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GIORNALE CULTURALE INFORMATIVO A CURA DEGLI “AMICI DELL’EREMO DI VALLECAMONICA” 74 LETTERE DALL’EREMO

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GIORNALECULTURALE

INFORMATIVOA CURA DEGLI

“AMICI DELL’EREMODI VALLECAMONICA”

74LETTEREDALL’EREMO

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È IN INTERNET AL SITO:www.eremodibienno.it

(pubblicazioni)

LETTEREDALL’EREMO

LETTEREDALL’EREMOGIUGNO 2011ANNO XXVIDirettore ResponsabileDon Gabriele Filippini

Autorizzazione n. 4/89del Tribunale di Brescia

EREMO DEI SANTI APOSTOLIPIETRO E PAOLO25040 BIENNO (Brescia)Telefono 0364/[email protected]

ABBONAMENTO:Ordinario € 15,00Sostenitore € 30,00Benemerito € 50,00C.C. Postale n. 17738253int. a Alma Tovini Domus

Stampa: Tip. Camuna S.p.A. - BrenoTel. 0364/22007

Si ringrazia la

che, condividendone le finalità, contribuisce alla stampa e spedizione di questa rivista.

Dall’Eremo I discepoli di Gesù sono il sale della terra pag. 1La settimana dell’anima pag. 2Giovanni Paolo II proclamato beato pag. 3Un dovere cristiano e pastorale pag. 7 Attività e notizie pag. 9Esercizi spirituali della diocesi di Crema pag. 14Coro La Mirabella - Paderno Franciacorta pag. 17Una scuola di qualità pag. 18Giovani: esercizi spirituali con il Vescovo pag. 20

Memoria di un inizio pag. 22

Un ospite speciale pag. 25

10 Comandamenti pag. 27La “Comunità Spirito e Vita” all’Eremo pag. 29

Realtà assistenziali nella storia della Valle pag. 31 La vita dell’Eremo nel suo cuore pag. 38

La parola di Dio nei tempi dell’uomo pag. 40Un viaggio straordinario chiamato vita pag. 41

Il calendario dell’Eremo pag. 43Pellegrinaggio ad Assisi, La Verna e Perugia pag. 44

Dal Monastero

Storia

Gruppi

Letture

Calendario

L’Intervista

Amici

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La celebrazione della festa di santa Doro-tea, patrona e modello delle nostre suore - domenica 6 febbraio 2011 - ha offerto all’Eremo l’occasione di ringraziare la congregazione delle Dorotee di Cemmo e di riflettere sulla nostra vita cristiana e sul nostro Eremo. Riportiamo ampi stralci dell’omelia del direttore dell’Eremo.

L’intento della Chiesa bresciana, nella sua dimensione squisitamente camuna, ai tempi della ricostruzione dell’Eremo, era quello di ridare corpo all’antico con-vento di san Pietro, trasformandolo in un luogo propulsivo di formazione per gli animatori cristiani della società. L’imma-gine evangelica insegna che i discepoli di Gesù sono sale della terra. L’Eremo è fabbrica di “sale”, o meglio, l’Eremo serve a dare sapore al sale. Infatti: il sa-pore del sale che siamo noi è Cristo at-traverso il suo Vangelo! Siamo convinti che Dio ha LA PAROLA di cui il mondo, anche la tormentata modernità, ha biso-gno. “Voi siete il sale della terra” (Mt. 5, 13): Gesù chiama i suoi discepoli - quindi noi - a un compito di responsabilità. Noi siamo il sale e Lui, Gesù, è il sapore. Il Vangelo avverte di un rischio: il sale po-trebbe perdere il sapore… cioè noi - che siamo suoi - potremmo, disgraziatamente, staccarci da Lui. Sale insipido è una vita senza Dio, mentre “L’aspetto più sublime della dignità dell’uomo consiste nella vo-cazione alla comunione con Dio. Fin dal suo nascere l’uomo è invitato al dialogo

con Dio” (GS 19). Non è vero che ci sono valori umani universali che possono es-sere staccati da Dio. Già Romano Guar-dini, negli anni ‘40 del secolo scorso, nel bel libretto “La fine dell’epoca moderna”, avvertiva che i capisaldi dell’umanità, se staccati da Dio, sarebbero durati ben poco… basta vedere che ne è del rispetto per la vita di un mondo secolarizzato, cioè che ha dimenticato Dio. Se la vita non ha sapore - il sale - Dio, se non la si legge in un’ottica di eternità può essere buttata via. Non solo con il crimine dell’aborto o dell’eutanasia, ma anche con le altre forme di eccesso o con stili di vita disimpegnati, edonistici o segnati dal liberalismo e dal relativismo. Ecco allora l’avvertenza di Gesù: “Se il sale perde il suo sapore […] a null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente” (Mt. 5, 13). Il Concilio Vaticano II (GS 19-21) afferma con coraggio che a contribuire all’ateismo sono anche certuni atteggiamenti evange-lici dei cristiani. Possiamo quindi chie-derci, legittimamente, se oggi la fede non sia gettata via e calpestata proprio perché noi - per primi - abbiamo tolto sapore al sale che siamo noi. Sale scipito è una fede non praticata con coerenza e tena-cia. Il rifiuto della formazione, una litur-gia frettolosa e superficiale o in balia del capriccio personale, la perdita del senso della trascendenza e del mistero, l’abban-dono della preghiera personale prolungata e continua nella giornata, l’abbandono della confessione frequente, l’enfasi sulla

I DISCEPOLI DI GESÙ SONO SALE DELLA TERRA

Dall’Eremo

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proposta di animazione e socializzazione a scapito dell’evangelizzazione sono i sin-tomi di una fede malata, sale che ha perso il suo sapore. L’Eremo - fin dall’inizio - nacque con l’intento di “salare il sale”. Ecco allora i corsi di formazione, i ritiri delle diverse categorie, gli esercizi spirituali. Ecco la cura per un ambiente bello e confortevole e l’attenzione per l’arte come veicolo di in-contro con la bellezza divina. Ecco lo stile di accoglienza fraterna, ma sempre nobile, come prima carità evangelica. Ed ecco le suore dorotee e i volontari dell’Eremo: persone la cui vita ha acquistato sapore attraverso il dono sincero di sé (GS 24). Ecco, quindi, come rimanere uniti a Cri-sto ed essere sale saporito: il servizio nel nome di Gesù. L’Eremo sta in piedi, e con dignità, per il lavoro nascosto e spesso duro delle suore e dei volontari e anche di chi - pur per professione - va oltre l’aspetto retributivo nel prestare la sua opera. Suore, volontari, amici dell’Eremo sono sale sa-porito e luce del mondo. Il loro impegno sereno e disinteressato suscita quella lode di cui parla il Vangelo: “Risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perche

vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli” (Mt. 5, 16). Parlando ai religiosi, mercoledì 2 febbraio 2011, il vescovo Luciano affer-mava: “Non so che cosa ci riserverà il futuro; non so quali saranno le forme di santità più capaci di incidere sul vissuto dell’uomo e della donna d’oggi. Bisogne-rebbe essere dotati di spirito profetico per dirlo. Posso solo dire che la strada non passerà da un rilassamento dell’impegno, ma, probabilmente, da un suo approfondi-mento […] anche se può sembrare di di-ventare più moderni e quindi più accetta-bili se abbassiamo la soglia dell’impegno ciò non è vero”. Se si abbassa la soglia dell’impegno si diventa semplicemente sale senza sapore. Ciò che occorre, pro-segue il nostro Pastore, “è una disciplina interiore ben più esigente di quella esterna alla quale siamo abituati”. Il sale prende sapore se e quando - uniti a Cristo - diven-tiamo anime di vita interiore. Ecco perché esiste l’Eremo: per portare frutto a gloria di Dio ed essere sale della terra.

DON ROBERTO DOMENIGHINI

(DIRETTORE DELL’EREMO)

La settimana di vacanza per l’anima

Dal 18 al 22 luglio 2011 l’Eremo promuove una nuova proposta: la settimana di vacanza per l’anima. L’intento delle giornate è di per-correre un cammino spirituale valorizzando le bellezze dell’arte e del creato delle quali tanto è ricca la Vallecamonica. La “base” sarà l’Eremo, dal quale – in autobus – si raggiungeranno i diversi siti di interesse culturale, spirituale e naturale. Sarà dedicato tempo alle vi-site, alla preghiera comunitaria e personale e ci saranno ampi spazi di libertà. Guiderà la settimana Monsignor Celestino Clementi, camuno, parroco di Manerbio.

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I MAGGIO 2011 GIOVANNI PAOLO II PROGLAMATO BEATO

Dall’Eremo

Il I maggio 2011 la Chiesa ha ufficial-mente riconosciuto le virtù eroiche del papa Giovanni Paolo II, un avvenimento di cui particolarmente gioisce l’Eremo e tutti quelli che lo frequentano. Ciò non solo perché questo nuovo beato porta il nome degli Apostoli Pietro e Paolo cui l’Eremo è intitolato, non solo perché il 16 luglio 1988 dalla Lobbia Alta in Ada-mello il papa ricordò e benedisse la Valle Camonica, l’Eremo ed il nascente Con-vento delle Clarisse; ma soprattutto per il grande affetto e la grande devozione con cui tutti guardiamo a questo santo Pon-tefice. Riportiamo qui (riprendendole dal n. 9 di Lettere dall’Eremo) le parole che il papa allora pronunciò.

Benedite, ghiacci e nevi, il Signore, lo-datelo ed esaltatelo nei secoli! Benedite, monti e colline, il Signore! Benedite, sor-genti, il Signore! (Dan. 3,70,75).Carissimi Alpini,1. Grande gioia è per me poter elevare al Signore, insieme con voi, il cantico della lode e della riconoscenza qui vicino alla vetta dell'Adamello, di fronte ai maestosi ghiacciai del Pian di Neve. Qui, dove la natura è un inno perenne alla grandezza del Creatore, è facile disporre l'animo a pensieri alti e corroboranti, e soffermarsi in preghiera. Le montagne hanno sempre avuto un particolare fascino per il mio animo: esse invitano a salire non solo materialmente ma spiritualmente verso le realtà che non tramontano.

Sono pertanto grato alla Sezione Alpina della Valle Camonica per l'invito che mi ha rivolto di venire qui alla Lobbia Alta dell'Adamello, per celebrare la Santa Messa sull'altare, recentemente costruito dagli Alpini sia di detta Valle, sia di Ca-risolo.Porgo a tutti il mio saluto cordiale, rivol-gendo uno speciale pensiero alle Autorità civili e militari, ai Dirigenti ed Organiz-zatori, esprimo il mio apprezzamento per questo incontro amichevole e assai signi-ficativo, perché vuole ricordare il settan-tesimo anniversario della fine della Prima Guerra Mondiale, e il venticinquesimo del pellegrinaggio che gli Alpini «camuni» compiono annualmente per commemorare i caduti di tutte le guerre e le vittime della

La Madonna dell'Adamello, bronzo di F. Severino che il papa ha benedetto al termine

della celebrazione.

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montagna. Qui, tra gli spazi sconfinati e nel silenzio solenne delle cime, si avverte il senso dell'Infinito! In questo scenario maestoso e possente, l'uomo si sente pic-colo e fragile, e più facilmente percepisce la magnificenza e l'onnipotenza di Dio, creatore dell'universo e redentore del ge-nere umano.Qui veramente il pensiero, contemplando il creato, penetrando, anzi, nell’ordine mi-rabile dell'intero universo, si fa preghiera di adorazione e di fiducioso abbandono: «Signore, io credo in Te, Ti adoro, Ti amo e spero in Te!». Qui, intorno all'altare del Sacrificio, il pensiero si innalza al dise-gno salvifico dell'Incarnazione del Verbo e della Redenzione dell'uomo per mezzo della sua Passione e Morte in Croce. Su queste alture immacolate, mentre rinno-viamo il Sacrificio della Croce, ci troviamo realmente, uniti a Cristo Signore, che ci ha amato e si è donato per noi.«Benedite, monti e colline, il Signore loda-telo ed esaltatelo nei secoli!» (Dan. 3,75)2. Da queste montagne lo sguardo scende verso le valli che le circondano e il pensiero raggiunge spiritualmente le genti che le popolano: donne e uomini segnati dal forte carattere delle virtù montanare. Anche a loro è indirizzato il mio saluto benedicente con l'auspicio che siano fedeli alle tradizioni che le contraddistinguono: tradizioni di fede robusta e di retti costumi morali. Elevo la mia preghiera perché non si lascino prendere dalle tentazioni della società consumistica, dall'edonismo, dall'indif-ferentismo; perché guardino alle vette non solo come alla meta del loro duro vivere quotidiano, ma anche come sim-bolo di possibile, elevante, purificatrice ascesi spirituale.Sono a conoscenza che nella Valle Ca-monica, a Bienno - in onore ed a memo-

ria del mio venerato Predecessore Papa Paolo VI, di cui si celebrerà tra poco il decennio della morte - la Diocesi di Bre-scia ha promosso prima l'erezione di un Centro di Spiritualità laicale, l'Eremo dei SS. Pietro e Paolo, e poi, l'istituzione di un nuovo Monastero femminile di clausura, dedicato a Santa Chiara, che sta per inaugurarsi.Sono, questi, segni confortanti, che me-ritano attenzione e solidarietà, perché fanno sì che di fronte alla secolarizza-zione si affermi la spiritualità, di fronte alla superficiale esteriorità si torni alla meditazione. L'uomo deve saper ritro-vare in se stesso la coscienza del proprio valore spirituale.Vada quindi un saluto particolare a quanti operano per la causa della fede e per la formazione cattolica all'Eremo di Bienno, ed altresì uno speciale augu-rio alle Religiose Clarisse che stanno per entrare nel nuovo Monastero, luogo di preghiera e di elevazione mistica.Forse taluno pensa che la vita contem-plativa sia avulsa dalla società: queste anime oranti sono invece veramente partecipi della vita che le circonda e con la misteriosa ma reale forza della grazia sostengono i fratelli e le sorelle di tutta l'umanità nelle fatiche e nelle prove del vivere quotidiano.3. La Messa celebrata su questo altare, collocato proprio dove correva la linea del fronte di guerra, nel 1915-1918, è anche un ricordo e una preghiera di suffragio per tutti i combattenti che, settant'anni fa, su questi aspri gioghi alpini, furono feriti o andarono incontro alla morte, invocando la pace. Com'è noto, questo paesaggio, ora così sereno ed elevante, fu teatro di terribili battaglie. Pensando agli aspri epi-sodi di guerra avvenuti in questi luoghi e alle innumerevoli vittime colpite a morte

