GIORNALE DI BRESCIA BRESCIA&PROVINCIA IL FRONTE ... · auspicano ma che le...

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BRESCIA&PROVINCIA «Più che decreto salva Italia, un provvedimento sfascia commercio. Una norma recessiva, destinata a mettere a dura prova la sopravvivenza dei piccoli negozianti». Fabbio Baitelli, vicedirettore di Confesercenti di Brescia boccia la liberalizzazione di orari e aperture, confutando i presupposti di partenza della nuova normativa. «Si è detto che il provvedimento aumenterà i consumi, dimenticando che le vendite cresceranno solo con il miglioramento del reddito delle famiglie - ha detto il presidente di Ascom, Carlo Massoletti -. Anche la motivazione di favorire una crescita occupazionale non regge, perché l’effetto di questi provvedimenti porterà nei prossimi anni alla perdita di molti posti di lavoro e alla cessazione di altrettante imprese. L’Italia in questo modo si è allineata all’Estonia e alla Lituania, mentre il resto dell’Europa fa marcia indietro». Sulla stessa linea Adriano Papa di Federconsumatori e Giuseppe Restieri di Adiconsum che hanno stigmatizzato «gli ipotetici miglioramenti per i consumatori addotti da chi difende la legge. Non è certo così che si potrà incentivare il consumo. Meglio vigilare sulla regolarità del mercato». Francesco Zanatta della Lega consumatori Acli ha invitato ad attendere «i primi, veri effetti e a verificare quanti seguiranno la novità, impostando qualsiasi azione a tutela dell’interesse dei lavoratori». «Ancora una volta - hanno sostenuto Paolo Saccomani Filcams-Cgil, Valter Chiocci Fisascat-Cisl e Roberto Maestrelli Uiltucs - si vuole interferire su temi che appartengono al confronto fra le parti sociali e istituzionali. Competere con la grande distribuzione, che vuole aprire tutte le domeniche, sarà un grosso problema, con il rischio di chiusura di piccole imprese e conseguenze negative sull’occupazione. Di certo non si aiuta lo sviluppo, il consolidamento dell’occupazione, la ripresa dei consumi. Quello che manca oggi non sono le occasioni di consumo, bensì i soldi da spendere». w.n. Fondilombardiperladeregulationdegliorarideinegozi Sconcerto e perplessità unanime. Il fronte bresciano contrario all’avvenuta «libera- lizzazione» di orari e aperture di negozi ed esercizi commer- ciali è compatto e pronto a contrastare, in tutti i modi possibili, l’applicazione del decreto Monti «Salva Italia», già convertito in legge alla fi- ne di dicembre, in vi- gore dal 2 gennaio. Organizzazioni di ca- tegoria, sindacali e as- sociazioni dei consu- matori così si sono espresse davanti al- l’assessore alle Attivi- tà commerciali, Mau- rizio Margaroli che le aveva convocate per verificare lo stato d’animo di fronte ad un cambiamento radi- cale per l’intero setto- re commerciale. È l’assenza totale di regole che spaventa gli operatori, convinti dell’inutilità di spal- mare gli orari sulle 24 ore del- la giornata, «perché nessuno si sognerebbe di fare shop- ping notturno da noi. Siamo abituati - hanno puntualizza- to - ad agire con norme defini- te, a gestire le imprese rispet- tando i lavoratori e le fami- glie. Non è nel nostro modo di concepire il lavoro». Vediamo nel dettaglio cosa prevede la legge. In pratica - e già ora - ciascun pubblico esercizio, ovunque ubicato nel territorio comunale, può liberamente determinare gli orari di apertura e chiusura, senza vincoli di sorta. Riman- gono in vigore, tuttavia, fino a diversa decisione, gli obbli- ghi di comunicare gli orari prescelti al Comune, di affig- gerli ben visibili, potendo mo- dificarli in qualsiasi momen- to, previa comunicazione al Comune. Non sono venuti meno gli obblighi relativi al di- vieto di disturbo della quiete pubblica e di effettuare mani- festazioni musicali nel rispet- to delle regole stabilite dal Co- mune. Gli esercizi pubblici possono essere soggetti ad or- dinanza comunale per ragio- ni di pubblica sicurezza. I ne- gozi non hanno più vincoli di apertura, domeniche com- prese. Negozi, bar, centri commerciali potranno resta- re aperti, se vorranno, 24 ore su 24, tutti i giorni. Un provvedimen- to che dovreb- be favorire i consumatori e la concorren- za, ma che nei fatti non piace a nessuno, sal- vo rare ecce- zioni. Restano i dubbi, tra gli addetti ai lavori, sull’efficacia della misura. Molti sostengo- no che si tratti di un favore fat- to ai centri commerciali ed al- le grandi catene che possono permettersi di tenere sempre aperto. «Sicuramente vi sarà un peggioramento delle con- dizioni di lavoro per migliaia di lavoratori - hanno afferma- to durante la riunione in As- sessorato, i rappresentanti di Cisl, Uil e Cgil - con la rottura definitiva di equilibri già diffi- cili tra piccolo, medio e gran- de esercizio commerciale». «Competere con la grande di- stribuzione sarà un grosso problema - hanno aggiunto Ascom e Confesercenti - con il rischio di chiusure di molte piccole aziende e conseguen- ze negative sull’occupazione già precaria e instabile. Di cer- to non si aiuta lo sviluppo, il consolidamento dell’occupa- zione, la ripresa dei consumi. Anzi aumenteranno gli ele- menti di precarietà nel lavoro dipendente e si apriranno nuovi conflitti sociali. Insoste- nibile sarà per imprese e lavo- ratori, coniugare il lavoro con tutte le altre necessità dei tempi e della qualità di vita, privati o familiari. Senza con- tare i maggiori costi da affron- tare che verranno riversati sull’ultimo anello della cate- na: il consumatore». Wilda Nervi «In un periodo delicato di crisi dei consumi, la deregulation totale di orari, aperture domenicali e festive rischia di aumentare solamente i costi di distribuzione senza alcun vantaggio per il consumatore, che già dispone di un ampio ventaglio di opzioni quanto a giorni e orari di apertura». L’assessore alle Attività produttive del Comune di Brescia non è favorevole a quanto il governo Monti ha stabilito per il settore del commercio. Anzi, auspica che «la Regione Lombardia, sinora non disponibile ad impugnare la legge come altre Regioni italiane, si opponga alla troppa libertà e difenda le scelte prese anche nel recente passato, come i Distretti urbani del commercio, faticosamente costruiti e oggi azzerati dalla norma nazionale in un attimo». Di ritorno da una riunione con i colleghi assessori di tutti i capoluoghi lombardi, Margaroli ha spiegato ai rappresentanti bresciani del commercio che la contrarietà è generale. Che tutti gli amministratori si attiveranno per sollecitare il presidente Formigoni a mantenere in equilibrio la complicata architettura commerciale costruita negli ultimi anni, intraprendendo le iniziative necessarie. w.n. Un piano territoriale, Brescia: «Non ci conviene» L’assessore spiega: «Solo l’iscrizione avrebbe significato più costi che guadagni» LA PROTESTA «QuestononèilsalvaItalia,malosfasciacommercio» TIPOLOGIE Esercizi di vicinato (inferiori a 250 mq) Medie strutture (da 250 a 2.500 mq) Grandi strutture (superiori a 2.500 mq) TOTALE L’ASSESSORE Margaroli:«Spero chelaRegione impugnilanorma» Negozi aperti tutto il giorno? Levata di scudi dei commercianti Ascom: «L’assenza di regole favorirà la grande distribuzione» I sindacati: «Peggioreranno le condizioni di migliaia di lavoratori» IL FRONTE LIBERALIZZAZIONI L’INCONTRO Confronto in assessorato sugli effetti della deregulation, la misura non convince nessuno Non ci sono progetti brescia- ni nella lista degli «approvati» dal terzo bando regionale di fi- nanziamento ai Comuni per l’adozione di Pto, il piano territo- riale per la liberalizzazione degli orari dei negozi. Nessun demeri- to, sia chiaro, ma piuttosto una mancanza annunciata, visto che Brescia non figura tra i parte- cipanti dell’ultima edizione, in scadenza a giugno 2012. «Non partecipiamo ad un bando dove ci sono poche risorse, solo l’iscri- zione avrebbe significato più co- sti che guadagni». A tirare le som- me è l’assessore comunale al Commercio Maurizio Margaro- li, che ha voluto sottolineare co- me «l’ultimo bando avrebbe contribuito in minima misura al benessere del Distretto Urbano del Commercio con cifre assai li- mitate». Al contrario degli scorsi anni ha ricordato Margaroli: «Dal 2008 fino ad oggi, abbiamo invece potuto usufruire di risor- se importanti di cui il Duc e le associazioni di categoria hanno potuto sicuramente beneficia- re». Aiuti che nel concreto han- no permesso a molti commer- cianti di «ristrutturare parti di negozio, incrementare le opera- zioni di marketing e comunica- zione e finanziare iniziative, an- che in collaborazione con le as- sociazioni di categoria». Dal 2004 al 2011 l’ammontare dei finanziamenti collocati dalla Regione hanno raggiunto quota 526.950 euro. Così la nuova nor- mativa contenuta nel decreto Monti, spiegano dal Pirellone, «non coglie impreparata la Re- gione, che già da sette anni so- stiene e finanzia i comuni nei progetti di conciliazione degli orari». Capofila per il bando ancora atti- vo le città di Como e Bergamo in- sieme a una lunga elenco di Co- muni: «Il bando non aveva carat- teristiche affini alle nostre neces- sità e ad una realtà sviluppata co- me Brescia - ha concluso l’asses- sore -. Ma piuttosto era indiriz- zato a comuni più piccoli che uti- lizzano risorse per provvedere al rafforzamento dei distretti». 8 VENERDÌ 13 GENNAIO 2012 GIORNALEDIBRESCIA

