Giorgio Pogliotti Effetto sgravi, +764mila contratti stabili nel 2015 › cgi-bin › allegati ›...

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LE NUOVE ASSUNZIONI NEL 2015 Var. netta dei rapporti di lavoro stabili L’EFFETTO AGEVOLAZIONE Nuovi rapporti stabili con la decontribuzione della Stabilità 2015 Nuovi rapporti di lavoro Apprendisti trasformati a tempo indeterminato Cessazioni 1.870.959 1.684.911 Trasformazione a tempo indeterminato di rapporti a termine 492.729 85.352 80.180 272.512 G F M A M G L A S O N D TOTALE 2015 1.442.726 Variazione netta 764.129 L’osservatorio

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Page 1: Giorgio Pogliotti Effetto sgravi, +764mila contratti stabili nel 2015 › cgi-bin › allegati › OSSERVATORIO... · 2016-03-02 · Il confronto sui costi è stato così effettuato

6 Il Sole 24 OreMercoledì 17 Febbraio 2016 ­ N. 47

L’ANALISI

Giorgio Pogliotti

Qualità del lavoromigliorata graziea flessibilitàe decontribuzione

La corsa all’incentivo scattata a dicembre, ultimo mese utile per

beneficiare dello sgravio contributivo pieno, dimostra che l’operazione Jobs act ha dato i suoi frutti, nonostante la crisi. I 272mila rapporti di lavoro stabili instaurati in un mese sono il segno di quanto sia rilevante per le imprese il “fattore” costo del lavoro, e di come sia stato accolto con favore dagli imprenditori il sensibile alleggerimento del cuneo fiscale­contributivo. 

Il mix tra contratto a tutele crescenti (in vigore dal 7 marzo 2015) e decontribuzione triennale, ha modificato la composizione dell’accesso al mercato del lavoro, con un impatto sulla qualità dei contratti. Ve le ricordate le polemiche ai tempi dell’ultimo governo Berlusconi, proseguite con il governo Monti, sulle percentuali bulgare degli avviamenti al lavoro con contratti precari? Su 100 nuove assunzioni solo 15­20 avvenivano con il contratto a tempo indeterminato. Questa percentuale non è stata scalfita dalla legge Fornero, nonostante l’irrigidimento delle norme sulle partite Iva, ed una prima modifica dell’articolo 18. Ieri l’Inps ci ha spiegato che nel 2015 la percentuale di lavoro stabile sul totale delle nuove assunzioni (nel campione Inps) rappresenta il 40,9%. Nel 2014 era il 31,7%. Il tutto dopo che il decreto Poletti nel 2014 ha liberalizzato le causali per i contratti a termine per tutti e 36 mesi di durata, e dopo la riformadel mercato del lavoro che ha ridisegnato le tipologie contrattuali, partendo dal nuovo contratto a tempo indeterminato, che sta tornando ad essere il canale di ingresso privilegiato nel mondo del lavoro. Allentando le tutele alla conservazione del posto di lavoro, attraverso le modifiche all’articolo 18, il governo ha puntato a rendere i contratti stabili più appetibili per le imprese. Ed ha investito nell’operazione una gran quantità di risorse: nel 2015, a fronte di una previsione di 1 milione di assunzioni, era stato preventivato un costo di 1,9 miliardi di euro. Una cifra insufficiente, visto che complessivamente nel 2015 sono stati instaurati 1,4 milioni di rapporti di lavoro a tempo indeterminato dalle imprese, che beneficiano della decontribuzione triennale. Toccherà al ministero 

dell’Economia trovare le risorseaggiuntive necessarie che dovrebbero ammontare ­ secondo le prime stime dei tecnici di Palazzo Chigi ­ intorno ai 2 miliardi di euro sui 3 anni, ipotizzando che tra il 10 e il 15% dei contratti firmati quest’anno cessino fisiologicamente in uno degli anni successivi.