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nelle gole di queste montagne, sconvolte dall'odio e dalla violenza, si sente una profonda angoscia per la sorte di quegli uomini, in balia dei crudeli rivolgimenti della storia.Ma dobbiamo anche ricordare che nell'im-menso anfiteatro di questi ghiacciai e di queste vette, tra i quali ancora oggi si vedono trincee e fili spinati, schegge di granate e residui di materiale bellico, pur nello stridente contrasto delle rivendica-zioni nazionali, era presente da ambo le parti il conforto e l'amicizia di Cristo, il Redentore, che nessuno abbandona e che tutti ama e vuole salvare per la vita al di là del tempo e della storia.Quante volte il bianco colore della neve si è tinto del rosso del sangue! Il nostro pensiero va a tutti coloro che sono ca-duti sull'Adamello, a tutte le vittime delle guerre passate e presenti, alle loro fami-glie, ai loro ideali infranti, e mentre ele-viamo per loro la nostra preghiera di suf-fragio, esprimiamo nuovamente il nostro anelito e la nostra invocazione alla pace, alla fraternità, alla concordia tra i popoli e le nazioni. In avvenire sia la pace a gui-dare il cammino dell'umanità. La pace ma-estosa di queste montagne è un invito ed un impegno a costruire e a consolidare una società libera della schiavitù della guerra e dell'odio.Noi desideriamo non soltanto la pace che fa tacere le armi, anch'essa indubbiamente già un gran bene - ma desideriamo anche la pace interiore degli animi, che è frutto della retta coscienza, del senso della giusti-zia e della carità, e fondata sulla paternità universale di Dio creatore, sull'amicizia con Cristo, il Figlio di Dio incarnatesi proprio per liberarci dal male e indicarci il nostro destino soprannaturale.4. Infine, l'ultima riflessione che desidero ancora proporvi, cari Alpini, riguarda la

memoria della Madonna del Carmine, che la Liturgia ci fa celebrare, oggi 16 luglio. Per il vostro venticinquesimo pellegrinag-gio sull'Adamello avete scelto una gior-nata veramente mariana, e avete deciso di innalzare accanto a questo altare l'effigie della Madonna dell'Adamello, che volen-tieri benedirò al termine della celebrazione eucaristica. Mi compiaccio vivamente per questo gesto, che bene si inserisce nel quadro dell'Anno mariano, e per la vostra devozione alla Madre Celeste, che in ogni luogo e in ogni tempo, è vicina ad ognuno di noi col suo amore e la sua protezione. Non è questo il momento per fermarci ad illustrare la particolare devozione alla Madonna del Carmine. Mi limito a citare alcune parole di Pio XII, il quale così scri-veva in un autorevole documento: «Nes-suno certamente ignora quanto ad avvivare la fede cattolica e ad emendare i costumi conferisca l'amore verso la Beatissima Madre di Dio, specialmente attraverso quelle espressioni di devozione con cui, a preferenza di altre, sembra che le menti si arricchiscano di dottrina soprannaturale e gli animi siano spinti al culto della vita cristiana. Tra queste va ricordata la devo-zione al Sacro Scapolare del Carmine, che si adatta per la sua semplicità all'indole di ogni persona ed è larghissimamente dif-fusa tra i fedeli cristiani, con ricchi frutti spirituali (Let. Ap. Neminem profecto, 11 febbraio 1950, AAS, 42).Sempre, ma specialmente in questa singo-lare festività, Maria Santissima ci ricorda che lo scopo essenziale della vita è la sal-vezza eterna e ci assicura la sua interces-sione per la perseveranza nella fede e nella grazia fino al termine del pellegrinaggio terreno.La Vergine Maria, che «avanzò nella pe-regrinazione della fede», anche da questo monte guarderà con occhi di materna be-

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Dall’Eremo 6

PREGHIERA AL BEATO GIOVANNI PAOLO II PAPA

Nella S. Messa del I maggio 2011, ringraziando il Signore per la beatificazione di Giovanni Paolo II, tutta l’assemblea ha così pregato:

Beato Giovanni Paolo II,amante delle montagne camune,Tu, dalle vette dell'Adamellohai benedetto l'amato Eremo nostro,opera ecclesiale, frutto della fede e della carità dei Cristiani di questa Valle.Guarda ancora benigno alla Casa di Spiritualità, sorta sulla scia dell'ispirazione conciliare del Tuo predecessore, il papa bresciano Paolo VI.

Tu che sei Pietro,conduci la famiglia dell'Eremonella totale docilità al tuo successore,il nostro amato pontefice Benedetto XVI.

Tu che hai scelto il nome di Giovanni Paolo, ottieni a questa casa di esserela nuova Isola di Pathmos,dove il Discepolo predilettocontemplò le meraviglie dell'Apocalisse. E donaci lo zelo missionariodell'Apostolo delle genti.

Tu, uomo spirituale,rendi l'Eremo dei santi Pietro e Paolo, luogo di formazione di uomini e donne di vita interiore, che possano animare cristianamente la società.

Tu, Beato:veglia su questo colleaffinché sia nuovo monte delle beatitudini per l'anima che incontra il Cristo,unico Salvatore del mondo,da Te creduto, da Te amato, da Te annunciato fino agli estremi confini della terra. Amen.

nevolenza le popolazioni delle valli circo-stanti, aiutando ad avere una fede capace di far fronte alle sfide dei nostri tempi.Guarda con amore, o Vergine Maria, i po-veri, i sofferenti, i giovani, speranza del domani. Sii maternamente vicina a tutte le persone, le famiglie e le Nazioni. Soccorri il popolo cristiano nella sua lotta contro il male. O clemente, o pietosa, o dolce Ver-gine Maria!

16 Luglio 1988

16 luglio 1988 il papa in Adamello innalza il calice del sacrificio

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UN DOVERE CRISTIANO E PASTORALE

Formazione

C’è un punto dell’insegnamento cristiano che rimane abbastanza disatteso nella ca-techesi ordinaria. Eppure, costituisce già un dovere umano di base. Si tratta della cura che bisogna avere del pianeta Terra e per la natura che su di esso fiorisce. Anche i cattolici sono vissuti per secoli in una beata incoscienza. Se nei più dotti si è fatto un largo uso di pastorellerie e di inni poetici al mondo delle piante, dei fiori e degli animali, i più semplici, ossia il popolo delle parrocchie e delle associazioni, sono stati educati al senti-mento della natura mediante il racconto della vita di san Francesco d’Assisi e delle leggende dei primi francescani: scritti nei quali la natura è presentata come l’opera e lo specchio dello splendore di Dio che merita rispetto e fraterna partecipazione alle sue vicende da parte dell’uomo. Ma è stata pur sempre un’educazione superfi-ciale, non avvertita e non impartita come moralmente obbligante, e - in definitiva - anch’essa di carattere poetico.Oggi le cose stanno diversamente. Que-sta Terra “magnifica e dolorosa”, come la definì Paolo VI, corre un pericolo mor-tale e, con essa, tutti noi. Insigni scienziati parlano addirittura di una possibile e in-combente estinzione di massa. È, questa, un’espressione con la quale si designano e si descrivono i cinque grandiosi fenomeni succedutisi milioni di anni or sono che, in diverse ere geologiche, mutarono il volto della Terra, creando e abbattendo mari, montagne, laghi e uccidendo animali come

i dinosauri, i cui resti affiorano ancora qua e là sotto il martello dei paleontologi.Quei fenomeni furono determinati dalla caduta dei meteoriti e dall’eruzione dei vulcani e rientrarono, quindi, in quel per-petuo avvicendamento di morte e di vita con il quale la natura rinnova le sue forme. Dall’estinzione di forme antecedenti na-scono forme nuove e si rinnova il mira-colo della vita. Quasi una prefigurazione. A livello della natura materiale, del mi-stero pasquale rivelato, millenni dopo, dal Figlio di Dio.Ma l’estinzione della quale si parla ai no-stri giorni non è un fenomeno iscritto nella natura della terra. È invece un fenomeno determinato dall’incuria e dal folle disin-teresse per il creato dell’uomo contem-poraneo. Il pericolo dell’estinzione è di-rettamente dipendente dall’inquinamento e dalla violenza inferta alla natura. Ed è fenomeno di tali inquietanti proporzioni da mettere in allarme, non soltanto movi-menti ambientalisti e gruppi ecologici, ma anche università e scienziati che solleci-tano continuamente i governi degli Stati. È dal mondo scientifico che viene proposto il “principio di precauzione”: astenersi da quelle attività che fanno prevedere l’in-sorgere o il potenziarsi di rischi e pericoli globali. È un principio di non facile appli-cazione per le conseguenze economiche e sociali che implica. Per esempio: è giusto, è utile non trivellare il fondo marino per ricavarne petrolio per preservare la fauna del mare? Per preservare la vita e l’am-

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biente delle balene e dei pesci, si può ri-nunciare al necessario beneficio del petro-lio? È comunque doveroso che noi cristiani impariamo e insegniamo il rispetto di tutta la natura, non profanandola con una legge-rezza dannosa per tutti. Credendo che essa è scaturita, come dono a noi, dal pensiero di Dio, dobbiamo da questa fede reim-parare ad amarla e a proteggerla. Come ormai insegnano parecchi documenti del Magistero della Chiesa, noi, operatori pastorali, dobbiamo trovare dalla fede

Formazione 8

nella creazione divina gli argomenti per educare alla stima per il pianeta e per la molteplice vita che lo abita. Sarebbe già un grosso risultato se smettessimo di sorridere e di tacere quando osserviamo bambini e giovani strappare il verde dei giardini e dei parchi, uccidere per macabro divertimento innocenti animali, lordare il mare e i fiumi.

PADRE GIANDOMENICO MUCCI

LA CIVILTÀ CATTOLICA - ROMA

Pellegrinaggio dell'Eremo a fatima (23-25 maggio 2011)

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ATTIVITA' E NOTIZIE

Dall’Eremo

Febbraio 2011• Il mese di febbraio è iniziato con l’ac-

coglienza all’Eremo di S.E. Monsignor Ambrosius Kotamba Djolioba, arcive-scovo di Sokodè, in Togo e Presidente della Conferenza episcopale di tale nazione. Il Presule è giunto in Valle per un periodo di convalescenza e si è fermato per circa un mese. Nella ri-vista abbiamo raccolto la sua testimo-nianza.

• Domenica 6 l’Eremo ha ringraziato il Signore per la preziosa presenza delle Suore Dorotee da Cemmo: nella ce-lebrazione eucaristica, animata dalla Corale San Faustino di Darfo, sono state benedette le “Mele di santa Do-rotea”. Un’elevazione musicale - con il quartetto Kafeebaum - ha preceduto la liturgia, alla quale hanno partecipato numerosissimi amici dell’Eremo e delle Suore.

• Martedì 8 si sono incontrati, all’Eremo, i vicari zonali della Valle con il Vicario Episcopale.

• Mercoledì 9 è proseguito l’itinerario di spiritualità per le donne.

• Da venerdì 11 a domenica 13 oltre cento persone, provenienti dalla dio-cesi di Mantova, hanno vissuto una tappa del loro cammino alla riscoperta dei dieci comandamenti. Un articolo ne descrive le modalità.

• Mercoledì 16 i Curati della Valle si sono dati appuntamento all’Eremo per

un incontro di progettazione pastorale e di fraternità.

• Domenica 20 la casa ha accolto alcuni sacerdoti bresciani che - con il nostro vescovo - hanno vissuto la settimana teologico-pastorale del clero.

• Venerdì 25 la pianista Francesca Olga Cocchi si è esibita nel primo concerto della piccola rassegna “Musical…mente” presentando un programma innovativo: i pianisti dell’avanguardia americana: grande il plauso dei molti spettatori.

• Sabato 26 con la conferenza formativa, la celebrazione eucaristica e la cena l’Ucid ha celebrato l’adunanza men-sile.

Il Vescovo con i giovani

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Lo stesso giorno ha avuto inizio il ri-tiro della comunità delle Suore Dorotee di Cemmo, che si sono fermate fino al tardo pomeriggio della domenica.

• Domenica 27 i sacerdoti ordinati nel 1997 si sono ritrovati all’Eremo per un incontro di fraternità.

• Da lunedì 28 a venerdì 4 un gruppo di sacerdoti dell’Opus Dei ha partecipato agli esercizi spirituali, predicati da don Marco Busca, sacerdote della Prelatura della santa Croce.

Marzo• Giovedì 2 marzo è ritornato all’Eremo,

per incontrare i sacerdoti, Padre Bar-tolomeo Sorge, nell’ambito della for-mazione sociale del clero “Mosaico sociale”.

• Venerdì 4, per i concerti dell’Eremo, il trio Maffolini, Zamboni, Zamboni ha offerto uno spettacolo di alto livello per i molti presenti.

• Sabato 5 ha avuto inizio l’itinerario di fede in preparazione al matrimonio, organizzato dalla zona pastorale se-conda.

• Domenica 6 - per Cori all’Eremo - la Messa è stata animata dal coro Teso-retto di Ceto.

• Lunedì 7 i cresimandi e i genitori di Ro-gno hanno vissuto il loro ritiro in prepa-razione alla quaresima.

• Sabato 12 il chitarrista malegnese Ste-fano Sanzogni ha concluso, con un me-morabile ed emozionante concerto, la rassegna “Musical…mente”.

• Domenica 13 la comunità San Giovanni Battista ha trascorso la giornata fraterna all’Eremo.

Nel pomeriggio i catechisti della zona terza hanno vissuto un pomeriggio di

ritiro accompagnati dai loro sacerdoti e guidati da don Francesco Pedrazzi.