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BRESCIA&PROVINCIA

■ «Più che decreto salva Italia, unprovvedimento sfascia commercio.Una norma recessiva, destinata amettere a dura prova la sopravvivenzadei piccoli negozianti».Fabbio Baitelli, vicedirettore diConfesercenti di Brescia boccia laliberalizzazione di orari e aperture,confutando i presupposti di partenzadella nuova normativa.«Si è detto che il provvedimentoaumenterà i consumi, dimenticandoche le vendite cresceranno solo con ilmiglioramento del reddito dellefamiglie - ha detto il presidente diAscom, Carlo Massoletti -. Anche lamotivazione di favorire una crescitaoccupazionale non regge, perchél’effetto di questi provvedimenti

porterà nei prossimi anni alla perditadi molti posti di lavoro e allacessazione di altrettante imprese.L’Italia in questo modo si è allineataall’Estonia e alla Lituania, mentre ilresto dell’Europa fa marcia indietro».Sulla stessa linea Adriano Papa diFederconsumatori e Giuseppe Restieridi Adiconsum che hannostigmatizzato «gli ipoteticimiglioramenti per i consumatoriaddotti da chi difende la legge. Non ècerto così che si potrà incentivare ilconsumo. Meglio vigilare sullaregolarità del mercato».Francesco Zanatta della Legaconsumatori Acli ha invitato adattendere «i primi, veri effetti e averificare quanti seguiranno la novità,

impostando qualsiasi azione a tuteladell’interesse dei lavoratori».«Ancora una volta - hanno sostenutoPaolo Saccomani Filcams-Cgil, ValterChiocci Fisascat-Cisl e RobertoMaestrelli Uiltucs - si vuole interferiresu temi che appartengono alconfronto fra le parti sociali eistituzionali. Competere con la grandedistribuzione, che vuole aprire tutte ledomeniche, sarà un grosso problema,con il rischio di chiusura di piccoleimprese e conseguenze negativesull’occupazione. Di certo non si aiutalo sviluppo, il consolidamentodell’occupazione, la ripresa deiconsumi. Quello che manca oggi nonsono le occasioni di consumo, bensì isoldi da spendere». w. n.