Restano i problemi cronici del nostro mercato del lavoro, evidenziati solo due settimane fa dall’indagine Istat, relativa sempre allo scorso dicembre: abbiamo ancora pochi occupati, con il tasso di occupazione fermo al 56,4%, complice un tasso di occupazione femminile stabile al 47,1% che è tra i più bassi d’Europa. Abbiamo un tasso di disoccupazione giovanile assai elevato: al 37,9%, in discesa, ma ancora sui livelli massimi della Ue. Ed un numero di inattivi (14 milioni) ­ rimasti fuori dal mercato del lavoro perchè scoraggiati ­ che resta stabilmente su valori molto alti. Alla rimozione di queste enormi criticità dovrà essere rivolta l’azione del governo nei prossimi mesi.

C’é da chiedersi cosa bisognaaspettarsi dal 2016, considerando che per quest’anno la spinta dell’incentivo è un’arma “spuntata”, essendo lo sgravio contributivo più limitato, sia per l’importo (decontribuzione al 40% con un tetto di 3.250 euro annuo), che per la durata (biennale). Dopo il record di contratti a tempo indeterminato stipulati a dicembre, potrebbero esserci contraccolpi negativi soprattutto nei primi mesi del 2016. Ma è il quadro economico ricco di incertezze a pesare di più. Perchè solo in presenza di una ripresa solida dell’economia, di una ripartenza dei consumi interni, le imprese saranno spinte ad assumere come ai livelli pre­crisi.

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Emergenza lavoroI DATI DELL’INPS

Part timeOltre il 40% delle nuove assunzioni a tempo indeterminato è con contratto part time

VoucherNel 2015 venduti 115 milioni di «buoni»,incremento del 66% rispetto al 2014

Il confronto. In caso di risoluzione di un rapporto a tempo indeterminato il bonus non compensa i costi

I mini-sconti vincono senza licenziamentiMaria Carla De CesariEnzo De Fusco

pNel dibattito sui risultati ai fini dell’occupazione stabile delmix fra Jobs act e decontribu­zione può essere utile analizza­re il costo del lavoro per un con­tratto a tempo indeterminato e per un contratto a termine. Dai numeri emerge come il tempo indeterminato non risulta, do­po la parentesi dello sgravio fi­no a 8.060 euro dello scorso an­no, particolarmente avvantag­giato rispetto a un contratto a termine.

Il confronto sui costi vienecondotto in un periodo trienna­le e viene messo in evidenza, in particolare, l’onere in caso di ri­soluzione. I numeri considerati non sono esaustivi nel rappre­sentare il costo del lavoro, che èstato inciso, dallo scorso anno,anche dalla possibilità di dedur­re ai fini Irap l’onere per i con­tratti a tempo indeterminato e, 

da quest’anno, in misura parzia­le, anche dei contratti a termineper i lavori stagionali. Tuttavia, il confronto condotto sul para­metro dei costi in caso di risolu­zione del contratto costituisce una  delle  principali  variabiliche potrebbero spingere gli im­prenditori a preferire un con­tratto all’altro. Le aziende, infat­ti, devono fare i conti con l’in­certezza della congiuntura eco­nomica e per questo motivo si tende a conservare una quota dicontratti flessibili che possono essere interrotti agevolmente e senza costi aggiuntivi laddovesi dovesse realizzare una con­trazione dei ricavi. Anche senzasituazioni  “patologiche”  dal punto di vista economico, non va scoraggiata a priori la dina­micità del mercato del lavoro.

Nel corso del 2015 il datore dilavoro – visti i vantaggi della de­contribuzione fino a 8.060 europer tre anni ­ ha “rischiato”, con­

ti alla mano, la conversione del contratto a termine (o di una collaborazione) in un tempo in­determinato, oppure ha assuntodirettamente  con  questa  for­mula. I costi del recesso da uncontratto a tempo indetermina­to (agevolato) avviato nel 2015, però, erano quasi sempre mino­ri  rispetto  alla  agevolazione stessa. 

Tuttavia, nel 2016, l'esonerocontributivo è molto più conte­nuto: scende da tre a due anni, con un massimo del 40% dei contributi, sino a 3.250 euro. 

