GIAMPIER OVERZA.EV-K2-CNR Pregarelospiritodellecime...

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LA STAMPA DOMENICA 7 GIUGNO 2015 . Società . 33 MONTAGNA www.lastampa.it/montagna Pregare lo spirito delle cime perché la terra si plachi Nepal, i monaci buddisti contro il terremoto che ha cacciatoi turisti È come un canto, ritmato anche da un leggero battere di mani. In un’alba salita con una grande nube candida alle spalle del- l’Everest i due giovani monaci buddisti pregano perché «la terra si plachi, cessi di scon- volgere le nostre vite». Sono sulla cresta a 5300 metri, co- stola morenica che s’inerpica dal pianoro dove è stata co- struita la lucente piramide dell’associazione Ev-K2-Cnr, il laboratorio scientifico più alto al mondo. Il rito per cal- mare la Terra che trema in Nepal da quel tragico 25 apri- le in cui morirono nel terre- moto quasi 9000 persone è il primo di una serie voluta dal Rinpoche (da noi sarebbe il priore) del monastero di Ten- gboche sulla grande collina piantata in mezzo alla vallata del Khumbu, quella dell’Eve- rest. Il rosario «Juzu» I due religiosi pregano snoc- ciolando lo «juzu», una sorta di rosario, 108 grani, quanti sono i desideri terreni. Invo- cano lo «spirito della Terra» al cospetto della montagna più alta, che per loro, Sagar- matha (nepalese) o Chomo- lunga (tibetano), è «la madre dell’Universo». Non solo, pre- gano accanto al monumento funebre, il «chorten», costrui- to lassù in onore di Benoit Chamoux, «il principe dell’Hi- malaya», l’alpinista francese morto nel 1995 sul Kan- gchenjunga, terza montagna della Terra, insieme con il connazionale Pierre Royer e lo sherpa Riku. I loro corpi non furono mai ritrovati. L’inizio della preghiera buddi- sta itinerante non è stata una scelta a caso. I due giovani monaci pregano pace per la Terra, che ancora trema, e perché il mondo dell’alpini- smo si ricordi del Nepal, non lo abbandoni. Le spedizioni sono vita per questo piccolo popolo. E così si rivolgono all’Eve- rest da un luogo in cui vedono la piramide-laboratorio. Lì so- no stati il giorno precedente, hanno passato la notte. Il loro mondo spirituale incrocia so- vente alpinismo e scienza. Co- noscono la tecnologia, ascol- tano gli scienziati che parla- di delle montagne, in leggero pendio. Il terremoto ha in parte fatto crollare le case, in parte ha sollevato un’onda di frana che ha seppellito abitazioni e campi. «Un disastro», dice Da Polenza. E ricorda: «I nepalesi cominciano a pensare che le montagne si siano ribellate, vo- gliano allontanare l’uomo. E al- lora le pregano». E vogliono che siano tutti gli elementi a canta- re preghiere. I monaci che co- 1934 un sisma fece diecimila morti e rase al suolo la loro casa di culto. Ancora la ricostruiro- no nel 1989, quando fu un incen- dio a divorare soffitti e pareti di legno colorato. È da secoli che camminano su un percorso di preghiera per trovare in loro stessi la forza. «Non bastano le nostre, ci vogliono anche quelle della natura», dicono fra le mu- ra di Tengboche, a ridosso di un bosco da favola, con pini e rodo- dendri alti fino a quattro metri. Uomo e natura E così i buddisti fanno pregare le pietre, offrendo loro parole scolpite in sanscrito. Scavano segni di pacificazione con il mondo; bassorilievi che soven- te colorano. Sono sui massi an- che accanto ai sentieri che i tu- risti o gli alpinisti calpestano a migliaia, sovente senza accor- gersene. E capita di trovare pic- coli torrenti che fanno girare mulini in miniatura: l’acqua vortica rotelle di preghiere. E poi il vento che soffia i canti di supplica scuotendo le bandiere colorate, i Lung-ta. ENRICO MARTINET GIAMPIERO VERZA. EV-K2-CNR Piramide - laboratorio I monaci sul pianoro dove è stata costruita la lucente piramide dell’associazio ne Ev-K2-Cnr, il laboratorio scientifico più alto al mondo Pregare a 5000 metri Due monaci a 5300 metri, accanto al chorten dedicato a Chamoux e pregano guardando la vetta dell’Everest. I monaci fanno parte del monastero buddista di Tengboche, 3867 metri, che venne distrutto dal terremoto del 1934. S iamo un popolo di mete- oropatici. E’ uno dei ver- detti dell’ultima stagio- ne invernale secondo l’indagi- ne Skipass Panorama Turi- smo, l’osservatorio italiano del turismo montano. L’80% degli italiani, cioè, si muove in direzione dei monti solo dopo aver controllato le previsioni del tempo: e se sono cattive, uno su due rimane a casa. Ma questa non è più una novità. La buona notizia è invece l’in- versione di tendenza sopra quota mille: dopo anni di fles- sione e fatturati in rosso, final- mente è iniziata la ripresa. Per la prima volta dopo tre in- verni le ottimistiche previsio- ni della vigilia sono state ri- spettate: +3.7% di presenze in quota, +3.3% l’incremento di fatturato dell’intero «sistema neve», tornato sopra la fatidica soglia dei 10 miliardi di