Fondi lombardi per la deregulation degli orari dei negozi

■ Sconcerto e perplessitàunanime. Il fronte brescianocontrarioall’avvenuta «libera-lizzazione» di orari e aperturedinegozi edesercizi commer-ciali è compatto e pronto acontrastare, in tutti i modipossibili, l’applicazione deldecreto Monti «Salva Italia»,già convertito in legge alla fi-ne di dicembre, in vi-gore dal 2 gennaio.Organizzazioni di ca-tegoria, sindacali e as-sociazioni dei consu-matori così si sonoespresse davanti al-l’assessore alle Attivi-tà commerciali, Mau-rizio Margaroli che leaveva convocate perverificare lo statod’animo di fronte aduncambiamento radi-cale per l’intero setto-re commerciale.È l’assenza totale di regoleche spaventa gli operatori,convinti dell’inutilità di spal-mare gli orari sulle 24 ore del-la giornata, «perché nessunosi sognerebbe di fare shop-ping notturno da noi. Siamoabituati - hanno puntualizza-to- adagire con norme defini-te, a gestire le imprese rispet-tando i lavoratori e le fami-glie. Non è nel nostro mododi concepire il lavoro».Vediamo nel dettaglio cosaprevede la legge. In pratica - egià ora - ciascun pubblicoesercizio, ovunque ubicatonel territorio comunale, puòliberamente determinare gliorari di apertura e chiusura,senza vincoli di sorta. Riman-gono in vigore, tuttavia, finoa diversa decisione, gli obbli-ghi di comunicare gli orariprescelti al Comune, di affig-gerlibenvisibili,potendo mo-dificarli in qualsiasi momen-to, previa comunicazione alComune. Non sono venutimenogliobblighi relativialdi-vieto di disturbo della quietepubblica e di effettuare mani-

festazioni musicali nel rispet-todelleregole stabilite dal Co-mune. Gli esercizi pubblicipossonoessere soggetti ador-dinanza comunale per ragio-ni di pubblica sicurezza. I ne-gozi non hanno più vincoli diapertura, domeniche com-prese. Negozi, bar, centricommerciali potranno resta-

re aperti, sevorranno, 24ore su 24, tuttii giorni. Unprovvedimen-to che dovreb-be favorire iconsumatorielaconcorren-za, ma che neifatti non piaceanessuno,sal-vo rare ecce-zioni. Restanoi dubbi, tra gli

addetti ai lavori, sull’efficaciadella misura. Molti sostengo-nochesi trattidi unfavore fat-to ai centri commerciali ed al-le grandi catene che possonopermettersi di tenere sempreaperto. «Sicuramente vi saràun peggioramento delle con-

dizioni di lavoro per migliaiadi lavoratori - hanno afferma-to durante la riunione in As-sessorato, i rappresentanti diCisl, Uil e Cgil - con la rotturadefinitivadi equilibri già diffi-cili tra piccolo, medio e gran-de esercizio commerciale».«Competere con la grande di-stribuzione sarà un grossoproblema - hanno aggiuntoAscom e Confesercenti - conil rischio di chiusure di moltepiccole aziende e conseguen-ze negative sull’occupazionegiàprecaria einstabile. Dicer-to non si aiuta lo sviluppo, ilconsolidamentodell’occupa-zione, la ripresa dei consumi.Anzi aumenteranno gli ele-menti di precarietà nel lavorodipendente e si aprirannonuoviconflittisociali. Insoste-nibile sarà per imprese e lavo-ratori, coniugare il lavoro contutte le altre necessità deitempi e della qualità di vita,privati o familiari. Senza con-tarei maggiori costi da affron-tare che verranno riversatisull’ultimo anello della cate-na: il consumatore».

Wilda Nervi

■ Le ipotesi circolate sulla riformadel settore carburanti «indicano soloche si tratta niente più che di unaeutanasia della categoria dei gestori».Lo sottolinea Luca Squeri, presidentenazionale della Figisc (la federazioneche riunisce i benzinai). «Al gestore -spiega Squeri - viene offerta unariduzione del vincolo di fornitura inesclusiva che comporteràl’automatica estromissione dallaconduzione dell’impianto da partedella proprietà non appena scade ilsuo contratto. Gli viene offerto dicomprare l’impianto in cui lavora, masi tratta di un’offerta che non haalcun valore per queste migliaia dimicroimprese che da anni vedono i

loro margini drasticamente ridottidalla crisi dei consumi, dall’aumentodei costi del mercato». SecondoSqueri, «si coltivano straordinarieaspettative su una fantomaticacalmierazione dei prezzi chedovrebbe venire dalla liberalizzazionedel settore ma si tratta di unconvincimento errato. Oggi i prezzi dipompe bianche e Gdo sono possibiliproprio perché si tratta di una nicchiache non eccede il 10% di tutta la rete.Chi pensa che questo sia replicabileall’infinito, non ha capito che sequesto modello fosse generalizzatosalterebbe il vantaggio competitivo diquesti operatori, che fino ad oggi nesono stati esentati».