Il confronto sui costi è statocosì effettuato tra un contratto atempo indeterminato a tutele crescenti che beneficia, per il2016 e il 2017, del vantaggio del­l’esonero contributivo e un con­tratto a termine che può essere attivato senza motivazione neiprimi tre anni di durata. Il perio­do osservato è, appunto, di tre anni e  l’ipotesi considerata è 

una retribuzione media lorda annua di 25mila euro. 

Il  risultato del primo annomette in evidenza un minor co­sto del contratto a tempo inde­terminato  poco  superiore  a 3.300 euro. Se, però, il datore di lavoro dovesse avere l’esigenzadi interrompere il contratto nel­lo stesso periodo il risultato sa­rebbe ribaltato:  il contratto a tempo determinato avrebbe un minor costo che può sfiorare i 5.500 euro. Il maggior costo è de­terminato sostanzialmente da due fattori: l’indennità risarci­toria dovuta per i licenziamenti illegittimi (o dovuta come esito del tentativo di conciliazione) eil ticket sui licenziamenti (che va a finanziare la disoccupazio­ne Naspi). Queste due voci an­nullano  il maggior onere del contratto a termine, che è sog­getto all’aliquota extra dell’1,4%ma non ha sostanzialmente ne­cessità di giustificazione e deve 

semplicemente rispettare i li­miti quantitivi di legge (non su­perare il 20% dei tempi indeter­minati) o stabiliti dai contratti, anche aziendali.

L’indennità risarcitoria, in ca­so di licenziamento per i datori di lavoro che occupano oltre 15 dipendenti, è pari a due mensili­tà di retribuzione per ogni annodi servizio, con un minimo di quattro mensilità (la misura si dimezza in caso di conciliazio­ne o di aziende fino a 15 dipen­denti). Anche il ticket sui licen­ziamenti è commisurato all’an­zianità aziendale: 490,10 euro per anno. Per i lavoratori in for­za da 36 mesi o più il tetto è fissa­to in 1.470,30 euro.

In caso di recesso nel secon­do anno la situazione migliora grazie al fatto che il datore di la­voro ha comunque beneficiatodell’esonero  contributivo  nel primo anno. Ciò nonostante, in caso di recesso, il contratto a tempo  indeterminato  coonti­nua a essere più oneroso delcontratto a termine per circa 2.600 euro (senza conciliazio­ne). Nel caso di recesso al terzo anno, con esonero contributivoormai terminato, la differenza èdi circa 7mila euro.

A questo punto bisognerà ve­dere quale sarà la scelta del Go­verno per rendere il contratto a tutele crescenti più economico degli altre tipologie. 

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Effetto sgravi, +764mila contratti stabili nel 2015Renzi: merito del Jobs act, avanti tutta - A dicembre il doppio di assunzioni di novembre

Claudio TucciROMA

pIl 2015 si è chiuso con 764mila contratti a tempo indeterminato in più, frutto di oltre 2,4 milioni di nuovi  rapporti  stabili  attivati (comprese le trasformazioni di apprendisti e contratti a termine) e di circa 1,7 milioni di cessazioni. L’esonero contributivo  “pieno” (8.060 euro l’anno, per tre anni) invigore fino allo scorso dicembre ha prodotto i suoi effetti: i rapportistabili che hanno beneficiato del­l’incentivo fiscale sono stati poco più di 1,4 milioni (il 61% del totale dei nuovi contratti stabili), con un’accelerazione  in  corrispon­denza di dicembre quando hannosuperato quota 272mila (più del doppio rispetto ai mesi di ottobre e novembre).

L’Osservatorio Inps ha eviden­ziato che i contratti a tempo deter­minato, liberalizzati a marzo 2014 con il decreto Poletti,  tengono (+375mila rapporti netti, rispetto ai +327mila del 2014), mentre il ri­corso all’apprendistato si assotti­glia sempre più (il saldo 2015 di questo contratto, ormai rimasto l’unico  a  contenuto  formativo, chiude a +44mila unità, contro il +76mila del 2014). Prosegue la for­te crescita dell’utilizzo dei vou­cher, semplificati dal Jobs act: nel 2015 ne sono stati venduti quasi 115milioni, + 66% rispetto al 2014.