euro. «Nonostante i timori iniziali che aleggiavano a inizio stagio- ne – spiega Massimo Feruzzi di JFC, che ha stilato il rapporto – il consuntivo per l’inverno 2014/2015 si chiude con segnali positivi per quasi tutte le desti- nazioni, Appennini compresi. Ciò consente agli operatori del settore di guardare con fiducia al futuro e di pensare positivo in vista della prossima stagione , investendo magari qualcosa di più rispetto al passato». Pro- prio questo – l’investimento in nuove strutture e servizi – è ve- nuto a mancare negli ultimi an- ni sulle nostre Alpi. Ma in tempi di crisi è comprensibile: «L’in- novazione – aggiunge Feruzzi – ha riguardato iniziative com- merciali e di svago più che le in- frastrutture, che in generale si sono limitate al restyling». Il fattore prezzo Meteo a parte, ancora una volta il fattore determinante per la scelta della località è stato il prezzo. In particolare il rappor- to tra costo e qualità dei servizi. I soggiorni sono sempre più brevi e concentrati nelle feste comandate, più qualche weekend mordi e fuggi. I dati confermano che in montagna resiste chi sa attirare la cliente- la tramite occasioni e offerte specie rivolte alle famiglie: ski- pass scontati, pacchetti low cost, agevolazioni su lezioni e noleggio. Anche le prenotazioni sono sempre più isteriche: da L’azienda montagna torna a crescere e spuntano i turisti “Slons” L’indagine Skipass Panorama Turismo sulla stagione passat a «last minute» via via si sono fat- te «day time», cioè fatte online lo stesso giorno di partenza. Ci si sveglia e si dà un occhio al meteo: se è bello, si coglie al vo- lo l’offerta e si parte. Dopo anni di scetticismo, gli operatori l’hanno capito: secondo Ski- pass, per la prossima stagione la priorità sarà proprio aumen- tare il numero di pacchetti pro- mozionali, e di promuoverli tra- mite tour operator e portali web specializzati. Altra buona notizia: il ritor- no dei turisti italiani. La con- giuntura, negli ultimi tempi, li aveva tenuti lontani dalle costo- se piste da sci. Risultato: l’anno scorso sulle nostre Alpi era av- venuto il sorpasso dei turisti stranieri. Complice il prevedibi- le scoppio della bolla russa e le 80% italiani meteoro patici si muove in direzione dei monti solo dopo aver controllato le previsioni del tempo: e se sono cattive, uno su due rimane a casa offerte speciali, il prossimo in- verno potrebbe avvenire il con- trosorpasso. Il che premiereb- be le località che, pur aprendosi alle realtà estere, non hanno mai smesso di promuoversi sul territorio e, sul lungo periodo, di considerare ancora strategi- co il mercato domestico. Il fattore Slons A proposito di territorio: a trai- nare è la Lombardia, seguita da Lazio ed Emilia-Romagna. Per l’estero sono invece i tedeschi a fare la parte del leone; secondi gli inglesi, terzi i polacchi, che hanno scalzato dal podio pro- prio i russi, dimezzati a seguito della crisi ucraina e della svalu- tazione del rublo.Ultimo dato, da tenere in considerazione per l’inverno che verrà: il fattore «Slons», acronimo di «Snow Lovers No Skiers»: sono i turi- sti gaudenti delle vette, che vo- gliono vivere la neve in tran- quillità: pranzi in rifugio, aperi- tivi, idromassaggi alla spa. Al massimo una ciaspolata in compagnia. Come dire: monta- gna sì, ma «slow». Twitter @maxcassani Agostino da Po- lenza, presidente del- l’associazione Ev-K2- Cnr che sta aiutando il Nepal dopo il sisma. «Molti pensano che le montagne si siano ri- bellate» Protagonisti Benoit Chamoux morì a 34 anni sul Kan- gchenjunga nel 1995. Il «chorten» in suo ri- cordo è nella valle del- l’Everest e di lì è comin- ciata la preghiera dei monaci buddisti. no, affrontano insieme all’asso- ciazione Ev-K2-Cnr progetti per la loro regione. E pregano perché l’impegno degli italiani di Bergamo guidati da Agostino Da Polenza vada a buon fine: la ricostruzione del villaggio di Thame, sull’altipiano oltre la «scodella» verde in cui è co- struito a gironi Namche Ba- zaar. tappa di tutte le spedizio- ni. Thame ha 500 abitanti, è co- struito in una lama verde ai pie- me il popolo Sherpa hanno risa- lito e ridisceso gli alti colli gla- ciali dall’altopiano del Tibet alla valle dell’Everest quasi sei se- coli or sono seguono un sentie- ro di dialogo, fratellanza e pace. Conoscono l’instabilità della lo- ro terra, la devastazione del terremoto. Nel 1916 costruirono il grande monastero di Tengbo- che sulla collina della valle del Khumbu, alla confluenza di più sentieri verso il natio Tibet. Nel 8.870 morti È il bilancio del terremoto del 25 aprile in Nepal Ancora ieri le squadre di soccorso hanno recuperato 53 corpi nei villaggi della vallata del Langtang fra le più colpite MAX CASSANI MILANO Analisi +3.7% di presenze in quota +3.3% l’incre- mento di fattu- rato dell’intero «sistema neve», tornato sopra la fatidica soglia dei 10 miliardi di euro