■ Una possibilità diaccrescere sensibilmente imargini di guadagno.L’unica parte della bozzadi deregulation delle retidi carburante checonvince i rappresentantidella Faib è quella relativaalla possibilità di aprire inogni distributore unmini-market. PatriziaSbardolini presidentedella sezione brescianadella Faib sostiene chequesta è una grandeinnovazione: «Cimettiamo in linea conquanto avviene già neglialtri Paesi europei, dove il90 per cento dei marginidi guadagno è legatoproprio alla vendita diquesti prodotti». LaSbardolini conclude:«Fino ad oggi in Italia eraimpensabile garantirsiuna licenza per prodottidei monopoli, se saràconfermato questodecreto sconvolgepositivamente l’approcciofino ad oggi applicato inItalia».

■ «In un periododelicato di crisi deiconsumi, la deregulationtotale di orari, aperturedomenicali e festiverischia di aumentaresolamente i costi didistribuzione senza alcunvantaggio per ilconsumatore, che giàdispone di un ampioventaglio di opzioniquanto a giorni e orari diapertura». L’assessore alleAttività produttive delComune di Brescia non èfavorevole a quanto ilgoverno Monti hastabilito per il settore delcommercio. Anzi, auspicache «la RegioneLombardia, sinora nondisponibile ad impugnarela legge come altreRegioni italiane, siopponga alla troppalibertà e difenda le scelteprese anche nel recentepassato, come i Distrettiurbani del commercio,faticosamente costruiti eoggi azzerati dalla normanazionale in un attimo».Di ritorno da unariunione con i colleghiassessori di tutti icapoluoghi lombardi,Margaroli ha spiegato airappresentanti brescianidel commercio che lacontrarietà è generale.Che tutti gliamministratori siattiveranno per sollecitareil presidente Formigoni amantenere in equilibrio lacomplicata architetturacommerciale costruitanegli ultimi anni,intraprendendo leiniziative necessarie. w. n.

Un piano territoriale, Brescia: «Non ci conviene»L’assessore spiega: «Solo l’iscrizione avrebbe significato più costi che guadagni»

LA PROTESTA

«Questo non è il salva Italia, ma lo sfascia commercio»

■ «Un provvedimento che va stu-diato nei dettagli, perché siamo datroppo tempo abituati a vivere di ti-tolisui giornali chepoi nonsi tradu-cono in vere riforme del mercato».Questa la posizione di Fabbio Bai-telli responsabile di Confesercentiper il settore dei benzinai.Alla cautela fa da contraltare, alme-no parzialmente, la speranza di Pa-trizia Sbardolini presidente bre-scianodellaFaib, la federazioneau-tonoma dei benzinai, che auspicadavvero che quella che è oggi solounabozza liberalizzidav-vero il mercato della ri-vendita di benzina.Maqual è il punto? Il rap-porto tra gestori e azien-de petrolifere, il cui con-tratto peraltro è scadutoil 31 dicembre del 2011.Su quello si gioca l’interapartita e l’efficacia diuna liberalizzazione chei gestori dei distributoriauspicano ma che legrandicompagniepetro-lifere potrebbero osteg-giare. Sì perché come dice la Sbar-dolini, «si tratterà di capire come igestori,che solo in piccola parte so-no proprietari degli impianti dibenzina,potrannoaccedere almer-cato all’ingrosso dei carburanti esedavveropotrannoavere un’offer-ta multimarca nel loro impianto».Un dettaglio non trascurabile, se-condo Baitelli: «Perché nei dettaglisi decide la bontà dell’intero prov-vedimento, apartire dalla possibili-tà dei singoli gestori di acquistareindividualmenteo informaconsor-ziata gli impianti che hanno in co-modato. Si tratterà di vedere se cisaranno norme che tuteleranno glioperatori da richieste di venditaesclusiva del carburante da partedelle singole compagnie petrolife-re». E ancora «si tratterà di capire -