L’andamento  delle  tipologiecontrattuali nel settore privato nel 2015 fa emergere una maggio­re stabilità dei rapporti d’impiego:la percentuale dei nuovi contratti attivati/variati a tempo indeter­minato sul totale delle assunzio­ni/trasformazioni è salita al 41% rispetto al 32% del 2014. Per i gio­vani fino a 29 anni questa quota è passata dal 24,5% al 33,6% dello scorso anno. Complessivamente, nel 2015 si è registrato un saldo po­

sitivo tra nuove attivazioni e ces­sazioni di quasi 606mila posizionidi lavoro (sia nel 2014 che nel 2013 il saldo era stato negativo, rispet­tivamente, per oltre 47mila e per 101mila rapporti di lavoro).

Soddisfatto il premier MatteoRenzi: «Per mesi ci hanno detto che il Jobs Act era una prevarica­zione, una violenza, e che avrebbeportato solo precarietà. Si sbaglia­vano, non è così. Avanti tutta». Sulla stessa lunghezza d’onda il 

responsabile economico del Pd, Filippo Taddei, che ha sottolinea­to come «i dati Inps confermino che il 2015 si chiude con un balzo inavanti nel numero di rapporti di lavoro a  tempo  indeterminato, che raggiunge un aumento netto superiore agli 800mila rapporti dilavoro, considerando che nel 2014erano calati di 52mila unità, men­tre nel 2015 hanno superato le ces­sazioni di ben 764mila rapporti dilavoro. La spinta degli  investi­menti nel 2016 e la riforma della contrattazione daranno un’ulte­riore stimolo a questa trasforma­zione del nostro mercato del lavo­ro per superare definitivamente ildualismo». Quanto ai nuovi rap­porti di lavoro a tempo indetermi­nato, sono stati circa 1,9 milioni nel 2015 (contro 1,2 milioni del 2014e 1,3 milioni del 2013), la gran parteattivati dalle aziende del Nord Ovest  (512mila),  seguono  Sud (455mila) e Centro (405mila). Le assunzioni stabili full time si sono

attestate al 60%, una percentuale in linea con gli anni precedenti (il restante 40% è a part­time). I con­tratti a tempo indeterminato han­no  riguardato  principalmente operai (1,3 milioni), seguiti da im­piegati (528mila), tra le fasce d’etàprevale quella  tra  30 e  39anni (344mila) e da 40 a 49 (304mila). Quanto ai settori, i nuovi rapportidi lavoro a tempo indeterminato sono stati siglati soprattutto nel commercio (650mila).

In tutto nel 2015 ci sono state 5,4milioni di assunzioni. Di queste ben 1,1 milioni si sono concentratein Lombardia (+14,8% rispetto al 2014, sopra la media nazionale al­l’11,1%). Significativo, sempre nel­la regione lombarda, il peso del tempo indeterminato: i contratti stabili siglati lo scorso anno sono stati 364mila (32% del totale), in crescita del 52% su base annua (contro il 47% fatto segnare dal­l’Italia). Bene anche il Lazio, con 658.061 assunzioni fatte nel 2015, ilVeneto con 447.545, e l’Emilia Ro­magna, con 433.803; e tutte questeRegioni con un aumento a doppiacifra dei rapporti stabili.

La riduzione del precariato «èuna promessa che è stata mante­nuta ­ ha detto Marco Leonardi, economista alla Statale di Milano,e neo consigliere sui temi occupa­zionali del premier, Renzi ­. Ora lavoreremo a un progetto che renda  il  tempo  indeterminato strutturalmente  meno  costoso del tempo determinato, anche al­lo scadere degli incentivi». Il pas­saggio dai contratti non standard ai contratti stabili «è positivo ­ ha replicato Cesare Damiano (Pd) ­. Ma va considerato che la quantitàdi lavoro aggiuntivo continua a essere limitata rispetto alle esi­genze del Paese, e in particolare, delle giovani generazioni».

