggio gradualedell’innalzamento ai sedici anni. Ecome si può fare senza cadere inartificiosi modelli di “ingegneriascolastica”? Intanto semplicemen-te pensando alla Scuola Mediacome ad un ciclo di 5 anni anzichédi tre, cioè inglobando i due annidi raccordo con la ScuolaSuperiore nel ciclo precedente,per poi attivare indirizzi di istru-zione e formazione triennali piùspecifici. In tal modo sarebbemeno ostico innalzare l’obbligo asedici anni come passaggio inter-medio verso l’obiettivo dell’obbli-go a 18 anni.L’invito che da varie parti ci arri-va pressante a far parte dei tavoliper la scuola e l’educazione,oppure a partecipare al confron-to per la stesura del programmadella Gad sulla scuola è un coltel-lo a doppio taglio. Sottrarsi aldibattito e al confronto per unprogetto complessivo della scuo-la italiana non è possibile, maoccorre evitare ambiguità: ripen-sare complessivamente l’impiantodella scuola italiana significa riap-propriarsi delle conquiste a cui siaccennava prima, e da questeripartire per una loro estensionea quei settori della scuola ancoranon “contaminati” positivamentedalle vere riforme attuate tra glianni ’60 e ‘80.Questa sarebbe unapremessa su cui costruire unaCostituente per la scuola pubbli-ca, più di tante dichiarazionivaghe, interlocutorie o ambigueche circolano nel centrosinistra,in odore di morattismo soft.La scuola non può essere sola-mente uno specchio della società,costituita sulle contraddizioni esulle disuguaglianze più lacerantidel mondo globalizzato: la scuoladeve essere soprattutto progettodi società, laboratorio di istruzio-ne e di sapere, luogo di educazio-ne e partecipazione democratica,istituzione di libertà e eguaglianza.La condizione necessaria perripensare davvero il ruolo dellascuola pubblica resta, detto conuna formula fortunata, l’abroga-zione della legge 53 senza se esenza ma.

La scuola siamo noiPer l’abrogazione della riforma Moratti e contro la“nostalgia” per la riforma Berlinguer

ECONOMIA DI GUERRA726.452.888 euro (più di 1.400miliardi di lire) è il costo dellaguerra in Iraq fino a dicembre2004, sostenuto dai contribuentiitaliani.Di tutto questo ben di dio,sono destinati alla “missione uma-nitaria, di stabilizzazione e di rico-struzione” 51 milioni di euro, soloil 7% delle spese belliche italianein Iraq. In pratica per un eurodato in aiuto l’apparato militarene spende 14 per mantenersi edattuare il suo vero scopo: com-battere una guerra sanguinosa.

TRA GLI ALTRII sospetti erano forti: l’automobi-le in età da marito, la frequenta-zione sempre più abituale dinegozi outlet, l’espulsione dal cir-colo della vela. I sospetti son dive-nuti certezza leggendo, nel colo-phon di un periodico siciliano, ilseguente avviso:“Questo giornale viene letto, tra glialtri, da: europarlamentari, parla-mentari nazionali e regionali; respon-sabili delle istituzioni, enti, aziendepubbliche e istituti di credito; ammi-nistratori di enti locali; club service’smember’s; imprenditori e sindacalisti,professionisti e dirigenti pubblici eprivati; magistrati, docenti universita-ri e giornalisti; ambasciatori italianiall’estero; creativi, responsabili mediae uffici stampa.”L’elenco non riporta gli insegnan-ti di scuola: non contiamo proprionulla. Un filo di speranza: l’essereRsu a scuola potrebbe consentir-mi di rientrare “tra gli altri” comesindacalista?

SCELTE MEDIATICHELa Stampa del 10 novembre dàgran risalto a un’iniziativa dei pro-fessori universitari torinesi; richia-mo di due colonne in prima -“Torino, per protesta professori lava-vetri” - e tutta la pagina 11:“Università, rivolta "creativa" controla Moratti”. Per trovare un po’ dispazio sui grandi e liberali giorna-li le ragioni dei lavoratori devonotrovare epifanie originali, creative,trasgressive; altrimenti niente.Segno dei tempi. Prima degli anniOttanta, la grande stampa liberaleignorava le richieste del mondodel lavoro. La trasformazionepostmoderna (in onore di uno deisuoi miti fondativi: la riduzione ditutto a puro spettacolo) fa conce-dere qualche centimetro quadra-to a patto però che l’evento assu-ma una forma curiosa, spettacola-re, folklorica. Una volta fatta l’abi-tudine ai professori lavavetri, aidimostranti nudi e crudi, allaspesa sociale modello SanPrecario, la società dello spettaco-lo chiederà sempre di più perpotere apparire. A cosa si dovràricorrere allora? Autoflagellazioni?Mutilazioni? Hara-kiri di gruppo?Forse continua ad esserci delmarcio in Danimarca!

Bollitomistodi Carmelo Lucchesi

Page 4: giornale - cobasscuolapalermo.files.wordpress.coml’art. 3 del provvedimento:“Il termine di cui all’articolo 1, comma 1, della legge 28 marzo 2003,n.53,è prorogato di sei mesi.”Il

4 COBAS - novembre 2004R i f o r m e

di Anna Grazia Stammati

È fortemente negativo il giudiziosui due schemi di decreto legisla-tivo approvati il 21 maggio scorsodal Consiglio dei ministri in viapreliminare quello sul Diritto-dove-re all’Istruzione e alla formazione equello sull’Alternanza scuola-lavoro.La stessa conclusione del testosul Diritto-Dovere alla formazione,evidenzia l’ambiguità circa le sortidell’istruzione professionale diStato, per la quale non è previstoun vero e proprio biennio scissodal “monoennio” di qualifica chelo caratterizza, mentre si citanoespressamente i percorsi speri-mentali di istruzione e formazio-ne professionale, cioè a dire queicorsi che derivano direttamentedai protocolli d’intesa Miur-Regioni e Istituzioni scolastiche-Centri di formazione professio-nale (CFP).Tra l’altro, appare chia-ro che tali protocolli non riguar-dano esclusivamente CFP eIstituti professionali,ma spesso adessere coinvolti dai protocollisono proprio gli Istituti Tecniciche entrano così a far parte apieno titolo dei percorsi speri-mentali della formazione profes-sionale regionale. Da un primomonitoraggio effettuato dall’Isfolnel giugno 2003, sulla base delleindicazioni fornite dal gruppo dilavoro Miur-Mlps-Regioni sull’at-tuazione dei protocolli sottoscrit-ti nel 2002 e valevoli per il bien-nio 2002-03/2003-04, risultanointeressate dalla sperimentazione

139 Istituzioni scolastiche e 140Centri di formazione professio-nale. La qualità dei percorsi for-mativi (tutti di durata triennale)traspare dalla loro articolazioneoraria: un monte ore annuo varia-bile da 1.000 a 1.200 ore, suddivi-se in percentuali a seconda delprotocollo. Prendendo ad esem-pio quello del Lazio l’articolazioneoraria nel triennio (3.600 oretotali) che ne risulta è la seguente:- 860 ore (24%) competenze dibase e trasversali- 1420 ore (39%) competenze tec-nico-professionali- 540 ore (15%) personalizzazione- 600 ore (17%) stage- 180 ore (5%) valutazioneSecondo il modello adottato dalleregioni per omogeneizzare i cur-ricoli, per “competenze di base”bisogna intendere in primo luogola conoscenza di repertori alfabe-tici e simboli di uso generalizzato,irrinunciabili per la costruzione dinuovi saperi; per “competenze tra-sversali” si devono intendere lecapacità personali: ovvero capaci-tà innate e/o apprese, che riguar-dano la sfera cognitivo-affettiva,già patrimonio del singolo; e per“competenze tecnico professionali”si devono invece intendere com-petenze che riguardano l’eserci-zio efficace di attività professiona-li (punto 2.3, pag 6 documentoIsfol). Se ne deduce allora cheall’apprendimento di quanto con-siderato irrinunciabile per lacostruzione di nuovi saperi (chedevono trasversalmente interse-

carsi con la sfera cognitivo-affetti-va), si dedicano meno di 9 oresettimanali (287 ore annue divisoper 33 settimane di lezione) Nondesta meraviglia se, per il poten-ziamento degli obiettivi diapprendimento, si sostiene che lecompetenze di base “devono esse-re trasmesse con un approcciodidattico diverso da quello tradizio-nalmente utilizzato dalla scuola epiù orientato all’intelligenza pratica,induttiva spaziale” (punto 3,pag 11documento Isfol) e neppure se,subito dopo, si sottolinea che “l’a-nalisi delle soluzioni locali per quan-to riguarda la docenza delle compe-tenze di base ci rivela situazioni nonsempre riconducibili ad unità e che… in base a questi elementi e/o vin-coli si è operato per l’affidamentodella docenza delle competenze dibase al personale dei Cfp o a quellodelle scuole” (punto 3, pag 12documento Isfol).Relativamente allo schema didecreto sull’alternanza scuola-lavoro si rimarca l’ulterioredequalificazione dell’istruzione, lafrantumazione dell’unitarietà deisaperi e il suo degrado versoforme di vero e proprio appren-distato. Si mettono in evidenza inparticolare:- l’art. 4 che prevede che i perio-di di apprendimento medianteesperienze di lavoro fanno parteintegrante dei percorsi formativipersonalizzati, sono percorsi fles-sibili e possono essere effettuatianche in periodi esterni a quelloscolastico;

- l’art. 5 che istituisce due Tutor,uno interno alla scuola - i cuicompiti saranno riconosciuti eco-nomicamente in sede di Ccnl - euno esterno dipendente daimprese, associazioni, enti.Questi due punti sono, nell’otticadel rilancio delle mobilitazioninella secondaria di secondogrado, un’importante forma diraccordo con la scuola di base,che su questi due elementi hafondato parte della sua battagliacontro la riforma Moratti.Da ciò si può partire per coinvol-gere il maggior numero di scuolepossibili in una lotta capillare nellesuperiori, che fino ad ora sonoapparse meno coinvolte nelmovimento contro la riforma.Già quanto evidenziato dovrebbebastare per fugare gli ultimi dubbidi docenti ed Ata sulla possibilitàdi salvarsi dalla riforma, anche se lapercezione degli effetti diretti edindiretti può essere differente aseconda dell’ordine di scuola cuici si riferisce. Infatti, negli IstitutiTecnici, in cui gli insegnanti spessonon ritengono che la trasforma-zione in formazione professionaleregionale riguardi la propria scuo-la, si può pensare che i fondiregionali per le ore aggiuntive didocenza costituiscano una risorsaalla quale non si debba rinunciare,ma il loro inserimento nel pianodei protocolli di intesa regionali licolloca d’ufficio nella sperimenta-zione triennale della formazioneprofessionale. Cosicché perditadegli alunni, contrazione delle

classi e sovrannumerarietà sonoelementi che li riguardano diret-tamente (come dimostra, tra l’al-tro, la possibilità che i corsi pos-sano essere tenuti indifferente-mente da docenti dei Cfp o degliIstituti statali). Negli istituti pro-fessionali il dubbio non dovrebbeneppure sussistere, perché la tra-sformazione in istruzione e for-mazione professionale regionale ègià stata sancita dalla riforma delTitolo V della Costituzione, attua-ta dal centro-sinistra. Il meccani-smo dell’alternanza scuola-lavoro(unito alla questione dei Tutor) siassocia inoltre strettamente con iproblemi determinati dal sistemadell’apprendistato (L. 144/98), icui confini e rapporti non sonochiari, visto che i/le ragazzi/e,compiuti i 15 anni, possono svol-gere l’intera formazione nell’ap-prendistato, il che significa che glistudenti più fragili non termine-ranno mai il ciclo di studi regolari.I due sistemi si rivelano oltretut-to interessanti per le imprese(nell’alternanza scuola-lavoro sirischia di creare un canale diassunzione assai dequalificatorivolto alla fascia più debole,senza alcun impegno formativoper le imprese; nell’apprendistatoi datori di lavoro hanno la possi-bilità di sottrarsi agli obblighi dilegge),ma non certo per i sogget-ti più deboli, gli studenti, chepotrebbero trovare proprio inciò, insieme alle famiglie, una ulte-riore motivazione alla lotta con-tro la riforma Moratti.

Moratti all’assalto delle “superiori”Apriamo un altro fronte nella lotta contro la riforma

La spirale di barbarie innestata da questaguerra non accenna a rallentare la sua pazzacorsa che sommerge tutto.Gli insegnanti e i cittadini attivi nel Cesp -Centro Studi per la Scuola Pubblica, impegnatida tempo contro le guerre e questa guerra,convinti che "non si possa insegnare come senulla fosse", rinnovano l'invito che fu già dellaprima guerra del Golfo, della guerra Natocontro la Serbia, della guerra in Afganistan edei giorni in cui questa guerra stava muo-vendo i primi passi: trasformare spazi signi-ficativi di didattica curriculare in didattica dipace, discussione, approfondimento dellecause e delle modalità dell’attuale conflitto.Non arrendiamoci alla quotidianità dellabarbarie.Lo richiede la nostra dignità di cittadini e lopermettono la libertà di insegnamento

garantita dalla Costituzione e la libertà dicoscienza conquistata nel corso della sto-ria.Invitiamo, chi non lo avesse già fatto, ad ini-ziare percorsi di approfondimento, ascol-tando le inquietudini e le richieste degli stu-denti e delle studentesse.Invitiamo tutti a mobilitarsi contro il con-flitto e per il ritiro delle truppe italiane e inparticolare auspichiamo che insegnanti estudenti trovino forme di mobilitazionecomuni come già è stato fatto in moltescuole.Come tangibile elemento unificante propo-niamo a tutte le scuole che già non l’hannofatto di appendere la bandiera della pacecome simbolo di un’umanità che non haintenzione di piegarsi e che difende le sueconvinzioni alla luce del sole.

Dopo il sequestro di due server diIndymedia, adesso è la volta di due siti diRdb/Cub dedicati al precariato e alle lotteper il reddito sociale.Il 7 ottobre l’FBI statunitense ha impostoall'ufficio di Rackspace negli Stati Uniti diconsegnare loro l'hardware di Indymediasituato a Londra.Rackspace è uno dei pro-viders che ospitano il web di Indymediacon uffici negli Stati Uniti e a Londra.Proprio presso la sede inglese sono ospi-tati molti siti locali di indymedia, fra cuiquello italiano. In questo modo sono statioscurati più di 20 siti di Indymedia in tuttoil mondo. Dopo una settimana si è saputoche l’origine del sequestro proveniva dallapm di Bologna Morena Plazzi nel corsodell'indagine sulla Federazione AnarchicaInformale, a proposito di alcuni testipostati su Indymedia. Il sequestro era cosìevidentemente illegittimo che non è statoconvalidato proprio perché ritenuto unabuso rispetto alla richiesta della magistra-

tura. Ciò ha portato alla restituzione deglihard disk sequestrati .Il 22 novembre è toccato ai siti www.lavo-rivariabili.it e www.lavorivariabili.it/redlab, delsindacato di base Rdb/Cub che da oltre unanno svolgono un lavoro di informazionesulla realtà del lavoro precarizzato. Ilsequestro preventivo, d'urgenza e proba-torio è stato ordinato dalla procura dellarepubblica di Roma su querela del signorGiulio Ernesto Russo presidente dell'asso-ciazione Casa dei Diritti Sociali in riferimen-to ai comunicati pubblicati sul sito redlabsulla vertenza sindacale in atto nell'asso-ciazione e nella cooperativa sociale colle-gata ad essa.Siamo di fronte ad atti intimidatori gravis-simi che, sulla base di pretestuose motiva-zioni (delle semplici denunce non possonoportare alla chiusura di organi di informa-zione), mettono il bavaglio all’informazio-ne aperta e non controllata dal sistemamediatico.

Guerra infinitaNon si può insegnare come se nulla fosse!

Repressione infinita

Page 5: giornale - cobasscuolapalermo.files.wordpress.coml’art. 3 del provvedimento:“Il termine di cui all’articolo 1, comma 1, della legge 28 marzo 2003,n.53,è prorogato di sei mesi.”Il

Liana,genitore di Bologna,a nomedell’Assemblea dei coordinamen-ti contro la riforma Moratti

“Buona giornata a tutti; questo è unbel giorno! Poteva essere migliore seci fosse stato un unico corteo e pur-troppo molti genitori non hannocapito questa divisione. In questomomento però sull’altro palco un’al-tra mamma sta leggendo lo stessointervento. Io sono .... e parlo in rap-presentanza di tutti quei movimenti,costituiti da genitori e insegnanti chein quasi tutte le città d'Italia, da piùdi due anni, resistono alla scuoladella Moratti.È comunque un bel giorno, dicevo,perché questa partecipazione rac-conta che non siamo ancora stanchi,e che non siamo da soli.Noi del movimento abbiamo lavora-to molto per questo giorno e oggisiamo ripagati da uno sciopero perla scuola pubblica proclamato datutti i sindacati. Nella piattaforma diquesta protesta è richiesta l’abroga-zione della riforma Moratti, ed èquesto che ci porta qui oggi.Noi pensiamo che questa leggedi riforma della scuola non siaemendabile!Non lo è perché sbagliati sono i prin-cipi che ne stanno alla base e sba-gliato è il modo con cui si è arrivatia formularla.Per questo noi chiediamo:l’abrogazione della Legge 53, ilritiro del Decreto 59 e il bloccodi tutti i decreti che sono in dis-cussione.Questa è per noi la prima cosa dafare. Dopo, solo dopo, si potrà, e sidovrà, riaprire una discussionedemocraticache investa il mondo della scuola, ilmondo della cultura, tutti i cittadini.Perché la scuola riguarda tutti.È di tutti ed è per tutti!!!I nostri figli, i nostri nipoti, a scuola civanno e ci andranno, e non potràche essere là che faranno le primeprove di cittadinanza. Della scuola

che loro troveranno, noi come adultisiamo responsabili. Non possiamosottrarci a questa responsabilità. Inquesti due anni in cui la ministra hatentato di attuare il suo progetto discuola, La scuola ha rispostocon un no! Abbiamo resistito!Siamo riusciti ad organizzare la pro-testa facendo centinaia di assembleee manifestazioni con i genitori, congli insegnanti, ed abbiamo fermato lariforma. Questo la Moratti non se loaspettava. Certamente pensava cheprima o poi avremmo accettato, chi-nato il capo.Non è stato così! Questo perònon significa che abbiamo vinto,siamo lontani dai nostri obiettivi,anche se la giornata di oggi ci riem-pie di speranza. C'è bisogno di que-sta speranza perché ovunque, nellescuole si respira tanta incertezza. Lasperanza che ci viene dalla giornatadi oggi ci dà la forza di continuare alottare fino al ritiro della Legge 53 edei suoi Decreti, e per realizzare lascuola che vogliamo per i nostri figli.Nelle scuole ora ci sono situazionimolto diversificate, anche molto lon-tane le une dalle altre. Da scuole incui non si è fatto nulla a scuole in cuigià si parla di tutor o di portfolio.Però, dove il movimento è stato pre-sente in maniera significativa la rifor-ma non c'è, anche se è stato neces-sario lottare contro tentativi subdolidi dirigenti impauriti. Lo sciopero dioggi ci permette di guardare all'oriz-zonte con un po' più di ottimismo, cipermette di dare energia a questaresistenza lunga e difficile.Resistenza che ora si fa più aspraperché ogni giorno si deve lottarecontro i tentativi di avviare pezzi diriforma. Mi riferisco in particolare altutor e al portfolio.Noi diciamo no all’istituzionedella figura del Tutor! È un noradicale il nostro, un no che nonlascia spazio alcuno a possibili rivisi-tazioni di una figura che è il pernostesso della riforma.Il tutor, di fatto, è l'interprete di una

scuola che si è impoverita, una scuo-la che non assume tra i suoi scopi lafunzione sociale, una scuola cherisponde a domande individuali anzi-ché farsi carico dei bisogni educativi,culturali e sociali delle giovani gene-razioni.Noi diciamo di no al portfolio!Invitiamo tutti i docenti a valutare glialunni utilizzando le stesse schede divalutazione dello scorso anno scola-stico. Il portfolio, simbolo dei pianipersonalizzati, insieme al tutor vei-cola i principi delle riforma. Questiprincipi sono per noi inaccet-tabili! Diciamo no ai tagli dellafinanziaria alla scuola pubbli-ca perché sottraggono quelle risorseutili non ad arricchire la scuola,ma afare l'indispensabile. .Nelle nostre scuole manca l’in-dispensabile! L'indispensabile ascuola sono gli insegnanti, sono le oredi compresenza, sono i collaboratoriscolastici, sono i materiali didattici, ilibri, i computer, sono i banchi, le seg-giole, l'igiene e la sicurezza stessadegli edifici scolastici.Siamo inoltre indignati per il com-portamento brutale che questogoverno e questa riforma stannoassumendo nei confronti dell'integra-zione scolastica di tutti gli alunni insituazione di svantaggio, dagli alunniin situazione di handicap agli alunnifigli di migranti. In entrambi i casistiamo assistendo ad un taglio dellerisorse che impedisce alle scuole didare attuazione a quei percorsi diintegrazione che hanno rappresen-tato in passato un fiore all'occhiellodella nostra scuola pubblica. Ma l'in-tegrazione è qualcosa che non siraggiunge mai, bisogna farla giornodopo giorno, e per questo servono glistrumenti. Il taglio degli insegnanti disostegno, a fronte di un aumentodegli allievi in situazione di handicap,ci fa gridare una parola sola a que-sto ministro e a questo governo:Vegogna!!! Ma noi non daremo tre-gua alle vostre coscienze: noi genito-ri, studenti, docenti e lavoratori della

scuola, sapremo sbarrare il passo aquesto disegno che tratta i nostrifigli, il nostro futuro, il futuro di noitutti, il futuro del paese, come unpeso di cui alleggerirsi, e osanochiamarla libertà!E dove sta la nostra libertà? Forsenello scegliere tra piani dell'offertaformativa ridotti all'osso dai tagli deifinanziamenti e degli organici? Forsenella cancellazione dell'obbligo scola-stico, sostituito da questa beffa deldiritto-dovere, che di fatto imporrà aragazzini di 13 anni di scegliere tralicei e formazione professionale?O forse la nostra libertà consisterànel fatto che alla scuola della coope-razione si sostituirà la scuola dellacompetizione? Noi diciamo no aquesto attacco al diritto alsapere e alla conoscenza! Noici opponiamo all’asservimentodella scuola al mondo del lavo-ro e alla logica del profitto!Ma il movimento che da più di dueanni resiste strenuamente, pur nellasalvaguardia della sua autonomia,ha bisogno di sostegno, ha bisogno dialleati. Occorre che tutto il paese sifaccia carico di questa lotta di resi-stenza.Occorre promuovere un percorsoche porti tutti i cittadini, tutti i lavo-ratori, a farsi carico della difesa dellascuola pubblica, che è un bene ditutti e per tutti e in cui risiedono lefondamenta del futuro del nostropaese.Questo percorso dovrà vedere pro-tagonisti al nostro fianco, come oggi,i sindacati dei lavoratori della scuola,gli altri sindacati di categoria e glistessi partiti dell'opposizione. In par-ticolare, chiediamo fin d'ora il loroappoggio per la campagna cheintendiamo promuovere in occasionedelle iscrizioni di gennaio in difesadei modelli scolastici esistenti, inmodo che gli organici non venganocalcolati sulla riforma.Invitiamo fin da ora i partiti del cen-tro sinistra a recepire nei loro futuriprogrammi di governo le parole d'or-

dine che il movimento ha maturatoe che valuta come irrinunciabili:Abrogazione della Legge 53,ritiro del Derceto 59 e di tutti idecreti fututri ad essa collega-ti!Stanno distruggendo la scuola pub-blica, lo scempio è sotto i nostriocchi. In nome dei nostri figli e quin-di di noi stessi, abbiamo il doveremorale di impedirglielo!!! e noinon ci fermeremo!!!

Elena, maestra di Trieste delCoordinamento Triestino in dife-sa del Tempo Pieno e della scuolapubblica

“Siamo finalmente arrivati allo scio-pero generale unitario di tutta lascuola. È da più di un anno che stia-mo lavorando per questo risultato. Èstato un percorso lungo che ci havisto scendere in piazza come comi-tati più volte nella nostra città, aBologna, a Roma e aderire allo scio-pero generale di marzo indetto daiCobas.Ci siamo battuti come genitori, lavo-ratori della scuola, cittadini affinché“abroghiamo la riformaMoratti” diventasse la parola d’or-dine di tutti. Avremmo voluto poteressere in un’unica piazza e dirlotutte/i assieme.C’è chi tra noi ha deciso di parteci-pare al corteo indetto dai sindacaticonfederali, per far emergere ancorauna volta la chiara volontà dei geni-tori e degli insegnanti di cancellare lariforma e non di contrattarla. Damesi resistiamo nelle scuole e fuori,ma diventa sempre più difficilesenza una chiara volontà di chi siedeal tavolo delle trattative. Non c’è piùtempo: da oggi in poi chi non chiedel’abrogazione diventa corresponsabi-le ai nostri occhi e a quelli dell’interopaese della “svendita” della scuolapubblica. Accettare di entrare nelmerito della riforma e tentare di“emendarla” è tradire l’essenzadella scuola pubblica.”

COBAS - novembre 2004 R i f o r m e 5

La voce dei CoordinamentiGli interventi di genitori e insegnanti alla manifestazione del 15 novembre a piazza Venezia

A che punto è la notte? ... dopo la L. 53/200328/10/2004

Il Consiglio dei mini-stri approva in via definitivail DLgs concernente l'Istituzionedel servizio nazionale di valutazionedel sistema di istruzione e formazio-ne e il riordino dell'Invalsi. Questo

provvedimento completerà ilsuo iter non appena sarà

pubblicato in G.U.

20/7/2004La ministra Morattipresenta alla stampa unabozza di Decreto Legislativoconcernente la Formazione ed ilreclutamento dei docenti, ai sensidell'art. 4 della L. 53/2003.

Questo provvedimento nonha ancora cominciato il

suo iter.

21/5/2004Il Consiglio dei mini-stri approva lo schema diDecreto Legislativo concer-nente il Diritto-dovere all'istruzionee alla formazione ai sensi dell'art.2, comma 1, lett. c), della L.

53/2003. Questo provvedi-mento non ha completato

il suo iter.

21/5/2004Il Consiglio dei mini-stri approva lo schema diDecreto Legislativo concer-nente la definizione delle Normegenerali relative all'alternanza scuo-la-lavoro, ai sensi dell'art. 4 della

L. 53/2003. Questo provvedi-mento non ha completato

il suo iter.

19/2/2004Si completa l’iter delprovvedimento concernen-te la definizione delle Normegenerali relative alla scuola dell'in-fanzia e al primo ciclo dell'istruzio-ne, il Decreto Legislativo n. 59. È

questo il primo e unico decre-to attuativo della riforma

in vigore.

Page 6: giornale - cobasscuolapalermo.files.wordpress.coml’art. 3 del provvedimento:“Il termine di cui all’articolo 1, comma 1, della legge 28 marzo 2003,n.53,è prorogato di sei mesi.”Il

6 COBAS - novembre 2004R i f o r m e

di Valter Tarabella

L’espressione “la riforma che nonc’è” mi è venuta in mente ascol-tando un’ispettrice scolasticaall’istituto comprensivo di Piazzaal Serchio o quello che mi riferi-vano alcuni colleghi che avevanopartecipato ai corsi di aggiorna-mento (a Forte dei Marmi o aCastelnuovo Garfagnana) sullariforma morattiana della scuola.Eh sì, perché i punti qualificanti,quelli che hanno un maggiorimpatto sugli organici, sulla paridignità degli insegnanti, sul ruolodei consigli, sulla didattica dellediscipline, sulla formazione deglialunni, sono stati appena sfioratise non addirittura taciuti. Eppurein più di un programma di variincontri sull’argomento era previ-sta la trattazione di questi aspetti.Ma che volete,parlare del maestroprevalente-tutor alle elementariche con le diciotto e più ore diinsegnamento per classe porte-rebbe al taglio di posti di lavoro,oltre ad inaugurare la gerarchianella didattica, sarebbe pericolo-so, senza accennare al chiaroritorno al passato che questascelta comporterebbe.L’abbattimento delle ore obbliga-torie delle materie dalle trentaalle ventisette settimanali, poi èmeglio sia tralasciato,perché altri-menti bisognerebbe spiegarecome, in questo modo, non vengaimpoverito e reso più difficoltosol’apprendimento, non si creinoaltri soprannumerari (a rischiolicenziamento) e non aumenti dis-agio e svantaggio degli studenti.Altra questione, ben poco tratta-ta è stata quella del cosiddettoProfilo dello studente, sulla base delquale, fra l’altro, dovrebbe esserecompilato il portfolio (altra amena,burocratica, invenzione statuni-

tense, sembra) e che dovrebberappresentare la magna carta deiprincipi pedagogici e, come dire,previsionale della futura persona-lità individuale e sociale cheragazzi e ragazze, al termine dellamedia dovrebbero presentare.“Un ragazzo è riconosciuto compe-tente … (se) utilizza le conoscenzee le abilità apprese per: esprimereun personale modo di essere e pro-porlo agli altri; interagire con l’am-biente naturale e sociale … einfluenzarlo positivamente; risolvere iproblemi che incontra; gestire il pro-prio processo di crescita anche (sinoti l’anche) chiedendo aiuto; matu-rare il senso del bello; conferire sensoalla vita” (Articolazione del profilo -allegato D del DLgs n.59/2004).”A quattordici anni, inoltre, il ragazzoconosce le regole e le ragioni perprevenire il disagio che si manifestasotto forma di disarmonie fisiche,psichiche, intellettuali e relazionali.”(Convivenza civile - allegato D). “…i ragazzi sono nella condizione di …concepire liberamente progetti divario ordine dall’esistenziale al tecni-co … avere gli strumenti di giudiziosufficienti per valutare se stessi, leproprie azioni, fatti e comportamen-ti individuali … immaginare e pro-gettare il proprio futuro … porsi legrandi domande sul mondo” (ibi-dem). Si potrebbe continuare conquesto florilegio, ma credo chebasti per aver un’idea dell’impro-babile maturità che un ragazzo ouna ragazza, di quattordici anni(tredici, con l’anticipo), dovrebberaggiungere al termine della terzamedia. Non si affrontano volen-tieri nei corsi questi aspetti, forseperché verrebbe da pensare piùad un diciottenne che ad un prea-dolescente, inoltre la precarietà,l’incertezza, l’insicurezza chestrutturano l’attuale società e contutta probabilità quella del futuro

prossimo, a mio avviso,non lascia-no prevedere personalità di que-sto tipo. Poi, una scuola che vederidotte le ore d’insegnamentocome potrebbe raggiungere que-sti obiettivi? Ma allora perché si disegna que-sta configurazione di “alto” profi-lo? O gli estensori pensavano adei marziani oppure, molto piùprosaicamente, dovevano dimo-strare in questo modo la sensa-tezza di un precoce avviamento allavoro, mascherandolo dietroaffermazioni che vorrebberoavere un carattere scientifico.Ma neppure i nuovi contenutisono stati adeguatamente affron-tati (si pensi alla ridicola figura delreinserimento dell’evoluzionismo,dopo le proteste degli scienziati),forse perché l’ideologia religiosache, per esempio, sottende l’inse-gnamento della storia nellemedie, con la scomparsa delleciviltà antiche (pensiamo allademocrazia della Polis ateniese) ela sottolineatura delle radici cri-stiane del Medio Evo, sarebbestata troppo evidente. Non sonostati affrontati, i contenuti dico,perché bisognava spiegare comesia possibile comprendere ilSettecento e l’Ottocento senza ilconcetto di classe sociale e lacategoria della rivoluzione indu-striale, oppure comprendere ilNovecento senza le categoriedell’imperialismo, del fascismo edel nazismo. Sembrerà strano maquei termini sono stati cancellati.Se questa non è ideologia! Di laboratori, invece si è parlatocome di una metodica di cui siauspica l’estensione. Lasciamoperdere la questione, pure fonda-mentale,del consegnare ai genito-ri la scelta di queste attività, quasine avessero naturalmente la com-petenza didattica (altro notevole

fatto ideologico), ci si è dimenti-cati di un ”piccolo” particolare,spesso i laboratori (per esempio,quello di lettura e scrittura crea-tiva) vengono utilizzati come unospazio libero dalla valutazione perevitare l’ansia di prestazione efavorire in questo modo l’espres-sione personale e l’ideazione indi-viduale e collettiva. Con la rifor-ma il giudizio spengerà questaimportante risorsa.Personalmente sono rimastosconcertato (ed è dir poco), dal-l’atteggiamento dei colleghi e deldirigente di Piazza al Serchio cheinvece d’incalzare l’ispettrice (dinote simpatie forzaitaliote) sugliaspetti di cui sopra, si sono pre-stati al suo gioco di collegare ele-menti della riforma con altri giàsperimentati nell’istituto conassolute forzature sulle somiglian-ze (su tutor e portfolio), mettendoinvece in ombra i punti più esplo-sivi, negativi e reazionari dellastessa. Ma senza le novità di cuiho detto sopra, che cosa rimar-rebbe della riforma?Certo quando questi signori, iformatori-sponsor della riforma(a Forte dei Marmi, per esempio,c’erano membri dell’equipe diBertagna) fanno notare una certacontinuità con la politica scolasti-ca del centro sinistra,alla luce del-l’autonomia, della scuola azienda,della legge di parità tra la scuolapubblica e privata, con tanto diforaggiamento di quest’ultima daparte dello Stato - ed io aggiungoalla luce dei presidi manager, dellefigure gerarchiche come le fun-zioni “abiettivo”,del concorsaccio- questi signori, dicevo, hannoragione.Ciò non toglie però che la riformaMoratti rappresenti comunqueun bel salto di qualità, rispetto aquanto già previsto e rimanegrave il fatto di voler vendere delfumo nascondendo l’arrosto.Forse per paura delle lotte e delleproteste di insegnanti e genitori,forse per paura delle elezioni chesi avvicinavano, forse per far pas-sare il prossimo anno in modoindolore e poi, gli anni venturi,

applicarla drasticamente.Cari centrosinistri e centrodestri,se questa è la scuola modernache volete, del sapere-merce,della competizione, dello sfrutta-mento, del disagio degli studenti,della riduzione degli organici e delconfessionalismo (pensiamo all’as-sunzione di 15000 insegnanti direligione), quella cara a Vaticano eConfindustria, tenetevela, è moltomeglio quella vecchia.