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LA STAMPADOMENICA 7 GIUGNO 2015 .Società .33

MONTAGNA www.lastampa.it/montagna

Pregare lo spiritodelle cimeperché la terra siplachi

Nepal, imonaci buddisti contro il terremoto cheha cacciatoi turisti

È come un canto, ritmatoanche da un leggerobattere di mani. In

un’alba salita con una grandenube candida alle spalle del-l’Everest i due giovani monacibuddisti pregano perché «laterra si plachi, cessi di scon-volgere le nostre vite». Sonosulla cresta a 5300 metri, co-stola morenica che s’inerpicadal pianoro dove è stata co-struita la lucente piramidedell’associazione Ev-K2-Cnr,il laboratorio scienti�co piùalto al mondo. Il rito per cal-mare la Terra che trema inNepal da quel tragico 25 apri-le in cui morirono nel terre-moto quasi 9000 persone è ilprimo di una serie voluta dalRinpoche (da noi sarebbe ilpriore) del monastero di Ten-gboche sulla grande collinapiantata in mezzo alla vallatadel Khumbu, quella dell’Eve-rest.

Il rosario «Juzu»I due religiosi pregano snoc-ciolando lo «juzu», una sortadi rosario, 108 grani, quantisono i desideri terreni. Invo-cano lo «spirito della Terra»al cospetto della montagnapiù alta, che per loro, Sagar-matha (nepalese) o Chomo-lunga (tibetano), è «la madredell’Universo». Non solo, pre-gano accanto al monumentofunebre, il «chorten», costrui-to lassù in onore di BenoitChamoux, «il principe dell’Hi-malaya», l’alpinista francesemorto nel 1995 sul Kan-gchenjunga, terza montagnadella Terra, insieme con ilconnazionale Pierre Royer elo sherpa Riku. I loro corpinon furono mai ritrovati.L’inizio della preghiera buddi-sta itinerante non è stata unascelta a caso. I due giovanimonaci pregano pace per laTerra, che ancora trema, eperché il mondo dell’alpini-smo si ricordi del Nepal, nonlo abbandoni. Le spedizionisono vita per questo piccolopopolo.