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LA PAROLACHIAVE

Decontribuzione

7È lo sconto che consente la riduzione del costo del lavoro dipendente. La legge di stabilità 2015 aveva previsto, per i contratti a tempo indeterminato stipulati fino a dicembre scorso, l’esenzione contributiva nel limite di 8.060 euro l’anno per tre anni per ogni assunzione stabile. La manovra di quest’anno ha confermato lo sgravio ma in una versione “light”: lo sconto, sempre per le assunzioni stabili, nel corso del 2016 è stata ridotta al 40% con un tetto fino a 3.250 euro annui, per una durata di due anni

LOMBARDIANel 2015 in Lombardia 1,1 milioni di assunzioni (+14,8% sul 2014). Contratti a tempo indeterminato in crescita del 52%

LE NUOVE ASSUNZIONI NEL 2015 Var. netta dei rapporti di lavoro stabili

L’EFFETTO AGEVOLAZIONENuovi rapporti stabili con la decontribuzione della Stabilità 2015

Nuovi rapporti di lavoro

Apprendisti trasformatia tempo indeterminato

Cessazioni1.870.959 1.684.911

Trasformazionea tempo indeterminatodi rapporti a termine492.729

85.352

80.180

272.512

G F M A M G L A S O N D

TOTALE 2015

1.442.726

Variazione netta

764.129

L’osservatorio

I numeri. I contratti netti aggiuntivi sono stati 186mila ma le trasformazioni da tempo determinato a tempo indeterminato hanno sfiorato quota 500mila

Lo sprint degli assunti trainato dalle stabilizzazioniROMA

pGli oltre 764mila contratti a tempo indeterminato in più nel 2015 confermano una prima inver­sione di tendenza nelle scelte as­sunzionali delle imprese che, gra­zie alla decontribuzione piena e alJobs act, stanno ricorrendo mag­giormente rispetto al passato ai rapporti stabili (perché più con­venienti e con meno rigidità ­ si pensi che nel 2014 il saldo dei con­tratti  “fissi”  è  stato  negativo: ­52.137 unità).

Ma come si compone questonumero, a prima vista ampio, di contratti a tempo indeterminato in più sottoscritti lo scorso anno? In realtà, entrando un po’ più nel dettaglio, si vede che i contratti netti aggiuntivi sono stati  solo 186.048. Un risultato comunque da sottolineare visto che l’anno prima, cioè il 2014, facevano regi­

strare un preoccupante ­451.256. Il grosso  dei  764mila  contratti  a tempo indeterminato in più è datodalle trasformazioni: +492.729 di contratti a termine in contratti sta­bili (nel 2014 erano quasi 330mila) 

e +85.352 apprendisti stabilizzati altermine del periodo formativo.

Insomma, con tutti i caveat e lecautele del caso, l’effetto del com­binato disposto Jobs act più de­contribuzione si vede «tanto più ­ spiega Pietro Reichlin, economi­

sta alla Luiss di Roma ­ che la ripre­sa in termini di Pil delude e abbia­mo un ampio bacino di cassinte­grati da assorbire».

Il nostro mercato del lavoro, vi­sto quindi dai dati Inps, mostra un miglioramento da un punto di vi­sta qualitativo (c’è maggiore sta­bilità, dal 7 marzo scorso, sia pure nella nuova versione “a tutele cre­scenti”).

Questi numeri però non stannoancora segnando una crescita ro­busta dell’occupazione visto che l’Istat due settimane fa ha stimato,come consuntivo 2015,  109mila occupati in più rispetto al 2014, frutto di 135mila contratti a tempo permanenti in più, di 112mila con­tratti a termine in più e di una con­trazione di 138mila autonomi.