La riforma che non c’èRiflessioni su simposi morattiani

di Francuccia Noto

Continua l’opera di devastazionesociale di Berlusconi e della suamaggioranza. Come è ormai con-suetudine la legge finanziaria per il2005 è un compendio di tagli diorganici nel pubblico impiego, dicalo di finanziamenti agli enti loca-li, di trasferimento di denaro pub-blico ai ceti più ricchi. I risultatisono evidenti a tutti: aumentodella disoccupazione, ulterioreimpoverimento dei lavoratoridipendenti, cancellazione di diritti,soppressione della gratuità deiservizi pubblici.La novità più rilevante dellamanovra è la riduzione a 4 dellealiquote Irpef, voluta fortementeda Berlusconi per conquistareconsenso elettorale. Nonostantei contrasti all’interno della coali-

zione, il capo di governo è riusci-to a mettere tutti gli alleati in rigae a varare l'Ire (la vecchia l'Irpef)a quattro aliquote: 23%, fino a 26mila euro di reddito annuo; 33%,fino a 33.500; 39%, fino a 100milaeuro; 43%, oltre 100mila euro,con la previsione di un contributodi solidarietà del 4%. Il marchinge-gno costerà 6 miliardi di euro cheper circa tre quarti andrannonelle tasche di un terzo dei con-tribuenti, quelli più ricchi. Tuttiscontenti: sindacati concertativi,Confindustria e Confcommercio,perché non si intravedono formedi rilancio dell’economia.Per quanto riguarda la scuola,anche se il baratto tra i ministerinon è ancora concluso, nessunanovità da segnalare: cancellazionedi tutti gli impegni economiciassunti in passato, assenza di

finanziamento per le scadenzefuture e pesantissimo tagli degliorganici. Ecco un succinto elencodegli impegni economici ignoratidalla finanziaria:- Dopo i 90 milioni dello scorsoanno, il governo rende disponibilisolo altri 110 milioni di euro(degli 8,320 miliardi nel periodo2004-2008 previsti dalla riformaMoratti) euro per finanziare: a)anticipo e generalizzazione dellascuola dell’infanzia; b) iniziative diformazione iniziale e continua delpersonale; c) interventi di orien-tamento contro la dispersionescolastica e per assicurare la rea-lizzazione del diritto-dovere diistruzione e formazione.- Non c’è traccia di fondi per le10.000 nuove aule necessarie allascuola dell’infanzia né di quelli perla messa a norma del patrimonio

scolastico esistente.- Non sono garantite le spese difunzionamento e i servizi di sup-porto per le nuove sezioni discuola materna né quelle per l’at-tuazione dei nuovi moduli orga-nizzativi nella scuola primaria esecondaria di primo grado.- Non è previsto nessun tipo distanziamento per le assunzioni atempo indeterminato del perso-nale, per il concorso dei dirigentiscolastici, per la valorizzazioneprofessionale dei docenti.- Non sono presenti stanziamen-ti adeguati per il rinnovo dei con-tratti del pubblico impiego.Per racimolare circa 340 milionidi euro il governo ridurrà l’orga-nico del personale docente e Atanegli anni scolastici 2005/2006 e2007/2008 della misura del 2%rispetto all’organico di diritto del-l’anno 2004/2005. Il danno equi-vale alla perdita di 17.600 inse-gnati e 5000 posti di tutte le qua-lifiche ATA. Per il personale ATA ègià previsto un taglio di altri 3200posti di collaboratore scolasticoper il 2005, oltre alle decine dimigliaia cancellati negli ultimi anni.

Secondo Gianfranco Fini la ridu-zione del personale "non è di persé un fatto negativo" perché "èinnegabile che in molte aree dellapubblica amministrazione in passatosi è dato vita ad assunzioni cherispondevano più a logiche di tipoclientelare piuttosto che a reali esi-genze". Peccato non se ne siaaccorto negli anni passati. Il tuttoa fronte di un continuo aumentodi alunni che solo nell’ultimoanno è stato di ben 24.000 alunni.Sempre nella logica di tagli erisparmi (sulla pelle di chi lavora),la finanziaria prevede formazionein servizio obbligatoria per gliinsegnanti della scuola primariaprivi dei requisiti per l’insegna-mento della lingua straniera.L’operazione mira unicamente adevitare la promessa assunzione didocenti specifici.Il sintetico esame della finanziaria2005 ci riconferma l’uso terrori-stico degli strumenti legislativiche la maggioranza di centro-destra continua a praticare.Purtroppo sul terreno resteran-no le vittime (sociali) di questeoperazioni.

Finanziaria: arma didistruzione di massa

Page 7: giornale - cobasscuolapalermo.files.wordpress.coml’art. 3 del provvedimento:“Il termine di cui all’articolo 1, comma 1, della legge 28 marzo 2003,n.53,è prorogato di sei mesi.”Il

COBAS - novembre 2004 P r e c a r i a t o 7

di Stefano Micheletti

Qual è la politica scolastica in attoda anni? Se non la generalizzazio-ne della precarietà nella scuola enella vita per i lavoratori del set-tore, ma anche per alunni e stu-denti per i quali si apre, con l’al-ternanza scuola/lavoro, il canaleregionale dell’istruzione e forma-zione professionale e la possibilitàdi assolvere l’obbligo formativonell'apprendistato, un futuro dilavoro flessibile e precario?Con l’attuazione della controrifor-ma Moratti, tra la riduzione delmonte ore, l’abolizione del TempoPieno e Prolungato e dell’organiz-zazione modulare, l’abolizione dialcune discipline, il passaggiodell’Istruzione tecnica e profes-sionale alle Regioni, con l’esterna-lizzazione del lavoro degli Ataattraverso l’appalto alle coopera-tive, si produrrà un taglio di200.000 posti di lavoro di docen-ti ed Ata e la conseguente espul-sione definitiva dei precari, cheattualmente costituiscono ben unquinto del personale della scuola.Siamo in una fase assolutamentecruciale nell’applicazione dellaLegge delega 53/2003. Il Decretoattuativo per il primo ciclo d’i-struzione sta trovando la resi-stenza di genitori ed insegnanti,quello relativo all’Invalsi deveancora prendere l’avvio.La delega è in scadenza e il gover-no sta operando per ottenereuna proroga, ulteriore segno chele cose non procedono nei tempiche avevano previsti; finora sonostati emanati solo i decreti relati-vi al diritto/dovere all’istruzione(art. 2 legge 53/2003), all’alternan-za scuola/lavoro (art. 4 Legge53/2003) ed è stato annunciatoquello sulla formazione degli inse-gnanti (art. 5 Legge 53/2003).Per il secondo ciclo, la scuolasecondaria di secondo grado, nonc’è ancora lo schema e tutte que-ste bozze di decreto dovrannopassare per le varie CommissioniParlamentari ed enti per il parere.Lo sciopero generale del 15novembre è caduto dunque nelmomento più adeguato e nel belmezzo del dibattito sullaFinanziaria 2005, per ribadire chei lavoratori della scuola sono con-trari all’impianto della riforma, equesto vale soprattutto per i pre-cari, che rappresentano l’anellodebole dell’intera categoria.Se i precari della scuola non tro-vano visibilità, non si danno formedi autorganizzazione e di lottaora, anche oltre il grande sciope-ro del 15 novembre, il loro desti-no è segnato: saranno espulsidefinitivamente, anche dopo quin-dici o venti anni di servizio, oppu-re retrocessi ad una precarietàancora più profonda, fatta di con-tratti a prestazione d’opera o di pra-ticantato, stipulati direttamentecon il Dirigente Scolastico e indi-pendentemente da qualsiasi gra-duatoria pubblica trasparente.Con l’assunzione diretta da parte

del Dirigente scolastico, previstadall’art. 5 della Riforma Moratti edalla Proposta di Legge 4091, d’i-niziativa di alcuni deputati delCentrodestra, sullo Statuto deidiritti degli insegnanti, viene stravol-ta completamente l’idea di scuolapubblica, laica, pluralista, d’incon-tro delle diversità.Con il potere al preside di assu-mere o licenziare a piacimento idocenti che più gli aggradano,viene dichiarata la fine della liber-tà d’insegnamento.I lavoratori a tempo determinatodevono esprimere momenti fortidi lotta contro la precarietà a vitae i redditi sotto la soglia dellapovertà. Assunti, in quasi tutte leprovince, ben dopo la data del 1settembre per il caos delleGraduatorie Permanenti pubbli-cate in ritardo (perché la tabelladi valutazione dei titoli è cambia-ta tre volte nel giro di due mesi)non solo i precari hanno perso lostipendio del mese di settembre,ma stanno aspettando, in moltesituazioni, ancora i primi stipendie le competenze relative alle feriematurate e non godute, per lesolite bizze del sistema informati-co del Ministero del Tesoro.Il che vuol dire, in particolare, chei supplenti fino al termine dell’at-tività didattica l’ultimo stipendiol’hanno percepito nel mese di giu-gno. Si tratta di una situazioneassolutamente indegna, che moltisi chiedono se possa essere crea-ta ad arte, assieme con il caosdelle graduatorie permanentipubblicate colme di errori edomissioni, proprio per giustificareil superamento delle graduatoriepubbliche e l’assunzione direttada parte dei presidi.I precari devono costruire unnuovo ciclo di lotte per rivendica-re lo stipendio dal 1 settembre al31 agosto di ogni anno, superan-do l’artificiosa divisione tra sup-plenti annuali e supplenti fino altermine dell’attività didattica.Per rivendicare la parità di dirittifra lavoratori e tempo determina-to e indeterminato, incluso l’ade-guamento dello stipendio agli annidi servizio.Per rivendicare l’immissione inruolo su tutti i posti disponibili.Bisogna trovare, anche con azionieclatanti, momenti di visibilità perdenunciare lo sfruttamento e ladiscriminazione dei precari:- organizzare banchetti informati-vi su precariato/precarizzazione esulla rivendicazione di reddito,diritti e dignità per i precaridavanti alle scuole e nelle piazze;- esercitare una pressione politicanei confronti dei parlamentari deicollegi elettorali di appartenenza,affinché presentino in Parlamentointerrogazioni sulla vergognosacondizione dei precari della scuo-la e sul loro futuro occupazionale,in attuazione della riforma;- attuare l’assoluta non collabora-zione dei precari: niente attivitàche non rientrano nel mansiona-rio per il personale Ata, niente

gite scolastiche, visite d’istruzio-ne, attività extra non obbligatorie,niente supplenze tappabuchi, rifiu-to di accettare gruppi di alunni diclassi smembrate per assenzadocente, come ospiti in classe –visto che si tende a non chiamarepiù supplenti e non ci sono piùore a disposizione con le cattedrericondotte a 18 h frontali.- assumere il 27 di ogni mesecome data simbolo per organiz-zare iniziative di lotta e mobilita-zioni contro la precarizzazioneche coinvolge in primo luogo iprecari, ma comincia a pesare sututto il personale della scuola. Il27 di ogni mese, giorno di pagaper gli statali, deve diventare perchi non ha - come i precari dellascuola - lo stipendio garantitoogni anno ed ogni mese una datasimbolo di lotta e mobilitazione.Ogni 27 del mese è san Precario,visto che i precari della scuolanon sanno più a che Santo affi-darsi e visto che i colleghi docen-ti di religione (immessi in ruolo in15.000 per una materia facoltati-va) hanno avuto un buon santoProtettore;- invitare i supplenti a presentarsiin classe, nei collegi docenti, negliOOCC e ai colloqui con i genito-ri, con la coccarda “precario sfrut-tato”, aprendo la campagna ad

uguale lavoro uguale diritti, e ricor-dare a tutti che l’amministrazionerisparmia, con lo sfruttamento deisupplenti (tra stipendi estivi man-canti, progressione di carrierainesistente, ritardi nelle nomine,ecc.), mediamente in un anno ben8.000 euro per addetto rispettoal personale di ruolo,pur essendola prestazione professionale lamedesima.Ma è soprattutto con una massic-cia partecipazione dei precari agliscioperi e alle mobilitazioni che sipuò invertire la tendenza alla divi-sione e allo scoraggiamento chealeggia tra il precariato e che puòsolo portare alla sconfitta e allaespulsione definitiva dalla scuola.

Precarizzazione& riforma

di Domenico Montuori

Il Miur ha recentemente emanatouna circolare avente per oggettola “rilevazione integrativa dati dellescuole statali e non statali. AnnoScolastico 2004-2005: inizio attività”.Con questo contributo si analiz-zano sinteticamente solo gliaspetti salienti considerato cheogni “sezione” e ogni “finestra”della modulistica allegata richie-derebbe uno specifico e argo-mentato commento.La circolare si caratterizza per leseguenti anomalie:1. data di diffusione;2. oggetto;3. modulistica allegata1) l’inserimento dei dati tramitecollegamento al sistema si è sem-pre effettuato nei mesi successivialla conclusione delle operazionidi iscrizione;2) come specifica l’oggetto si trat-ta di “rilevazione integrativa” che

come da secondo capoverso dellacircolare medesima è funzionaleal monitoraggio delle “novità”introdotte dalla cosiddetta rifor-ma Moratti;3) la modulistica allegata concer-ne la rilevazione per la scuolad’infanzia, suola primaria e secon-daria di I grado. Il modello relati-vo alla scuola primaria dopo lepagine a carattere puramentequantitativo-statistico (n. alunni, n.classi, ecc.) segue con la sezione C“orario settimanale e attività scola-stiche”, con la sezione E “organiz-zazione servizi della scuola”.Si tratta di due sezioni costruitein funzione della rilevazione quali-tativa della applicazione dei “punti

di forza” della riforma Moratti.La sezione C chiede alle scuole dirilevare il numero di alunni fre-quentanti le 27 ore e oltre, dovele 40 sono modulate secondo ladicitura “attività didattica, mensa edopomensa” come da art. 7 delDLgs 59/04.Segue una finestra in cui vengonoelencate le attività facoltative eopzionali a cui partecipano “grup-pi di alunni” e quindi non classicome specifica la stessa nota apie’ pagina.Considerato che com-paiono ai primi due posti dellesuddette attività la lingua e l’infor-matica ci si domanda se 2 delle 3“i” sono uscite dal curricoloobbligatorio come previsto dallaL. 53/03. Sempre nella stessa fine-stra si chiede quanti docenti sianoimpiegati in tali attività e quantieventuali esperti esterni.Non è difficile immaginare chequesta informazione insieme alnumero di alunni divisi per attivi-tà sia funzionale ad una drasticariduzione degli organici.La sezione E chiede di indicare ilnumero di “funzioni tutoriali” con-ferite, se e come la scuola ha“organizzato il portfolio delle com-petenze” (sic!).La rilevazione integrativa da perscontato che tutte le scuole, findall’anno in corso, abbiano appli-cato tutti i “punti di forza” dellacosiddetta riforma (orario, attivi-tà, portfolio, tutor).I dati di fonte ministeriale, chesarebbe bene disaggregare traapplicazione completa e in parte,ci dicono che solo una minimapercentuale delle scuole ha datocorso alle prescrizioni contenutenella legge.La disaggregazione dei dati èimportante perché fa emergerel’estrema varietà di lettura e diapplicazione. Elemento che nonpuò considerarsi confortantenemmeno alla luce di quanto pre-visto dalla legge sull’autonomiascolastica (DPR 275/99).Infatti emerge un quadro disordi-nato e incoerente di gestionedella Istituzione Scolastica chesvela le difficoltà del testo legisla-tivo che è funzionale al solorisparmio di risorse finanziare eumane da destinare alla scuolapubblica statale. Altro elementosignificativo è che tutte le scuolehanno dovuto tener conto delledelibere del collegio dei docenti edel consiglio di circolo/istitutoanche non applicandole.Il fatto stesso che i dirigenti abbia-no dovuto interpellare per le spe-cifiche competenze Collegi eConsigli significa che tali organi-smi continuano ad operare comeistanze di governo della Scuola inposizione non subalterna. In con-clusione le indicazioni che qui siforniscono sono di vigilare a chela compilazione risulti risponden-te al deliberato degli OrganiCollegiali.Analoga vigilanza dovrà essereesercitata dalle R.S.U. d’Istituto.

Tagli e ritagliOrganici ridotti a chi ha applicato lariforma?

Page 8: giornale - cobasscuolapalermo.files.wordpress.coml’art. 3 del provvedimento:“Il termine di cui all’articolo 1, comma 1, della legge 28 marzo 2003,n.53,è prorogato di sei mesi.”Il

8 COBAS - novembre 2004D i d a t t i c a

di Mariarosa Ragonese

E poi non dite che ci sia incoe-renza! A fronte della riduzionedell'orario di insegnamento dellaprima lingua straniera (l’inglese), afronte dell’introduzione dell’inse-gnamento della seconda linguacomunitaria con un monte oreanch’esso insufficiente - oltretut-to in presenza di classi semprepiù numerose ed eterogenee siadal punto di vista delle conoscen-ze, abilità ed esperienze pregresseche delle nazionalità di provenien-za e delle differenze socio-cultu-rali – con esemplare coerenza leIndicazioni Nazionali della riformaMoratti riducono significativa-mente anche obiettivi e contenu-ti dell’insegnamento delle linguestraniere rispetto ai Programmidel 1979 per la scuola media!Dal raffronto fra le prime e isecondi si possono velocementetrarre una serie di considerazioniessenziali.a) Superflua o comunque inin-fluente appare nelle IndicazioniNazionali l'acquisizione della com-petenza interculturale (conosce-re, comprendere, aprirsi a culturediverse dalla propria). Sparisconoinfatti gli obiettivi interculturali,mortificati ad ultima voce di unsyllabus esclusivamente contenu-tistico e in riduttiva formulazionidel genere di “riconoscere alcuniaspetti significativi della culturaanglosassone e operare confronticon la propria”. Non è affatto pre-visto, oltretutto - e del resto èlogico, sarebbe utopico prevedereanche questo in 1 ora e 38 minu-ti settimanali! - il confronto/scam-bio con culture altre rispetto allanostra e a quella anglosassone,come ad esempio quelle deglialunni stranieri, spesso presenti inclasse, provenienti da paesi asiati-ci o africani anglofoni.b) A fronte di programmi d'inse-gnamento della Lingua Inglese perla scuola primaria sostanzialmen-te inattuabili, perché pedagogica-mente inadeguati ai bambini diquella fascia d’età, il syllabusimposto alla scuola media nelleIndicazioni Nazionali appare deltutto insussistente anche percarenza dei prerequisiti essenziali.Pur condividendo l’opportunità diun insegnamento precoce dellelingue straniere, si dovrebbe con-siderare che l’importante lavorosvolto nella scuola primaria puòavere solo carattere propedeuti-co all’apprendimento della linguastraniera, in ragione dell’età deglialunni. L'apprendimento della lin-gua straniera nella scuola elemen-tare non può fornire competenzelinguistiche basate su abilità for-mali del pensiero che non sonoancora in essere all’età di cinque,sei, sette, otto anni. L'alunno delleelementari impara la lingua stra-niera attraverso un approcciometodologico basato sul gioco,

sulla drammatizzazione, sul cantoe sull'impiego di tutte le facoltàsensoriali e corporee,non sente ilbisogno né possiede l’abilità dieffettuare un'analisi consapevoledelle strutture linguistiche e dellefunzioni comunicative alla basedei messaggi che esprime. Con ilpassaggio alla scuola media cam-bia l'approccio metodologico, inquanto cambiano le esigenzecognitive e comunicative deglialunni stessi: pur partendo dallecognizioni acquisite nella scuolaelementare, nella media è semprenecessario ricominciare da capo,proponendo nuovi e vecchi con-tenuti con un approccio didatticodi tipo riflessivo e strutturato, inmodo che il fanciullo sviluppi unacompetenza linguistica più auto-noma,più efficace,ma soprattuttopiù adatta alle sue nuove esigenzeintellettuali e comunicative.In altre parole: cominciare una lin-gua straniera dalla prima classeelementare non può permetteredi eliminare un'ora obbligatoria dilingua nella scuola media, in quan-to l'insegnamento/apprendimentodella lingua straniera nelle duefasce di età si realizza secondocaratteristiche cognitive ed edu-cativo-relazionali degli alunnicompletamente differenti; nonpuò eliminare il criterio didatticoessenziale della ciclicità dellariproposizione dei contenuti; nonpuò dare conto della formulazio-ne di un syllabus nozionisticoprivo di gradualità quale è quelloproposto dalle IndicazioniNazionali.c) È quasi inesistente il riferimen-to al Quadro di Riferimento Europeoper le Lingue straniere, (CommonEuropean Framework of Reference -CEF), pubblicato dal Consigliod'Europa nel 1996 al fine di ren-dere omogeneo l'apprendimentolinguistico nei paesi europei.L’elenco degli obiettivi specifici diapprendimento delle IndicazioniNazionali consiste in una seriegenerica e banale – non priva dierrori e omissioni – di funzionilinguistiche ed elementi gramma-ticali elencati senza alcuna atten-zione a criteri di gradualità esequenzialità, a fronte della qualeappare un elenco confuso di abili-tà che non si comprende neppu-re se orali o scritte, da cui derivala visione di un apprendimentolinguistico fatto di contenutidecontestualizzati, non finalizzatoal perseguimento di scopi comu-nicativi chiari e spogliato da unareale valenza interculturale. Gliobiettivi specifici dei livelli d’ap-prendimento in uscita sono scar-ni e confusi, sganciati dal CEF chestabiliva, per tutte le lingue euro-pee, sia i livelli di competenze lin-guistiche raggiungibili in successi-ve fasi di apprendimento - e i cri-teri di valutazione per ogni livello- sia la possibilità di misurare lecompetenze acquisite attraverso

le certificazioni esterne. IlMinistero accolse questo model-lo di riferimento e stabilì che altermine della scuola media infe-riore gli studenti potessero rag-giungere una competenza comu-nicativa delle lingue straniere cor-rispondente ai livelli A2/B1 (dettianche "di sopravvivenza" e "disoglia") del CEF, certificabile dagliorganismi esterni accreditati.L'impostazione oraria e organiz-zativa dettata dalla riforma provo-cherà un'inevitabile carenza dipreparazione degli studenti italia-ni che da un lato non consentiràpiù loro di conseguire le qualifica-zioni internazionali, con un conse-guente svantaggio - culturale, for-mativo, professionale - rispetto aicoetanei del resto d'Europa, dal-l’altro prospetta anche il rischioche i titoli di studio italiani possa-no non essere riconosciuti inambito UE.d) L’insegnamento dell’italiano edella seconda e terza linguacomunitaria sono visti al di fuoridi un’ottica di educazione lingui-stica integrata. Nei Programmi del1979 l’educazione linguisticaaveva un ruolo centrale e si parla-va esplicitamente di intesa trainsegnanti di italiano e di linguastraniera.Una considerazione a margine.La scelta da parte dei genitori del-l’insegnamento della seconda lin-gua comunitaria non può essererealmente considerata una liberascelta, perché strettamente vin-colata alle contingenti competen-ze degli insegnanti di lingue pre-senti nella scuola e/o dell’organi-co disponibile a livello provinciale.In ogni caso l’offerta prevista ha ilcarattere certo della discontinui-tà e frammentazione, con i conse-guenti disagi per gli studenti e leloro famiglie.Ogni anno, in ragione d’inevitabilie complesse variabili strutturali,potrebbero cambiare infatti sia idocenti assegnati alle classi che lelingue comunitarie proposte.L’alternativa a ciò è che ogniscuola stipuli contratti esterni diprestazione d’opera, a patto chedisponga di fondi per pagarli; tut-tavia, anche il tal caso, il rischio didiscontinuità dell’offerta sarebbeinevitabile.La soluzione tampone a cui i sin-goli istituti sono portati a pensa-re, per ridurre i rischi di cuisopra: assegnare le ore d’insegna-mento della seconda linguacomunitaria ai docenti della primalingua straniera, senza che gli inse-gnanti abbiano avuto la possibilitàdi aggiornarsi.Anche sotto questoprofilo infatti l’attuazione dellariforma è fatta di tagli alle spesepiù che d’investimenti.Ma davvero c’è qualcuno che puòimmaginare che sia necessariosperimentare tutto questo primadi poterne dedurre inefficacia edanni?

L’inglese a scartamento ridottoProgrammi del ’79 e Indicazioni Nazionali per le medie

Il Controlessico “Ogni scolarettasa che …” reagisce alla pubblica-zione ufficiale del Miur “Le paroledi una scuola che cresce: piccolodizionario della riforma”, opponen-dosi "alla compravendita e alladivulgazione dei saperi e dell’istru-zione, cui in Italia si sono accompa-gnati vasti progetti di trasformazionedella istituzione scolastica".Il titolo, versione femminile di unfamoso testo di GregoryBateson, pone l’accento sullanecessità di ridefinire continua-mente i presupposti del lavoro diinsegnante che vanno al di là dellaprofessione, caricandosi di riferi-menti economici, sociali, didattici,politici e culturali che lo spaziopubblico della scuola porta con séda sempre.Ne esce uno stimolante reperto-rio della scuola italiana, in 72parole-chiave, da “anticipo” a “cro-cefisso”, da “curricolo longitudinale”a “volantini”: materiali per una for-mazione critica sulla riformaMoratti, prodotti in piena autono-mia da oltre quaranta insegnanti,genitori e studenti, per aprire undibattito attivo che porti elemen-ti utili in questa stagione di lotte.È infatti convinzione dei curatori

che le trasformazioni incombentipossono essere contrastate solose all’iniziativa di movimento siaffiancherà continuamente unpercorso di riflessione, discussio-ne e confronto.Per questo il Cesp compie unosforzo finalizzato a "risemantizza-re, riportare i lemmi che abitual-mente utilizziamo per parlare discuola, in una cornice politico-cultu-rale che non rinneghi, o peggio, nonmodifichi strumentalmente la lorostoria".E lo fa con quest’opera, aperta alcontributo di tutti, pronta adarricchirsi di nuovi lemmi, a rac-cogliere nuove testimonianze.I nuovi contributi vanno inviati [email protected] esaranno consultabili sulla paginaweb del sito www.cespbo.it .La copia a stampa del Controlessicosi può acquistare presso le sedicobas o richiedere allo stessoindirizzo e-mail.Al Controlessico è collegata laCampagna per la riappropriazio-ne dell’aggiornamento, che invita icollegi dei docenti a richiedere ifondi specifici per progettare inautonomia percorsi di analisi cri-tica della riforma.

Contro illessico dellariformaUn prezioso contributo dal Cesp

Page 9: giornale - cobasscuolapalermo.files.wordpress.coml’art. 3 del provvedimento:“Il termine di cui all’articolo 1, comma 1, della legge 28 marzo 2003,n.53,è prorogato di sei mesi.”Il

COBAS - novembre 2004 D i d a t t i c a 9

di Lina Stramondo

Tra le tante questioni suscitatedalla riforma scolastica una con-cerne l’insegnamento delleScienze nella scuola media. Inquesto articolo cercheremo diesaminare, con un atteggiamentolibero da pregiudizi nei confrontidelle novità, i cambiamenti previ-sti sia nei contenuti che nei meto-di che nella struttura oraria del-l’insegnamento scientifico, ovvia-mente confrontandoli con le con-dizioni createsi dopo la riformadel 1979.