• Da venerdì 18 a domenica 20 un gruppo di giovani della diocesi di Bergamo ha vissuto il ritiro quaresimale.

• Sabato 26 e domenica 27 l’Azione Cat-tolica di Cremona ha rinnovato la tradi-zione del ritiro quaresimale all’Eremo.

• Sabato 26 l’Ucid ha vissuto all’Eremo l’incontro formativo e la celebrazione dell’Eucarestia.

• Giovedì 31 un nutrito gruppo della Par-rocchia di Chiari, con il Parroco Mon-signor Rosario Verzelletti e il suo primo collaboratore il camuno don Fabio Mot-tinelli, hanno visitato l’Eremo.

Aprile• Da venerdì 1° a domenica 3, l’Azione

cattolica di Cremona è stata ospite per gli esercizi spirituali.

• Sabato 2 - in videoconferenza da Brescia - i giovani della Sfisp hanno seguito la meditazione quaresimale del Vescovo Luciano rivolta alle persone impegnate

Benedizione dell'ulivo

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Dall'Eremo11

nel mondo politico e sociale. Da segna-lare la totale assenza, seppur invitati, di tutti gli interessati camuni.

• Giovedì 7 il prof. Gianluigi Bizioli ha parlato ai sacerdoti sul tema: “Federa-lismo fiscale o federalismo sociale?”, nell’ambito della formazione perma-nente del clero, “Mosaico sociale”.

• Da venerdì 8 a domenica 10 i giovani dell’oratorio di Ospitaletto hanno vis-suto alcuni momenti di spiritualità.

Contemporaneamente ad altri giovani che hanno chiesto ospitalità all’Eremo per prepararsi alla Pasqua.

• Sabato 16 e domenica 17, contenti dell’esperienza dell’anno precedente, un gruppo di genitori di Cantù - accom-pagnato dalle Suore Sacramentine - ha completato la preparazione alla pasqua con il ritiro guidato dal direttore della casa. A loro si sono aggiunti altri laici, tra cui alcune coppie, che avevano chiesto un ritiro nella domenica delle palme.

• Sabato 16 alle ore 20, nell’ambito di “Cori all’Eremo”, il gruppo “La Mira-bella” di Paderno F.C. ha presentato la liturgia della Passione: la Chiesa grande, gremita, ha vissuto momenti di intensa emozione e di profonda meditazione sul mistero dei giorni santi.

• Dal primo giorno della settimana santa hanno iniziato ad arrivare all’Eremo le persone che desideravano vivere con un clima di silenzio e raccoglimento le celebrazioni pasquali.

• Il mercoledì santo la Parrocchia di Piamborno ha vissuto all’Eremo la ce-lebrazione penitenziale per un gruppo di ragazzi.

• Giovedì 21 ha avuto inizio il Sacro Tri-duo Pasquale celebrato al Monastero e

aperto da S.E. Mons. Gianbattista Mo-randini. Vi hanno partecipato quindici suore operaie e altre persone residenti all’Eremo insieme a molti fedeli della Valle. Fra gli ospiti della Casa di Spi-ritualità è da segnalare la dottoressa Marta Lago, prestigiosa firma del quo-tidiano della Santa Sede, L’Osservatore Romano.

• Martedì 26 i cresimandi di Breno, ac-compagnati dai catechisti e dal curato, don Alessandro Nana, hanno trascorso una giornata di ritiro.

• Dal 30 al 1° maggio la “Comunità Spi-rito e Vita” - oltre cento persone - hanno animato l’Eremo con incessanti canti, preghiera e con grande simpatia. La loro esperienza è narrata nella rivista.

• Sabato 30, la classe di pianoforte della maestra Elisa Fanchini ha presentato il suo “saggio” al pianoforte dell’Eremo, con la partecipazione di genitori e amici.

Maggio• Domenica 1, i cresimandi di Boario, con

il parroco don Enrico, hanno fatto il ri-tiro in preparazione alla celebrazione del sacramento.

Alla Santa Messa delle 17, per “Soli Deo Gloria” il duo Marco Giorgi (tromba) e Ivan Franzoni (organo) hanno animato la Messa sia sottoline-ando con la musica i passi della liturgia che alternandosi e accompagnando l’as-semblea. Nella celebrazione l’Eremo ha ricordato il saluto che gli rivolse l’ora Beato Giovanni Paolo II dall’Adamello e ha innalzato la preghiera per l’Eremo al nuovo Beato. Nella rivista si ricorda l’evento dell’Adamello e si offre il testo della preghiera.

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Dall’Eremo 12

A partire dal 1° maggio, il direttore dell’Eremo è stato nominato anche amministratore parrocchiale di Berzo Inferiore.

• Giovedì 5, don Paolo Bonardi - parroco di Gorzone - ha predicato il ritiro ai suoi cresimandi.

• Sabato 7, l’Eremo ha ospitato un ritiro offerto a tutte le religiose della diocesi di Brescia e predicato da don Antonio Zani.

• Domenica 8, due parrocchie, Erbanno e Artogne, hanno trovato accoglienza all’Eremo per il ritiro dell’Icfr, in pre-parazione alla celebrazione dei sacra-menti.

Alla Santa Messa delle 17 - per Cori all’Eremo - il coro “Dilla” della Sacca di Esine, diretto dal parroco don Re-dento, ha animato la celebrazione eu-caristica.

• Mercoledì 12, ottantacinque persone da tutta la Valle hanno partecipato

all’annuale pellegrinaggio mariano dall’Eremo al Santuario della Madonna della Corona, sul monte Baldo, in pro-vincia di Verona.

• Sabato 14, la Sfisp ha tenuto la giornata di laboratorio a conclusione del primo anno formativo.

• Domenica 15, gli insegnanti dell’Istituto Arici di Brescia, che - come l’Eremo - è sotto il patrocinio della fondazione diocesana Alma Tovini Domus, hanno partecipato alla Santa Messa celebrata da don Faustino Guerini, padre spiri-tuale della scuola e visitato l’Eremo, oltre al Monastero di san Salvatore e alla Pieve di San Siro. Un articolo nella rivista racconta la loro visita.

Alla Santa Messa delle ore 17, dome-nica 15, erano presenti alcuni dei gio-vani che - con l’Eremo parteciperanno alla giornata mondiale della gioventù a Madrid: dopo la celebrazione - ani-mata dal coro della Consulta di pasto-

Pellegrinaggio alla Madonna della Corona.

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Dall'Eremo13

rale giovanile della zona seconda - è stato piantato e benedetto un piccolo albero d’ulivo, donato alla veglia delle Palme dal Vescovo Luciano, a ricordo dell’evento.

• Giovedì 19, don Paolo Bonardi è ritor-nato all’Eremo per il ritiro dei bambini dell’Icfr.

• Venerdì 20, i cresimandi di Gianico, ac-compagnati dal loro parroco - don Fau-sto Gregori - e guidati da Suor Celinia hanno vissuto il ritiro in preparazione al conferimento del Sacramento.

• Sabato 21 l’osservatorio giuridico le-gislativo della diocesi ha promosso un incontro per i consigli amministrativi delle parrocchie.

Le suore Sacramentine hanno visitato l’Eremo con un nutrito gruppo di per-sone, pellegrini ai luoghi della loro

Concerti all'Eremo Stella Malamani ed Elena Quaglia.

Santa Fondatrice. Nel pomeriggio un gruppo di fami-

glie dell’Icfr di Breno ha concluso l’itinerario annuale raggiungendo a piedi l’Eremo per la Santa Messa e un momento di festa. Per i Concerti dell’Eremo, in serata, Stella Malamani al flauto traverso e Elena Quaglia al cla-vicembalo hanno presentato le Sonate per Flauto e Cembalo di Johann Seba-stian Bach.

• Domenica 22, per cori all’Eremo, la Messa è stata animata dal coro Monte Alto di Rogno.

• Da lunedì 23 a mercoledì 25, un gruppo di persone ha partecipato al pellegrinag-gio dell’Eremo a Fatima, guidati dal di-rettore della casa. (La fotografia di pag. 8 documenta l'evento).

• Martedì 24 i Curati della Vallecamonica si sono incontrati all’Eremo per la loro riunione periodica, del CoCuVa (Coor-dinamento Curati Valle).

• Giovedì 26 Padre Mario Toffari, diret-tore dell’ufficio migranti della diocesi di Brescia, ha intrattenuto i sacerdoti sul tema della legislazione italiana in campo di immigrazione, nell’ambito della formazione permanente del clero, “Mosaico sociale”.

Nel pomeriggio i quattordici ragazzi che hanno ricevuto la Cresima, a Ono san Pietro dal Direttore dell’Eremo, hanno visitato la Casa.

• Da venerdì 27 a domenica 29 una set-tantina di giovani ha partecipato agli esercizi spirituali predicati dal Vescovo di Brescia, Monsignor Luciano Monari. Uno dei partecipanti ha scritto la sua testimonianza che pubblichiamo.

• Lunedì 30 maggio ha avuto inizio il VII corso di Iconografia.

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“Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto e riposatevi un po'”. Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di man-giare. Allora andarono con la barca verso un luogo deserto, in disparte» (Mc 6,30-32). «Mentre erano in cammino, entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò. Essa aveva una sorella, di nome Maria, la quale, sedutasi ai piedi di Gesù, ascoltava la sua parola; Marta invece era distolta per i molti servizi. Allora si fece avanti e disse: “Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti”. Ma il Signore le rispose: “Marta, Marta,

tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta”». Lc 10,38-42.A partire da questi versetti evangelici sono iniziati gli esercizi spirituali dal tema “Voi siete il sale della terra, voi siete la luce del mondo” proposti da Mons. Franco Manenti, vicario generale della nostra diocesi di Crema, a un gruppo di oltre quaranta adulti di Azione cattolica.

Che cosa sono gli Esercizi spirituali? Il riposo a cui Gesù chiama non è consi-stito solo nell'appartarsi, nell'interrompere un ritmo di vita stressante, senza un attimo

ESERCIZI SPIRITUALI ADULTI DI AZIONE CATTOLICA DELLA DIOCESI DI CREMA: 1-3 APRILE 2011

Dall’Eremo

I partecipanti agli esercizi spirituali della diocesi di Crema

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di tregua, ma anche e soprattutto nello stare con Lui, per ascoltare la sua parola. Gesù conosce l’uomo, sa che cosa preoccupa e inquieta il suo cuore, sa pacificare questo cuore. Quella di Gesù è stata per noi tutti una presenza qualificante, perché ha resti-tuito alla nostra esistenza quella verità che fa “riposare”.Gli Esercizi spirituali sono stati, quindi, un meraviglioso raccogliersi in disparte, per riposare, riprendere fiato e slancio, stando con Gesù; per raccontare a Gesù di noi stessi, della nostra vita, della nostra fede, con i suoi alti e bassi, le incertezze, le fragilità e le conquiste, perché Lui, che é Signore e Maestro, ci guidi con la sua parola nel discernimento delle scelte più opportune da compiere e nelle decisioni da prendere.

Come vivere gli Esercizi? L’episodio di Marta e Maria ci ha orien-tato: Marta, intraprendente e generosa, è una donna a disagio perché quello che fa con tanta generosità la “distoglie” da un modo di stare dentro la vita che dà sere-nità, anche quando la vita impegna.Gesù aiutando Marta a comprendere la causa del suo disagio: «Tu ti affanni e ti agiti per molte cose», ricordando ciò che è veramente necessario per la vita: «di una cosa sola c’è bisogno», ha aiutato ciascuno di noi a puntare su ciò che conta: l’ascolto di Gesù, della sua parola. Il recupero di questo modo di relazionarsi a Gesù, che Maria ha fatto proprio, è prioritario se non si vuole che il servizio perda significato, degeneri in un agitarsi che finisce per amareggiare e inquietare. Per evitare che il nostro darci da fare per il Signore, per il vangelo, risulti inconcludente, dobbiamo consentire al Signore di svolgere il “suo” servizio: l'offerta della comunione con lui e, grazie a lui, tramite lo Spirito, con il Pa-

dre. E questo ci permetterà di comprendere che serviamo il Signore, il suo vangelo, non perché facciamo tante cose buone, svolgiamo tanti opere utili, ma perché, con quello che siamo e facciamo, consentiamo al Signore di fare comunione con coloro che incontriamo ogni giorno. A partire da questi atteggiamenti abbiamo vissuto gli Esercizi spirituali, col metodo della Lectio divina, meditando la Parola relativa ai brani: “Voi siete il sale della terra… voi siete la luce del mondo” (Mt 5,13-16). - Ci siamo interrogati sulla qualità della nostra relazione con il Signore, se è una re-lazione che ci trasforma progressivamente, che ci fa gustare la vita come la gusta Lui, incontrare le persone come le incontra Lui, se il nostro modo di stare nel mondo, di operare a favore delle persone, di incon-trarle dà sapore, gusto alla loro vita, la il-lumina, perché le conferisce pace, l’apre alla speranza.“Venite a me… Imparate da me che sono mite e umile di cuore” (Mt 11,28-30)Come discepoli siamo chiamati a fare pro-pri alcuni tratti della mitezza di Gesù:- avere un cuore compassionevole, capace

Dall'Eremo15

Nella foto (ed in altre di questo numero) la nevicata di dicembre.

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di accogliere e condividere le sofferenze e fatiche delle persone che incrociamo nella vita;

- saper conferire un significato diverso alle esperienze negative, segnate dal male, che possiamo patire dagli altri o dagli eventi stessi della vita;

- essere anche persone “riposanti”, che sanno concedere riposo e ristoro alle fatiche di quanti si accostano a noi. Il mite è presente all’altro, s’interessa della sua vita, sa compatire la sua sof-ferenza e gioire della sua gioia, sa cam-minare insieme, rispettando i tempi e i passi dell’altro, affiancandosi a lui, come suggerisce l’immagine stessa del giogo. Questo riaccende il gusto e la bellezza del vivere, nonostante le fati-che e le desolazioni che l’esistenza com-porta; rende meno sola la vita, le ridona un senso, un desiderio, una forza per

perseverare anche nella fatica.Questi sono solo alcuni cenni di riflessione che sicuramente non riescono ad esprimere la grande ricchezza spirituale ed umana di queste giornate.La bellezza dell’Eremo, la struttura ade-guata alle esigenze, il cibo preparato con cura, il clima propizio, l’accoglienza pre-murosa di don Roberto e dei responsabili della Casa, la ricchezza della liturgia, la guida illuminata e appassionata di Don Franco, le “visite” preziose di Don Mario e don Giuseppe, nostri assistenti, hanno favorito il raccoglimento e l’ascolto e do-nato tanta gioia e serenità al gruppo più che mai desideroso di ritornare.E… guarderemo alla nostra vita, con il Suo sguardo, per comprendere le meravi-glie che Lui opera.