Certo, si tratta di due osservato­ri diversi: l’Inps analizza i flussi deicontratti (vale a dire i movimenti 

dei rapporti di impiego che non coincidono con i numeri dei lavo­ratori visto che la stessa persona può essere coinvolta in una plura­lità di movimenti) e solo per i di­pendenti  del  settore  privato (escluso lavoro domestico e agri­colo). Il dato Istat invece è cam­pionario e riguarda l’intero stock del mercato del lavoro, compresi gli autonomi.

Non c’è dubbio che le due fonti,nella differenza dei campioni di ri­ferimento,  restano  distanti;  e quindi sarebbe auspicabile un mi­glior coordinamento nel rilascio dei dati sul lavoro tra le diverse amministrazioni  (ministero  del Lavoro, Inps, Istat).

In ogni caso, la limitata crescitadegli occupati (intesi come teste, enon come contratti) ha diverse spiegazioni. Intanto, «il giro di vi­te su false collaborazioni e partite 

Iva ha segnato una riduzione del lavoro autonomo non genuino ri­versandolo nell’area del  lavoro stabile, a termine o indeterminato­ evidenzia l’economista del Lavo­ro, Carlo Dell’Aringa ­. C’è poi l’aumento  delle  trasformazioni dei rapporti a termine in stabili complice l’esonero contributivo pieno». Entrambi questi due feno­meni hanno un “impatto zero” da un punto di vista strettamente quantitativo, ma rilevano sul ver­sante  del  miglioramento  della qualità dell’occupazione.

Non va poi dimenticato il pesodella cassa integrazione, che nel 2015 si è ridotta di oltre il 35 % a li­vello tendenziale, a testimonian­za di come le imprese, soprattuttodel settore industriale, in attesa della ripresa, più che procedere a nuove assunzioni, fanno lavorare di più le persone messe a orario ri­dotto a causa della crisi.

G. PogCl. T.

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IL CONFRONTO

Il dato Istatn L’istituto di statistica due settimane fa ha stimato ­ come consuntivo 2015 ­ 109mila occupati in più rispetto all’anno precedente (aumento di 135mila contratti stabili e 112mila a termine e contrazionedi 138mila autonomi)

Doppio osservatorion La distanza tra le rilevazioni Inps e Istat dipende dai criteri utilizzati: il primo prende in considerazione i flussi dei contratti e solo per i dipendenti del settore privato, mentre il dato dell’Istituto di statistica è campionario e riguarda l’intero stock del mercato del lavoro, autonomi compresi

TREND IN MIGLIORAMENTOSono stati stabilizzati anche 85mila apprendisti. La Cig si è ridotta del 35%, segno che le imprese hanno utilizzato di più i lavoratori a orario ridotto

Importi in euro

Il confronto

Retribuzione lorda annua Costo I anno Costo II anno Costo III annoTutele crescenti 25.000 31.309 31.309 34.297

Tempo determinato 25.000 34.647 34.647 34.647

Differenza - -3.338 -3.338 -350

Retribuzione lorda annua Costo I anno Costo II anno Costo III anno

Tutele crescenti 25.000 40.133 37.285 41.591

Tempo determinato 25.000 34.647 34.647 34.647

Differenza - 5.485 2.638 6.944

I VANTAGGI DEL CONTRATTO CON ESONERO CONTRIBUTIVO

COSTI DEL RECESSO

Assunzioni, cessazioni e nuovi contratti

2013 2014 2015Assunzioni (nuovi rapporti di lavoro)A tempo indeterminato 1.300.740 1.273.750 1.870.959A tempo determinato 3.190.262 3.365.593 3.353.649Apprendistato 229.351 231.084 184.196Cessazioni Da tempo indeterminato 1.754.721 1.725.006 1.684.911Da tempo determinato 2.905.907 3.038.083 2.978.264Da apprendistato 160.927 154.973 139.658 Nuovi rapporti netti di lavoroA tempo indeterminato -453.981 -451.256 186.048A tempo determinato 284.355 327.510 375.385Apprendistato 68.424 76.111 44.538

L'ANDAMENTO IN TRE ANNI

Fonte: elaborazione su dati Inps