Perché è necessario studiare leScienze nella scuola primaria esecondaria di primo grado?Perché gli allievi possano acquisi-re una mentalità scientifica.Perché è necessario che il cittadi-no in uscita dalla scuola mediaabbia acquisito una mentalitàscientifica? Per avere strumenti dianalisi e di comprensione dei fattie dei fenomeni che riguardano inprimo luogo la sua salute ed il suobenessere fisico e che gli consen-tano di interagire con l’ambientecircostante optando per quellescelte che possano garantire ilmantenimento degli equilibrinaturali.A tal fine, più che sulla quantità ela qualità dei contenuti, risultanecessario puntare la formazionescientifica sull’acquisizione deglistrumenti per poter leggere edanalizzare criticamente fatti efenomeni scientifici. Per far ciòl’allievo deve avere la possibilità disperimentare il Metodo Scientifico,che non significa studiare l’apposi-to capitolo all’inizio di ogni librodi scienze,bensì attivare una pras-si di approccio allo studio di unfatto o un fenomeno scientifico ecioè: formulare un’ipotesi, verifi-carla, descriverla, tabulare i dati diosservazione, analizzarli, rappre-sentarli adeguatamente, collegarei dati ad altri contenuti pregressi,trarre conclusioni, verificare se l’i-potesi di partenza era corretta.Ripetere esperienze a grado pro-gressivamente più complesso,comparare i risultati di un gruppodi esperienze, approfondire suitesti i quesiti che via via emergo-

no. L’apprendimento con l’ap-proccio problematico prevedeproprio questo: l’alunno vieneposto al centro dell’esperienza, sipone domande, cerca strategieper trovare le risposte e le verifi-ca. Il docente non è più l’attoreche illustra l’esperimento con labravura consumata di un Houdini,ma è il regista che mette l’allievoin condizione di progettare-speri-mentare-verificare.Se è vero che la conoscenza nonsi può acquisire in un sol colpo,l’alunno, che, non ha ancora com-pletato il suo percorso di svilup-po fisico e psichico, ha bisogno ditempo e di esperienze che, con ilsuperamento di soglie di cono-scenza di livello gradatamentecrescente, gli consentano diacquisire consapevolezza epadronanza dei contenuti discipli-nari. Il che significa che il tema indiscussione non può essere esau-rito in poco tempo.Faccio parte dell’AssociazioneNazionale degli Insegnanti diScienze Naturali dove militano col-leghi di grande esperienza didatti-ca: i migliori di loro dichiaranoche in un anno scolastico riesco-no a trattare al massimo 3 - 4aree di contenuto. Perché se adesempio vuoi trattare il tema del-l’energia non raccontando cosa sial’energia,ma facendo si che l’alun-no capisca davvero cosa essa sia,allora fra ipotizzare l’esperienza,metterla in campo, studiarnetutte le possibili varianti ed inva-rianti, proporre esperienze digrado complessivamente cre-scente, razionalizzare i dati emer-si, discuterli e verificarli sul librodi testo son passati almeno duemesi. L’anno scolastico è formatoda otto mesi di attività, ergo nonsi possono sviluppare più di quat-tro aree di contenuto in un anno.alla fine del suo transito alle scuo-le medie, l’alunno avrà così acqui-sito un metodo di analisi e studiodi un problema in circa 12 aree dicontenuto, e anche se non sarà aconoscenza di tutti i contenutidelle scienze (che alle medie sonouna marea), avrà gli strumenti perpoter studiare qualsiasi tema sianecessario affrontare. Il docentedovrebbe optare per quelle aree

di contenuto che risultano piùadeguate alla formazione cultura-le ed umana del cittadino, a parti-re, appunto, dalla salute del suocorpo e dall’ambiente che lo cir-conda.Ma la riforma Moratti parte daaltro presupposto: se è vero che iragazzi escono ignoranti dallescuole medie, allora risulta neces-sario stabilire una quantità mini-ma di contenuti che garantiscanoagli allievi un bagaglio culturaleadeguato.Diciamolo chiaro: questa tenden-za era già iniziata in eraBerlinguer, quando partecipandoad una sperimentazione orientatasull’adozione dei contenuti minimiessenziali, in cui i docenti diScienze adottavano tutti lo stessoprogramma articolato in uncalendario rigido, risultava che itempi di apprendimento degliallievi non coincidevano con lecervellotiche segmentazioni datee non c’era il tempo per assecon-dare curiosità e desideri di appro-fondimento perché bisognavaaffrontare il tema successivo.Mancava anche il tempo peraffrontare un percorso laborato-riale adeguato e si era costretti adadottare un insegnamento assolu-tamente trasmissivo ed induttivo,alla faccia del metodo scientificoe della metacognizione.Altro cheacquisizione degli strumenti peranalizzare la realtà! Quanto rima-ne dentro la testa di un preadole-scente dopo aver fatto la corsa adincamerare contenuti? Meno del10 % (se siamo fortunati).In “Scuola media e nuovi program-mi” (Nuova Italia Editrice, 1979)Giuseppe Cortini a commentodelle indicazioni per i programmidi Scienze di allora sottolinea piùvolte la necessità di una dimen-sione laboratoriale e del temponecessario per digerire i contenu-ti attraverso il metodo del “fareper capire”. Nei nuovi programmiscolastici morattiani questa logicanon è stata rigettata, apparente-mente, anzi viene sottolineatacon enfasi. Ma se andiamo a con-frontare i Programmi del ’79 conquelli della riforma Moratti alloraemerge l’incongruenza di fondo: iprimi miravano agli obiettivi, allefinalità e individuavano quattrograndi temi di formazione (“Lamateria ed i fenomeni fisici e chimi-ci”; “La Terra nel sistema solare”,“Struttura funzione ed evoluzionedei viventi”; “Progresso scientifico esocietà”) per i quali venivano indi-cati nuclei fondanti ed obiettivi esenza un elenco puntuale dei con-tenuti da sviluppare, lasciato allacompetenza dell’insegnante.Nelle Indicazioni nazionali delMiur, l’unica divisione riscontrabi-le è fra il primo biennio e il terzoanno. Segue un guazzabuglio diargomenti,non accorpati per areadi contenuto, con strane e vistoseassenze.Un esempio per tutti: nel‘79 il Ministero della PubblicaIstruzione nell’ambito del tema“Struttura funzione ed evoluzione

dei viventi”, aveva individuato l’areadi contenuto “Strutture e funzioninella unità dell’organismo” (frasegenerica che comprende qualsiasicontenuto di biologia umana).Nel2004 il Miur si affanna a dettaglia-re quali apparati dobbiamo farstudiare agli allievi e per ridurre laquantità dei contenuti taglia conla falciatrice alcuni apparati. Conquale logica? Perché dar valoreallo studio dell’apparato circola-torio e saltare invece il digerente?Il mistero si infittisce … Il Ministero, però, si salva in cor-ner e fornisce un acconcio menùzeppo di indicazioni perl’Educazione Alimentare, il chesignifica che io docente, educo glialunni a mangiare in modo sanoma non li metto in condizione dicapire come fanno a digerire edassimilare i cibi. Questo stravolgeun impianto logico necessario allacomprensione del preadolescen-te a cui si dovrebbe porre la que-stione così (perché egli possacapire): quali sono i bisogni pri-mari di un individuo? Respirare enutrirsi, da cui lo studio dell’appa-rato respiratorio e digerente. Mariflettiamo: dove vanno a finireossigeno e nutrienti? Nel sangue.E dove li porta il sangue? A tuttele cellule del corpo. E che se nefanno le cellule? Li captano e sca-ricano i rifiuti del loro metaboli-smo nel sangue! E che se ne fa ilsangue di queste sostanze tossi-che? Le scarica a livello renale erespiratorio (studio dell’apparatourinario e si torna a quello respi-ratorio). E come fa il sangue asvolgere tutte queste meraviglio-se funzioni? Grazie all’apparatocardiocircolatorio! E quindi l’allie-vo capisce che tutto è collegato,che le funzioni si completano e siintegrano, che entra ed escemateria, che si introduce energiae si produce calore. Il processocosì diventa armonioso e com-prensibile. Secondo le Indicazioninon è necessario che il ragazzocapisca il valore della digestione edella assimilazione dei cibi e tra-scurano l’apparato urinario (cioèla funzione di depurare il sangue).Se mancano tasselli logici per lacomprensione di questo sistema,come si possono raggiungere gliobiettivi di Educazione alla Saluteche risiedono nell’adozione dicomportamenti sani e corretti? Chi ridarà all’alunno l’apparatodigerente e quello urinario per-duti, se poi non proseguirà glistudi alle superiori? Nei libri rifor-mati non ci saranno: le Indicazioninazionali non li prevedevano!

La riforma dell’insegnamen-to delle Scienze, oltre chenei contenuti, nella struttu-ra orariaI programmi del 1979 prevedeva-no sei ore settimanali di lezioneper Matematica e Scienze, senzauna rigida ripartizione fra le duearee, anche se il ministero invita-va alla equipartizione delle ore frale due materie. Oggi il Miur asse-

gna meno di 4 ore settimanali perla Matematica (127 ore medieannue : 33 settimane di lezione =3 ore e 51 minuti) e 3,5 ore set-timanali a Scienze e Tecnologiaaccorpate (118 ore medie annue: 33 settimane di lezione = 3 oree 34 minuti, di cui una spetta allatecnologia). Insomma da 6 oresettimanali di Matematica eScienze più 3 ore di EducazioneTecnica, per un totale di 9 ore set-timanali di lezione, si passa a com-plessive 7 ore e 25 minuti diMatematica, Scienze e Tecnologia(245 ore medie annue : 33 setti-mane di lezione = 7 ore e 25minuti). Sono sparite quasi dueore di lezione settimanali.Ma la nuova struttura oraria qualiscenari prefigura? I docenti si tro-veranno a dover optare fra l’in-segnamento di Matematica equello di Scienze e Tecnologia.Circolano voci di un’unica gra-duatoria in cui confluirannodocenti di Scienze e di EducazioneTecnica. Perché? Motivazione uffi-ciale: perché l’insegnamento dellescienze non può prescindere dal-l’aspetto tecnologico. Ah si? Chestrano! Ed io che lo facevo giàsenza che me lo dicesse nessuno!Con la collega di tecnica, in tan-dem affrontavamo i due diversiaspetti (scientifico e tecnologico)di molti temi.Adesso docenti lau-reati in architettura spiegherannoai ragazzi come funziona l’appara-to cardiocircolatorio mentre unbiologo si troverà alle prese conle produzioni tecnologiche o l’ur-banistica. Questo è pressappochi-smo e spregio per il valore delleScienze (e anche dell’insegnamen-to tecnico). Se l’Italiano venisseinsegnato da un laureato ISEFtutti griderebbero allo scandalo.Se invece l’educazione scientificaviene traumatizzata con tali ope-razioni, la cosa appare come asso-lutamente normale.Recenti indagini denunciano unimponente calo delle iscrizionialle facoltà scientifiche: crisi dellevocazioni? Forse bisogna curarequesta specifica formazione sindalla scuola d’infanzia: una societàipertecnologica che non tieneconto dei fondamenti culturaliscientifici è vocata allo snatura-mento della vita dell’uomo e del-l’equilibrio del pianeta. Non sipuò, pretendere, poi, che lapopolazione esprima il suo pare-re in referendum di naturaambientale o bioetica, se non si èlavorato a monte per dare ai cit-tadini gli strumenti per capire! Maforse l’obiettivo è proprio quello:far si che le persone non capisca-no e deleghino ad altri le sceltefondamentali per il benesseredella propria vita.È importante riflettere sul nostroruolo ed essere consapevoli delmodello di cultura scientificaverso cui intendiamo orientare igiovani perché ci occupiamo digrandi temi che investono filoso-fie e concezioni di vita e non pos-siamo far finta di niente.

Le scienze nella scuolamedia brichettiana

Page 10: giornale - cobasscuolapalermo.files.wordpress.coml’art. 3 del provvedimento:“Il termine di cui all’articolo 1, comma 1, della legge 28 marzo 2003,n.53,è prorogato di sei mesi.”Il

10 COBAS - novembre 2004R i f o r m e

di Giovanni Di Benedetto

Lo scorso 28 ottobre il Consigliodei ministri ha approvato il decre-to legislativo che istituisce ilServizio Nazionale per laValutazione del Sistema Educativodi Istruzione e di Formazione(Invalsi). Si tratta di un decretolegislativo di attuazione della“riforma”, di riordino dell’omoni-mo Istituto, che diviene ente diricerca strumentale con autono-mia amministrativa, contabile,patrimoniale e con compiti diverifica periodica sulla qualitàcomplessiva dell’offerta formativae sulle conoscenze degli studenti.Sul provvedimento sono statiacquisiti i pareri degli organi com-petenti: la Conferenza Stato-Regioni ha dato il suo parere conil voto delle sole regioni a mag-gioranza di centro destra; laCommissione Senato ha dato amaggioranza parere positivo concondizioni, la CommissioneCamera ha proposto di affidareall’Invalsi il compito di definire(non presentare al ministro) leprove di esame nazionali.L’Invalsi si configura come unastruttura esterna con il compitodi monitorare il sistema della for-mazione nel suo complesso: par-lamento e governo saranno, teo-ricamente, messi a conoscenzadella qualità generale dell’offertaformativa nelle scuole e, inoltre,della valutazione sulle competen-ze, le abilità e le conoscenze deglistudenti. Una vera e propria rivo-luzione copernicana che dovreb-be adeguare e calibrare il sistemadell’istruzione e della formazioneitaliano agli standard europei,garantendo l’omogeneità qualita-tiva di tutti i percorsi di istruzio-ne e formazione. L'Istituto avràinoltre il compito di predisporrele prove nazionali degli Esami diStato ed infine dovrebbe valutareanche tutti i provvedimenti fina-lizzati all’orientamento, alla lottacontro la dispersione scolasticaed alla formazione degli insegnan-ti all'autovalutazione. L’Invalsi saràun vero e proprio ente di ricerca,con una propria autonomia finan-ziaria, e le risorse ad esso desti-nate saranno,nel 2005,10,3 milio-ni di euro (30% per il personale).D’altra parte, occorre anche direche una tale riforma è già in corsoda anni visto che l’ultimo triennioè stato caratterizzato da una fasesperimentale che, attraverso pro-getti pilota, ha investito, con lasomministrazione di test e provedi comprensione, ben 9.000 isti-tuti nell’anno scolastico 2003-2004. Lo scorso anno nelle scuo-le italiane sono stati somministra-ti dei questionari per rilevare laqualità degli apprendimenti in ita-liano,matematica e scienze: anchequi l’obiettivo era quello di moni-torare, sia pur sperimentalmente,la qualità del sistema d'istruzione.In una prima fase del progetto, lesimulazioni hanno avuto luogotramite la somministrazione agliallievi di questionari a rispostachiusa e alle scuole di un questio-nario di sistema per la misura delgrado d’attuazione del piano del-l’offerta formativa. E subito si èinnescato un meccanismo per-verso che ha finito per porresotto accusa la stessa modalità disomministrazione del questiona-

rio. Nelle prove di italiano, peresempio, la valutazione della com-prensione di un testo non potevache avvenire considerando sullostesso piano alunni socialmenteprivilegiati e alunni con carenzeimputabili essenzialmente ad uncontesto nel quale all’italiano èpreferito il dialetto locale o, nelcaso dei migranti, una lingua stra-niera. Insomma la valutazione,piuttosto che soffermarsi sulledimensioni plurali dello sviluppoculturale e civile degli studenti, silimitava a verificare traguardi, nonriconoscendo né la diversità dellecondizioni di partenza né la mol-teplicità dei contesti più generali.Il sistema, nel suo complesso,sembra dunque configurarsicome uno strumento di rileva-mento quantitativo, più che quali-tativo, nel quale il semplice accer-tamento di dati nozionistici risul-ta sufficiente per procedere aduna valutazione del servizio scuo-la.Attraverso la somministrazionedi test che estrapolano dal conte-nuto vivo dell’insegnamento palli-de nozioni estrinseche e decon-testualizzate, si avvia un processoche riduce il metodo didattico asterile rilevamento oggettivo del-l’apprendimento, in grado dimisurare, attraverso parametri dinatura quantitativa, capacitàcognitive oggetto di osservazionescientifica. Eppure sappiamo tuttiche il mondo della scuola parteci-pa inevitabilmente di elementiche afferiscono alla sfera educati-va, sociale e metacognitiva. È pos-sibile attribuire ad essi un punteg-gio numerico che si rifaccia a indi-catori quantitativi valutabili ogget-tivamente? L’impressione è cheancora una volta finisca per pre-valere una sorta di ansia valutati-va che si situa in perfetta simbio-si con la tendenza a privilegiare gliaspetti quantitativi della misura-zione, rendendo la scuola ancorapiù burocratizzata, connotata daelementi di razionalizzazione etecnicizzazione della didattica chead una unitarietà della formazio-ne prediligono un’offerta semprepiù segmentata e sezionata. I que-stionari del progetto pilota, inol-tre, sono stati sottoposti a tutti glialunni delle classi e quindi ancheagli alunni con disabilità intelletti-va in esse integrati, che seguonopercorsi didattici personalizzati eche hanno incontrato, come eraprevedibile, serie difficoltà. Ma il

compito fondamentale della scuo-la pubblica non dovrebbe forseessere quello di accogliere studen-ti fra loro differenti, di calibrare leproprie strategie formative suibisogni diversi e mai coincidenti?La distruzione della scuola (altroche scuola di qualità), si fondaproprio su questa forma di ridu-zionismo culturale che si manife-sta come la brutta copia del para-digma cartesiano-newtoniano.L’idea che possa esserci un sog-getto (il docente) in grado divalutare in modo imparziale, dal-l’alto di un sapere astratto ematematizzante, lo studente,ridotto alla stregua di un oggetto.Un approccio valutativo che pre-suppone un’idea dell’insegnamen-to dualistica e schizofrenica: da unlato l’insegnante depositario di unsapere assoluto e scevro da ogniimperfezione, dall’altro lo studen-te ridotto a materia inerte e avuoto contenitore nel qualeriversare quante più nozioni pos-sibili. E tutt’intorno, un contestosomigliante alle stanze asettichedi un neutro laboratorio, senzache alcun elemento del contestopossa intervenire a viziare la pra-tica burocratica dell’insegnamen-to. Come se la relazione didatticanon comportasse soprattutto lapartecipazione soggettiva e ladimensione affettiva dei protago-nisti del dialogo educativo. D’altraparte non ci vuole molto adaccorgersi che la presunta ogget-tività dei test è una falsa oggettivi-tà, visto che c’è sempre una com-ponente soggettiva nello scegliereuna domanda piuttosto che un’al-tra. Se sembra incontestabile l’as-segnazione dei punteggi, sonomolto meno imparziali la valenzae l’importanza da attribuire a cia-scuna risposta. Il risultato dram-matico è dato dalla precedenzache oramai in modo sistematicoviene data alle abilità meccanicheed alle competenze nozionistichesulle modalità di apprendimentoche mettono in gioco fattori qua-litativi come la narrazione, lo spi-rito critico, la relazione dialogica,la possibilità di assimilare e pensa-re donandosi lentamente allariflessione e prendendosi tutto iltempo necessario.Ma quali sono le linee di fondoche informano l’istituzionedell’Invalsi, quale la visione dellasocietà che costituisce il presup-posto ideologico di una nuova

cultura della valutazione? La mini-stra propaganda l’istituzionedell’Invalsi all’insegna della scuoladi qualità, come un’altra impor-tante tappa nell’attuazione dellariforma, ma sembra che tutto ilsistema vada in tutt’altra direzio-ne. E non ci si riferisce soltanto aipossibili effetti sui docenti, conprobabili conseguenze sulla retri-buzione, e sulle scuole, con possi-bili effetti sul sistema di finanzia-mento e di scelta da parte deglistudenti. Più in generale, è ilretroterra culturale che prepara ilcampo all’intervento dell’Invalsiche andrebbe messo radicalmen-te in discussione. In questo senso,questo decreto legislativo è per-fettamente coerente con gli altridue schemi di decreto sull’alter-nanza scuola-lavoro e sull’obbligoformativo. Sia l’uno che gli altririspondono alla stessa visione delmondo improntata sulla necessitàdi valorizzare il capitale umano,sul bisogno di rendere la scuolaproduttiva, efficiente e competiti-va, insomma si adeguano all’idearozza e superficiale che il funzio-namento di un’azienda privata,comandato da un esasperato effi-cientismo, e quello che presiedeai sofisticati e complessi meccani-smi della costruzione e della tra-smissione del sapere siano la stes-sa cosa. Il problema dunque non èsolo quello relativo ai criteri ed aimisuratori adoperati per la valu-tazione; innanzitutto si tratta dicapire in vista di quale società èprevisto un univoco sistema dicontrollo che sia garanzia dell’ef-ficienza didattica e della produtti-vità gestionale, garanzia valida,addirittura, per tutta l’UnioneEuropea: se in vista di una societàsubordinata all’economia, nellaquale tutto viene ridotto a merceo se in vista di una società fonda-ta su altri criteri, magari relativialla centralità del soggetto e dellasua identità in perenne mutamen-to e ricomposizione.E allora, siamo proprio sicuri chenon si possa fare scuola se nonattraverso gli strumenti banalidella valutazione? Non sarebbeforse il caso di tornare ad inter-rogarsi, con Foucault, sul pericoloche si cela dietro ai meccanismidella valutazione, quali tecniche diun potere che gerarchizza e nor-malizza? E non è forse possibilepensare, come fa uno dei piùimportanti epistemologi contem-

poranei, Heinz von Foerster, che itest scolastici sono un mezzo permisurare il grado di banalizzazio-ne? Se lo studente ottiene il pun-teggio massimo, ciò è il segno diuna perfetta banalizzazione: lostudente è completamente pre-vedibile, e quindi può essereammesso nella società. Non saràfonte di sorprese, né di problemi.A questo modello riduzionisticooccorre contrapporre, con uncambiamento radicale dei presup-posti epistemologici e politici, altreistanze a partire dalle quali confe-rire alla scuola l’importante man-dato di un’educazione all’alterità.Comincino allora, ministra edesperti, a pensare alla costruzionedi culture scolastiche in grado dipensare a comunità interattive,impegnate a risolvere i problemiin collaborazione con quanti con-tribuiscono al processo educati-vo. Alla istituzione di una vuotacultura della valutazione si con-trapponga, nelle scuole, una cultu-ra della ricerca pedagogica fonda-ta sulla collegialità, su meccanismidi partecipazione democraticache rendano tutti i docenti prota-gonisti della costruzione dei per-corsi didattici nei quali i menoattrezzati e preparati possanoessere coinvolti in un proficuoscambio di idee, proposte e solu-zioni. Il bene comune di chi lavo-ra ed opera nella scuola (docentie studenti) non si raggiunge conla competizione o con i premi aipiù meritevoli ma con l’elabora-zione di una condivisione di sensoe l’instaurazione di un insieme dirapporti di collaborazione e dicooperazione che contribuiscanoad una riflessione sullo statuto deisaperi, sul senso dello studio esulle modalità con le quali si fadidattica. Comincino, funzionari eburocrati del Miur, a pensare lascuola come una comunità di dis-corso nella quale, attraverso lanarrazione, si possano aiutare glistudenti a creare versioni delmondo in cui potere immaginareun posto per sé in un coerente eoriginale orizzonte di senso.Altroche pensare alla valutazione chebanalizza e semplifica in vista diuna società fondata sul pensierounico! Piuttosto si decida, unavolta per tutte, di lavorare suquella parte della complessitàdella scuola che risiede nellacapacità che possiedono gli esseriumani di capire, soprattutto attra-verso il linguaggio (ma non solo),cosa hanno in mente gli altri esse-ri umani in relazione ai significatidei contesti, sempre cangianti, neiquali vengono pronunciate leparole e vengono compiuti i gestie le azioni. Infine, si convincano, iriformatori, che occorrerebbelavorare su quelle variabili, difficilida formalizzare e certificare, chesono quelle capacità di negozia-zione, non rilevabili con strumen-tazioni di misura oggettive escientifiche, attraverso le qualicontrattiamo orizzonti comuni,costruiamo processi interattivi, inuna parola facciamo comunità.Perché il fare scuola si configuri,appunto, come processo dicostante edificazione di comunitàdi discorso, nelle quali si procedaalla elaborazione di saperi condi-visi, dotati di senso e in cui la rela-zione divenga, per dirla conBateson, ciò che viene prima.

Valuto dunque sonoIl Consiglio dei Ministri approva il decreto sull’Invalsi

Page 11: giornale - cobasscuolapalermo.files.wordpress.coml’art. 3 del provvedimento:“Il termine di cui all’articolo 1, comma 1, della legge 28 marzo 2003,n.53,è prorogato di sei mesi.”Il

Dopo la legge Dini, che, difatto, apriva la strada alla priva-tizzazione della previdenza(passaggio dal sistema retribu-tivo a quello contributivoovvero dimezzamento dellapensione) la legge delega,approvata a luglio 2004 dalGoverno Berlusconi, attestaun altro duro colpo al sistemapensionistico pubblico e all’i-dea di solidarietà generaziona-le che lo caratterizzava.Vediamo come funzionano imeccanismi di accesso al pen-sionamento nel regime contri-

butivo e in quello retributivo ele novità introdotte dalla con-tro-riforma Maroni-Berlusconi.

Tre sistemi per calcolarela pensioneSistema di calcolo retributivo:è legato alle retribuzioni degliultimi anni di attività lavorativa(10 anni per i lavoratori dipen-denti). È ancora valido percoloro che al 31 dicembre1995 avevano almeno 18 annidi contribuzione.Sistema di calcolo contributi-vo: si basa su tutti i contributi

versati durante l’intera vitaassicurativa rivalutati in baseall’andamento del prodottointerno lordo (Pil). Si applica ailavoratori privi di anzianitàcontributiva al 1° gennaio1996.Sistema di calcolo misto: lapensione viene calcolata inparte secondo il sistema retri-butivo, per l’anzianità maturatafino al 31 dicembre 1995, inparte con il sistema contribu-tivo, per l’anzianità maturatadal 1° gennaio 1996.

Riforma pensioni e TfrTutto quanto dovremmo sapere e che invece tutti tacciono

Inserto di Cobas n. 24 - novembre 2004

Misfatto doppio:ennesimo taglio dellepensioni e scippo del Tfr

Formalmente i fondi pensioneitaliani nascono con il Decretolegislativo n. 124 del 1993. Primadi allora, svariati provvedimentilegislativi e accordi concertativitra Cgil, Cisl e Uil, governo eConfidustria, ne hanno preparatoil terreno.Ecco un succinto schema crono-logico di come si è arrivati allasituazione attuale.

1982Il governo Spadolini emana laLegge n. 297 istitutiva del Tfr, cheall’art. 3 comma 16 prevede di fardetrarre “… per ciascun lavoratorel’importo della contribuzione aggiun-tiva (pari allo 0,5% del salario e acarico del padrone, ndr) dall’am-montare della quota del trattamentodi fine rapporto… qualora il tratta-mento di fine rapporto sia erogatomediante forme previdenziali …”.

Anni ’80Nascono e crescono numerosifondi pensione (preesistenti alDLgs n. 124/93) per i dipendentidi grandi aziende, soprattuttobancarie, che tutt'ora costituisco-no la gran parte dei fondi.

23 ottobre 1992Il parlamento vota la legge n° 421che delega il governo Amato adettare norme sulla previdenza.

30 dicembre 1992Il DLgs. n. 503 (riforma Amatodelle pensioni) impone, dal 1°gennaio 1993, l’innalzamento del-l’età pensionabile, l’aumento deicontributi da parte dei lavoratori,l’allargamento della base di calco-lo temporale della pensione.Risultato: diminuisce considere-volmente l’ammontare delle pen-sioni e diventa sempre più diffici-le andarci.

21 aprile 1993Nascono ufficialmente i fondipensione italiani. Con il DLgs. n.124, il governo Amato disciplinala previdenza complementare,prevista nell’art. 3 del Dlgs.124/92 e, secondo i suoi sosteni-tori, nell’art. 38 dellaCostituzione (“l’assistenza privataè libera”).Il decreto distingue fondi chiusie fondi aperti. I primi nascono subase contrattuale e sono riser-vati a coloro ai quali si riferisce il

singolo contratto; i secondi sonopromossi da operatori bancari,finanziari e assicurativi e preve-dono l'adesione per quei lavora-tori che non hanno fondi nego-ziali di riferimento. L’art. 8 dellostesso decreto stabilisce che trale fonti di finanziamento deifondi vi sia anche una quota diTfr, variabile per i vecchi occupa-ti e pari all'intero accantona-mento per i lavoratori neo-assunti. L'adesione ai fondi èvolontaria.

1 dicembre 1994Il governo Berlusconi e i sindaca-ti concertativi firmano un accor-do in cui il governo, si impegna avarare entro giugno 1995 la“riforma delle pensioni”, che saràgestita dal governo Dini.

12 aprile 1995Il governo (tecnico!) Dini presen-ta a Confindustria e sindacaticoncertativi il piano per l’occupa-zione e la previdenza integrativa,che prevede un sistema di fondibasati sull’utilizzo volontario delTfr e sgravi fiscali sui contributiversati.

8 maggio 1995Accordo tra il governo Dini eCgil, Cisl e Uil sulle pensioni: allaConfindustria sembra troppopoco e non firma.

1 giugno 1995Il referendum tra i lavoratori sul-l’accordo sulle pensioni, gestitotutto in “casa confederale”, regi-stra un incontrollabile 60 % di sì.

28 giugno 1995Il governo Dini proroga al 31agosto il blocco delle pensioni:può andarci solo chi ha maturato35 anni di contributi al 31/12/93.

4 agosto 1995La Camera, dopo il Senato,approva la legge 335, “riformadelle pensioni” di Dini con il votocontrario di Prc ed An. Cgil, Cisle Uil esultano. I punti salienti:1. passaggio dal sistema retributi-vo a quello contributivo per inuovi assunti;2. sistema retributivo per i lavo-ratori anziani valido fino al 2013;3. sistema misto per i lavoratoriche al 31/12/95 non hanno matu-rato 18 anni di contribuzione;4. penalizzazioni per chi si ritiradal lavoro prima dei 35 anni dianzianità;5. dal 1° gennaio 1996 si puòandare in pensione solo dai 52anni d’età; per gli anni seguenti siprevede un aumento progressivo,fino a 57 anni nel 2008.L'introduzione del calcolo basatosui contributi versati (punto 1)riduce la copertura della pensio-ne dal precedente 70% per 35anni di lavoro a una percentualevariabile tra il 45% e il 70% aseconda dell'età di pensionamen-to. La Legge n. 335 lancia la previ-denza complementare non tantosul piano normativo, ma in quan-to rende evidente che il "primopilastro" (la pensione tradizionaleerogata dal sistema pubblico)non garantirà più in futuro unlivello previdenziale adeguato.

1996Due decreti del Tesoro (673 e703) fissano limiti per i fondi pen-sione: la liquidità non può supera-re il 20% del patrimonio delfondo; stessa soglia per le quotedi fondi comuni di investimento.

1996 - 1998I due governi Prodi ritoccano invarie occasioni la normativa sullepensioni; i risultati sono: aumento

più rapido dell’età anagraficanecessaria per andare in pensio-ne; blocco, diminuzione e sposta-mento delle “finestre d’uscita”per andare in pensione.

1999Il DLgs. n. 299 del governoD’Alema fa un altro passo nelladirezione dell'impiego del Tfr,consentendo di trasformare gliaccantonamenti direttamente intitoli da conferire al fondo.

18 febbraio 2000Il governo D’Alema vara la Legge47, che introduce un nuovo regi-me di sgravi fiscali per la previ-denza complementare. I contri-buti versati sono esentasse perun importo non superiore al 12%del reddito e a 10 milioni di lire. Irendimenti dei fondi pensionesono tassati all'11% rispetto al12,5% che pesa di solito sugli altriguadagni di capitale.La previdenza individuale fa il suoingresso sulla scena normativa. Ildecreto infatti modifica la primalegge italiana sulla previdenzacomplementare (il DLgs. 124/93)introducendo nella disciplina dellaprevidenza complementare anchele pensioni individuali (attraversol'adesione a fondi aperti) e lepolizze assicurative. Il secondo(fondi pensione chiusi) e il terzopilastro (fondi pensione aperti),divenuti uguali di fronte al fisco,cominciano a sfumare nei contor-ni e il legislatore comincia a nondistinguerli più con nettezza.