FRANCESCA SCHIAVINI

Dall’Eremo 16

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Il Coro “La Mirabella” di Paderno Fran-ciacorta inizia il suo cammino nel 1972 dedicandosi alla musica popolare secondo una diffusa tradizione del periodo, cer-cando però di approfondire ed arricchire il suo repertorio. La ricerca lo porta all'in-cisione di una audiocassetta contenente i canti più antichi della brescianità. Si apre alla musica polifonica nel 1987 in occa-sione di una serie di concerti a Vienna, dove ottiene un risultato lusinghiero. De-dica poi particolare attenzione alla poli-fonia spagnola, realizzando un CD uni-camente di questi autori e presentandolo a Barcellona e Monserrat. Studia per un intero anno il canto gregoriano e decide, sotto la guida dell'attuale M° Sergio Fran-chi, di dedicarsi esclusivamente alla mu-sica polifonica. Una scelta decisamente radicale ma che apre di fatto al coro le porte di chiese, pievi, luoghi di incontro e di fede e ultimamente anche di eremi.Eccoci all'Eremo di Bienno. E' una bella

serata quella di sabato 16 aprile 2011. Nello splendore della media Vallecamo-nica in risveglio primaverile, giungiamo in questo luogo di preghiera e contempla-zione per ricordare e rivivere la passione e la morte di Gesù. Tenebrae responsories di Tomas Louis da Victoria, musica del '500, che seppur non semplice da eseguire ed ascoltare, aiuta ad entrare nella vera dimensione, nel cuore del cristianesimo: passione, morte e resurrezione del Si-gnore. Abbiamo ricevuto da don Roberto una calorosa e cordiale accoglienza e la gioia di ricevere l'invito a tornare per dar continuità nel tempo a questa proposta.Grazie di cuore a coloro che ci hanno se-guiti, ai fedeli presenti e a tutti un gioioso arrivederci.

CORO “LA MIRABELLA”

CORO "LA MIRABELLA" DI PADERNO FRANCIACORTA

Dall’Eremo

Il coro “La Mirabella” durante la sua esibizione.

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Da parecchi anni è consolidata tradizione che in una domenica di maggio i docenti e il personale dell’Istituto Cesare Arici di Brescia, fondato dal Beato Giuseppe Tovini, accompagnati anche dalle loro famiglie, si ritrovino per una giornata di fraternità, per visitare luoghi artistici della provincia, celebrare l’Eucaristia pregando insieme e trascorrere alcune ore in serenità e amicizia.

Quest’anno la scelta è caduta sulla Valle Camonica e in particolare sul monastero di San Salvatore, la pieve di San Siro e l’Eremo di Bienno, anche per sottoline-are in modo vivo quel legame ideale che intercorre tra la fede che il camuno Tovini ha incarnato e l’Istituto stesso. Le visite al restaurato monastero e alla pieve hanno offerto l’occasione per co-noscere e approfondire la storia della

UNA SCUOLA DI QUALITÀ, MA SOPRATTUTTO UNA SCUOLA DOVE SI VIVE E SI CONDIVIDE L’ESPERIENZA DEL VANGELO

Dall’Eremo

Docenti, personale e familiari dell'istituto Arici all'Eremo.

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Dall’Eremo19

chiesa in Valle attraverso la testimonianza di un’arte essenziale e austera, che, con la roccia e le pietre di queste montagne, ha saputo esprimere la forza e la saldezza della fede della sua gente.Accanto all’arte, il gruppo dell’Arici ha anche apprezzato la sobria e cordiale ospi-talità dell’Eremo. Accolti da don Roberto e dalle Suore, ab-biamo celebrato l’Eucaristia nella chiesa e abbiamo riflettuto, guidati dall’assistente spirituale don Faustino Guerini, sul signi-ficato della nostra vocazione di persone impegnate, a diverso titolo, nella scuola. Il momento della celebrazione eucaristica e della preghiera è sempre centrale in que-ste giornate di fraternità perché l’Arici si connota certo come una scuola di qualità sotto il profilo culturale e didattico, ma soprattutto vuole essere una scuola dove si vive e si condivide l’esperienza del Van-gelo. Una scuola cioè in cui, sia pure declinato secondo i tempi e le situazioni che cam-biano, il messaggio del laico cristiano To-vini viene proposto ogni giorno alle nuove generazioni. Così pregare e riflettere in un ambiente, non solo idealmente, ma anche fisicamente legato alla memoria del Tovini ha avuto un grande significato e ci ha aiutato a rin-novare il nostro impegno per quella causa dell’educazione cristiana che ha rappresen-tato l’ideale di vita di Giuseppe Tovini.Non è mancato poi spazio per la convi-vialità serena e fraterna, per chiacchiere e allegria favorite anche dalla presenza di parecchi bambini figli di insegnanti e collaboratori.

ADRIANA POZZI

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«Dove vai questo fine settimana?». «All’Eremo di Bienno, a un ritiro spiri-tuale». «Dunque niente finale di Cham-pions e serata al pub?». Ebbene no, perché ci sono dei momenti nella vita nei quali preferisci fermarti un attimo per riflettere su chi sei, che cosa stai facendo, dove vor-resti andare. Tralasci quindi i soliti impe-gni e scegli di partecipare a un’occasione di meditazione e preghiera. Una rinuncia nell’oggi, che consente di arricchirti nel domani. Lectio divina, preghiera, tempi prolungati di silenzio, momenti di condivisione, testimonianze e celebrazioni. È stato questo il menù delle Giornate di spiritualità per giovani, proposte all’Eremo di Bienno dagli uffici diocesani Vocazioni e Tempi dello spirito, Pastorale giovanile e universitaria, Azione

Cattolica. Una settantina i partecipanti, provenienti da tutta la provincia e anche da altre diocesi; le meditazioni tenute dal Vescovo di Brescia Monsignor Luciano Monari, mentre l’animazione era curata da educatori rappresentanti le diverse voca-zioni.Nella stupenda cornice dell’Eremo i partecipanti hanno potuto vivere una tre giorni molto densa, nella quale il silenzio ha giocato un ruolo importante. Lontani dagli impegni della quotidianità si com-prende come a volte la riflessione perso-nale sul senso della propria vita, sulle mo-tivazioni che guidano l’azione giornaliera, possa costituire un momento importante per ricaricare le batterie e ricominciare il lavoro senza farsi travolgere dalla routine.Un week-end per certi aspetti surreale, du-rante il quale ci si estranea dai fatti del

ESERCIZI SPIRITUALI 2011 PER GIOVANI, TENUTI DAL NOSTRO VESCOVO MONS. LUCIANO MONARI

Dall’Eremo

I giovani in preghiera con il Vescovo.

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mondo, ma ci si immerge in qualcosa di più importante, di più “alto”.Tra una passeggiata a contatto con la na-tura, contemplando le vette ancora inne-vate o gli alberi da frutto nel pieno della fioritura, e lo scambio di riflessione con i compagni di ritiro si instaurano anche nuove amicizie e si cerca di condividere con l’altro il proprio percorso di fede.La lettura del Vangelo o di altri testi biblici costituisce il filo rosso di una giornata in-tensa, scandita dai momenti di preghiera: le lodi all’alba, i vespri al tramonto, l’ado-razione eucaristica serale. Momenti di soli-tudine, silenzio e riflessione personale che si associano a momenti di conversazione in gruppo, di ascolto delle parole del Ve-scovo o di visione di un film. Quest’anno la meditazione di Monsignor Monari è stata incentrata sui capitoli quarto, quinto e sesto del Vangelo di Matteo, quelli dedi-cati al “discorso della montagna”, mentre la pellicola proposta ai partecipanti è stata “Uomini di Dio” del regista francese Xa-vier Beauvois, vincitrice del Gran Premio della Giuria al Festival di Cannes 2010. «L’annuncio del regno dei cieli è il centro della predicazione di Gesù. Vivendo se-condo le regole mondane non è possibile però comprendere il suo significato, per-tanto occorre la conversione», ha spiegato il Vescovo durante la prima meditazione, invitando i giovani a cercare una risposta a due quesiti: «Chi o che cosa regna sulla vostra vita? Chi vi spinge ad agire come agite?».La seconda meditazione è stata dedicata alla spiegazione delle “Beatitudini” e della “Regola d’oro”. «La direzione alla vita la si dà indirizzando i propri desideri. Sono, infatti, i desideri che muovono la testa. E le Beatitudini rappresentano proprio una scuola di desideri, poiché sono il più bell’identikit di Gesù: mite, misericor-

dioso, puro di cuore, operatore di pace», ha osservato il Vescovo, per poi concen-trarsi sulla spiegazione dell’espressione “Quello che tu vuoi sia fatto a te, tu fallo agli altri”, precisando che: «Si tratta di una regola creativa che non si riesce mai a realizzare in pieno». L’ultima riflessione è stata incentrata sulla preghiera in gene-rale («La preghiera cristiana è un appello rivolto a un Dio libero. La sua efficacia di-pende dall’amore di Dio») e al Padre No-stro in particolare, la cui frase principale è «Sia santificato il tuo nome», che significa «Padre, manifesta la tua presenza divina dentro la nostra storia». Infine il Vescovo non si è sottratto alle libere domande della platea, rispondendo su temi quali la capacità di amare, la responsabilità, il vissuto femminile, la giustizia. Al termine dell’esperienza si torna a casa pronti per ripartire, con una ricchezza nello spirito che ti consentirà di affrontare meglio le tue giornate e la consapevolezza che il silenzio e la meditazione rappresentano strumenti da sfruttare molto di più di quanto solita-mente si faccia. Per comprenderlo parteci-pate il prossimo anno alle Giornate di Spi-ritualità di Bienno. Non ve ne pentirete.

MARIO NICOLIELLO

Il vescovo risponde alle domande dei giovani

Dall’Eremo21

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La notte della Domenica delle Palme del 1211 (secondo alcuni 1212), una giovane nobile di Assisi fuggì dalla casa paterna per raggiungere di nascosto la piccola chiesa della Porziuncola (Assisi), dove dimorava Francesco con i suoi frati, con il desiderio di seguire il suo ideale evange-lico. Qui, con la tonsura dei capelli, iniziò una vita di penitenza e di consacrazione per allora insolita e originale. L’inizio della conversione di Chiara di Assisi, per le fonti che possediamo, è tutta raccolta attorno a questo episodio. Il tempo peni-tenziale della giovane assisana proseguirà prima presso il Monastero delle Benedet-tine di San Paolo delle Abbadesse e presso la Chiesa di sant’Angelo di Panzo, infine terminerà il suo breve tragitto presso la chiesa di san Damiano di Assisi. Qui Chiara accoglierà subito diverse giovani del luogo, animate dal suo stesso deside-rio, e ben presto il movimento coinvolse donne di diversa estrazione sociale di tutto il continente europeo. L’originalità dell’intuizione evangelica di santa Chiara è nota, colpisce tra le altre cose che sia stata la prima donna medievale a redigere una regola femminile. Si tratta perciò di un movimento di straordinaria importanza per la vita della Chiesa e del mondo. Tutto ha inizio con Francesco di Assisi che, nel 1209, andò a Roma per chiedere a papa Innocenzo III l’approvazione del suo modo di vivere evangelico, e realizzare, insieme ai suoi primi compagni, una vita basata sulla sequela proposta da Gesù

ai suoi discepoli. Questo stile di vita si fondava essenzialmente sulla sequela del Signore nella povertà e in fraternità, per annunciare così il Regno di Dio. Il papa Innocenzo III approvò a voce que-sta richiesta (Cf. Regola di Francesco del 1221, Prologo 2-3). Poco dopo questo avvenimento si presentò a Francesco la prima giovane vocazione femminile: fu la concittadina Chiara degli Offreducci (20 gennaio 1193-11 agosto 1253), figlia di una nobile e ricca famiglia di Assisi. Questa giovane chiese di seguire la stessa vita di povertà di Francesco, secondo la perfezione del Vangelo ed egli l’accolse ben volentieri. Era la notte seguente la do-menica delle Palme, tra il 27e il 28 marzo 1211, nella chiesetta della Porziuncola nella piana di Assisi (secondo altri era il 18/19 marzo 1212), quando Francesco in presenza dei suoi frati tagliò i capelli a Chiara, segno dell’inizio della vita di pe-nitenza e della consacrazione. Francesco diede alla giovane un programma di vita (forma vitae) basato su questo principio: la sequela del Signore Gesù secondo la perfezione del Vangelo e secondo la con-dizione della donna, il cui modello è la Vergine Maria. Ciò significa vivere e re-alizzare la vita evangelica, come figlia ed ancella dell’altissimo Padre, Signore del cielo e della terra, come madre del Si-gnore Gesù, e come sposa nello Spirito Santo, nel silenzio della vita consacrata a Dio nel corpo e nello spirito. Chiara prese con entusiasmo e decisione questa forma