E così si rivolgono all’Eve-rest da un luogo in cui vedonola piramide-laboratorio. Lì so-no stati il giorno precedente,hanno passato la notte. Il loromondo spirituale incrocia so-vente alpinismo e scienza. Co-noscono la tecnologia, ascol-tano gli scienziati che parla-

di delle montagne, in leggeropendio. Il terremoto ha in partefatto crollare le case, in parteha sollevato un’onda di franache ha seppellito abitazioni ecampi. «Un disastro», dice DaPolenza. E ricorda: «I nepalesicominciano a pensare che lemontagne si siano ribellate, vo-gliano allontanare l’uomo. E al-lora le pregano». E vogliono chesiano tutti gli elementi a canta-re preghiere. I monaci che co-

1934 un sisma fece diecimilamorti e rase al suolo la loro casadi culto. Ancora la ricostruiro-no nel 1989, quando fu un incen-dio a divorare so�tti e pareti dilegno colorato. È da secoli checamminano su un percorso dipreghiera per trovare in lorostessi la forza. «Non bastano lenostre, ci vogliono anche quelledella natura», dicono fra le mu-ra di Tengboche, a ridosso di unbosco da favola, con pini e rodo-dendri alti �no a quattro metri.

Uomo e naturaE così i buddisti fanno pregarele pietre, o�rendo loro parolescolpite in sanscrito. Scavanosegni di paci�cazione con ilmondo; bassorilievi che soven-te colorano. Sono sui massi an-che accanto ai sentieri che i tu-risti o gli alpinisti calpestano amigliaia, sovente senza accor-gersene. E capita di trovare pic-coli torrenti che fanno giraremulini in miniatura: l’acquavortica rotelle di preghiere. Epoi il vento che so�a i canti disupplica scuotendo le bandierecolorate, i Lung-ta.

ENRICOMARTINET

GIAMPIERO VERZA. EV-K2-CNR

Piramide -laboratorioI monaci sul

pianoro dove èstata costruita

la lucentepiramide

dell’associazione Ev-K2-Cnr,il laboratorioscienti�co piùalto al mondo

Pregare a5000metriDuemonaci a5300metri,accanto al

chortendedicato aChamoux e

preganoguardando la

vettadell’Everest. Imonaci fanno

parte delmonasterobuddista diTengboche,

3867metri, chevenne distruttodal terremoto

del 1934.

S iamo un popolo di mete-oropatici. E’ uno dei ver-detti dell’ultima stagio-

ne invernale secondo l’indagi-ne Skipass Panorama Turi-smo, l’osservatorio italianodel turismo montano. L’80%degli italiani, cioè, si muove indirezione dei monti solo dopoaver controllato le previsionidel tempo: e se sono cattive,uno su due rimane a casa. Maquesta non è più una novità.La buona notizia è invece l’in-versione di tendenza sopraquota mille: dopo anni di �es-sione e fatturati in rosso, �nal-mente è iniziata la ripresa.Per la prima volta dopo tre in-verni le ottimistiche previsio-ni della vigilia sono state ri-spettate: +3.7% di presenze inquota, +3.3% l’incremento di

fatturato dell’intero «sistemaneve», tornato sopra la fatidicasoglia dei 10 miliardi di euro.

«Nonostante i timori inizialiche aleggiavano a inizio stagio-ne – spiega Massimo Feruzzi diJFC, che ha stilato il rapporto –il consuntivo per l’inverno2014/2015 si chiude con segnalipositivi per quasi tutte le desti-nazioni, Appennini compresi.Ciò consente agli operatori delsettore di guardare con �duciaal futuro e di pensare positivo invista della prossima stagione ,investendo magari qualcosa dipiù rispetto al passato». Pro-prio questo – l’investimento innuove strutture e servizi – è ve-nuto a mancare negli ultimi an-ni sulle nostre Alpi. Ma in tempidi crisi è comprensibile: «L’in-novazione – aggiunge Feruzzi –

ha riguardato iniziative com-merciali e di svago più che le in-frastrutture, che in generale sisono limitate al restyling».