21 settembre 2004La Gazzetta Ufficiale pubblica laLegge delega n. 243 del23/8/2004,che entrerà in vigore il6 ottobre 2004. Entro un anno ilgoverno dovrà emanare i decretilegislativi applicativi.

Le tappe dei fondi pensione italiani

Hanno lavorato insieme per oltre 10anni: sono cambiati governi e ministri ma il

gruppo di professionisti che ha predisposto la normativa suifondi pensione ha visto costante la presenza di alcuni tecni-ci che hanno collaborato alla nascita della previdenza inte-grativa in Italia. I padri dei fondi pensioni, professori, tecniciministeriali e sindacalisti sono, in ordine sparso, PasqualeSandulli, Daniele Pace, Angelo Pandolfo, Massimo Antichi,Francesco Massicci, Alberto Brambilla, Giovanni Abbate,Sergio Corbello, Beniamino Lapadula. Ma anche OnoratoCastellino, Laura Pennacchi, Mario Bessone, Franco Califfi,Giovanni Palladino, Massimo Paci, per ricordarne alcuni.

Dossier sulla previdenza integrativa, Il Sole24ore del 11/9/2004

ipse dixit

I.N.P.D.A.P. - DIREZIONE GENERALE Roma, 09 agosto 2004

Prot. n. 759

A TUTTE LE AMMINISTRAZIONI ED ENTI ISCRITTI(per il tramite delle Sedi provinciali INPDAP)

Oggetto chiarimenti sulla manifestazione di volontà nelladestinazione del TFR/TFS a previdenza complementare.

Sono pervenute alle Sedi provinciali dell'Istituto numerose let-tere con le quali gli iscritti comunicano la propria volontà dinon rendere disponibile il proprio TFS- TFR per finalità di pre-videnza complementare.Si chiarisce a tal fine che, prima dell'emanazione dei decretidi attuazione della legge delega di riordino del sistema pen-sionistico recentemente approvata dal Parlamento, non epossibile prevedere se e con quali limiti e modalità i pubblicidipendenti saranno coinvolti dall'istituto del "silenzio-assen-so" sulla devoluzione del TFR a previdenza complementare.Sara cura di questo Istituto fornire tempestivamente le indi-cazioni in merito, non appena saranno stati emanati decretisopra citati.Si invitano pertanto le amministrazioni e gli enti in indirizzoad informare propri dipendenti sull'inopportunità di inviareal momento lettere o dichiarazioni al riguardo, anche perchépotrebbe rendersi necessaria una nuova manifestazione divolontà con criteri diversi individuati dalle norme delegate.Le comunicazioni già inviate saranno comunque conservatedalle competenti Sedi provinciali INPDAP.

ipse dixit

Page 12: giornale - cobasscuolapalermo.files.wordpress.coml’art. 3 del provvedimento:“Il termine di cui all’articolo 1, comma 1, della legge 28 marzo 2003,n.53,è prorogato di sei mesi.”Il

Riforma pensioni e TfrTutto quanto dovremmo sapere e che invece tutti tacciono

CO

BA

S -

24

no

vem

bre

20

04

Le pensioni di vecchiaiaI requisiti per la pensione divecchiaia con il sistema retri-butivo o misto restano inalte-rati: 65 anni per gli uomini e 60per le donne, congiuntamentea:- 15 anni di anzianità contribu-tiva (anni 14,mesi 6 e giorni 1)per il personale di ruolo inservizio al 31-12-92.- 20 anni di anzianità retributi-va (anni 19, mesi 6 e giorni 1)per il restante personaleDal 2008 per le pensioni liqui-date esclusivamente con ilsistema contributivo l'età pen-sionabile sarà elevata da 57 a65 anni di età per gli uomini e60 per le donne (fermorestando il requisito contribu-tivo minimo di 5 anni).

Le pensioni di anzianitàDal 2014, oltre ai 35 anni dicontributi, serviranno 62 annidi età per i dipendenti e 63 pergli autonomi (oppure 40 annidi contributi).Le donne avranno la possibili-tà di andare in pensione, anchedopo il 2008, con i requisitiprevisti dalla normativa attual-mente in vigore (35 + 57), mala pensione sarà interamentecalcolata con il sistema contri-butivo (ciò comporterà unariduzione sulla pensione del25/30%).

Una primaconsiderazioneLa nuova legge sulle pensioniindebolisce il sistema pensioni-stico pubblico, il suo carattereuniversale e solidale che eragià stato pesantemente picco-nato dalla legge Dini del ’95.Nel caso dei lavoratori concontribuzione a sistema mistola riduzione oscilla a secondadegli anni calcolati nei duesistemi ma certamente si avvi-cina al 20% rispetto al sistemaretributivo, la riduzione superail 30% nel caso dei lavoratoritotalmente a sistema retributi-vo. Si andrà quindi in pensionepiù vecchi e con una pensionepiù povera; per i giovani e ineoassunti sarà una vera cata-strofe: usufruiranno di unmiserevole assegno pensioni-stico (il 40% circa dello stipen-dio) e per i precari a vita lapensione può diventare unvero miraggio.

La truffadei fondi pensioneAltro aspetto negativo dellacontro-riforma delle pensioniè l’operazione (voluta forte-mente anche dai sindacati“concertativi”) del silenzio-assenso sul trasferimento delTfr ai fondi pensione.Anche inItalia negli anni ‘90 sono statiistitutiti i fondi con l’obiettivodichiarato di integrare la futu-

ra pensione dei lavoratori che,nel frattempo, veniva semprepiù ridotta con il passaggio dalsistema retributivo a quellocontributivo.I fondi pensione sono delleraccolte di denaro da investiresul mercato finanziario e che,quindi, guadagnano e perdonosecondo l’andamento in borsadei titoli comprati coi soldi deilavoratori.“La scommessa della previdenzaintegrativa è che sui mercatifinanziari si possano ottenererendimenti significativamentesuperiori al tasso di crescita delPil. Su orizzonti di decine di anni.Al netto dei rischi. Al netto dellespese amministrative e di gestio-ne. Per tutta la vita dei pensiona-ti. Sarebbe certamente auspicabi-le. Ma è anche possibile? Laragione e l’esperienza storicasuggeriscono molta cautela escetticismo ...Al netto dei dividen-di, risulta che fra il 1921 e il1996 nel 50% dei paesi esami-nati [in una ricerca di Joriondell’Università della Californiaa Irvine e Goetzmandell’Università di Yale] il rendi-mento reale degli investimentiazionari è stato inferiore allo0,8% annuo. In Italia il tasso direndimento è stato prossimo allozero e in 17 dei 39 paesi consi-derati è stato addirittura negati-vo” (Angelo Marano, Avremomai la pensione?, Feltrinelli2002). Si distinguono due tipidi fondi pensione: i fondi chiu-si (gestiti dai sindacati “concer-tativi” e dai datori di lavoro) ei fondi aperti (gestiti da entiprivati: banche, assicurazioni,finanziarie). In entrambi i casi ilrendimento dei fondi è legatoai mercati finanziari.Nei paesi dove i fondi sonodiffusi (America, Inghilterra,Germania, ecc.) si registrano

spesso fallimento dei fondi conla perdita totale o parzialeanche del capitale versato. È ilcaso del colosso statunitenseEnron, che nel giro di un annoha fatto crollare del 98% ilvalore delle azioni che i lavora-tori avevano investito nei fondipensione. È il caso del SouthernAlaska Carpenter Pension Fund(Fondo pensione dei carpen-tieri dell’Alaska Meridionale)che ha denunciato Tanzi e lefinanziarie collegate, per esse-re risarcito del miliardo di dol-

lari perso comprando obbliga-zioni Parmalat tra il 1999 e il2003. È interessante conside-rare le performances delfondo pensione di categoriaCometa (previdenza integrativaper i metalmeccanici, gestitoda Federmeccanica e Cgil, Cisle Uil). Dopo 5 anni di attività,a fronte di un versamentocomplessivo di euro 6.014,43sono stati accantonati euro6.169,46, che al netto dell'im-posta (euro 1.176,59) si ridu-cono a euro 4.983,96.I 6.014, 43 euro sono compo-sti da:- euro 1.027,67 di contributiversati dall'azienda;- euro 2.064,12 di quota diadesione pagata dal lavoratore;- euro 2.851,68 stornati dal Tfr

del lavoratore + 91,97 euro dispese già dedotte.In tutto il lavoratore ha versa-to (fra trattenute sulla retribu-zione e storno del Tfr)5.007,77 euro per riceverne4.983,96: una perdita secca di23,81 euro, che sarebbe stataben più consistente se non cifosse stata la quota versatadall’azienda. Nei 5 anni i 6.014euro versati complessivamen-te hanno prodotto 133 euro,la sola quota del Tfr ne avreb-be prodotto circa 300.

I fondi chiusi, essendo gestitidal padronato pubblico e pri-vato e dai sindacati “rappre-sentativi”, influiranno negativa-mente sulla stessa contratta-zione nazionale: oltre alla con-certazione si potrà realizzare lacogestione di quote di salariotra organizzazioni sindacali epadronali. E non sarà improba-bile se nei prossimi rinnovicontrattuali troveremo dellequote di aumento salarialedecurtate dallo stipendio basedi ogni lavoratore, che saranno“deviate” nei fondi pensione(per obbligare i lavoratori adaderirvi).Inoltre per le aziende, a parzia-le compensazione della man-cata disponibilità del Tfr (checostituisce una discreta riser-

La delega prevede due fasi.

Fase transitoria:fino al 2008- Pensione in vigore: noncambia nulla.- Pensione di anzianità: noncambia nulla.- Incentivi a continuare il lavo-ro: i lavoratori dipendenti delsettore privato che mature-ranno, entro il 31/12/2007, irequisiti anagrafici e contribu-tivi per la pensione di anziani-

tà e che decideranno di rima-nere al lavoro riceveranno,peril periodo 2004-2007, unaumento in busta paga pariall'importo dei contributi pre-videnziali che dovrebberoessere versati all'ente di previ-denza, vale a dire il 32,7% dellaloro retribuzione. L'aumentosarà esente da ogni tipo diimposta.- I lavoratori che abbianomaturato, entro il 31/12/2007i requisiti per l'accesso al trat-

tamento pensionisticopotranno andare in pensionein qualunque momento anchese dovessero interveniremodifiche legislative.

Riforma a regime:dal 2008- Pensione di anzianità nelsistema retributivo e misto: irequisiti per l'accesso alla pen-sione di anzianità sono: 35anni di contributi e 60 anni dietà (61 per gli autonomi), con

incremento di un anno nel2010 e poi ancora di uno nel2014, salvo verifica degli effet-ti finanziari; 40 anni di anziani-tà contributiva a prescinderedal requisito anagrafico.- Pensione nel sistema contri-butivo: si può accedere allapensione con 65 anni per gliuomini e 60 per le donne edun quinquennio di contributi;40 anni di contributi a pre-scindere dall'età; 35 anni dicontributi e 60 anni di età (61per gli autonomi) con gliincrementi anagrafici di cui alprecedente punto.

- Eccezione: è consentito, invia sperimentale fino al 2015,alle lavoratrici che optano perla liquidazione della pensionecon il sistema contributivo, diconseguire la pensione dianzianità ancora con 35 annidi contributi e 57 anni di età(58 anni per le lavoratriciautonome).Inoltre è previsto il trasferi-mento, mediante il meccani-smo del silenzio-assenso, delTfr maturando, ai fondi pen-sione per finanziare la previ-denza complementare.

Come cambiano le pensioni con la riforma Maroni

Anno Età e Contribuzione e Anno Età e Contribuzione econtribuzione qualsiasi età contribuzione qualsiasi età

2004 57 e 35 38 2008 60 e 35 402005 57 e 35 38 2009 60 e 35 402006 57 e 35 39 2010 61 e 35 402007 57 e 35 39 2011 61 e 35 402008 57 e 35 40 2012 61 e 35 40

Le pensioni di anzianità: come erano … e come saranno

“L’ideologia che ha sostenuto la par-tecipazione ai fondi, compresi i fondi pen-

sione - spiega Bruno Trentin - è stata presentata come unaforma di partecipazione alle decisioni dell’impresa. Ebbene, ilsecolo intero che ci siamo lasciati alle spalle ci dimostra chequesta tesi non ha alcun fondamento.”Trentin afferma di nonconoscere un solo caso in cui la partecipazione al capitaled’impresa abbia assunto un carattere tale da poter inciderenella condotta delle aziende. In genere, si tratta di una “par-tecipazione assolutamente passiva”.

Paolo Andruccioli, La trappola dei fondi pensione, Feltrinelli 2004

ipse dixit

"Congelato" l'uso del Tfr: manca lacopertura. Un "congelamento" almeno fino

all'inizio dell'estate del 2005. È il rischio che sta correndo l'o-perazione per lanciare la previdenza complementare.Anzi, sipuò parlare ormai di quasi certezza. Le nuove misure previ-ste dalla recente riforma previdenziale, a cominciare dall'usodel Tfr con il "silenzio-assenso", sono finite nel vortice delle"coperture finanziarie" con cui sta facendo i conti la mag-gioranza.Vista la difficoltà di reperire le risorse per la ridu-zione delle tasse, nuovamente annunciata dal premierBerlusconi, è ormai assai probabile che la copertura per farpartire il nuovo corso delle "forme integrative" non possaessere inserita nel maxi-emendamento alla Finanziaria (circa1,2 - 1,4 miliardi da aggiungere agli oltre 6 per il taglio diIrpef e Irap). Le risorse verrebbero inserite in un "collegato"ordinamentale che, non essendo vincolato alla sessione dibilancio, avrebbe tempi di approvazione abbastanza lunghi.Aquesto punto anche la scadenza della primavera 2005, giàindicata dal ministro Maroni, per l'entrata in vigore dei decre-ti attuativi sulla previdenza complementare, sarebbe auto-maticamente posticipata nella migliore delle ipotesi a iniziodella prossima estate.

Marco Rogari dal sito Il Sole24ore, domenica 21 novembre 2004

ipse dixit

Page 13: giornale - cobasscuolapalermo.files.wordpress.coml’art. 3 del provvedimento:“Il termine di cui all’articolo 1, comma 1, della legge 28 marzo 2003,n.53,è prorogato di sei mesi.”Il

Riforma pensioni e TfrTutto quanto dovremmo sapere e che invece tutti tacciono

CO

BA

S - 2

4n

ove

mb

re 2

00

4

va di denaro contante), la leggedelega sulla previdenza con-templa:- maggiori facilitazioni per l’ac-cesso al credito agevolato;- riduzione del costo del lavoro;- eliminazione del contributoper il fondo di garanzia del Tfr.Secondo alcune prime stimedei tecnici del Welfare, delTesoro e della Ragioneriagenerale sarebbe necessariocirca 1 miliardo per compen-sare le imprese per la perditadel Tfr e altri 200-400 milioniper le agevolazioni fiscali, inprimis la riduzione della tassa-zione delle "plusvalenze" deifondi pensione. Tutte risorseancora da trovare.

Fondi chiusiIn Italia, al momento attuale, ifondi nati dai contratti di lavo-ro sono 43 (tra i quali il FondoEspero della scuola) di cui 7 inattesa di autorizzazione.L’adesione a questi fondi èstata un vero fallimento, menodel 14% degli interessati.Modesto è stato anche il lororendimento: negli ultimi 5 annii fondi contrattuali si sonorivalutati del 15,4%, mentre larivalutazione del Tfr (normal-mente gestito dall’Inpdap per ilavoratori pubblici e dall’Inpsper quelli privati, calcolatoall’1% fisso + il 75% del tassod’inflazione) è stata del 16,3%.In altre parole, il rendimentodei fondi pensione chiusi èonferiore alla rivalutazione delTfr. È forse per questo motivoche governo e sindacati con-certativi si sono trovati total-mente d’accordo nell’inserirenella legge delega sulle pensio-

ni il meccanismo truffaldinodel silenzio-assenso.Dal 6 ottobre 2004 (data dientrata in vigore della leggedelega) il governo ha un annodi tempo (entro dunque il 6ottobre 2005) per emanare ildecreto applicativo che rego-lerà il trasferimento del Tfr deilavoratori ai fondi pensione. Esarà dal giorno di entrata invigore di questo decreto appli-cativo che scatteranno i 6mesi di tempo durante i quali ilavoratori dovranno esprime-re formalmente il rifiuto al tra-sferimento del loro Tfr. I lavo-ratori che vorranno mantene-re il Tfr dovranno fare unadichiarazione alla scuola eall’Inpdap, entro questi termini,altrimenti il trasferimento deiloro Tfr diverrà automatico.

Chi ci guadagnaMentre i lavoratori hannotutto da perdere nell’affare deifondi pensione qualcuno cilucrerà a man bassa. I profitta-tori ce li indica il Dossier sullaprevidenza integrativa de IlSole24Ore del 11/9/2004:«Secondo gli analisti finanziari diCentrosim “le prospettive deli-neate da questa legge sono

molto positive per gli operatoridel settore”. Secondo RasBank ilgruppo assicurativo che potrebbeottenere un maggiore beneficio intermini di masse gestite è Unipol,seguono Cattolica Assicurazione,Alleanza, Fondiaria-Sai, Mediola-num, Generali e Milano Assicura-zioni … Su Mediolanum c’è l’ap-prezzamento anche di Centro-sim: “Considerata l’attuale posi-zione di leadership nel compartodei piani pensionistici individuali,riteniamo che la nuova normati-va favorirà ulteriormente la socie-tà” osservano gli analisti dellaSim milanese … Unipol sembraessere uno degli operatori chepotrà trarre maggiore beneficiodal possibile canale di venditaaggiuntivo derivante dai flussi delTfr” spiega Centrosim.“Le ricadu-te maggiori saranno – conclude ilbroker – sulle società che riusci-ranno a entrare nella gestione deifodi pensione chiusi, gruppi comeUnipol, forti del rapporto col sin-dacato, una volta attuata lanorma del silenzio assenso”».Chiaro e lampante: chi guada-gna dai fondi pensione sono:- per i fondi aperti sopra tuttiMediolanum (proprietà diBerlusconi) e gli altri grandigestori di previdenza privata;- per i fondi chiusi, le assicura-zioni contigue ai sindacati con-certativi: la Unipol alla Cgil e laCattolica Assicurazione alla Cisl.

Il fondo Esperoper la scuolaAnche per la scuola si è giuntiall’istituzione del fondo dicategoria Espero (ne avevamodato notizia sul numero 19 diCobas) gestito da Miur, CgilScuola, Cisl Scuola, Uil Scuola,Snals, Gilda, Cida-Anp.Indirizzato a oltre 1.000.000 di

lavoratori della scuola,Espero èil primo fondo pensione perpubblici dipendenti. Nato afine 2003 e autorizzato nellaprimavera 2004, è presiedutoda Sergio Paci (docente diEconomia degli intermediarifinanziari alla Bocconi).Con l’i-nizio dell’anno scolastico èpartita l’operazione “cacciaall’allocco”: un migliaio di for-matori (scelti tra i quadri sin-dacali e quelli dell’amministra-zione scolastica) sguinzagliati aconvincere i lavoratori dellascuola sulle sorti magnifiche eprogressive del fondo Espero ea racimolare i primi 30.000ingenui, per poter convocarela prima assemblea e rendereoperativo il fondo. Da esperticacciatori si sono dotati di unospecchietto per le allodole:una quota di contribuzioneaggiuntiva a carico del datoredi lavoro (1% dello stipendio).Con questo artificio la renditache i lavoratori potrebberomaturare rispetto ai soli versa-menti personali potrà essere sì

maggiore, ma come ben sap-piamo tutto ciò verrà fattorientrare nel costo del lavoroe sarà fatto pesare al momen-to dei rinnovi contrattuali.

Considerazioni finaliÈ ormai evidente che (daalmeno 13 anni) si cerca disostituire la previdenza pubbli-ca con i più flessibili fondi pen-sione; si tende a trasformare illavoratore in un soggetto schi-zofrenico, quasi costretto asperare nei tagli all’occupazio-ne che comporterebbero l’au-mento dei titoli dell’impresa (acui egli avrà affidato il suo Tfr).Peraltro, la nuova legge nonprevede nessun aumento delle

pensioni (nemmeno di quelleminime) né un qualsiasi mec-canismo di rivalutazione cheimpedisca la perdita del pote-re d’acquisto. In questo caso èbene ricordare che i datiEurispes parlano chiaro: neltriennio 2001-2004 la perditadel potere d’acquisto delleretribuzioni dei dipendentipubblici è stata del 18,4%. Itagli alle pensioni fatti in dannoin primo luogo di donne e gio-vani precari, non trovano nes-suna reale giustificazione senon nella volontà di ridurre lapensione pubblica a meroammortizzatore sociale dell’in-digenza e di imporre la priva-tizzazione della previdenza conl’apertura a favore della specu-lazione finanziaria di un merca-to di enormi potenzialità.Nei prossimi mesi verranno aspiegarci (banche, finanziarie,assicurazioni, sindacati concer-tativi) che aderire al fondopensione sarà necessario se sivuole avere in futuro una pen-sione decente visto che le

riforme varate in questi annil’hanno ridotta al 40% dell’ulti-mo salario. Ma se la maggio-ranza dei lavoratori si rifiuteràdi aderire ai fondi si potrà spe-rare in una inversione di ten-denza: entrerà in crisi il siste-ma previdenziale integrativo eprivato e si dovrà rivalutare laprevidenza pubblica. È neces-sario dunque estendere lacampagna di informazionecontro il trasferimento del Tfrai fondi pensione. Inoltre, biso-gna mobilitarsi per il ripristinodel sistema retributivo pertutti e per un sistema pensio-nistico pubblico, universale esolidale che garantisca a tuttiun’anzianità dignitosa.

Banca Intesa intende chiederela liquidazione coatta,ovvero ilfallimento, del fondo pensionidei dipendenti della BancaCommerciale Italiana (Comit,ora di proprietà di BancaIntesa) con la conseguentecessazione immediata di tuttele prestazioni, compreso ilpagamento delle rate di pen-sione, e la liquidazione falli-

mentare di tutti i beni patri-moniali del fondo.Nel 2003 il disavanzo delfondo è stato di 28,5 milioni dieuro.Per erogare le pensioni ilfondo ha dovuto negli ultimianni vendere svariati immobili.Le famiglie di oltre diecimilalavoratori della Comit rischia-no di assistere alla trasforma-zione in carta straccia della

propria pensione a meno chenon intervenga il governo, sca-ricando sulla collettività leperdite del fondo Comit, comeè già avvenuto nel passato.La vicenda ha avuto scarsa ecosui liberi media italiani forseper evitare il panico che sipotrebbe scatenare tra i lavo-ratori chiamati a scegliere trail mantenimento del Tfr e il

passaggio ai fondi pensione.Tra i pochi ne scrive IlSole24ore del 11/9/2004 in undossier sulla previdenza inte-grativa: “Davvero la vicenda delfondo Comit non fa una granpubblicità alle pensioni privateaziendali … Certo anche negliUsa e nel Regno Unito ci sonofondi pensione in crisi e aziende-sponsor chiamate a rimpolpare iloro bilanci tecnici per miliardi didollari (come nel caso dellaGeneral Motors)”.Un fondo pensione dà scarsegaranzie: un periodo di infla-

zione elevata, una drastica sva-lutazione monetaria, opera-zioni speculative o truffaldinemodello Enron o Parmalat),scelte sbagliate del gestore(come sembrerebbe essere ilcaso del fondo Comit), posso-no mandare in fumo quantofaticosamente hanno versato ilavoratori.La riscossione del Tfr è invecegarantita da un apposito fondoInps (e Inpdap) anche di fronteal fallimento del datore dilavoro.

La banda del buco colpisce ancoraLe disavventure del fondo pensione Comit

La prima e decisiva contraddizioneriguarda il contrasto d’interesse fra il lavora-

tore-risparmiatore e il lavoratore subordinato, due figure chepossono addirittura convivere nella stessa persona ...“gli inte-ressi delle due figure - spiega Bruno Trentin - sono necessa-riamente confliggenti, perché mentre i lavoratori sono inter-ressati allo sviluppo produttivo delle aziende e al manteni-mento dei posti di lavoro, i risparmiatori sono interessati airendimenti più alti che spesso si ottengono con investimentisulla riduzione del personale delle aziende e sul guadagno diborsa a breve termine”.

Paolo Andruccioli, La trappola dei fondi pensione, Feltrinelli 2004

ipse dixit

Secondo Pierre Carniti il punto più cri-tico dei fondi pensione sta proprio nella rot-

tura del concetto di solidarietà che ha fatto da collante allesocietà moderne ed è caratteristica essenziale dell’attivitàsindacale. Con il risparmio individuale per la pensione sirompe il patto tra gli individui che appartengono a una socie-tà. È il “si salvi chi può”, un modello che non potrà che gene-rare altre disuguaglianze e nuove povertà, visto che le pen-sioni pubbliche saranno ridotte ad assegni minimi.

Paolo Andruccioli, La trappola dei fondi pensione, Feltrinelli 2004

ipse dixit

dal 30/9/99 dal 30/9/01 dal 30/9/03al 30/9/04 al 30/9/04 al 30/9/04

Fondi Pensione Negoziali 15,4 6,7 4,7Benchmark* 17,9 9.0 5,6

TFR 16,2 8,9 2,5

Fonte Luigi Scimia, Presidente Covip - Commissione di Vigilanza sui fondi Pensione

I valori percentuali sono riportati al netto degli oneri

* il Benchmark è un riferimento per valutare le prestazioni di uninvestimento finanziario

Rendimenti Fondi Pensione chiusi e rivalutazione TFR

Page 14: giornale - cobasscuolapalermo.files.wordpress.coml’art. 3 del provvedimento:“Il termine di cui all’articolo 1, comma 1, della legge 28 marzo 2003,n.53,è prorogato di sei mesi.”Il

Cos'é EsperoEspero è il fondo nazionale pen-sione complementare per i lavo-ratori della scuola. Il fondo pen-sione è nato a seguito dell’accor-do istitutivo del 14/03/2001 fra leorganizzazioni Sindacali del setto-re (Flc Cgil, Cisl Scuola, UilScuola, Snals-Confsal, Gilda-Unams, Cida-Anp) e l’Aran e delsuccessivo atto costitutivo del17/11/2003.

DestinatariPossono aderire ad Espero:- i lavoratori della scuola con con-tratto a tempo indeterminato(tempo pieno o parziale) e atempo determinato di durataminima di tre mesi continuativi;- i dipendenti delle organizzazionisindacali firmatarie dell’accordoistitutivo del fondo compresi idipendenti in aspettativa sindaca-le ai sensi dell’art. 31 della L.300/70, operanti presso le mede-sime organizzazioni sindacali.A condizione che venga sotto-scritta un’apposita fonte istitutivapotranno aderire ad Espero anchei dipendenti di scuole private,parificate e legalmente ricono-sciute e di enti o istituti per la for-mazione professionale, anche seassunti con contratto di forma-zione lavoro.

Finalità La finalità esclusiva di Espero èquella di erogare agli aderenti unapensione complementare a quellaerogata dall’Inpdap.Espero è un fondo pensione acapitalizzazione individuale e con-tribuzione definita. Ogni lavorato-re che aderisce al fondo apre unproprio conto individuale doveconfluiscono i contributi versati,che vengono investiti sui mercatifinanziari. Le prestazioni finalidipendono dall’importo dei ver-samenti e dai rendimenti ottenutidall’impiego delle risorse finanzia-rie del fondo.Espero sarà amministrato e con-trollato dai rappresentanti elettidai lavoratori iscritti al fondo edai componenti designati dalMiur. Tutti gli organi del fondosono a composizione bilaterale eparitetica e i componenti restanoin carica tre anni e possono esse-re eletti per non più di due man-dati consecutivi.

Organi del fondo EsperoL’Assemblea dei delegati, costituitada 60 componenti, 30 in rappre-sentanza dei lavoratori e 30dell’Amministrazione. Le elezioniper la prima Assemblea si svolge-ranno appena raggiunte le prime30.000 adesioni.Il Consiglio di Amministrazione,eletto dall’Assemblea è costituitoda 18 componenti, metà in rap-presentanza dei lavoratori e metàdell’AmministrazioneIl Collegio dei revisori, elettodall’Assemblea è costituito da 4componenti effettivi + 2 supplen-ti, metà rappresentano i lavorato-ri e metà l’Amministrazione.

Vantaggi (?)Il lavoratore matura una pensioneaggiuntiva a quella erogata dalsistema pensionistico pubblico.Il lavoratore usufruisce dei contri-buti dell’amministrazione.I dipendenti a tempo indetermi-nato già in servizio al 31/12/2000che aderiscono ad Espero avrannodiritto ad una ulteriore quota pariall’1,5% della base contributivavigente ai fini del Tfs. Questaquota è considerata neutrarispetto a quanto dovuto dal lavo-ratore e dal datore di lavoro ed èaccantonata, figurativamente,presso l’Inpdap per essere poieffettivamente versata al fondopensione Espero al momentodella cessazione del rapporto dilavoro che implichi l’interruzionedell’iscrizione all’Inpdap.Il lavoratore usufruisce di vantag-gi fiscali sui versamenti, sui rendi-menti e sulle prestazioni:- deducibilità dal reddito dei con-tributi versati al fondo dal lavora-tore e dall’amministrazione, conun conseguente risparmio fiscale,la cui entità dipende dall’aliquotaIrpef a cui è si è soggetti;- tassazione agevolata dei rendi-menti ottenuti anno per annodalla gestione del capitale via viaaccumulato, che scende dal 12,5%normalmente applicato ai rendi-menti finanziari all’11%;- agevolazioni fiscali sulle presta-zioni del fondo durante la fase dierogazione, sia sulla pensionecomplementare sia sul capitale.

CostiQuota d’iscrizione (una tantum) di2,58 euro a carico dell’aderente.Quota associativa, per spese difunzionamento, il cui valore vienestabilito annualmente dal consigliodi amministrazione e che in ognicaso non potrà superare lo 0,12%della retribuzione annua utile allacalcolo della contribuzione.Quota (indeterminabile) per ilcosto della gestione finanziaria.

ContributiI contributi versati ad Esperovariano in base alla data di entra-ta in servizio del lavoratore.Qui a fianco si riporta un agileschema che evidenzia le due diffe-renti situazioni contributive.La contribuzione ha inizio a parti-re dal terzo mese successivo all’a-desione. È consentito sospendereunilateralmente la propria contri-buzione. La domanda di sospen-sione dovrà essere presentataall’istituto scolastico, o ammini-strazione, che provvederà a tra-smetterla al fondo entro il 30novembre di ciascun anno, coneffetto dal 1° gennaio dell’annosuccessivo. Con le stesse modali-tà sarà possibile riattivare, in qual-siasi momento, la contribuzione.La sospensione della contribuzio-ne non è, però, possibile nei primicinque anni di partecipazione.

GestioneI contributi raccolti saranno ver-sati in una banca depositaria e

investiti da gestori specializzatiche verranno scelti da Espero tra-mite una gara pubblica tra:banche(E-speriamo non alla Comit), com-pagnie di assicurazione, Societàd’Intermediazione Mobiliare(Sim) e Società di Gestione delRisparmio (Sgr). L’impostazionedella gestione finanziaria di Esperosegue lo schema monocomparto:i contributi vengono investiti conun’unica strategia di investimento.