MEMORIA DI UN INIZIO

Dal Monastero

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vitae, di stile nuovo nel panorama della Chiesa. L’esempio di Chiara fu imme-diatamente seguito da altre giovani: dalla sorella minore Agnese e da altre concit-tadine. Nell’estate del 1212 sono già no-minate cinque consorelle. L’esempio della vita di Chiara, condotta nel monastero - San Damiano presso Assisi - fu come un faro luminoso, che dà il via al movimento Clariano (o Secondo Ordine Francescano), con successive fondazioni di altri mona-steri. Tra il 1217 e il 1219 se ne contano già nove: Assisi, Spello, Foligno nella Valle di Spoleto; Perugia, Arezzo, Siena, Firenze, Lucca, Tortona. Alla morte di Chiara (11 agosto 1253) vi sono in Italia già 115 monasteri e fuori d’Italia altri 50. All’inizio del XIV secolo sono 413. Entra-vano in questi monasteri sia umili giovani, sia le figlie di nobili, duchi, principi e re (di Francia, di Boemia). Il peso di questo mo-vimento fu nella Chiesa rilevante, tanto che se ne interessò il Concilio Lateranense I e, subito dopo, se ne preoccupò anche papa Onorio III (1216-1227). Successivamente papa Gregorio IX (prima da cardinale e poi da papa) andò più volte a San Damiano da Chiara e le Sorelle e rilasciò loro do-cumenti scritti. Così pure papa Innocenzo IV si recò due volte a San Damiano per far visita a Chiara (nei primi di maggio e nella prima settimana di agosto 1253). Inoltre, ne volle presiedere il rito funebre (12 agosto 1253) e ordinò di trasferirne la salma da San Damiano in città, dove poi fu costruita, per volontà di Alessandro IV, la monumentale chiesa (1257-1260) dedicata alla santa, rapidamente canonizzata. Chiara fu la prima donna che scrisse una regola di vita per le donne e ne chiese l’approvazione scritta a papa Innocenzo IV, che gliela concesse rapidamente con la lettera bollata Solet annuere. La richiesta fu nella prima settimana di agosto del 1253

(forse l’8); il papa la firmò il 9 agosto, il 10 fu inviata a Chiara a San Damiano, proprio il giorno prima della sua morte. La cano-nizzazione di Chiara avvenne nella nuova cattedrale di Anagni il 15 agosto 1255, da parte di papa Alessandro IV. È stata pro-clamata Patrona della Televisione da Papa Pio XII il 14 febbraio 1958, per la visione portentosa che ebbe da ammalata nel suo monastero di San Damiano che le permise di seguire la celebrazione eucaristica che si stava svolgendo nella notte di Natale 1252 presso la Basilica di S. Francesco in Assisi. Le figure di Clarisse preminenti nel secolo XIII oltre a Chiara (+ 1253) sono: Agnese sua sorella (+ 1253), Filippa Mareri (+ 1236), Margherita Colonna (+ 1280), Agnese da Praga (+ 1281/2). L’ul-tima canonizzazione di una Clarissa è stata nell’ottobre 2010: sr. Camilla Battista da Varano del monastero di Camerino. At-tualmente i monasteri delle Clarisse nel mondo sono oltre un migliaio, con circa 12.000 religiose, tutti nati dalla planctula beati Francisci.

LE SORELLE CLARISSE

Dal Monastero23

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LA NUOVA CHIESA DELLA COMUNITÀ DELLA FRAZIONE BEATADI PIANCAMUNO

Dalla Valle

Inizialmente fu un sogno per molti (fra questi anche il parroco don Gottardo Pel-legrinelli, scomparso nel febbraio 2004), per altri era solo una chimera; oggi è realtà: la nuova chiesa di Beata di Pian-camuno è stata consacrata e dedicata alla Santa Famiglia, il 3 aprile 2011, a meno di tre anni dalla posa della prima pietra (26 aprile 2008). La chiesa, su base otta-gonale, è su due piani: l’area liturgica ricca di luce solare nelle giornate serene come quella dell’inaugurazione ed i locali sotto-stanti per le attività formative, culturali, ri-creative. Il progetto è dell’architetto Gior-gio Emanuele Montini. Colpiscono subito, entrati in chiesa, due segnali profondi per l’anima: il tabernacolo con la cena di Em-maus avvolto dal roveto ardente e sullo sfondo dell’abside la grandiosa raffigura-

zione della Santa Famiglia, al centro della quale domina Gesù. All’ingresso è presente il fonte battesimale mentre nell’abside l’altare, posto sopra una macina in pietra della Valle, è il centro della fede, fonte di speranza e di carità. Presenti mons. Mo-nari e mons. Morandini, tanti sacerdoti, le autorità civili e militari, tanta gente locale e di tutta la Valle. Durante la Santa Messa, il Coro parrocchiale di Beata ha dato un tono solenne alla cerimonia. La giornata, aperta dalle note della banda G. Verdi di Piancamuno, si è chiusa con l’Elevazione musicale del Coro Filarmonico Lombardo. In tutti i partecipanti, alla fine della gior-nata, è rimasta una forte carica spirituale nella fede e nell’amore alla nuova chiesa.

SEBASTIANO PAPALE

I presbiteri presenti alla consacrazione

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UN OSPITE SPECIALE

L'intervista

L’Eremo ha avuto l’onore di ospitare Mons. Ambroise Kotamba Djolioba pre-sidente della Conferenza Episcopale del Togo, Sandra Simonetti lo ha intervistato.

Quando siete arrivato all'Eremo?(Monsignor Ambroise fissa i suoi grandi occhi per un istante nel vuoto, cercando la risposta)“Il 31 gennaio”.(Ripenso allo stato di salute nel quale versava pochi giorni dopo l'arrivo e non posso che riscontrare un notevole miglio-ramento. Malato, il Presidente della Con-ferenza Episcopale del Togo, viene prima curato in Benin, poi a Legnano dai frati italiani dell'ospedale e infine all'Eremo di Bienno). Avete fatto un controllo il 16 febbraio, mentre il prossimo sarà il 7 marzo, giu-sto?(Lascio la domanda in sospeso, mi piace sentire il suono profondo della sua voce che conferma.Il controllo è andato bene, ormai anche la convalescenza ed il soggiorno biennese stanno per terminare: rientrerà presto in Benin e poi di nuovo in Togo).Siete contento di tornare a casa?(Gli ho fatto questa domanda più volte e mi aspetto anche oggi la stessa risposta, che arriva, puntuale).“Sono stato lontano da casa a Natale, spero di esserci a Pasqua.” (E' felice ovviamente di rientrare nella sua diocesi, Sokodé).

Ma voi di dove siete originario?“Di Siou”Una città?“No, un villaggio, nel nord del paese. I miei genitori erano contadini”.(Bisogna un po' cavargli le parole, anche se ama avere qualcuno con cui parlare. Mi racconta di essere il secondo di otto figli, di cui gli ultimi sei morti da bambini. Ha vissuto a Siou fino a 15 anni, con la fami-glia allargata: cugini, parenti...). Com'è nata la vostra vocazione?(So che è una domanda difficile, forse troppo personale).Avete conosciuto dei preti, qualcuno che vi è stato d'esempio?(Aggiungo vedendolo tentennante… al-lora mi racconta un aneddoto curioso.)“Quando ero piccolo e arrivavano i preti, missionari europei, i bambini li accoglie-vano. Mentre quando arrivavano i soldati colonialisti, loro cacciavano i bambini”.(Il Togo colonia: prima sotto la Germa-nia, fino al crollo dell'Impero, poi sotto la Francia). Il Togo era colonia francese, giusto?“No” (sottolinea con fermezza) “il Togo non è mai stato colonia francese, è stato solo “sotto mandato” francese e ha otte-nuto l'indipendenza nel 1960”.(Il francese è rimasto la lingua ufficiale).Quante sono le lingue locali?“Uh...” (e fa un gesto con la mano) “qua-ranta”. (Sgrano gli occhi, ma la cosa in fondo è naturale e mi aiuta a capire un altro aspetto della realtà togolese).

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Quanto dura la Messa domenicale?“Un'ora e mezza, due ore (risponde lui e mi spiega) è necessario del tempo per la traduzione della predica, e inoltre ci sono delle danze durante la cerimonia”.Come vede la spiritualità, la religione qui in Italia?(Mi stupisce un po' la sua risposta positiva, con gli occhi grandi che diventano ancora più espressivi) “I bambini! Ci sono tanti bambini a Messa. E le comunioni…”E la situazione religiosa in Togo? “Buona, non abbiamo problemi. C'è un buon dialogo”. (Su una popolazione totale di 6 milioni di persone, il 30% è cristiano, il 20% musulmano, e la restante metà se-gue i culti tradizionali, animisti.).“All'interno della stessa famiglia ci pos-sono essere persone che seguono diverse religioni, ma non ci sono problemi”. E la situazione con il governo com'è?“Non abbiamo problemi, tutto bene”. (Ma so che non è sempre stato così, e in-sisto).

L'intervista 26

“In passato sì, come Chiesa, abbiamo avuto qualche problema, ma ora è tutto tranquillo”.Persecuzioni? Minacce?“Volevano che abbandonassimo il nome di battesimo cristiano, per prenderne uno tradizionale. Se ci si presentava in ospe-dale con il nome cristiano potevano rifiu-tarsi di prestare le cure”.(Questo avveniva negli anni Settanta, ora invece sottolinea che non ci sono pro-blemi, nemmeno con gli Stati confinanti: i rapporti di vicinato sono buoni).E la Cina?“Ci sono cinesi dappertutto in Africa, an-che in Togo. Costruiscono strade, ospe-dali, lavorano nelle miniere” (e aggiunge di essere un po' preoccupato per le conse-guenze che questa politica economica avrà nel lungo periodo. Avevamo già toccato il tema, durante una delle nostre chiacchie-rate in francese, mentre parlava chiuso nella sua giacca: il freddo non sarà fra le cose che gli mancheranno. Anche perché tornerà in un Togo caldo).Ci sono due stagioni in Togo: quella secca (da dicembre a maggio) e quella delle piogge. Marzo è il mese più caldo, ci sono più di quaranta gradi ora in Togo?(Capisco la sua voglia di tornare, ma vedo che qui guarda le montagne. Penso che fra le parole di italiano che ha appreso si porterà via anche “Pizzo Badile” e “Con-carena).“Je garderai un bon souvenir de l'Eremo”. (questo non lo traduco, perché la serenità e la gratitudine con cui lo dice, suonano molto più dolci in francese). Il buon ricordo sarà reciproco, buon viaggio Eccellenza!

SANDRA SIMONETTI

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10 COMANDAMENTI

Gruppi

Che cosa sono?I 10 comandamenti sono le 10 leggi date da Dio a Mosè sul monte Oreb! Sono scritti sia nel libro del Deuteronomio, sia in quello dell’Esodo: perciò potete andare a leggerveli. Bene: fine dell’articolo. Va beh… proviamo a dire qualcosa di più…Dovete sapere che partendo proprio dai 10 comandamenti, che sarebbe meglio chiamare le 10 parole, questa sarebbe la traduzione più corretta, è stato artico-lato un percorso di catechesi morale…

AIUTO! Cos’è la morale?La morale è l’insieme di tutti quei valori che orientano la mia vita e che mi fanno agire di conseguenza! Capite che perciò tutti abbiamo una mo-rale… perché tutti agiamo secondo dei valori, dei principi… Bene, allora questo corso cerca di darti un orientamento a vivere secondo la mo-rale cristiana, che non è la morale bac-chettona, che ti dice cosa puoi fare e cosa no.. NO!È la morale dell’AMORE, perché con

Al Monastero delle Clarisse

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l’evento Cristo essa è definitivamente fon-data su una PERSONA che per tuo amore ha accettato di morire in croce, di versare il suo sangue sino all’ultima goccia… per-ché tu potessi non sentirti più solo nelle difficoltà della tua vita!!!Allora… credo le cose cambino, perché ci viene proposto di seguire qualcuno che ci ama e non che ci bacchetta! Se qualcuno che ci ama ci dà delle dritte per fare delle scelte, per vivere, credo che tutti le ac-cettiamo di buon grado, perché capiamo che ce le dice perché desidera che viviamo nella gioia, nella pienezza.Capite quanto è diversa la prospettiva?Ci viene fatta una proposta per vivere sino in fondo la nostra vita, nella gioia e nel dolore!La prima cosa che ti viene proposta è que-sta: vuoi conoscere una Persona viva che ti ama da impazzire?

Solo quando ti riconoscerai amato anche nella tua miseria, sarai disposto ad aprire il cuore a Gesù e a farti orientare dalle sue parole!Se vuoi tentare, rischiare… bene… prova a cercare dalle tue parti… perché questo corso è oramai diffuso in parecchie città d’Italia!Noi di Mantova abbiamo appena concluso il primo ciclo del corso proprio con un ritiro all’Eremo di Bienno… è stato molto bello perché… beh non ti possiamo pro-prio dire tutto… ma abbiamo capito che una sola è la Parola, una sola è la Roccia a cui appoggiarsi!

BUON CAMMINO e…un GRAZIE di CUORE all’Eremo per l’accoglienza!