aggiungelaSbardolini - quante del-le compagnie petrolifere sono di-sposte alla fine a vendere i loro im-pianti sul territorio». Al momentoricorda il rappresentante di Confe-sercenti «la cosa migliore sarebbela creazione di un mercato liberodella distribuzione, staccato dalmercato dell’estrazione e della raf-finazione così come accade oggi».Secondo Baitelli, «una scelta delge-nere avrebbe davvero facilitato lavita ai gestori sul territorio. Sicco-me quello non sembra all’orizzon-

te bisogna davvero ca-pire che intenzioni hail governo».La Sbardolini, per ora,invece intravede unaapertura nell’imposta-zione del GovernoMonti nei rapporti trachi gestisce il singolodistributore di benzi-na e la compagnia che,in esclusiva, vende ilcarburante. «Mi sem-bra che l’impostazio-ne sia quella di dare

più possibilità sul mercato all’in-grosso. Ma ripeto al momento stia-mo aspettando un incontro a livel-lonazionale percapirecome saran-no definiti i nuovi contratti tra sin-golo gestore e le compagnie».Ma è chiaro che a questo punto sideve aggiungere necessariamenteun altro tassello, «perché i marginidi guadagno - spiega Baitelli - sullavendita dei carburanti è bassissi-ma mentre decisiva sarà la possibi-lità di aggiungere dei mini-marketin ogni distributore».Conuna precisazione finale. Baitel-li lo dice chiaramente: «La liberaliz-zazione non porterà ad abbassareil prezzo della benzina per i consu-matoriperché l’80% di ciòche sipa-ga è tassazione statale».

Carlo Muzzi

LA FIGISC

«Il modello delle pompe bianche resterà una nicchiama un’intera categoria rischia di scomparire»

FAIB

«La possibilitàdi vendere altropiace molto»

TIPOLOGIEALIMENTARI NON ALIMENTARI TOTALE

numero superficie numero superficie numero superficie

Esercizi di vicinato(inferiori a 250 mq)

1.218 67.327 3.491 280.395 4.709 347.722

Medie strutture(da 250 a 2.500 mq)

47 32.535 267 126.529 214 159.064

Grandi strutture(superiori a 2.500 mq)

6 20.892 9* 57.992 15* 78.884

TOTALE 1.271 127.754 3.767* 464.916 4.938* 585.670

* di cui 4 centri commerciali con reparto alimentare

Fonte: Regione Lombardia - Osser

Taxisti bresciani, già da oggi primi disagiIl presidente bresciano Antonio Amodio: «Disposti a tutto per il nostro lavoro»

L’ASSESSORE

Margaroli: «Speroche la Regioneimpugni la norma»

Negozi aperti tutto il giorno?Levata di scudi dei commerciantiAscom: «L’assenza di regole favorirà la grande distribuzione»I sindacati: «Peggioreranno le condizioni di migliaia di lavoratori»

530IMPIANTI

Sul territorio bresciano sono 530 idi-stributori di benzina attivi, solo il 5per cento di essi e di proprietà dei ge-stori e non in comodato d’uso dallecompagniepetrolifere.OralaFaib at-tende di vedere i dettagli del decretoperverificarelereali potenzialitàdel-le liberalizzazioni.

90PERCENTO

Èquesto il margine di guadagno secon-do una stima se con le liberalizzazionidella rete di distribuzione del carbu-rante sarà possibile per i gestori apriredei market con la vendita di beni deimonopoli o di bevande. Un provvedi-mento, questo, auspicato dalla Faib«per essere in linea con l’Europa».

103LICENZE

A Brescia sono 103 le licenze dei taxi-sti attive. Il numero delle licenze vie-nestabilito dall’Amministrazioneco-munale in accordo con la cooperati-va dei taxi. Da anni però questo nu-mero non viene più ritoccato, comespiega il presidente Amodio, perchénon vi sono richieste inevase.