PrestazioniAl momento del pensionamentoil lavoratore riceve (E-speriamo)una pensione complementare aquella erogata dall’Inpdap.Tale pensione è:- vitalizia, cioè pagata fino a quan-do il lavoratore, o il beneficiarioda lui designato, è in vita;- rivalutabile, cioè incrementataannualmente sulla base dei rendi-menti ottenuti dal fondo;- eventualmente reversibile adun’altra persona designata dall’a-derente al momento del pensio-namento, in caso di decesso dopoil pensionamento.L’ammontare della pensionecomplementare dipenderà daicontributi versati negli anni, dairendimenti maturati nel tempo edall’età del pensionamento.Espero eroga pensioni comple-mentari al sistema previdenzialepubblico in presenza dei seguentirequisiti:- pensione di vecchiaia: cessazio-ne dell’attività, compimento del-l’età pensionabile stabilita dall’en-te che gestisce la previdenza pub-blica, iscrizione per almeno 5 annial fondo pensione.- pensione di anzianità: cessazionedell’attività, almeno 15 anni dipartecipazione al fondo pensione

(ridotti a 5 nei primi 15 anni dal-l’autorizzazione all’esercizio del-l’attività), un’età inferiore di nonpiù di 10 anni a quella prevista peril pensionamento di vecchiaia.Senza questi requisiti il lavoratoreha diritto a percepire, sottoforma di capitale, quanto accanto-nato sulla sua posizione (capitalepiù rivalutazioni).Analogamente la prestazione nonpuò essere percepita sotto formadi pensione complementare(dovendo necessariamente esse-re erogata sotto forma di capita-le) qualora l’importo della pen-sione maturata nel fondo risultas-se inferiore all’assegno sociale.In presenza di tutti i requisiti diaccesso alla prestazione sottoforma di pensione complementa-re, la quota massima di prestazio-ne che si può percepire sottoforma di capitale è pari al 50% delmontante maturato sulla propriaposizione. Il restante 50% deve,necessariamente, essere percepi-to sotto forma di pensione com-plementare.Qualora dovesse avvenire unacessazione del rapporto lavorati-vo prima del raggiungimento deirequisiti per l’erogazione delleprestazioni pensionistiche, l’iscrit-to al fondo potrà:- trasferire la posizione maturatapresso un altro fondo pensionenegoziale;- trasferire la posizione maturatapresso una forma pensionisticaindividuale;- mantenere la posizione in assen-za di contribuzione;- riscattare il capitale maturato.Dopo 8 anni di iscrizione al fondoè possibile richiedere un’anticipa-zione delle prestazioni neiseguenti casi:

- acquisto o ristrutturazione dellaprima casa per sé o per i figli;- spese sanitarie per terapie edinterventi straordinari ricono-sciuti dalle strutture pubblichecompetenti;- spese sostenute durante la frui-zione dei congedi per la forma-zione continua.L’anticipazione può riguardarel’intera posizione accumulata(contributi lavoratore, contributiazienda, rivalutazioni maturate) ouna sua parte. Sono, naturalmen-te, escluse dall’anticipazione lecontribuzioni figurative accanto-nate presso l’Inpdap.In caso di decesso dell’associatoprima del suo pensionamento laposizione maturata nel fondoviene riscattata dal coniuge, o, insua mancanza, dai figli o, in man-canza del coniuge e dei figli, daigenitori se fiscalmente a caricodell’iscritto. Se mancano i suddet-ti soggetti l’iscritto può designare,come beneficiario, una qualsiasipersona. Qualora mancasserotutti i soggetti sopra descritti laposizione resta acquisita al fondo.

Tassazione della pensionecomplementareLa pensione complementare con-corre parzialmente a formare ilreddito complessivo del pensio-nato, in quanto non è tassata perla parte corrispondente ai contri-buti non dedotti e ai redditi giàassoggettati a tassazione.Durantel’erogazione della pensione, lerivalutazioni, anno per anno, sonoassoggettate a un’imposta sosti-tutiva del 12,5%.

Tassazione del capitaleQualora gli importi liquidati incapitale siano non superiori ad1/3 del montante maturato dal-l’associato, l’imposta si applica sul-l’importo maturato, al netto deirendimenti finanziari già tassati edei contributi eccedenti i limiti dideducibilità fiscale. Questa stessamodalità di calcolo della baseimponibile si applica, anche se laprestazione in capitale è superio-re ad 1/3 della posizione matura-ta, in presenza delle seguentisituazioni:- l’associato ha optato per la liqui-dazione dell’intera posizione pen-sionistica in capitale (facoltà rico-nosciuta al lavoratore associatonel caso in cui l’importo annuodella rendita vitalizia sia inferiorea quello dell’assegno sociale);- il riscatto avviene per pensiona-mento, cessazione del rapportodi lavoro, mobilità o per altrecause non dipendenti dalla volon-tà delle parti. Il riscatto è eserci-tato dagli aventi diritto in caso dimorte del lavoratore associato.

Garanzie e controlliA garanzia degli aderenti ai fondipensione la legge stabilisce duelivelli di controlli:- uno, interno, rimesso al Collegiodei Revisori Contabili e all’As-semblea dei delegati;- l’altro, pubblico, rimesso allaCommissione di Vigilanza sui fondipensione (Covip) e agli enti cuicompete il controllo sui gestorifinanziari (Banca d’Italia, Consobe Isvap). Espero invierà ogni announ estratto conto con la posizio-ne dell’aderente:versamenti effet-tuati e prestazioni maturate.

Riforma pensioni e TfrTutto quanto dovremmo sapere e che invece tutti tacciono

CO

BA

S -

24

no

vem

bre

20

04

Sostiene EsperoDal sito http://www.fondoespero.it

LAVORATORI IN SERVIZIO LAVORATORI ASSUNTIAL 31/12/2000 DOPO IL 31/12/2000Esempio per uno Esempio per unostipendio annuo lordo stipendio annuo lordodi 22.000 euro di 18.000 euro

Contributi 1% della retribuzione 1% della retribuzionea carico della tabellare + indennità tabellare + indennitàAmministrazione integrativa speciale + 220 integrativa speciale + 180

tredicesima mensilità tredicesima mensilità1% per 12 mesi, per 1% per 12 mesi, perchi aderisce entro chi aderisce entroil primo anno di 220 il primo anno di 180operatività di Espero, operatività di Espero,come contributo come contributouna tantum una tantum0,5% per 12 mesi, per 0,5% per 12 mesi, perchi aderisce nel corso chi aderisce nel corsodel secondo anno di 110 del secondo anno di 90operatività, come operatività, comecontributo contributo una tantum* una tantum*

Contributi Contributo calcolato Contributo calcolatoa carico del sulla retribuzione sulla retribuzionelavoratore tabellare + indennità tabellare + indennità

integrativa speciale + 220 integrativa speciale + 180tredicesima mensilità: tredicesima mensilità:da un minimo da un minimoobbligatorio dell’1% obbligatorio dell’1%Quota del TFR che il Tutto il TFR maturatolavoratore matura annualmente, ossia ilannualmente, pari al 440 6,91 % della 12432% della retribuzione retribuzione annuaannua lorda lorda, viene versato

nel fondoContributo facoltativo Contributopari all’1 o al 2% 220 facoltativo compreso 180annuo della base o tra l’1 e il 10% della ocontributiva su cui 440 base contributiva 1800viene calcolato il TFS** annua

* questo contributo è alternativo al precedente** al momento dell’adesione ad Espero, il lavoratore dovrà, contestualmente,sottoscrivere l’opzione per il passaggio dal Trattamento di Fine Servizio TFS alTrattamento di Fine Rapporto TFR

MODALITÀ CONTRIBUTIVE (valori espressi in euro)

Page 15: giornale - cobasscuolapalermo.files.wordpress.coml’art. 3 del provvedimento:“Il termine di cui all’articolo 1, comma 1, della legge 28 marzo 2003,n.53,è prorogato di sei mesi.”Il

COBAS - novembre 2004 D o c e n t i 11

di Carmelo Lucchesi

È in discussione nella SettimaCommissione della Camera l’ini-ziativa legislativa concernente lostato giuridico degli insegnanti, ilcosiddetto disegno di legge (ddl)Napoli-Santulli, risultato dellariunificazione di due ddl presenta-ti da Angela Napoli (AN) e PaoloSantulli (FI). Il documento intitola-to “Stato giuridico e diritti degli inse-gnanti della scuola”, rivendica a piùriprese la sua discendenza dallariforma Moratti. Questo, oltreall’appartenenza politica di chi lopresenta, ci induce a una sanopregiudizio nei confronti dell’ela-borato. Ma è bene indagare neimeandri del ddl per coglierne ildisegno generale e i dettagli e,quindi, meglio contrastarlo.

IntentiI primi due articoli si riferisconoalle finalità, a quanto sarà regolatonel testo e ai riferimenti legislati-vi. Tra le solite dichiarazioni dibuone intenzioni e i richiami allacostituzione, all’autonomia orga-nizzativa e alla riforma Brichetto,il testo stabilisce che “LaRepubblica riconosce e valorizza illavoro dell'insegnante … attraverso… la retribuzione per merito ... “(Art. 1 comma 2).

Come si diventa insegnantePer diventare docente il ddlriprende l’art. 5 della L. 53/2003 ela bozza di schema di decretolegislativo annunciato lo scorso20 luglio dal Miur (e mai portatoin consiglio dei ministri) su reclu-tamento e formazione dei docen-ti: corso di laurea triennale, bien-nio di specializzazione a numerochiuso, con esame di stato abili-tante all’insegnamento. Dopo diche l’aspirante docente fa dueanni di tirocinio con contratto diformazione-lavoro. In seguito ilpretendente ad una cattedra puòaccedere all’albo professionale(Art. 3 comma 2).“L'assunzione con contratto atempo indeterminato avviene trami-te superamento di concorso per solititoli, compreso il titolo attestante ilsuperamento positivo del periodo ditirocinio, indette dalle singole istitu-zioni scolastiche o formative interes-sate.Al concorso possono partecipa-

re, a domanda, per le rispettive clas-si di concorso, i docenti iscritti nell'al-bo [professionale,ndr] ....Ai fini del-l'espletamento delle procedure con-corsuali, l'istituzione scolastica o for-mativa costituisce un'apposita com-missione giudicatrice presieduta daldirigente dell'istituzione e compostadal Dsga, con funzioni di segretario,e da tre docenti esperti appartenen-ti all'istituzione stessa ...” (Art. 3comma 6).

La carriera dei docenti“È istituita l'articolazione della pro-fessione docente nei tre distinti livellidi docente iniziale, docente ordinarioe docente esperto. In particolare, ildocente esperto ha anche responsa-bilità in relazione ad attività di for-mazione iniziale e di aggiornamentopermanente dei docenti, di coordina-mento di dipartimenti o di gruppi diprogetto, di valutazione interna edesterna e di collaborazione col diri-gente dell'istituzione scolastica o for-mativa. La collocazione in livelli èriconoscimento di professionalitàmaturata ed opportunamente certi-ficata e non implica sovraordinazio-ne gerarchica. All'interno di ciascunlivello professionale è disposta la pro-gressione economica automatica peranzianità, secondo aumenti a caden-za biennale, da quantificarsi in sededi contrattazione collettiva,… Non èammesso il passaggio da un livello alsuccessivo prima di aver maturatoun'anzianità di almeno cinque anninel livello di appartenenza. L'accessoai livelli superiori a quello iniziale èprogrammato dal Miur … di con-certo con il Ministro dell'economia edelle finanze ...” (Art. 3 comma 1).“L'avanzamento dal livello di docen-te iniziale a quello di docente ordi-nario avviene, a domanda, a seguitodi selezione per soli titoli, sul contin-gente di posti autorizzati, per ciascu-na classe di abilitazione nell'istituzio-ne scolastica o formativa … Ai finidella selezione … il Dsga provvedealla compilazione di graduatorie d'i-stituto degli aspiranti che tenganoconto: a) della valutazione sulle com-petenze professionali espressa dallacommissione permanente di valuta-zione della istituzione scolastica oformativa di titolarità; b) di appositavalutazione espressa dal dirigentedell'istituzione scolastica o formativa;c) dei crediti formativi posseduti edei titoli professionali certificati”

(Art. 3 comma 7). “L'avanzamentodal livello di docente ordinario aquello di docente esperto avviene, adomanda, sul contingente di postiautorizzati, per ciascuna classe diabilitazione, … mediante formazio-ne e concorso volto a verificare ilpossesso dei requisiti culturali e pro-fessionali acquisiti dall'aspirante …Ai fini dell'espletamento delle proce-dure concorsuali i direttori generalidegli uffici scolastici regionali istitui-scono apposite commissioni territo-riali permanenti per ogni ordine egrado di istituzione, ciascuna presie-duta da un funzionario dello stessoufficio scolastico appartenente allacarriera ispettiva, e composta da undirigente amministrativo dell'ufficio,con funzioni di segretario, e da tredocenti esperti con almeno tre annidi anzianità” (Art. 3 comma 9).”Incarichi aggiuntivi rispetto all'inse-gnamento per funzioni complesseda svolgere nell'ambito dell'istituzio-ne scolastica o formativa, disciplinatedalle norme sullo stato giuridico degliinsegnanti di cui all'articolo 2, posso-no essere conferiti esclusivamente adocenti ordinari o esperti. Detti inca-richi saranno retribuiti con specificheretribuzioni, aggiuntive rispetto allostipendio maturato, su cifre iscritte inapposito fondo di istituto” (Art. 3comma 11).

La valutazione dei docenti“È disposta la valutazione periodicadell'attività docente per i livelli inizia-le e ordinario, da effettuarsi concadenza quadriennale. Le istituzioniscolastiche e formative istituisconoun'apposita commissione perma-nente di valutazione con il compitodi valutare l'attività dei singoli docen-ti in ordine a: a) efficacia dell'azionedidattica e formativa; b) impegnoprofessionale nella progettazione edattuazione del piano dell'offerta for-mativa; c) contributo fornito all'attivi-tà complessiva dell'istituzione scola-stica o formativa; d) titoli professio-nali acquisiti in servizio.” (Art. 3comma 3). “La valutazione non hacarattere sanzionatorio, salvo il casodi esito gravemente negativo ed ade-guatamente documentato riferitoalle lettere a) e b) del comma 3, checostituisce motivo per la sospensionetemporanea della progressione eco-nomica per anzianità. Le valutazioniperiodiche costituiscono credito pro-fessionale documentato utilizzabile ai

fini della progressione di carriera evengono raccolte nel port-folio perso-nale del docente” (Art.3 comma 4).“La commissione permanente divalutazione di cui al comma 3 è pre-sieduta da un funzionario del com-petente ufficio scolastico regionaleappartenente alla carriera ispettivaed è composta dal dirigente dell'isti-tuzione scolastica o formativa, dadue docenti esperti, da due genitorinelle istituzioni scolastiche del primociclo o da un genitore ed un allievonelle istituzioni scolastiche o formati-ve del secondo ciclo nonché da unrappresentante designato a livelloregionale dall'organismo tecnico rap-presentativo, di cui all'articolo 4”(Art. 3 comma 5).

Istituzione della vicedirigenza“È istituita la qualifica di vicedirigen-te nelle istituzioni scolastiche e for-mative. Alla qualifica di vicedirigentesi accede mediante concorso pertitoli ed esami, da svolgere in sederegionale con cadenza periodica”(Art. 4 comma 1). “Ai concorsi …sono ammessi, previa selezione pertitoli, i docenti ordinari ed esperti inpossesso di laurea. I docenti ordinaridevono aver maturato almeno cin-que anni di effettivo servizio nel livel-lo di appartenenza. I candidati deb-bono indicare, all'atto della doman-da, la provincia e l'ordine di scuolaper cui intendono concorrere” (Art.4 comma 2). “Il concorso consta diuna prova scritta e di una provaorale … La commissione giudicatri-ce del concorso è composta da unfunzionario dell'ufficio scolasticoregionale appartenente alla carrieraispettiva e da due dirigenti scolastici”(Art. 4 comma 3).“All'esito del con-corso sono costituite graduatorie diidoneità permanenti di livello provin-ciale per ogni ordine e grado di isti-tuzioni scolastiche e formative. Lenomine dei vicedirigenti sono effet-tuate, secondo l'ordine di graduato-ria, per le sedi disponibili. L'iscrizionenella graduatoria permanente degliidonei è valutata adeguatamente insede di corso-concorso selettivo perdirigente delle istituzioni scolasticheo formative” (Art. 4 comma 4). ”Laqualifica di vicedirigente implicasovraordinazione gerarchica rispettoalla docenza per le funzioni delega-te e nel caso di sostituzione del diri-gente” (Art. 4 comma 5). “Ai vice-dirigenti si applicano le norme distato giuridico vigenti per il persona-le docente. La retribuzione economi-ca dei vicedirigenti è definita in sededi contratto collettivo nazionale dilavoro del comparto scuola, …”(Art. 4 comma 6).

Organismi tecnici rappresentativi“Al fine di garantire l'autonomia pro-fessionale, la responsabilità e la par-tecipazione dei docenti alle decisionisul sistema nazionale di istruzione edi formazione sono istituiti organismitecnici rappresentativi della funzionedocente, articolati in un organismonazionale e in organismi regionali”(Art 6 comma 1).“L'organismo tec-nico rappresentativo nazionale … ,provvede alla tenuta dell'albo … , ea stabilire i criteri per la formazioneiniziale, per l'abilitazione e per il tiro-cinio nonché gli standard professio-nali dei docenti. Provvede, altresì, aredigere e a tenere aggiornato ilcodice deontologico e interviene neicasi di mancato rispetto del codicestesso” (Art. 8 comma 1). “… for-

mula inoltre proposte e pareri obbli-gatori in merito alla determinazionedegli obiettivi, dei criteri di valutazio-ne e dei mezzi per il conseguimentodegli obiettivi generali del sistemanazionale di istruzione e di forma-zione, alle tecniche e alle proceduredi reclutamento nonché alla relazio-ne annuale sullo stato della funzionedocente” (Art. 8 comma 2).

Contrattazione e area autonoma“… è istituita l'area della professio-ne docente come articolazione auto-noma del comparto scuola” (Art. 9comma 1). “Alla elezione della rap-presentanza sindacale unitaria …partecipa esclusivamente il persona-le non docente delle istituzioni scola-stiche” (Art. 9 comma 2). “La retri-buzione economica dei docenti … edei vicedirigenti … è disciplinataattraverso un'autonoma area di con-trattazione in sede di contratto col-lettivo nazionale di lavoro del com-parto scuola” (Art. 9 comma 3).

Considerazioni sparseAbbiamo riportato quasi tutto iltesto del ddl perché risulta estre-mamente chiaro nei contenuti enelle intenzioni. Se tale propostadivenisse legge il processo di tra-sformazione della scuola in sensoaziendale e mercantilista subireb-be una brusca accelerazione.Compressione degli spazi di liber-tà d’insegnamento, un sistema direclutamento farraginoso e vessa-torio, differenziazione e gerar-chizzazione dei docenti, introdu-zione dei capetti nella figura deivicedirigenti, progressione di car-riera legata al merito certificatocon esami (che valuterebberosolo il grado di adesione al nuovomodello scolastico), istituzionedella corporazione dei docenticon i suoi organi nazionali eregionali, esclusione dalle Rsu,ecco cosa contiene il ddl. Oltrealla conferma di uno dei punticardini della riforma: la riunifica-zione dell’istruzione e della for-mazione professionale in unicoambito; tutte le norme stabilitedal ddl hanno, infatti, valenza perentrambi. Evidentissima l’inten-zione del centrodestra di limitareulteriormente gli spazi di libertàdei lavoratori della scuola e diporli sotto tutela ideologica deidirigenti scolastici. Settecentomiladocenti trasformati di colpo inyesmen, in meri esecutori deivoleri politici del Miur.Campioni di democrazia, comeCgil, Cisl e Uil lamentano che ilddl “introduce la retribuzione permerito del personale docente” erivendicano la bontà del docu-mento sulla carriera dei docentisottoscritto nel maggio scorsodalle organizzazioni sindacali dellascuola firmatarie del contratto,col quale si attuava un impegnocontrattuale (art. 22 Ccnl 2003).Come abbiamo scritto sul n. 22 diCobas, quel documento sotto-scritto tra Aran e tutti i sindacatiscolastici esclusi i Cobas prevede-va meccanismi di avanzamentoprofessionale basati proprio sulmerito, per cui coloro che menolavorano in classe (tutor, progetti-sti, formatori, ecc.) fanno carriera.Rimbocchiamoci le maniche eallarghiamo il fronte della nostralotta contro la riforma Morattianche a questo delirante ddl.

Siamo insegnanti oyesmen?Il nuovo stato giuridico dei docenti secondo il centrodestra

Page 16: giornale - cobasscuolapalermo.files.wordpress.coml’art. 3 del provvedimento:“Il termine di cui all’articolo 1, comma 1, della legge 28 marzo 2003,n.53,è prorogato di sei mesi.”Il

12 COBAS - novembre 2004A t a

di Mauro Cannatà

Sono passati ormai più di cinqueanni da quando la Legge 124/99ha disposto il trasferimento alloStato di quella parte di personaleAta e Itp, in servizio nelle Scuole,che ancora rientrava nei ruoliorganici degli EELL La concreta realizzazione dell’au-tonomia scolastica e la cosiddettaaziendalizzazione delle scuole ave-vano messo in evidenza l’esigenzadi unificare tutto il personaleoperante negli Istituti scolasticialle dipendenze del soloDirigente scolastico, abolendo ledivisioni di competenze, gerar-chia, personale tra amministrazio-ni diverse. L’unicità della dipen-denza gerarchica imponeva, infat-ti, l’unicità del ruolo con il conse-guente trasferimento di tutto ilpersonale fornito dagli EELL alMiur, con la specifica tutela del-l’anzianità maturata. Affinché ilpersonale non subisse penalizza-zioni dal passaggio fra due sistemicontrattuali diversi, i dettagli del-l’attuazione venivano rinviati adun successivo accordo sindacale.Negli EELL, infatti, a compensazio-ne della soppressa progressioneeconomica per anzianità (in parteripristinata con gli ultimi contrat-ti), una consistente parte dellerisorse veniva e viene tuttoradestinata al miglioramento dell’ef-ficienza e della qualità dei serviziattraverso l’erogazione di salarioaccessorio: alta produttività col-lettiva legata alle presenze in ser-vizio e alla partecipazione a pro-getti finalizzati, fruizione di buonipasto sostitutivi del servizio dimensa, premi per la qualità indivi-duale delle prestazioni, fornituradi vestiario ai collaboratori scola-

stici. Nel Comparto Scuola vige ilsistema retributivo della progres-sione economica per classi dianzianità. All’identità di ruolo,gerarchia e funzioni doveva quin-di corrispondere parità di tratta-mento economico fra personaleex EELL e personale già statale,che non può prescindere dall’an-zianità maturata. Affinché sipotesse realizzare quest’allinea-mento la Legge aveva disposto lariduzione del trasferimento deifondi agli EELL in misura pari allespese comunque sostenute dagliEnti per il trattamento retributivocomplessivamente consideratoper detto personale .Nel luglio del 2000 però l’accor-do sindacale previsto dalla fontenormativa stravolge le disposizio-ni e la ratio in essa espresse.Vengono aboliti o ridotti tutti gliistituti retributivi legati al salarioaccessorio precedentementegoduti, non viene riconosciutal’anzianità di lavoro, ma solo ilmaturato economico posseduto enon viene imposto agli EELL alcunobbligo di applicazione dei con-tratti decentrati, che, per ilrestante personale non transita-to, producono i loro effettidall’1/4/99. I lavoratori, a parità dicondizioni, si trovano a percepiremeno dei colleghi già statali concui lavorano gomito a gomito,meno dei colleghi rimasti negliEELL, meno di prima.Il risparmio di spesa è consisten-te per tutti e due i Comparti: perquello della Scuola che paga retri-buzioni ad anzianità ridotta, perquello degli EELL cui vengonotagliati i soli fondi legati alla retri-buzione base e non “alle spesecomplessivamente sostenute” previ-ste per Legge, ottenendo così le

risorse per un rinnovo contrat-tuale a costo zero. Non dimenti-chiamo che tutta la vicenda si èsvolta durante il governo diCentro-Sinistra, periodo di massi-ma concertazione, che ha visto lacancellazione di molti altri dirittidei lavoratori e una perdita dipotere di acquisto dei salari senzaprecedenti.Di fronte alle manifestazioni disoddisfazione dei firmatari dell’ac-cordo, gli Ata ex EELL non hannopotuto far altro che rivolgersi alSindacalismo di base per intra-prendere centinaia di azioni legali(e vincerle) contro questa truffasiglata in spregio alle disposizionidi Legge, alle norme del Codicecivile e ai principi costituzionaliche regolano i diritti dei lavorato-ri. Il paradosso si è verificatoquando, dopo anni di conteggi deldanno provocato, gli artefici dellasituazione, pressati dai loro iscrit-ti, hanno iniziato ad intraprendereessi stessi i ricorsi contro il loro“accordo” con il governo.Gli esiti, però, da quel momentohanno iniziato ad essere diversi. IlTribunale di Torino per primo,sentite le ragioni addotte da chiha la rappresentanza dei lavorato-

ri,ha deciso di non interferire conla contrattualizzazione collettivadel rapporto di lavoro, sottoli-neando l’importanza della delegifi-cazione in materia, e respinge ilricorso. Naturalmente ai giudicinon è stato riferito del dannoprovocato al trattamento retribu-tivo complessivamente goduto inprecedenza, anzi si è concordatocon il Ministero che con il passag-gio allo Stato il personale ha man-tenuto la precedente retribuzio-ne, ma con un’anzianità riparame-trata. Le Corti di Appello di Torinoe Firenze sono dello stesso avvi-so: la riforma dei rapporti di lavo-ro nel pubblico impiego ha confe-rito un ruolo normativo privile-giato alla fonte collettiva rispettoalla fonte legale, per cui l’attivitànegoziale può abrogare diritti emodificare in peggio le condizionidei pubblici dipendenti.Diversamente si sono pronuncia-ti i Tribunali di pari grado diMilano e Perugia che hanno dis-applicato l’accordo illegittimo esottolineato che gli accordi col-lettivi devono essere stipulati nelquadro delle Leggi, senza travali-carle o stravolgere le disposizioniin esse espresse.La situazione è fra le più assurde:in alcune regioni i lavoratorihanno avuto riconosciuta la loroanzianità, in altre, dopo il ribalta-mento delle sentenze di primogrado, dovranno ricorrere inCassazione per il ripristino deidiritti negati.L’accordo non è mai stato sotto-posto all’approvazione di chi eradirettamente interessato, non èmai stato revocato dai successivirinnovi contrattuali e lo stillicidiodi sentenze che si sono sussegui-te non ha portato alla riaperturadi un tavolo di trattativa per lasoluzione della vertenza, ma soloalla moltiplicazione di bugie emenzogne sulla vicenda.Come mai in cinque anni i lavora-tori non sono mai stati chiamatiallo sciopero dai loro rappresen-tanti per il riconoscimento dellaloro effettiva anzianità?Come mai si fa credere che lasituazione possa essere modifica-ta solo da un contenzioso legale,quando nelle sentenze, positive onegative che siano, l’unico proble-ma è rappresentato dal loroaccordo-truffa? In questi ultimi mesi, prima cheintervenga la prescrizione quin-quennale del 31/12/2004 per lespettanze retributive dovute ailavoratori, le nostre Sedi hannointensificato tutte le iniziativepossibili affinchè tutti i lavoratorivengano tutelati nei loro diritti eper demistificare l’operato di chiha utilizzato la rappresentanzacontrattuale per scippare dirittiprevisti dalla Legge.

di Salvatore Badalamenti

Il mondo della scuola è allarmatoe si mobilita per fermare gli effet-ti della riforma Moratti. La scuolapubblica è in pericolo, come losono tutti i suoi operatori: docen-ti e Ata. Il personale Ata, in parti-colare, è da alcuni anni sottopo-sto a una notevole pressione:orari e carichi di lavoro fuori daogni regola e da ogni controllo.E ciò mentre gli stipendi restanoal palo: inchiodati alla truffa del-l’inflazione programmata e falci-diati dal passaggio all’euro (i cuicosti sono stati scaricati per inte-ro sul lavoro dipendente e sullepensioni).Insomma,ci troviamo in una situa-zione non più sostenibile!C’è qualcosa di folle in una socie-tà che chiede, ai pochi che lavora-no, di lavorare sempre di più(allettati dal miraggio, illusorio, dicospicui vantaggi economici) e aisenza lavoro di continuare arestare tali o assaggiare piccoleporzioni di lavoro precario e malpagato. O che chiede (con unimponente tam-tam mediatico), achi ha maturato il diritto a unamodesta e meritata pensione, direstare a lavorare e rinviando diqualche anno l’uscita dal cicloproduttivo (anche in questo caso,a scapito dei senza lavoro).Di questo furore produttivisticofanno le spese tutti i lavoratoridella scuola, specialmente il per-sonale Ata.Occorre tornare all’adagio, vec-chio ma che parla del nostro futu-ro: “lavorare meno, lavorare tutti” (elavorare con più lentezza).Non possono bastare più le, purnecessarie, rivendicazioni econo-miche. Bisogna far entrare conforza, nella più generale piattafor-ma dei Cobas, in difesa della scuo-la pubblica, alcune specificherivendicazioni degli Ata, a comin-ciare da questi tre punti:- potenziamento degli organiciAta, forzando i rigidi parametridel famigerato Dm 201/2000;- miglioramenti economici veri;- immissione in ruolo dei precariAta su tutti i posti vacanti.Partiamo da qui, per aprire unadiscussione con i colleghi internio esterni ai Cobas,e chiamiamo lacategoria a una consapevole par-tecipazione alle iniziative di lotta,per bloccare il processo di deva-stazione della scuola pubblica eper mandare a casa la ministra.

InvisibiliIl personale Atadella scuola

Non c’è pace per gliAta ex EELLEntro il 31/12/2004 i ricorsi per il riconoscimento dell’anzianità

È morto Antonio Ceccotti, ideatore del termineCOBAS, fondatore ed esponente principale deiComitati di base della scuola.Chiunque abbia a cuore le sorti della scuola pubblicaitaliana deve qualcosa ad Antonio: ed in particolaretanto gli dobbiamo noi Cobas, per il suo impegnoassoluto e disinteressato, intelligente ed appassiona-to, che ha segnato indelebilmente la nascita e la vitadei Cobas della scuola.

Ma Antonio non è stato solo Cobas. La sua attivitàpolitica e sociale era iniziata almeno venti anni primasempre dalla parte di chi lottava contro un sistemabasato sul profitto, sul dominio del mercato e dellamercificazione totale, sulla guerra e sull'arricchimen-to di pochi in contrasto insopportabile con l'immise-rimento dei tanti.Per tutto questo Antonio resterà per sempre nellanostra mente e nel nostro cuore.