LO STAFF DI MANTOVA

Il gruppo di Mantova al completo

Gruppi 28

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COMUNITÀ SPIRITO E VITA ALL’EREMO: UN TEMPO DI PREGHIERA INCONTRO E RIFLESSIONE

Gruppi

La comunità “Spirito e Vita” nei giorni 29-30 aprile e domenica 1 maggio ha vis-suto un’esperienza veramente speciale. I delegati, i responsabili di ministeri e ser-vizi nella comunità sono stati invitati a trascorrere un tempo di preghiera, incon-tro e riflessione presso l’Eremo dei santi apostoli Pietro e Paolo a Bienno (BS), ridente località della Valle Camonica. È questa una casa di spiritualità e di for-mazione della diocesi di Brescia - rico-struita dove sorgeva il Convento france-scano di S. Pietro, “antico centro di fede e di preghiera” - che accoglie e ospita persone e gruppi desiderosi di ritemprare e mettere a punto la propria vita spirituale nella preghiera, alla presenza e nell’in-contro con il Signore. L’antica chiesa conventuale e due chiostri costituiscono il cuore del complesso architettonico che offre sale attrezzate per incontri e confe-renze e tre cappelle per le celebrazioni comunitarie e la preghiera personale. Il direttore dell’Eremo, don Roberto Domenighini, ha accolto con cordialità il gruppo per il ritiro organizzato dalla comunità carismatica “Spirito e Vita”, ha celebrato le sante messe e predisposto la chiesa per l’adorazione a Gesù Eucari-stia, rendendosi disponibile a rispondere, come sacerdote, anche a richieste perso-nali dei fedeli.Le giornate del ritiro hanno offerto mo-menti intensi e fruttuosi, forse al di là di ogni aspettativa. Una breve esposizione della storia e di alcune vicende della co-

munità ha permesso di cogliere il signi-ficato di episodi e di momenti cruciali della stessa, forse non sempre percepiti così chiaramente nel loro valore e signi-ficato nel piano del Signore. Per alcuni aspetti della vita della comunità, è emersa l’esigenza di “tornare indietro per andare avanti” con rinnovata efficacia e consape-volezza, così come riconsiderare l’origine e il fondamento del progetto e della vision della comunità stessa ha avuto lo scopo e la possibilità di ricondurre ognuno dei presenti al centro della chiamata e dell’impegno che il cammino in questa comunità carismatica richiede. È stato ribadito che la vita cristiana ha come fondamento l’amore; è vissuta cioè nell’amore di Dio e con amore verso il prossimo. L’amore è essenziale anche perché il Signore possa manifestare nei fedeli i suoi carismi, tanto necessari per costruire la Chiesa come comunità dei credenti.Certamente molto apprezzato e utile è stato l’intervento che ha illustrato come il canto e la musica nella preghiera del cenacolo e dell’assemblea carismatica siano importanti per condurre le persone all’incontro con il Signore; e potranno re-alizzare ciò tanto più quanto più saranno espressi con l’armonia e la dolcezza che sempre accompagnano la presenza dello Spirito Santo. Molti canti del Rinnova-mento, si sa, sono vivaci e allegri, ma an-che in tal caso è utile ricordare che sono preghiera e dovrebbero nascere dalla sin-

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cerità del cuore. Tutti i partecipanti hanno vissuto in que-ste giornate l’importante esperienza di essere comunità nel Signore Gesù Cristo, chiamati a seguirlo e quindi mandati ad annunciarlo nel mondo in cui vivono. È stato richiesto ai presenti di rinnovare ciascuno la propria adesione e il proprio impegno davanti al Signore nel cammino nella comunità: c’è lavoro per tutti e tutti devono sentirsi coinvolti e partecipi. Dopo questo, un momento prezioso e davvero speciale è stato quello dell’effusione dello Spirito Santo, che ha colmato e toccato profondamente i cuori, donando coraggio, consolazione e aiuto spirituale. Nei saluti, al momento di intraprendere il viaggio di ritorno, la gioia e la forza che trasparivano dagli sguardi e dagli abbracci di tutti erano segno di un rafforzamento e di un rinnovamento delle persone che insieme avevano vissuto un’immersione così particolare nella vita fraterna e co-munitaria e nella realtà dello Spirito del Signore. Un grazie corale al Signore Gesù Cristo per questa esperienza che ha fatto

toccare con mano la sua potenza e il suo amore: Egli vuole davvero costruire il suo Corpo mistico nella Chiesa e nella società di oggi.

MATILDE MANFRIN

Un canto di lode animato

La presentazione dei doni all'offertorio durante la santa Messa

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REALTA’ ASSISTENZIALI NELLA STORIA DELLA VALLE CAMONICA

Storia

Nello stemma araldico della Valle Camo-nica, se l’aquila declina le fattezze di fie-rezza, “nobiltà de’ natali, dignità, grandezza d’animo, dominio e valore”, il cervo sta a significare “moderatione, amorevolezza e carità verso del prossimo”: questo, almeno, stando all’interpretazione suggerita dal co-lorito scrittore francescano riformato padre Gregorio Brunelli da Canè (1644-Treviso 1713) in un lembo del suo centone mirifi-camente cesellato a cantare, nel 1698, le naturali qualità e le vicende dei camuni. Secondo l’incantato fraticello, “grande franchezza di cuore indica ‘l cervo gia-cente, dove pare, che non tema di sorprese, né di far conto d’alcun hostile assalto; e questa è la qualità dell’Animo de’ Camuni. Quando il cervo è per valicare qualche grande fiume con altri cervi a truppa, non potendo per il peso delle corna regger la testa, l’appoggia sopra la groppa dell’altro, e il primo quando è stanco passa a dietro, e si fa ultimo, e così di mano in mano vicen-devolmente si porgono aiuto, per uscire felicemente di pericolo; e così alla lor im-presa conformandosi questi popoli, s’amano tra loro con esuberante carità, vi-vono d’ordinario uniti in vincoli di strettis-sima cordialità e amicitia, e prestansi vo-lontieri all’occorrenze vicendevolmente opportuno soccorso”. L’idilliaco fram-mento, se non è esaustivo della realtà sto-rica valligiana, segnata da una convivenza spesso difficoltosa tra terre confinanti e da contrasti anche aspri e laceranti nell’ambito delle componenti di una medesima comu-nità e nel seno delle famiglie, ne costituisce comunque un indice rappresentativo, quasi

un connotato peculiare, indotto da convin-zioni morali e dallo stato di necessità, con-fermando in effetti diffusamente le fonti quante e quali istituzioni di carità, quanti e quali gesti di pietà e di generoso sostegno verso il bisogno siano stati calati nei secoli sul proscenio camuno. Un consolidato at-teggiamento culturale, dunque, lo stesso che faceva descrivere, con sorprendente furore in un delicato animo serafico, la fi-gura dell’avaro incapace di slanci solidali in questo modo eloquente da un mite con-fratello e conterraneo del padre Gregorio, il padre Giulio Francesco Conti da Ceto (Breno 1675-Brescia 1718), nel ponderoso trattato morale intitolato L’uomo in casa o sia il privato considerato con aforismi, pubblicato nel 1718: “Che brutto ceffo!”, che individuo “orrido e sciagurato, tale nel morale e nel fisico”, che soggetto “indegno, sordido”, meritevole solo di essere compli-mentato con il nodoso bastone usato a go-vernare i rozzi giumenti. I casi di miseria conclamata (con esclusione di congiunture scosse da eventi guerreschi o da epidemie dilaganti) sono circondati nelle fonti da cla-more e repulsione, quasi la loro frequenza fosse straordinaria, a bassa intensità. Ad esempio, i testimoni interrogati nell’ambito di un processo relativo a Grevo sul finire del Cinquecento raccontano, con il tono di un fatto estremo e visto con scandalo, la vita disperata di un loro compaesano, un povero alienato, morto di fame ed inedia in riva ad un torrentello, per compagna la pioggia battente, sui monti dove si trovava a far pascolare armenti: questi andava in giro tutto stracciato e sporco, errava nelle

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Storia 32

stalle in caccia dell’occasione di poter sug-gere direttamente dalle vacche un po’ di latte, trascurato dal fratello (che per questo, sentenziavano i villici, “avrà di che patire presso Dio”), addossato interamente alla carità dei compaesani. La vita disperata, che spesso riempie gli incartamenti di natura criminale, colpiva in maggioranza mendi-canti allo sbaraglio, errabondi di stalla in stalla in caccia dell’occasione di poter sug-gere direttamente dalle vacche un po’ di latte, affetti da menomazioni fisiche o da malattie mentali, inabili a qualsiasi occupa-zione proficua, indigenti provenienti dall’esterno, assai meno quelli appartenenti alla comunità, protetti e normalizzati entro una collaudata rete di solidarietà, a segno che tale paracadute se non annullava la po-vertà, la rendeva almeno più sopportabile. Certo, la carcerazione per debiti era in ag-guato, la malattia stava in stretta contiguità alla necessità, le avversità atmosferiche che distruggevano i raccolti passavano la mano alla rovina, molti erano “sforsati à cami-nare, à levarsi della patria per sostentar le povere” famiglie. La piaga dell’emigra-zione costituiva premessa per la creazione di strutture caritative, come la Compagnia della Cassella di Paspardo, eretta in Venezia per dare ausilio e dignitosa sistemazione ai compaesani in difficoltà. In antico regime molte pie fondazioni risultano agganciate alla vicinia, prevedendo spesso interventi a favore della “generalità degli abitanti, in porzione eguale”, a prescindere dalle con-dizioni economiche, “con distribuzione universale di pane e di sale durante la Set-timana Santa”, retaggio della solidarietà che si riscontra nelle origini stesse dell’istituto vicinale. L’opera assistenziale non era quindi un fatto eccezionale, ma connaturato alla struttura sociale che nella chiesa, nel comune, nella confraternita, nel monte fru-mentario, nel luogo del consorzio aveva i propri cardini ineludibili. In questo settore è l’atteggiamento di coralità che agisce, an-

che per il fatto che non comparvero sul palco protagonisti di assoluta levatura fi-nanziaria in grado di dar vita ad istituti di risonanza sovracomunale. Fu, piuttosto, un denso intrico di piccole iniziative, il cui in-sieme rappresenta il frutto maturo di una società autenticamente cristiana, non rele-gata ad occuparsi della carità dietro “con-cessione” governativa; tutto nasceva, si amministrava, si mutava nell’ambito della realtà parrocchiale o dell’ente civico. Nell'accesso alle sovvenzioni venivano te-nuti in conto aspetti di ordine morale che davano preferenza “a quei poveri che nè tempo, nè robba spendono male”. A volte le erogazioni benefiche erano vincolate a preferire i poveri “che anderanno alle scuole ed avranno premura di mandare li figlioli”. Molti legati erano di modesta entità, con entrate discontinue, tesi ad assicurare il pro-cacciamento di beni essenziali al quoti-diano, oppure indirizzati a migliorare l’igiene e l’istruzione. Non mancarono la-sciti aventi contenuto originale, come le Case di Dio di Bienno e di Cemmo, rivolte agli anziani, o il luogo delle zitelle di Bienno, eretto per sostenere le fasce fem-minili della popolazione al fine non si la-sciassero attrarre in situazioni di abiezione data la diffusa loro precarietà di mezzi: “sovveniva” con sussidio dotalizio “le nu-bende povere” tra i 15 ed i 40 anni, purchè di condotta ineccepibile. Nella farragine di istituti sparsi lungo la Valle vi furono realtà meglio organizzate, con un’offerta effi-ciente di servizi. Nell’Ottocento la congre-gazione di carità biennese, ad esempio, svolgeva funzioni risalenti a numerosi la-sciti confluiti ad accrescerne le disponibi-lità, tra i quali: il legato Fantoni per l’acqui-sto di “effetti lettericci per la separazione dei sessi”; il luogo voluto da Marta Fran-zoni nel 1851 “per dare ricovero ed assi-stenza alle donne nubili dopo il quarante-simo anno di età, di buona condotta morale ed in condizioni miserabili, per fisici difetti

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impotenti a procacciarsi il sostentamento”, istituzione che si mosse nel fecondo am-biente nel quale, poco dopo, sorse madre Geltrude Comensoli (Bienno 1847-Ber-gamo 1903), la santa fondatrice delle Suore Sacramentine, queste consacrate all'educa-zione della gioventù; la donazione nel 1896 disposta dal nobile bresciano monsignor Luigi Francesco Fè d'Ostiani (Brescia 1829 - 1907) per un ricovero vecchi. A Braone esisteva il legato Cancellerini consistente nella gestione di introiti maturati da alcuni terreni: il “sabato sera di ogni settimana si rilasciano biglietti ai poveri, i quali nel giorno di domenica si presentano all’esat-tore a levare la quota specificata nel bi-glietto”. Nelle contrade molti ordinavano per testamento fosse “distribuito un pane per foco alli vicini quale elemosina che vol-garmente si chiama li chizoli o chisola” (ovvero una pagnottella, schiacciata), quale estremo soddisfacimento del dovere cri-stiano di praticare la carità. A Cividate un legato si prefiggeva di collocare in pensio-nati le ragazze rimaste “incinte per illecito

commercio”. A Borno il Consorzio assicu-rava dispense di pannilana a 25 poveri de-signati dal parroco e dai sindaci dell’ente; concessione di dote a tre giovani “delle più povere di buon nome”; distribuzioni in de-naro, sale, cereali e vino da torchio; sussidi ai “poveri che vanno in Bresciana à spigo-lare”. Il Pio Luogo erogava a tutti sale a Pasqua e pane di frumento a Natale, pane bianco agli infermi miserabili e denaro per i medicinali. Accanto erano attivi più di dieci legati aventi scopi disparati, tra cui l’acquisto di coperte e telerie. Il lascito di-sposto dall’agricoltore Bartolomeo Scarsetti (Borno 1757-1813), uno dei pochi - dopo l’unità d’Italia - ad essere affidato ad una commissione indipendente dalla congrega-zione di carità, interveniva “in soccorso degli infermi poveri, in separazione di letti, in aiuto a giovani che avendo vocazione allo stato ecclesiastico non possono percor-rere la carriera per mancanza di mezzi, in aiuto a qualche povero giovane di buon ta-lento e di condotta morale per apprendere un'arte onorevole, per favorire qualche gio-

Cividate camuno, con il vecchio ponte, voluto da Giuseppe Tovini e travolto dall'alluvione del 1960.

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vane onesta e povera nell'occasione di un conveniente matrimonio, nel sollevare qual-che miserabile nella desolazione di incendi”, con esclusione di “quelle persone che seb-bene povere, non siano scevre da macchia di delitto e che non sieno di buona morale e di cristiani costumi”. Era inoltre attivo il monte di pietà, nella duplice funzione di prestatore di biade e di denaro, con impiego costante, volto al sollievo dei problemi gior-nalieri, che si esaltava in occasione di an-nate negative. Nei primi mesi del 1817, in coincidenza con un grave momento di ca-restia, il monte assegnò ingenti quantitativi di patate, da destinare al consumo e alla se-minagione, consentendo alle famiglie di fronteggiare con minor apprensione una crisi dai risvolti preoccupanti. Il monte del grano di Cemmo prese invece le mosse da sentenza emanata nel 1568 dal vescovo di Brescia Domenico Bollani (Venezia 1514-Brescia 1579), in uno con l’ufficio dell’inquisizione cittadina, nella quale si raccoglieva l’abiura del nobiluomo Giovan Battista Federici (già † 1577), processato

per capi d’imputazione non meglio definiti, in questi termini: “ti imponiamo che debba esborsare nelle mani del Capitanio di Val-camonica scudi ducento d’oro d’essere con-segnati all’Arciprete di Cemmo per dar principio con altri che saranno accresciuti dal Comune à erriger col nome del signor Dio un Monte di Pietà per sovvenimento delli poveri”. Le granaglie, erogate dalla quaresima a giugno e da restituirsi alla festa dei Santi, dovevano essere “datte alli huo-mini veramente bisognosi senza alcuna uti-lità, ne premio alcuno, dovendosi sempre assicurare che quelli che saranno commo-dati vivino religgiosamente nel Santo timor di Dio”. Anche nella nascita del monte di Edolo, a fine Cinquecento, ebbe parte quasi esclusiva la ricca famiglia Federici: prestava “segala e miglio ai poveri terrieri e forastieri abitanti in paese”, purchè ben viventi. I fon-datori delle opere pie furono per lo più vil-lici detentori di discrete possibilità, animati in questi loro gesti attinenti alla sfera della riconoscenza cristiana da sentimenti di so-lidarietà, talvolta in un'ottica di restituzione.