Oggi ci potrebbero essere disagi per chi usa il taxi

IL FRONTE LIBERALIZZAZIONI

L’INCONTROConfronto

in assessoratosugli effetti

della deregulation,la misura

non convincenessuno

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illudersi,i margini

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La cautela dei benzinai:«Bisogna capire i dettagli»Confesercenti avverte: «La liberalizzazione per essereefficace deve garantire la nascita di un mercato libero»

■ Un’agitazione che potrebbepartire già oggi. Le auto bianchedi Brescia sono già in fermento,e nella giornatadi oggi chi voles-se usare i taxi a Brescia potrebbeessere in grossa difficoltà. Fer-mo restando lo sciopero del 23gennaio,AntonioAmodio, presi-dente della Cooperativa TaxiBrixia annuncia che per oggi sipotrebbero svolgere assembleedei taxisti bresciani per prende-re in analisi la bozza del decretosulla deregulation delle licenze.Una misura questa che viene

bocciata in toto. Amodio nonusa mezzi termini per spiegarela situazione: «Siamo disposti atuttoperdifendere ilnostro lavo-ro e la posizione del Governo èinaccettabile».Sono 103 i taxisti che operanosul territorio di Brescia: «Una si-tuazione questa che ci vede, se-condo me, già ad oggi con unesubero di circa il 40%. Raddop-piare le licenze sarebbe assur-do, non solo distruggerebbe ilmercato, ma creerebbe un gra-vissimoproblema pertutta laca-

tegoria che in questi anni ha vi-storidursi sensibilmenteimargi-ni di guadagno».Bocciata anche l’idea della can-cellazionedella territorialitàdel-le licenze: «Fino ad oggi il nume-ro era stabilito dall’Amministra-zione comunale, ma sincera-mente in questi anni, non siamomai stati contattati per un ritoc-co - prosegue Amodio - perchénon si è mai verificata una situa-zione di richieste inevase». Adoggi secondo i dati forniti dallacooperativa bresciana ogni taxi-

sta in turno ha una media di unachiamata ogni 40/50 minuti.«Inutile quindi aggiungere altrelicenze - precisa Amodio -. As-surdoipotizzarel’extraterritoria-lità». I taxisti bresciani, in lineacon quelli di tutta Italia, si sca-gliano contro una misura che«non tiene conto delle grossissi-me spese sostenute per una li-cenza, per le spese sostenute daogni taxista. Senza dimenticarechegià negli ultimi mesi si è assi-stito ad una contrazione delle ri-chieste». cm

■ Non ci sono progetti brescia-ni nella lista degli «approvati»dal terzo bando regionale di fi-nanziamento ai Comuni perl’adozione diPto, il piano territo-riale per la liberalizzazione deglioraridei negozi.Nessun demeri-to, sia chiaro, ma piuttosto unamancanza annunciata, vistocheBrescianonfiguratra iparte-cipanti dell’ultima edizione, inscadenza a giugno 2012. «Nonpartecipiamo ad un bando dovecisono pocherisorse, solol’iscri-zione avrebbesignificato più co-

sticheguadagni».Atirare lesom-me è l’assessore comunale alCommercio Maurizio Margaro-li, che ha voluto sottolineare co-me «l’ultimo bando avrebbecontribuito in minima misura albenessere del Distretto UrbanodelCommercio con cifre assai li-mitate». Al contrario degli scorsianni ha ricordato Margaroli:«Dal 2008 fino ad oggi, abbiamoinvece potuto usufruire di risor-se importanti di cui il Duc e leassociazioni di categoria hannopotuto sicuramente beneficia-

re». Aiuti che nel concreto han-no permesso a molti commer-cianti di «ristrutturare parti dinegozio, incrementare le opera-zioni di marketing e comunica-zione e finanziare iniziative, an-che in collaborazione con le as-sociazioni di categoria».Dal 2004 al 2011 l’ammontaredei finanziamenti collocati dallaRegione hanno raggiunto quota526.950 euro. Così la nuova nor-mativa contenuta nel decretoMonti, spiegano dal Pirellone,«non coglie impreparata la Re-

gione, che già da sette anni so-stiene e finanzia i comuni neiprogetti di conciliazione degliorari».Capofilaper il bandoancora atti-vole città diComo e Bergamo in-sieme a una lunga elenco di Co-muni:«Il bando nonaveva carat-teristicheaffinialle nostreneces-sitàe adunarealtàsviluppata co-me Brescia - ha conclusol’asses-sore -. Ma piuttosto era indiriz-zatoacomuni piùpiccolicheuti-lizzano risorse per provvedereal rafforzamento dei distretti».

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GLI ESERCIZI COMMERCIALI NEL COMUNE DI BRESCIA NEL 2011

8 VENERDÌ 13 GENNAIO 2012 GIORNALE DI BRESCIA