È morto Antonio Ceccotti

Page 17: giornale - cobasscuolapalermo.files.wordpress.coml’art. 3 del provvedimento:“Il termine di cui all’articolo 1, comma 1, della legge 28 marzo 2003,n.53,è prorogato di sei mesi.”Il

COBAS - novembre 2004 P o s t a 13

Cari Colleghi,sono una “Precaria Storica“ della scuola, di 46 anni.Vi scrivo non soltanto a nome mio, ma anche a nome di tutti quei pre-cari che come me,quest’anno, si trovano non senza uno stipendio “inde-coroso” (dopo 15/20 anni di militanza nella scuola, il nostro stipendio èsempre a livello base e ovviamente rapportato alle ore che ci vengonoassegnate : 2; 5; 8 … !) … a questo siamo abituati … ma addiritturasenza punteggio: senza quei “maledetti” 12 punti che ci legano alla “cara,inesauribile, insaziabile” graduatoria permanente provinciale.Certo, unire o meno 12 punti ai moltissimi già cumulati, in questa situa-zione di “tagli e ristrettezze” sembra non fare differenza per una sicu-ramente e nuovamente “improbabile immissione in ruolo”. Sembra.La questione che vorrei sollevare alla vostra attenzione riguarda le oreeccedenti attribuite ai docenti di ruolo, (possono arrivare sino a 24 oredi lezioni frontali la settimana, rispetto alle ordinarie 18) a discapito dicoloro che sono “il materiale” con il quale si lavora: quello umano, iragazzi. A seconda della disciplina che insegna, un docente può avereanche 12 classi (mi riferisco alle Educazioni delle scuole medie) compo-ste da fino a trenta alunni per ciascuna di queste … perdonatemi, nonriesco tirare la somma totale! Durante gli innumerevoli corsi di aggior-namento, preparazione di concorsi e corsi abilitanti (personalmente hoquattro abilitazioni conseguite per quattro diverse discipline, altri colle-ghi ne possiedono 5, 6 … ma questo ovviamente non basta per “sana-re la nostra situazione” alla quale ci siamo quasi “affezionati”) ci è statoribadito più di una volta, con cadenza martellante , che insegnamento eapprendimento si concretano sull’interazione e comunicazione tra inse-gnante e allievo:“la conoscenza” individuale dei nostri ragazzi; che a cia-scun allievo dobbiamo dare il “dovuto insegnamento individualizzato“… e molto altro ancora per “una scuola pubblica di qualità“ che abbiacome obiettivo primario la formazione dell’individuo in quanto tale.La domanda che mi sorge è: come è possibile operare per tutto questocon un numero così elevato di alunni? Mi sovviene un vecchio articolo di giornale risalente ai tempi in cui eraMinistro alla Pubblica Istruzione Luigi Berlinguer: “… Insegnare non èusurante? Ci provi lei signor Ministro! ...”Dopo 17 anni di servizio nella scuola credo di poter affermare quantosegue:“insegnare è usurante , e come! …” se viene fatto con l’impegnoche richiede la deontologia professionale! Quello che temo, invece, èche le ore eccedenti accettate dai docenti di ruolo, siano esclusivamen-te “quell’incentivo” mensile per la benzina, un aiuto per il mutuo … enon una infinita dedizione all’insegnamento! Nella mia lunga carriera di“precaria storica” ho avuto modo di incontrare e conoscere innumere-voli colleghi : molti validissimi, altri … meno. “I validissimi si usuravano”con le loro 18 ore,“i … meno si consolavano con le loro 24 ore … a finemese!” La deontologia professionale impone l’autoaggiornamento acasa, correzioni di compiti scritti, lezioni da impostare per il giorno suc-cessivo, preparare compiti, test, ovviamente differenziati al fine di poten-ziare, consolidare o recuperare le nozioni apprese dagli allievi … rico-nosco il mio limite, non sarei in grado di tener fede a tutto questo conun numero troppo elevato di alunni … ”Ammiro” chi riesce ad ottemperare in tutto ciò , magari la domenicamattina e, perché no, anche la domenica pomeriggio, visto che solita-mente a chi accetta le ore eccedenti viene a decadere il “diritto” al tantodesiderato giorno libero settimanale. In seguito alla scelta (pienamentelegale, e credo che il punto sia proprio questo: è una norma da rivede-re e da abrogare) dei colleghi di ruolo di diverse discipline, di accettarele ore residue, noi precari, invece, di ”giorni liberi” ne abbiamo molti ecredo che avremo “liberi” anche gli anni a venire.Tutto ciò, a mio avviso e a quello di molti altri, non solo genera un inse-gnamento di basso profilo, ma priva anche noi precari del “famigerato”punteggio annuale, spezzando bruscamente la tenue speranza del lavo-ro a tempo determinato (il tempo indeterminato è solo una chimera).Sono le indicazioni provenienti dal Ministero gestito dalla SignoraMoratti che tendono ad “eliminare” coloro che in molti anni di preca-riato “hanno già dato” e che ormai sono troppo vecchi per cambiare

lavoro. La situazione di noi “precari storici” della scuola, è nota a molti,ma forse a un buon numero di colleghi di ruolo “stranamente“ sfugge larealtà in cui siamo confinati.Vorrei che il dibattito intorno a questi temi,e alla riforma della scuola in generale, fosse rilanciato e riaperto ad ognilivello.

Cerroni Anna Maria - [email protected]

Le organizzazioni nazionali di CGD-Coordinamento Genitori Democratici ePsichiatria Democratica, unitamente a tutti coloro che vorranno sotto-scrivere questo appello, denunciano il rischio di abuso di "pillole dellatranquillità" per i bambini, in particolare con la reintroduzione del Ritalinnel mercato farmacologico italiano. Il Ritalin è passato per decreto mini-steriale del marzo 2003 dalla tabella degli stupefacenti a quella degli psi-cofarmaci. Ora anche in Italia questo farmaco può essere somministra-to ai bambini come accade negli Stati Uniti, dove l'allarme della comuni-tà scientifica conferma la presenza di un vero e proprio esercito di pic-coli dipendenti da farmaci.Anche in Italia, su input delle case farmaceu-tiche che lo producono e commercializzano, il Ritalin può divenire la "pil-lola della tranquillità" ad uso ed abuso di genitori ed insegnanti, con il col-pevole aiuto dei pediatri che lo prescrivono senza fornire informazionisugli effetti collaterali provocati dal farmaco e sugli effetti a lungo ter-mine. Le risposte del Governo ad interrogazioni parlamentari (vediquella dell'On.Valpiana in data 19 maggio) sono assolutamente insuffi-cienti e lasciano aperti tutti i dubbi e le denunce fatte sull'uso di psico-farmaci sui minori. Perché nella sanità, come nella scuola e nei servizisociali la politica messa in atto dal governo è quella di abbattere i costitagliando i servizi. E quando si parla di salute mentale il rischio gravissi-mo è quello di privilegiare scelte di tipo farmacologico a fronte di inter-venti complessivi che sappiano mettere al centro il bambino e le sue esi-genze.Viviamo in una società che rende difficile mantenere un equilibrioin cui i bambini abbiano riconosciuti i loro spazi e le loro attività, per cuiè molto più facile e conveniente sedare queste richieste, prescrivendodiagnosi contestabilissime e funzionali solo alle logiche della scuola-azienda e del conformismo sociale. Il Ritalin è una di queste soluzioni"facili". La sindrome ADHD di iperattività ne è il pretesto adottato dallascienza globalizzata al servizio esclusivo del mercato. Non c'è dubbioche, secondo le logiche mistificanti della globalizzazione neoliberista,sarà molto più semplice inibire le coscienze infantili con psicofarmaci (epiù redditizio per chi li produce), piuttosto che investire nei ruoli dellasanità pubblica e della scuola pubblica.Alcune organizzazioni di genitori statunitensi hanno denunciato casi dimorte di una bambina di due anni e di un ragazzo di 14 anni, sottopostiad abuso di Ritalin. Dai quattro milioni ai sei milioni di bambini ameri-cani ricevono, a scuola, dosi quotidiane di un potente farmaco chiamatoRitalin.A questi vivaci ragazzini, soprattutto maschietti, è stata diagno-sticato l'ADHD (Attention Deficit Hyperactive Disorder), cioè unamalattia che provoca disturbi dell'attenzione e iperattività; una serie di"sintomi" che vengono sempre più attaccati dalla scienza onesta per laloro vaghezza, e per il pericolo di giustificare con essi l'abuso degli inter-venti sul controllo dei comportamenti.Anche in Italia si muovono organizzazioni che promuovono l'uso di que-ste sostanze, confidando sulla disinformazione e sull'angoscia di genito-ri che hanno visto diagnosticare tale "sindrome" ai loro figli. Stampa,televisione e molti siti Internet invece denunciano da tempo i pericoli diintrodurre il Ritalin nelle scuole italiane, tramite osservazioni superficia-li di poche ore tese ad individuare i soggetti iperattivi. La diagnosi diADHD si basa su osservazioni elementari e allarmanti, test tipo: "il bam-bino pone una domanda e non attende la risposta", "si muove troppo", "spes-so interrompe o si comporta in modo invadente verso gli altri; per es. irrompedei giochi degli altri bambini" e via di questo passo. La "pillola della tran-quillità" assume il sinistro significato di un mezzo di controllo sociale dimassa. Gli esperti ritengono a ragion veduta che, oltre ai casi letali regi-strati, l'assunzione di Ritalin in età infantile potrebbe portare a "tossico-dipendenze" future, trattandosi di un derivato anfetaminico sommini-strabile fin dai primi anni di vita. Per questo le nostre Organizzazionisono in prima fila nel denunciare questo abuso sui bambini. Ci appellia-mo alle Autorità dello Stato Italiano affinché farmaci come il Ritalin eassimilabili siano immediatamente ritirati dal commercio e ne siacomunque espressamente vietata la prescrizione e somministrazione inetà minorile.Facciamo appello ai medici pediatri affinché svolgano una corretta cam-pagna di informazione in merito.Facciamo appello ai Dirigenti Scolastici, agli insegnanti e ai genitori, aicomitati e coordinamenti della scuola, a tutti i soggetti impegnati suidiritti civili affinché sia sbarrata la strada ad interventi nelle scuole sol-lecitati dalle case farmaceutiche produttrici di queste vere e propriedroghe per l'infanzia. Organizziamo la disobbedienza alla falsa psichiatriadi controllo sociale.Abbattiamo le false sintomatologie come l'ADHD.Organizziamo il rifiu-to degli psicofarmaci diretti all'infanzia.Allertiamo genitori ed insegnan-ti: il Ritalin è funzionale solo alla scuola-azienda!Chiediamo a tutti i siti e a chiunque abbia possibilità di accedere ai mezzidi informazione di accogliere, diffondere e sostenere questo appello.

Psichiatria Democratica - Coordinamento Genitori Democratici

Precariato: ore eccedenti ai docentidi ruolo rosicchiano cattedre

Inquietudini sulla “pillola dellatranquillità”

Cattedre oltre le18 oreSono un'insegnante di ruolo di unascuola media superiore. In organico èstata assegnata, tra le altre, una cat-tedra di 19 ore. Con quali argomen-tazioni può l'insegnante rifiutarsi difare la 19ª ora? Può il dirigente sco-lastico assegnarla d'ufficio e conquali criteri?

La questione del superamentodelle 18 ore settimanali di catte-dra senza il consenso dell'inse-gnante è oggetto di contestazio-ne. A nostro giudizio è del tuttoillegittima l'imposizione di unacattedra con orario superiore alle18 ore, in qualsiasi forma e inqualsiasi momento (organico didiritto, organico di fatto, assegna-zione del dirigente scolasticodelle cattedre). Ciò sulla base del-l'art. 26 Ccnl 2003 e della consi-derazione che in materia di orariodi lavoro qualsiasi altra normanon è legittima se contrasta conuna norma pattizia. Su questasemplice argomentazione, abbia-mo prodotto ricorso a Nuoro e aCagliari, e in entrambi i casi i giu-dici ci hanno dato ragione, confu-tando per altro le memorie del-l'amministrazione scolastica.Contro la cattedra strutturata su19 ore si può fare legittima rimo-stranza avverso l'ordine di servi-zio scritto o diffida avverso l'orga-nico, chiedendone l'immediatarettifica per renderlo conformealle norme pattizie.

Quesiti

Supplenze evacanze di NataleMolti supplenti temporanei hanno ilcontratto che scade il giorno primadell’inizio delle vacanze di Nataleanche se il titolare sarà assente benoltre la Befana.Vorremmo sapere:a) al rientro dalle vacanze le scuole(avendo licenziato i supplenti)dovranno scorrere nuovamente legraduatorie?b) nel caso sia lo stesso docente aricoprire lo stesso incarico, avrà dirit-to al pagamento delle vacanze dinatale?

a) No. "Nel caso in cui ad un primoperiodo di assenza del titolare neconsegua un altro intervallato da unperiodo di sospensione delle lezionisi procede alla conferma del sup-plente già in servizio; in tal caso ilnuovo contratto decorre dal primogiorno di effettivo servizio dopo laripresa delle lezioni” (art. 7 DM201/2000).b) Si, “... qualora il docente titolare siassenti in un'unica soluzione adecorrere da una data anteriore dialmeno sette giorni all'inizio di unperiodo predeterminato di sospen-sione delle lezioni e fino a una datanon inferiore a sette giorni successivia quello di ripresa delle lezioni, il rap-porto di lavoro a tempo determinatoè costituito per l'intera durata del-l'assenza. Le domeniche, le festivitàinfrasettimanali e il giorno libero del-l'attività di insegnamento, ricadentinel periodo di durata del rapportomedesimo, sono retribuite e da com-putarsi nell'anzianità di servizio”(art. 37, comma 3 Ccnl 2003).

Con questo numero inauguriamouna rubrica dedicata alla posta,che ospiterà le opinioni e lecomunicazioni dei lettori.Inoltre una sezione sarà dedicataai quesiti che ci saranno posti e ai quali cercheremo di dare una rispo-sta. Potete contattarci ai nostri indirizzi e-mail:per le lettere [email protected] Giornale Cobas piazza Unità d’Italia, 11 - 90144 Palermoper i quesiti [email protected] compilando il form alla pagina del sitohttp://www.cobas-scuola.org/inviateci.html

Segnaliamo inoltre che sono disponibili numerose risposte ai quesitipervenuti alla pagina del sitohttp://www.cobas-scuola.org/faqFrame.html

Le foto di questo numero si riferiscono al grande corteo diRoma del 15 novembre 2004, promosso dal movimentocontro la riforma e dai Cobas.

Lettere

Page 18: giornale - cobasscuolapalermo.files.wordpress.coml’art. 3 del provvedimento:“Il termine di cui all’articolo 1, comma 1, della legge 28 marzo 2003,n.53,è prorogato di sei mesi.”Il

14 COBAS - novembre 2004

di Piero Bernocchi

È partita la campagna per il dirit-to di assemblea con una raccoltadi firme,nelle scuole e fuori.È unacampagna inserita in un contestoampio e importante di ripresa diattenzione su un tema crucialeper la democrazia nel nostropaese:come restituire ai lavorato-ri/trici i diritti democratici e sin-dacali di rappresentanza, di auto-tutela, di trattativa in nome deipropri interessi, di libertà di paro-la e di propaganda nei luoghi dilavoro. Diritti che in questi anni,passo dopo passo, sono statiridotti ai minimi termini con ilcontributo di governi di centro-destra come di centrosinistra e,soprattutto, dei sindacati concer-tativi e maggiormente rappresenta-tivi che vogliono conservare persé il monopolio della rappresen-tanza di chi lavora.

La centralità del diritto diparola nei luoghi di lavoroIl cuore di questa campagna è ildiritto di parola nei luoghi di lavo-ro, e quindi soprattutto il dirittodi libera assemblea in orario diservizio per qualsiasi organizza-zione sindacale, ma anche perqualsiasi gruppo significativo dilavoratori/trici che voglia usare ilmonte-ore previsto per le assem-blee per riunirsi liberamente congli interlocutori che preferisce.L’appello per il diritto di assem-blea potrà essere firmato dailavoratori/trici della scuola maanche da tutti coloro che, puroperando in altri contesti, riten-gono che non ci possa esseredemocrazia in un paese se, primadi tutto, non ci sono diritti demo-cratici garantiti laddove maggior-mente passa il conflitto e ovesopratutto si forma la coscienzaindividuale del proprio ruolo nellasocietà: e cioè i posti di lavoro.L’appello parte da una considera-zione sull’entità degli abusi in ter-mini di sottrazione dei diritti nellascuola e da una denuncia: “Noi,insegnanti, lavoratori/trici Ata dellascuola, genitori, studenti, cittadini eassociazioni democratiche denuncia-mo la gravissima situazione creatasinelle scuole e, in generale, nei luoghidi lavoro, in tema di libertà e demo-crazia sindacale. In particolare, il dirit-to di assemblea in orario di lavoro,cosìcome l’accesso alla trattativa naziona-le e la fruizione dei diritti sindacali ingenere, è riservata ai sindacati «mag-giormente rappresentativi»”.

I paradossi antidemocraticidella rappresentativitàE l’appello prosegue mettendo inrilievo i paradossi dei criteri perstabilire la rappresentatività deisindacati nella scuola e nel pubbli-co impiego: “La rappresentatività siraggiunge con il 5% di media traiscritti e voti alle elezioni RSU, ma èpossibile votare per un’organizzazio-ne solo se questa riesce a trovare unlavoratore disponibile a impegnarsicome RSU in una singola scuola,per-ché non è ammessa, accanto alleliste locali, la presentazione di unalista nazionale: è come se si sceglies-se la composizione del Parlamentomediante elezioni per i Consigli dicircoscrizione!”.E a meccanismi elettorali truccatisi accompagnano anche modalitàdi partecipazione alla campagna

elettorale ancora più truccate:“Ai Cobas è stato tolto il diritto diassemblea nel 1999 dal MinistroBerlinguer prima che si svolgesserole prime elezioni RSU; il che ha signi-ficato partecipare a due tornateelettorali con le carte truccate, senzapar condicio, senza diritto di parolaper tutti. Sarà un caso che nessunaorganizzazione, tranne chi l’avevagià, sia riuscita a conquistare attra-verso le elezioni per le RSU la “mag-giore rappresentatività”? Il trucco c’èe si vede: senza assemblee, senzadiritto all’affissione, senza possibilitàdi fare propaganda non è semplicetrovare candidati e raccogliere voti!”.Come se non bastasse, dopo avertolto ai Cobas e ad altre struttu-re sindacali ogni diritto di parolanelle scuole, si sono attaccatianche i diritti di espressione deisingoli eletti/e nelle RSU:“Con unapalese violazione dello Statuto deilavoratori e dello stesso Accordo qua-dro per le RSU nel pubblico impiego,il CCNL della scuola del 2001 haimpedito di indire assemblee alla sin-gola RSU (di fatto, quindi, alle soleRSU Cobas e delle altre organizza-zioni non “maggiormente rappresen-tative”, visto che le altre possonofarlo attraverso il sindacato di riferi-mento) riservando questo potere soloalla maggioranza della RSU nel suocomplesso: un altro bell’esempio didemocratica tutela delle minoranze!”.

La democrazia non è divisibileL’appello chiede a tutti/e di pro-nunciarsi, invita a non rifugiarsi nelponziopilatismo, a non pensare chela democrazia sia divisibile, checioè si possano tutelare i propridiritti mentre, accanto, vengonoschiacciati quelli di altri/e: “Togliereun diritto a qualcuno è sempreun’ingiustizia che riguarda tutti, per-ché non è consentita la libera mani-festazione e circolazione delle idee.Se, invece si afferma l’idea che sitratta di un problema che riguardasolo chi è discriminato siamo in pre-senza di una profonda degenerazio-ne della qualità della democrazia.Infatti, togliere la parola ai Cobas eal sindacalismo di base significa

anche impedire ai lavoratori di sce-gliere liberamente a quale assem-blea in orario di lavoro partecipare,come utilizzare il monte orario di 10ore che costituisce prima di tutto undiritto di tutti i lavoratori in quantotali, indipendentemente dalla loroiscrizione o meno a un sindacato edal carattere “rappresentativo“ omeno di quest’ultimo. Ma ciò chesvela la ratio della normativa vigenteè il fatto che neanche la maggioran-za dei lavoratori di una scuola possacon la raccolta di firme convocareun’assemblea: il che significa che lanorma configura il diritto di assem-blea come diritto dei soli sindacatirappresentativi e non di tutti i lavo-ratori, con una palese violazione deiprincipi costituzionali”.

Il referendum non bastaA proposito di chi ritiene oggiche il cuore della democrazia neiluoghi di lavoro sia da ricercaresoprattutto in meccanismi refe-rendari che consentano ai lavora-tori di pronunciarsi sugli accordie sui contratti mediante votazio-ni, precedenti e successive agliaccordi stessi per convalidarli oannullarli, l’appello ricorda chequesto è solo un aspetto di pro-cedura democratica da imporrenei luoghi di lavoro, ma non è néil primo né il più importante odirimente, perché senza unademocrazia reale della rappresen-tanza e della presa di parola, vota-re ad un referendum non cambiagran chè, visto che a trattarevanno sempre gli stessi e che direno non basta se non si hanno glistrumenti per articolare e fardivenire maggioritari i singoli si.“L’assemblea in orario di lavoro è illuogo dove si confrontano liberamen-te idee diverse (sui contratti, sullariforme della scuola, in generale sullapolitica scolastica), dove si forma lavolontà collettiva dei lavoratori. Sitratta, quindi, di un passaggio crucia-le per tutti gli altri aspetti dell’attivi-tà sindacale: concedere solo ad alcu-ni tale diritto significa che la stessarappresentatività reale di chi propo-ne piattaforme, firma contratti, indice

scioperi è gravemente minata allabase. Anche la stessa sacrosantarichiesta di sottoporre a referendum icontratti non avrebbe senso se nonviene prioritariamente ripristinata lalibertà per tutti di indire assemblea!”.

Una valanga di firme perl’assemblea a tutti/eL’appello si conclude con la pro-posta/richiesta sulla quale voglia-mo raccogliere una valanga difirme che diano forza alle iniziati-ve di lotta che,a partire da dicem-bre, articoleremo a tempo inde-terminato, fino al raggiungimentodell’obiettivo: “Per tutti questi moti-vi i sottoscritti firmatari chiedono:- che sia riconosciuto ai Cobas, aglialtri sindacati di base e a tutte leorganizzazioni sindacali, senza dis-criminazioni, il diritto di convocareassemblee in orario di lavoro, inmodo che i lavoratori/trici possanoliberamente decidere come usare leproprie 10 ore annue di assemblea;- che sia riconosciuto ailavoratori/trici di una scuola (cosìcome di un ufficio, di una fabbrica ...)il diritto di convocare assemblee inorario di lavoro con la raccolta di unnumero adeguato di firme.”

Per una verarappresentanza democraticaA questa campagna i Cobasaffiancheranno una articolata edampia battaglia per l’affermazionedi criteri democratici per stabilireuna vera e trasparente forma dirappresentanza dei lavoratori aitavoli di trattativa nazionale elocale,nonché negli organi di con-trattazione a livello aziendale o disingolo posto di lavoro.A tal pro-posito proporremo almeno seicriteri da garantire affinché sipossa parlare di rappresentanzademocratica della volontà dei lavo-ratori/trici di una categoria, di uncomparto, di una singola aziendao posto pubblico e privato dilavoro:1) la rappresentanza nazionale alivello di categoria deve esserestabilità mediante elezioni su listenazionali, che consentano ad

ognuno di votare per le organiz-zazioni che preferisce, non obbli-gandolo, come avviene adessonella scuola e nel pubblico impie-go, a presentarsi come candida-to/a per la Rsu del proprio postodi lavoro al fine di consentire aicolleghi/e di quel posto di lavorodi votare per l’organizzazione delcandidato. In altri termini, in unluogo lavorativo ci potrebberoessere decine di lavoratori inten-zionati a dare la rappresentanza aiCobas o ad altri, senza che ve nesia alcuno voglioso di fare il sinda-calista RSU: e a questi va data lapossibilità di votare sul pianonazionale chi ritengono opportu-no, esprimendosi con il voto sudue livelli e due schede,una per larappresentanza nazionale e unaper la rappresentanza nel luogo dilavoro: esattamente come, a livel-lo politico, accade quando giusta-mente si separano le elezioni dicircoscrizione o comunali daquelle nazionali o europee;2) se si fissa una quota percen-tuale di voti che consenta di rag-giungere la rappresentatività, lapartecipazione alle trattativenazionali e i conseguenti diritti,questo non deve impedire alleorganizzazioni, che non raggiun-gono la rappresentatività in quellaelezione, di riprovarci alla prossi-ma, conservando dunque i dirittiminimi di assemblea e propagandanei luoghi di lavoro, che vannolasciati a tutti/e senza eccezioni; ildiritto di assemblea, poi, va attri-buito anche a gruppi di lavorato-ri/trici non iscritti a nessun sinda-cato, fissando una quota minimapercentuale di firme da raccoglie-re tra i lavoratori/trici dello speci-fico ufficio o azienda o scuola;3) nelle elezioni delle RSU non cidevono essere quote garantite anessuno, come invece viene fattoora nel lavoro privato (33% asse-gnato d’ufficio ai confederali, indi-pendentemente dai voti ottenuti):insomma tanti voti, tanti eletti,senza regali ad alcuno;4) i singoli eletti RSU devonopoter convocare assemblee, indi-pendentemente da quelle convo-cate dalla RSU nel suo complesso;5) alle elezioni RSU, come a quel-le per la rappresentanza naziona-le, devono potere partecipare, informa attiva e passiva, anche iprecari in servizio nel luogo dilavoro al momento delle elezioni;6) ogni accordo o contratto, acarattere locale o nazionale, vasottoposto a referendum vinco-lante tra i lavoratori del compar-to o del singolo posto di lavoro,che devono approvarlo o respin-gerlo: ma, pur essendo questo unpassaggio democratico assaiimportante, lo abbiamo indicatoper ultimo, al fine di sottolinearecome senza una democrazia amonte non ce ne può essere unareale a valle, cioè solo nelmomento conclusivo del proces-so decisionale.Su queste proposte svilupperemouna campagna in parallelo a quel-la per il diritto di assemblea nellescuole e daremo vita a varieforme di lotta sul tema, nonché aconvegni e seminari, ove coinvol-gere tutte le forze politiche, sin-dacali e sociali che affermano diavere a cuore i problemi dellademocrazia e della libertà di paro-la e azione nei luoghi di lavoro.

C’è sempre qualcunopiù uguale?Prosegue la campagna per il diritto di assemblea

D i r i t t i

Page 19: giornale - cobasscuolapalermo.files.wordpress.coml’art. 3 del provvedimento:“Il termine di cui all’articolo 1, comma 1, della legge 28 marzo 2003,n.53,è prorogato di sei mesi.”Il

COBAS - novembre 2004 D i r i t t i 15

Il 2 dicembre inizia il processocontro 13 attivisti accusati dicospirazione, associazione sov-versiva, associazione a delinquere.A due anni dagli arresti, dopodiversi passaggi di fronte al tribu-nale della libertà e la fase dell’u-dienza preliminare, la lunga vicen-da giudiziaria dei “cospiratori”della rete del Sud Ribelle giungefinalmente al dibattimento dimerito, in altre parole, al proces-so vero e proprio.In questi anni non è mai venutameno agli imputati la solidarietàattiva, oltre che dei “compagni distrada” del movimento, delmondo dell’associazionismo, deisindacati, dei partiti politici piùvicini alle istanze del movimento,dell’Università della Calabria,dellaChiesa e di molte amministrazio-ni comunali calabresi, in primisquella del Comune di Cosenza.Aquesta si è unita, in modo ampioe diffuso, la calorosa solidarietà ditanti cittadini di Cosenza, diRende,e di tanti altri comuni cala-bresi.Le ragioni di tanta attenzione,frutto allora dell’indignazione perl’enormità della misura degli arre-sti e per l’incredibilità delle accu-se, si ripropongono intatte al pro-cesso. Due anni fa fummo tutti ingrado di giudicare l’assurdità di uncastello accusatorio che, senzapresentare alcuna prova concre-ta, pretendeva in definitiva di leg-gere come una sequela di attivitàcriminose la limpida vicenda d’im-pegno politico, sociale, sindacale eculturale che gli imputati condu-cevano alla luce del sole e nelpieno rispetto dei principi costi-tuzionali. Oggi prendiamo attodella pericolosità di un processoche si avvia senza che il castelloaccusatorio sia stato in alcunmodo mitigato dalla pubblicaaccusa, con tre imputati sottopo-sti alla misura inutilmente vessa-toria dell’obbligo di firma, con lascesa in campo persino del gover-no, che ha avanzato la fantasiosarichiesta di un indennizzo di cin-que milioni di euro per danniall’immagine.Sappiamo bene come vi sia statanegli ultimi anni in Italia una rispo-sta repressiva alla crescita di unforte movimento plurale di con-testazione delle scelte ultraliberi-ste nel governo dell’economia

globale, delle politiche di drasticariduzione delle libertà fondamen-tali e dei diritti dei lavoratori, deibambini, delle donne, dei migrantie dei rifugiati, dell’incessante azio-ne di distruzione degli ecosistemie delle risorse naturali, dellamostruosità della guerra.Questo movimento ci ha vistotutti partecipi, sia pur nella diver-sità di culture e di posizioni poli-tiche che ci contraddistingue. Èanche da quell’esempio che alcu-ne straordinarie lotte in diverserealtà meridionali hanno trattoispirazione e linfa vitale: la lottadegli stabilimenti meridionali dellaFiat a Termini Imerese, Melfi eCassino; la coraggiosa battaglia didignità delle operaie e degli ope-rai della Polti di Cosenza in difesadei diritti sindacali; le eccezionaligiornate di protesta del popolodella Basilicata contro il depositodi scorie nucleari a Scanzano edei cittadini di Acerra contro l’in-ceneritore; le lotte dei disoccupa-ti napoletani e di tutto il sud peril diritto a un futuro; la battagliadei ricercatori, dei docenti e deglistudenti dell’Università dellaCalabria e di tanti altri atenei ita-liani contro gli scriteriati progettidi nuova precarietà e privatizza-zione dell’università pubblica; lelotte dei migranti per un’esisten-za dignitosa e dei rifugiati per ildiritto d’asilo.Esiste un filo rosso che lega leaccuse rivolte oggi ai trediciimputati (e a tanti altri attivisticoinvolti in procedimenti analo-ghi) e l’azione collettiva di migliaiadi cittadini del sud e del resto delpaese. Sul banco degli imputatisiedono oggi non tanto le vicendepeculiari di tredici persone ma isacrosanti diritti di libera manife-stazione del pensiero, di espres-sione del dissenso verso le politi-che di qualsivoglia istanza digoverno, di scendere in piazza, diorganizzare riunioni e dibattiti, discrivere articoli e volantini, dimandare e-mail e gestire siti web,persino di parlare al telefono.Per questi motivi affermiamo chequesta vicenda ci riguarda tutti davicino e che è necessario impe-gnarsi per costruire assieme ini-ziative di solidarietà con gli impu-tati e di informazione e sensibiliz-zazione dei cittadini in vista delprocesso.