Edolo Piazza mercato 1904.

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Storia35

Non mancarono professionisti, artigiani, commercianti ed aristocratici, anche sacer-doti, la cui cura fu però in prevalenza rivolta a cappellanie, spesso con l’unito obbligo di tenere corsi scolastici. Negli anni Ottanta dell’Ottocento nelle 46 realtà municipali esistenti nel frammento della Valle com-preso tra Pisogne e Edolo (con popolazione pari a 53000 unità) funzionavano 78 istituti, oltre il 60% dei quali costituiti tra la seconda metà del Cinque e la fine del Settecento. L’84% era amministrato dalla Congrega-zione di Carità, il 9% dal parroco, da solo o in associazione con fabbriceri ed aiutanti, il 7% da commissari speciali o dagli eredi naturali dei fondatori. Ben 67 si basavano su statuto regolarmente riconosciuto dall’autorità superiore: 4 risalenti a prima dell’unificazione del Regno, i restanti intro-dotti tra il 1866 ed il 1880, con forte con-centrazione di adozioni nel biennio 1878-1879 (per un 40%) e per un altro 40% nel corso dell’anno 1880. Infatti, dopo diffuse resistenze all’attivazione di tale strumento, adducendo la motivazione non essere espressamente previsto dalla legislazione, le congregazioni si uniformarono ai reiterati inviti degli organi di tutela. Per quanto ri-guarda i servizi, questi erano gli ambiti d’azione: in 36 comuni gli enti effettuavano soccorsi in denaro, in 3 l’accoglienza e la cura di ammalati poveri, in 5 la fornitura di biancheria, indumenti, coperte e pagliericci, nel comune di Breno anche suppellettili, in 20 municipi medicinali, in 6 l’erogazione di sussidi di latte, in altri 6 le spese di balia-tico, in 24 la distribuzione di sale, in 19 di derrate alimentari, in 3 doti, in altri 3 asse-gni ai giovani per far loro intraprendere studi o imparare un mestiere, in 7 realtà ci-viche la concessione di soccorsi in genere e nel comune di Malegno la sede di un antico ospedale per la raccolta, tramite l’esercizio - fino al 1874 - della ruota, degli esposti e per l’ospitalità alle partorienti illegalmente incinte. Si era già consumato il riordino

delle opere pie basato sulla legge e sul rela-tivo regolamento di esecuzione del 1862, norme che avevano fatto fare un decisivo passo al disboscamento accelerato in epoca napoleonica con il quale furono accorpati o cancellati almeno duecento enti. Ad esem-pio, a Borno, su 12 luoghi pii segnalati agli inizi dell’Ottocento ne sopravvivevano solo 2; il Legato poveri di Fraine ne raggruppava 7; la congregazione di carità di Pisogne aveva realizzato l’assorbimento di 11 isti-tuti. Gli enti sopravvissuti andavano per lo più sotto il nome di Congregazione di Ca-rità (organismo rispuntato con la legge del 1862), sottoposta al controllo dell’autorità civile, dotata di discrete disponibilità di contante al punto di consentirle di conce-dere mutui, talora in via “confidenziale”, senza scritture, alle esangui casse munici-pali. Molti statuti locali giunsero a definire entro disegnati canoni, evidentemente indi-cati da istruzioni superiori, le tipologie dei poveri: “gli orfani ed orfane, i figli e figlie abbandonati aventi il padre in carcere o all’ospitale, fino a che non siano altrimenti provveduti o ricoverati. I giornalieri, operai, artieri, contadini che abbiano numerosa fi-gliuolanza, senza mezzi di allevarla, nonché le vedove cariche di figli. Le donne nubili o maritate che versino in gravi strettezze per avere genitori e mariti, lontani, all’ospitale o in prigione. I ciechi, storpi, invalidi, vec-chi, mancanti di ogni assistenza. I giorna-lieri operai, artieri, trafficanti, contadini decaduti, che per lunga malattia o per altra disgrazia, non siano in grado di procacciare il necessario sostentamento. Coloro che vengano a mancare del bisognevole nei casi d’incendio, innondazione, epidemia, o altra calamità, nei primi giorni della sventura. Quelli che si trovino in istato di miseria comprovata purchè senza colpa”. Secondo statistiche degli anni Settanta del secolo XIX, queste opere risultavano in ordine, con entrate derivanti da affittanze, rendite di capitale, cartelle del debito pubblico.

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Storia 36

Verso il 1850 si fece strada l’idea della fon-dazione di strutture ospitaliere: nel volgere di alcuni decenni, entro gli anni Ottanta, ne nacquero a Pisogne, Darfo, Breno e Edolo. In precedenza gli ammalati del circondario dovevano recarsi altrove oppure affidarsi, con rassegnazione, al braccio della natura. Invero, per qualche tempo, agli inizi del Seicento, aveva funzionato presso l’ospizio di Malegno una sorta di ambulatorio per la cura di “infermi bisognosi della valle e po-veri forestieri viandanti”. I nosocomi sor-sero con dimensioni e rilievo inizialmente municipali, rivolti agli infermi acuti con esclusione dei cronici. L’ospedale di Breno trasse origine dal testamento con il quale il notaio Ignazio Agostino Rizzieri (Breno 1762-1849) destinava nel 1848 la propria sostanza a favore di un’infermeria; due anni dopo un decreto della Delegazione provin-ciale di Bergamo aggiudicava l’eredità alla Congregazione di Carità, chiamata a man-tenere il costituendo ente distinto dal resto delle proprie attività, sia pure radunando le disponibilità rivenienti da altri lasciti. Era destinato agli ammalati di Breno, purchè muniti di certificato che ne attestasse la con-dizione di miserabilità. Nello statuto orga-nico, adottato nel 1876, veniva consentita l’accoglienza anche degli abitanti del cir-condario, di forestieri e militari, dietro rim-borso della diaria giornaliera da parte delle famiglie, dei comuni di provenienza o dell’esercito. Sul finire dell’Ottocento i po-sti letto non superavano la ventina, mentre la media annuale era di circa ottanta rico-veri. La direzione era affidata a un medico, cui spettava “la sorveglianza sulla cura e sullo stato igienico”, coadiuvato da un eco-nomo, un paio di infermiere, tre suore vin-cenzine e un’addetta ai bagni medicinali, “di fegato di zolfo, salino”, in un annesso fabbricato, fruiti sia dagli interni, sia dalla generalità del pubblico. Il personale infer-mieristico era tenuto a prestare assistenza “con amore, pazienza ed umanità”, svol-

gendo tutti i compiti accessori, quali portare legna, acqua ed ogni oggetto necessario alla cucina ed ai bagni, lavare “pannolini, ben-daggi, piatti e scodelle”, rattoppare la bian-cheria. L’ospedale di Darfo originò dalla decisione di Bortolo Dangolini che nel 1866 destinò un caseggiato all’apertura di un cen-tro da adibire a ricovero degli ammalati poveri di Darfo, Angolo, Erbanno e Gor-zone. Era gestito dalla Congregazione di Carità, anche con quanto ricavato dal con-centramento di 9 luoghi pii. Nel 1873 con-seguì una forte donazione dal commerciante di ferro Cristoforo Zattini (Darfo 1808-1894); per accrescere i fondi venne realiz-zata in quegli anni la vendita di una man-ciata di coltivi. Nel 1846 l’imprenditore serico e minerario Giovanni Antonio Corna (Pisogne 1774-1855) dispose che, entro un anno dalla sua morte, i figli versassero nella cassa del Luogo Elemosiniere di Pisogne la somma di 2000 lire da essere impiegata “per la fondazione di un ospitale pei poveri ammalati”. Rendendosi conto che tale im-porto non sarebbe stato sufficiente all’im-pianto dello stabilimento, egli ordinava “che anche gl'interessi” fossero “posti a frutto, onde essere impiegati allorchè dalla comune o da qualche pia persona” fossero aggiunti altri fondi. Nel frattempo, la nascente opera aveva ottenuto una provvidenza dalla Com-missione Centrale di beneficenza di Milano ed incamerato elargizioni da una ventina di benefattori, tra i quali il vescovo di Brescia monsignor Girolamo Verzeri (Bergamo 1804-Brescia 1883). L'ente venne costituito tuttavia solo nel 1876, spalancando i bat-tenti, sotto il nome di ospedale San Nicola, nel 1880 presso gli stabili del soppresso convento degli Agostiniani, donati dal mu-nicipio. Il muratore valtellinese Domenico Giamboni (Stazzona 1799-Edolo 1880), abitante a Edolo, dispose nel 1880 l'istitu-zione di un ospedale per gli infermi poveri del luogo, raccogliendo anche i desideri espressi dalla civica rappresentanza che

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Storia37

poco prima aveva stanziato una somma in tal senso. L’ente, “nominalmente eretto” con decreto emesso nel 1883, grazie alla collazione di altre donazioni, prese a fun-zionare l’anno seguente. Nella seconda metà dell’Ottocento, men-tre volgevano al tramonto le confraternite, tanto che a fine secolo sopravvivevano in misura considerevole solo quelle del San-tissimo Sacramento, con scopi ristretti al culto e al decoro della chiesa, presero piede nuove forme di carità, gli asili d’infanzia, le cucine per la distribuzione gratuita di mi-nestre a base di pasta, patate e legumi, le colonie climatiche ed elioterapiche, talora finanziate con tombole e sottoscrizioni, indette in concomitanza di ricorrenze a sfondo patriottico. I liberali, che avevano in Breno il centro di residenza, d’affari e di direzione politica, fondarono nel capoluogo opere importanti che non andarono però ol-tre l’ambito municipale. Negli anni Settanta fu la volta della società operaia, dotata di sede e di solide entrate, legata agli organi civici e alle principali aziende attive sul ter-ritorio (industriali, commerciali, bancarie e assicurative) con cui condivideva persino presidenti e consiglieri. Ente di una certa rilevanza fu la Cucina economica che nel primo esercizio (durante la stagione in-vernale 1892-1893) aprì per 43 giornate servendo 4730 minestre (in media 110 al giorno), aumentate costantemente nelle annualità seguenti, raddoppiando anche i giorni, per superare nel 1897 i 9000 pasti. I bilanci quadravano mediante offerte del Co-mune, dei pubblici funzionari, del ceto bor-ghese, quote su giochi di società e lotterie, concerti di beneficenza presso il cosiddetto Casino di ricreazione, il circolo politico che coagulava i liberali di ogni sfumatura, sorto sotto l’Austria come circospetta cellula irre-dentista. I parlamentari che si succedettero a rappresentare la Valle nel secondo Ot-tocento non si interessarono granchè alla povertà. Solo, di tanto in tanto, il generale

Oreste Baratieri (Condino 1841-Sterzing 1901) fece cenno nei suoi marziali inter-venti alla Camera ai “nostri alpigiani” che “menano una vita durissima e poverissimi come sono hanno bisogno di guadagnarsi il vitto, uscendo dal proprio paese per una data stagione”, riconoscendo che la “Valle merita la più alta considerazione per la sua posizione geografica e per l’operosità ed intelligenza dei suoi abitanti. Ma è ezian-dio poverissima ed ha mestieri di venire soccorsa”. Più ampia e dinamica fu invece l’azione sociale dei cattolici, annodata alle parroc-chie, sorretta da un’organizzazione capil-lare, animata da forme confederative volte ad allargare la base, sostenuta da una forte carica di spiritualità ed appoggiata ad un clero mosso da grande pietà. I cattolici isti-tuirono a Darfo la società di mutuo soccorso di Valle con numerose filiali. Nei primi anni del secolo scorso, la pre-senza si affermò sempre di più e riuscì a creare iniziative di respiro: la Lega Catto-lica Popolare Camuna; il Segretariato del popolo per l'emigrazione, l'Unione fra gli emigranti cattolici camuni, quella Cattolica del Lavoro di Vallecamonica e Riviera. Il programma poggiava su assistenza sociale, patronati, cooperative, casse rurali. Allora la cittadella brenese, entro cui si erano ar-roccati gli ultimi interpreti della tradizione risorgimentale, fu costretta a capitolare, espugnata nel 1909 da Livio Tovini (Bre-scia 1876-Predore 1951), l’uomo di punta del movimento, che vi trionfò ancora nel 1913 grazie all’onda d’urto del “nuovo corpo degli ascari analfabeti”, stando alle parole intrise di truculento disprezzo con le quali si espresse l’altezzoso commentatore del giornale liberale “Il Risveglio Camuno”, alludendo all’avvenuta introduzione del suf-fragio elettorale universale maschile.