Il fattore prezzoMeteo a parte, ancora una voltail fattore determinante per lascelta della località è stato ilprezzo. In particolare il rappor-to tra costo e qualità dei servizi.I soggiorni sono sempre piùbrevi e concentrati nelle festecomandate, più qualcheweekend mordi e fuggi. I daticonfermano che in montagnaresiste chi sa attirare la cliente-la tramite occasioni e o�ertespecie rivolte alle famiglie: ski-pass scontati, pacchetti lowcost, agevolazioni su lezioni enoleggio. Anche le prenotazionisono sempre più isteriche: da

L’aziendamontagna tornaacrescereespuntano i turisti “Slons”

L’indagine Skipass PanoramaTurismo sulla stagionepassat a«last minute» via via si sono fat-te «day time», cioè fatte onlinelo stesso giorno di partenza. Cisi sveglia e si dà un occhio almeteo: se è bello, si coglie al vo-lo l’o�erta e si parte. Dopo annidi scetticismo, gli operatoril’hanno capito: secondo Ski-pass, per la prossima stagionela priorità sarà proprio aumen-tare il numero di pacchetti pro-mozionali, e di promuoverli tra-mite tour operator e portaliweb specializzati.

Altra buona notizia: il ritor-no dei turisti italiani. La con-giuntura, negli ultimi tempi, liaveva tenuti lontani dalle costo-se piste da sci. Risultato: l’annoscorso sulle nostre Alpi era av-venuto il sorpasso dei turististranieri. Complice il prevedibi-le scoppio della bolla russa e le

80%italiani

meteoropatici

si muove indirezione dei

monti solo dopoaver controllatole previsioni deltempo: e se sonocattive, uno sudue rimane a

casa

o�erte speciali, il prossimo in-verno potrebbe avvenire il con-trosorpasso. Il che premiereb-be le località che, pur aprendosialle realtà estere, non hannomai smesso di promuoversi sulterritorio e, sul lungo periodo,di considerare ancora strategi-co il mercato domestico.

Il fattore SlonsA proposito di territorio: a trai-nare è la Lombardia, seguita daLazio ed Emilia-Romagna. Perl’estero sono invece i tedeschi afare la parte del leone; secondigli inglesi, terzi i polacchi, chehanno scalzato dal podio pro-prio i russi, dimezzati a seguitodella crisi ucraina e della svalu-tazione del rublo.Ultimo dato,da tenere in considerazione perl’inverno che verrà: il fattore«Slons», acronimo di «SnowLovers No Skiers»: sono i turi-sti gaudenti delle vette, che vo-gliono vivere la neve in tran-quillità: pranzi in rifugio, aperi-tivi, idromassaggi alla spa. Almassimo una ciaspolata incompagnia. Come dire: monta-gna sì, ma «slow».

Twitter @maxcassani

� Agostino da Po-lenza, presidente del-l’associazione Ev-K2-Cnr che sta aiutando ilNepal dopo il sisma.«Molti pensano che lemontagne si siano ri-bellate»

Protagonisti

� Benoit Chamouxmorì a 34 anni sul Kan-gchenjunga nel 1995.Il «chorten» in suo ri-cordo è nella valle del-l’Everest edi lì è comin-ciata la preghiera deimonaci buddisti.

no, a�rontano insieme all’asso-ciazione Ev-K2-Cnr progettiper la loro regione. E preganoperché l’impegno degli italianidi Bergamo guidati da AgostinoDa Polenza vada a buon �ne: laricostruzione del villaggio diThame, sull’altipiano oltre la«scodella» verde in cui è co-struito a gironi Namche Ba-zaar. tappa di tutte le spedizio-ni. Thame ha 500 abitanti, è co-struito in una lama verde ai pie-

me il popolo Sherpa hanno risa-lito e ridisceso gli alti colli gla-ciali dall’altopiano del Tibet allavalle dell’Everest quasi sei se-coli or sono seguono un sentie-ro di dialogo, fratellanza e pace.Conoscono l’instabilità della lo-ro terra, la devastazione delterremoto. Nel 1916 costruironoil grande monastero di Tengbo-che sulla collina della valle delKhumbu, alla con�uenza di piùsentieri verso il natio Tibet. Nel

8.870morti

È il bilancio delterremoto del 25 aprile

in NepalAncora ieri le squadre

di soccorso hannorecuperato 53 corpi

nei villaggidella vallatadel Langtang

fra le più colpite

MAX CASSANIMILANO

Analisi

+3.7%di presenze

in quota+3.3% l’incre-

mento di fattu-rato dell’intero«sistema neve»,tornato sopra lafatidica soglia

dei 10 miliardi dieuro