Un processoche ci riguardaContro il "teorema Cosenza"Noi, insegnanti, lavoratori/trici ATA della scuola, genitori, studenti, cittadini e associazioni democratiche denun-

ciamo la gravissima situazione creatasi nelle scuole e, in generale,nei luoghi di lavoro, in tema di libertà e demo-crazia sindacale. In particolare, il diritto di assemblea in orario di lavoro, così come l’accesso alla trattativanazionale e la fruizione dei diritti sindacali in genere, è riservata ai sindacati “maggiormente rappresentativi”.Asua volta, la rappresentatività si raggiunge con il 5% di media tra iscritti e voti alle elezioni RSU, ma è possibi-le votare per un’organizzazione solo se questa riesce a trovare un lavoratore disponibile a impegnarsi comeRSU in una singola scuola, perché non è ammessa, accanto alle liste locali, la presentazione di una lista nazio-nale: è come se si scegliesse la composizione del Parlamento mediante elezioni per i Consigli di circoscrizio-ne! Inoltre, ai Cobas è stato tolto il diritto di assemblea nel 1999 dal Ministro Berlinguer prima che si svol-gessero le prime elezioni RSU; il che ha significato partecipare a due tornate elettorali con le cartetruccate, senza par condicio, senza diritto di parola per tutti! Sarà un caso che nessuna organizza-zione, tranne chi l’aveva già, sia riuscita a conquistare attraverso le elezioni per le RSU la “maggiore rappresen-tatività”? Il trucco c’è e si vede: senza assemblee, senza diritto all’affissione, senza possibilità di fare propagan-da diventa molto difficile trovare candidati e ottenere voti!Inoltre, con una palese violazione dello Statuto dei lavoratori e dello stesso Accordo quadro per le RSU nelpubblico impiego, il CCNL della scuola del 2001 ha impedito di indire assemblee alla singola RSU (di fatto,quindi, alle sole RSU Cobas e delle altre organizzazioni non “maggiormente rappresentative”, visto che le altrepossono farlo attraverso il sindacato di riferimento) riservando questo potere solo alla maggioranza della RSUnel suo complesso: un altro bell’esempio di democratica tutela delle minoranze!Togliere un diritto a qualcuno è sempre un’ingiustizia che riguarda tutti, perché non è consen-tita la libera manifestazione e circolazione delle idee. Se, invece si afferma l’idea che si tratta diun problema che riguarda solo chi è discriminato siamo in presenza di una profonda degenera-zione della qualità della democrazia. Infatti, togliere la parola ai Cobas e al sindacalismo di basesignifica anche impedire ai lavoratori di scegliere liberamente a quale assemblea in orario dilavoro partecipare, come utilizzare il monte orario di 10 ore che costituisce prima di tutto undiritto di tutti i lavoratori in quanto tali, indipendentemente dalla loro iscrizione o meno a unsindacato e dal carattere rappresentativo o meno di quest’ultimo.Ma ciò che svela la ratio profonda della normativa vigente è il fatto che neanche la maggioranza dei lavo-ratori di una scuola possa con la raccolta di firme convocare un’assemblea: il che significa che lanorma configura il diritto di assemblea come diritto dei soli sindacati rappresentativi e non di tutti i lavorato-ri, con una palese violazione dei principi costituzionali.L’assemblea in orario di lavoro è il luogo dove si confrontano liberamente idee diverse (sui contratti, sulla rifor-me della scuola, in generale sulla politica scolastica), dove si forma la volontà collettiva dei lavoratori. Si tratta,quindi, di un passaggio cruciale per tutti gli altri aspetti dell’attività sindacale: concedere solo ad alcuni tale dirit-to significa che la stessa rappresentatività reale di chi propone piattaforme, firma contratti, indice scioperi ègravemente minata alla base.Anche la stessa sacrosanta richiesta di sottoporre a referendum i contratti nonavrebbe senso se non viene prioritariamente ripristinata la libertà per tutti di indire assemblea! Per tutti que-sti motivi i sottoscritti firmatari chiedono:- che sia riconosciuto ai Cobas, agli altri sindacati di base e a tutte le Organizzazioni Sindacali,senza discriminazioni, il diritto di convocare assemblee in orario di lavoro, in modo che i lavo-ratori possano liberamente decidere come usare le proprie 10 ore annue di assemblea;- che sia riconosciuto ai lavoratori/trici di una scuola (così come di un ufficio, di una fabbrica ...) ildiritto di convocare assemblee in orario di lavoro con la raccolta di un numero adeguato di firme.

nome e luogo e data qualifica email firmacognome di nascita

Appello per il dirittodi assemblea

da fotocopiare, sottoscrivere e inviare alla sede nazionale Cobas - fax 06 77206060

Il testo dell’AppelloTra i primi firmatari: Pino Sgobio (capogruppo Pdci alla Camera), Katia Belillo, Maura Cossutta, Severino Galante, GabriellaPistone (deputati/e Pdci); Franco Giordano (capogruppo Prc alla Camera), Gigi Malabarba (capogruppo Prc al Senato),Titti DeSimone, Alfonso Gianni, Giovanni Russo Spena (deputati/e Prc); Luana Zanella (capogruppo Verdi alla Camera), MauroBulgarelli,Paolo Cento (deputati Verdi);Paolo Beni (presidente naz.Arci),Raffaella Bolini (resp. Internaz.Arci);Giorgio Cremaschi(segretario naz. Fiom); Gabriele Polo (direttore "Il Manifesto"), Piero Sansonetti (direttore "Liberazione"), Salvatore Cannavò(vice-direttore "Liberazione"), Marco Berlinguer (direttore "Transform"), Anna Pizzo (redaz. "Carta"); Vittorio Cogliati Dezza(resp. naz. Legambiente Scuola e Formazione), Marco Bersani (Consiglio nazionale Attac), Gianni Fabbris (portav. naz.Altragricoltura); Rete Studentesca "Sempreribelli", Francesco Polcaro (resp. naz. Scuola Pdci), Loredana Fraleone (resp. naz.Scuola Prc),Michele De Palma (coord.naz.Giovani Comunisti), Federico Tomasello (resp.Naz.Scuola Giovani Comunisti),MarcelloVigli (coordinamento "Per la scuola della Repubblica"); Alfio Nicotra (resp .naz. Pace Prc), Nella Ginatempo ("Bastaguerra");Gianfranco Bettin (pro-sindaco di Mestre), Beppe Caccia (assessore Comune di Venezia), Sergio Giovagnoli (Arci presid. Reg.Lazio), Paolo De Marchi (presidente Verdi Veneto), Renzo Scortegagna (assessore Comune di Padova),Aurora D'Agostino (con-sigl. Comunale Padova), Chiara Rossin (assessore Comune di Abano Terme), Franco Caldon (consigl. Provinc. Padova), FrancescoMiazzi (consigl. provinc. Padova).

Page 20: giornale - cobasscuolapalermo.files.wordpress.coml’art. 3 del provvedimento:“Il termine di cui all’articolo 1, comma 1, della legge 28 marzo 2003,n.53,è prorogato di sei mesi.”Il

16 COBAS - novembre 2004S a p e r i

di Salvo Vaccaro

Per lunghi, troppi, secoli il saperesi è caratterizzato per la sua rare-fatta elitarietà. Se è vero che ognipratica sociale, tanto nelle suerappresentazioni collettive quan-to nelle sue invaginazioni private,si definisce come un sapere, tal-volta inarticolato, che incrocia ilcampo delle significazioni mate-riali come potere che crea unanuova figura di realtà, passandodal potenziale in quanto orizzon-te libero di ciò che si apre alreale, al possibile in quanto sele-zione che vaglia il grado di plausi-bilità di tale apertura, sino al pos-sibile-ora che la concretizza met-tendola in scena, è altrettantovero che la codificazione simboli-ca di questa pratica sociale, pro-prio per la sua rilevanza in termi-ni di potere, è sempre stata unaposta in palio di appropriazione efortificazione da parte di élitespretendenti ad occupare la posi-zione di prestigio e di privilegioche la detenzione delle chiavimagiche del nesso sapere-poterecomporta.

La decifrazione sciamanica delsapere destinale della comunità,l’acquisizione guerriera dellaforza e dell’astuzia militare per lasalvaguardia della comunità, l’abili-tà retorica del politico che cattu-ra menti e parole suadenti, l’asce-si spirituale del santone in presadiretta col dio di turno, rappre-sentano figure e configurazionivariabili del nesso sapere-poterein capo a élites che dominano sin-golarmente la scacchiera deipoteri istituzionali, dei regimi dis-corsivi, della produzione dinorme, delle forme (trascenden-tali) di giustificazione e legittima-

zione. È all’interno di tale scac-chiera che si succedono le élites,le combinazioni di peso relativotra le varie configurazioni, in un'u-nica espressione la trama dellerelazioni di potere la cui cono-scenza costituisce il segreto dellasua conquista e della competenzaal suo mantenimento.

L’unità di tale nesso era da dissi-mulare: gli arcana imperii relegava-no l’intelligibilità delle mosse delpotere e dei potenti in unadimensione misteriosa e in quan-to tale inaccessibile alla comunecomprensione dei mortali, giac-ché la detenzione del potere eramimesi diretta di una investituradivina, che solo una casta dimediatori accreditati potevaintuire per privilegio di rivelazio-ne, mentre la linearità ereditariadel potere mondano escludevaper principio una concorrenzaillegittima, ossia tra non-pari. Ilgioco tattico si svolgeva nei sot-terranei delle regge, vivacizzandoun tempo e uno spazio (se nevedano i riflessi sia nelle tragediegreche che in Shakespeare) chealtrimenti, fuori dalle mura delpalazzo, erano scanditi lungo unasse di piattezza in cui tutto scor-reva senza cambiamenti, irreversi-bilmente ma senza rotture dicontinuità, pure in presenza dirivolte, guerre, spedizioni sangui-nose, golpe di palazzo e sangue,tanto sangue versato dai povericristi che, ciechi al sapere-potere,rielaboravano la loro sorte dis-graziata come immutabile destinofatale.

L’attacco antielitario alla cittadellafortificata del sapere-potere nonè solo un gioco tattico teso allasuccessione delle posizioni sul

campo. Non si tratta solo diriuscire faticosamente ad accede-re penetrando all’interno dellafortezza assediata, ma anche direstituire visibilità pubblica a talenesso scompaginando le figureche pretendevano per sé la dis-giunzione tra pubblicità ed unitàstrategica di conoscenza e pote-re. La condanna a morte diSocrate segna una tappa di taleconflitto per l’unità del sapere: lacicuta che la polis impose di bereal principe dei sofisti simboleggiauna battaglia al momento persa,ma anche la breccia attraverso cuitrovare un accesso che rappre-senti un canale di scorrimentomobile per la diffusione quantopiù ampia possibile tanto deisaperi, quanto del potere. Solocon la modernità tale varco, aper-to e rinchiuso secondo le diversevicende storiche, si impone comeassetto istituzionale che colmasecondo una unità duale l’immagi-nario-simbolico ed i processimateriali.

L’architettura binaria del saperemoderno – scienze umane escienze esatte – spazza via le figu-re che facevano dell’occultamen-to del sapere la chiave di accessoal potere, fornendo ad esso unaformula giustificativa non rivoltaal pubblico, bensì al rappresentan-te terrestre del dispensatore dilegittimità trascendentale, nonchée soprattutto ai competitors la cuiforza era comunque e dovunqueuna minaccia costante a ognipotere istituito (il ritorno diUlisse a Itaca è l’emblema poeti-co-letterario di tale dinamica). SiaPopper che Kuhn convergono nelrilievo determinante per il qualesolo la riproducibilità pubblica, siapure in laboratorio, secondo

modelli di controllo verificabili efalsificabili, garantisce la scientifici-tà di una teorizzazione. La gesta-zione faticosa dell’avvento dellamodernità - segnata emblemati-camente con la rivoluzione diCopernico che mette al centrodel sistema il sole quale sostitutosecolare dell’occhio divino, maall’interno di un piano organico dimoti celesti la cui cifra essenzialeera rappresentata dall’individuocosmico, antesignano dell’umanitànella sua unità - riassorbe il sape-re-potere nella sovranità che legainsieme la nascita dello statoquale unica entità politica ricono-sciuta e perseguibile (ancora oggi,in epoca globale di preteso disfa-cimento dello stato nazionale) ela dimensione culturale e simboli-ca che vede trionfare il codiceunitario di razionalità rispetto aglialtri codici (espellendo il saperealchemico in primis,bollato al paridella stregoneria quale saperenon vero e illegittimo), e subordi-nando a sé saperi residui, circo-scritti in enclaves ristrette da cuinon costituiscono più una minac-cia al suo predominio.

L’accentramento politico-territo-riale che segna lo stato moderno,privato di legittimità divina, ridis-loca sul piano del sapere pubblicola giustificazione della forza qualecriterio decisivo del potere. Loscambio tra libertà e sicurezzache, secondo Hobbes, anima ilcontratto sociale nel suo duplicerisvolto sintattico – patto fondati-vo della società e patto di sogge-zione al sovrano - si situa in unoscenario paradigmatico (e affattorealistico) facilmente soggetto alcalcolo da parte di ciascun indivi-duo che sia al contempo dotatodi ragione e deprivato di insanepassioni (la follia, come lo smarri-mento emozionale, è l’altra facciaoscura della razionalità). Talesapere - disponibile ad ognimente ben disposta, libera da pre-giudizi e aperta all’argomentazio-ne ragionevole, ossia istruita diqualcosa metodicamente riversa-ta in essa - è la razionalità unitariae bicipite insieme, che divieneaccessibile per chiunque si allenial suo raggiungimento: è l’epocadell’universitas come unica via diconseguimento del sapere ormaiaccreditato, esattamente comel’uni-verso segnava l’orizzonte diverità cosmica sotto la cui volta sigiocavano le vicende mondanenelle diffrazioni policentriche di unnucleo universale unico e unitario.

La ragione nella sua potenza diastrazione si ergeva come mac-china di calcolo per ricondurre adunità le differenze: la proliferazio-ne di sfere di sapere che moltipli-cavano la dualità del moderno(scienza economica, politica,sociale, giuridica, linguistica, antro-pologica, morale, ecc. nella metàcampo umanistica; scienza mate-matica, fisica, chimica, biologica,botanica, astronomica, medica,ecc. in quella propriamente scien-tifica) era controllata da unamatrice astratta della razionalitàla quale, per ogni disciplina cheman mano storicamente si affer-mava strappando autonomia persé e per il proprio apparato isti-tuzionale, poneva un codice diastrazione che riassumeva sotto

di sé i segni molteplici per ricon-durli nell’unico senso ammesso:l’unità del sapere. Ecco allora lanorma, la moneta, il linguaggio, il(sentimento del) dovere, qualitrait d’union tra differenziazione eunità, in cui la frammentazionedispersiva è funzionale all’unitàrazionale della potenza di astra-zione che mima, sul piano delsapere, l’accentramento politico-territoriale dello stato sul pianodel potere. Le discipline, comeormai si chiamano i diversi saperi,sono disciplinate da una matricedi razionalità che dirime conflitti,assegna compiti, suddivide funzio-ni, tassonomizza pertinenze, con-solida regimi, istituisce apparati,intrecciando in forma ineditasapere e potere nella nuova con-figurazione inaugurata dallamodernità.Come mostra Foucault,parole e cose ritrovano nellamodernità quella congiunzioneapparentemente contraddettadalla disgiunzione del sapere intante discipline nella cui specifici-tà singolare si perviene ad unità.

Oggi la pluralità delle sfere delsapere è un fatto insormontabileche non pone più in questione lagestione di una unità ormaiinfranta, effetto mimetico di unaunità trascendentale di stampodivina, secolarizzata in una meta-morfosi che annoda saperi fram-mentati e poteri decentrati senzacontraddizione.Tuttavia la posta siè estesa: dall’antica lotta per l’ac-quisizione di disponibilità a saperielitari, dal moderno conflittointorno al soggetto di gestionedel nesso sapere-potere, a partiredal 1968 (data emblematica econvenzionale insieme) avanzauna battaglia sulla produzioneautonoma di sapere e potere, conl’elaborazione di differenti ipotesidi intreccio reciproco che dàluogo a configurazioni orizzontali,e non più verticali, di tale nessocruciale. L’allargamento pubblicodei canali di accesso, coniugatocon la miniaturizzazione delletecnologie di sapere e un relativobenessere che sposta le matriciconsumistiche di spesa ancheverso il genere culturale, ha disse-minato in alcune aree del pianetatoccate da quei processi il mododi produzione, aprendo l’orizzon-te a inediti approcci di declinaresapere libero e potere di sottra-zione al già-dato, al conforme,all’uni-forme. L’emancipazione delsapere dalla griglia disciplinareorientava l’acquisizione e lagestione non più verso una nuovaunità egemonica dalla quale ope-rare l’ennesima operazione disussunzione ripetitiva del moduloiscrittorio di sempre, bensì versola creazione di percorsi frastaglia-ti in cui la frammentazione plura-le del sapere potesse rispecchiarela dissoluzione della sua unitàsotto forma di percorsi moltepli-ci e plurali di connessione trans-insulari, proiettando una mappaad arcipelago irrelata da unamiriade di concatenazioni libere,automoltiplicantisi, liberamenteirradianti verso altri arcipelaghi disapere.

Tale immagine si riverberava, erispecchiava al contempo, unanuova idea di potere orizzontaleche disponesse le forze in un

Sapere gratuito esottrazione al potereDall’unità alla disseminazioneDalla frammentazione alla frantumazione

Page 21: giornale - cobasscuolapalermo.files.wordpress.coml’art. 3 del provvedimento:“Il termine di cui all’articolo 1, comma 1, della legge 28 marzo 2003,n.53,è prorogato di sei mesi.”Il

COBAS - novembre 2004 S a p e r i 17

gioco non-autoritario in cui lasovranità veniva ad essere annul-lata senza precipitare nell’anomiaannichilente da cui essa riemergecome istanza di ordine e sicurez-za. Il nesso sapere-potere del ’68assumeva il sapore libertario dellafantasia creativa ed eretica alpotere, facendo della frammenta-zione dei saperi una virtù, piutto-sto che un limite da ricondurread unità. La disseminazione delsapere e del potere rendeva pos-sibile l’emergenza di diversi sog-getti,ugualmente legittimati a rita-gliarsi le forme-di-vita loro dispo-nibili, tanto nel conflitto quantonella convivenza plurale di diffe-renti (un debito rintracciabile sianell’irruzione della prospettiva digenere, sia nell’esodo volontarioverso nuove e-utopie). La produ-zione di profili esistenziali liberatie liberatori estendeva a dismisurala trama di sapere e potere, rian-nodando ogni volta un ordito dif-ferenziato che si sottraeva adogni pretesa egemonica tanto delsapere disciplinare, quanto delpotere regolamentare. La schiu-sura di orizzonti superava la con-trapposizione tra unità e fram-mentazione, liberava energieprima intrappolate al centro delladialettica tra stato e società omarginalizzate con violenza negliinterstizi di miseria – al pari delleperiferie del pianeta ove domina-va la povertà e l’ingiustizia in ogniordine – e infine offriva l’oppor-tunità di produrre saperi e poterial di fuori dei regimi discorsivi edegli apparati istituzionali, pervasidall’ansia di controllo all’unità, siapure nelle articolazioni decentra-te offerte dalle liberal-democra-zie vigenti.

È la stagione felice delle speri-mentazioni extra-istituzionali,della fantasia al potere, dell’esplo-razione di altri mondi interiori,della costruzione edificante dicomunità alternative, della fuoriu-scita di innumerevoli saperi dallagabbia delle discipline istituite ecodificate accademicamente, dellaformazione dal basso di nuoveconoscenze diffuse attraversonuovi strumenti che ricombinava-no creativamente oralità e scrit-tura, pathos e ratio, eros e Kultur,gesto e parola, segno e significa-zione, visualità e cifra. La “gaiascienza” di Nietzsche sembravarealizzarsi nella giocosa anarchiadel sapere e del potere ad ognilivello, sia conflittuale nello scon-tro quotidiano, sia parallelo nellaprogettualità di mondi di vita dainventarsi nel singolare pluraleche contraddistingueva una epocasovversiva all’ennesima potenza.Anche le istituzioni e gli apparaticostruiti progressivamente neltempo da mano e mente liberalivenivano scardinate e rovesciatedall’interno e dall’esterno, secon-do una duplice mossa tenaglia discavo e incavo che recuperavaquanto di integrabile nella nuovatrama di sapere-potere, mentrerigettava senza appello ciò che sirendeva percepibile nella suaintollerabilità assoluta. La dissemi-nazione incitava alla pluralitàirrappresentabile, che pure trova-va saldo aggancio nella vita quoti-diana restituita per la prima voltaal vissuto non più irretito in ununico e unitario significato dispo-

tico. Mao, con i suoi cento fiori, el’anti-Edipo hanno segnato, nelbene e nel male, nella fedeltà enell’incoerenza di tale promessadi felicità non più dilazionabile, iconfini di spazio e di tempo ditale formidabile stagione di attac-co sottraente al potere-sapere.Così il ’68 intendeva prendere sulserio l’emancipazione dalla minori-tà incitata sin dai Lumi kantiani …

La disseminazione dei saperi sfug-giva al controllo del potere dialet-tico di unità-frammentazione: ilcontrattacco non mira a ripristi-

nare regressivamente una dispo-sizione ormai dissolta, bensìpunta alla frantumazione (definiti-va?) delle condizioni contestualigrazie alle quali è stato possibileassaltare il cielo senza aver chie-sto prima il permesso. Sono rin-tracciabili almeno tre direttrici diquesto contrattacco: lo svilimen-to della pubblicità dell’apparatoistituzionale di massa di cui ormairegistrare il fallimento nel discipli-namento degli orientamenti disapere; la precarizzazione delleforme di autonomia anche reddi-tuale che fungono da presuppo-sto di tempo liberato da dedicarealla cura (culturale) di sé; la tra-sformazione del regime discorsivodel sapere di cui negare singolari-tà specifica – la gratuità infunziona-le - per legarlo strettamente ad unillusorio détour professionale.

I processi emancipativi di alfabe-tizzazione estesa hanno trovatonell’istituzione scolastica di ogniordine e grado un contenitore adimbuto che regolamentava la pub-blicizzazione ormai acquisita nellaparte ricca del pianeta lungotutto il XX secolo, senza tuttaviarinunciare alla funzione disciplina-re: la selezione dei contenuti disapere, spesso normati in viaaccentrata, il predominio statualedelle porte di accesso alla profes-sione, l’orientamento statualeimpresso alle forme di vita scola-rizzate, persino sin nelle formearchitettoniche, la sottile discri-

minazione censoria avvertibile neiluoghi di marginalità e nelle figureespulse con modalità latenti einformali, il ruolo di palestraall’obbedienza conformisticatanto all’autorità centrale dellafigura dell’insegnante, quanto alladelega corporativa nella pseudo-democrazia dei processi delibera-tivi interni, facevano dell’istituzio-ne scolastica un apparato discipli-nare di stato quanto mai potenteper la riproduzione dei meccani-smi di formazione e funzionamen-to della società statualmenteregolamentata, esattamente come

i processi produttivi con l’emer-genza delle nuove forme di lavoroerano funzionali alla riproduzioneallargata del capitalismo regolatostatualmente. Una volta colmatoil gap di alfabetizzazione collettiva,la messa-in-formazione così disci-plinata scatenava il conflitto deisaperi autonomi tanto dentroquanto fuori dell’istituzione, chesi è trovata al centro di epici scos-soni data la delicatezza della suafunzione politica, finendo colsmarrire il proprio ruolo persovraccarico di tensioni. Propriol’onere eccessivo ha progressiva-mente svilito la sua ragion d’esse-re, sia in quanto occlusiva di realeautonomia, sia in quanto inidoneaall’obiettivo disciplinare. La suafrantumazione passa paradossal-mente attraverso la difesa indifen-dibile di un segno pubblico ormaida tempo sussunto e svuotato diogni fattore dissonante: l’istituzio-ne di pubblico mantiene solo glistandard negativi, rinviando adaltri luoghi elitari il deposito e l’e-laborazione di quei saperi perpochi protesi all’ingresso nellaposizione privilegiata dei gestori eamministratori dello status quo,mentre si lascia sfuggire il nessotra contenuti di sapere e forme divita quotidiane che attengono siaai beneficiari, indifferenti e insoffe-renti allo stile istituzionalizzatodella formazione e trasmissionedi saperi formali, sia all’insiemedella società nel suo complesso,che in quello spazio disciplinare

chiuso non riesce più a trovare lechiavi di decifrazione e compren-sione attiva del proprio stare almondo come individuo e comu-nità interagenti in spazi globali.

L’acquisizione di autonomia cultu-rale passa, come è ovvio, da uncerto livello di benessere econo-mico e di tempo liberato, frutto diquel compromesso fordista esocialdemocratico che secondoMarco Revelli ha caratterizzatonella seconda metà del “secolobreve” i conflitti nelle aree indu-striali della terra. Soldi sottratti

alla valorizzazione diretta e indi-retta del capitale, nonché tempolibero da dedicare al pensierosenza necessità di collegarlo aduna esigenza pesante e ingiuntivadi un qualche risultato concretoda raggiungere (pensiero dellareificazione strumentale, secondoHorkheimer), rappresentano unamiscela sovversiva su cui si con-centra il contrattacco: la frantu-mazione di tale condizione passaattraverso la finanziarizzazionedell’economia produttiva e la pre-carizzazione della posizione sog-gettiva entro i processi produttiviche elimina autonomia redditualee tempo liberato per altro chenon si sottoponga alle ingiunzionidella valorizzazione capitalistica.La nuova economia riduce lerisorse disponibili a funzioni dibisogni ricreati opportunamentecome salda base ipotecaria da cuinon potersi svincolare, pena l’e-spulsione dal recinto sacro lavo-rativo, la marginalizzazione violen-ta e la perdita totale di ogni auto-nomia. I crescenti livelli di disoc-cupazione, ricondotti moralistica-mente a volizioni oziose da redi-mere o a congiunture ostative diun mercato non compiutamenteliberalizzato, rivelano invece ilreale volto sterminatore del mer-cato capitalistico che affida alcuore duro della ragion di stato lagestione di un problema relegatoalla stregua di ordine pubblico,minandone la legittimità data lanon corresponsione dei termini

contrattuali: cedere libertà senzaottenere sicurezza (in senso lato).

Infine muta pretestuosamente ilregime discorsivo del sapere, lacui gratuità – ossia non l’essereintenzionato finalisticamenteverso alcunché ma disporsi all’at-titudine critica (quindi non specu-lativa nel senso di rispecchiante,né contemplativa nel senso del-l’ammirazione e adorazione versoil presente così come esso è) –viene elisa a favore di un nessovincolante alla formazione di pro-fessionalità immediatamentespendibili su un mercato del lavo-ro, che tuttavia è alieno da recepi-re in massa nuove figure in quan-to, almeno in questa parte del pia-neta iper-industrializzato, la seg-mentazione globale del processoproduttivo, già surclassato dallaproduzione di ricchezza moneta-ria a mezzo di denaro liquido(cioè l’egemonia della dimensionefinanziaria immateriale e virtualesu quella materiale), rende strut-turale la inoccupazione di massa,ponendo il problema dell’integra-zione pacifica di masse istruiteprofessionalmente in baciniristretti di occupazione di forza-lavoro, laddove la deculturazioneprogressiva e incalzante pone ilproblema analogo di una integra-zione socio-culturale che solocontesti violenti – vedasi la guer-ra permanente – possono ricon-durre a unità collante al tessutosociale statualmente controllato.

Quel che oggi è in palio, nelloscontro tra sapere e potere, è lacapacità di controllo consapevolee proiettato in avanti delle traiet-torie esistenziali che apronomondi-di-vita per ciascuno e pertutti.Autonomia e forza plasman-te di sé, per parafrasare l’ultimoFoucault, resistono alla frantuma-zione sottraendosi al ricatto cheobbliga alla mera resistenza passi-va come ultima frontiera disponi-bile. La polarità antagonista, erededel dominio dialettico esercitatosul mondo a scapito dell’immensamaggioranza del pianeta, dovràdisgregarsi nella diffusione di spe-rimentazioni collettive negli inter-stizi ove il possibile-altro si annidasenza, per ora, prendere radici,ma anzi disperdendosi in una elu-sione continua alla cattura pervi-cace di quel che un tempo sisarebbe chiamato “sistema”, mache in ultima analisi è la ferrea emicidiale (letteralmente) grigliadel sapere e del potere, da cuichiamarsi fuori per sentieriextraistituiti da aprire momentodopo momento, spazio dopo spa-zio, allenandosi ad un autogover-no di sé e della comunità che sap-pia fare a meno di tale griglia edella sua pesante necessità (anchelogica), innovando pertanto i flus-si dei saperi e le modalità relazio-nali di potere senza condensarli informe e vettori gerarchici.

Testo della relazione, presentata coltitolo Dalla frammentazione del saperealla precarizzazione del lavoro, in occa-sione del Convegno-studi RiformaMoratti: quali prospettive?, organizzatoa Palermo dal Cesp Sicilia il 4 e 5 mag-gio 2004.Salvo Vaccaro insegna Filosofia politi-ca e Scienza politica all’Università diPalermo.

Page 22: giornale - cobasscuolapalermo.files.wordpress.coml’art. 3 del provvedimento:“Il termine di cui all’articolo 1, comma 1, della legge 28 marzo 2003,n.53,è prorogato di sei mesi.”Il

18 COBAS - novembre 2004P u b b l i c o I m p i e g o

di Federico Giusti

Premessa:la perdita di identitàNegli ultimi quattro anni il dipen-dente pubblico ha perso poteredi acquisto più di ogni altra cate-goria; non siamo noi a dirlo ma lestatistiche che smentiscono lesirene confederali relative ad unpresunto, recupero salariale conla firma degli ultimi contrattinazionali. Meno 15% tra il 2001 eil 2003, considerando l'anno cor-rente si arriva a meno il 20%.Una perdita di acquisto che siaccompagna alla perdita di identi-tà della stessa forza lavoro, abasse percentuali di adesione agliscioperi che, riproposti da Cgil,Cisl e Uil, si incanalano nei mean-dri di una ritualità priva di conte-nuti e di proposte forti attornoalle quali unificare la categoria.Invertire la tendenza è l'obiettivodei Cobas e in questa ottica sideve muovere, a nostro avviso,tutto il sindacalismo di base perfare i conti con una battaglia com-plessiva che non si riduca allaconquista della rappresentativitàin qualche comparto o a logichedi bottega a favore di questa oquella organizzazione.Il nostro obiettivo è quello dicostruire vertenze capaci di unifi-care percorsi di opposizione nelcomparto della Pubblica Ammini-strazione,dal precariato al salario,dalla difesa del Tfr alla salvaguar-dia del servizio pubblico.Il punto di partenza è l'analisi deldipendente pubblico la cui etàcomincia ad essere abbastanzaelevata e con una serie di parti-colarismi (contrattuali, di ufficio,di trattamento economico acces-sorio) che hanno costruito l'illu-sione di un posto di lavoro sicuroe fuori dai meccanismi della pre-carietà oggi dominanti.Ma la situazione sta cambiando eforse gli ultimi a comprenderlosono proprio i diretti interessati:i/le dipendenti della PubblicaAmministrazione

Una nuova piattaformarivendicativaGuardiamo gli elementi chericompensano e valorizzano unaprestazione lavorativa nellaPubblica Amministrazione:- la retribuzione diretta e indiretta;- il riconoscimento formale anchein termini di carriera, le opportu-nità individuali e collettive, la cer-tezza del posto di lavoro;- la soddisfazione personale e iprocessi formativi.La retribuzione è diminuita, gliultimi Ccnl hanno determinatoaumenti attorno al 5%, accordisiglati con anni di ritardo (inmedia almeno due), senza unareale indennità di vacanza con-trattuale e men che mai un recu-pero automatico del potere diacquisto: nello stesso periodo icosti sociali sono aumentati, daigeneri di prima necessità allespese sanitarie e scolastiche.Nuovi codici disciplinari trasfor-mano i doveri in obblighi e siricorre a regole del tutto simili aicodici etici imposti da alcune mul-tinazionali ai propri dipendenti.Lo stipendio pubblico con l'av-vento dell'euro è divenuto troppoleggero, aumentano quindi il dop-pio lavoro (al nero) e le presta-

zioni lavorative occasionali, sidetermina un atteggiamentoimprontato non a spirito collabo-rativo ma di rivalsa, senso di fru-strazione, perdita di identità delsingolo dipendente, parcellizza-zione della forza lavoro, rifiutodelle innovazioni vissute comesradicamento del proprio lavoroe il venir meno di un ruolo.Se il salario di base subisce colpiinesorabili, e non saranno certo leultime rivendicazioni confederalidi aumenti pari all'8% che deter-mineranno una inversione di ten-denza, si scarica sul salario acces-sorio un infinita serie di vocidemandando alla Rsu e alle orga-nizzazioni territoriali firmatarie dicontratto il compito di decidere icriteri di erogazione.Una richiesta possibile è quella diindennità di vacanza contrattualie la certezza di vederle erogate,ma soprattutto automatici ade-guamenti del potere di acquisto euna nuova quattordicesima, tutta-via se le proposte contrattualicontinueranno a muoversi nell'al-veo delle compatibilità Aran nonavremo alcuna inversione di ten-denza e le richieste continueran-no ad essere quelle della concer-tazione.