OLIVIERO FRANZONI

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LA VITA DELL'EREMO NEL SUO CUORE

Amici

Maria Moscardi - che noi qui ricor-diamo per la sua “allegra” amicizia con l’Eremo - è nata il 15 giugno 1923 ed è morta il 23 febbraio 2011. Nel 1948 ha sposato Giovanni Moscardi, dal quale ha avuto otto figli. Insieme, hanno sempre vissuto a Mezzarro di Breno. Durante la sua lunga intensa vita, Maria ha amato profondamente il suo territorio, la Valle Camonica, e i suoi luoghi di culto ed in particolare l’Eremo. Conosceva la sua storia e sempre è stata promotrice e so-stenitrice del ruolo ecclesiale e culturale di questo luogo. Donna di fede salda, attenta all’ascolto della Parola, appassio-nata alla comprensione della predicazione, è riuscita a convincere chi aveva vicino della bontà dell’offerta liturgica di questa sede di devozione. Maria ha sempre fre-quentato con ardore e dedizione la Chiesa dell’Eremo a lei vicina: la vita dell’Eremo è sempre stata nel suo cuore, non ha mai smesso di interessarsi delle ricorrenze e degli eventi spirituali e socio-culturali che avevano luogo tra le mura di questo spazio di spiritualità e raccoglimento. Le attività di formazione proposte dall’Eremo in par-ticolare il ritiro mensile delle donne) sono state per lei stimolo e punto di riferimento verso cui non ha mancato negli anni di indirizzare conoscenti, nipoti, parenti per momenti di condivisione e di preghiera. Maria ha trovato nell’Eremo una grande occasione di scambio e crescita; le è stato facile mettersi in sintonia con le persone che di volta in volta hanno qui gestito la struttura, pur nella diversità delle loro personalità. L’Eremo ha insomma rap-

presentato per lei una risposta alla fede, un sostegno spirituale ed un nutrimento intellettuale. Un luogo del cuore dal quale sono affiorati nel tempo i valori di una tempra cristiana pura e coerente, rigorosa quanto umile. Per questo mi piace che sia qui ricordata, perché ritengo che ciò che davvero c’è stato di più intimo e stimabile in lei sia stata proprio la sua intensa vita spirituale e religiosa. I suoi cari possono testimoniare una quotidianità scandita da quei piccoli gesti di fede e preghiera che definirei esemplari e che si sono tradotti in un immenso amore verso il prossimo.Ricordarla così, come una donna di fede,

Maria Moscardi

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Amici39

significa rendere onore ad un’esistenza generatrice di pace, di bene, di allegria e di serenità verso chiunque abbia avuto la fortuna di incontrarla e di conoscere la sua fiducia nelle persone, la sua grinta, la sua gioia prorompente, la sua voglia di stare in compagnia: ha avuto parole per tutti, abbracci per tutti; ha saputo ascoltare, condividere e scavare nei cuori per offrire a tutti una parola di speranza; ha - anche - saputo soffrire, dignitosamente perché le prove della vita non le sono mancate. Non è facile pensare senza commozione ad una persona così buona, perché pochi vivono di quell’amore per gli altri che è stato per lei principale motivo di premura, zelo, incontro e testimonianza profonda. Grazie alla sua semplicità, ha saputo ar-rivare all’animo delle persone con uno sguardo cordiale e aperto. Non c’è stato un momento speciale delle vite dei suoi figli, nipoti, parenti, amici, conoscenti, in cui lei non abbia dedicato loro un posto nello

spirito e nella preghiera. Maria si è donata agli altri senza riserve, fino all’ultimo, fino al momento in cui è stata chiamata all’in-contro con colui che tanto amava. Sono certa che fosse ben preparata e che il suo arrivo sia stato festoso. Sono anche certa che da lassù continua ad amarci con il suo contagioso sorriso.

LA NIPOTE MOSCARDI VALENTINA

La sua famiglia al completo.

Maria Moscardi con la nipote Valentina.

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LA PAROLA DI DIO NEI TEMPI DELL'UOMO

Letture

Sotto questo suggestivo titolo ed in due volumi (anni 2006 e 2009) sono raccolte le omelie domenicali del brenese padre Bruno Ducoli ofm. (ordine frati minori francescani) che, sul lago di Garda, nel convento di san Tommaso in Gargnano, ha fondato il “Centre européen de Ren-contre et de Ressourcement”. Si tratta di varie iniziative, fra le quali spicca quella di “Animazione per l’Eu-ropa”, una rete di riflessione e di scambio per la promozione di una forte cittadinanza

europea e per la crescita della dimensione dei valori del progetto europeo. Dal 2003 ad oggi il Centro ha organizzato seminari, gruppi di lavoro, convegni, incontri, da cui poi sono scaturite numerose pubblicazioni. Un luogo d’accoglienza dove si costrui-scono e si valutano progetti articolando l’azione sulla realtà con la propria crescita personale. Ma torniamo all’ultimo volume. In sede di presentazione-prefazione padre Bruno (al secolo Venanzio Ducoli, classe 1935) afferma che nel preparare le “prediche” delle messe domenicali ha frequentato con paziente intelligenza (seguendo il sugge-rimento del teologo protestante Dietrich Bonhöffer, ucciso da Hitler in campo di concentramento nel 1945) la Bibbia ed il giornale. E la stampa quotidiana, in questi ultimi tempi - sostiene il frate - è venuta a bussare alla porte della “Parola” più del consueto. “Ho cercato, come ho potuto - sottolinea il Nostro - di mettere un possibile sguardo di Dio sulle difficoltà del momento, chia-mando alla mensa del Pane e del Vino la dolcezza di questo sguardo illuminante e pacificatore. Una visione di tempi lunghi, lontana mille miglia da quella di quasi tutti i commenta-tori, impegnati in una gara di malinconiche previsioni da ultima spiaggia”.

ERMETE GIORGI

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UN VIAGGIO STRAORDINARIO CHIAMATO VITA

Letture

I musicisti ascoltano rapiti Luca che parla, che si racconta. Siamo tutti rapiti, perché ha la capacità di trasmettere serenità: ca-pacità in parte innata, in parte conquistata a furia di combattere contro i “bastoni tra le ruote”, ed è per me un onore dargli una mano a presentare la sua biografia nella cornice dell'Eremo. Si ride: Luca ha ap-pena fatto una battuta. E poi le note ri-prendono e riempiono il salone in questa serata musico-letteraria.Il libro di Luca Dalla Palma è davvero un viaggio, tant'è che nelle conclusioni, come Odisseo veleggia verso Itaca, an-che il lettore si sente tornare a casa. Un viaggio dell'anima in cui il giovane autore

infrange la barriera tra fede e vita, con una spiritualità profonda e al contempo natu-rale. L'opera nasce da un periodo di forte crisi: con una gestazione di nove mesi buoni ed un parto liberatorio, la vita di Luca si snocciola fluida in 26 capitoli. Il libro si può leggere in due modi diversi: passeggiando soltanto fra i capitoli, o so-stando con la preghiera che chiude ognuno di loro, perché il coautore di questo viag-gio, così come del libro, è Dio. Presenza costante, forte e discreta della sua vita, Dio emerge da ogni pagina, da ogni pensiero: criticato, discusso, ringraziato, vicino, in un rapporto intimo ma mai soffocante. Il lettore si trova a tu per tu con un ragazzo

Un momento della presentazione

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Letture 42

giovane e messo più volte alla prova dalla vita, che non si stanca mai di sorridere. Come ora sta sorridendo la platea e sor-rido anch'io: perché Luca è semplicemente irresistibile. La musica si smorza e ora tocca a me leg-gere per lui: cerco di intonare la voce nel modo corretto, per dare risalto alle parti più comiche del capitolo “Una caduta pe-ricolosa”. Mi piacerebbe approfondire poi nelle do-mande un aspetto della biografia e della personalità dell'autore che questo brano rende bene, ma il tempo è tiranno. Vorrei dire come anche nei momenti peg-giori, dove la vita viene davvero messa a rischio, Luca trova il modo di sdram-matizzare e di risollevare il morale; ma

L. DALLA PALMA, Un viaggio straordinario chiamato Vita, Marco Serra Tarantola, Brescia, 2010.-

La copertina del volume.

penso che il pubblico se ne sia reso conto da solo: non necessita di molte spiegazioni un libro ben scritto, tanto evocativo e al contempo fruibile da strappare alla platea un “dovrebbero comprarlo tutti i dirigenti scolastici!”. La musica riprende, per l'ultima parte prima dei ringraziamenti e alle emozioni che danzano sulle note aggiungo la mia: grazie Luca. E grazie Eremo per avere inaugurato que-sta nuova forma di incontro.

SANDRA SIMONETTII musicisti durante la presentazione.

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IL CALENDARIO DELL'EREMO

Calendario

LUGLIO 2011 Domenica 03: Cori all’Eremo, Santa messa animata dal Coro Adamello di Cevo, ore 17.00.Lunedì 4: Convegno teologico “Tra corpo e spirito”. I sensi spirituali”, Facoltà teo-logica dell’Italia settentrionale (fino a gio-vedì 7).Domenica 10: Santa Messa in ricordo di Monsignor Andrea Morandini, ore 17.Mercoledì 13: Preghiera semplice, il ro-sario e l’adorazione eucaristica, ore 20 -21.30.Lunedì 18: Settimana di Vacanza per l’anima (fino a venerdì 22).Domenica 24 (fino a venerdì 29): Esercizi spirituali per sacerdoti (ma aperti a tutti), con Mons. Marco Frisina.

AGOSTO 2011Domenica 7: Cori all’Eremo, Santa messa animata dal Coro Pineta di Costa Volpino, ore 17.00. In serata inizio degli Esercizi spirituali per tutti, con don Marco Bu-sca e don Sergio Passeri, fino a venerdì 12.Mercoledì 10: Al monastero, ore 17.30, primi vespri della solennità di santa Chiara con riflessione; ore 20.30, Ufficio delle letture e memoria della morte di Santa Chiara.Giovedì 11: Solennità di Santa Chiara, ore

6,40 lodi mattutine; ore 7.00 Santa Messa; ore 17,30 Secondi vespri; ore 20 Concele-brazione.Lunedì 15: Esercizi spirituali per diaconi permanenti, fino a sabato 20.

SETTEMBRE 2011Domenica 4: Cori all’Eremo, Santa messa animata dal Coro ANA di Valleca-monica, ore 17.00. In serata inizio degli Esercizi spirituali per sacerdoti con don Dario Vitali, fino a venerdì 9.Mercoledì 14: Preghiera semplice, il ro-

P. S. Variazioni e aggiunte si trovano sul sito www.eremodibienno.it

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I PROSSIMI ESERCIZI SPIRITUALIALL'EREMO

• 24-29 luglio 2011: Mons. Marco Frisina: Lectio divina della Lettera agli Ebrei.

• 7-12 agosto 2011: don Marco Busca e don Sergio Passeri (Brescia): “Fissò lo sguardo su di lui e lo amò (Mc 10,21) Scoprirsi redenti”.

• 4-9 settembre 2011: don Dario Vitali (PUG): “Noi abbiamo un sommo sacer-dote così grande, che si è assiso alla de-stra del trono della maestà nei cieli" (Eb 8,1).

• 6-11 novembre 2011: Mons. Ettore Mal-nati (Trieste): Il nostro sacerdozio, una lettura dei Vangeli con Paolo VI

Calendario 44

PELLEGRINAGGIO AD ASSISI, LA VERNA E PERUGIA

Dal 14 al 16 Ottobre 2011

VENERDI 14 OTTOBREDall'Eremo si giunge a La Verna e nel pomeriggio ad Assisi

SABATO 15 OTTOBREMattinata dedicata alla visita di Perugia con il convento dei Francescani.

Pomeriggio ad Assisi.

DOMENICA 16 OTTOBREMattinata ad Assisi.

Rientro nel pomeriggio.

I dettagli del programma su www.eremodibienno.itIscrizioni all'Eremo (tel. 0364.40081)

sario e l’adorazione eucaristica, ore 20 -21.30.Sabato 24: Corso di aggiornamento per gli insegnanti della scuola dell’infanzia.Domenica 25: Santa Messa in ricordo di Monsignor Giuseppe Almici, ore 17.Lunedì 26: Incontro dei Vicari Zonali con il Vescovo, fino a mercoledì 28.

OTTOBRE 2011Domenica 22: Cori all’Eremo, Santa messa animata dalla Corale santa Giulia di Piancamuno, ore 16.30.

NOVEMBRE 2011Domenica 6 (fino a venerdì 11): Esercizi spirituali per sacerdoti, con Mons. Ettore Malnati.

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È IN INTERNET AL SITO:www.eremodibienno.it

(pubblicazioni)

LETTEREDALL’EREMO

LETTEREDALL’EREMOGIUGNO 2011ANNO XXVIDirettore ResponsabileDon Gabriele Filippini

Autorizzazione n. 4/89del Tribunale di Brescia

EREMO DEI SANTI APOSTOLIPIETRO E PAOLO25040 BIENNO (Brescia)Telefono 0364/[email protected]

ABBONAMENTO:Ordinario € 15,00Sostenitore € 30,00Benemerito € 50,00C.C. Postale n. 17738253int. a Alma Tovini Domus

Stampa: Tip. Camuna S.p.A. - BrenoTel. 0364/22007

Si ringrazia la

che, condividendone le finalità, contribuisce alla stampa e spedizione di questa rivista.

Dall’Eremo I discepoli di Gesù sono il sale della terra pag. 1La settimana dell’anima pag. 2Giovanni Paolo II proclamato beato pag. 3Un dovere cristiano e pastorale pag. 7 Attività e notizie pag. 9Esercizi spirituali della diocesi di Crema pag. 14Coro La Mirabella - Paderno Franciacorta pag. 17Una scuola di qualità pag. 18Giovani: esercizi spirituali con il Vescovo pag. 20

Memoria di un inizio pag. 22

Un ospite speciale pag. 25

10 Comandamenti pag. 27La “Comunità Spirito e Vita” all’Eremo pag. 29

Realtà assistenziali nella storia della Valle pag. 31 La vita dell’Eremo nel suo cuore pag. 38

La parola di Dio nei tempi dell’uomo pag. 40Un viaggio straordinario chiamato vita pag. 41

Il calendario dell’Eremo pag. 43Pellegrinaggio ad Assisi, La Verna e Perugia pag. 44

Dal Monastero

Storia

Gruppi

Letture

Calendario

L’Intervista

Amici

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GIORNALECULTURALE

INFORMATIVOA CURA DEGLI

“AMICI DELL’EREMODI VALLECAMONICA”

74LETTEREDALL’EREMO