La forbice salariale e lasvendita dei serviziPrendiamo l'esempio del contrat-to autonomie locali: sul fondo delsalario accessorio scaricano leposizioni organizzative (la stessadinamica si riproduce nel CcnlUniversità con le EP) e le alteprofessionalità. Dati alla mano gliincrementi del fondo del salarioaccessorio sono appena sufficien-ti ad erogare posizioni organizza-tive e indennità per le alte profes-sionalità, per gli altri dipendenti(fasce b, c) scatta il "contentino"di speciale indennità che non pos-sono superare 300 euro lordi(art. 36 Ccnl autonomie locali)quando una responsabilità difascia D parte da 5.000 euro perarrivare a 16.000.Cresce quindi la forbice salarialeall'interno della P.A., e sul model-lo americano, a solo vantaggiodegli stipendi dirigenziali e dipochi quadri.La retribuzione del dipendentemedio è invece ferma al palo, lasua sola speranza è quella dicumulare ore di straordinario enumerose indennità, che il recen-te Ccnl vuole erogare con il con-tagocce.Se la retribuzione è negativa

ancora peggio è l'indice di ricono-scimento individuale e l'opportu-nità formativa: non è rispettato ildiritto/dovere alla formazione, lestesse progressioni di carrierasono demandate alla contratta-zione decentrata con fondi insuf-ficienti e una serie di priorità det-tate dalle Amministrazioni e sem-pre svincolate dai reali fabbisognidi personale, al riconoscimentodelle mansioni svolte e alla redi-stribuzione dei carichi di lavoro.La carriera del dipendente pubbli-co è pressoché inesistente men-tre invece la sua produttività negliultimi dieci anni è praticamenteraddoppiata; numerose attivitàgestite da Ministeriali sono statetrasferite ai Comuni ma senzaincremento del personale.Se 15 anni fa era comunale l'ad-detto alla nettezza urbana o allefognature, queste figure oggifanno parte di società per azioni(con rilevanti quote private), neiComuni si stenta a trovare figureoperaie e gran parte dei servizialla fine di questo decennio saran-no esternalizzate a global service ea ditte esterne (anche la prossimalegge sui cimiteri e la dispersionedelle ceneri prevedono forni cre-matori gestiti da privati). Questefigure o sono state espulse, attra-verso pensionamenti e blocco delturn over, oppure sono stateriqualificate con poco costrutto esoprattutto determinando, con leesternalizzazioni, aumento deicosti per il cittadino e per gli stes-si Comuni. La soddisfazione delpersonale con maggiore anzianitàdi servizio è letteralmente sottole suole e ben poche sono leopportunità di crescita e diapprendimento.

La Cgil vuole solo regolare laprecarietà non combatterlaUn discorso a parte poi merite-rebbero i servizi educativi comu-nali minacciati dai nidi aziendali eda una offerta di servizio, privati-stico, sempre meno improntata acriteri formativi ed educativi.Nei Comuni ormai una percen-tuale rilevante, spesso pari al 20%della forza lavoro complessiva, hacontratti precari, i servizi esterna-lizzati: un custode in cooperativalavora di più di uno comunale mapercepisce una salario mensileinferiore di 200 euro. A questadisparità la Cgil risponde con larichiesta di contratti di area.La Cgil non vuole combattere nèarrestare la precarizzazione masolo governarla, non contesta

ormai più il blocco delle assunzio-ni e le carenze di organico, ilricorso all'interinale e l'adozionedi tutte le norme precarie. La Cgilpensa che la sola strada percorri-bile sia quella di aumentare le oredei part-time dove palese è lanecessità di contratti full-timeanche dinanzi ad un aumentodella flessibilità oraria, di mansio-ne e di luogo produttivo. La Cgilnon contesta la parcellizzazionecontrattuale e lo sfruttamento incooperativa ma mira solo a qual-che soluzione migliorativa. Siaccetta quindi l'esistente e sipiega la contrattazione sindacalealle priorità della controparterinunciando a qualunque battagliadi unificazione contrattuale, diparità salariale, di assunzionediretta e di rilancio delleAutonomie locali al di fuori dilogiche improntate alla esternaliz-zazione dei servizi.Gli elementi sopracitati per lavalorizzazione dei/lle dipendentisono ormai il linguaggio utilizzatodallo stesso sindacato confedera-le, linguaggio ricorrente con cui iDirigenti determinano le ristrut-turazioni del personale nonsecondo i reali fabbisogni ma inbase a logiche aziendali dove sivuole occultare lo smembramen-to dei servizi pubblici guadagnan-do il personale ad una filosofiagestionale del tutto prona ai man-dati del Sindaco e a priorità chealla fine snaturano la stessa natu-ra del servizio pubblico.Non è casuale che gli stessi sinda-cati Confederali accettino le lineedei programmi di mandato e spin-gano i terminali aziendali ad atteg-giamenti compiacenti verso leristrutturazioni dei servizi con-trattando solo qualche briciolasalariale (per pochi).

Dall'analisi alla propostaIl ruolo dei CobasI delegati Cobas eletti nelle Rsu sitrovano talvolta a gestire l'ingesti-bile, contratti nazionali che lascia-no ben pochi spazi di manovra aldecentrato, processi come ledotazioni organiche non oggettodi contrattazione a discapito diuna funzione propositiva dellastessa Rsu. Se trenta o quarantaanni fa il dipendente pubblicopoteva annoverarsi come parte diquella piccola borghesia impiega-tizia che aveva maggiore potere diacquisto dell'operaio e soprattut-to più opportunità sociali e ritmilavorativi non certo fordisti, oggila situazione è profondamente

cambiata. Per alcuni la nuova bor-ghesia è il lavoro autonomo diseconda generazione e più ingenerale le sfere produttive lega-te alla erogazione di servizi dovecentrale è la risorsa umana e laqualificazione professionale. PerBonomi (La neoborghesia e il capi-tale sociale, in Bonomi - De Rita -Cacciari, Che fine ha fatto la bor-ghesia?, Einaudi 2004) altro non èche il lavoratore autonomo che alcontrario del vecchio artigiano safar valere le proprie competenzeal'interno di una rete, di un net-work in un rapporto lavorativodove vengono meno le tradizio-nali distinzioni e gerarchie.Non crediamo che questo lavora-tore del terzo settore sia sogget-tivamente un nuovo borgheseperchè la precarizzazione dellavoro investe la sua vita e nondeterimina prospettive futureedificanti; il lavoratore del terzosettore (che spesso opera perconto delle autonomie locali) èsottopagato, sottoinquadrato econ contratti a tempo determina-to e/o a progetto; se la classesociale su cui si basa la rinascitaproduttiva e l'egemonia sociale ècosì precaria la stessa funzioneguida non può che traballaresotto i colpi della costante ricer-ca di ridurre il costo della mano-dopera.Il dipendente pubblico è destina-to nei prossimi anni a subire fero-ci colpi di ristrutturazione visto econsiderato che con il DLgs165/2001 si prevedono processidi mobilità e le ultime finanziarieperseverano nel blocco del turnover con organici ormai insuffi-cienti a gestire servizi che saran-no di conseguenza oggetto diesternalizzazione.In prospettiva servizi in attivocome quelli della Riscossione edei Tributi saranno esternalizzatie raccolti in Spa dove il soggettolavorativo sarà precario e quasisempre con contratto a tempodeterminato, dove il contrattoricorrente e prevalente sarà quel-lo a tempo determinato e/o a col-laborazione, con la formazione dinuove figure, quelle di boiardi,costituiti da politici riciclati e daqualche dirigente passato armi ebagagli alle nuove società, boiardipagati come imprenditori masenza alcun rischio di impresaperchè a pagare saranno gli Entipubblici.In tale contesto non è difficileprevedere che il posto di lavoropubblico diventi sempre menosicuro, la dismissione di alcuniservizi potrà, in pochi anni, deter-minare il trasferimento del dipen-dente in esubero presso altricomuni o consorzi intercomunali.E se la formazione delle Spa neglianni novanta presentava qualchepiccolo favore retributivo, le pro-spettive future parlano un lin-guaggio opposto: maggiore flessi-bilità, più sfruttamento, maggioriobblighi e meno salario. Questa èla sfida che i Cobas nel pubblicoimpiego raccolgono,per rilanciareun ruolo conflittuale del sindaca-to insieme a battaglie complessivedi difesa del potere di acquisto edi contrattazione, per non subirei processi di ristrutturazione e diprivatizzazione, per rilanciare ver-tenze complessive dai luoghi dilavoro alla società.

Homo administrativus

Page 23: giornale - cobasscuolapalermo.files.wordpress.coml’art. 3 del provvedimento:“Il termine di cui all’articolo 1, comma 1, della legge 28 marzo 2003,n.53,è prorogato di sei mesi.”Il

COBAS - novembre 2004 N o g l o b a l 19

di Piero Bernocchi

Il FSE di Londra è stato il più dif-ficile, complesso e “tormentato”tra le tre edizioni del Forumeuropeo. Delle sue complicazionieravamo più o meno consapevoli,ma, sia per la delegazione italianasia in particolare per noi Cobas, lastrada, via via, si è rivelata piùimpervia del previsto.

I perché di una scelta: Londradopo Firenze e ParigiLa prima edizione fiorentina, conil suo splendido successo e l’ar-monia tra gli organizzatori, hafuorviato un po’ tutti/e sul realegrado di difficoltà di processicomplicati come gli attuali Forum.A Firenze avevamo spazi inabbondanza per i dibattiti, gratui-ti, da parte di un’amministrazioneche, in modo scaltro, si “accon-tentava” del successo politicocome sponsor di un’operazionecosì difficile ed evitava perciò diimporre la propria presenza“ingombrante” nell’organizzazio-ne politica e pratica della vicenda.Niente di tutto ciò si sarebbe piùripresentato.Già a Parigi l’assenzadi strutture pubbliche gratuiteaveva costretto a non leggericompromessi con il Partitocomunista francese e con leamministrazioni delle banlieues,che avevano ad esempio affittatosale di proprietà di multinazionaliimpelagate in varie schifezze, efatto intervenire vigilantes privati,causa di incidenti e polemiche.Pur ammaestrati da questa espe-rienza, la candidatura di Londravenne accettata, seppur tra moltidubbi, per tre motivi essenziali:1) Londra appariva allora (e per laverità anche ora) la vera capitaledel liberismo europeo e delloschieramento filo-Usa e filo-guer-ra; l’idea di portare il Forum nel“covo” blairiano e filo-Bush avevalo stesso “fascino” politico di unForum mondiale a Washington;2) Londra veniva supportata dauno schieramento che compren-deva Globalise Resistance e la Stopthe war coalition (dentro cui domi-nava il Socialist workers party),alcuni sindacati di categoria (dopoqualche tentennamento Rmt –trasporti urbani e ferroviari -,Nute Nathfe – scuola e università -,Unison – pubblico impiego), el’amministrazione di Londra delsindaco Ken Livingstone, nonancora rientrato nel partito labu-rista, con la sua Socialist Action),alcune Ong: un arco di forze chelasciava sperare un ampio coin-volgimento e una risoluzione deiproblemi pratici a Londra, pur sesi sapeva che gli spazi per i dibat-titi erano privatizzati e quindi apagamento;3) non c’erano altre candidaturetranne la Grecia che però, a causadi difficoltà interne (che perman-gono tuttora), accettava il “ticket”Londra 2004 – Atene 2005 (poiora spostata alla primavera 2006).

Principali difficoltà emerseAvevamo sentore delle modalitàautoritarie, egemoniste e piutto-sto escludenti praticate in UKsoprattutto dal SWP,partito troz-kista dalla storia piuttosto ano-mala, a lungo legato ad analoghecorrenti statunitensi, e con unapratica militante singolarmente

simile a quella delle varie “sette”protestanti, con forte indottrina-mento e carica identitaria. Non cirendevamo ben conto quantoquesta pratica avesse prodottoforte ostilità da parte di tantearee di base, strutture ”grass-root”e “rank-and-file”, aree ecologisteantagoniste, wombles e anarchici,da parte, insomma, di quella vastagalassia che pratica il conflitto inUK ma che non è mai riuscita adarsi un minimo comun denomi-natore di movimento a caratterenazionale. Speravamo che l’entra-ta in campo di altre componentibritanniche avrebbe agevolatol’inclusione, e che, come delega-zioni europee, avremmo svoltoun’efficace opera di mediazionema in realtà via via emergeva chesia il gruppo intorno a Livingstonesia i sindacati di categoria, inseriti-si nel processo, avevano praticheegemoniche, autoritarie e nonincludenti che non avevano nien-te da invidiare (anzi, a volte anda-vano persino oltre) a quelle delSWP:e d’altra parte pesava anchela difficoltà da parte degli “oriz-zontali” a contrastare tutto ciò inmaniera coordinata e costante,nonostante l’aiuto che veniva loroda alcune delegazioni europee eda una parte significativa di quellaitaliana, Cobas in primo luogo.Il nostro lavoro per l’integrazionetra “orizzontali” e “verticali” (divi-sione da prendere con le molle,perché difetti di inclusione e pro-cessi decisionali discutibili hannocircolato, seppur in maniera diffe-renziata, trasversalmente) è statoduro e senza cedimenti, ed haportato il Forum a vari redderationem, in cui prevalevamo insede europea ma poi vedevanospesso vanificato il lavoro in sededi Comitato britannico.Una partedella delegazione italiana poi (e inparticolare quella che aveva buonirapporti con il SWP, con il suo“cartello” elettorale di Respect –comprendente anche alcuni sin-dacati di categoria e l’ex-deputa-to laburista Galloway – e con leTrade Unions coinvolte) nonintendeva puntare davvero i piedi,convinta che alla fine le tensioni sisarebbero smorzate.A segnare una svolta apparente-mente decisiva del processo fu un“incidente diplomatico”: la “fuo-riuscita” nella lista ufficiale del FSEdi un documento interno (scrittoda me, da Mecozzi della Fiom,Benzi della Cgil e Russo del grup-po di lavoro sulla Costituzione

europea), drasticamente polemi-co nei confronti delle praticheautoritarie del Comitato UK:documento che fece scandalo malasciò anche credere ai britanniciche gli italiani fossero decisi adaffossare il Forum e li ridusse perun po’ a più miti consigli.Cosicché, nell’ultima Assembleapreparatoria a Bruxelles, non fupoi difficile arrivare all’unica con-clusione possibile per smorzarele tensioni: e cioè l’assegnazionealle varie aree “orizzontali” deicosiddetti “spazi autonomi”, luo-ghi di riunione autogestiti, mapagati dal FSE e pubblicizzati nelprogramma ufficiale.

I tre giorni del FSESmorzata così, apparentemente,la tensione, la macchina organiz-zativa definiva, in modo un po’traumatico, plenarie e seminari,accorpati “selvaggiamente” acausa dei limitati spazi disponibili,vista la poca propensione dell’am-ministrazione a spendere più ditanto. Ciò malgrado, bisognasegnalare - dopo le critiche - gliaspetti positivi del FSE, alcuni deiquali addirittura in controtenden-za rispetto a Parigi.1) L’accorpamento “selvaggio” deiseminari ha costretto tante areee organizzazioni, che a Firenze e aParigi avevano dato luogo a trop-pe iniziative non comunicanti suglistessi temi, a confrontarsi, seppurin tempi a volte soffocanti.Cosicché, il processo di coordina-mento e formazione di Retitematiche e l’avvio di “campagne”unitarie ha fatto un indubbiopasso avanti ed ha sollecitato,nell’Assemblea dei movimenti, unripensamento dell’intera struttu-ra che privilegi l’organizzazione diReti e “campagne” europeerispetto al dibattito fine a sé stes-so o all’”esibizione” seminarialedella propria “mercanzia”. In talsenso, come Cobas registriamoun notevole avanzamento dellaRete europea in difesa della sani-tà pubblica, qualche buon passoavanti per la Rete-scuola e unsignificativo rilancio delle Retiprecarietà, no-vox,“sans” ecc..2) La concentrazione di quasitutti i dibattiti ad Alexandra Palace,ha ricreato in buona parte quel-l’effetto Fortezza da Basso che siera perso a Parigi, nella dispersio-ne tra quartieri e sedi moltodistanti tra loro. E le 20-25 milapersone, che hanno partecipatoalle attività, certamente ne hanno

tratto stimoli positivi.3) Il livello dei dibattiti forse nonè stato superiore a quelli diFirenze e Parigi: ma è sembrato,mediamente, più asciutto, essen-ziale, meno diplomatico e - alme-no sulle tematiche internazionali,sulla guerra, sul razzismo, sui rap-porti “tra civiltà”- anche più asproe radicale e più “universale”. Nona caso, per la prima volta, alcuneplenarie (Iraq, ad esempio) sonostate interrotte o annullate pervivaci contestazioni da parte di“comunità” non troppo dispostea dialettizzarsi con chiunque. E laradicalità delle posizioni anti-imperialiste e anti-Usa, la indispo-nibilità a mettere sullo stessopiano le responsabilità statuniten-si (e degli alleati, Blair in primoluogo) e quelle dei cosiddetti“terroristi”, la difesa non solo del“diritto di resistenza” ma dei “resi-stenti” in Iraq e Palestina, hannodominato quasi tutti i dibattiti diquesto genere, dando l’impressio-ne di trovarci in un Forum mon-diale e non solo europeo.4) Le questioni dell’istruzione edella lotta alla mercificazione dellascuola hanno avuto molto piùspazio che nelle precedenti edi-zioni. Ben 27 seminari erano statiproposti su tali argomenti: e l’ac-corpamento in cinque (noi neabbiamo co-organizzato quattro),pur ancora un po’ dispersivo, hadato l’idea di quanto tali temisiano avanzati nella coscienza col-lettiva europea. È pur vero che ildibattito, a causa dei numerosissi-mi interventi, non è stato appro-fondito come necessario, e chenon siamo riusciti a “partorire”quella mobilitazione europea, conla “scuola in piazza” in ogni paese,che avremmo voluto:ma l’obietti-vo è ancora possibile e la Reteeuropea, che comunque si èavviata con decine di forze (tracui sindacati importanti comeNut e Nathfe britannici, Fsu,Snesup e Sud francesi, Stes-Usteccatalani, Cobas e Cgil) e che siriunirà a Parigi a dicembre, potràsegnare un passo avanti nel coor-dinamento della lotta contro laprivatizzazione/mercificazionedella scuola.

La giornata conclusiva: ilcorteo e il comizioAnche se almeno il 90% dei par-tecipanti al FSE non si sonoaccorti di niente al proposito, leproteste dei “wombles” di sabatosera all’Alexandra Palace e quanto

accaduto durante il corteo didomenica hanno catalizzatomolte polemiche nei confrontidella gestione del FSE, mettendoin ombra sia gli aspetti positiviprima segnalati sia le decisioni,assai importanti, prese dall’As-semblea finale di domenica matti-na riguardo alle prossime mobili-tazioni comuni e al processo di“autoriforma” del FSE. Se fossestato per il Comitato britannicola contestazione dei “wombles” alsindaco Livingstone e al FSE, sisarebbe risolta in scontri. Insiemead altre delegazioni, ci siamoopposti sia alla venuta diLivingstone sia ad ogni interventodella polizia, imponendo che allaprotesta venisse dato spazio elegittimità: e come Cobas abbia-mo discusso di tutto ciò con iwombles che attendevano fuoridall’Alexandra. Il Comitato UK,dopo che purtroppo la poliziaaveva caricato il corteo che i“wombles” avevano fatto all’e-sterno, finita la contestazione,nonvoleva intervenire (esprimendouna specie di “ben gli stà” eddenunciando la “violenza” deicontestatori, che avevano inter-rotto una plenaria con qualchespintone ai vigilantes): e lo hafatto solo dopo forti pressioni deiCobas e della delegazione italiana.Analoga situazione si è ripresen-tata nel corteo di domenica,monopolizzato dal Comitato UK,che addirittura ha organizzato, adinsaputa delle altre delegazioniche si attendevano una conclusio-ne esclusivamente “musicale”, uncomizio finale con 15 interventibritannici. L’arresto di quattromanifestanti, che provenivanodagli “spazi autonomi”, è statoaccolto con pieno disinteresse dalComitato, che ha scaricato sugliitaliani le pressioni sulla poliziaper il rilascio: e il Comitato, impe-dendo che se ne desse notizia dalpalco, ha provocato una “bagarre”sotto il palco con un nuovo inter-vento poliziesco e altri arresti trai manifestanti, rilasciati solo dopofortissime proteste delle delega-zioni italiana e greca.

Una drastica “autoriforma”del modello FSEQuesti deprecabili episodi hannomesso un po’ in ombra l’autocri-tica importante che, soprattuttonei lavori dell’Assemblea deimovimenti sociali (il luogo ove,nei Forum, si prendono decisionisulle mobilitazioni: e da cui, stavol-ta, partono gli appuntamenti del19-20 marzo contro la guerra e lepolitiche liberiste, quelli dinovembre e dicembre sullaPalestina, quelli in difesa deimigranti ad aprile ecc..), è emersanei confronti di un modello diForum troppo improntato sull’“evento” e troppo poco sullemobilitazioni e sulla crescita diReti e campagne di conflittosociale. E a Parigi, il 18-19 dicem-bre, nell’Assemblea europea“straordinaria”, che è stata con-vocata per dare vita ad una radi-cale modifica del modello FSE,verificheremo se c’è davvero,oltre alla volontà di “autorifor-marsi”, anche quella di garantiresempre e ovunque la massimainclusione, evitando che episodicome quelli di Londra abbiano aripetersi mai più.

Carne e fumo di Londra

Page 24: giornale - cobasscuolapalermo.files.wordpress.coml’art. 3 del provvedimento:“Il termine di cui all’articolo 1, comma 1, della legge 28 marzo 2003,n.53,è prorogato di sei mesi.”Il

20 COBAS - novembre 2004S e d i

ABRUZZOCHIETI339 5856681L’AQUILAvia S. Franco d’Assergi, 7/A0862 62888 - [email protected] Tasso, 85085 [email protected]://web.tiscali.it/cobasabruzzoTERAMO0881 411348 - 0861 246018

BASILICATALAGONEGRO (PZ)0973 40175POTENZApiazza Crispi, 10971 23715 - [email protected] IN VULTURE (PZ)via F.lli Rosselli, 9/a0972 723917 - [email protected]

CALABRIACASTROVILLARI (CS)0981 26340 – 0981 26367CATANZARO0968 662224COSENZAvia del Tembien, 190984 791662 - [email protected]@tiscali.itCROTONE0962 964056 REGGIO CALABRIAvia Reggio Campi, 2° t.co, 1210965 81128 - [email protected]

CAMPANIAAVELLINO333 2236811 - [email protected] 322303 - [email protected] Quercia, 22081 [email protected]://www.cobasnapoli.orgSALERNOcorso Garibaldi, 195089 223300 - [email protected]

EMILIA ROMAGNABOLOGNAvia San Carlo, 42051 [email protected]/iperbole/cespboFERRARAvia Muzzina, [email protected]Ì - CESENAvicolo della Stazione, 52 - Cesena340 [email protected]://digilander.libero.it/cobasfcIMOLA (BO)via Selice, 13/a0542 28285 - [email protected] [email protected] 357186 - [email protected] 5185694RAVENNAvia Sant'Agata, 170544 36189 - [email protected] EMILIA333 7952515RIMINI0541 967791 - [email protected]

FRIULI VENEZIA GIULIAPORDENONE340 5958339 - [email protected] 302993 - [email protected]

LAZIOANAGNI (FR)0775 726882ARICCIA (RM)via Indipendenza, 23/2506 [email protected] (RM)via Oberdan, 906 [email protected] (FR)347 5725539CECCANO (FR)0775 603811CIVITAVECCHIA (RM)via Buonarroti, 1880766 [email protected] (LT)via Marziale0771/269571 - [email protected] (FR)0775 441695FROSINONEvia Cesare Battisti, 230775 859287 - 368 [email protected]/cobasfrosinoneLATINAcorso della Repubblica, 265328 9472061 - [email protected] (RM)06 9056048NETTUNO - ANZIO (RM)347 9421408 - [email protected] (RM)via M.V. Agrippa, 7/h06 5690475 - 339 1824184PONTECORVO (FR)0776 760106RIETI0746 274778 - [email protected] Manzoni 5506 70452452 - fax 06 [email protected]://www.cobas.roma.it/SORA (FR)0776 824393TIVOLI (RM)0774 380030 - 338 4663209VITERBOvia delle Piagge 140761 340441 – 328 [email protected]

LIGURIAGENOVAvico dell’Agnello, 2010 [email protected]://www.cobasliguria.orgLA SPEZIA0187 987366 - [email protected] 3221044 - [email protected]

LOMBARDIABERGAMO349 3546646 - [email protected] Sostegno, 8/c030 2452080 - [email protected] Fanfulla, 22 - 0371 422507MANTOVA0386 61922

MILANOviale Monza, 1600227080806 -0225707142 - 3472509792mail@cobas-scuola-milano.orgwww.cobas-scuola-milano.orgVARESEvia De Cristoforis, 50332 239695 - [email protected]

MARCHEANCONAvia Piave, 49/c071 2072842 - [email protected] Montello, 330736 252767 - [email protected] (AP)0734 228904 - [email protected] (AN)339 3243646MACERATAvia Bartolini, 780733 32689 - [email protected]://cobasmc.altervista.org/index.html

MOLISECAMPOBASSO0874 716968 - 0874 [email protected]

PIEMONTE ALBA (CN) [email protected] 778592 - 338 5974841CUNEOvia Cavour, 5Tel. 329 [email protected] S. Bernardino, 4011 334345 - 347 [email protected]://www.cobascuolatorino.it

PUGLIABARIc/o Spazio Anarres - via de Nittis, [email protected] Settimio Severo, 590831587058 - fax [email protected] (TA)vico 2° Commercio, 8FOGGIA0881 616412 - [email protected]@libero.itLECCEvia Raffaello Sanzio, 56 - Castromediano0832 343693 - 0832 [email protected] (FG)via Curiel, 60881 521695 - [email protected] (BA)piazza Paradiso, 8340 2206453 - [email protected]://web.tiscali.it/cobasmolfetta/TARANTOvia Lazio, 87099 7399998 - [email protected]@libero.ithttp://www.cobastaras.supereva.it

SARDEGNACAGLIARIvia Donizetti, 52070 485378 - 070 [email protected]://www.cobasscuolacagliari.itNUOROvico M. D’Azeglio, 10784 254076 - [email protected]

ORISTANOvia D. Contini, 630783 71607 - [email protected] Marogna, 26079 2595077 - [email protected]

SICILIAAGRIGENTOvia Acrone, 400922 594905 - [email protected] (PA)via Gigante, 21091 909332 - [email protected] Re d’Italia, 140934 21085 - [email protected]://www.caltaweb.it/cobasCATANIAvia Vecchia Ognina, 42095 536409 - [email protected] 29936 - [email protected] (AG)via Signorelli, 40320 [email protected] V. D’Amore, 11090 [email protected] (PA)via Sapienza, [email protected] NISCEMI (CL)339 [email protected] Unità d’Italia, 11091 349192 - 091 [email protected] - [email protected] Menandro, 10923 23825 - [email protected] - [email protected]

TOSCANAAREZZO0575 904440 – 329 [email protected] dei Pilastri, 41/R055 241659 – fax 055 [email protected] Europa, 630584 [email protected] Pieroni, 270586 886868 - 0586 [email protected] della Formica, 1940583 56625 - [email protected] CARRARAvia L. Giorgi, 3 - Carrara0585 786334 - [email protected] S. Lorenzo, 38050 563083 - [email protected] Bellaria, 400573 994608 - fax [email protected]/Athens/Parthenon/8227PONTEDERA (PI)via Sacco e Vanzetti 9/d0587 59308 - 0587 [email protected] dell'Aiale, 200574 635380 - [email protected]

SIENAvia Mentana, 1000577 226505 - [email protected] (LU)via Regia, 68 (c/o Arci)0584 46385 - 0584 [email protected] 913434 - [email protected]

TRENTINO ALTO ADIGETRENTO0461 824493 - fax 0461 [email protected]

UMBRIACITTÁ DI CASTELLO (PG)075 856487 - 333 [email protected] del Lavoro, 29075 5057404 - [email protected] de Filis, 70744 421708 - 328 [email protected]

VENETOLEGNAGO (VR)0442 25541 - [email protected]/o Ass. Difesa Lavoratori,via Cavallotti, 2tel. 049 692171 - fax 049 [email protected] [email protected]@libero.itVENEZIAvia Cà Rossa, 4 - Mestretel. 041 719460 - fax 041 [email protected] 8905105VICENZA347 64680721 - [email protected]

GIORNALE DEI COMITATIDI BASE DELLA SCUOLAviale Manzoni, 55 - 00185 Roma06 70452452 - 06 [email protected]://www.cobas-scuola.org

Autorizzazione Tribunale di Viterbon° 463 del 30.12.1998

DIRETTORE RESPONSABILEAntonio Moscato

REDAZIONEFerdinando AlliataMichele AmbrogioPiero BernocchiGiovanni BrunoRino CapassoPiero CastelloLudovico ChianeseToni CollocaAdriana De GregorioGiovanni Di BenedettoGianluca GabrielliPino GiampietroNicola GiuaCarmelo LucchesiStefano MichelettiMariarosa RagoneseAnna Grazia StammatiRoberto TimossiSilvana Vacirca

STAMPARotopress s.r.l. - Roma

Chiuso in redazione il 28/11/2004

COBAS